sabato 11 febbraio 2017

Nazismo e mercantilismo

Il mercantilismo è la dottrina economica che promuove un modello di crescita basato sulla spesa altrui, cioè sulle esportazioni. In quanto tale, esso è intrinsecamente nazionalista e "socialista", cioè nazionalsocialista. Per gli amici: nazista.

Il mercantilismo è nazionalista perché si articola su una concezione perversa e aggressiva di interesse nazionale, quella che consiste nel fare l'interesse della propria nazione letteralmente a spese degli altri. Per il mercantilismo la nazione non è una comunità identificata da un percorso storico e culturale e raccolta attorno a valori condivisi. Quando questi valori sono democratici e progressisti, come quelli della nostra Costituzione (il lavoro, la limitazione di sovranità in condizioni di parità con altri Stati al fine di assicurare la pace e la giustizia fra le nazioni), che male c'è a raccogliersi attorno ad essi? Solo un completo cretino, o un parlamentare di Sinistra Italiana, potrebbe biasimare il desiderio di agire un processo politico nell'unico modo in cui è possibile, cioè condividendo una lingua nella quale mediare i conflitti, o la legittima aspirazione a riconoscersi in dei principi fondanti condivisi, cioè comuni. Ma il mercantilismo non è questo: il mercantilismo è identificare la propria nazione come un outlet, e le altre nazioni come clienti, anche loro malgrado. Se chi deve comprare non vuole farlo, il mercantilismo diventa aggressione militare, colonialismo, imperialismo, europeismo...

Il mercantilismo è "socialista" (pregasi notare l'uso delle virgolette) perché per diventare l'outlet del mondo non puoi usare solo il bastone della forza militare, o almeno non sempre. Devi anche usare la carota della convenienza di prezzo. Il fatto è che questa carota finisce dove sapete, cioè nelle parti molli delle tue classi subalterne. E allora, pro bono pacis (perché la guerra è meglio farla agli altri che in casa propria), il capitalismo mercantilista gestisce il suo rapporto con le proprie classi subalterne in un modo peculiare: da un lato schiaccia le sue retribuzioni (cosa che qui abbiamo detto quando non si poteva dire), ma dall'altro supplisce con uno stato "sociale" che è, nei fatti, una massiccia manipolazione del mercato, perché altro non è che un sussidio dato alle imprese, le quali possono permettersi di pagar poco i lavoratori (tanto questi campano lo stesso) visto che c'è lo stato (nazional)sociale che ci pensa. Anche di questo abbiamo parlato quando non ne parlava nessuno, ed è quindi scusabile chi, arrivato oggi, non sappia che per noi certe cose sono chiare e archiviate (mentre la stampa di regime le sta scoprendo ora, cautamente...).

Quindi, sì, viviamo in un regime, e in un regime nazista, impreziosito delle consuete amenità.

Come nel ghetto di Lodz, anche nella periferia dell'eurozona l'umanità viene sacrificata alla produttività, che poi altro non sarebbe che il presupposto per vendere all'estero, in un assurdo gioco al ribasso nel quale il compratore viene fatalmente declassato a Untermensch, perché se compra da te è perché tu sei più produttivo e quindi "migliore". Articolare la dialettica economica attorno alla sopraffazione commerciale (che è cosa diversa dallo scambio in condizioni di parità) non può che condurre alla violenza, ma, come nel ghetto di Lodz, anche nella periferia dell'eurozona ci sono i Chaim Rumkowski che, affascinati dalla "narraffione" dominante, illudendosi di poter essere cooptati nei ranghi dei superuomini, dei quali condividono la Weltanschauung, o semplicemente soggiacendo a un perverso calcolo nel quale l'umanità viene vilipesa relativizzando come male minore la perdita degli elementi più deboli, collaborano col regime, glorificandone le scelte, esaltandone le "regole", nonostante queste siano contrarie a qualsiasi etica e a qualsiasi razionalità economica.

Mi riferisco, è chiaro, a quegli economisti diversamente a proprio agio con la contabilità nazionale, i quali non capiscono che non tutti i paesi possono essere esportatori netti allo stesso tempo, e che un afflusso di capitale, se non è un'eredità dello zio d'America, è un debito, perché dovrai restituirlo, il capitale, dopo averlo remunerato corrispondendo interessi o dividendi.

E, come nella Francia di Vichy, anche nell'attuale regime nazista, che in quanto regime totalitario mal tollera la libertà di espressione, fioriscono i delatori, e si sta strutturando una censura di stato. Ma in questo caso torna veramente appropriato ricordare che la storia si ripete come farsa.

Concludo con un simpatico grafico che attira la vostra attenzione su un dato del quale, chissà perché, non si parla mai. Tutti oggi sanno e dicono quello che cinque anni fa sapevamo e dicevamo solo noi, cioè che il surplus tedesco è il tumore dell'Europa. Sfugge regolarmente nel dibattito che c'è un paese non trascurabile, erede di una simpatica tradizione coloniale, che in termini di surplus estero è messo molto, ma molto peggio. Quale? Questo:

(il grafico rappresenta la media mobile a tre termini del saldo delle partite correnti in rapporto al PIL, ai sensi della Procedura sugli squilibri macroeconomici, e in rosso abbiamo la soglia, che per i surplus è al 6%).

Eh già, sono i simpatici arancioni, gli olandesi.

Due osservazioni. La prima è che esistono anche governi disarmanti nella loro trasparente ingenuità. Il governo olandese può essere annoverato fra di essi. Alla domanda "Waarom keert Nederland niet terug naar de gulden?" (Warum kehrt Holland nicht zurück nach Gulden?), il sito del governo olandese risponde candidamente che i prodotti olandesi diventerebbero troppo "duur" (teuer).

Non avete capito?

Bè, voi siete Untermenschen (non offenderò la vostra intelligenza nascondendovelo), diversamente a vostro agio con le lingue europee e con le arti del quadrivio, ma almeno, se siete qui, ve ne siete accorti!

Pensate invece al povero piddino pseudocolto, che per ostentare latitudine di visuali tiene in vista sul tavolo del salotto la traduzione dell'ultimo bestesller uiguro promosso dal Völkischer Beobachter eurista, che "ha letto" Proust (o simile traduzione) un po' come "si fa" il morbillo, per non prenderlo più, che si annoia nelle sale da concerto (potendole frequentare solo passivamente), e che vi mostro qui in visita a Berlino intento a sfoggiare il suo fluente tedesco.

