domenica 5 agosto 2012

Le aporie del più Europa

Per vostra e mia comodità ri-posto qui il mio pezzo per il saggio Oltre l'austerità...


La crisi

Che l’Eurozona (EZ) sia in una profonda crisi di sistema è ormai chiaro. Secondo le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale (Fmi), dall’inizio del 2008 alla fine del 2012 l’Europa avrà perso l’1% del suo prodotto in termini reali, e l’Italia il 6,3%. Sempre secondo il Fmi, l’EZ, nel suo complesso, potrebbe tornare ai livelli di reddito pre-crisi nel 2016, mentre l’Italia non ci sarà ancora tornata nel 2017. Da qui al 2017 la Germania avanzerà di una posizione nella graduatoria mondiale del reddito pro-capite, ma l’Italia ne perderà quattro, ritrovandosi al 33° posto (quello occupato dalla Grecia nel 2000). Sintesi: con la crisi l’EZ ha perso otto anni, e il nostro paese verosimilmente più di una decina, arretrando relativamente ai suoi principali partner, sempre che le cose non cambino in meglio. Ma un cambiamento in peggio è purtroppo più probabile.

La natura della crisi è descritta da Sergio Cesaratto in questo e-book: un film già visto, il cui titolo potrebbe essere tratto da un lavoro di Taylor (1998): “Liberalizzazione, rigidità del cambio, e destabilizzazione guidata dai mercati”. Due i protagonisti: un paese sviluppato (il “centro”), con una forte base finanziaria e industriale, e un paese, o un gruppo di paesi, relativamente arretrato (la “periferia”). Il centro “suggerisce” alla periferia la liberalizzazione dei movimenti di capitale e l’adozione di un tasso di cambio fisso. Ottiene così due vantaggi: intanto, visto che in periferia i tassi di interesse sono più alti, il centro può prestarle i propri capitali (i movimenti di capitali sono liberalizzati), lucrando la differenza senza patire rischio di cambio (il cambio è fisso). Per la periferia questa liquidità è relativamente a buon mercato, e qui subentra il secondo vantaggio: drogando coi propri capitali la crescita dei redditi della periferia, il centro si assicura un mercato di sbocco per i propri beni, che i cittadini della periferia possono ora acquistare grazie agli effetti diretti e indiretti di un più facile accesso al credito. La periferia si gonfia come una bolla, perché i mercati, allettati dalla sua crescita, convogliano verso di essa capitali in misura sempre maggiore, tanto più che la crescita drogata dal debito privato (i capitali esteri prestati a famiglie e imprese) causa un miglioramento delle finanze pubbliche: il rapporto debito pubblico/Pil si stabilizza o scende. I grulli (o i furbi?) per i quali “l’unico debito è quello pubblico” sono così rassicurati. Ma nell’economia drogata sale la febbre: l’accesso al credito facile fa salire l’inflazione, e se all’inizio ci si rivolgeva all’estero per comprare beni di lusso, col tempo i prodotti esteri diventano competitivi anche sulle fasce più basse, il deficit commerciale si approfondisce, e occorrono nuovi capitali esteri per finanziarlo.

Trovare impieghi produttivi per masse enormi e crescenti di capitali non è facile, e gli afflussi di capitali, dei quali i nostri politici tanto lamentano la carenza in Italia, sono, per il paese che li riceve, debiti esteri, che occorrerà rimborsare. Chi presta questo lo sa. A un certo punto, per un motivo x (ad esempio lo scoppio di una recessione), il centro comincia a dubitare della capacità della periferia di rimborsarlo: esige il pagamento di interessi più alti a copertura del rischio, lo spread decolla, la periferia si avvita nella spirale del debito estero, e per sapere il seguito basta aprire un giornale. Non è un happy end.

La destabilizzazione, Taylor docet, è guidata dai mercati, perché questi ci guadagnano: nel periodo delle vacche grasse incassano begli interessi, e se poi alla fine qualche banca rimane col cerino acceso in mano, a ripianarne i bilanci ci pensano i contribuenti, attraverso l’austerità loro imposta, e gli Stati, accollandosi il debito privato via salvataggi bancari. Nella  favola dei media il cattivo è il bilancio pubblico. In realtà sono le banche private che hanno prestato molto e male: ma la soluzione ideologica viene additata nella riduzione dell’“impronta dello Stato”, che deve fare un passo indietro, così che al prossimo giro le banche possano prestare troppo e peggio! Anche gli industriali del centro e della periferia hanno il loro tornaconto: quelli del centro lucrano profitti vendendo beni alla periferia, e quelli della periferia, ci ricorda Acocella (2005), ricorrono allo spauracchio del vincolo esterno per “disciplinare” i sindacati: compressione dei salari più aumento della produttività uguale aumento dei profitti. Quante volte, dal 1979, cioè da quando l’Italia ha iniziato il suo percorso in quella che Carlucci (2008) chiama l’area del marco allargata (prima come Sistema Monetario Europeo – SME – poi come EZ) ci siamo sentiti dire “l’Europa lo vuole”? Come resistere a questo richiamo patriottico?

