Due giorni dopo il post sulla svendita, nel quale fornivo la mia interpretazione della "political economy" di austerità e svalutazione interna, preconizzando tempi cupi per Unicredit (e per tutte le aziende italiane di un qualche interesse), capita che Repubblica ci informi che a seguito di un aumento di capitale richiesto dall'EBA, ci sono forti rischi che il controllo del più importante gruppo bancario italiano passi in mani estere. Coincidenze.
Dedicato a Roberto, che voleva una risposta da me (gliela stanno dando i mercati), a Grecale, che mi vede rancoroso (e vuole iscriversi all'IG Metall, forse ignorando i dati sulla "trade union density" in Germania, che trova sul sito OCSE - cliccando su "Labour": Grecale, il problema non è che all'IG Metall non ci si iscrivono gli italiani: il problema è che non ci si iscrivono i tedeschi, e anche questo si chiama "liberalizzazione"!), e a tutti gli altri abitanti del paese delle meraviglie.
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Dopo la fusione con la banca tedesca HVB, avvenuta nel 2005, Unicredit è già di fatto in buona sostanza a controllo tedesco. Mi sembra molto probabile che i tedeschi approfitteranno dell'aumento di capitale in corso per accrescere lo loro quota.
RispondiEliminaCome noto a partire dagli anni novanta Unicredit ha attuato una vigorosa politica di espansione nei paesi dell' Europa orientale, politica che per le banche tedesche, per intuibili ragioni politiche e di immagine, non era possibile o quantomena opportuna.Quindi oggi Unicredit è per i tedeschi una banca di fatto controllata, assai forte nei paesi dell'Est Europa, con una utilissima "etichetta" italiana.
Grazie Tommaso, informato e rigoroso come sempre.
RispondiEliminaCome sai, io sono quello dell'albero, e le foglie non le conosco tutte, nemmeno quando sono grandi e importanti come l'Unicredit! Mi sembrava di ricordare qualcosa di simile a quanto molto opportunamente precisi, ma se leggerai l'articolo di Repubblica vedrai che è scritto in modo da far credere che Unicredit sia ancora in mano italiana. Invece tu ci dici che di fatto è già Unikredit (e io ci kredo).
Mettiamola così: la situazione è tale che nemmeno Repubblica riesce a nascondere che stiamo svendendo! Che poi è il punto che mi premeva portare all'attenzione dei lettori.
Continua a seguirci e grazie ancora per la precisazione.
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RispondiEliminaQuindi non Unikredit ma Onecredit? In ogni caso... dalle tessere esce fuori un bel mosaico!
RispondiEliminaNon entrano i tedeschi in questo caso. Entrano i cinesi.
RispondiEliminaGli accordi, stando alle testate economiche anglosassoni, sono stati appena fatti.
Unicredit sarà sostanzialmente a controllo orientale.
I tedeschi sono maggiormente interessati agli asset industriali, non al comparto finanziario.
Sì, ho sentito dire anche questo, e mi sembra plausibile, per due motivi: perché i cinesi hanno molta liquidità, e perché noi dobbiamo diventare una fabbrica cacciavite.
RispondiEliminaIn ogni caso, chi vivrà vedrà: alla fine dovranno pure pubblicare un bilancio!
Grazie per il contributo.
se davvero la maggioranza passasse ai cinesi
RispondiEliminasarebbe un grande traguardo per la politica della globalizzazione ! hard economics vince sempre!
Fra onecredit, unikredit e unicledito l'unica cosa certa è che si sente forte l'odore del cetriolo globalizzato.
RispondiEliminaCosì il presidente della Fondazione Banco di Sicilia, Giovanni Puglisi a novembre 2011: i soci e i vertici della banca devono stare attenti ai fondi cinesi, che nel gruppo entrerebbero per comandare... I fondi sovrani vanno bene se ci aiutano a superare la china, ma se è vero che le azioni si pesano, poi si contano anche...In particolare consiglio di stare attenti più ai cinesi che agli arabi, perché gli arabi badano alla redditività, mentre i cinesi investono per comandare e vogliono il potere.
Quanto potrà durare tutto questo senza avere reazioni anche improvvise è un mistero, siamo sempre in italia e per quanto possa sembrare un paese addormentato (i vulcani addormentati sono i più pericolosi) non è mai stato facilmente prevedibile (o forse è prevedibile e qualcuno ha già in serbo un movimento estremista) prima o poi è plausibile che a qualcuno venga in mente di urlare "che l'inse?" A raccogliere il grido sarà pronto Berlusconi? Beppe Grillo? Lega Nord? I neofascisti?
Nell'imprevedibilità italiana a me piace sognare un inaspettato colpo di reni e il fiorire di una sorta di nuovo, moderno, umanesimo (che fatico ad intravedere) dove tutto dalla finanza alla tecnologia sia visto in funzione umana, poi, però, leggo in giro che la massoneria si professa come movimento umanista, e resto "interdetto".