Ecco: lui, porello, non capirebbe nemmeno se glielo traducessi, e quindi non lo traduco...

Seconda osservazione: se chi esporta è bravo, come mai gli olandesi sono così scontenti e voteranno compatti per Geert Wilders? Forse che nel mondo nazionalsocialista la virtù non viene premiata, e i bravi patiscono? Non posso crederlo! Sarebbe impossibile, per un regime che ha eretto la meritocrazia a Grundnorm etica, convivere con una simile contraddizione (chiamiamola così)...

Ci deve essere sotto qualche mistero. Per scoprirlo, vi suggerisco di seguire @_polemicamente, una regazzetta (?) piuttosto sveglia e addentro alle cose arancioni, sulla cui tweetline troverete molte, moltissime chicche, inclusa quella che non vi ho tradotto sopra...

Ed ora vado: il mio tempo è molto duur, e voi ne avete avuto abbastanza!


(...domenica, da Parigi, riprendiamo il discorso...)

(...per gli intenditori: sì, ho usato "agire" in senso transitivo per far capire ai coglioni che sono di sinistra. Chi non è coglione dovrebbe capirlo dai contenuti, non dai vezz@, ma questo è un lutto che ho elaborato, e altri ne elaborerò...)

68 commenti:

  1. Eggia I tulipani sono piccoli e passano sottotraccia rispetto ai panzer. E quindi evitano di essere accusati per primi di manipolare la moneta. A volte i valori assoluti sono più significativi dei relativi. Bye. Gil

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    1. Però si infilano più facilmente...

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    2. Inizio subito a condividere anche se ho letto con grave ritardo. Grazie come sempre professore.

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    3. Inizio subito a condividere anche se ho letto con grave ritardo. Grazie come sempre professore.

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  2. Prof!
    Da ciclostilare e distribuire, questo sì che è un "Manifesto".
    Oggi nei posti che contano abbiamo solo "volenterosi carnefici", come quelli (non faccio nomi per non subire rappresaglie, ma fidatevi) che nei convegni reclamano una stretta nel welfare perché la popolazione invecchia e il Paese non si può più permettere di beneficiarla con l'indennità di accompagnamento ... e prendono pure gli applausi! Oppure si stracciano le vesti perché i famigerati dipendenti pubblici hanno un tasso di utilizzo della legge 104/92 di gran lunga superiore ai dipendenti privati e non ci vedono una coartazione dei diritti di questi cittadini "virtuosi per forza" ma un vergognoso abuso di una categoria di lavoratori fannulloni e per giunta privilegiati.
    Prof. dispiace dirlo ma a queste valutazioni assentiva tutto soddisfatto un tuo prestigiosissimo collega.
    Che tristezza.

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    1. Ma il Professore è il primo a non avere particolare stima dei colleghi, la cui codardia ha denunciato ripetutamente.

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  3. È arrivata l'ora delle decisioni irrevocabili!

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    1. Francamente, mi sembra che siamo andati oltre e da un bel po'.
      Volevo aggiungere anche che un affare è un affare quando entrambe o tutte le parti ci guadagnano ma quando a guadagnare è soltanto uno, non è un affare. E mi chiedo quanto tempo dovremo ancora aspettare per cominciare a lavorare seriamente alla soluzione dei problemi e poi sento, come poco fa, la Bonino dire:"Dobbiamo andare verso gli stati Uniti D'Europa!

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    2. @marilena, mia cara,
      non si può esprimere con la stessa forza ed intensità, tutto ciò che io intendo con questa breve ma intensa "dichiarazione"!
      Quello che dice la Bonino è solo una componente "dimensionale" in quella frase "accartocciata"; uso una similitudine tipica dei multiversi.

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    3. Mannaggia a chi ha deciso di utilizzare i termini "forte" e "debole" per le valute, sembra che rendano la tentazione di attribuire valore qualitativo/morale ai cambi diventi irresistibile.

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    4. Come diceva il saggio Confucio, "C' è sempre uno più forte di te, l' importanza è la correttezza del gesto".

      Ma Confucio non conosceva ancora l' eurozona!

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  4. D'altronde il mercantilismo si ripromette di aumentare la propria produzione (ricchezza) distruggendo quella degli altri.
    E quando queste "geniali" politiche producono i suoi effetti, "l'esercito industriale di riserva" è pronto per essere munito di moschetto, per andare a distruggere quelle produzioni forestieri per le vie brevi.

    Mi sembra tutto chiaro (e inquietante)

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  5. Buongiorno professor Bagnai,

    La leggo da diverso tempo - più o meno dagli inizi, ma non ho mai commentato.
    Le faccio i miei complimenti, che saranno pure una banalità, ma io li trovo pur sempre gradevoli.
    Purtroppo, o per fortuna (visti i mal di testa), non sono un esperto di economia, nella vita mi occupo di tutt'altro.
    Vorrei, se possibile, porLe alcune domande in merito ai temi di cui si fa divulgatore.
    Chiedo perdono fin da ora se alcuni quesiti potranno risultare banali.
    Allora:
    1. In alcuni suoi interventi Lei sostiene che per gli italiani fu particolarmente svavorevole il changeover "reale", ossia il famoso switch dei commercianti: 1'000 lire = 1 euro. Tuttavia il Codacons ed altri enti di rilevazione statistica registrarono un numero limitato di variazioni anomale dei prezzi. Inoltre: dico una castroneria sostenendo che il potere d'acquisto attuale dell'Euro è pari a quello della Lira degli anni '70 e '80? Ho provato a verificare sul bollettino ISTAT dei prezzi al consumo e non mi pare così astrusa come conclusione.
    2. Da molte parti viene sostenuto come il neoliberismo sia il responsabile delle condizioni socio-economiche dell'Occidente. È davvero così? A me pare che, in Italia come nel resto dell'Europa - ed in parte pure negli USA, lo Stato intervenga spesso e volentieri nelle faccende economiche. Onestamente non riesco a capire questa che ai miei occhi (sicuramente ingenui) appare come una contraddizione.
    In merito al neoliberismo ho trovato molto interessanti i contributi e le idee di Amartya Sen e di Rawls. Sicuramente a causa della poca preparazione, ma, onestamente, io avevo capito Adam Smith in maniera un po' diversa da come spesso viene citato. Io avevo capito che lui stesso ritenesse opportuno un intervento dello Stato per correggere quelle che definiva "distorsioni".
    3. Ultima domanda. Di carattere storico pure. Perché la nostra Lira è sempre stata una moneta debole? Non eravamo, tutto sommato, un'economia abbastanza gagliarda?

