venerdì 14 novembre 2025

Il goofy migliore è sempre l’ultimo

Come ogni anno, il blog ha celebrato il suo compleanno. Come ogni anno, non l’ha celebrato nell’esatta data della sua nascita, il 16 novembre: da quando esistiamo, questa data è caduta nel fine settimana solo tre volte, e tutte e tre le volte la struttura non era disponibile. D’altra parte, è indispensabile celebrare nel fine settimana, cioè quando siete liberi dal lavoro: questa è stata l’intuizione costitutiva della community: radunare in un luogo fisico persone che avevano costruito un rapporto virtuale in questa palestra di pensiero libero e non convenzionale. L’operazione è riuscita e il paziente è vivo, vivissimo!

Come ogni anno, l’evento è stato un successo, e come ogni anno ci siamo lasciati con la sensazione che l’evento cui avevamo assistito e partecipato fosse stato il più coinvolgente, il più appassionante, insomma: il migliore di sempre. Non mi ricordo un anno in cui non abbiate condiviso con me questa impressione, eppure, in 14 anni, non sarebbe poi così strano che ogni tanto si fosse registrato un arretramento.

Io, a dire il vero, me lo aspettavo quest’anno, per una serie di motivi.

Come avrete capito dalle mie relazioni sono disperato, nel senso che non nutro più quella speranza illuministica che mi aveva sospinto all’inizio di questo lavoro nel fatto che diffondere la conoscenza, propagare i lumi della ragione economica e politica, sarebbe servito a scongiurare l’inevitabile esito di tutte le crisi capitalistiche, che le si veda come crisi da sovrapproduzione, o che le si veda (come anche abbiamo imparato a fare in questo percorso comune), come crisi da sottodomanda! “It must be war”, scriveva Keynes.

Questo non vuol dire che io non continui a impegnarmi: non sarei qui altrimenti! Vuol dire solo che ho smesso di illudermi. Ma alla fine non è questo ad aver inciso sulla motivazione nell’organizzare il convegno, quanto una più generale e “multifattoriale” stanchezza. La stanchezza della legislatura, non tanto la mia personale, quanto il riflesso di quelle altrui, che rende non agevolissimo il lavoro parlamentare. Una stanchezza in parte fisiologica (quelli bravi parlano di esaurimento della spinta propulsiva, che potrebbe anche esserci, per quanto la maggioranza sia sostenuta sostanzialmente da un consenso immutato, fatto non banale), e in parte patologica, dovuta alla riforma con cui gli accecati dall’invidia sociale si sono vendicati dei loro rappresentanti, costringendoli a lavorare in un modo ancora più assurdo. Mi avvilisce profondamente, ad esempio, non poter dedicare alla commissione COVID tutte le energie e lo studio che sarebbero necessari. So che non dovrei dirlo, ma in quel caso non dispero: so che ci sarà una vera giustizia, quella divina, esattamente come so che da quegli errori chi avrebbe avuto bisogno di imparare non imparerà. È la prima legge della termodidattica in purezza…

C’erano poi stati i rifiuti di una serie di relatori esteri prestigiosi, che per motivi connessi alle loro agende didattiche non erano riusciti a raggiungerci. Avrete ormai capito che da loro abbiamo poco da imparare, ma. mi avrebbe fatto piacere sentire, come al bel tempo andato, lo schiocco dei ricevitori della traduzione simultanea sul pavimento della sala congressi… sicché questi rifiuti mi avevano alquanto sfavato, a tal punto che avevo detto allo staff: “Mi sarei anche rotto i coglioni di essere il motore immobile e invisibile: lasciamo perdere e vediamo se succede qualcosa! In fondo, non è necessario che ogni anno ci sia il convegno…”. Ma lo staff si è ribellato: “Lei questo non può farlo!” (dal che apprendete che c’è anche chi può dirmi cosa devo o non devo fare, ma è uno sport estremo, sconsigliato ai dilettanti).

La mia risposta è stata: “Va bene! Però allora si fa come dico io, cioè come si è sempre fatto: annuncio nella notte di San Lorenzo, e programma entro settembre. Ma come lo intitoliamo?”

E il titolo, come sapete, lo hanno scelto loro, preferendolo a una ipotesi più militante (“Guerra o pace”), che mi stuzzicava, perché avrei voluto dedicare ogni sessione a un personaggio del romanzo quasi omonimo. Ma per simili giochi intellettuali, non ho più tempo e non ho più compagni di gioco, ora che mi trovo seguito da una torma di postfascisti su Marte!

