mercoledì 25 gennaio 2012

Le riforme strutturali secondo l'ILO

Si avvicinano le elezioni. A Davos Angela Merkel si accorge che “nessuno crederà all’Europa se in Europa non c’è lavoro”. Certo, lei ha un problema che il nostro governo non ha: siccome in Germania, a differenza che da noi, le elezioni non sono passate di moda, lei, che vorrebbe farsi rieleggere, qualcosa deve dire. Ma per non sbagliare, dopo le affermazioni di principio, si rifugia nel solito discorso vacuo, quello delle riforme strutturali, sempre invocate, e mai specificate (aveva ragione Mario Nuti a parlarne male. Ma allora perché è pro-euro?). Queste riforme per tutte le stagioni (elettorali)... Sì, sono proprio quelle la cui assenza, secondo i piddini liberisti, ci ha messo dove stiamo (la svalutazione reale del 20% della Germania? Quella? Una passeggiata di salute. E poi se sei liberista devi solo sapere la microeconomia, notoriamente: la macro non serve).

Certo, siccome i nostri governanti quali siano, queste riforme, non ce lo dicono, bisognerà che ci giriamo intorno per capire di cosa si tratta.

Essere ospite in un paese libero aiuta. Fossi in Italia avrei senz’altro saputo cosa pensa Casini del monitor, scusate, del monito di Napolitano. Voi siete prudenti e a me non lo chiedete (grazie). Ma siccome sono in Normandia, ho saputo invece che ieri è uscito il Global Employment Trends 2012 dell’International Labour Organization (ILO). Titolo: “Evitare l’aggravarsi della crisi occupazionale”. E fino a qui, rimaniamo nelle affermazioni prive di contenuto: chi vorrebbe aggravarla, la crisi? Poi andiamo a leggere, e cominciano le sorpresine. Basta dire che secondo l’ILO (iscritta ex officio a Goofynomics) la chiave per risolvere la situazione sta nelle politiche macroeconomiche, che andrebbero fatte anche un po’ per aiutare i lavoratori, e non solo le banche (lo dicono in termini più accademici, ma il concetto è questo e sta a pag. 87). Perché se la spesa pubblica è indirizzata a impieghi più produttivi dell'incremento dei meritati bonus al management bancario, non necessariamente porta a un debito pubblico più alto (che poi è quello che ci dice sempre Gustavo Piga).

Ed è anche interessante la presentazione che del rapporto fanno qui al telegiornale. Perché voi forse vi ricordate della mia adorata Dana74, quella che, partendo dal presupposto giusto e nemmeno tanto implicito che siccome insegno all’università sono un coglione che non conosce i dati, lei, che è furba, mi riportava i dati di non so quale pennivendolo, riferiti al salario dell’operaio Volkswagen (si chiama anacoluto, così evitate di fare segni blu sullo schermo: mi piace sgrammaticare quando parlo con Dana, è un mio piccolo vezzo, suvvia, concedetemelo)!

Certo, un operaio della Volkswagen guadagna più di me (e a quest’ora si riposa).

Ma il giornalista francese osserva che ormai in queste aziende lavorano moltissimi interinali, senza particolari garanzie (non ci sono comunque minimi contrattuali da quelle parti), e che la Germania non produce solo Volkswagen (pensa che era venuto in mente anche a me!). E l’ILO rincara dicendo che queste politiche a beneficio del manifatturiero tradable hanno creato vari problemi. Non solo quelli procurati ai partner europei dalla svalutazione reale competitiva, della quale vi ho parlato spesso qui, ma anche quelli causati all'interno della Germania da un aumento senza precedenti della disuguaglianza dei redditi. Cosa significa? Ce lo spiega il giornalista. Significa ad esempio che 7.4 milioni di tedeschi (cioè un non trascurabile 19% degli occupati) hanno mini job nel settore dei servizi, cioè lavori da 15 ore a settimana per 400 euro netti, che sono un po’ pochi per campare. Chi può cerca di cumularli.

Aumento della disuguaglianza in Germania... aumento della disuguaglianza in Germania... già sento Alex che scalda i motori!

Insomma: quante sorprese! Non ce lo saremmo mai aspettato! Sapete Aldo, quello del trio (Aldo, Giovanni e Giacomo). Ecco: io vedo Aldo, con la sua enfasi insulare: “miiiiiii, tu vuoi dirmi che le riforme strutturali sono la precarizzazione selvaggia del mercato del lavoro? Ma perché devo sempre essere io l’ultimo a sapere le cose!?”.