    So che ad alcuni le mie domande potranno sembrare surreali, ma le pongo con tutta l'umiltà di cui dispongo.

    La ringrazio e mi complimento di nuovo con Lei.


    Nicola

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    1. Per il cambio lira/euro leggere o rileggere:

      http://goofynomics.blogspot.it/2014/11/la-conversione-liraeuro.html

      http://goofynomics.blogspot.it/2016/01/la-conversione-liraeuro-e-tre.html

      http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/01/18/quelli-che-leuro-era-giusto-ma-il-cambio-era-sbagliato/2385235/

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    2. Riguardo il punto 1) ha risposto Maurizio59.

      Punto 3)Sempre sull' argomento del cambio debole (in ambito euro, può servire a capire la famosa liretta chiacchierata, come diceva Benjamin Andreatta), questo fondamentale articolo: "Svalutiamo! (ma l'euro, mi raccomando, non la lira)".

      Per il punto 2) consiglierei il libro di Alberto Bagnai "L' ITALIA PUO' FARCELA" (ED. IL SAGGIATORE 2014) in particolare il fondamentale CAP. 3) "VIVERE AL DI SOPRA DEI PROPRI MEZZI" (PAGG. 187 - 262); non saprei come meglio aiutarti a capire le questioni che sollevi.

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    3. Grazie Alberto49 e Maurizio 59 per le risposte, siete stati molto cortesi.
      Io, come detto, non sono un tecnico. Sono solamente una persona che cerca di capire – con i limiti della propria preparazione – ciò che comportano alle nostre vite i cambiamenti dell’economia.
      Probabilmente in maniera ingenua (e se così fosse, sarei molto felice di capire dove sbaglio), il mio ragionamento è il seguente, basato sui dati che linko qui sotto.
      http://cronologia.leonardo.it/stipendi.htm
      Nel 1975 il salario di un operaio generico (CCNL – metalmeccanico/industria primo livello) era di lire 154.000 ed un giornale (un quotidiano cartaceo) costava lire 150. Va da sé che un Italiano del 1975 potesse permettersi n°1'026 giornali al mese.
      Nel 1980: salario lire 352.000 – giornale lire 300, quindi 1'173 giornali/mese.
      Nel 1985: salario lire 608.000 – giornale lire 650, quindi 935 giornali/mese.
      Nel 1990: salario lire 1.100.000 – giornale lire 1.200, quindi 917 giornali/mese.
      Nel 1995: salario 1.300.000 – giornale lire 1.400, quindi 928 giornali/mese.
      Nel 2000: salario 1.400.000 – giornale lire 1.500, quindi 933 giornali/mese.
      Nel 2005: salario 1.800.000 – giornale lire 1936, quindi 930 giornali/mese.
      La tabella non riporta i dati del decennio successivo, fino ai giorni nostri, ma il numero di giornali che ci possiamo permettere oggi lo possiamo individuare anche noi, mi pare.
      Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, settore metalmeccanico/industria, retribuzione minima primo livello pari ad euro 1'297,81; costo di un quotidiano: euro 1,20 (più o meno direi, correggetemi pure se sbaglio). Un Italiano del 2017 si può comperare 1'081 giornali.
      Al contrario di quanto pensa la gentile Silvia, io sono – ahimè – un uomo della strada, e capisco meglio i ragionamenti pratici di quelli teorici. Quindi, riformulo la domanda con le massime umiltà e sincerità di cui sono capace: vi è un errore di fondo nel ragionamento che sto facendo per cercare di capire? Mi spiace esser risultato irritante, non era chiaramente mia intenzione.
      La soluzione a cui, ingenuamente, giungo io è la seguente: il problema non potrebbe essere lo stravolgimento del mercato del lavoro con l’effettiva difficoltà, nel 2017, a trovare un’occupazione paragonabile – per salario e sicurezze contrattuali – a quelle che andavano per la maggiore nei decenni scorsi? (Io non ho le competenze per avere o meno la certezza che questa condizione sia imputabile alla moneta unica, ma da quanto ho imparato, e sto imparando, qui mi pare si possa andare in quella direzione).
      Altro aggravio a tinte moderne: maggiori spese per servizi che prima erano a carico dello Stato. Sanità, istruzione, previdenza. Tagli su tagli, sforbiciate allo stato sociale.
      Non capisco questo, semplicemente. È sbagliato quello che ho detto fin qui?

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    4. Da qui la seconda domanda che avevo posto: il neoliberismo è massicciamente presente anche in Italia? Se sì, dove? Non ho nessun intento polemico o provocatorio. Vorrei capire come funziona. Lo Stato italiano è intervenuto iniettando liquidità in alcune banche, o no? Questa azione non dovrebbe essere percepita come una bestemmia?
      Poste Italiane, Ferrovie dello Stato Italiane, Enel, Finmeccanica, le municipalizzate di molti comuni italiani, non sono forse aziende con socio di maggioranza un ente pubblico? Anche in questo caso, ripeto, non ho alcun intento provocatorio, vorrei semplicemente capire. Dove sta il neoliberismo qui?
      O per la deriva neoliberista è sufficiente la quotazione in borsa di un’azienda, con la cessione a privati di parte delle azioni?
      Penso che tutti qui ricordino lo smantellamento dell’IRI come il più grande smarcamento dello Stato italiano dalle società partecipate. Quello mi pare chiaro, facilmente riconoscibile anche ad un poco formato come me. Cacciai ingiurie amare quando successe.

      In merito al terzo quesito ammetto che era più una curiosità di tipo personale perché quando discuto con i sostenitori dell’Euro spesso mi rinfacciano questa cosa della “Liretta debole, che nessuno voleva” ed io vorrei cercare di capire perché fosse così una moneta così fiacca, se tutto sommato l’economia sottostante era tosta.

      Tutto qui.
      Grazie di nuovo.

      Nicola

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    5. Nicola,
      io seguo il blog da anni ma non conoscevo il salario dei metalmeccanici e neanche il prezzo dei quotidiani. Ammettiamo che quelli che scrivi siano corretti.
      Perché calcolare in lire fino al 2005?
      Ci sono solo metalmeccanici (che mangiano quotidiani) in Italia?
      Allora perché non cerchi dei dati seri che indichino il valore reale dei salari in riferimento al potere di acquisto (non solo di quotidiani che è l'unica cosa di cui non sentiamo la mancanza)?
      Quanti vengono assunti con questo contratto?
      Non è un problema del 2017 quello di trovare un’occupazione paragonabile – per salario e sicurezze contrattuali – a quelle dei decenni scorsi. Monti, mai sentito?