E così ci siamo messi a lavorare, con mia scarsa voglia, ma come sempre quando si lavora, se si lavora, indipendentemente dalla voglia, il risultato c’è stato. Siamo riusciti, come ogni anno riusciamo, a fare un discorso che seguisse un filo logico, e siamo riusciti, come ogni anno riusciamo, a precorrere i tempi analizzando le cause del successo e dell’insuccesso delle nostre previsioni precedenti.

Ora io avrei qualcosa da dirvi, anzi, più di qualcosa: vorrei ripercorrere le mie relazioni per indicarvi quali sono i punti su cui avrei voluto attrarre la vostra attenzione, e verificare nel nostro dibattito se ci fossi riuscito o meno. Vorrei parlarvi della manovra di bilancio, su cui, tanto per cambiare, abbiamo qui smascherato anzitempo una serie di bufale. Ma mi soffermo solo su un punto, su un’intuizione che ho avuto ieri sera rientrando di notte da Pescara verso Roma, dove ho passato tutta la giornata di oggi a mettere in ordine armadi e soppalchi per prepararmi alla stagione invernale (via le pinne, fuori le ciaspole, via le magliette, fuori i piumini, eccetera). Giornata piuttosto massacrante, per dirla tutta, tant’è che mi ero portato il pc a letto ma l’ho chiuso e sto dettando questo post al telefonino. L’intuizione è molto semplice, ed è questa (quella con cui ho aperto il convegno): il fatto che ad ogni anno che si aggiunge il nostro compleanno, la nostra festa, il nostro abbraccio, vi sembri il più appassionante e coinvolgente di sempre deriva, credo, semplicemente dal fatto che ogni anno il percorso che ci porta verso il compleanno successivo è una traversata sempre più estenuante in un deserto sempre più arido. È questo che rende l’arrivo alla nostra personale e collettiva oasi un momento ogni anno più emozionante: da un lato, il fatto che lo scarto fra il Pil italiano e il tendenziale 1950-2007 è sempre maggiore, nonostante che con questo governo tutto sommato il Pil abbia ripreso quella crescita magra e stentata che il contesto istituzionale gli consente, ma che certo non potrà riportarci mai laddove ci troveremo se non ci fossimo imbattuti in una catastrofe imprevedibile perché senza precedenti storici: Monti.

Dall’altro però, e forse questo è quello che rende l’annuale traversata del deserto ogni anno più sfibrante, il fatto che le conseguenze sociali di queste tensioni economiche vengono tenute sotto controllo con un ricorso sempre maggiore alla censura e ad altre, opprimenti e pervasive, forme di condizionamento. Grandi sono le responsabilità dei media, e la novità di questa fase, dall’inizio della guerra dei trent’anni in qua, e che i social, che erano una zona franca di dibattito, sono diventati una fogna putrida, infestata di personaggi, finti o veri, tutti animati da una genuina volontà di non confrontarsi e di distorcere il pensiero altrui. Solo questa piattaforma vetusta, faticosa da tenere in piedi e da animare, consente però di esercitare un minimo di dialogo, non fosse che con la macchina, come avete visto ne “L’ateniese imbruttito“! Non esiste quindi una possibilità di confronto, e magari anche di legittimo e condiviso sfogo, al di fuori di qui, esiste solo la compressione, la repressione del pensiero.

Per questo, quando entriamo nella nostra sala e avviamo la nostra festa, ogni anno proviamo un’emozione più intensa. Non so quanto andrà avanti questa storia. Sto cercando di fare in modo che duri più di me.

Ma anche qui, purtroppo, devo chiedermi se l’obiettivo abbia senso. 

E ora vi lascio: la giornata è stata piuttosto impegnativa e domani devo fare più di 400 km per onorare tutti gli impegni che ho preso, prima di salire a Pizzoferrato.

Buona notte!

11 commenti:

  1. Buona notte Alberto. L'obiettivo ha senso. Il dibattito intelligente è come un quadro antico: merita di essere conservato semplicemente perché perderlo peggiorerebbe il mondo.

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  2. Ne vale la pena?
    La fatica è di Asimmetrie (per non stare troppo sul personale), i benefici nostri (per stare adeguatamente sui complimenti dovuti); l’utilità è difficile da quantificare ma è impossibile non pensare che qualche ruolo nel dibattito lo abbia svolto perché è stato, ed è, il DIBATTITO e la quantità dei QED (e il traffico in entrata a Canossa) è lì a dimostrarlo.
    Accennava alla “traversata sempre più estenuante in un deserto sempre più arido”, vero.
    Sto riascoltando gli interventi di quest’anno (come ogni tanto, quando posso, ascolto quelli degli anni passati) e sono una consolazione che però resta mia in quanto è difficile trasmetterla a chi non ha partecipato e rimane avvelenato da quel che sente ogni giorno.
    Ne vale la pena?
    Io (da fruitore) dico sì, ma occorre valutare costi e benefici col metodo goofy: da ogni lato (tipo come con la partecipazione a 🍇, valutazione che magari non si dovrebbe fermare al mero havetetradito).
    Il vostro (ma qui starebbe meglio suo) è indubbiamente dispendioso e la risorsa tempo (e non solo quello) è sempre scarsa, ma visto il successo mi auguro si continui.
    Sempre se possibile, senza ossessione.

