Questo mi ha detto poco fa un simpatico frequentatore di quella cloaca che è Twitter. Se lo dicesse perché ci credeva, o perché gli avevano detto di dirlo, e se nel primo caso ci credesse perché gli avevano detto di crederci, e nel secondo caso fosse retribuito o meno per eseguire il suo compitino, non saprei dirvelo. Questo raglio, però, mi ha fatto venire voglia di tornare qui a fare quello che ho fatto per anni e che, con gran cordoglio di una infinita sequenza di mediocri, mi ha portato dove voi avete voluto portarmi: in un posto in cui capire le cose può essere più utile al paese che in una direzione del PD!
Seminare odio? Piuttosto, seminare conoscenza, fornendovi alcuni strumenti utili per interpretare il reale, o almeno la sua dimensione macroeconomica (il che, in tempi di crisi, ha la sua importanza). Credo che una parte del legame che qui ci unisce sia dovuta al fatto che, lasciando al tempo fare il suo lavoro, quello del galantuomo, avete potuto apprezzare quanto efficaci fossero le analisi che vi proponevo. Certo, dopo essere arrivati qui per voi il mondo è diventato più noioso. Ad esempio, quanto è successo in Francia difficilmente vi avrà stupito. Dopo quanto ci siamo detti qui (e fra un po' ripasseremo, a beneficio degli ultimi arrivati) il fallimento di Macron non dovrebbe tornarvi come una sorpresa.
Ma su questo blog non ci siete solo voi! Questo blog, non dimentichiamolo, è letto anche da brutta, anzi: bruttissima gente! Pensate: lo leggono addirittura iMercati! Suppongo quindi che queste parole siano lette anche da chi, qualche mese fa, a Londra, ha visto dipingersi sulle mie labbra un cortese ma esplicito sorriso di compatimento mentre, come vi raccontai a suo tempo, una strapagata mentecatta proveniente dall'Europa del Sud e impiegata da qualche grossa banca di investimenti del Nord mi faceva l'elogio di Macron e del suo staff, e di come si fossero presentati con delle belle slides, e di che bel cronoprogramma le avessero fatto vedere, e di come fossero credibili... Il mio argomento fu semplice (chi c'era se lo ricorderà): "Se farà un quinto di quello che ha promesso, il paese esploderà!" (non ricordo se le parole fossero proprio queste, ma il senso era e non poteva che essere questo).
Incredulità degli astanti, come immaginerete... ma nella mia agenda ci sono tutti i loro nomi, quindi più tardi gli scriverò!
Ora che è tutto chiaro, vale la pena di tornarci sopra non tanto per guardare indietro e prendersi la solita, sterile soddisfazione degli economisti ("io l'avevo detto!"), quanto per guardare avanti e apprezzare come sia cambiato il panorama. Gli ultimi arrivati impareranno qualcosa, ma anche i più esperti avranno le loro soddisfazioni.
Senza annoiarvi troppo con la teoria, che è esposta in dettaglio qui a beneficio di chi non è allergico alle formule, vorrei richiamarvi il punto principale, che è questo: come ognuno di noi, così anche la collettività nazionale può trovarsi in una situazione di surplus finanziario (e quindi avere soldi da prestare) o di deficit finanziario (e quindi avere bisogno di prestiti per coprire l'eccedenza delle proprie spese sui propri introiti). In macroeconomia, questa analisi viene spesso condotta considerando tre settori: quello privato (famiglie e imprese), quello pubblico (Stato, enti territoriali, enti previdenziali) e estero. Ognuno di questi settori può generare o assorbire risparmio: fatto sta, che in termini contabili nessuno può prendere in prestito del denaro se qualcuno non glielo presta (altrimenti è furto, e si esce dalla contabilità nazionale per entrare nel codice penale). Ne consegue che se un settore (ad esempio il settore pubblico) ha un "meno uno" perché si è fatto prestare un euro (era in deficit), gli altri settori registreranno complessivamente un "più uno" perché hanno prestato un euro (erano in surplus). In termini tecnici si dirà che "la somma algebrica dei saldi settoriali (cioè dei surplus/deficit dei settori privato, pubblico e estero) è necessariamente nulla".
Nelle economie avanzate normalmente il settore pubblico è in deficit. Resta allora il problema di chi lo finanzi, questo deficit. Può darsi che il settore privato generi sufficiente risparmio: ma ci sono anche casi in cui per finanziarsi il settore pubblico, e quando va male anche quello privato, devono ricorrere a finanziamenti esteri. In quei casi, il settore estero è in surplus (presta) verso uno o entrambi i settori interni, cioè il paese (inteso come collettività nazionale) si sta indebitando con l'estero. Per una somma di motivi che ho spiegato più volte, e che non sono difficilissimi da capire, la situazione in cui un paese (e in particolare il suo settore privato) si indebita verso l'estero, è molto, ma molto più esplosiva di quella in cui uno stato (cioè il settore pubblico) si indebita col settore privato nazionale. Basta pensare ai due casi di Grecia e Giappone, che qualche economista incauto aveva in passato accostato con una certa leggerezza...