      Il neoliberismo è dominante ovunque, anche nei nei trattati EU e anche in Italia. Nel senso che le multinazionali e le banche ecc. sono libere di fare quello che vogliono, compreso manovrare i governi affinché scrivano regole a loro favore e coprano i loro buchi con soldi pubblici. Con buona pace di Adam Smith, il liberismo è questo. Anche il comunismo era tanto una bella utopia, ma si è mai visto in terra?

      Sono risposte da bar. Non sono gentile né paziente con chi dice di seguire da tempo e si pone il problema della moneta fiacca. Una domanda sbagliata, mi spiace, anche se hai cambiato anche registro e adesso usi paroline semplici e sei passato da Sen al prezzo del giornale... questa domanda è la prova del 9.
      Magari, siccome hai poca dimestichezza con l'informatica (!?),ti confondi e leggevi questo.

      Se sei arrivato adesso, basta dirlo, evita di prendere in giro e sarò gentile.

      Invece, gentilissimo Nicola, se non ti sei confuso e non sei arrivato adesso hai sprecato il tuo tempo. Non potremmo comunque essere più chiari, preparati e documentati di Bagnai. Se non hai capito lui, invece del numero di giornali puoi calcolare i croissant.

      M.A.
      se segui da tempo saprai almeno cosa significano queste iniziali.

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    6. Nico'
      hai preso una strada che non porta da nessuna parte, riguardo la prima questione e ti spiego praticamente perchè.
      Intanto quella dinamica del salario è basata sul parametro minimo collettivo e tu dovresti sapere che i salari godono di bonus e benefits, che dipendono da come si evolvevano i contratti collettivi e aziendali, quindi fare un discorso basato sui minimi salariali è completamente errato; diciamo che durante il periodo della crisi ormai quasi decennale, quella roba è sparita e non mi dilungo oltre su questa questione.
      Secondo punto, fare il rapporto tra un salario ed il prezzo di un solo bene è sbagliato, le dinamiche del prezzo di un solo bene non danno per confronto il potere d'acquisto di un salario nel tempo.
      Quindi non avventurarti in discorsi semplicistici, come fanno i nostri media cialtroni quando parlano di questioni economiche o questioni legate all' occupazione.
      Le curve del potere d'acquisto e la dinamica del salari reali in Italia ed altrove, qui sono state trattate abbondantemente ed a quelle devi fare riferimento, considerando sempre e comunque la complessità di questioni che sono di carattere altamente specialistico e quelle curve sono solo un modo di dare un senso alle questioni per una comprensione dei danni provocati dalla moneta unica, tanto per dare un elemento; altri ragionamenti sono inconsistenti e chi li fa è bene che venga preso per ciò che in realtà è, ovvero un avventore di osteria.
      Sul neoliberismo, tu avevi posto la questione per l' occidente, in cui rientra anche l' Italia ed io ti ribadisco ciò che già ho esposto; inoltre proprio la dinamica dei salari di cui ti accennavo sopra, ed in aggiunta ormai le garanzie occupazionali, dovrebbero farti riflettere su ciò che la moneta unica ha già provocato e ancora provocherà.

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    7. Ma soprattutto: dove ha letto, questo turista per caso, che io abbia detto che il problema è il changeover? Ho scritto decine di articoli per spiegare che questo è un falso problema!

      Sentite: alla luce della discussione nel post successivo, qui i casi sono due: o è Pietrino Yanez in uno dei suoi più riusciti travestimenti, o non ce la fa. Questo non implica un giudizio sulla sua persona (ognuno di noi non ce la fa in tante cose) e non sarebbe un problema, se non fosse che nel suo non farcela mi mette in bocca cose opposte a quanto dico.

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    8. Ma lui è uno pratico, se nel 2000 un metalmeccanico si comprava 933 giornali al mese, oggi ne compra 1081, quindi vuoi mettere? Il problema non è l'euro ma sono i giornali, evidentemente che hanno avuto problemi e costano meno; o no? Boh!
      Stavo pensando che magari i metalmeccanici quei pochi rimasti), magari vorranno comprare anche un paio di litri di buon vino rosso al giorno per stare un po' più gioiosi e chissà se il buon Nicola ci può dire quante migliaia di litri al mese di rosso, poteva permettersi il metalmeccanico nel 1980 e quanti nell'anno 2017.

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    9. ALBERTO49:
      Innanzitutto La ringrazio perché discute con me in maniera educata e cordiale, senza insultare, anche abbassandosi al mio livello per permettermi di capire meglio.
      So benissimo che i contratti del CCNL possono godere di maggiorazioni e benefit, per questo io ho preso come riferimento il minimo retributivo. Al massimo possono essere maggiori, ma mai minori, quindi la condizione peggiorativa.
      Capisco, altrettanto bene, che prendere un solo bene (peraltro non significativo) non possa restituire un quadro completo del potere d'acquisto.
      Come avevo già fatto sopra, ripropongo questa serie di dati:

      http://www.storiologia.it/tabelle/popolazione06.htm

      Qui sono presenti le retribuzioni (operaio generico) ed i prezzi al consumo di beni che penso possano essere considerati significativi (caffè, pane, latte, vino, pasta, riso, carne, benzina).
      La tabella va dal 1945 al 2000, con rilevazioni a cadenza quinquennale.

      Il mio intento era proprio quello di provare a paragonare, a parità di condizioni contrattuali*, il potere d’acquisto di un operaio italiano degli anni ’70, ’80 e ’90 con un suo collega del 2010.

      Ho preso come riferimento il 2010 perché le statistiche ISTAT migliori che sono riuscito a trovare si fermano a quell’anno. Se qualcuno mi spiega dove trovare di più aggiornate sarei molto felice di verificare anche quelle.

      Questo è il contratto del CCNL metalmeccanica-industria del 2010 (terzultimo rinnovo contrattuale):
      https://fimsiena.files.wordpress.com/2009/03/minimi_tabellari_ccnl_2010-2012.pdf

      Il minimo retributivo per la prima categoria è di € 1'154,98.

      Questo è il catalogo ISTAT con i prezzi medi al consumo di alcuni prodotti del comparto alimentare.
      http://www3.istat.it/dati/catalogo/20120118_00/cap_21.pdf

      Ora, il nostro operaio 2010, in un mese, può acquistare 812 litri di latte, 637 litri di vino, 429 chilogrammi di pane, 735 di pasta, 475 di riso e 75 di carne.