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    1. Mah non so voi, questo è il mio secondo rodeo, mi ha fatto piacere rivedere chi conosco e conoscerne di nuovi, ma l'atmosfera in generale mi ha lasciato una vaga malinconia.
      Del resto, anche se presentati con in tono frizzante, non è che gli argomenti non siano profondamente depressivi in sé. In particolare gli interventi della Frezza, Ponti e della Simoni. Ce lo siamo detti mille volte con cento arrangiamenti differenti che possiamo soltanto seguire il flusso della storia, anche se nel nostro piccolo possiamo tentare piccole correzioni di rotta. Ma in generale mi sembra chiara la direzione in cui stiamo andando.
      Poi noi vorremmo sempre poter fare qualcosa, ma l'azione non spetta a noi ma ai nostri eletti anche se più di qualche intervento in aula (per quello che possono valere) ha preso ispirazione da questo blog; il che è molto di più di quanto si potesse mai sperare, perché se fossimo nell'altro campo la nostra voce non conterebbe una beneamata mazza.
      Insomma, la stanchezza la posso capire perché in fondo le mazzate non le prendiamo noi e a questa si somma anche la nostra stanchezza di combattere contro la corrente.
      Ma le cose vanno così.

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  3. Sam: «È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte; ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà, sarà ancora più luminoso. Quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so: le persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto; andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa». Frodo: «Noi a cosa siamo aggrappati Sam?». Sam: «C’è del buono in questo mondo, padron Frodo: è giusto combattere per questo!» (‘Il Signore degli anelli – Le due torri’).
    Ecco, posso dire di aver trovato il buono qui. Grazie

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  4. Da esordiente concordo anche se in passato se ne sono viste e sentite di fantastiche. Forse non sarai Hari Seldon (e non ne sono affatto convinto...) ma se non cambierai la Storia avrai comunque contribuito a cambiare in meglio qualcuno di noi.
    Ciò che conta è il viaggio e la strada da fare ancora lunga quindi coraggio.

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  5. purtroppo la fisiologia ci ricorda che la virilità si perde col passare del tempo, fino all'impotentia coeundi..la buona notizia è che l'impotentia generandi, invece, non segue le stesse regole naturali nè sembra essere influenzata dal tempo in maniera direttamente proporzionale. Penso che la forza generativa del Goofy sia rimasta intatta, ed il suo Dna sia la somma di 14 anni di esperienze, affinamenti, riflessioni senza i quali si sarebbe partiti ogni volta daccapo. Perciò, comprendo il desiderio di risultati ma sono convinto che uno o più eredi nasceranno, a via di provare e riprovare. Mollare un cazzo, come dice sempre mia nipote :)

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  6. Buongiorno Onoré, non so quanti di quei 400 Km hai già percorso, ma ti ho appena letto e, non volermene, ho trovato queste parole. Le condivido qua, le sento mie e, forse, penso di potertele esprimere a nome di tutte le persone della community.
    Con stima e affetto 👇🏼

    “ La cosa peggiore che uno può fare è di non provare, di essere conscio di ciò che vuole e non metterci impegno nel realizzarlo, di spendere anni in silenzioso sconforto meravigliandosi se qualcosa potrà mai materializzarsi – e non saperlo mai.
    (David Viscot)

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  7. Come verrà raccontato questo periodo tra 100 anni, quando nessuno di noi ci sarà più? Quando gli storici probabilmente dovranno anche fare uso di Intelligenze Artificiali molto più avanzate per scandagliare e analizzare l'infinita mole di documenti prodotti dall'umanità (inclusi i contenuti del Goofy che magari, per sopravvenuta obsolescenza tecnologica, non si troveranno più su Youtube ma archiviati in qualche altra forma)?

    Il periodo del COVID verrà raccontato riducendo il tutto a scontro tra Lascienza e complottismi, come si fa oggi per vicende di 100 o 200 anni fa? O verrà messo in relazione alla più generale crisi della rappresentazione democratica e della distribuzione del potere che ha prodotto Brexit, Trump, Euroscetticismo? E la parentesi Eurozona/Unione Europea, come verrà giudicata dagli storici e dagli economisti del futuro?

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