Perché non mi ascolti.

Come Dana.



Dedicato a Dana (again). Sei il mio mito. Dai, non ti incazzare, lo so che sono una bestia, ma è il mio modo di dimostrarti il mio affetto. Sai, io sono molto competitivo. E tu sei un’asticella molto, ma molto alta. Non posso più fare a meno di te. Un giorno riuscirò a farmi capire. Vieni al nostro convegno? Aspetto fiducioso un'altra raffica di improperi su CDC. E devo ancora riparlare della decrescita... Tu però, Pippo, non fare la spia come al solito!

44 commenti:

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  2. No caro, qui non modero io, sono moderati i lettori. Finché dura... Benvenuto e divertiti. Se ti capita, leggi il Box 4 del rapporto ILO. Buona notte!

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  3. oh, stavo per chiederle un commento su ste benedette riforme strutturali che ormai richiedono a gran voce anche al bar. ma bevi e non rompermi le palle, gli risponderei se fosse capitato veramente e non fosse solo un modo di dire.

    grazie, leggo il rapporto.

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  4. Il 12 gennaio era uscito su Avvenire un articolo intitolato "ANCHE BERLINO SCOPRE LA CRISI - IN FILA ALLA MENSA DEI POVERI" che avevo conservato, e aspettavo giusto il momento buono per tirarlo fuori. Ora, questo post del prof capita a faggiuolo, e io ne approfitto riportandone alcuni passi:

    "Se da una parte la grande industria e le esportazioni continuano a volare e a segnare record, dall’altra sempre più persone in Germania diventano povere. Secondo studi e ricerche, pubblicate recentemente dai media, almeno un tedesco su sette, vive in condizioni di povertà. Si tratta di circa 12 milioni di persone, molti dei quali stranieri ma anche tanti tedeschi. La maggior parte si concentra nelle regioni orientali del Paese e in particolare nella capitale Berlino, ma le mense dei poveri sono stracolme anche nelle ricche Amburgo, Monaco e Colonia. I poveri tedeschi, tutti o quasi, percepiscono il sussidio sociale, poco più di 300 euro mensili.
    Il paradosso è che molti di loro non sono considerati dal ministero del Lavoro disoccupati, poiché svolgono delle attività retribuite spesso anche con 1 solo euro all’ora
    . «Gli ultimi dati sulla disoccupazione non sono veritieri – ha tuonato il leader della Spd, Sigmar Gabriel – perché non può essere considerato un lavoratore chi percepisce un salario di pochi euro all’ora e poi è costretto a richiedere il sussidio di disoccupazione per sopravvivere».
    "

    E ancora: "il numero di coloro che percepiscono sussidi sociali, circa 6 milioni di persone, un salasso che rischia di diventare insostenibile per le casse dello Stato."

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    1. E vi ricorderete il dibattito avuto su questo punto con un gentile ospite liberista, quello che diceva che in un'economia capitalista indebitarsi "non è una buona idea" e che "l'importante è produrre" (ma se nessuno compra, perché preferisce tenere i suoi operai a casa pur di fare prezzi più bassi)?

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    2. bè il patto di stabilità (considerando il3% di deficit) l'hanno violato un po' tutti, questa dei conti in ordine della Germania è un'altra cosa buttata un po' lì se vogliamo. se poi la paragoniamo con l'Italia non è neanche così elevata sta differenza, anzi. in particolare nei primi anni, che vanno dal 2001 al 2006. ne consegue però che il settore privato aveva un risparmio netto a livello aggregato sempre positivo, dipende anche come è distribuito ovviamente. infatti sarebbe interessante vedere la distribuzione della ricchezza in germania, com'è cambiata in questi anni.

      Semmai bisognerebbe anche far capire a questi qui che da questo tipo di identità non si sfugge, quindi perché vantare la germania per delle qualità che non tutti possono avere e se abbiamo noi non ha lei?


      PS: l'Australia ha un grosso indebitamento privato, ed un deficit delle partite correnti e guarda caso è dieci anni che fanno surplus di bilancio. mentre la finlandia ha un elevatissimo surplus da anni e anni, interamente finanziato dall'enorme surplus delle partite correnti.