      Il collega del 1975, sempre in un mese: 592 litri di latte e 440 di vino, 342 chilogrammi di pane, 321 di pasta, 367 di riso e 34 di carne.

      Nel 1985: litri di latte 779, litri di vino 676. Chilogrammi di pane 507, di pasta 620, di riso 529 e di carne 55.

      Nel 1990: latte 1'000 litri, vino 917. Pane 733 chilogrammi, pasta 859, riso 815 e carne 69.

      Nel 1995: litri di latte 743, di vino 722. Chilogrammi di pane 342, di pasta 878, di riso 855 e 65 di carne.

      *Chiaro che spuntare le stesse condizioni contrattuali, o semplicemente trovare lo stesso tipo di posto di lavoro, sia tutt’altra cosa ora.
      Sono assolutamente d’accordo con Lei quando dice che le curve del potere d’acquisto e le dinamiche salariali siano questioni molto complesse ed è bene che vengano trattata da specialisti al fine di tradurne l’utilizzo ai non addetti ai lavori.

      Infatti io parlo, e faccio di conto, come mangio. La comparazione di cui sopra è oltremodo grezza e grossolana, oltre che stilisticamente imbarazzante, ma non è - anche minimamente - in grado di indicarci qualcosa sul potere d’acquisto reale che abbiamo scontato nel corso degli anni? Non è una domanda retorica, lo chiedo sinceramente.
      È altrettanto ovvio che alcuni prodotti abbiano goduto di ribassi dovuti ad un miglioramento dei processi produttivi, quindi potrebbe essere in alcuni casi fuorviante paragonare il loro acquisto in anni diversi.
      Io, che ammiro i grafici del professor Bagnai, ma ne capisco – come visto – molto poco. Sono molto recettivo, invece, a questo discorso, che è talvolta quello che viene intrapreso nei bar: quante cose comperavo con il mio stipendio nel 1970/1980/1990? Quante ne compero ora?
      Perché, al netto di tutti i discorsi macroeconomici, sociali ed etici che è possibile fare (ed è possibile farne moltissimi) la gente della strada – di cui non mi vergogno d’appartenere – questo si chiede.

      Grazie e saluti,
      Nicola

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    10. Grazie Greta, ottimi elementi probanti!
      Nicola, glielo dico con affetto, lasci stare paragoni tra salari minimi tabellari settore metalmeccanico e prezzo dei beni alimentari di base, quelli che compongono il paniere ISTAT, che di loro, hanno subito un calo di prezzo ma anche un calo enorme di qualità.
      Immagino che lei abbia fatto la divisione tra il minimo tabellare e i prezzi in euro correnti delle tabelle del PDF linkato, ovvero non ha tenuto conto dei deflattori sia per il minimo tabellare che per i prezzi e ciò è assolutamente sbagliato. Provi a rifare i calcoli, se non le bastano i grafici di Greta, mica penserà che glieli faccia io!
      Lei parla di metalmeccanici, e allora dal 2008 al 2014(oggi non è risalita), la produzione metalmeccanica in Italia ha subito una contrazione del - 32,6%. Gli addetti al settore metalmeccanico sono passati dai circa 2.800.000 del 1981 ai poco più di 1.800.000 nel 2015 (ultimo dato che conosco), quindi lei capisce che la quantità totale di beni alimentari acquistabili dagli addetti al comparto, secondo i suoi criteri, e con le avvertenze di cui sopra, qualità e prezzi, sono fortemente diminuiti, ovvero il settore ci ha perso in assoluto.
      Se un amico del bar, le rifacesse la domanda, lei gli faccia vedere quel grafico della produzione metalmeccanica e lui capirà immediatamente quali danni, i peggiori della storia italiana, ha provocato la moneta unica.
      Poi, vorrei sapere gentilmente, se lei ha letto le cose che le ho proposto, visto che io debbo leggermi le sue e debbo dirle, non mi arricchiscono per nulla, anzi mi fanno un po' sorridere amaramente, alla luce della situazione!

      Grazie Nicola, veda di farsi una ragione del fatto che l' euro ha provocato in Italia la peggiore crisi della storia, e legga IPF, dove queste cose sono documentate.

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  6. Mentre leggevo, il simpatico giornalaio pirla su Sky, ricordava che il nostro debito è troppo duur in caso di spread in risalita, perché esso (il debito) è fuori da "ognisostenibilitáeconomica".

    Che pezzo di merda cialtrone. Ma poi questi personaggi, veramente credono di avere i figli già "piazzati" ?

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    1. Non so dove siano piazzati i loro figli, ma con rammarico so per certo che loro fra qualche mese saranno piazzati a Milano Santa Giulia

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  7. Risposte
    1. Nonostante io lo sconsigliassi, il figlio di un caro amico di famiglia, ingegnere, 110 e lode, davvero in gamba, è stato sei mesi in quel paese per cercare una occupazione adeguata, senza riuscirci e bruciando ogni suo risparmio. Oggi ha trovato qui!

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  8. Prof. io non riesco a vedere un minimo di autocritica dei miei ex "compagni" che al momento vogliono pervicacemente "più Europa"....un futuro nero.
    Grazie a Lei ed al suo prezioso lavoro.

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  9. Professore, tutto quello che lei sta dicendo da anni è falsissimo! La verità è questa:

    http://www.lastampa.it/2017/02/11/economia/lavoro/italiani-spendaccioni-secondo-eurostat-siamo-in-testa-in-europa-per-abbigliamento-cibo-e-auto-nKeN6tFB7dHTRzFyXGqOEL/pagina.html

    "ITALIANI SPENDACCIONI, SECONDO EUROSTAT SIAMO IN TESTA IN EUROPA PER ABBIGLIAMENTO, CIBO E AUTO

    Le famiglie italiane spendono per l’abbigliamento, il cibo, i locali e la manutenzione dell’auto di più in percentuale rispetto alla media europea mentre sono al di sotto per le risorse destinate all’abitazione, ai trasporti, all’acquisto dell’auto, alle comunicazione e alle assicurazioni.

    È quanto emerge da una ricerca Eurostat sui consumi delle famiglie per settore riferita al 2015, secondo la quale l’Italia è seconda solo all’Estonia per spesa in abbigliamento (il 6,3% della spesa complessiva media della famiglia a fronte del 5% in Ue) e ai primi posti per le spese per il mantenimento dell’auto tra benzina e riparazioni (7,5% contro il 6,5% in media Ue).