In tutto questo discorso, sperando che non vi abbia fatto addormentare, c'è da ricordare un'ultima cosa: se io sono in surplus con te, tu sei in deficit con me. L'essenza della "goofynomics" è questa: una discesa, vista dal basso, somiglia molto a una salita. Un surplus dell'estero, visto dall'interno, somiglia molto a un deficit con l'estero ("di" e "con" sono due preposizioni ben diverse). Quindi, quando vi dico che l'estero è in surplus col paese (cioè che il paese si finanzia con capitali esteri), vi sto dicendo che il paese ha la bilancia dei pagamenti in deficit (cioè che il paese si sta indebitando, che poi è la stessa cosa che finanziarsi col capitale di un altro, no?).
Si parla di "deficit gemelli" quando un paese ha simultaneamente un deficit del settore pubblico, e un deficit di bilancia dei pagamenti. La Francia è esattamente in questa situazione. Non ci si è sempre trovata, ma ora ci si trova, e uscirne non sarà facile, anzi: per come è messo ora Macron, lo scenario più probabile è che entrambi i deficit si accentuino, e vale la pena di ricordare perché.
Il resto dell'articolo è dedicato a spiegarlo a chi non ci è già arrivato da solo.
Cominciamo dal grafico che vi avevo mostrato l'anno scorso, quello dei saldi settoriali francesi riportati dal Fmi nell'edizione del World Economic Outlook di aprile 2017 (immediatamente precedente all'elezione del novello Napoleone):
Il grafico riporta i saldi settoriali francesi in rapporto al Pil (la scala di sinistra indica punti percentuali), inizia nel 2002, e termina nel 2022 (gli scenari di previsione del Fmi sono a cinque anni e 2017+5=2022). Il saldo finanziario del settore privato è in blu, quello del settore pubblico in arancione, quello del settore estero in verde. A inizio periodo, il settore privato era in surplus (spezzata blu sopra lo zero), mentre quelli pubblico e estero entrambi in deficit. Le cifre erano, rispettivamente: 5.2% di saldo privato (surplus), -3.1% di saldo pubblico (deficit), -2.1% di saldo estero (deficit del settore estero, cioè surplus di saldo estero francese). Insomma, nel 2002 la Francia violava i parametri di Maastricht (perché il suo deficit era superiore al 3%: e questo non fa notizia, come vedete dal grafico...), ma aveva un surplus di saldo estero (2.1%) perché il suo settore privato aveva un rilevante surplus finanziario.
(Piccola nota metodologica ad uso degli eventuali operatori informativi presenti: un saldo - in inglese: "balance" - può essere positivo o negativo. Se è positivo è un surplus, se è negativo è un deficit. Se invece parlo di deficit sto già considerando una grandezza negativa, e quindi non devo esplicitare algebricamente il segno meno. Insomma: dire "un saldo pubblico di -3.1%" o dire "un deficit pubblico di 3.1%" è la stessa cosa. Sì, certo, naturalmente: so che lo sapevate, ma better safe than sorry...).
(Altra nota metodologica: 5.2-3.1-2.1=0, e così deve essere, per i motivi che vi ho spiegato sopra. Chiaro?)
Qual è la principale differenza fra la situazione nel 2002 e quella nel 2017, all'elezione di Macron?
Per capirla dovete seguire non tanto la linea rossa (saldo pubblico: è sempre stato in deficit - come in ogni paese civile - e praticamente sempre oltre il 3%). Quella che fa la differenza è la linea verde, il saldo del settore estero, settore che è il vero vincitore di questa breve storia triste (lo sconfitto essendo la Francia). Noterete come dal 2002 in poi (ma in realtà, estendendo la serie, dal 1999 in poi) il saldo dell'estero cresce (quello con l'estero quindi diminuisce), passando da territorio negativo (la Francia presta soldi all'estero) a territorio positivo (la Francia prende soldi in prestito dall'estero) nel 2008, per poi restare lì, graniticamente (nel 2015 il saldo scende a 0.2, ma resta positivo).
Dato che il saldo dell'estero è il contrario del saldo con l'estero, questa situazione può essere letta in un modo complementare, assolutamente isomorfo dal punto di vista algebrico, ma che arricchisce l'analisi dal punto di vista economico: il saldo dei conti esteri (rectius: saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti) francese è positivo fino al 2007 e negativo dal 2008, ovvero fino al 2007 in Francia le esportazioni eccedevano le importazioni, e dal 2008 accade il contrario. Insomma, quello che la linea verde vi racconta è un serio, serissimo problema di competitività: in Francia le importazioni sono cresciute più delle esportazioni, il che significa che il ricavato di queste ultime (le esportazioni) non è più stato sufficiente per finanziarie le prime (le importazioni). Detto ancora in un altro modo: dal 2008 l'economia francese, e in particolare il suo settore privato, hanno smesso di reinvestire all'estero i saldi finanziari realizzati vendendo all'estero più di quanto compravano dall'estero, e hanno cominciato a prendere soldi in prestito per finanziare l'acquisto di beni esteri non coperti dal ricavato delle esportazioni francesi all'estero.
Lo so: è una filastrocca tediosa, pressoché incomprensibile: eppure se volete capire prima cosa succederà dopo vi toccherà apprenderla (basta cliccare sull'etichetta "saldi settoriali" qui in fondo alla pagina - se siete in visualizzazione web).
