Una volta eravate più critici, o forse semplicemente più curiosi, e certamente meno distratti dalla gestione per molti versi assurda di un fenomeno che (a differenza di quello di cui ci siamo occupati qui per tanto tempo) non è un'assoluta novità in termini storici (non ricordo uno degli ultimi sette secoli che ne sia andato esente, ma magari più tardi verifico). La vostra distrazione, la vostra angoscia, è compresa e, vi assicuro, condivisa. Forse anche la vostra assenza di curiosità. In fondo, è probabile che quelli fra voi che hanno accesso ai media (la stragrande maggioranza), si stiano assuefacendo in qualche modo all'idea caricaturale di metodo scientifico fornita dal vasto campionario di guitti lombrosiani che viene loro quotidianamente ammannito: una scienza basata sul principio di autoritarietà, che in quanto tale reprime le domande (il principio di autorità semplicemente non le ammette, ma qui siamo evidentemente ben oltre...), una scienza che basta a se stessa e che quindi nemmeno concepisce la possibilità del dubbio.
Ecco: a questo non dovreste assuefarvi.
Può anche darsi che qualcuno, più o meno in buona fede, interpreti come insofferenza alle "critiche" la mia gestione estremamente rigorosa degli utenti Twitter (che però si basa su regole di ingaggio molto chiare). Vi invito a considerare che una critica o una curiosità genuina hanno caratteristiche che non sempre si riscontrano su Twitter (diciamo così), che Twitter ha un senso in quanto aggiunge informazioni, non in quanto sottrae tempo, e che Twitter è popolato di troll (facilmente individuabili). Poi ogni tanto ci va di mezzo anche qualche persona per bene, ma purtroppo per me è essenziale adottare una policy molto conservativa, dati i tempi.
Comunque, sarà per questo che nessuno ha colto un dato criticabile del precedente aggiornamento: criticabile in termini sia statistici che in termini politici.
L'anomalia causata dall'Irlanda, ben visibile nel grafico che riporto per vostra comodità:
comporta ovviamente che una media non ponderata dei redditi pro capite dei singoli Paesi fornisca una stima distorta verso l'alto del reddito medio pro capite dell'area. In altre parole: è vero che in Irlanda il reddito pro capite è cresciuto molto, ma siccome l'Irlanda è molto piccola l'influsso di questa crescita sul reddito medio dell'area è trascurabile. Se si fa una media semplice non si tiene conto di questo semplice dato di realtà. La procedura corretta richiede che si faccia una media ponderata, cioè che si moltiplichi il reddito pro capite di ogni Paese per il peso del Paese sul totale della zona, calcolato come quota del Pil nazionale sul Pil della zona (che nel caso dell'Irlanda è del 3,6%: l'Italia, per capirci, pesa il 14,9% e la Germania il 28,4%).
Applicando questa corretta procedura ci aspettiamo che, siccome viene "abbattuto", moltiplicandolo per una percentuale piccola, il contributo di alcuni Paesi che sono cresciuti molto (non solo l'Irlanda ma anche altri "piccoli" hanno avuto performance migliori di alcuni "grandi"), il reddito medio pro capite dell'area correttamente calcolato cresca un po' meno in fretta. Senza grande sorpresa, scopriamo che le cose vanno proprio così:
Quello rosso è il calcolo approssimativo del reddito medio pro capite dell'area euro (in migliaia di euro) sottostante ai grafici del post precedente (fatto su dati IMF). Quello blu è il dato corretto, costruito come media ponderata ed estratto dal database AMECO.
A fine corsa la differenza è di quasi il 14% in più per il reddito medio pro capite calcolato come media semplice.
Ora, mi fermo un attimo.
Non solo, e forse non tanto gli ultimi arrivati, quanto soprattutto i primi, quelli che "porelli nun ce sò portati pe' lla matematica", si staranno chiedendo: "E quindi?" A questa risposta contrappongo un'altra domanda, non tecnica ma politica: potrebbero i Paesi egemoni accettare regole che li danneggiano? Il post precedente partiva dalla constatazione, piuttosto ovvia, che di norma le regole sono dettate dal più forte a proprio uso e consumo (è sempre stato così, non c'è nulla di scandaloso). Se veramente certe regole avessero "ispanizzato la Germania" anziché "germanizzare la Spagna", come l'ultimo grafico del post precedente sembrava suggerire, questa costante della storia umana sarebbe stata drasticamente smentita, e ci troveremmo di fronte a un unicum storico: quello di Paesi forti che in qualche modo cedono parte del loro benessere per aiutare Paesi meno forti a recuperare posizioni.
Ma vi sembra possibile?
E no che non lo è, e il grafico finale del post precedente lo suggeriva perché si basava su un'illusione ottica: un eccessivo schiacciamento dei redditi dei Paesi forti, derivante dalla divisione per un reddito medio dell'area distorto verso l'alto.