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    3. più che altro cosa s'intende per "non è una buona cosa indebitarsi"? e come parte il processo produttivo di cui parla? domande retoriche.

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  5. Finalmente ho capito la sindrome Dana74 che attanaglia il Prof. Cmq. è una solfa diffusa quella dell'operaio Wolkswagen che si mette in saccoccia più euri del "collega" italiano alla Fiat. Anche molti miei amici puri e duri mi tappano la bocca con questo esempio. Allora apprezzo lo spiiirito del Profe (come direbbe quello dell'Italia dei Carini)nel fare la buccia a questi "dati".
    roberto

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    1. Ma io a Dana voglio veramente bene, non fraintendetemi, come a tutti quelli che mi aiutano a migliorarmi (o a peggiorarmi). Un giorno ci incontreremo, ne sono sicuro...

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    2. Ah, e non è finita qui: perché oltre all'errore statico (es.: Dana confrontava il lordo tedesco con il netto italiano - un grenio! - e ignorava che non ci sono solo produttori di automobili e non ci sono solo lavoratori strutturati), c'è anche, ovviamente, ed è più grave, l'errore dinamico. Ma di quello devo parlarvi con calma, perché anche se siete un pubblico splendido, venite pur sempre da un popolo di mandolinisti e di Dane... Se metto un po' di matematica, come reagirete? ;)

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  6. Reduce da un incontro di divulgazione anti-euro, tormentato dalle filippiche di un sedicente "economista di professione" che tentava di convincerci che 1) uscire dall'euro e' impossibile, dacché possiamo metterci il cuore in pace 2) la causa della crisi non può essere la deflazione competitiva della Germania, perché in tedeschia guadagnano di piu di noi con prezzi più bassi.

    Badiale ha reagito leggendo le indicazioni di un economista tedesco che suggeriva riforme del lavoro in senso tedesco, io ho tirato fuori un grafico comparativo sulla discoccupazione nei diversi paesi europei, ma niente: quello ha continuato a spiegarci come il welfare tedesco sia il migliore del mondo, e quanto scellerata sia la nostra classe dirigente (perché... Indovinate un po'... Negli ultimi 10 anni avrebbe fatto esplodere il
    debito pubblico!)

    in quel momento sognavo Bagnai con l'ascia bipenne. Poi mi e' passata.

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    1. Dicci almeno in quale università insegnava. Perché vedi, una cosa è certa: finché certe cose non provi a spiegarle agli altri, difficilmente potrai averle capite. Insomma: c'è un motivo per il quale l'insegnamento e la ricerca sono state attività complementari, da Platone in poi...

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    2. Ho avuto la tentazione di chiedergli in che Università insegnasse, ma non ho carpito il diem. Sono sicuro che avrebbe risposto "nessuna"-con conseguente smarronamento generale.

      Per la matematica io sono pronto. Con calma e metodo io decritto tutto. Basta che non ci metti delle equazioni ellittiche.

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    3. Però il nome me lo dici (in privato). Era lo stesso incontro al quale ti sei trovato con Marino? Sul tema sto lavorando, vi darò degli argomenti per far capire questa cosa anche a un piddino in buona fede. Rimane il problema di come smaltire quelli in cattiva fede. Ma di questo non posso occuparmi io, non sono competente.

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  7. Dal Blog di Loretta Napoleoni: "...salvare l’euro è imperativo. Sebbene questa costruzione monetaria non abbia senso così come è stata concepita, la sua dissoluzione sarebbe una catastrofe per l’economia mondiale. Il motivo è semplice: il 50 per cento del sistema bancario mondiale ha sede in Europa, le banche europee sono “de facto” i banchieri del mondo." In fondo questo è l'altro tormentone, dopo quello delle riforme strutturali...Le dispiacerebbe commentare?

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  8. Alla reppressione dei piddini et alia in malafede ci penso io. E' il mio campo.

    Loretta Napoleoni: sono testimone auricolare di un suo intervento (letto da un altro) all'assemblea nazionale No Debito (dimmi con chi vai...). In esso si diceva che era indispensabile uscire dall'euro. Quindi, o quello e' un intervento vecchio, oppure la signora ha compiuto un pauroso testacoda.

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  9. Repppppressione!!! Maledetta tastiera del tablet

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  10. Mi sembra più un commento sull'attendibilità della fonte più che sull'attendibilità dell'argomentazione...