Le opportunità di profitto, a ben vedere, dipendono dalle diversità fra i protagonisti: diversi tassi di interesse e di inflazione, diversi livelli di reddito, ecc. La morale del film già visto quindi è molto semplice e ognuno la comprende: non è una buona idea aggiogare sotto una moneta comune paesi diversi. Più esattamente: non è una buona idea per i più deboli (anche se è un’ottima idea per alcune classi sociali di questi paesi, come di quelli più forti).

Il paradosso della moneta unica

Eppure in teoria la moneta unica un beneficio ce l’ha: la riduzione dei costi di transazione dati dall’incertezza del cambio. Un vantaggio che per l’elettore poco a suo agio con le tabelline è facile da percepire, ma il cui impatto macroeconomico è minimo, al punto da rendere contraddittoria l’idea stessa di unione monetaria[1]. Pensateci: se un gruppo di paesi avesse istituzioni, politiche, e fondamentali macroeconomici perfettamente allineati e stabili, sarebbero tali anche i rispettivi tassi di cambio, la cui incertezza diventerebbe trascurabile. Il vantaggio dell’unificazione monetaria emerge laddove i sistemi economici coinvolti non sono omogenei e non esistono forze che tendono a farli convergere, per cui i tassi di cambio sono relativamente incerti o divergenti. In altre parole, l’unificazione monetaria si rende necessaria solo laddove è dannosa, cioè solo laddove implica la rinuncia a un elemento di flessibilità (quella del cambio) utile per assorbire shock o compensare divergenze strutturali. Tanto è vero che la teoria delle aree valutarie ottimali (AVO) è tutta impostata in termini di riduzione del danno causato dalla rigidità del cambio, e da Mintz (1970) in poi gli economisti riconoscono che la scelta dell’unificazione monetaria risponde a logiche di tipo politico, le sole in grado di giustificarla, nonostante essa sia spesso presentata (slealmente) agli elettori come una scelta di carattere “tecnico”.

La teoria delle AVO insegna che per evitare problemi l’abbandono della flessibilità del cambio deve essere compensato introducendo altre flessibilità: una maggiore mobilità dei fattori di produzione (come sa bene il Sud dell’Italia, dal quale tanti lavoratori son dovuti emigrare), una maggiore flessibilità dei salari (come sta imparando il Sud dell’Europa), una maggiore diversificazione produttiva (che aiuta a superare difficoltà specifiche in un determinato settore industriale – un criterio che, guarda caso, sfavorisce ancora una volta le piccole economie periferiche). Se questo manca, occorre almeno che i tassi di inflazione fra i paesi membri convergano, altrimenti il deteriorarsi della competitività nei paesi ad alta inflazione causerà deficit esteri, con le conseguenze viste sopra (afflusso di capitali ecc.). Infine, se manca anche questa convergenza, bisogna che le istituzioni siano progettate per ovviare “a valle” agli squilibri, sostanzialmente in due modi: (a) vuoi invitando chi ha accumulato risorse tramite i surplus esteri ad agire da “locomotiva”, tramite politiche espansive che sostengano l’unione nei momenti di crisi: si chiama coordinamento delle politiche fiscali; (b) vuoi prevedendo un sistema efficiente e politicamente condiviso che in caso di crisi trasferisca risorse dalle zone in espansione a quelle in recessione: si chiama integrazione fiscale, ed è quanto ha contribuito a tenere in piedi per 150 anni un’altra unione non particolarmente felice dal punto di vista economico, quella italiana. Al prezzo, si badi, di ovvie tensioni politiche: in economia l’altruismo non è obbligatorio.

Dalla teoria alla pratica

Che in Europa non vi fosse nulla di tutto questo è evidente. Ne consegue che l’adozione della moneta unica è stato uno schiaffo dato dal potere politico alla dottrina economica. Gli economisti hanno reagito secondo le loro personali inclinazioni: c’è chi si è seduto lungo la riva del fiume ad aspettare il cadavere dell’euro, e c’è chi, in un generoso tentativo di salvare l’onore della professione, ha argomentato che però i politici, facendo la cosa sbagliata, avevano fatto la cosa giusta, perché la moneta unica avrebbe creato da sé le condizioni per la propria sostenibilità. Si chiama teoria delle AVO “endogene”, e si basa su due argomenti che vale la pena di ricordare.

Il più antico risale a Giavazzi e Pagano (1986), e afferma che fissando il cambio della periferia a quello di un centro a bassa inflazione, i politici della periferia acquisiscono quella credibilità che consente loro di effettuare con successo politiche deflazionistiche. Quale impegno più credibile dell’irrevocabile unione monetaria? E quindi, unendo le monete, i tassi di inflazione si sarebbero facilmente allineati a quelli del paese più virtuoso.
Il più recente afferma che l’unione monetaria provocherebbe un aumento notevole del commercio fra i paesi aderenti, che addirittura triplicherebbe (Rose, 2000). L’accresciuto interscambio sarebbe benefico, perché realizzerebbe un “coordinamento” di fatto fra paesi membri. Il paese in espansione, acquistando più merci dai partner (grazie alla moneta unica), agirebbe da locomotiva, tirando fuori “chi è rimasto indietro” dalle secche della recessione.