    L’Italia spende più della media anche per bar e ristoranti (il 7,6% contro il 6,8% in Ue ma lontana dal top, la Spagna, con il 14,6%) e per il cibo in generale (13,3% contro l’11,1% Ue) mentre è sotto la media per la spesa per l’abitazione. L’Italia spende su questo capitolo il 23,8% della spesa complessiva contro il 24,4% della media Ue (in Danimarca il 29,7%)."

    Sul fatto che spendiamo molto in riparazioni per l'auto mi permetto di azzerdare un'ipotesi: in Ialia girano ancora troppe Fiat, pardon, FCA.

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    1. Quando taglieranno le pensioni del 30%, come in Grecia, ci regoleremo di conseguenza e spenderemo ancora meno. In particolare consegneremo le targhe e regaleremo l'appartamento ai tedeschi!

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    2. Da fonte certa di Italiano residente in Grecia, stanno discutendo il 13° taglio: non c'è verso, non riescono a vedere la fine, se non la loro.

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    3. Prima che il genocidio sia completato, ci vuole ancora qualche anno! Cosa significa un ANSCHLUSS non essendo fratelli!

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    4. Spendaccioni? No, semplicemente piu' belli, a trecentosessanta gradi.
      Abbigliamento: anche quando sono informale, sono ampiamente piu' elegante in ogni paese estero che frequento. Cibo, vabbe' c'e' poco da dire, se non che uscire dall'Italia e' sconsigliabile. Auto? AUTO? Chi ha insegnato al mondo come un motore ed una carrozzeria possano trasformarsi in arte immortale? Se gli altri sono sciatti e/o avari, peggio per loro.

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    5. @a perfect world
      Auto, buon argomento per capire come ci siamo fatti male.
      Oggi sono andato verso sud, da Roma, ad un certo punto ho avuto una rivelazione, sulle nostre strade non circolano più auto italiane, io stesso viaggiavo su una Volvo; sono arrivato a destinazione e a occhio, ho conteggiato un 1%/2% di Fiat (le chiamo ancora così), una Alfa Romeo e nemmeno una Lancia. Centinaia di OPEL, BMW, VW, AUDI, molte giapponesi poche francesi.
      Ma forse sono stato sfortunato.
      In ogni caso se ne parla troppo poco.

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  10. O forse la risposta sta nel saper leggere quello che si posta (e capirlo) piuttosto che nel solito autorazzismo:

    Cito:

    "sono al di sotto per le risorse destinate all’abitazione, ai trasporti, ALL' ACQUISTO DELL' AUTO"

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  11. Non prenderla così male, dai. Lo dico sempre anche a mio figlio. Ci vorrà non so quanto tempo, ma si rimedia sempre, ed in meglio! Avere fede, coraggio di scegliere ed intelligenza!

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  12. Sono stato recentemente a Berlino per lavoro. Devo dire che sono rimasto impressionato dalla quantita' di cantieri e gru' visibili praticamente ovunque e ho interpretato credo correttamente questo come segnale di salute della loro economia : da noi in Italia oramai un cantiere fa ' notizia .
    Curiosa poi la lunga visita guidata in pullman della citta' dove una guida italiana laureata all'Humboldt Univerisitat in consevazione dei benie che lavora per l'amministrazione statale aveva impostato il discorso in termini filosofici continuando ad usare metafore come Berlino Magnete ... anche per spiegare gli effetti dell' unificazione con l'ex DDR e l'effetto del tutto era molto apologetico . Alla fine un po' spazientito gli ho detto che il tutto poteva essere interpretato anche dal punto di vista materialistico e che l'unificazione poteva essere considerata anche come "annessione " cit. Vladimiro Giacche'.
    A quel punto si e' aperto e ha iniziato a raccontarci tante cose su come realmente vive il popolo tedesco : per esempio che il refrain e' che di la' dal muro avevano sanita', istruzione , casa e previdenza e che lo stipendio gli permetteva anche di andare in vacanza al Mar Baltico , il Balaton o in Crimea , adesso con 1200/1300 Euro al mese potrebbero andare anche in Italia o in Spagna ma i soldi non bastano .
    Puo' essere considerato questo un esempio di come si esplica il "Mercantilismo "? .

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  13. Ragazzi ho trovato una robetta di quando i tedeschi comandavano in Venezuela.
    L'ha scritta Bartolomeo de las Casas,
    il libro si chiama ...della distruzione delle indie...
    tali allora tali oggi tali sempre

    segue estratto...

    Del regno di Venezuola.
    Nell'anno 1526, per inganni, & persuasioni dannose, che furono fatte al Re nostro Signore,
    come sempre s'hà posto studio di nascondergli la verità delli danni, e delle perdite, che Iddio, e
    l'anime, & il suo Stato ricevevano in quelle Indie, egli diede, e concesse alli mercanti d'Alemagna
    un gran Regno, molto maggiore di tutta la Spagna, ch'è quello di Venezuola, con il total governo, e
    giurisdittione, con una certa capitulatione, & accordo, ò partito fatto con esso loro.
    2 Questi entrati con trecento huomini, ò più, in questi paesi, trovarono quelle genti,
    pecorelle mansuetissime, in quella maniera, e molto più, che sogliono trovar gli altri in tutte le parti
    dell'Indie, prima che gli Spagnuoli facciano loro danno.
    3 Entrarono frà esse più crudelmente senza comparatione, che nissuno de gli altri Tiranni,
    c'habbiamo detto, & più irrationabili, e furiosamente, che crudelissime tigri, e rabbiosi lupi, e leoni;
    perche possedendo con maggiore libertà, tennero tutta la giurisdittione del paese con maggior ansia,
    e rabbiosa cecità d'avaritia, e con maniere, & industrie più esquisite, che tutti gli passati, per havere,
    e rubbare argento, & oro, posposto ogni timore di Dio, e del Re, & la vergogna delle genti,
    scordandosi di esser huomini mortali.
    4 Questi diavoli incarnati hanno dessolato, distrutto, e spopolato più di quattrocento leghe di
    paese felicissimo, & in esso Provincie grandi, e maravigliose, valli di quaranta leghe, regioni
    amenissime, Terre grandissime, ricchissime di genti, e d'oro.
    5 Hanno ucciso, e tagliato in pezzi affatto nationi grandi, e diverse; e distrutto molti
    linguaggi, che non vi è rimaso persona, che gli favelli, eccetto alcuni, che si saranno nascosti nelle
    caverne, e nelle viscere della Terra fuggendo da cosi strana, e pestilentiale spada.
    6 Hanno ucciso, distrutto, e mandato all'inferno, al creder mio, più di quattro, ò cinque
    milioni di quelle generationi innocenti, con strane, varie, e nuove maniere d'iniquità, & impietà
    crudele, & al giorno d'hoggi non cessano di mandarvene.
    7 Io voglio raccontare tre, ò quattro, e non più, dell'infinite ingiustitie, insulti, e stragi,
    c'hanno fatto, & hoggidì fanno, dalle quali si potranno imaginare quelle, che possono haver fatto,
    per effettuar le gran distruttioni, e dispopolationi, che habbiamo detto di sopra.

