mercoledì 6 aprile 2016

Morte, immortalità e storia

Il tempo scorre inesorabile e avvicina alla fine tanto quel disegno profondamente eversore dell'ordine costituito che è il progetto cosiddetto "europeo" (la cui ragion d'essere, ormai ci è chiaro, sta nel sovvertire le costituzioni democratiche nate dalle lotte patriottiche contro il progetto imperiale nazifascista), quanto, in ordine sparso, i suoi autori e corifei.

I tanti uomini politici che dicono che "non potevano sapere", o magari che "sapevano ma speravano che", o magari che non dicono proprio nulla (sperando di farla franca); i tanti intellettuali che, contravvenendo gravemente a un elementare principio etico, hanno speso in un campo non loro (l'economia) la reputazione acquisita in altri campi del sapere; i tanti giornalisti che tradendo la loro missione (impossibile?) di riportare i fatti separatamente dalle opinioni, hanno trasformato le proprie disinformate opinioni in fatti, stranamente sempre orientati a favore del capitale e del settore privato, mai a favore del lavoro e del settore pubblico. Ecco: tutti questi personaggi, che oggettivamente, indipendentemente cioè dalle loro intenzioni (che non possiamo conoscere perché non misurabili), dalla loro buona fede (che riguarda il Padreterno, l'unico che può accertarla), indipendentemente insomma dai rilievi soggettivi, hanno collaborato a un progetto altrettanto oggettivamente criminoso (perché foriero di disastri economici e quindi umani ampiamente prevedibili, previsti e quindi evitabili, come nel blog e nei libri abbiamo dimostrato), tutti questi signori moriranno, alcuni senza avere la soddisfazione (per noi) di vedere il loro progetto disfarsi miseramente, nella vergogna e nel disonore.

Moriranno tutti, come del resto noi.

Non c'è quindi da rallegrarsi particolarmente: "io non sono un biologo ma la biologia non è una scienza quindi" in questo caso non funziona (come del resto, mutatis mutandis, in economia)!

C'è però da fare una riflessione molto serena e succinta, che desidero condividere con voi.

Il privilegio di chi esercita un lavoro intellettuale è quello di sopravvivere nelle proprie opere più agevolmente di quanto ciò non possa accadere a un bigliettaio, a un mungitore, a un tornitore, a un qualsiasi altro "meccanico". Ma ubi commoda, ibi et incommoda. Ciò che ti rende immortale, in re ipsa ti espone a una valutazione post mortem. L'unico cambiamento che con la morte interviene è qualitativo, non quantitativo: il giudizio da etico diventa storico, ma, se era negativo, non può e non deve diventare automaticamente positivo per il semplice fatto che chi ha esercitato in modo discutibile la propria professione intellettuale non ci sia più.

Questo va capito e chiarito, e ovviamente vale anche per me (mi affretto a chiarirlo).

Il rispetto deve essere assoluto e totale, un rispetto fatto, in un primo momento, di silenzio (che non è oblio), un rispetto rivolto, naturalmente, al dolore dei familiari, che hanno il diritto di conservare il proprio ricordo della persona di cui soffrono la mancanza (e che si spera sarà stata con loro più premurosa di quanto sia stata col resto dell'umanità). Se hanno diritti inalienabili sulla propria sfera privata, i familiari però non hanno alcun diritto sulla storia, che deve fare il suo lavoro e che, laddove ravvisasse e documentasse un ruolo storico dei sullodati intellettuali, non potrebbe rinunciare a documentarlo e a trarne le dovute conseguenze solo perché nel frattempo i de cujus se ne sono andati.

I due piani sono e devono essere tenuti separati.

Se bastasse morire per meritare un giudizio storico positivo, allora, da Attila in giù, la storia sarebbe piena solo di brave persone (esclusi alcuni viventi non abbastanza facoltosi da comprarsi un giornale). Ma naturalmente non è così. Il male esiste, ed esiste perché viene fatto, e viene fatto per i motivi più disparati: per soldi, per conformismo, per pigrizia mentale, per vendetta, per astratta volontà di potenza...

La morte, certo, ne cancella le conseguenze: ma non la morte di chi lo ha perpetrato: la morte di chi lo ha subito.

Ecco: questo non dimentichiamolo.

Quando dei nostri tempi si darà una lettura storica, quello che colpirà (ma fino a un certo punto, perché l'antisemitismo del XX secolo ha già palesato dinamiche simili, che quindi, mi dicono gli esperti, non sono, in definitiva, così sorprendenti) sarà l'ampiezza, il carattere totalizzante e totalitario della propaganda, il suo aspetto pervasivo, il modo in cui ha infiltrato e corrotto il processo democratico, rendendo fattualmente improponibile una composizione pacifica dei conflitti. Non possiamo pensare che questo elemento, a noi evidente fin da ora, non verrà studiato e documentato. Altro elemento che colpisce, questo forse sì senza precedenti, è l'odio verso il proprio paese manifestato dalle élite italiane, e non tanto per la sua intensità, quanto per il fatto che, appunto, queste élite non ce lo hanno mai nascosto (tralascio gli innumerevoli esempi, che conoscete). Anche questo elemento dovrà essere in qualche modo analizzato, nella speranza (vana?) che ciò aiuti a evitare il ripetersi di una catastrofe come quella che stiamo vivendo: un balzo all'indietro di quasi due decenni in conseguenza di politiche delle quali si sapeva che erano sbagliate ma si sperava (?) che moralizzassero (?) questo popolo di Untermenschen: voi.

Ma questo sarà un lavoro serio, cui dovranno dedicarsi professionisti, in tempi e modi compatibili con la loro scienza.

Noi possiamo solo continuare a fare opera di testimonianza. Le nostre valutazioni le terremo per noi, e guarderemo avanti, al futuro dei nostri figli.

Non abbassiamoci al livello dei nemici della nostra Costituzione.

Grazie.

72 commenti:

  1. Si alcuni moriranno prima, ma speriamo pochissimi, li voglio proprio vivi e in un angolo, viola di vergogna per quello che hanno ciecamente difeso. Voglio le loro immagini a colori e in 3D a 736726618 bit sui futuri libri elettronici. Non è solo rabbia, non è solo vendetta, è anche sana fretta, perché non sono tutti vecchi come Re Giorgio...non vorrei aspettare molto. Scusate lo sfogo.
    Saluti da Napoli (che oggi ha accolto Renzi con tanto entusiasmo).

    Nota: Prof. l'altra sera l'ho sognata, dovevo fare la tesi con lei. (Detto da uno che l'università per svariati motivi non l'ha proprio amata) ;) Grazie.

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    1. Sig. Gianmaria,
      Non nomini Napolitano, io gli auguro ancora tanti anni di vita. Lo auguro ovviamente a tutti, ma a Napolitano particolarmente: vorrei addirittura che superasse in longevità Rita Levi Montalcini.
      Dovesse Napolitano lasciarci troppo presto, correrebbe il rischio di finire i suoi giorni in tranquillità sul suo letto compianto dal mondo meinstrim come un padre della Patria.
      Per me sarebbe troppo, lo confesso; non riuscirei a superare un simile scoglio senza perderne in termini di salute. Ho il desiderio che i suoi occhi possano vedere, rigorosamente in questo mondo, le conseguenze del suo operato. Sia in ambito di politica interna (materia nota in questo blog), sia in ambito di quella estera (l'aver costretto l'esecutivo Berlusconi a partecipare ad una guerra di aggressione contraria ai nostri interessi e contro un paese col quale avevamo un accordo di alleanza).

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    2. Compianto dal mondo mainstream purtroppo sì, ma - ne sono sicuro - lui già vede, lui già sa.

