sabato 10 agosto 2013

Un altro preavviso

Mi dicono di dirvi che c'è una sorpresa per voi sul Foglio di lunedì mattina. Ambasciator non porta pena.

A scanso di equivoci, col Foglio del lunedì il compagno Ferrara non c'entra nulla. Per cui, se vi piacciono le sorprese, andate pure in edicola, chiedete (magari sotto voce) il Foglio, uscite nascondendolo dentro le riviste pornografiche, e poi chiudetevi in camera a leggere... un pezzo della seconda edizione!

P.s.: se mi danno la sòla anche stavolta, come fecero lunedì scorso, vi dico dove abitano.

Pp.ss.: se invece non me (ce) la danno, ricordate che siamo ancora in un'economia capitalista, dove il modo migliore per concorrere ad affermare certe verità è far capire che interessano (cioè si vendono). Io non ci guadagno nulla, se non la possibilità di portare la vostra voce in luoghi nei quali ignorarla è sempre più difficile. Sta a voi sostenermi con intelligenza in questo compito.

venerdì 9 agosto 2013

Preavviso

Premessa: non scrivetemi!

Capito bene? Ok, andiamo avanti.

Il convegno internazionale Euro, mercati, democrazia giunge alla sua seconda edizione, intitolata "Come uscire dall'euro".

Come lo scorso anno, vi do con un minimo di preavviso le informazioni essenziali, prima che inizino le iscrizioni, che dovrebbero partire entro la metà del mese.

1) Quando? Dalle 15:00 del 26 alle 17:00 del 27 ottobre 2013.

2) Dove? A Pescara. Questa volta non in facoltà, ma in un centro congressi per avere un po' più di spazio. Tutto raggiungibilissimo da autostrada e stazione centrale.

3) Chi sono i relatori? Sto aspettando conferme, ma fra quelli certi avremo Roberto Frenkel, João Ferreira do Amaral (Iseg di Lisbona, autore del best seller "Perché uscire dall'euro"), Stefan Kawalec (estensore del Manifesto di solidarietà europea), Luciano Barra Caracciolo (che ci presenterà il suo ultimo libro).

4) In che lingua si svolgeranno i lavori? In italiano e inglese con traduzione simultanea. Chi ne ha bisogno ce lo specificherà nel modulo di iscrizione.

5) Quanto costa? Il biglietto per il convegno costerà 35 euro. Per l'alloggio, vi ho trovato una convenzione buona (50 euro a persona in doppia con pensione completa), ma ovviamente avete libertà di coscienza. Diciamo che a una Goofycoppia il tutto costerebbe 170 euro più le spese di viaggio. Non è troppissimo per un week end indimenticabile.

6) Come ci si iscrive? Vi verranno messi a disposizione due moduli.

Uno obbligatorio: il modulo per l'iscrizione al congresso, da compilare online. Il pagamento dei 35 potrà essere effettuato via PayPal o carta di credito (preferibile), oppure via bonifico (più macchinoso per noi, ma se non avete la carta di credito...). Notate che i 35 coprono (in parte) le spese di affitto sala, di traduzione, i tre coffee break, ecc. Tutto sarà rendicontato.

Il secondo sarà un modulo di prenotazione alberghiera, facoltativo perché destinato a chi intenda approfittare della convenzione. Chi vorrà lo compilerà off-line e lo invierà all'albergo.

Ecco. Avete sufficienti informazioni per pianificare. A breve vi avvertirò dell'apertura delle iscrizioni.

GLI ANSIOSI CHE DOVESSERO FARE L'ERRORE DI SCRIVERMI PER PRENOTARSI SARANNO CANCELLATI DALLA LISTA DEGLI ISCRITTI. VI FAREMO SAPERE, CHIAMIAMO NOI!