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  14. Risposte
    1. "Secondo me" è un ottimo argomento.

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    2. Non per nulla viene definito nell'ambiente "ER CAVAJERE NERO"! Sperimentato personalmente, fidati è così ed io non sono tenero!

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    3. mi piacerebbe molto argomentare il mio giudizio ma purtroppo non posso farlo perché le mie argomentazioni verrebbero censurate non appena cominciassero a profilarsi come efficaci.

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    4. Mediocrità, quante fregnacce si dicono in tuo nome! Questo non è un forum, è il mio blog, dive, esponendo argomenti controcorrente e screditati dai media cialtroni e bancarottieri e dai colleghi corrotti e conformisti, sono diventato un autore di bestseller e un opinion leader. Se tu hai argomenti, visto che le tue opinioni sono ancora prevalenti nella testa molle del paese, dovresti avere la strada spianata: apri il tuo blog ed esponile! Il fatto è che credo tu disponga di argomenti tanto quanto disponi di coraggio. Ma resterà un problema tuo, ho altro da fare.

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    5. E io che inizialmente pensavo fosse un'affermazione ironica...
      Allora la formula più corretta è: "Cioècazzoallimitenellamisuraincui... prof. lei è un vero nazista!Secondo me..."

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    6. Manfatti! Pensavo anch' io ad una freddura simpatica ed elegante, addirittura intelligente, di uno che era qui da poco.
      Ovviamente il "nazista" lo ha fatto addirittura esprimere per ben due volte e la seconda volta, addirittura con un minaccioso avvertimento "cominciassero a profilarsi come efficaci". Mammamiachepaurachissacosera!

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  15. Trovo infondato il paragone con lo Stato Sociale del Terzo Reich. Più che sulla definizione di mercantilismo in sé (anche se per correttezza la svincolerei da discorsi di tipo etico: l'etica non c'entra niente con la possibilità di una politica di benessere nazionale...)

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    1. La ringrazio per l'osservazione. Le sue competenze qui sono molto apprezzate.

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    2. @Furio Detti
      ha pensato che probabilmente avremo due fasi, questa volta, per liberarci del neonazismo e tornare al "benessere" (nazionale, bonta sua) ? La prima fase sarà probabilmente condotta da forze nazionali e forse internazionali un po' diverse da quelle che liberarono l' Europa dal 3° Reich e la seconda, speriamo democratica, ma ci credo poco, per liberarci dagli estremisti di nuova composizione e generazione che sorgeranno dalle ceneri del vecchio Mondo, che al momento sono davvero difficili da ipotizzare, tutto ciò senza negarle che temo che forse, come allora, ci scapperanno anche una gran quantità di vittime, nel processo.
      Torno a ripetere, dovremo essere pronti a tutto, perchè si annunciano tempi difficilissimi ed inediti.

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    3. Ha Ragione Furio Detti. La situazione nella quale ci troviamo impantanati e' la consegunza della vittoria alleata e questi se la prendono con i nazional-socialisti.
      Gli insulti al naz-soc dovrebbero essere resi penalmente perseguibili. La stupidità e' un crimine.

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    4. Certo che qui non si capisce più niente; o almeno, pensavo che mi fosse tutto chiaro e invece no, non è chiaro, è scuro! Abbiamo amici del neonazismo eurista anche tra i nostalgici del nazismo tedesco. E noi che pensavamo che fosse un fatto di pertinenza tipicamente internazionalista e sovranazionalista di derivazione realsocialsta.

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  16. Riguardo al candore del sito governativo olandese: quando lavoravo a TU Delft rimanevo sempre stupito di come il barone squalo di turno cercasse di far passare evidenti fregature senza fare il minimo sforzo per mascherarle, candidamente e spudoratamente. Ci rimanevo quasi male.
    Ripensavo in quei frangenti al mio vecchio barone di Tento: lui sì, vecchia volpe democristiana riciclatasi piddina, lui era in grado di convincerti a fare il tuo danno "per il tuo bene" e ti faceva pure esserne contento.

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    1. L'unica spiegazione è che in Italia, se la supposta non la lubrifichi, non entri. Mentre in altri luoghi si possa risparmiare sul lubrificante.

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  17. Non so se è attinente al post, ma ora mi è chiaro come riuscì a salvare tanti ebrei un certo, meritevole senza dubbio, Oskar Schindler.

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  18. @Battista Dotti

    Cioè dimostrando che erano utili per la sua azienda?

    Tieni presente che non avevo visto il film e ho solo un vago ricordo di ciò che se ne diceva allora.
    Il tutto comunque conferma che tra nazismo (o liberismo) e sfruttamento il passo è breve: i campi di lavoro riuscivano, non molto alla lunga, di sterminio e Buna-Monowitz, uno dei campi del sistema Auschwitz, serviva nominalmente e praticamente per la produzione della gomma.

    Poco importa, mi pare, se da fonte che peraltro non ricordo, avevo sentito che là non era stato prodotto un grammo di gomma.
    Nulla cambia - e poi ricordiamoci i rinomati Krupp.

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  19. Buonasera prof. Bagnai, martedì mattina sarò a P13 per la presentazione dell'articolo. A presto!

    M.

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  20. Grazie al Prof. per averci aperto gli occhi e continuare a farlo. Vorrei aggiungere un piccolo tassello alla formazione di un giudizio sui nostri simpatici amici distruttori di fontane, cioè sul tipo di "riforme" perseguite dal loro governo. Basta seguire questo link per scoprire chi viene al terzo posto nella classifica mondiale dei paradisi fiscali. Mi scuso se questo è già noto.