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  13. "il disastro era nelle cose"
    un aiutino:
    http://www.sinistrainrete.info/europa/1853-sergio-cesaratto-eurocrisi-la-germania-vittima-della-propria-austerita.html
    chiaro, no?
    roberto

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    1. Sono andato a sentire la Napoleoni a Genova oggi 26/01/2011 ore 17.30.......
      Lei afferma che prima bisogna uscire dall'euro e poi...il resto lo sapete/sappiamo.La mia domanda specifica: comunque l'Europa salta? risposta -Si- Caldeggia la soluzione Islanda e la rinegoziazione del debito; in fretta per soffrire di meno.
      Non ho potuta fare la domanda specifica che avrebbe sciolto il dubbio posto sopra. Fortunato da Genova

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  14. @All

    Scusate, giornata di alti (30000 feet) e bassi (fondi). Permettetemi solo di condividere con voi una cosa che mi dà sempre tanta gioia, e che, chissà perché, mi è venuta in mente leggendovi da vari punti del globo:

    "I want all you to call me Loretta. It's my right as a man."

    Ma questo non era un blog di economia? (bravo Sergio: tu es filius meus dilectus; in te complacui. E bravo pure per le ULA... poi te racconto... prova a cercarle su stats.oecd.org...).

    Good night!

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    1. 30000 Piedi?

      Ma che eri sull'aereo dei Flinstone?

      Con quel che costa il carburante almeno 37000 .. a meno che...già deve essere proprio così ... s'ode improvvisa la gracchiante... "Cazzo torni a bordo Comandante!"

      ROTFL per Loretto....

      Alex

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    2. Hai sicuramente ragione tu. Forse erano 100 foot, o una ventina di yard, o una cinquantina di stones....

      Ma sei sicuro che in un'oretta e mezzo gli convenga andare così in alto? Comunque... la prossima volta mi informerò meglio!

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  16. Nessun fulmine e nessuna saetta. Quando ho incontrato De Cecco sulle scale della Sapienza gli ho ricordato che la Germania prende sonore legnate con la Cina, cosa che ho ricordato anche a voi, e che in effetti paga alla Cina i beni cinesi dei quali è importatore netto con i profitti che fa verso la periferia europea (verso la quale è esportatrice netta nei modi che piacciono a De Cecco ma non piacciono all'ILO).

    Io rispetto De Cecco, mi sta simpatico, è competente, è ospite fisso di Magnificat... pardon, l'Infedele (ma io, come sai, non guardo le foglie e in quella trasmissione la cosa più importante è la sigla), ma è anche un padre nobile, esattamente il tipo di persona che impressiona te, e non impressiona me.

    Certo che la Germania vuole essere competitiva (lei) e ha una visione della competitività misurata sui paesi emergenti. Quindi vuole più potenza demografica, più estensione territoriale, ecc.

    Cioè vorrebbe (lei),dopo i saldi di fine stagione,competere con la Cina sulle dimensioni cinesi (grande stock di risorse umane a poco prezzo ecc.). Guarda che la Merkeel lo ha anche detto apertis verbis pochi giorni fa (evocando la dimensione demografica), e nessuno lo ha commentato. Il problema è che l'Europa non avrà mai 1.3 miliardi di abitanti. E che quello della dimensione è un problema mal posto, come qualcuno di voi sa. E che se il "grande" mercato interno viene usato in modo squilibrato (come necessariamente sarà se ci teniamo l'euro) non ci aiuterà a competere con l'estero, come finora non ci ha aiutato.

    Sei un po' fastidioso perché accusi gratuitamente gli altri di superficialità, e potresti risparmiartelo. Nessuno qui pensa a una soluzione del tipo "W la domanda! Abbasso l'offerta". Caso mai lo pensa De Cecco. Perché nel suo ragionamento che lega il deficit di domanda all'invecchiamento della popolazione ci sono diversi snodi che non funzionano. L'invecchiamento della popolazione riduce la domanda di pannolini, ma, oltre ad aumentare quella di pannoloni, crea, o potrebbe creare, svariate domande in settori ad alto valore aggiunto.