(do per scontato che qualcuno non capisca la frase precedente, ma meglio così: i posti non sono infiniti, e l'ansioso lascerà il suo posto a un altro. C'est la vie!)

giovedì 8 agosto 2013

Fabrizio Saccomanni

Vincenzo ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Il bilancino del farmacista":

Purtroppo a causa della mia scarsissima cultura mi limito a leggere e cercare di capire commentando il minimo indispensabile. Le sue spiegazioni prof sono così chiare e argomentate che non possono non entrare in testa. Poi mi sforzo di capire anche ciò che cercano di inculcarci i nostri detrattori e nel caso specifico quando sento il ministro Saccomanni dire che la ripresa è vicina, lo testimoniano vari fattori tra cui LA RITROVATA FIDUCIA DELLE FAMIGLIE...li ho un groppo in gola, un pugno allo stomaco...oggi compie 3 anni mia figlia e siccome "sua maestà" il funzionario dell'INPS è in ferie, per questo mese non percepiremo la cassa integrazione. Quindi apro il portafogli, lo vedo vuoto e penso come si possa avere fiducia se non si hanno i soldi x comprare un regalo a chi vale più della propria vita e ringrazio i miei suoceri per averle quantomeno regalato una torta su cui soffiare le 3 candeline. Per fortuna lei, la bimba, non capisce i sacrifici che stiamo facendo e magari piangerà pure x non aver ricevuto il giochino desiderato. Forse un giorno, quando le cose cambieranno come lei prof dice e come noi tutti auspichiamo, mia figlia mi ringrazierà e qualcuno pagherà il conto anche di questo!! Grazie comunque prof per la speranza che ci infonde...

Postato da Vincenzo in Goofynomics alle 08 agosto 2013 09:33




(solo questo vi chiedo di capire: io vi do speranza perché non appartengo ad altri che a voi e soprattutto perché posso darvi voce...)

mercoledì 7 agosto 2013

Alberto Bisin

The completeness of the Ricardian victory is something of a curiosity and a mystery. It must have been due to a complex of suitabilities in the doctrine to the environment into which it was projected. That it reached conclusions quite different from what the ordinary uninstructed person would expect, added, I suppose, to its intellectual prestige. That its teaching, translated into practice, was austere and often unpalatable, lent it virtue. That it was adapted to carry a vast and consistent logical superstructure, gave it beauty. That it could explain much social injustice and apparent cruelty as an inevitable incident in the scheme of progress, and the attempt to change such things as likely on the whole to do more harm than good, commanded it to authority. That it afforded a measure of justification to the free activities of the individual capitalist, attracted to it the support of the dominant social force behind authority.

The unnamable.


(so true. And so beautifully written...)

Il bilancino del farmacista

Oh! Ora sì che possiamo tirare un sospiro di sollievo! Siamo finalmente arrivati alla fine della recessione. Chi ce lo dice? Saccomanni. Chi era costui? Un funzionario della Banca centrale indipendente prestato al Tesoro. Come dire che se la Banca è indipendente dal Tesoro, il Tesoro non lo è dalla Banca.

Ma non entriamo in questa dolorosa diatriba.

Perché, a volerla dire tutta, il problema più evidente è un altro: Saccomanni sta alla ripresa come l'oste sta al vino, e ci siamo capiti. Cosa volete che dica un povero governante!? Lui deve infondere ottimismo. Anche voi, ne sono sicuro, al posto suo mentireste. Magari, dopo due anni in mia compagnia, sapreste trovare motivazioni meno ridicole. Perché quelle del ministro lo sono abbastanza: la sua fiducia sarebbe alimentata dal fatto che nel secondo trimestre la decrescita dell'Italia è stata solo del -0.2%, anziché del -0.4% previsto "dagli economisti".

Accipicchia! Che risultatone!

Io veramente avevo letto nei flashfile dell'OCSE pubblicati ad aprile che nel secondo trimestre la decrescita sarebbe stata del -0.26%, non del -0.4%, il che significa che le previsioni dell'OCSE non erano (ad aprile) poi così distanti dalle stime preliminari dell'ISTAT (a luglio). Diciamo anzi che queste stime sostanziamente confermano il dato OCSE, e questa non è una bellissima notizia, perché in effetti ad aprile l'OCSE annunciava (ritualmente) la ripresa per l'anno prossimo.