      È che quando entri nel MALE ('80) poi ci devi continuare, nel MALE.
      Se fossi capace di invertire la rotta, saresti da sempre stato di un'altra stoffa.

      Non nego che avendo raggiunto un discreto livello di nausea, il richiamo del piazzaleloretismo si fa spesso sentire. Se non altro per il messaggio universale di pulizia e catarsi che una condanna pubblica darebbe.

      Lo so, la catarsi è pericolosa, come la varichina, sbianca tutto e si perdono i contrasti e le responsabilità diffuse. Ma se non si comincia dalla testa, non si può pensare di processare la coda. Forse.

      Perché nessuno va a qualche lectio magistralis di Napolitano a leggergli il suo vecchio discorso?

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  2. Fino ad oggi la storia l'hanno scritta i vincitori spesso sovvertendo la realtà.
    Spero che questa volta sia diverso, perlomeno, oggi, grazie a persone come lei ed alla rete la verità sarà di difficile manomissione.

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    1. I vincitori di oggi non necessariamente lo saranno domani.

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    2. La storia continuerà ad essere scritta dai vincitori, perché le masse amano le versioni ufficiali; accontentiamoci dunque di sapere come stanno davvero le cose, contribuendo a che qualcun altro le conosca: è il solo vaccino possibile perché la vulgata ufficiale venga vagliata attraverso un discernimento critico, secondo il principio che Ortega y Gasset sintetizzò col dire: "Se insegni, insegna anche a dubitare di ciò che insegni".

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    3. Purtroppo la rete è estremamente volatile: a quando una raccolta cartacea del meglio di questo blog? (magari su carta di stracci, che dura di più). Sottoscriverei anche per una pubblicazione a dispense...

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    4. sai, ci pensavo ieri, Maurizio 59, leggendo "1984" (che ancora mi mancava, confesso. gran libro), quando il protagonista sostituisce i vecchi articoli per mostrare che la previsione di GF era stata giusta.
      Orwel la immagina, ovviamente, sul giornale "di carta".
      Ma mi ha fatto immaginare che oggi, nel virtuale, questa è operazione che può essere fatta più facilmente che con il cartaceo.
      Forse dovremmo rivedere il nostro rapporto con in quotidiani (tralasciamo quello che scrivono, per ora), e pensare che in fondo, 'sta storia che "il quotidiano di carta è morto", come mi è capitato di sentir dire... mi sa che la dobbiamo ripensare.

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    5. In attesa della futura dipartita sto raccogliendo i post di Goofy almeno in formato pdf. Per la stampa vedremo...

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  3. Parole equilibrate, post da me condiviso in tutto e per tutto.
    Le violente reazioni mi sembrano tanto un'autogiustificazione più che una difesa della memoria, insomma un'autodifesa.
    La resa dei conti è sempre più vicina e la paura aumenta.

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  4. Post monumentale, da citare un giorno quando si tratterà di narrare storicamente i tristi tempi d'oggi. Spero solo che a quel momento non si guarderà a quest'era così come noi guardiamo il 1919-1939 o il bel mondo pre-1914: la violenza economica, ora come allora, avrebbe generato ancora una weltkrieg devastante, e noi (compresa la mia generazione di attuali ventenni) ne saremmo sommersi fino al collo

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  5. "Questo governo è il peggior comitato d' affari dalla nascita della Repubblica Italiana".
    E' il giudizio lapidario del senatore leghista Gian Marco Centinaio, riportato dal TG 3 della sera. Io per la verità faccio fatica a formulare una graduatoria dei peggiori governi, avendone visti tanti. Ma che quello di Renzi sia un comitato d' affari e neanche troppo mascherato, considerata la partecipazione di una ex vice presidente confindustriale e del leader nazionale della Lega delle Cooperative rosse, non ho particolari dubbi. Stabilire poi se il job act sia peggio della legge Fornero, se la Guidi si peggiore della Cancellieri, se Monti sia meglio di Renzi, beh.....è una dura impresa.
    Condivido ogni parola del post. Il giudizio storico sull' operato dei politici, degli intellettuali, dei giornalisti schierati senza alcuna umana pietà e senza distinzione tra destra e sinistra dalla parte degli oligarchi euristi sarà durissimo. Stanno macellando la nostra Carta Fondamentale, la nostra democrazia, stanno distruggendo migliaia di famiglie, desertificando il tessuto economico del paese.

    http://www.confesercenti.it/blog/confesercenti-2016-parte-male-crolla-volume-vendite-delle-piccole-superfici-28-e-i-negozi-continuano-a-chiudere-9mila-nei-primi-due-mesi-dellanno/

    Certo, a noi tocca la testimonianza, l'opera quotidiana di demistificazione e lo svelamento delle menzogne. Contro lo schieramento compatto dei media e dell' informazione dell' establishment.
    Il malessere nel paese e la consapevolezza delle scelte errate si sta diffondendo. Renzi potrebbe saltare entro la fine dell' anno. Ma le inadeguatezze e ambiguità degli ortotteri sono macroscopiche:
    http://www.lastampa.it/2016/03/24/italia/politica/di-maio-fa-autocritica-sullue-forse-siamo-stati-troppo-duri-WLYPthmhDym3mJYnqouX0O/pagina.html
    Adesso, per esempio, a ottoemezzo dalla Gruber, la Raggi viene investita da Massimo Franco (Corrierone) e dalla informazione eurista (Gruber) come il candidato preferibile per la capitale. E lei risponde come si deve, promettendo di tessere buoni rapporti con il governo.
    Se mai qualcuno avesse avuto speranze che gli ortotteri avessero compreso le dinamiche alla base delle Istituzioni europee e della moneta unica oggi può farsene una ragione. Sono solo funzionali al potere, pronti a diventare i nuovi Renzi appena se ne presenterà l' occasione (credo presto).
    Certo, noi dobbiamo guardare avanti, tenendo la schiena diritta fino alla fine dei nostri giorni davanti al disastro del paese e del continente, pensando al futuro dei figli e nipoti.
    Grazie, Professor Bagnai.

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    1. Cominciamo a ripeterci un po' troppo, come i vecchi e forse lo siamo, con orgoglio, in un marketing fasullo di facce giovani.
      Quando sei al governo, ma non puoi e non devi governare, il comitato d'affari è un ovvio passatempo e il minimo della contropartita. Non troppo tempo da passare e affari da fare in fretta, arraffando, prima di venir schiacciato tra vincolo esterno e consenso elettorale. La ruota gira e arriva, fresco fresco (visto che bei visini freschi la Raggi o Di Maio? Il meglio del meglio per il prossimo teatrino dei pupi) il nuovo traditore eterodiretto dei suoi elettori e della Patria. Diciamo che siamo un po' a corto di strategie democratiche di resistenza e ci rimane il borbottio, sapiente e inascoltato, del vecchio ben vissuto.

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    2. Però non falsifichiamo la realtà. Non mi sembra che la Raggi sia "investita" dalla Gruber e da Franco. Anzi, Franco mi sembra piuttosto aggressivo, molto diversamente dal solito. E la Gruber non può attaccarla più di tanto dopo quello che pd e PDL hanno combinato a Roma.
      Detto questo, concordo sul fatto che le parole di Di Maio siano inquietanti.
      Tuttavia -so che qui dico un'eresia, seguo da molto il blog- non sarà il caso di votare 5s?
      Infatti, se loro vorranno realizzare anche solo una minima parte del loro programma, dovranno uscire dall'euro. Altrimenti finirà anche questa ennesima valvola di sfogo.
      E sarà meglio!
      O no?