    Ma prima di arrivare a questo occorre che un'altra cosa sia capita bene. Ti dimentichi che ho deciso di intervenire nel dibattito per dire una cosa che nemmeno a te è ancora chiara (de la dice De Grauwe, te la dice l'ILO, te la dice Frenkel, te la dice l'IMF, ma tu no, tu sei indipendente e libero pensatore, come i soldati di Gaddus che preferivano avere i pidocchi, perché la loro libertà di spirito si affermava nel non tagliarsi i capelli essendo in trincea): la Germania ha praticato una svalutazione competitiva, da sempre, ma con l'euro più del solito, per risolvere suoi problemi. Non sto scrivendo un'enciclopedia universale. Ti sono quindi grato delle simpatiche grottesche che vieni ad affrescare sotto questa volta, soprattutto se non dimentichi che qui io e tanti altri stiamo cercando di fare gli architetti, e che affrescare l'aria non sarebbe possibile (o meglio: ci sono i fuochi artificiali, ma su quelli i cinesi hanno un vantaggio comparato).

    La tua idea che la Merkel abbia una visione di lungo periodo fa di te il principe degli ingenui. Rileggi, caro, Nordhaus, è ora che tu lo faccia. Nessun politico ha una visione di lungo periodo, perché nessuna azienda ce l'ha. Questo è il problema. Anzi: il problema è che la visione tedesca è di periodo ancora più breve, perché ha creato solo un gigantesco gioco a somma nulla che oggettivamente ci ha reso più fragili.

    In effetti, quando fai così non ti voglio molto bene. Perché lo so che lo fai apposta! Ma concordo che sei sempre meno esteticamente fastidioso di "this is my right as a man". Or woman.

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  17. (ed è anche totalmente fallito il tentativo di farti capire che Keynes non è quello della spesa pubblica e della svalutazione. Ma si sa, tu negli anni '30 andavi ai convegni con Sylos Labini, Spaventa e Hahn... e hai imparato questo! In uno dei prossimi post parlo di te, ti riconoscerai...)

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  18. Alberto,

    ho un dubbio, o meglio, ho una richiesta. il rapporto ILO dice ad un certo punto:

    "Third, public spending fully matched by revenue increases can still provide a stimulus
    to the real economy, thanks to the balanced-budget multiplier. In times of faltering demand,
    expanding the role of governments in aggregate demand helps stabilize the economy and sets
    forth a new stimulus, even if the spending increase is fully matched by simultaneous rises in
    tax revenues."

    che è appunto il concetto di balanced-budget multiplier di cui parlava anche Shiller qualche tempo fa in un suo articolo. Shiller a me era parso un bel po' ottimista sugli effetti espansivi di un pareggio di bilancio in una situazione attuale, in più mi sembra (a pelle) che anche il rapporto ILO non tenga in considerazione che gli effetti espansivi della spesa pubblica non sarebbero per forza di cose tutti "riciclati" all'interno del paese, e questo è valido soprattutto per i paesi importatori (come il nostro se non ci muoviamo con le liberalizzazioni arf arf). Cioè, ci sarebbe un M che se ne va via.

    E poi in una situazione di questo tipo, in cui la fiducia è a pezzi. ci sarebbe un S (risparmi) che non intacca il moltiplicatore. Se poi consideriamo anche che probabilmente molti beneficiari della spesa pubblica potrebbero utilizzarli per ripagare debiti contratti, sarebbe una cancellazione di asset finanziari (credito della banca - debito del cliente = 0 [+ gli interessi della banca]).

    In questo caso il moltiplicatore sarebbe decisamente basso o si fermerebbe per strada. se poi si cerca di pareggiare il bilancio, riprendendosi indietro lo stesso tot di asset finanziari immessi, la cosa diventerebbe impercettibile e forse controproducente. Anche se poi dipende anche da come e dove imponi la nuova tassazione. Si potrebbe tramite una forte lotta all'evasione fiscale, ma in effetti l'evasione fiscale che rimane in Italia cosa è se non ulteriore ricchezza eventualmente spesa o risparmiata? Quindi se eventualmente spesa eventuale domanda aggregata.

    Va detto che l'idea dell'ILO è anche basata su questa cosa:

    "At the same time, balancing spending with higher revenues ensures that budgetary risk is kept low to satisfy capital markets. Interest rates will therefore remain unaffected by such a policy choice, allowing the stimulus to develop its full effect on the economy."