Ma anche questa diatriba credo che possiamo abbandonarla, non in quanto dolorosa, ma in quanto futile.

Perché, vedete, io a voi non devo spiegarlo, e nemmeno a Saccomanni. Sia voi che lui lo sapete benissimo. Qui il problema è un altro, è completamente un altro, e lo abbiamo già visto. Le rigidità dell'euro, con la connessa austerità (chi non capisse perché l'euro impone l'austerità può rileggere questo), hanno trasformato uno shock esterno indubbiamente rilevante in una catastrofe di proporzioni inaudite, che si sarebbe potuto e dovuto gestire diversamente, e che ci ha riportato ai livelli di reddito di più di 15 anni or sono. Cerchiamo allora di capirci su quale sia il problema. Ve lo illustro con un disegnino a colori, volete?


Allora: la variabile rappresentata è il reddito pro capite in termini reali (cioè in effettivo potere d'acquisto). La linea blu continua riporta quello che è successo finora (vedete i due balzi versi il basso), quella tratteggiata riporta le previsioni del Fondo Monetario Internazionale emesse ad aprile (ripresina nel 2014).

Poi ci sono altre due linee.

Quella verde fa vedere dove saremmo oggi se a partire dal 2007 avessimo continuato a crescere al tasso medio registrato fra il 1999 e il 2007 stesso, cioè nell'età dell'euro, tasso pari all'1.1%. Se la crescita fosse rimasta su questo standard (un tasso non sfolgorante, pari a quasi la metà di quanto si era avuto dal 1980 al 1998, per capirci), oggi avremmo comunque un reddito pro capite di quasi 27000 euro, anziché di 22450 (come nel 1998).

Non male, eh? Perché se si parla di quello che si è perso, forse bisogna anche contare quello che si sarebbe potuto guadagnare non abbandonando la vecchia strada per la nuova (e fatemi fare un po' di moralismo pure a me, dai!...).

E la linea rossa? Be', quella, è evidente, esprime uno scenario ipotetico nel quale noi riusciamo nei cinque anni dal 2013 al 2018 a recuperare tutto il tempo perduto, riportandoci sul sentiero tendenziale pre-crisi (cioè sulla retta verde). E sapete a quale tasso dovrebbe crescere l'economia italiana per realizzare questo risultato? Ve lo dico io: al 3.6%. Come dire: è impossibile. Un altro dato: se cominciassimo a crescere al 2% fisso in termini reali dall'anno prossimo, ci vorrebbero diciassette anni per recuperare i diciotto anni buttati (cioè a ritornare sulla linea verde). Ma anche una crescita simile, dentro l'euro, è impossibile.

Questi sono gli ordini di grandezza che sarebbero risolutivi: il 4%, il 2%. Questo, almeno, se per "fine della recessione" intendiamo il recupero, sia pure graduale, sia pure in tempi lunghi, del nostro tenore di vita relativo.

Ma Saccomanni gioca con lo 0.2%, e ci parla di una fine della recessione che nelle sue parole sembra una marcia trionfale, ma che in realtà è lo smarrito girovagare di superstiti fra le macerie di un bombardamento.

Così è se vi pare, e, naturalmente, anche se non vi pare.


(scusate, lavoro come una bestia, non vi sentiate trascurati: sto facendo quello che c'è da fare per togliersi di torno queste persone che pesano i decimali sul bilancino del farmacista mentre la gente si annienta dalla disperazione. Ne parleremo presto. Non siamo i soli a desiderare che le cose cambino. E cambieranno.)

domenica 4 agosto 2013

Più Europa.

C'è solo una cosa che mi inorgoglisce più di essere il vostro economista: essere il continuista di Musica Perduta.



(un trionfo! Alla fine una signora si avvicina a 'Squillo' - http://www.maurosquillante.com/ - e gli dice: "Grazie! Ci avete fatto capire che la Controriforma non è stata solo inquisizione...". Ho rinunciato a spiegarle che anche come continuista preferisco essere considerato inquisitore, piuttosto che eretico. Del resto, venendo da Faucogney a Servance abbiamo visto un paesino che si chiama S. Barthélemy. Chi ha orecchie per intendere...)