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    3. Io penso che chi mente ai propri elettori, raccontando di referendum sull' euro, di pugni sbattuti in Europa per portare a casa qualche concessione, sia soltanto un cialtrone opportunista. La conferma ce l' ho nell' enfasi propagandistica che pongono sulla corruzione, sul debito pubblico, sui costi della politica, fingendo di non vedere i nodi strutturali causa del nostro declino, ben evidenziati su questo blog e nei libri di Alberto Bagnai e noti alla migliore scienza economica da alcuni decenni.
      Mi dispiace. Non sono io che falsifico la realtà. Sono i grillini a coltivare l' ambivalenza, l' ambiguità. Se tu preferisci l' illusione accomodati. Ma il contatto con la realtà sarà purtroppo durissimo.

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  6. Oggi, almeno in campo politico, l'élite dominante è quella dei cazzari, ovvero coloro che hanno sostituito alle categorie del vero e del falso, entrambe dignitose, la monodimensionalità della cazzata (mi pare che una cosa del genere la dica anche Francesco Erspamer: santo subito!). E i cazzari preferiscono i fasti della cronaca alla durezza del giudizio critico della storia. O almeno della storia fatta dai vinti.

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    1. Per consolarti ti dico che è così anche in campo religioso. Nemmeno per il pontifex maximus cazzarus esiste più il vero e il falso ma solo la pastorale (prassi) di chi è al comando ( lui e la sua junta sudamericana). È un periodo strano, quello che stiamo vivendo.

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  7. Non riesco proprio ad essere così magnanimo, nemmeno con i morti, caro Alberto, non riesco a perdonare gli imbecilli e tantomeno i figli di buona donna che hanno letteralmente massacrato l' Italia e creato le condizioni per esiti terribili, come nei momenti peggiori della storia. Non faccio esempi, tanto sappiamo a chi riferirci. A domani!

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  8. Mi risulta difficile valutare positivamente persone che consciamente o inconsciamente hanno permesso gli arbitri più incredibili nei confronti dei propri simili,solo perché non ci sono più.La dipartita del romanziere,del giornalista ,del politico,può dispiacere da un punto di vista umano,ma non modifica di un micron il giudizio negativo nei loro confronti.Il fatto che fossero parte importante della società intellettuale è un'aggravante.
    Purtroppo ci vorrà molto tempo per un giudizio storico,distaccato e non coinvolto,e non credo che riuscirò a vederlo;nel frattempo osservo le miserie umane e la totale mancanza di empatia di un'intera classe dirigente.

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    1. Onde evitare che si aggiungano altri ragli sotto a questo post che è cruciale, perché cruciale è la battaglia contro la propaganda, chiedo agli altri 3447 lettori del blog dove ho scritto che si debba valutare qualcuno bene PERCHÉ è morto. Se non riescono a trovare questo passo, esorto gli altri 3447 lettori a mandare loro Roberto dove dovrei mandarlo io. Ma io non ho tempo da perderci.

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    2. Ma Roberto Costa a me sembra volesse ribadire di essere d'accordo con il suo post.
      Nel caso mi sbagliassi gli altri 3446 lettori possono mandarmi.

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    3. Ci sono più di 1300 post. Se volete riscriverli accomodatevi.

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    4. Purtroppo nel presente caso, rispetto alla storia recente e meno recente, ci sono due aspetti che la rendono diversa mio caro Alberto:
      A)La possibilità di avvertire (e tu sei quello che ha fatto di più) chi sta inconsapevolmente sbagliando o chi sta dolosamente e diabolicamente giocando con le nostre vite, in modo ampio e per lungo tempo;
      B)La possibilità di analizzare in modo dirompemte e senza alcuna possibilità di incertezze le dichiarazioni ed i comportamenti dei suddetti.

      Ciò rende la "storia" di questa esperienza dell' euro, con le macroscopiche evidenze a disposizione di tutti un fatto contemporaneo, ovvero la storia coincide con il presente ed forse è la prima volta che accade, e ciò rende completamente impossibile ogni riferimento a precedenti esperienze che solo la storia ha permesso di giudicare appieno. Noi possiamo giudicare subito, noi sappiamo distinguere chi sbaglia inconsapevolmente e viene avvertito in ogni modo e forma da chi invece sa benissimo di star perpetrando la più ignobile delle azioni, con costoro non si può fare nulla.
      Il dolore dei parenti (che per inciso vorrei sapere se erano consenzienti o meno, perchè io con i miei parenti, anche i più vicini, taglio i ponti se necessario) non può e non deve impedirci di esecrare chi ha sbagliato o chi ha scientemente fatto azione di massacro diretta o indiretta, e farlo nella maniera più pesante.
      Non porrei la questione di livelli di confronto sul terreno convenzionale di valori etici, ne abbiamo parlato troppe volte, il confronto, mai come ora è tra verità e falsità e ciò è causato dal confronto fra scienza e non scienza, che emerge ad esempio, ogni volta che tu hai il confronto diretto con le controparti.
      Non ritengo quindi la mia posizione dicutibile e tantomeno al livello di queste bestie, senza contare che molti maniscalchi, meccanici o falegnami, mi danno prova di aver capito meglio di altri intellettuali, ciò che sta accadendo.

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    5. Il professore ci ha esortato a non abbassarsi al livello dei nemici della costituzione.Meglio mantenere il silenzio in quanto lui,più di noi,è amareggiato per la fedeltà giurata dagli economisti al progetto europeo e alcuni erano suoi professori ed è proprio questo che fa più male.

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    6. @ALBERTO49 Non sono immortale ma... sono convinto che sia -sempre- stato possibile riconoscere i crimini maggiori sul momento, e giudicarli con certezza.

      Qui la scienza aiuta, ma anche senza di quella, ci arrivava pure un giornalista.

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    7. Confermo il giudizio di Sergio Panzeri,condivido ogni punto e virgola del post.

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    8. Roberto, ti chiedo scusa: sono stato ingiustamente aggressivo. Tu puoi anche non essere d'accordo con me, il punto non sarebbe quello, ma piuttosto la mia paura che certe parole possano essere fraintese o strumentalizzate. Col frame "Bagnai cattivo maestro" ci riprovano periodicamente. Non credo ci riusciranno, e comunque dopo essere stato vittima di reductio ad Hitlerum per anni credo di poter far notare che Hitler non era buono perché è morto. Ma questa operazione di verità è molto delicata. Per quanto sia difficile da credere, non provo particolari animosità. Ritengo solo che il dato reale di certe dichiarazioni e di certi comportamenti vada registrato a futura memoria nella speranza (vana) che la storia non si ripeta. Piazzale Loreto è la garanzia che si ripeterà. Sono contento di sapere che siamo d'accordo.

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    9. Ma l'accusa di "cattivo maestro" la mette in ottimissimissimissimissima compagnia!
      Per quanto non propriamente comoda...

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  9. E' lecito chiedere cari "la storia la scrivono i vincitori" quanto conoscete il mestiere dello storico? Cosa sapete della metodologia scientifica?
    Grazie per il post, professore.

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    1. Prego. Io sto ancora aspettando.

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    2. Non sono uno storico, ma... Credo che spesso dicendo "storia" si intenda in realtà la storiografia (non naturalmente in questo post, dove per storia si intendono gli eventi, gli accadimenti). E credo anche che la storiografia non sia esente dal conflitto delle interpretazioni. Ma perché una metodologia analitica sia tale, ovvero persegua la ricerca della verità (diciamo relativa, perché lo storico ha sempre a che fare con documenti, e con la loro reperibilità), in primo luogo si deve liberare dalla doxa. E qui, a mio avviso, casca l'asino, come si dice.