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  21. Che i nostri kari fratelli cermani hanno l'imprinting mercantilista ce lo insegnava già il buon Nicolò cinquecento anni fa.
    Lo ha rammentato un attento lettore su twitter qualche giorno fa quando un simpatico fratello cermano è arrivato con la trollata del giorno (poi si è offeso e mi ha bannato)
    https://twitter.com/udogumpel/status/828677279031103488

    Io che sono di bassa istruzione anche sui classici ho opportunamente tenuto copia di questa immaginetta
    https://pbs.twimg.com/media/C4BGBxyXUAEm8Zz.jpg

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    1. Lascialo stare Gumpel, è sbadato. Dimentica sempre che gli abbonarono i debiti di guerra e dimentica che rubarono addirittura le dentiere d' oro. Dimentica anche che fecero sparire dal nostro suolo centinaia di migliaia di capolavori mai restituiti.

      L' UEM ha indubbiamente porato la pace in Europa, si vede sempre di più!

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    2. Dato che gli avevo scritto le stesse cose, ha bannato anche me! Ahahahaha che ridicolo permaloso che è; eppure ho tanti cari amici tedeschi che non li sopportano più!

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    3. Vorrei contribuire anch'io a rimettere un po' in pari l'ago della bilancia.

      Non fatico a credere che anche molti tedeschi siano disgustati da questi cialtroni.

      Nella mia esperienza da imprenditore (fino al 2000), i miei clienti tedeschi sono sempre stati i più corretti, affidabili e onesti, mai avidi e mai un commento sulla corruzione italiana o sulla nostra improduttività, giacchè sapevano che anche da loro queste cose esistevano (e ne ho avuta esperienza diretta).

      Il Gumpel è certamente un trollone, lo si capisce dal tono sfottente dei suoi commenti, il problema è che questi cialtroni seminano odio e sicuramente, man mano che questo sistema diventerà insostenibile anche oltralpe, diventerà sempre più facile per loro fare proseliti della colpa altrui senza curarsi della propria.

      E l'odio, si sa, porta dritto alla violenza.

      Certo, non sto dicendo nulla di nuovo su questo blog, continuo a sperare che non arrivi il peggio ma non riesco ad escluderlo, grazie a laidi personaggi come..... (mi fermo qua, temo di essere vicino alla censura del Padrone di Casa se vado oltre e spero di non esserci già andato, nel qual caso mi scuso!).

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  22. Politici, economisti, giornalisti, piddini: i volenterosi carnefici dell’euro, perché?

    “Una risposta è stata fornita dal professor Ian Kershaw in un attento studio di un discorso apparentemente di scarsa importanza pronunciato da Werner Willikens, viceministro degli approvvigionamenti alimentari, il 21 febbraio 1934. Disse Willikens: “Chiunque abbia avuto modo di constatarlo, sa che il Führer non può imporre dall’alto tutto ciò che si intende prima o poi realizzare. Al contrario, a tutt’oggi chiunque abbia un posto di responsabilità nella nuova Germania può dire di aver lavorato al suo meglio quando abbia, per così dire, diretto la sua azione verso il Führer … E’ infatti dovere di chiunque agire in direzione del Führer lungo le strade da lui auspicate. Chiunque commetta errori ben presto ne pagherà il fio. Ma chiunque operi davvero nella direzione del Führer, lungo le strade da lui indicate, ed avendo di mira i suoi obiettivi, avrà il più alto premio nella forma della rapida conferma legale della sua opera”.
    “Lavorare in direzione del Führer” è un concetto che rimanda a una singolare forma di struttura politica, tale per cui nessuno dei detentori del potere emana esplicitamente ordini, ma in cui coloro che si trovano ai gradini inferiori della gerarchia assumono iniziative personali alla luce di quello che suppongono essere lo spirito del regime, e continuano ad adottarle finché non vengono corrette.
    [..]
    Il professor Kershaw ritiene che la prassi del “lavorare in direzione del Führer” costituisca una chiave per capire come funzionasse lo stato nazista, non solo negli anni Trenta, ma anche durante la guerra: una chiave che acquista particolare importanza quando si prendono in considerazione le fonti di molte delle decisioni amministrative prese nei territori occupati. Essa smentisce la scusa avanzata da tanti nazisti che affermano di aver “agito secondo gli ordini”, mentre molto spesso in realtà erano essi stessi a formulare i propri ordini, secondo lo spirito di ciò che ritenevano più opportuno. Né l’idea del “lavorare verso il Führer” affranca Hitler dal biasimo. Se i funzionari nazisti agivano a quel modo, era perché tentavano di comprendere il via ufficiosa ciò che Hitler voleva da loro e, perlopiù, la sostanza delle loro iniziative trovava retrospettiva legittimazione.”

    Nazisti – Un monito dalla storia, Laurence Rees, Newton & Compton

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  23. Meglio sentirsi idiota che esserlo irrimediabilmente.

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  24. Se dovesse tornare utile, qui la traduzione completa del testo pubblicato dalla Amministrazione dello Stato olandese:

    Perché l’Olanda non torna al Fiorino?
    Uscire dall’Euro sembra semplice, ma implica invece molti rischi e costerebbe molto denaro.
    Se l’Olanda torna al Fiorino, i prodotti olandesi diventano troppo cari per gli altri paesi.
    L’export, la più importante fonte di reddito dell’Olanda, quindi, arretrerebbe e l’Olanda perderebbe così molto reddito e occupazione.

    L’Euro fa bene all’export
    Con l’Euro l’export dentro l’Europa è risultato facilitato. Gli imprenditori non hanno più avuto il problema della conversione della moneta con altre valute ed evitato i costi relativi. Questo è favorevole per le aziende olandesi e quindi per l’Olanda
    Inoltre, con una moneta comune quale l’Euro si evita che altri paesi dell’Unione Europea lascino svalutare la propria moneta. Per mezzo di una moneta meno cara anche i prodotti di quei paesi diventano meno cari. Questo è uno svantaggio per l’export olandese.

    L’Olanda è un paese esportatore.
    L’economia olandese è fortemente dipendente dall’export. L’Olanda dall’export ricava molti soldi e posti di lavoro. Pensate per esempio agli autisti dei camion, le persone che lavorano nei porti o in agricoltura. Se l’Olanda reintroduce il Fiorino, l’export diminuirà di molto.

    Adattarsi al Fiorino costa denaro
    L’Olanda torna al Fiorino? Ciò costerà molto denaro per adattare le pratiche amministrative alla nuova moneta. Pensate ai bancomat e alle casse (di banche, negozi, supermercati? N.d.T.), ma anche alle modifiche legislative.

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  25. ho finalmente compreso a che serve il reddito di cittadinanza. Grazie!

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