(comunque suonare col cembalo appoggiato all'organo è un po' una coattata, ma è troppo divertente. E non dover scaricare e accordare strumenti non ha prezzo. Era tutta spesaprivataimproduttiva...)

(prossima tappa: Asiago 17 agosto...)


venerdì 2 agosto 2013

Lo spirito giusto

Un professionista che sta collaborando con me e alcuni di voi a un progetto del quale vi parlerò e che condividerò presto con voi tutti (siate pazienti e non gelosi!) ha aggiunto a una lettera in cui si parlava di roba che non ci interessa per il momento questo post scriptum:

PS: certo il mio è e sarà un contributo professionale. Però avendo la sensazione di far parte in qualche modo di un progetto di cui condivido gli obiettivi (dopo approfondimento con annesso ed inevitabile travaso di bile), si lavora decisamente meglio…

Questo è lo spirito giusto e deve essere quello di tutti noi: sapere che stiamo contribuendo a un progetto del quale condividiamo (se li condividiamo) gli obiettivi, mantenere alto il clima emotivo con una consapevole e ben fondata incazzatura, ma essere saldi nella nostra razionalità e nel nostro amore per il nostro lavoro.

Apppproposito: risolte varie cose di altro profilo, adesso devo anche risolvere il problema dell'avvocato. Se ce n'è uno che non ha ancora scritto e che condivide questo spirito, lo pregherei di contattarmi con calma. Come ho imparato ieri da Jorg der Krampus, il miglior perdono è la vendetta, e, come dire, io adoro le reazioni sproporzionate...

Vediamo se così lo capite.

Dilettissimi fratelli e sorelle,

era evidente che un'azione divulgativa che partiva da queste premesse e che ha conseguito questa efficacia (per fare un solo esempio) avrebbe suscitato malumori e invidie a sinistra, molto più che preoccupazioni a destra (preoccupazioni arrivate in ritardo, mentre la censura di sinistra è stata fulminea, come ricorderete).

Ora non è più possibile ignorare che chi si presentava in vesti "de sinistra" in realtà stava cooperando, non importa se per tornaconto o per ingenuità (preferirei il primo) a un progetto fascista. Molti lo hanno riconosciuto e hanno avuto la bontà di acclamare nel nostro progetto l'unico tentativo serio di rifondare un discorso di sinistra (con il "di" e senza virgolette) in Italia.

Non so se sia così, ma l'ovvia conseguenza, del tutto fisiologica, e segno distintivo e certo della nostra prossima vittoria, è che in rete circola, molto in ritardo, tanta merda. Chi la fa circolare commette un grave errore, perché questo è, se non l'unico, il più significativo progetto di resistenza alla distruzione del nostro paese. Chi ci attacca, che lo faccia da destra o da sinistra è ipso facto un collaborazionista - e spesso lo sa, da cui la vigliacca scelta dell'anonimato - scelta superflua, perché il nostro è un progetto non violento: qui nessuno parla di eliminare fisicamente il nemico come in certi blog "de sinistra" (ho gli screenshots, belli de casa, quindi nun ce provate...).

Quando parlo di attacchi mi riferisco, ovviamente, non alle pur lecite critiche, ma agli attacchi diffamatori (di fatto gli unici che vengono portati, visto che anche i più squallidi mentecatti provinciali capiscono che nelle idee di decine di premi Nobel da criticare c'è ben poco).

Quello che capisco poco, e non apprezzo per niente, è come mai molti di voi continuino a farsi ventilatori di cotanta merda.

Allora, facciamo così. Io ve l'ho prima detto con le buone. Siccome evidentemente non tutti possono essere brillantissimi (altrimenti non avremmo l'euro) ve l'ho ridetto oggi esplicitamente. Poi applichiamo il three strikes you are out. Il prossimo che ventila merda su queste pagine è fuori.