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    3. In quella espressione, "non sono uno storico, ma...", con tutti i suoi derivati e sotto derivati, "non sono un economista, ma...", "non sono un biologo, ma...", ecc. c'è un punto di rottura che la gente mi pare non consideri più, ma che pure quello di tanto in tanto si sente saltar fuori: "Non sono un politico, ma...".
      E qui si deve stare attenti. Perché se è vero che abbiamo assolutamente bisogno di riposizionare le professionalità, quella di "non sono un politico..." è la grande eccezione che conferma la regola.
      no, caro amico, sei un politico. lo sei in quanto cittadino, lo sei perché a diciotto anni hai diritto di avere una scheda in mano, e se puoi scegliere politicamente sei già un politico. Sei qui, in mezzo a questa comunità e qualsiasi cosa tu faccia sei un politico. Getti la carta nel cestino? è un gesto politico.
      Perché poi, a forza di dirsi "non sono", la gente ci crede che "non è".
      Oltre tutto, i signori che dichiarano "non sono un economista, ma..." andrebbero zittiti tutti proprio in nome di quella tanto ricercata "meritocrazia" (alla quale io non credo, per tanti motivi).
      "Non sei"? E allora, please, taci, almeno in pubblico.

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  10. La ringrazio, Prof. Bagnai, per questo post: pace all'anima loro,

    MA

    noi Untermenschen non lo siamo proprio :). Lo so, Lei ce lo ricorda costantemente :).

    Sto leggendo questo libro, grazie a Lei e a Orizzonte48:

    Romina Raponi - Finanziamenti comunitari - Imprimatur 2016

    e ne estrapolo queste pagine:

    209-211

    "(...)
    Riassumendo schematicamente, ancora una volta, l'Italia colloca anticipatamente sul proprio indebitamento annuale e quindi sul proprio debito pubblico le contribuzioni al bilancio dei vari fondi UE, e solo una parte di queste somme vengono a essa restituite; inoltre, detta restituzione avviene soltanto a condizione di rispettare i limiti di deficit (che rischia di sforare, magari, proprio per aver dovuto contribuire al bilancio UE o a causa della recessione indotta dalla UEM e comunque reso arduo dal
    meccanismo dell'euro e dei tassi di cambio reali sfavorevoli).
    Questo vuol dire che, nonostante l'Italia contribuisca al bilancio europeo con percentuali che corrispondono a circa l'1% del PIL, per poter utilizzare una parte di queste somme deve rendere conto all'Europa non solo di come spende i finanziamenti, ma anche delle ulteriori somme che devono essere messe a disposizione a titolo di cofinanziamento e, per vie traverse, di tutte le proprie politiche economiche.
    Un simile controllo di gestione da parte dell'UE avrebbe senso se il singolo Stato ricevesse molto di più di quello che versa al bilancio europeo, come dovrebbe essere in
    una normale istituzione di tipo federale o comunque dove sia previsto un efficace sistema di trasferimenti e sostegno per il superamento delle asimmetrie. Ma questo
    sistema non ha alcun senso nell'UE dove il bilancio è insufficiente allo scopo per cui è costituito e alcuni Stati ricevono meno di quanto versano.
    A fronte di una irrisoria quota di bilancio, gli Stati membri si trovano condizionati nella loro sovranità fiscale generale e non hanno alcun potere nel regolare la propria economia, perché prima dello sviluppo dello Stato viene anteposto il pareggio di bilancio da raggiungere ad ogni costo.
    Occorre aggiungere che quelle stesse condizionalità, spesso, finiscono per imporre misure anche violative del contratto sociale posto a fondamento di quello stesso Stato.
    In Italia tutto ciò è di lampante evidenza: a fronte dell'art. 11 della Costituzione, che acconsente a limitazioni di sovranità in favore di organismi internazionali che assicurino la pace e la giustizia tra le Nazioni, si è aderito all'UE e alla moneta unica che l'armonia e la cooperazione tra i popoli finisce per sacrificare in nome del consolidamento fiscale e del prevalente interesse delle forze di mercato (tale essendo
    il reale senso della realizzazione della "economia sociale di mercato", come principio cardine dell'UE posto dal già visto art. 3, par. 3, TUE).
    E non solo. Il sistema di condizionalità europeo (in funzione del raggiungimento degli obiettivi fissati dai trattati), introdotto attraverso il sistema dei finanziamenti comunitari, finisce per condizionare tutta la spesa pubblica dello Stato in violazione della maggior parte dei principi costituzionali. Un esempio per tutti? Lo Stato italiano in ragione degli altissimi livelli di disoccupazione, in base agli artt. 1 e 4 della Costituzione, dovrebbe e potrebbe concentrare una buona parte di spesa pubblica per far fronte a questa situazione emergenziale, e invece non solo è costretto a impegnare le risorse dei finanziamenti comunitari su obiettivi europei, essenzialmente diversi dal sostegno all'occupazione (quale costituito dagli "stabilizzatori automatici"), ma anche, per poter utilizzare quei fondi, a distrarre da politiche di spesa anticicliche cospicue quote di co-finanziamento per quegli stessi obiettivi."

    Spero che coloro che ci succederanno nella Storia, abbiano, tra gli altri, uno strumento di lettura come il succitato.

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  11. Mi perdoni Prof. perchè sto peccando e peccando merito il Suo castigo.
    Sempre più spesso sono colto da pessimismo quasi totale, non passa settimana, anzi, giorno che non raccolga un esempio di come le menti delle genti siano incapaci di qualsiasi ragionamento che sia riconducibile ad una razionalità economica.
    Il lavaggio dei cervelli è così costante e profondo che mi chiedo se un giorno ci sarano storici in grado di giudicare con raziocinio o se anche loro saranno stati conformati tutti al pensiero unico.
    Per certo qui (e non solo) potranno trovare ottimo materiale di studio e di rivalutazione dei fatti ma...
    il pessimismo spesso mi travolge.
    E' dura per un genitore sopportare il fatto che lascerà ai propri figli un futuro e un mondo infinitamente peggiore di quello che gli è stato lasciato dai suoi avi.
    Mi aggrappo alla speranza ma la presa si fa sembre più debole e la visione del futuro si fa sempre più nera.
    Mi perdoni Prof.!

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  12. A proposito di propaganda spero che l'intellettuale (?) invitato ieri a parlare di debito pubblico a quello sgangherato palcoscenico di avanspettacolo che è la trasmissione ballarò, possa campare almeno fino ad anni 82 (prospettiva di vita media per un maschio occidentale) ed anzi che possa oltrepassarli. Glielo auguro di cuore affinché, tra le tante cose belle che potrà fare nel resto della sua preziosa vita, possa anche incontrare quel tempo dove potrà vedere spiaccicata sulla sua faccia (di tolla?) tutta l'evidenza dello sbriciolamento delle sue futili, grottesche, false e vuote parole.
    Parole tali che possono essere profferite esclusivamente solo nell'ambito di un contesto propagandistico d'avanspettacolo, proprio di un Minculpop in piena decadenza come la suddetta trasmissione.
    Provare per credere (per stomaci forti): al min. 1.23" l'intellettuale Prof. Cottarelli (autore di un ultimo suo libro sul .... -indovinate- ma sul debito pubblico italiano, ovviamente), con dietro un immenso contatore del debito pubblico italiano che girava e girava .... (scenografia stile Wall Street), diceva agli italiani, come massimo esperto in materia (in quanto tecnico puro, amante della sola verità e non certo mosso da interessi inconfessabili), disquisendo sulle scorciatoie (dispregiativo) che alcuni vorrebbero intraprendere per ridurre il debito pubblico, che l'uscita dall'euro e l'introduzione della lira permetterebbe si allo stato di "stampare i propri soldi" (come sta facendo la BCE con gli euri?), ma questo "purtroppo porta inflazione" (questa maledetta! Che la BCE, stampando euri e non lire, non riesce proprio a far venire!) , e l'inflazione (si sa) incorpora il "rischio di essere ripagati con carta straccia svalutata" !