Comunque, nel 2017, all'avvento di Macron, la Francia era nella situazione dipinta dal grafico: un rilevante deficit pubblico, finanziato in parte dal settore privato e in parte dal settore estero. Notate che nel grafico i dati del 2017 sono le previsioni a fatte ad aprile (non i dati a consuntivo). Quello che è interessante, però, è vedere come il Fmi si immaginava che Macron avrebbe funzionato: esattamente come Hollande. Le linee tratteggiate, che rappresentano le previsioni quinquennali, convergono tutte verso zero. Per il Fmi Macron avrebbe "chiuso" tutti gli squilibri della Francia: portando a zero il saldo di bilancio pubblico avrebbe risolto (?) il problema di competitività riportando in surplus il saldo con l'estero (cioè in deficit il saldo dell'estero).
E come?
Come ci si aspettava che avrebbe fatto Hollande: con "le riforme"!
Un anno fa avevamo ironizzato su quanto fosse semplice fare le previsioni al Fmi: sembrava che bastasse avere un righello e essere in grado di tirare una retta verso l'asse delle ascisse. Al tempo di Hollande infatti avevano fatto la stessa cosa:
(questo il grafico costruito coi dati del 2012), ma poi le cose erano andate in modo diverso e gli squilibri non si erano chiusi.
Credo però che gli ultimi rovesci della fortuna abbiano riavvicinato il Fmi alla durezza del vivere. In effetti, quello che colpisce negli scenari previsionali pubblicati a ottobre di quest'anno è...
Bè: non vi rovino la sorpresa: ve li faccio direttamente vedere:
Guardate? Non è meraviglioso? Non è fantastico? Ma come cosa!? Ma il fatto che perfino quei primatisti mondiali di wishful thinking cui il Fmi affida la definizione degli scenari previsionali non se la sono sentita di dare a Macron sufficiente credito, quello che gli avevano dato nel 2017, e che avevano dato prima a Hollande nel 2012: non se la sono cioè sentita, per la prima volta da che io possa ricordare, di emettere una previsione dove i saldi settoriali del paese convergono a zero, verso una situazione di preteso equilibrio almeno contabile (se non macroeconomico)!
Intendiamoci: le previsioni del Fmi sono comunque fasulle e incoerenti (ma anche questa non è una sorpresa, come non lo è il fatto che la Francia violi le regole). Ad esempio, quel -2.8% del Pil di saldo pubblico che secondo loro la Francia raggiungerebbe nel 2023, in realtà verrà ampiamente superato già dall'anno prossimo, come ormai tutti ammettono (ed era già sufficientemente chiaro ad ottobre). E ovviamente è impossibile che (in assenza di un riallineamento del tasso di cambio reale) il saldo estero si "chiuda" mentre l'atteggiamento di politica fiscale diventa più espansivo. Un'espansione del deficit comporta una crescita del Pil e quindi delle importazioni: fra cinque anni quindi vedremo che non solo la spezzata arancione sarà andata più in basso di dove la dipinge oggi il Fmi (ci sarà stato un ben maggiore deficit pubblico), ma anche che la spezzata verde sarà andata più in alto (maggiori importazioni, quindi maggiore necessità di finanziamenti dall'estero, quindi maggior surplus del settore estero verso la Francia, cioè maggiore deficit della Francia verso l'estero).
Le previsioni emesse sono quindi incoerenti in termini di elementare ragionamento macroeconomico, e questo ne sancisce la fasullaggine, ma il messaggio politico che davano a ottobre, prima che cominciasse la rivolta dei gilets jaunes era già devastante: secondo il Fmi, Macron avrebbe fallito nel suo proposito di consolidare i conti pubblici francesi, intrappolato dalla stringente logica economica dei deficit gemelli. Nessuno pare essersene accorto, e non me ne ero accorto nemmeno io, semplicemente perché ultimamente devo occuparmi di altre cose (la direttiva antielusione, quella sul mercato secondario delle esposizioni deteriorate, la riforma del codice fallimentare, il decreto fiscale, la legge di bilancio, ecc.).
Naturalmente, dopo i gilets jaunes il quadro si complica, e di molto!
Da un lato, infatti, sarà necessario spingere molto più in giù il saldo pubblico (cioè aumentare molto di più il deficit) per cercare di far star buona tutta questa gente (e infatti, ad esempio, l'aumento delle imposte sui carburanti è già storia passata). Ma dall'altro sarà impossibile ricorrere alle "riforme strutturali", cioè alla precarizzazione del mercato del lavoro a scopo di riduzione dei salari, per ottenere quel riallineamento del cambio reale del quale la Francia ha bisogno da ormai più di un decennio, e avrà ancor più bisogno se le politiche di bilancio sosterranno i redditi (cosa inevitabile, a meno che non si voglia veramente far aumentare la tensione sociale), e quindi spingeranno le importazioni (aumentando l'esposizione della Francia sui mercati esteri). Detto in altre parole, i francesi hanno dimostrato di essere sufficientemente nervosi, e quindi, se già è impossibile pensare che qualcuno proponga oggi a noi una cura Monti, è impossibilissimo pensare che la si proponga ai francesi, i quali, negli attuali assetti di regole europee, ne avrebbero molto, ma molto più bisogno di noi. Altro che ridurre il numero dei fonctionnaires (dipendenti pubblici) per ridurre la spesapubblicabbrutta! Altro che flessibilizzazione (sempre in uscita, sempre al ribasso) del mercato del lavoro (su cui peraltro si andrebbero a riversare i suddetti fonctionnaires)!