E vi assicuro che sarebbe veramente un gran peccato uscire dalla squadra proprio oggi che si stanno preparando cose tanto belle e tanto efficaci. Non regalate clic ai mentecatti. Me ne occuperò, ce ne occuperemo, quando sarà il momento. Riposatevi e preparatevi. L'autunno sarà un momento cruciale e avrò bisogno del vostro sostegno. Gli altri, nel frattempo, saranno stati sciacquati via dal selciato dai temporali estivi. Quanto rapidamente dipende anche da voi.



(p.s.: se vogliamo restare amici, stampate questo post e leggetelo una trentina di volte al giorno, anzi, un centinaio: impiegherete così utilmente il tempo che perdete ad abbeverarvi alle fonti dell'escremento. Occhio perché questo è l'ultimo avviso: chi ci vuole danneggiare cercherà soprattutto di distrarci, ma io non mi faccio distrarre da nessuno, nemmeno da voi. Chiaro? Bene: ora stampa e rileggi, o vattene con Dio. Come si fa a essere così idioti da non capire che la battaglia è sul fronte dell'informazione, e che chi presta attenzione a una merda gli fa un regalo enorme. Io sinceramente trasecolo! Sapete quanto ero fiero di voi, ma dopo certe performances di questi giorni capisco che è sempre bene non farsi prendere dai facili entusiasmi...).

(dice: ma tu devi rispondere nel merito! Allora: io non devo niente, perché nessuno mi paga, e poi tutte le diffamazioni dei vari escrementi trovano già risposta nel libro, procedono da una non lettura o da una lettura volutamente distorta di esso. Chi ha voluto capire ha capito, fosse camionista, imprenditore, accademico, casalinga, magistrato o operaio. Chi non capisce è semplicemente un perdente accecato dalla disperazione di vedere inesorabile avvicinarsi la propria fine politica. Si potrebbe provare misericordia per persone simili, se stessero zitte, ma capirete bene che non vale la pena di rispondere ai loro rantoli - o meglio, ragli - di agonia, tanto più che la risposta, come notava ad esempio Correttore di Bozzi, nel 100% dei casi è già nel libro. Chiaro? Lasciamo che siano questi mentecatti autolesionisti a fare pubblicità a noi, ma non facciamo noi pubblicità a loro. Punto e a capo).

(ricordo: era l'ultimo avvertimento).

giovedì 1 agosto 2013

Imprenditore e di sinistra? Ancora interclassismo...

(dedicato a quelli che "m'ha detto Krugman che ci sctanno i fairseil"... La prima puntata era qui.)




Caro Professore,

ti seguo quasi dall’inizio, non commento, leggo e cerco di unire puntini.  Non ho consigli da darti anche perché mi pare che azzecchi tempi e modi, apprezzo quello che fai e quello che hai messo in gioco. Dal primo post ho ritenuto che tu stessi facendo politica: disegnare buone mappe è la premessa di ogni orientamento. Dove andare dopo aver disegnato (o studiato) mappe è decisione e responsabilità di ognuno. Questa è solo un’altra storia, l’ennesima tessera dell’immagine che stai componendo dell’Italia.  Imprenditore e di sinistra (“macomeseiimprenditoreedisinistra?” è da una vita il mio “professorechenepenza?”). Dopo decenni da distributori, ci siamo inventati produttori e un mercato che non esisteva in italia. In pochi anni siamo passati da pochi addetti a quasi un centinaio. Una storia italiana di successo, forse. Poi il 2009. Poi il 2010. E poi l’inferno di oggi: ormai alle persone manca il reddito e la fiducia e i nostri prodotti minimamente voluttuari  sono diventati un lusso.