Se replichiamo questo grafico:
con dati AMECO (e quindi dividiamo i redditi pro capite nazionali per la media di zona "blu", cioè quella corretta, anziché per quella "rossa", distorta verso l'alto), otteniamo una cosa così:
I cambiamenti non sono drammatici, in particolare per quanto riguarda noi, ma c'è un dettaglio significativo. Anche il grafico "sbagliato" mostrava che la Germania ha profittato (in termini di posizionamento sulla scala relativa del reddito pro capite) dalla crisi del 2008. Questo vantaggio però poi sembrava affievolirsi. Il grafico corretto invece ci segnala che la Germania ha mantenuto questo vantaggio, passando da un reddito medio pro capite di circa il 10% superiore a quello europeo prima della crisi, a un reddito medio pro capite stabilmente superiore del 20% dal 2012 in poi. Si vede anche (qui e nel grafico precedente) che le crisi fanno bene al posizionamento relativo della Germania: vedete la "gobba" che si manifesta nel 2020? Insomma: quando qualcosa va storto, a loro va meno storto, o a noi più storto.
Dice che le regole servono a creare un level playing field.
Meno male! Pensa se il terreno fosse stato svantaggioso per noi!
E notate bene: il grafico corretto mostra che dalla crisi finanziaria globale in poi invece di convergenza abbiamo avuto divergenza. Come abbiamo visto nel post precedente, questo fatto statistico preoccupa gli economisti (diciamo: "i tecnici") di tutto il mondo. Solo i nostri vivono con serena inconsapevolezza queste tendenze.
Meglio così: gente allegra il ciel l'aiuta, e, come è sufficientemente chiaro, dell'aiuto del cielo abbiamo un gran bisogno!
Egregio Senatore,
RispondiEliminala ringrazio per la sua analisi ed il suo continuo impegno nel portare avanti il Dibattito.
In merito alla ponderazione, io la baserei sulla popolazione.
L'uguaglianza dovrebbe essere più o meno questa:
(Y/P) = (Y1/P1)*(P1/P) + (Y2/P2)*(P2/P) + ... + (Yn/Pn)*(Pn/P)
Spero di non sbagliarmi, ed in tal caso mi corregga pure.
Un sentito ringraziamento,
Fabio
Si tratta già di Pil pro-capite
EliminaIl richiamo alla scienza scientifica sembra essere una necessità dopo l'infame tradimento, ma non tanto perché sia indispensabile esorcizzate questo evento ipotetico e assolutamente presunto, ma perché, dopo quest'anno estremo, sembra proprio che qualsiasi altro terreno solido sia stato sottratto a qualsivoglia sia ragionamento.
RispondiEliminaViceversa s'avvererebbe il seguente passaggio:
“Bisogna vedere, - disse Alice - se voi potete fare si che le parole significhino cose differenti”
“Bisogna vedere, - disse Humpty Dumpty, - chi è che comanda...ecco tutto”
Temo, tuttavia, che oramai anche questo salvagente estremo sia bucato, come tutte le cose eccessivamente abusate, e il disperato richiamo all'esercizio del dubbio contro il disinvolto uso del principio d'autorità, non sia più in grado di riesumare il cadavere della scienza. Da adesso in poi, sembrerà sempre che si voglia soltanto vendere il pollo all'anno che te toccherebbe, del verso di Trilussa, contro quello vero 'n bocca a quell'antro che ne magna due.
Che i Tedeschi abbiano fatto il loro interesse è tutto sommato normale, che i politici italiani abbiano accettato per avere il vincolo esterno mi rivolta lo stomaco
RispondiEliminaCapisco che in rapporto alla media dell'area euro la Germania automaticamente approfitti della sua posizione di forza, e fa valere tanti elementi di vantaggio (si fanno bellamente i casi loro anche se, resta sempre quel loro vizietto di fare surplus enormi senza grandi ricadute generali e con diseguaglianza sempre più accentuata ) ma i redditi reali pc restano pur sempre in sofferenza anche per loro e scendono più che da noi in rapporto al 2014, o sbaglio?
RispondiEliminaPoi nei trucchetti matematici gli economisti sono bravi e tu sei un autentico maestro (anche se sempre a fin di bene non come fa qualche altro che inizia con B di cognome) ma non è un problema matematico ma di furbizia espositiva.
Un abbraccio!
Credo che un certo grado di consapevolezza, ed è relativamente un buon grado, cioè di averci fatto comprendere che i banchieri stanno dominando e il paese sia vittima predestinata dell'avidità della "Cricca" (della quale molti italiani fanno parte senza rendersene ipocritamente conto), abbia fatto scemare in secondo piano lo studio squisitamente tecnico dell'economia.