    Ipse dixit il giorno 5 aprile 2016: back to the future!
    P.s.: ovviamente il virgolettato è farina del suo sacco.

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    1. L'ho visto in diretta. Ma la cosa piu' disgustosa e' stata la conduzione dell'intervista, tutta tesa a ribadire la stessa chiave di lettura di Cottarelli enfatizzandone grottescamente I concetti in modo che tutti potessero assimilarli, e il complice silenzio di Landini, il quale non ha ancora capito la genesi del jobs act e si limita a criticarlo.

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    2. Persone (intendo sia chi spara cazzate sia chi gliele fa sparare senza contraddittorio) senza futuro e senza gloria post mortem.
      Io non guardo più e non ascolto più (intenzionalmente), mi limito, come in "Comfotably Numb" a percepire attraverso "la parete" i rumori che arrivano dall' esterno, non potendone più!

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    3. La servitù non fa altro che il suo mestiere: prendere esempio dall'alto. Queste le dichiarazioni di Draghi & C. fresche di giornata (moriremo tutti, ma mi piacerebbe avere abbastanza tempo per vederli morire prima):

      "http://www.lastampa.it/2016/04/07/economia/draghi-in-ripresa-ma-i-prezzi-restano-troppo-bassi-2XM6pePcjfqTd3LNISs79O/pagina.html

      07/04/2016
      MARCO ZATTERIN
      CORRISPONDENTE DA BRUXELLES

      Uno, la riflessione sul 2015. La Bce pubblica il suo rapporto annuale per l’anno passato. Il presidente Mario Draghi scrive della prefazione che «le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza», che «dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche» e che «si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock». La soluzione è il rafforzamento degli strumenti comuni, il rispetto delle regole esistenti, ma anche il lancio di politiche sostenga la ripresa, utilizzando tutti margini che si rendano disponibili. «È importante che il risanamento di bilancio sia favorevole alla crescita». Inoltre, bisognerebbe «rendere il sistema tributario più favorevole alla crescita e limitare l’evasione fiscale. Quindi «a riduzione del cuneo fiscale sul lavoro può esercitare effetti positivi sulla crescita e sull’occupazione».

      L’inflazione
      Due, le parole sul Meno. Contemporaneamente, intervenendo a un convegno nella capitale monetaria Francoforte, l’ex governatore di Bankitalia ha garantito che la Bce non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso», dunque promettendo che - al solito - l’Eurotower farà «tutto il possibile» nei limiti del suo mandato per garantire la stabilità della moneta europea e dunque della sua economia. Anche perché, «senza le misure della Bce il 2015 si sarebbe chiuso in deflazione». Mentre l’iniezione legata al «comporta una crescita dell’1,5% del Pil nel periodo 2015-18».

      MARIO DRAGHI - “La nostra politica monetaria ha contribuito al miglioramento”

      La parte dei governi
      Tre, il bilancio a Bruxelles. A Bruxelles è di scena il vicepresidente della Bce Vitor Constancio, che si esprime al Parlamento europeo. Afferma che la banca centrale «ha fatto e farà tutto il possibile per conseguire il suo obiettivo di stabilità dei prezzi che ora implica anche cercare di rafforzare la crescita, per chiudere il `gap´ che sta mettendo pressione negativa sull’inflazione», ma i Governi devono fare la loro parte per ridurre la disoccupazione, creare politiche di bilancio più favorevoli alla crescita, senza mettere in discussione le regole, completare l’Unione monetaria. Il messaggio è quello di sempre anche sulle strategie per rispondere al ciclo. «Le regole di bilancio non devono essere messe in discussione - afferma Constancio, ma tutti gli Stati devono rendere la composizione delle loro politiche di bilancio più orientata alla crescita e chi ha spazio nel bilancio deve usarlo.

      Il cruciale corollario dello stimolo
      Riecheggiando le parole del suo presidente, il capo economista Peter Praet ha afferma - sempre a Francoforte - che «se altri shock avversi dovessero materializzarsi, le nostre misure potrebbe essere ricalibrate di nuovo, commisurate con la forza dei venti contrari, tenendo conto anche dei possibili effetti avversi». Il lavoro della Bce, si intende, è tutto meno che finito. "

      Al confronto la supercazzula con lo scappellamento a destra era roba seria. La cosa che mi fa più rabbia è che ci stiamo facendo asfaltare da una manica di cialtroni.

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    4. una soluzione semplice e originale sarebbe rinominare l'euro in lira ; il solo effetto psicologico dell'associazione lira=carta straccia provocherebbe senza meno più inflazione delle attuali raffinate qe

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    5. @Maurizio59
      Si sono cialtroni e cialtroneschi i loro interventi, sopratutto perché si devono barcamenare quotidianamente con le evidenti contraddizioni che la realtà economica pone alle loro posizioni. Posizioni che non potranno mai cambiare finché gli ordini di scuderia rimarranno invariati.Sempre che mai fosse una cosina semplice cambiare tale tipo di ordini, anche qualora lo si incominciasse a prendere in considerazione...

      A proposito d'inflazione:
      contrordine camerati/compagni (a seconda delle preferenze...) la situazione si fa dura, meglio uscire con questo:
      http://it.reuters.com/article/topNews/idITKCN0X421V.

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  13. Ancora una volta un post perfetto, che sarebbe da insegnare a scuola. Grazie Alberto.

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  14. Non sono più i tempi (strutturalmente) in cui si possa intonare un Dies Irae giustiano. Non esistono indivdui cardine, nell'eurosistema. Brinderemo, alla faccia del "disastro occupazionale" che sarà sbandierato, quando le testate giornalistiche collasseranno sotto il crollo dei loro conti, perché non sarà una "perdita per la democrazia", ma un gran guadagno. Mi auguro che nella prospettata fusione tra Sole e Corriere gli esuberi siano cospicui, in modo che chi ha propalato la retorica liberista finalmente assaggi direttamente la medicina che ha pubblicizzato.

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  15. Qualcuno ha già scritto che il XX secolo è segnato dalla decadenza dell'Europa. Sottoscrivo con amarezza. Il crollo di scuola e università è così evidente e pervasivo che persino chi ci lavora ha interiorizzato una depressione perenne e una rabbia autodivorante.
    Sapremo invertire la rotta?

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  16. Per agevolare la memoria e in prospettiva l'analisi storica proporrei una pubblicazione stampata che raccolga le dichiarazioni dei vari esponenti delle "sfere" della cultura del nostro paese e non solo nell'arco di 30-40 anni.
    Da informatico ci terrei a disilludere chi ritiene che il "web" tenga memoria e traccia di tutto; i supporti digitali sono sì facili da conservare e diffondere, ma anche semplici da cancellare e alterare, oltre al fatto che la ricerca contempla sempre l'applicazione di un filtro, che a sua volta implica criteri...
    Un libro stampato credo che metterebbe molti - tra coloro che hanno recitato un ruolo nella società - di fronte alla responsabilità delle proprie azioni.