 Se lavori col retail, la lotta  quotidiana che i più combattono col fine mese la leggi nell’incessante erosione dei volumi a punto vendita.  Abbiamo tagliato con violenza tutti i costi, altro che spending review: qualcuno dei politici del sogno (ormai Crozza è infinita ombra del vero) ha mai messo piede in un’azienda, ha mai chiesto che sta succedendo qui? Ridotta della metà la forza lavoro, abbiamo applicato feroci deflazioni reali dei salari rimanenti, prima di tutti i nostri. Lottiamo per rimanere in piedi. Non ho mai pensato che fare l’imprenditore fosse una colazione sull’erba, l’ho scelto io, quindi le prendi e le dai e vai avanti. Quello che spaventa è che sembra non bastare mai, non si vede la fine nel gioco a rimpiattino tra tagli dei costi e diminuzioni di fatturato. Ormai è diventato un gioco di resistenza, tra liquidità che non gira, fornitori che entrano in crisi, i continui solleciti fatti o ricevuti, in un’apnea che fiacca e stordisce.  Senti che stai sacrificando anche molte delle tue idee su giustizia e equità, in questo sforzo di alleggerimento.

Fausto commenta sul tuo blog <questo è il gioco del capitalismo selvaggio neoliberista e, anche senza voler scomodare Schumpeter, se non vai avanti (dopo anni dedicati - magari - alla gestione di un sontuoso surplus, accumulato sulle spalle dei lavoratori), allora, "prego fare posto...".>.  Gli direi solo che io non c’ero se e quando qualcuno ha accumulato sontuosi surplus. Ma ci sono ora che i capannoni qua intorno si svuotano e rimangono deserti:  tanti hanno dovuto “fare posto”, ma purtroppo non si vede la fila per far partire nuove attività. La distruzione creatrice è bella, è fisiologica e sana, specie se la guardi da lontano o di sfuggita. Da vicino si sentono brutti rumori, tanti si fanno male e il tempo passa, prima che alla distruzione segua le creazione. Se a Fausto serve un nemico, non sono io: il mondo è un posto complicato e i fronti si ridisegnano secondo curiose conformazioni, no? Qui, insieme alla preoccupazione per i destini personali, sentiamo il peso e la responsabilità delle famiglie che vivono degli stipendi della nostra azienda, che Fausto ci creda o no.

Per fortuna (è proprio cieca e bastarda, la fortuna, se la ringrazi per questo) le giornate lasciano poco tempo per paragonare vecchie idee di sinistra con quello che dobbiamo fare per resistere. Con gli amici dico che questa è la nostra guerra, quella che è toccata alla nostra generazione. Noi ci siamo e faremo la nostra parte finché potremo. La nota ironica della faccenda è sperare che quegli stranieri che stanno dalla parte giusta dell’euro, con cui fino a poco tempo fa discutevamo di joint venture, oggi si comprino un pezzo della nostra azienda. Ovviamente a gran sconto sui valori di qualche anno fa. La differenza, passata la tempesta e se tutto andrà bene, la vorrei imputare all’euro. O alla politica che ha dormito in un iperuranio di idee marginali o dannose. Mi rimane da capire a che cosa imputare questa persistente sensazione di incapacità e solitudine, di ingiustizia, di spreco, di perdita che ogni tuo grafico, Alberto, riesce a spiegare ma che niente riesce a lenire. Grazie.



(prego. Non avrei potuto fare diversamente, e ora voglio proprio esserci, quando presenteremo il conto...). 

Random sentences...

Ricorderete la mia abitudine di pescare un libro a caso dalla libreria di chi mi ospita. Un'ottima abitudine. Sentite un po' qua (o un pò quà, o un pò qua', basta che non sia Quah):


"Disse il padre Nilo: 'Tutto quanto farai per vendicarti di un fratello che ti ha offeso, ti sarà d'inciampo nel tempo della preghiera'"
(da Vita e detti dei padri del deserto, Roma: Città Nuova, 1971)


Il legame coi castle hacks è del tutto evidente. Verrà anche il loro tempo, state tranquilli, ma in questo momento ho di meglio da fare per noi. E ricordate: se ci attaccano, vuol dire che abbiamo già vinto.


(dedicato a Massimo: lui sa chi è, lui sa com'è, lui sa perché...).