Le cose andranno in un altro modo: tutte le ricette "liberiste" che tanto mandavano in brodo di giuggiole i commentatori autorevoli (incapaci di vedere a un palmo dal proprio naso) finiranno nella pattumiera della storia insieme a chi le ha proposte e a chi le ha commentate. Le regole europee si dimostreranno per l'ennesima volta insostenibili anche per un vaso di ferro (la prima volta accadde per la Germania, che era il malato d'Europa nel 2000 come la Francia lo è nel 2018), e quindi dovranno cambiare, a meno che il vaso di ferro non scopra di essere anche lui di coccio, nel qual caso non credo che si andrebbe incontro a uno scenario molto più stabile (e comunque anche la Germania non è più quella di una volta...).
Qui finisce la lezioncina di macroeconomia. Chi già la sapeva, è soddisfatto. Chi ancora non la sapeva, l'apprenderà. Chi non vuole proprio apprenderla, la imparerà dalla storia.
Io il mio dovere credo di averlo fatto, e se qualcuno lo chiama seminare odio, me ne farò una ragione e risponderò con un cortese ma esplicito sorriso di compatimento: lo stesso riservato a marzo alla gentile ancella dei mercati che mi narrava le mirabilia di Macron...
Rinnovo quindi l'invito a stare saldi (in senso morale, non settoriale), e a non discutere con gli imbecilli: è noto che vi trascinano al loro livello e vi battono con l'esperienza. Di "competenti" che hanno imparato l'economia da uno dei tanti variopinti guitti millantatori di titoli la sfera social rigurgita. Nessuno di loro ha mai azzeccato una previsione né è stato in grado di capire perché non l'avesse azzeccata: sono, se possibile, peggiori dell'economista standard (quello che capirà domani perché le cose previste ieri non sono successe oggi). Loro, invece, non capiranno: sono quelli che oggi se la prendono col popolo ingrato che non apprezza la grandezza di Macron ("c'è tanta invidia e tanta cattiveria signora mia...": le prefiche del capitale mi ricordano molto le amiche barbute di mia nonna, incubo della mia infanzia...).
Noi ci vediamo qui alle prossime presidenziali francesi, fra quattro anni, salvo imprevisti!
(...solo per caso a questo QED è toccato il numero 89, un numero difettivo, di Markov, altamente cototiente, ma soprattutto un numero cui i francesi sono, o dovrebbero essere, affezionati per motivi storici...)
Però è un po' vero che lei semina odio.
RispondiEliminaMaledetti grafici...
“— Ti dico, — disse madama, stendendo la mano per dare energia al discorso, — che se è da molto tempo sulla strada, ciò che deve venire è in cammino e viene. Ti dico che non si ritrae mai e non si ferma mai. Ti dico che fa sempre dei passi innanzi. Guardati in giro e considera la vita di tutti quelli che conosciamo noi, considera la loro rabbia, il loro malcontento che diventa ogni giorno maggiore. Non è cosa che può durare indefinitamente. Ohibò, mi fai ridere!
RispondiElimina— Mia brava moglie, — rispose Defarge, ritto innanzi a lei con la testa un po' chinata, e le mani congiunte di dietro, come uno scolaro docile e attento innanzi all'insegnante, — questo non lo metto in dubbio. Ma dura da troppo tempo, ed è possibile... sai bene, cara, è possibile... che possa non venire a tempo nostro.
— Ebbene, che vuol dire? — domandò madama, facendo un altro nodo, come se avesse un altro nemico da strangolare.
— Bene! — disse Defarge, con una scrollatina di spalle ch'era un po' di scusa, un po' di deplorazione, — non vedremo il trionfo.
— Lo avremo aiutato, — rispose madama, con la mano stesa in un gesto energico. — Nulla che si fa, si fa invano. Io credo, con tutta la mia anima, che noi vedremo il trionfo.”
Salve, Senatore.
RispondiEliminaO ha collegato male il sito del solo24ore o il sole ha fatto tramontare l'articolo...
Perdoni gli artifizi rettorici.
...o lo stai guardando da cellulare.
EliminaCome diceva Gomez-Davila: "I passeggeri perdonano più volentieri il capitano che li ha portati al naufragio, piuttosto che il tale che per primo ha urlato "Iceberg!!!""
RispondiEliminaCosa debbo commentare.Visione chiara dello stato in cui ci hanno portato i soloni pasticcioni,stile prodi, sono i peggiori.L'Economia non è una scienza esatta,le variabili che possono modificarla sono infinite. L'unica certezza,è che la legge del menga viene applicata sempre a noi
RispondiEliminaA mio modestissimo avviso in questo Blog trovi la scienza esatta, basata su modelli matematici, storia della macroeconomia, previsioni realizzate: la legge del menga ce la siamo voluta noi,parlando sempre e solo di calcio e di Grande Fardello.
EliminaMi consenta una precisazione: la forza di questo blog non è nel trattare di "scienza esatta", ma nell'affrontare le tematiche macroeconomiche con un atteggiamento epistemologicamente corretto e onesto.
EliminaLa tenzone sul chi ce l'abbia più esatto (caratterizzata da un machismo intellettuale che già la dice lunga sullo spessore morale dei rispettivi advocate delle tesi che si confrontano) è meglio venga lasciata ai Burioni-boys o ai guitti da talk show.