RispondiEliminaAlcune prospettive possono essere colte solo avendo una certa dimestichezza che deriva dalla contina frequentazione della disciplina.
Ora io questa continuità non ho potuto perseguirla.
Non intende essere una scusante, anzi, ci terrei a precisare che dallo stimolo costante dato da lei e dai temi proposti in questo blog, tre anni fa decisi di conseguire quel diploma che le circostanze della vita, nonché una certa mia tendenza all'abbandono, mi avevano precluso.
A giugno di questo anno, all'età di cinquantasette, con lavoro e famiglia con tre figli, ho raggiunto l'obiettivo che mi ero prefisso anche con un discreto risultato 93/100 (NoCepu).
Di tutto questo la devo ringraziare, dato che l'elemento alchemico finale che ha reso possibile questo processo deriva da questo blog.
Narturalmente ho abbandonato le specificità della materia macroeconomica,ma come dicevo all'inizio, l'aver compreso la grandezza del nemico, alcuni processi antropologici e la tempesta sociale che si sta abbattendo su di noi, mi hanno fatto tralasciare una disciplina che ha sempre nutrito in me una grande ricerca di sapere.
Tanto le dovevo, a lei e a questa comunità.
Che sia un anno di buone prospettive per tutti.
Buongiorno professore, vorrei farle una domanda sul metodo di analisi dei dati: mi chiedevo se sia possibile (non sono uno studioso di economia, non so neanche se questi dati sono disponibili) e/o opportuno valutare la convergenza dei paesi europei considerando in qualche modo anche l'evoluzione dell'asimmetria dei redditi/patrimoni. cioè si potrebbe vedere in qualche modo se c'è stata una convergenza o divergenza nelle disuguaglianze tra i vari paesi ed eventualmente mettere in relazione questa col PIL medio pro capite? Avrebbe senso secondo lei questo tipo di analisi/confronto o sono due aspetti che andrebbero considerati entrambi ma in modo indipendente?
RispondiEliminaEcco, avevo appena commentato il precedente post proprio su questo aspetto.
RispondiEliminaCome non detto...
Mi sfugge l'utilità di un confronto con una media dei redditi dell'eurozona, media che è mobile, magari non qual piuma al vento, ma che, comunque, potrebbe essere fortemente afflitta da tendenze di natura interna (e che, nei fatti, lo è).
RispondiEliminaRitengo che sarebbe più utile un confronto con redditi medi più significativi, per quanto flottanti anch'essi: col reddito medio mondiale (cioè, sostanzialmente, con la Cina) per vedere se abbiamo mantenuto un percorso globale o meno; con quello del Regno Unito, che non ha mai avuto l'€ (e adesso neanche l'UE) o con quello degli Stati Uniti.
Ma lei è nuovo di queste parti? Mi scusi, perché la convergenza dei redditi fra Paesi europei dovrebbe essere misurata con riferimento ai redditi medi di altri gruppi di Paesi? E come si fa a dire che il reddito medio mondiale si identifica con quello Cinese? E come si fa a sostenere che il reddito medio europeo sarebbe mobile ma quello cinese di meno?
EliminaPerché mettermi nella tastiera parole non scritte? Ti lamenti dei giornalisti ma mi sembra che ne hai interiorizzato troppo i metodi.
EliminaHo scritto proprio che la convergenza fra paesi euro non mi interessa - e non dovrebbe interessare nessuno, come a nessuno interessa la convergenza tra Georgia e Connecticut, visto che la sostenibilità del dollaro è stata ottenuta con la cura Sherman.
Un gruppo di paesi adotta l'euro: a qualcuno va meglio a qualcuno va peggio. Capita.
Ma quelli bravi e quelli meno bravi come sono andati rispetto a tutti gli altri? Quelli bravi sono stati bravi anche rispetto a tutti gli altri? E quelli meno bravi sono stati così meno bravi anche rispetto agli altri?
Siccome, però, i paesi bravi e meno bravi dell'eurozona non costituiscono un campione casuale e questa analisi potrebbe essere falsata, perché non valutare rispetto ai più grossi o ai più forti o a quelli che comandano?
Perdonami: questo non è un posto per te. Se non capisci il senso del dibattito sulla convergenza macroeconomica, esposto all’inizio del post precedente, qualsiasi blog di cucina andrà benissimo. Questo era e resta un blog tecnico (come lo sono, del resto, a modo loro i blog di cucina). Trovo tuttavia molto interessante il tuo progetto di ricerca: spazzare via trent’anni di riflessioni dei maggiori economisti mondiali liquidandole come poco interessanti per te! Tutto bene: se poi riesci anche a farti pubblicare in qualche rivista Scopus un articolo con le tue motivazioni, saremo lieti di riaccoglierti! Buona fortuna!
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