Giuseppe
Ovviamente il grido è pronto a raccoglierlo Lui. Al quale basta attraversare la strada per affacciarsi dalla sala dei mappamondi e gridare "abbasso l'euro". E avere il giorno dopo l'80% dei voti, inclusi quelli dei vari troll che ci tartassano dicendo "riforme riforme riforme". Daje a ride...
RispondiEliminaQuanto alla Cina... Per alcuni millenni ha rappresentato il 30% del Pil mondiale. Poi sapete com'è andata e vedete come sta andando! Quindi meglio abitualsi. L'illusione che mettendoci insieme al "Nord" avremmo combattuto meglio si è sbriciolata di fronte all'evidente comportamento predatorio del Nord. Questo è l'unico dato incontrovertibile. E infatti l'euro è stato, in termini commerciali, un gigantesco gioco a somma zero: il surplus dell'eurozona verso l'estero (Usa, Giappone, Cina) è lievemente diminuito, invece di aumentare. Uniti non si vince, sembra dicano i dati.
Allego il link di un appello di alcuni economisti francesi pubblicato su le mond il 23 dicembre scorso, mi sembra di aver capito che è in francia o che ci andrà.
RispondiEliminahttp://www.lemonde.fr/idees/article/2011/12/23/pour-un-demontage-concerte-de-l-euro_1622307_3232.html
In estrema sintesi (ho usato il traduttore il francese non lo conosco) propongono di smantellare l'euro che dovrà prima essere svalutato, e risolvere il vero problema che è l'indebitamento netto estero tornando alle valute nazionali il cui valore dovrà essere preso di comune accordo per ripristinare normali condizioni di commercio lasciando l'euro come un'unità di conto esterna (in cui rimarrà denominato il debito estero) permettendo in seguito una fluttuazione di circa il 10% , abolire il divieto per la banca centrale di finanziare il debito pubblico per finire con un accenno al Glass-Steagall Act adottata nel 1933 a seguito della crisi del '29 ed abolita nel 1999 che secondo loro rappresenta il vero problema della crisi che è stato solo mascherato dall'euro.
Gli economisti sono Colletis Gabriel, Alain Cotta, Jean-Pierre Gérard, Jean-Luc Gréau, Roland Hureaux, Gérard Lafay, Philippe Murer, Laurent Pinsolle, Claude Rochet, Jacques Sapir, Philippe VIllin, Jean-Claude Werrebrouck
Come li vede li conosce? Hanno un peso tali personaggi o sono di "secondo piano"? In sostanza condivide il loro appello o ha dei punti deboli?
Giuseppe
Come disse una volta un conclamato Idiota
RispondiElimina"Nulla é più insolente di un fatto. Ora, il fatto avveniva."
Ciao Alex
F. Dostoevskj - L'idiota
Casa Editrice Sonzogno Milano
Edizione 1932 - Volume I pag. 276
Costo lire 5,5 cadauno
Lieve sadismo in quel lire 5,5... E il mio me li sono perso...
RispondiEliminaNon ti preoccupare, io ho quello di mio padre, non così vecchio come quello di Alex, ma senz'altro una sessantina d'anni ce li ha, edizione Einaudi con copertina celeste polveroso.
RispondiEliminaSarei la happy one che ha unito la sua biblioteca con quella del prof...
Rock fai bene a vantartene : a questo livello ne ho visti pochi ...poi lo trovo commovente e perverso (solo un perverso
Eliminapuo' aver aderito al pd alla sua eta'poi ...)
un po' come suonare musica barocca in un salotto con le mattonelle... (con la vibrazione musicale che invece che espandersi ritorna nella strumenti chiedendosi dove mai l'hanno portata...)
Sarei la happy one che ha unito la sua biblioteca con quella del prof..
RispondiEliminache vorresti dire ? ^_>^
comunque in effetti ha fatto gola anche a me l'edizione del 1932 ...ora sto'pensando al tasso di inflazione in italia nel 1932 ...
Vorrei dire che quando il prof. riporta commentini acidi della sua compagna, sono i miei :)
RispondiElimina@Robert
RispondiEliminaTranquillo: la happy one è una delle happy many, la situazione è sotto controllo.
@Ro
Vogliamo alzare l'audience con una bella lite in famiglia? Ci mariadefilippizziamo? Io non ho fatto nessun commento acido: sei tu che quando hai letto questo post hai pensato che si riferisse alla tua scrivania. Et pour cause...
(finalmente ,almeno qui si puo' replicare , avanza il progrresso...)
Elimina^
Tranquillo: la happy one è una delle happy many, la situazione è sotto controllo.^
era quello che volevo sapere Lol :>
A clean desk is a sign of a sick mind... one sign among many others! :))
RispondiEliminaCerto, certo...