Chi si arroga il monopolio della scienza vorrebbe sempre arrogarsi anche il monopsonio della democrazia, cooptando in maniera autocratica i soggetti titolati a esercitare il diritto di partecipazione alla vita politica e civile del Paese (gli altri essendo stigmatizzati come ignoranti, psicotici, incompetenti).
Lo stesso Keynes, quando parlava di modelli macroeconomici, non si soffermava solo sugli aspetti matematici strictu sensu (come un qualsiasi replicante dell'FMI), ma insisteva sull'importanza della capacità dell'economista di selezionare i modelli più adatti alle contingenze storiche che si trovava ad analizzare.
Niente di più lontano, quindi, dalla pretesa di essere depositario della certezza more geometrico demonstrata.
Come ci ricorda Emanuele Severino, se il mezzo (la scienza) viene potenziato indefinitamente rispetto al fine (l'uomo) c'è il rischio che mezzo e fine si invertano nella successione teleologica, con tutte le (tragiche) conseguenze facilmente immaginabili.
ok ma attenzione col latino, please:
Eliminaerrata:strictu sensu
corrige: stricto sensu
se no finiamo come Craxi che disse in Parlamento "Simul stabunt simul cadunt", rimbrottato da Natta
Secondo me non manca molto al momento in cui legioni di piccoli ragionieri nordeuropei cominceranno a scagliarsi contro la spendacciona Francia; a naso, potrebbe anche accadere non appena Macron annuncerà il 3% (se non oltre) di deficit per l'anno prossimo (e lì sarà divertente vedere che strane acrobazie si inventerà la Commissione). Ma quand'è che la potente burocrazia francese si renderà conto che i suoi progetti di dominio, di Europa come moltiplicatore della potenza francese, sono ormai dei castelli per aria? C'è veramente bisogno che finisca di nuovo come nel 1871/1940? Non sarebbe male per noi se rinsavissero, ma ci conto poco.
RispondiEliminaLa Francia, nel 2018,è il malato d'Europa come la Germania lo era nel 2000:significa che domani Macron annuncerà una manovra al 4% di deficit,sulla carta, che diventerà un 5% nei fatti, come hanno sempre fatto.
RispondiEliminaIn caso contrario il piccolo Napoleone avrà una percentuale di successo pari all'1%,anzi, nemmeno quella;oramai è spacciato, si dice che sia stato punto dall'animale più letale del pianeta,Renzi!
Visto che la purga con la cura Monti noi italiani purtroppo l'abbiamo già subita non ci resta che rimanere saldi ed approfittare per quel che possiamo del futuro aumento di deficit francese abbinato alla loro impossibilità di limitare ora il saldo settoriale dell' estero. La nostra manovra espansiva dovrebbe essere massimizzata cercando di aumentare contemporaneamente il surplus sul saldo con l'estero magari un pò proprio a spese dei cugini francesi. Ma possiamo essere così cinici?
RispondiEliminaDixit Dominus Domino meo: sede a dextris meis. Donec ponam inimicos tuos scabellum pedum tuorum. Bellissimo post. Auguri, prof.
RispondiEliminain tutto il testo neanche un "banale" ... vuol dire che l'hanno proprio fatta arrabbiare prof ��
RispondiElimina
RispondiEliminaCerto, un modo di aggirare questo ostacolo ci sarebbe, e farebbe lieti molti di voi: basterebbe parlare un linguaggio che non può essere travisato, anche perché pochi lo capiscono: quello dell'economia e dei dati! Un bel post tecnico, insomma, ogni tanto potremmo anche farlo: i nostri cari amici ne uscirebbero vergini, potrebbero virgolettare ben poco (a voi, ormai, bastano i grafici: il commento lo sapete fare da soli, e le immagini non si virgolettano), e noi ci terremmo al corrente. I grafici hanno una loro certa ferocia: guardate ad esempio cosa sta succedendo oggi al povero Macron, la vittima più illustre - finora - dei saldi settoriali (ancora ricordo la povera ascara dei mercati che a Londra con infinita saccenza, da figlia di una cultura minore, si esaltava di fronte a me per l'efficienza e la capacità di delivery di Macron...)! Non a caso Macron affronta esattamente la situazione che avevamo pronosticato qui (e il meglio deve ancora arrivare). Non è né la prima né l'ultima volta che un pronostico "tecnico" formulato su queste pagine si avvera, d'altra parte, e quindi, in effetti, sì, volendo il modo di non farsi stuprare, e di mantenere un rapporto con voi, forse ci sarebbe.
Ma poi c'è un terzo vincolo, oggettivo, non soggettivo: il tempo. Con buona pace degli imbecilli che "scaldi la poltronah!" o "volevi la
Grazie per avere superato quel terzo vincolo oggettivo: il tempo.
Il tuo tempo, per regalarci questo post ad altissimo grado di soddisfazione in un linguaggio che non può essere travisato.
Ma quando la Francia drena risorse dall'Africa via CFA, questa cosa in contabilità come si chiama?