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  17. Buongiorno prof.
    Mi permetta un parziale off topic (per la gioia dell’accademia della crusca) che mi e’ venuto in mente leggendo gli ultimi post. “Non sono un biologo ma…” si diceva. Bene, io sono un biologo, di quelli col pieccdi’ e qualche anno di post dottorato alle spalle in quel delle tigri asiatiche. Generazione Erasmus vissuta (a Parigi) vedendo tutto quello che e’ stato postato giorni fa e con cui mi trovo d’accordo su tutto. Devo dire che nella generazione Erasmus recente i piddini la facevano da padrona, quelli autorazzisti che ad ogni discussione sulla diversita' tra paesi non esitavano a dipingere l'Italia come il paese dove tutto si fa sotto banco, a mazzette e spintarelle, tutto ovviamente per sentito dire, nessuno mai riportava un aneddoto o una statistica ovviamente..il non plus ultra del micugginismo. Comunque...come dicevo, l’esperienza Erasmus l’ho vissuta a Parigi, ho visto tutti i miei compagni erasmiani gioire follemente per la caduta di Sarko e l’avvento del salvatore Hollande. Mi ricordo litigoni con la mia (fortunatamente) ex compagna piddina che mi insultava perche' mi rifiutavo di andare a place de la bastille a festeggiare con lei e i suoi amici (piddini). Tentavo di farle capire che anche non essendo economista non era difficile capire che Hollande avrebbe tradito tutte le promesse in quanto immobilizzato dalle regole europee. Nonostante le spiegazioni fui tacciato di complottismo e disfattismo e liquidato come ignorante. Un anno piu' tardi si e' visto chi aveva ragione ma questo non ha fatto altro che far infuriare ancor di piu' la malvagia ex contro di me anziche' contro la sinistra francese. Ma passano gli anni e passa tutto. Molti di quei piddini ex-erasmiani e compagni di corso pero' sono ora tra i miei contatti facebook (so ggiovine!!) e continuano dall'alto del loro "sono un biologo quindi!!" a massacrare verbalmente anti-vaxers, teorie alternative su alimentazione e cancro e tutti i tipi di complottari a sfondo pseudobiologico. E lo fanno giustamente, sia chiaro. Argomentando propriamente anche se spesso con troppa arroganza che suscita subito astio nell'ascoltatore, ma passiamoci sopra. Il problema si presenta quando con la stessa supponenza trattano di economia perculando ogni osservazione euro-scettica che metta in discussione il sogno dei padri della patria e degli spinellati. Ma anch'io sono biologo quindi un vaccino per il loro atteggiamento l'ho trovato. Ogni volta che mi attaccano perche' faccio notare le contraddizioni interne al sogno europeo mi limito a dire : " ma vi rendete conto che per un economista accademico i pro-euro sono alla pari degli anti-vaxers per un biologo? Se non ci credete portatemi il paper pro-euro". Devo dire che ne ho convertiti un paio... anzi... immunizzati.
    Cordialmente
    Er postdoctoralfellow

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  18. Si deve sempre rispettare la morte di un individuo, SEMPRE. Però, concordando con il pensiero del professore:

    "La morte, certo, ne cancella le conseguenze: ma non la morte di chi lo ha perpetrato: la morte di chi lo ha subito".

    Spero di cogliere una dura condanna verso coloro che, appoggiando questa scellerata unione, hanno provocato le centinaia, se non migliaia, suicidi in Italia e in Grecia. Ho ben presente il passaggio del post di Panagiotis (se così si scrive) della trasformazione delle ragazze greche in "puttane" (scusate il termine). Mi chiedo se questa trasformazione non sia in atto anche da noi. Quindi, rispetto per i morti, non abbassiamoci a certi livelli, ma non dimentichiamo.

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  19. Grazie Prof.
    Non sono un antropologo ma, quando muore un nemico, mi risulta si siano spesso tributati onori. Quando muore un traditore, non saprei.

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    1. Un nemico, un avversario è colui che si dichiara. Quello che si sta discutendo non è neanche il tradimento, lo si mette in conto in un conflitto. Ma questo va oltre, non so come definire certi comportamenti. Addirittura provo un dolore nel cercare di comprendere la miseria di certi individui! Non è possibile abbassarsi a certi livelli!

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    2. Un traditore viene bandito o giustiziato, per un motivo molto semplice: ha rinnegato la comunità d'appartenenza, mettendone la sopravvivenza a rischio. Se la morte è per via naturale, gli spetta il rispetto biologico e quello metafisico del mistero per la dipartita (niente sentimentalismi, grazie).
      In merito invece al suo destino in vita, laddove sembrerebbe equo il suo allontanamento con disonore, parrebbe essere ora in auge una versione del “promoveatur ut amoveatur”, ove il fedifrago viene defilato entro un nuovo incarico, meno prestigioso e responsabilizzante, ma garante nei di lui confronti. E tuttavia, considerato l’annebbiamento del profilo che il senso di essere comunità subisce entro le società moderne, varrebbe la pena domandarsi se 1) esiste ancora un sentito da comunità effettiva e, conseguentemente 2) nei confronti di “chi o cosa” il tradimento sia stato perpetrato. L’europeismo attuale può giustificare un eventuale danno nei confronti del singolo paese (esempio, la cessione di sovranità) con la scusante d’averlo fatto per poter inserire il medesimo in una realtà strutturale più solida e ampia, e ciò potrebbe paradossalmente passare come patriottismo, alla stregua dell’organizzare attentati per stimolare la risposta nazionale, o per segnalare le falle nella difesa interna, obbligatoriamente rafforzandola (inutile rimarcare quanto aberranti siano queste visioni). La globalizzazione porta con sé anche questa ambiguità: non essendoci più limiti e confini nella sua visione, cessano o vengono meno anche gli oggetti circostanziali a cui poter riferire d’un eventuale tradimento. Qualcuno potrebbe spingersi oltre per affermare recisamente che l’abbattimento di certi riferimenti è un sistema universale proprio per evitare ogni possibile forma d’odioso tradimento, o altro genere di malsana componente umana (il che suonerebbe come accettare il fatto che, laddove si condivida di sottrarsi all’uopo, reciprocamente e “creativamente”, oggetti e proprietà, non esista più il reato di furto); del resto l’hanno già fatto in altro modo, strumentalizzando ad esempio la memoria dei morti di Verdun.
      Non credo di esagerare se certi presupposti teorici rifilatici proprio da Attali tendano a risuonare in modo oscuro verso questa direzione. Siffatti personaggi mirano a impossessarsi illecitamente del fatto che un eccessivo numero di leggi indichi una sostanziale carenza di saggezza negli individui; verissimo, ma non altrettanto il contrario: ovvero che la saggezza individuale possa realizzarsi abolendo la maggior parte delle leggi, o stravolgendole.