    Che è pura fantasia, mai e poi mai valida per paesi senza camicia di forza, e probabilmente non valida neanche per l'Euro, visto cosa ne pensa S&P della crisi dell'euro. Questa dei mercati che chiedono il pareggio di bilancio è un'invenzione tutta politica.

    Comunque, è un ragionamento valido o sbaglio qualcosa?

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    1. Come intuisci bisognerebbe entrare nel dettaglio, ma sai bene come la penso: l'ordine delle priorità è recuperare la politica valutaria, poi quella fiscale. Altrimenti succede quello che hai detto tu: un saldo (quello pubblico) non si muove (pur generando effetti espansivi: teorema di Haavelmo), ma gli altri due (privato e estero) sì, e non in un senso a noi propizio.

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    1. Vabbe', famo pace. Io sto ancora lavorando sul passato, perché un problema è chiaro: finché non si portano al tuo livello di consapevolezza (sai quanto ti sono grato) almeno 20 italiani, inutile parlare di futuro, perché non ci sarà futuro (non essendoci uno spazio politico per crearlo).

      Lo so, qui siamo più di 20. Ma siamo ancora drammaticamente pochi. E quindi è utile per me e per voi che io lavori al mio prossimo romanzo: "L'obiezione del piddino".

      Prossimamente.

      Te vojo bbene...

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    3. Ho risposto a te e a Marco sotto l'ultimo post. Ve bene, tenetevi l'euro. Io posso anche decidere di andarmene in un paese civile e libero. Nessuno dei tuoi argomenti ha particolarmente senso. Stai cercando di fermare il vento con le mani, con un foglio di carta, con un filo d'erba, e con un pizzo a tombolo. Ma il vento rinforza, e l'Argentina è dietro l'angolo. Sono molto deluso dal fatto che non capiate (facendo finta di volerlo capire) che il mondo non è a due paesi. Uscendo dall'euro diventeremmo più competitivi verso la Germania non solo sul mercato tedesco, ma anche, evidentemente, sui mercati terzi, dove la Germania, come vi ho fatto VEDERE COI DATI, non va così meglio di noi.

      Ma perché dobbiamo parlare? Per parlare? Per dirci: sono le 22:53. E tu rispondi: no, sono le 22:54. E io: certo, è passato un minuto. E tu...

      E alla fine cosa avremo costruito? Dopo i vostri due ultimi interventi ho deciso di lasciar perdere.

      Volevo lasciare una testimonianza l'ho fatto. Devo togliermi ancora un paio di sassolini dalla scarpa, e lo farò.

      Ma poi sarà meglio che io pensi al mio piano B. E voi tenetevi Prodi che vi dice che l'euro vi ha protetto dall'Argentina. E tenetevi i vostri dubbi da anime belle. Sieti belli, bellissimi. Correte verso il sole dell'avvenire con una gamba sana ingessata. E attenti a non inciampare! Non sia mai si rompe il gesso.

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    4. L'euro, e restarci, ci sta portando a qualche altra cosa, per il semplice fatto che 7 milioni di tedeschi campano con 400 euro al giorno. Ti è chiaro questo a cosa porterà? No. Uscire sarebbe una soluzione, guarda un po', anche perché quei 400 euro si rivaluterebbero (e quindi chi li percepisce starebbe meglio). Lo capisci? No.

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    5. Sergio,

      io non riesco a seguire il ragionamento tuo. perché ritieni che il settore esportazioni sia l'unico fattore da considerare? Esistono diversi paesi che hanno un cronico deficit di bilancia commerciale, ma mantengono ancora una politica fiscale che (quando si renderanno conto, checché ne dica quel prataiolo di Boldrin) può agire in maniera anticiclica (la butto lì senza approfondire). Tra questi gli USA, il Regno Unito, l'Australia, il Canada (non proprio cronico).

      Quindi non capisco molto bene il tuo discorso, noi siamo in questa situazione:

      - Tesoro e BC sconnesse (con tutto ciò che comporta sui tassi del debito)
      - Tasso di cambio fisso (con tutto ciò che comporta)
      - Un trattato che è una camicia di forza priva di senso (e soprattutto priva di legittimazione nella letteratura scientifica)

      Per entrare in una situazione in cui:

      - Tesoro e BC connesse, possibilmente quest'ultima prestatore di ultima istanza e magari anche acquirente alle aste primarie, in culo a chi dice che è inflattivo scambiare un asset finanziario con un altro asset finanziario.
      - Tasso di cambio flessibile
      - Nessuna camicia di forza.