RispondiEliminaMi lancio anche in un momento-Robertino: ma quando il saldo dell'estero diventa virtuosamente zero, si vede in tutto il suo splendore che il deficit pubblico è la ricchezza del privato... e che quindi quelli che ragliano per azzerare il deficit pubblico, o sono criminali che se ne procurano in modo non canonico, o sono... sono... sono... non mi viene... aspetta... ce l'ho sulla punta della lingua... ecco, adesso me lo ricordo! Sono piddini seguaci di PudePagina Hovvintoqualcheccosa? (temo molto la possibile risposta, ma, impavido, affronto il rischio)
RispondiEliminaAuguri senatore, e grazie per il post.
RispondiEliminaBello tutto...bella la boiserie, bello l'armadio, bella la cassapanca, bello, bello tutto...ma Ella come si sente ad essere stato eletto nelle file della Lega anti-euro ed ora a sedere tra gli scranni di Syriza? Perché? Non ha notato che le uscite del suo leader Salvini, negli ultimi giorni, assomigliano spaventosamente alle dichiarazioni di Tsipras dopo il referendum greco?
RispondiEliminaDraghi sotto l'albero ci porterà una nuova versione del QE? Chissà che bel nome avrà e quali bellissime motivazioni riusciranno a propalarci.
RispondiEliminaTLTRO.
EliminaChe è una cosa diversa, ma con scopi non dissimili.
Elimina..tipo lo Scacciavillani (:-) del FQ...Grazie Prof!
RispondiEliminaBuon Compleanno: girati indietro di un anno, guarda cosa è capitato nel frattempo e sorridi! :-)
RispondiEliminaChe la pace sia con te!
Non riuscire a stare fermi un'istante
saltare da un pensiero all'altro
da un desiderio all'altro in continuazione,
è una maledizione
cercare un posto lontanissimo
senza più legami
con questo caos di eterni pendolari,
di paradisi artificiali, palloni pubblicitari
e dentro il cuore, nel silenzio e ovunque altrove
fra le rovine del Partenone
non trovare che rumore
e ancora insoddisfazione, insoddisfazione!
Fuggire dal mondo e da se stessi,
nella finzione nel sesso disperato,
nei videogames subire il fascino del sacro
nei reparti di un supermercato
sentirsi pieni di poetico abbandono
di un senso alto del tragico e del buono
e scoprire che per gli altri sei solo in posa
per l'avanspettacolo e la cronaca rosa
e nonostante tutto avere dell'amore
un'idea talmente splendente e sublime
e un bel niente, un bel niente da spartire
con queste vite mediocri e meschine
La pace sia con te, e con il tuo spirito
la pace sia con te, e con il tuo spirito
Essere come una città sotto vetro
quasi sempre in stato d'assedio
circondati da nemici spietati,
o peggio ancora dal tedio e dai suoi derivati
avere voglia di salire sul tetto
e poi, di mettersi ad urlare
che magari arriva un disco volante
e ci viene a salvare
che se uno deve, per forza emigrare
allora è meglio un altro sistema solare
siamo noi quei misteriosi via vai dei pinguini
sulle distese che non hanno comunque confini
la pace sia con te, e con il tuo spirito
la pace sia con te, e con il tuo spirito
e nonostante tutto avere dell'amore
un'idea talmente splendente e sublime
e sapere bene di essere in bilico, in bilico.
La pace sia con te, e con il tuo spirito
la pace sia con te, e con il tuo spirito
Renato Zero
Un giorno di cinque anni fa' digitai su Google Prof Bagnai, ero
RispondiEliminaconvinto di sapere perchè leggevo i giornali e guardavo vari tg.
Da allora ho capito di essere IGNORANTE e LOBOTOMIZZATO.
ORA SO.
Ieri in una pacifica discussione sulla situazione francese ho semplicemente detto"io che Macron avrebbe fallito lo so da almeno un anno e mezzo" risposta di alcuni nuovi conoscenti"e come facevi a saperlo,non aveva ancora iniziato a governare"
io,serafico,coccoloso e sorridente,"io seguo Prof Bagnai da 5 anni,andate su Goofynomics e saprete quello che accadrà tra 2 0 3 anni con 2 o 3 anni di anticipo". Son soddisfazzzzioni Prof!
Grazie.
Post da incorniciare.
Applausi :-)
Elimina"Credo però che gli ultimi rovesci della fortuna abbiano riavvicinato il Fmi alla durezza del vivere."
Elimina:-) :-) :-)
Non dimentichiamoci mai Padoa Schioppa, schioppato prima del tempo.
Una domanda mi gira in testa da tempo: dove sono finiti i soldi? Se tutti i Paesi dell'€ sono senza, le banche pure (dicono), non e' che il "merito" sia dei soliti USA che hanno fatto pagare al resto del mondo il famoso buco Leman&C? Oppure sono finiti tutti in Cina? Ci sono elementi/analisi che possano spiegarci questo fenomeno? Grazie
RispondiEliminaAi creditori "bancarottieri seriali" (c) del centro UE.
EliminaAi profitti di quelle grandi aziende tedesche che, sostenendo Hitler, inviarono vagoni piombati a spasso per l' agognato Spazio Vitale (Lebensraum) allo scopo di importare mano d' opera a basso costo.
Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
RispondiEliminaCaro Bagnai i tuoi grafici seminatori di odio sono benefici per chi ama la conoscenza e la verità.