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  20. “Se poi [...] tu salissi col sapere e colla meditazione a tanta altezza, che ti fosse dato, come fu a qualche eletto spirito, di scoprire alcuna principalissima verità, non solo stata prima incognita in ogni tempo, ma rimota al tutto dall'espettazione degli uomini, e al tutto diversa o contraria alle opinioni presenti, anco dei saggi; non pensar di avere a raccorre in tua vita da questo discoprimento alcuna lode non volgare. Anzi non ti sarà data lode, né anche da' sapienti (eccettuato forse una loro menoma parte), finché ripetute quelle medesime verità, ora da uno ora da altro, a poco a poco e con lunghezza di tempo, gli uomini vi assuefacciano prima gli orecchi e poi l'intelletto. [...]
    È sentimento, si può dire, universale, che il sapere umano debba la maggior parte del suo progresso a quegl'ingegni supremi, che sorgono di tempo in tempo, quando uno quando altro, quasi miracoli di natura. Io per lo contrario stimo che esso debba agl'ingegni ordinari il più, agli straordinari pochissimo. Uno di questi, ponghiamo, fornito che egli ha colla dottrina lo spazio delle conoscenze de' suoi contemporanei, procede nel sapere, per dir così, dieci passi più innanzi. Ma gli altri uomini, non solo non si dispongono a seguitarlo, anzi il più delle volte, per tacere il peggio, si ridono del suo progresso. Intanto molti ingegni mediocri, forse in parte aiutandosi dei pensieri e delle scoperte di quel sommo, ma principalmente per mezzo degli studi propri, fanno congiuntamente un passo; nel che per la brevità dello spazio, cioè per la poca novità delle sentenze, ed anche per la moltitudine di quelli che ne sono autori, in capo di qualche anno, sono seguitati universalmente. Così, procedendo, giusta il consueto, a poco a poco, e per opera ed esempio di altri intelletti mediocri, gli uomini compiono finalmente il decimo passo; e le sentenze di quel sommo sono comunemente accettate per vere in tutte le nazioni civili. Ma esso, già spento da gran tempo, non acquista pure per tal successo una tarda e intempestiva riputazione; parte per essere già mancata la sua memoria, o perché l'opinione ingiusta avuta di lui mentre visse, confermata dalla lunga consuetudine, prevale a ogni altro rispetto; parte perché gli uomini non sono venuti a questo grado di cognizioni per opera sua; e parte perché già nel sapere gli sono uguali, presto lo sormonteranno, e forse gli sono superiori anche al presente, per essersi potute colla lunghezza del tempo dimostrare e dichiarare meglio le verità immaginate da lui, ridurre le sue congetture a certezza, dare ordine e forma migliore a' suoi trovati, e quasi maturarli. Se non che forse qualcuno degli studiosi, riandando le memorie dei tempi addietro, considerate le opinioni di quel grande, e messe a riscontro con quelle de' suoi posteri, si avvede come e quanto egli precorresse il genere umano, e gli porge alcune lodi, che levano poco romore, e vanno presto in dimenticanza.“

    Leopardi: Il Parini, ovvero della gloria.

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  21. Non a caso ho preso come mio motto una frase sentita da Sapir: "L'odio per la propria Nazione è l'internazionalismo degli imbecilli."

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  22. Mi scusi, Professore, ma non mi preoccuperei tanto di coloro che saranno nel frattempo morti, ma di coloro che, quiando la Storia busserà, saranno ancora vivi e pronti a voltare gabbana.
    Sui morti calerà senz'altro il giudizio della Storia, ma occorrerà fare in modo che cali anche sugli altri, su quelli che, colpevoli quanto loro, saranno ancora in piedi, pronti a rifarsi il trucco e continuare a perseguire, sotto altre vesti e altre forme, i loro progetti, se ne hanno, o, nella maggior parte dei casi, a mettersi al servizio dei nuovi poteri di turno e continuare a disinformare.
    Perchè se quello che dice lei è senz'altro vero, ed è giusto che la morte non cancelli le colpe, è anche vero però che i morti si prestano a prendersele tutte, finendo per fare assolvere i sopravvissuti.
    E del resto, basti pensare che buona parte di quegli intellettuali e di quei giornalisti che oggi collaborano con tanto zelo al criminale progetto europeo, e le cui opinioni sono oggi sempre orientate in favore del capitale, hanno iniziato la loro carriera sul Manifesto se non su Lotta Continua, dove inneggiavano alla rivoluzione socialista, all'esproprio proletario e in alcuni casi perfino alla lotta armata.
    La sconfitta e la condanna storica di ciò in cui credevano, o meglio in cui fingevano di credere, ma che sostenevano con fanatica veemenza, non li ha colpiti nè sconfitti, ed è stato consentito loro di riprendere a disinformare e fare danni con la stessa veemenza di prima, anche se a sostegno di un progetto diverso (ma sempre a rimorchio dell'ideologia in quel momento dominante).
    Quello che dovremo a tutti i costi evitare è che costoro riescano ancora una volta a sottrarsi al giudizio della storia, se non altro per non ritrovarceli nuovamente tra i piedi a inquinare il dibattito politico.

    Di certo non saranno la vergogna e il disonore a toglierceli di torno.

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    1. un po' come certi giornalisti sportivi (tutti) che appena segna un gol l'altra squadra subito si affrettano a negare quanto sostenuto appena 10 secondi prima (con la aggiuntiva beffa di un 'l avevamo detto da tempo che cosi la xxxx si esponeva a subire una rete') e non c'e' mai nessuno che gli pianti - perdon pianti loro - in testa una clava

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  23. OT: la notizia del referendum olandese, con la sconfitta delle posizioni filo UE, era sul sito del Sole24ore già dalle 7 del mattino; a ora di pranzo c'era pure un articolo di commento. È tuttora assente dal sito di Repubblica, del Corriere e del Giornale. Il TG2 ha dato la notizia ma di sfuggita. Sono alla frutta se pensano di impedire la diffusione delle notizie ai tempi di internet.

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    1. Mi sa che siamo entrati in un'altra fase: prima volutamente ignoravano le notizie, ora le ignorano perché a forza di tralasciare si sono davvero convinti che siano poca roba.
      Quando l'asteroide arriverà resteranno profondamente perplessi.

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    2. @Alfonso Liguori

      Suggerisco "perp-lessi", cioè lessati cotti.

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  24. Incontro a Roma, Molto bravo Sebastiano Fadda, puntuale, preciso, in tema e che ha trattato perfettamente il tema occupazionale; non lo conoscevo è mi ha fatto piacere ascoltarlo. Bravo anche Antonio di Maio, ma si è tenuto un po' fuori dal tema dei riflessi sull' occupazione, e credo che i ragazzi che erano li in massa, volessero che il tema del loro futuro fosse preminente.
    Alberto è stato il riferimento scientifico, ed è sempre un piacere assistere alle sue lezioni dal vivo.
    Causi davvero simpatico e un po' (lo ha detto lui) impressionista, sotto la media Barbi.
    Mi è piaciuto l' incontro.

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    1. Pensa che invece a me Barbi è piaciuto molto (senza togliere niente agli altri). È stato un bell'incontro, impensabile due anni fa.

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    2. Io sono ormai troppo critico e sicuramente sbaglio, ma non posso cambiare, mi conosco troppo bene. Comunque è così come dici tu, impensabile due anni fa, con due PDini così critici e preoccupati, ma ancora debolmente appellisti, ed il merito è solo tuo.
      Di Barbi, debbo spiegare cosa non mi è piaciuto nella rievocazione storica che ha fatto, ed è soprattutto il fatto che abbia taciuto ciò che accadde nel '77 alla camera, quando Napolitano lucidamente avvertì che non era da fare la moneta prima delle convergenze, ed ha trascurato ciò che avvenne nell' 81 con il divorzio, ovvero due fatti fondamentali che ancora mi appaiono omertosamente ignorati. Ma accontentiamoci.

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    3. Ma porco nEuro, perchè quando c'è qualche incontro interessante non si riesce a trovare uno straccio di registrazione? Non chiedo il dolby 7.1!

      Qualcuno mi può aiutare con un link? Vi prego! ^_^

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  25. I miei colleghi col pieicddì sanno miaurare la sezione d'urto di produzione del bosone di Higgs a LHC. E nient'altro.

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    1. La sezione d'urto! Un caro ricordo di infanzia... mia madre la citava continuamente.
      In ogni caso per motivi di famiglia ho un sacco di amici fisici, alcuni veramente bravi nel loro campo, grondanti di piccidì, pirriviù, usi ai sincrotroni e ormai alcuni anche in cattedra. E sono veramente uno più piddino dell'altro, tra i più coriacei, manco più ci litigo.

      "Confiteor tibi, Pater, Domine caeli et terrae, quia abscondisti haec a sapientibus et prudentibus et revelasti ea parvulis. Ita, Pater, quoniam sic fuit placitum ante te."