      In più conta che gli stessi ostacoli che hai a uscire li hai ad integrare secondo regole di buon senso (quindi via il pareggio di bilancio forzato, regole di abbattimento del debito ecc) e di cooperazione. Anzi, nel primo caso sei tu e solo tu, nel secondo caso sono una ventina di paesi con il loro orticello.

      Non lo so, per quanto possa essere apparentemente difficoltoso, non vedo come si possa, riacquistando quei tre punti di sopra, entrare in una situazione peggiore o più difficile. Nè capisco perché ci dev'essere un'ostinazione a intendere lo Stato come tappabuchi e non come investitore diretto tappando quella presunta fuga di capitale che ci sarebbe, possibilmente evitando la pesante entrata di capitali esteri a far scorpacciata (come ricorda Alberto, già fatta vieppiù con la svalutazione dovuta alla crisi)

      Non so, che dici?

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    6. Per me rimane assurdo il fatto che le persone non ragionino in termini controfattuali. Capisco che essendo cresciuto a pane e analisi di scenario a me viene più semplice, ma vi rendete conto che nel parlare dei costi dell'uscita NESSUNO, NEMMENO SERGIO CHE PURE E' PREPARATISSIMO, DEFALCA I COSTI DELLA NON USCITA!

      Questo per me avrà sempre dell'incredibile. Grazie per averlo fatto notare, istwine.

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  20. "«Gli spread sono stati sempre un potente motore per le riforme di diversi Governi. I Paesi quindi devono prendere le misure necessarie per il risanamento». Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi intervenendo al Forum economico mondiale. «Gli spread sono stati il motore più importante che ha portato i governi a fare le riforme»."

    vedi che poi il complottismo non è necessario.

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  21. Ma è esattamente per questo che:

    A) da un lato non capisco perché qualcuno mi abbia accusato in passato di complottismo (ci siamo fatti tante belle risate su questi poveri di spirito, la cosa ha veramente dell'incredibile)!

    B) dall'altro (e qui mi devi scusare anche tu perché so che posso essere stato antipatico) sto attentissimo a non mischiarmi, nemmeno in una Google search, a persone che continuano a descrivere la storia economica recente come "tre persone intorno a un tavolo" ecc. ecc. poiché questo mi sembrerebbe il modo migliore (e anche più ovvio) per screditare qualsiasi tipo di analisi dell'esistente basata sui fatti.

    Altrimenti le varie p.p., animelle belle della sinistra decotta, sotto a dire : "Bagnai è complottista". No: Bagnai è economista. Magari suo malgrado, ma economista.

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    1. no, non è mai stato particolarmente antipatico, ha una posizione comprensibile, forse poco poco chiusa, ma anche dovuta anche ad atteggiamenti poco intelligenti di altri e alla modalità con il quale si sta affrontando la questione in lungo e in largo.

      ma questa dell'etichettare complottista chiunque penso che sia la fase finale del pensiero unico e unanime. e le anime belle della sinistra decotta sono i più frequenti nell'additare, etichettare, sfottere in questi termini chi la pensa diversamente.

      ricordo un paio di mesi fa, quando Krugman scrisse il famoso articolo in cui diceva che italia e spagna avendo ceduto sovranità monetaria si son ridotte a paesi del terzo mondo, qualcuno che lo additava come uno che "sbarella", un cazzaro e anche un complottista. e solo perché Krugman veniva riportato anche da altri siti, non del tutto accademici.

      è una situazione veramente ridicola.

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  22. @ prof. Bagnai.
    Lo prometto, non farò la spia questa volta! Anche se la tentazione è forte.

    @ anybody available in giving me an help to understand this article. http://doppiocieco.blogspot.com/2012/01/debito-sovrano-europeo-chi-deve-chi.html. Does it make sense or it's fanta-economy?

    L'inglese era solo per attirare l'attenzione!!! Spero di non aver fatto strafalcioni.

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  23. Non è che c'è un po' di casino fra debito pubblico e debito estero? Me lo devo guardare con calma...

    Per Dana non preoccuparti: tanto dovrò occuparmene in ben altri due post! (uno sulla competitività e uno sulla decrescita). Prima o poi lo verrà a sapere...

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