RispondiEliminaIo preferisco essere malato come questo qui (vedi che ordine, vedi che pulizia!), piuttosto che sano come tanti altri (un meuble à tiroir encombré de bilans, de vers, de billet doux, de procès, de romances, avec des lourds cheveux roulés dans des quittances...).
E pensare che a lui i manoscritti glieli curava la moglie.
Sergio, pensaci bene!
E mo' basta, siamo seri!
@Giuseppe
RispondiEliminaTi ho risposto con un post "dedicato".
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RispondiElimina@Sergio
RispondiElimina«A clean desk is a sign of a sick mind». Se guardo alla mia scrivania, posso stare tranquillo...
Ho capito subito che fra noi due non avrebbe funzionato! Quindi non sarai geloso se esco con la "pungente scorpioncina" stasera. A parità di bordello sulla scrivania (ma sei sicuro di essere così tanto sano di mente?) presenta su di te alcuni vantaggi comparati, e soprattutto, senza scomodare Ricardo, un vantaggio assoluto.
La prospettiva storica che offri mi sembra molto interessante. Vorrei "incastrarla" col "paradosso di Kaldor". E anche con quello che diceva Vocke. Perché è uscito "Tafazzi contro Vocke" (anche se il titolo è un po' più istituzionale).
Alex non farlo! Ok non lo faccio!
RispondiEliminaAlex non farlo! Ok non lo faccio!
Alex non farlo! Ok non lo faccio!
Alex non farlo! Ok ...Ok....OK...
...
Lo faccio!
(Colgo l’occasione per salutare tutti dacché temo d’ora in poi il mio fatal destino sarà la cartella Spam ..)
@rockapasso & Prof
http://video.giovani.it/omen-contro-women-1.html
fu Alex! Una Prece
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udrò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirto
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
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RispondiEliminaGrazie. Può anche darsi che l'articolo sia bello, ma è materialmente impossibile (with all due respect) che tu te ne sia potuto rendere conto, per motivi di tempo... Riassume solo 20 anni di ricerca mia e 40 anni di ricerca altrui!
EliminaQuando lo leggerai, ci troverai la risposta a una domanda che continui a fare su questo e su altri blog. La risposta alla Domanda, per capirci. Ma non ti dico quale, perché altrimenti trovi la risposta... senza leggere l'articolo!
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EliminaSe non hai trovato la risposta, forse non hai capito la domanda...
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EliminaEppure, stava a rimuginare lo zio, eppure... spèta on moment... Il più e il non, non meno o non più del non e del più, non sono separabili in proposizione negativa, a opera di interposto soggetto della proposizione stessa, mentre sono separabili, spèta..., a opera del verbo... La legge stenterellava a uscir fuori. "Ma no! Nel caso del più, prima, e del non, dopo, guarda on poo, non sono separabili... nemmeno per opera del verbo!" Tantoché si può dire "il Sole più non fecondi", o anche "il Sole non fecondi più", la sperata legge ecco ecco ecco gli pareva lì lì per germogliare nella primavera, ma non si può dire in nessun caso, a non voler suscitare di mille secoli il cachinno, "il Sole più fecondi non", e, cioè né, "il Sole fecondi più non": e nemmeno beninteso, con che la legge finiva per ingarbugliarsi del tutto, "il più Sole fecondi non", o anche, cioè tanto più ovverosia tanto meno, secondo è data licenza ossia licenza è data alla lira, d'un gran Lirone però sol, "il Sol mi fa fa re la do si do - la re fa fa la mi fa re - no no si si fa fa do Sol"...
RispondiEliminaE a noi piace ricordarlo così, Alex, "guernito e pavesato d'una interminabile barba color tabacco-ambra a due punte", e leggermente tombé en enfance, come il Beniamino Venarvaghi, prozio di Giuseppe Venarvaghi, marito di Adelaide Carpioni vedova di Cesare Golliati e madre di Luciano Golliati...
(e per questa volta te la cavi così)
Ma sì, ma sì, vogliamo bene anche a Vocke. E poi come faccio a non voler bene a te, dopo che mi hai regalato "pungente scorpioncina"? In cambio, ti regalo una citazione da usare con la tua murena:
RispondiEliminaDa ist nichts, was gegen sie wäre: kein Gestern, kein Morgen; denn die Zeit ist eingestürzt. Und sie blühen aus ihren Trümmern.
Eichengreen è un grande. Rilke è più grande: il tempo è crollato, ed essi fioriscono dalle sue rovine.
Possa crollare anche l'euro, e il vostro amore fiorire dalle sue rovine!
Ti mando per email l'articolo di Cesaratto/Stirati, altrimenti continua 'sto stillicidio...
E comunque, pur essendo un grande californiano, Eichengreen era contro l'euro prima dell'euro, moderatamente a favore durante (con argomenti del tipo "indietro non si torna"... ma perché?), e sarà contrario dopo...
RispondiEliminaPerò è un grande, non te lo contesto.
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