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  26. oggi su un blog di repubblica di vignarelli che trattava di brexit e ue( era mattina presto ed ero sul wc , lo scrivo per far capire il nesso con il sito di repubblica), nei commenti all'articolo son rimasto stupito che nei commenti incredibilmente tre su quattro che ho letto erano anti ue, vista la sede son rimasto piacevolmente stupito.
    forse c'è ancora qc speranza

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  27. Diciannove anni di azienda, diciannove anni tra i tavoli a sorridere piacevolmente ai volti giunti da tutto il mondo.
    Venti anni in cui ho potuto scoprire attraverso i loro occhi, pensieri e paesi lontani.
    La pressione di un lavoro nel quale non mi sono mai sentito accettato e sempre vessato, mi ha condotto a patteggiare il mio allontanamento. Una grande azienda, composta da 9 alberghi che ha deciso fosse meglio appaltare i servizi di ristorazione ad un mio collega che fino a qualche mese fa, preferiva disquisire sui miei umori piuttosto che, sulle mie capacità lavorative.
    Un direttore che parlava ogni giorno di corruzione, per poi finire per essere il più corrotto, svendendo il suo personale ai Diktat di un azienda alla quale interessava solo svenderlo usando 20 o 30 stagisti al giorno a costo zero.
    La classe intellettuale italiana ha avvilito e svilito un sistema dove, si può parlare e sparlare di tutto meno che di valore.
    Il mio è solo uno sfogo, e non per aver perso un lavoro, bensì l' umanità di tanta gente e colleghi che si sono immortalati in un sistema dove non c'è più considerazione, ma solo dolore e abnegazione, dimenticando quegli uni che fino a ieri erano pronti ad ascoltarli e che oggi si trovano soli in un deserto dove solo i propri cari sono disposti ad udirli.

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    1. Dodici anni fa lavoravo come informatore scientifico per un'azienda italiana distributrice di farmaci fitoterapici e omotossicologici; su appuntamento si visitavano 5 medici al giorno. La nuova direzione commerciale, d'accordo con la proprietà, offre un incentivo trimestrale per visitarne 6; il sottoscritto continua a vederne 5 (e fatti bene...), ma dopo poco viene esortato da alcuni colleghi ad adattarsi alla direttiva, per non creare problemi con l'azienda (ma che te ne frega? tu ne vedi 6 e ti prendi l'incentivo, io no). In breve: dall'incentivo sui 6 numerali si passa a quello per 7, ma sulla crescita del fatturato, per giungere al 7 secco e basta (motivazione: avete dimostrato che si possono visitare in un singolo giorno). Due anni dopo, mentre mi arrabatto in altre acque, vengo a sapere che uno di quei colleghi che tanto facevano pappa e ciccia con la proprietà, è per vie legali nei confronti della medesima, al punto da chiedere la disponibilità del penultimo direttore commerciale a testimoniare in merito alla questione sollevata.
      Continuo a sostenere strenuamente quanto vi fosse maggior coesione umana ed esistenziale tra i singoli membri, incluso il comandante, della falange oplitica.

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  28. Milan Kundera - L'insostenibile leggerezza dell'essere
    Parte quinta - La leggerezza e la pesantezza

    1
    [...] La storia di Edipo è nota: un pastore trovò un neonato abbandonato e lo portò al re Polibo che lo allevò. Un giorno Edipo, ormai diventato un giovanotto, incontrò su una strada di montagna un carro sul quale viaggiava un nobile sconosciuto. Sorse una discussione, Edipo uccise il nobile. In seguito sposò la regina Giocasta e diventò re di Tebe. Non immaginava certo che l’uomo che aveva ucciso tra le montagne fosse suo padre e la donna con la quale dormiva fosse sua madre. Intanto il fato perseguiva i suoi sudditi tormentandoli con malattie. Quando Edipo capì di essere lui stesso il colpevole delle loro sofferenze, si cavò gli occhi con degli spilloni e, cieco, partì da Tebe.

    2
    Chi pensa che i regimi comunisti dell’Europa Centrale siano esclusivamente opera di criminali, si lascia sfuggire una verità fondamentale: i regimi criminali non furono creati da criminali ma da entusiasti, convinti di aver scoperto l’unica strada per il paradiso. Essi difesero con coraggio quella strada, giustiziando per questo molte persone. In seguito, fu chiaro che il paradiso non esisteva e che gli entusiasti erano quindi degli assassini.
    Allora tutti cominciarono a inveire contro i comunisti: Siete responsabili delle sventure del paese (è impoverito e ridotto in rovina), della perdita della sua indipendenza (è caduto in mano alla
    Russia), degli assassini giudiziari!
    Coloro che venivano accusati rispondevano: Noi non sapevamo! Siamo stati ingannati! Noi ci credevamo! Nel profondo del cuore siamo innocenti!
    La discussione si riduceva a questa domanda; Davvero loro non sapevano? Oppure facevano solo finta di non aver saputo nulla?
    Tomáš seguiva la discussione (così come la seguivano tutti i dieci milioni di cechi) e si diceva che tra i comunisti c’era sicuramente chi non era del tutto all’oscuro (dovevano pur sempre aver sentito
    parlare degli orrori che erano stati commessi e che venivano ancora commessi nella Russia postrivoluzionaria). Ma era probabile che la maggior parte di loro non ne sapesse davvero nulla.
    E si disse che la questione fondamentale non era: Sapevano o non sapevano?, bensì: Si è innocenti solo per il fatto che non si sa? Un imbecille seduto sul trono è sollevato da ogni responsabilità solo per il fatto che è un imbecille?
    Ammettiamo pure che un procuratore ceco che all’inizio degli Anni Cinquanta chiedeva la pena di morte per un innocente sia stato ingannato dalla polizia segreta russa e dal proprio governo. Ma ora
    che sappiamo tutti che le accuse erano assurde e i giustiziati innocenti, com’è possibile che quello stesso procuratore difenda la purezza della propria anima e si batta il petto: La mia coscienza è senza macchia, io non sapevo, io ci credevo. La sua irrimediabile colpa non risiede proprio in quel suo “Io non sapevo! Io ci credevo”.
    Fu allora che a Tomáš tornò in mente la storia di Edipo: Edipo non sapeva di dormire con la propria madre ma, quando capì ciò che era accaduto, non si sentì innocente. Non poté sopportare la vista delle sventure che aveva causato con la propria ignoranza, si cavò gli occhi e, cieco, partì da Tebe.
    Tomáš sentiva le grida dei comunisti che difendevano la loro purezza interiore e diceva tra sé: Per colpa della vostra incoscienza la nostra terra ha perso, forse per secoli, la sua libertà e voi gridate che vi sentite innocenti? Come potete ancora guardarvi intorno? Come potete non provare raccapriccio? Siete o non siete capaci di vedere? Se avete gli occhi, dovreste trafiggerveli e andarvene da Tebe! [...]

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    1. Un passo meraviglioso di uno dei romanzi che più ho amato da ragazzo.
      Non posso fare a meno di trarre un'analogia con Amleto e Raskol'nikov: mentre nel primo vi è il dilemma che precede una scelta e che culmina con la scelta stessa, nel secondo c'è il tormento che ne consegue, indipendentemente dalla relativa giustezza della stessa.

      Capiranno, un giorno, ciò di cui sono stati artefici e il tormento li assalirà, stanne certo, nell'ora più prossima alla loro dipartita. Sarà in quei momenti che i loro fantasmi prenderanno il sopravvento e sarà proprio quello l'ultimo ricordo della vita e la loro eterna punizione: se per il tristo mietitore siamo tutti uguali, non è uguale per tutti noi il modo in cui lo attendiamo. Stava serenamente dormendo sulla poltrona in un caldo pomeriggio estivo e ha continuato serenamente a dormire, per sempre. Non è così che se ne andranno.

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