Produzione da nucleare francese : 64.3% del totale di 619.3 TWh fatti con 58 reattori nucleari PWR sul suolo francese .
RispondiEliminaDi questi 17 sono sicuramente obsoleti e ne e' pianificata la dismissione prevista entro il 2025 .
Le progettazioni sono dei primi anni 70 .
Il problema poi si complica in quanto il nostro prezzo elettrico dipende dal loro surplus :
https://www.qualenergia.it/articoli/20161025-prezzi-elettrici-fermo-nucleare-francese-rischia-di-costarci-15-miliardi-di-euro/
L'articolo e' vecchio ma il ragionamento non cambia
A cui vanno aggiunti i problemi dei nuovi investimenti che non hanno funzionato ed i problemi all'acciaio non perfetto per i "vessel" (il cuore di una centrale) .
Tutte le informazioni sono pubbliche .
Cosa succede alla Francia ed all'europa se delle centrali francesi se ne spengono una ventina per problemi di sicurezza ?
L' ho trovato su di un blog molto più datato del suo ed è la risposta all' accusa di seminare ..."la verità vi farà liberi".Per questo motivo :
RispondiElimina"Non crediate
che io sia venuto
a portare
pace sulla terra:
sono venuto
a portare non pace,
ma spada!"
(Matteo 10,34)
Giusto per.... la strapagata mentecatta è quella che aveva iniziato il suo argomento citando la copertina dell'economist, vero?
RispondiEliminaNon mi ricordo di aver fornito questo dettaglio ai miei lettori, quindi…
Elimina…salutamela, se il suo capo non l’ha già dotata di scatola di cartone uso Lehman (tanto fa quella fine lì).
EliminaDobbiamo solo ringraziarLa per la Sua costante opera di diffusione della conoscenza accademica tramite goofynomics.
RispondiEliminaMi imbattei nel Suo Blog casualmente, ma fin dalle prime letture capii di poter attingere ad una spiegazione scientifica dei fatti economici.
La Sua passione per la verità ha illuminato da subito il buio della triste informazione massmediatica italiana, disvelando la logica che stava dietro a certe strategie economiche e fornendo la chiave di interpretazione dei provvedimenti dei Governi.
L'esattezza delle Sue analisi è stata costantemente confermata dagli eventi.
Si capisce benissimo come possa esserci ancora chi desidera, oltre ogni ragionevole dubbio, confutare quei dati che ben rappresentano la realtà dei fatti con i relativi rapporti di forza in essere nella Comunità Europea.
Al netto di tutto, resta però il fatto che nessuno può/deve dimenticare la verità scritta nel famoso post "I salvataggi che non ci salveranno".
Leggo alla voce Causa: Malcontento sociale
RispondiEliminaOgni commento sui recenti fatti è superfluo
Il popolo di Parigi assalta la fortezza della Bastiglia il 14 luglio 1789, divenuta l'immagine-simbolo della Rivoluzione francese
Data 14 luglio 1789–
9 novembre 1799
Luogo Francia Francia
Causa Malcontento sociale
Esito Vittoria dei rivoluzionari
Modifiche territoriali Caduta della monarchia
Istituzione della repubblica
Gira un tweet di augurio a Macron da parte di Fassino... Se è vero le profezie di Fassino superano le previsioni del prof.... Naturalmente quelle di Fassino vanno lette al contrario.
RispondiEliminaChe barba che noia che noia che barba (sottovoce: #urge)
RispondiEliminaBuona sera professore, la volevo ringraziare per averci fatto avvicinare ancora di più al popolo francese. Avere al governo un partito come la Lega mi rassicura del fatto che la mediazione con la Francia sui temi strategici per il nostro continente avvenga con la solidarietà e la flessibilità che si merita, ma senza sudditanza.
RispondiEliminaPS: Deduco che Macron lanciasse sermoni in primavera senza prima essere passato dal blog. Ahi Ahi Ahi!!! Comunque se è vero che siamo tutti figli di Dio(e in fondo lo sono anche gli esponenti del PD) allora lo possiamo perdonare.
Mando al presidente Macron un grande abbraccio per il difficile momento.
Saluti
Fortunatamente sempre più italiani detestano i seminatori di "concordia" più o meno sinistrati...
RispondiEliminaDue domande:
1) quando potremo vedere in RAI una trasmissione di approfondimento economico (possibilmente non alle 3 di notte) che mostri, ad esempio, grafici come sopra?
2) poiché anche la Francia mostra chiaramente tutti gli effetti collaterali del suppostone unico venefico made in Germany, come evolverà la situazione?
Zingales "Incauto".
RispondiEliminaCaro professore, tanti auguri di buon compleanno. Un abbraccio forte.
RispondiEliminaAuguri Alberto, in ritardo è sempre meglio di niente.
RispondiEliminaGrazie di tutto
"semina odio" .. detta così sembra scritta da Berlusconi in persona durante il periodo d'oro del Popolo della libertà quando lo slogan era:"noi siamo il partito dell'amore, la sinistra il partito dell'odio ". Come cambiano le cose
RispondiEliminaGrandissima e chiarissima lezione di economia comprensibile a Tutti.
RispondiEliminaGrazie professore
Ma quindi è un problema di debito privato?
RispondiEliminaIo li licenzierei tutti sti privati fannulloni!
