giovedì 22 febbraio 2018

Campagna elettorale e suscettibilità individuale

Ho appena ricevuto una lettera accalorata, dove un amico (mi guardi Iddio!) mi rimproverava di non averlo considerato sufficientemente in uno dei tanti incontri pubblici attraverso i quali passo "a palla de foco" (come dicono a Roma) nelle tre diocesi delle quali Matteo mi ha fatto episcopo (alcune, come sapete, sono in partibus infidelium). Invece di dedicare all'amico (?) la mezz'ora, che dico!, la mezza giornata, che dico!, il mezzo mese che avrebbe desiderato gli dedicassi, e che avrebbe rinsaldato il suo io sorprendentemente fragile nella certezza di avere la mia approvazione e la mia stima (che peraltro non gli avevo mai in nessun modo sottratto), sarei stato colpevole di aver stretto altre mani, di essermi fatto fotografare con altre persone che non conoscevo (ma vorremo pur dare ai giornalisti l'opportunità di accusarmi un domani di essere un mafioso, un fascista, whatever?...), di aver parlato coi giornalisti anziché con lui, anzi: con Lui.

Ora, c'è una cosa che vorrei dirvi, come metodo.

Chi è qui c'è per un motivo, e il motivo è che per sette anni in questo luogo dello spirito non vi ho solo presentato dati, guidandovi per mano nella loro lettura e interpretazione, ma mi sono anche presentato a voi col mio coraggio e le mie paure, con la mia forza e le mie debolezze, con la mia certezza e con i miei dubbi. Dopo sette anni dovreste conoscermi e dovreste sapere che siete la mia famiglia.

Come funziona una famiglia?

Funziona così: questa mattina mi sono svegliato, e ho ringraziato Roberta. Perché? Perché da due settimane i bambini (chiamiamoli così: lo erano quando questa storia è iniziata) li sta portando a scuola sempre e solo lei. Non ho dovuto chiederglielo. Semplicemente, lei capisce una cosa che evidentemente qualcuno non capisce: siamo in campagna elettorale.

Come funziona una campagna elettorale?

Mi sembra strano doverlo spiegare a chi per tutti questi anni mi ha fatto gradite lezzzzioncine di politica, ma mi arrischierò, nella mia inesperienza, a farlo. Funziona così: devi ascoltare le persone che nessuno sta ascoltando, devi andare da loro e presentarti con umiltà e partecipazione, cioè come sei e come hai dimostrato di essere per sette fottuti anni, non dimenticando mai di ringraziare, perché se lo meritano, tutti quelli che non sono come te ultimi arrivati, tutti i coordinatori locali, provinciali, regionali, che da anni lavorano con tenacia sui territori per costruire quella struttura senza la quale io potrei essere anche Lenin o Churchill, ma non avrei una sala nella quale parlare al popolo!

Detto in un altro modo: la campagna elettorale non è una scampagnata che fai con gli amici (?) che ti sostengono (?) da anni (?), ma un duro lavoro col quale cerchi di acquisire da chi ancora non ti conosce, dentro e fuori dalla struttura, quel consenso che poi, con un altrettanto duro lavoro, dovrai dimostrare di meritare. Sono quelle le mani che devi stringere: quelle delle persone cui ti presenti, non quelle dei follower "ante marcia". Se il tempo fosse infinito, l'una cosa non escluderebbe l'altra. Tuttavia, già in questo momento ho in programma un paio di tagliandi che mi ricordano come il nostro tempo, quello di tutti noi, non sia infinito. Quindi, bisogna "prioritizzare", e in campagna la priorità non è tutelare le sacrosante suscettibilità individuali di ognuno di voi, ma annullare tutte le nostre suscettibilità individuali, inclusa (incredibile dictu) la mia, e spingere come dannati per far capire al massimo numero di persone possibile una cosa molto semplice: che in democrazia è normale votare per l'opposizione quando il governo ha fallito.

Sarò molto grato, quindi, a chi non mi scriverà per dirmi cose che so ("guarda cosa tizio ha detto di te!": ma anche chi se ne frega, no? Il mondo è pieno di sfigati, qualcuno fa addirittura il giornalista, sai che me ne importa di leggere io giornali che non legge nessuno, quando vedo sale piene di gente che vuole voltare pagina!?), a chi non mi scriverà per rimproverarmi di averlo dimenticato perché sono diventato (?) una persona importante (?), a chi, insomma, dimostrerà di aver capito che questo è un momento cruciale per la storia del nostro paese, e quindi per la storia di ogni singolo

IO

dal quale questo blog, per anni unico luogo di resistenza, è composto. Incluso, lo ripeto, il mio. Ma ora, finalmente, non so per voi, ma per me esiste un

NOI

Non so se sia giusto o sbagliato, ma right or wrong this is my "us". Chiavatevelo in testa. Sarete sempre tutti nel mio cuore, ma solo chi capirà questo sarà, dopo, anche nella mia squadra.

Yours,

Umilberto


(...per questo motivo i commenti qui sono sospesi. Interagisco solo su Facebook per i motivi già spiegati e perché questa è la linea del partito durante la campagna elettorale. Io in squadra ci so stare. Mi dispiace non essere riuscito a farvelo capire. Ma, anche in questo caso, non potrò rimproverarmi di non averci provato...)

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