Impressionante la chiarezza con cui viene spiegata la situazione dei conti francesi. Impressionante anche come viene smascherata la cialtroneria (malafede?) dei funzionari del FMI! Rimane la domanda: come ne può uscire la Francia? Ma forse la risposta è talmente ovvia (uscire dall'Euro) che non c'è neanche bisogno di darla.
RispondiEliminaSi nota la "manina" dell'Estensore. Notevole il rilievo dell'asimmetria della normativa: prima, a livello macroeconomico, creo condizioni di esposizione, rendendo il sistema intrinsecamente instabile. Poi, quando quelle condizioni si realizzano, intervengo a valle con incomprensibili discipline di settore. E ancora lì, visto che c'è da far soldi, obbligo innanzitutto le banche a dismettere a prezzi stracciati, con il regolamento sui requisiti patrimoniali, direttamente e immediatamente applicabile. E solo dopo mi preoccupo di creare un mercato secondario efficiente per la rivendita.
RispondiEliminaE così chi ha comprato prima guadagna due volte: compra al ribasso e vende al rialzo. Il film visto tante, troppe volte nell'Unione dell'Euro.
Grazie come sempre, Professore.
Dal profondo del mio cuore, le auguro cento anni di felicità sempre vissuti in ottima salute, come il suo cuore desidera. Auguri!
Parrocchia #PilastroNazioneI dipendente (Piddinia).
RispondiEliminaErik: mi interessa l' azione cattolica ma anche tutte le tsnte belle iniziative che fate.
Vice Parroco: il parroco torna alle 15.
Erik:...Alberto Bagnai...Rockappasso...
Vice Parroco: Portalo qui: che Dio ti benedica Erik (non vi dico com' ero abbigliato prof:).
Esprimo un desiderio: Un Natale a casa di UGA (o il 25 o il 10 dicembre): disponibile. Arrivederci al Pilastro.
Ps. Abbiamo la Biblioteca Luigi Spina ricca di bambini e ragazzi lettori.
Le lezioni di Alberto Burgio in via #Zamboni38 sono terminate a mia insaputa:) #DAR Di cosa saresti l' ideologo scusa?...sono abbastanza tardo. Buon Natale (2 giorni di ritardo). Amen
RispondiEliminaIl sistema neoliberista n€uropeo sta portando alla rovina perchè la SStoria si ripete (stesse cause delle recenti guerre mondiali). I veri seminatori di ODIO sono quelli che hanno massacrato i lavoratori (jobs act), la scuola, le aziende e le periferie attraverso una politica migratoria d'invasione assurda. A voi tocca raccogliere questo odio (già fatto) e trasformarlo in speranza, pace e benessere. Lo si può fare solo in 2 modi inscindibili:
RispondiElimina1)mantenendo le promesse (in 5 anni ovvio ma state iniziando già da questo);
2)cambiando le regole n€uropee (n€uro-liberiste) e applicando invece la nostra Costituzione (keynesiana).
Con "regole" diverse in questi anni avremmo creato 4.500 miliardi per immetterli nel circuito economico (pubblico e privato) dando benessere alla collettività e non per distribuirli al sistema finanziario "riparando" i disastri creati da quelle stesse assurde regole che semplicemente premiano il capitale massacrando il lavoro.
Io ho una sola considerazione da fare: come e' possibile che le formule matematiche usate in economia siano a livello di quinta elementare (alla fine sono praticamente solo addizioni e sottrazioni) e tuttavia le persone (e gli economisti stessi, a quanto pare) facciano cosi' casino nel leggerle e/o applicarle?
RispondiEliminaLa considerazione non e' rivolta ai frequantatori (e l'autore, giusto per chiarezza) di questo Blog
Certo, è davvero arduo comprendere i francesi che hanno votato un ologramma, un progetto di marketing costruito sul nulla ma che, soprattutto, hanno dato la loro fiducia ad un ben noto caso clinico. Lo chiariva molto bene la perizia psichiatrica del prof Segatori. Si deve tuttavia apprezzare, cristianamente, il profondo e subitaneo pentimento di molti fratelli transalpini, ormai continuamente urlato nelle piazze e nei sondaggi. E pensare che il burattino non è nemmeno a metà del suo compitino, dello sporco lavoro che gli €urocrati gli hanno assegnato: affossare la stragrande maggioranza dei propri connazionali, pur di sostenere il mostro agonizzante...Ci ricorda nulla questa parabola?
RispondiEliminagentilissimo,
RispondiEliminaspero pubblichi il mio commento, anche perchè è molto educato e gentile. Volevo porre una domanda poichè non ho capito una cosa: dopo quanti anni il fatto che la francia sia in deficit in bilancia dei pagamenti si fa sentire sull'economia reale al punto di costringerla ad uscire dall'euro? Quando, in definitiva, Macron sarà costretto ad uscirne? C'è un modo per calcolarlo?
Salve faccio un piccolo off topic. Mi ricordo benissimo il duello
RispondiEliminaLe Pen vs Macron in TV per le presidenziali in Francia. Quel duello televisivo mi lasciò a bocca aperta in quanto la Madame mi diede l`impressione che voleva perdere, fu un dibattito molto povero pieno di slogan (da tutti e due ma la Marie di più). Forse è possibile che la Francese abbia letto questo blog e abbia fatto 1+1 e realizzato che non era il momento di diventare presidente.