Quello che è successo in pratica lo sappiamo: per i motivi su esposti (sale la febbre nell’economia drogata...), l’unione monetaria ha favorito una divergenza, anziché una convergenza, dell’inflazione (dato tranquillamente ammesso dalla Bce); d’altra parte, l’aumento dell’interscambio commerciale è stato ridotto (attorno al 9%; Baldwin, 2006) e totalmente squilibrato a favore della Germania, che invece di essere la locomotiva dell’Eurozona, è andata a rimorchio, come spiegato da Cesaratto e da De Nardis su lavoce.info.
In altre parole: l’illusione che la strada sbagliata portasse nel posto giusto si è infranta per l’ennesima volta contro la realtà dei fatti. E non è una novità.

Più Europa: il prequel

In questi giorni i media ci propongono con grande enfasi il trailer di un altro film dal titolo molto incisivo: “Più Europa!”. Si tratta, anche in questo caso, di un film già visto, ed è importante ricordarne al lettore la trama, che poi si basa sullo stesso meccanismo retorico che abbiamo appena evidenziato, quello del paradosso: “la strada sbagliata ci porterà al posto giusto”!

Siamo a metà degli anni ’90. L’esperienza di rigidità del cambio avviata con lo Sme si era rivelata catastrofica. Intanto, essa aveva condotto alla crisi del 1992, risolta lasciando fluttuare il cambio, senza che ciò avesse alcun impatto sull’inflazione, come lo stesso prof. Monti all’epoca ammetteva. Inoltre, il meccanismo dello Sme aveva costretto la periferia a seguire la politica monetaria della Bundesbank, poiché qualora in periferia i tassi fossero scesi rispetto a quelli tedeschi, ci sarebbero state fughe di capitali verso la Germania. Ma i tassi tedeschi si erano progressivamente innalzati, fra l’altro anche allo scopo di attirare dall’estero capitali per finanziare la ristrutturazione della Germania Est, e così la periferia era stata costretta ad adottare a sua volta tassi di interesse troppo alti per le proprie esigenze, con conseguenze negative su crescita e occupazione, come notavano già dal 1993 i soliti premi Nobel (Blanchard et al., 1993), e anche sulla sostenibilità del debito (Acocella, 2005). Tuttavia pochi anni dopo, nel 1997, Franco Modigliani tornava alla carica, sostenendo che la strada (sbagliata) della rigidità del cambio andava percorsa fino in fondo, cioè fino alla completa unione monetaria. Questo paradosso veniva giustificato affermando che con l’euro la Bundesbank, così come tutte le banche centrali nazionali, avrebbe fatto un passo indietro per lasciare la conduzione della politica monetaria alla Banca Centrale Europea (Bce), un organo collegiale nella quale la Germania avrebbe espresso un parere importante, ma non determinante. Insomma: “più Europa” (monetaria) avrebbe salvato la situazione, portando a una politica monetaria più attenta agli interessi della periferia (Modigliani e Baldassarri, 1997).

Qualcuno tentava di far notare che verosimilmente nel Governing council della Bce i paesi dell’area del marco (Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Olanda) avrebbero fatalmente avuto il sopravvento: più Europa avrebbe quindi significato ancora più Germania. I fatti hanno (purtroppo) confermato questa ipotesi: è ancora Cesaratto a far vedere come la politica monetaria della Bce, sia stata giusta o sbagliata, ha tenuto principale se non esclusivo conto dell’andamento di inflazione e crescita nei paesi del nucleo. In particolare, i tassi sono stati tenuti troppo bassi proprio quando in periferia la febbre stava salendo e una politica restrittiva avrebbe giovato.

Il ritorno del “più Europa”

Si arriva così al tormentone di questi travagliati giorni, il ritorno del “più Europa” nella duplice veste di una Bce “prestatore di ultima istanza” accoppiata ad una unione fiscale/politica. Una richiesta prospettata come unica soluzione possibile e quindi doppiamente fuori discussione perché ovvia (?) e perché inevitabile (?). Eppure, reduci da un cambiamento istituzionale (l’adozione dell’euro) che sta facendo i suoi morti, credo sarebbe bene, prima non dico di adottarne, ma anche semplicemente di chiederne un altro, riflettere con serietà. Se “più Europa” (monetaria) ha fallito, perché “più Europa” (fiscale) dovrebbe avere successo? Qualcuno dirà: ma proprio perché le due unioni non sono andate di pari passo! Sarà, ma c’è sempre qualcosa che non torna: se la soluzione era così ovvia, perché nessuno ci ha pensato prima? Bisognava arrivare al quarto anno di una crisi devastante?

Il fatto è che la teoria delle AVO di unione fiscale non parla (come del resto non pone particolari requisiti sulla struttura della banca centrale): come abbiamo visto, la teoria delle AVO parla di coordinamento fiscale e di integrazione fiscale, visti come strumenti potenzialmente utili per compensare le rigidità imposte dall’unione monetaria, ma non di unione fiscale. Quindi la colpa è, come al solito, degli economisti che non hanno capito, non hanno previsto, ecc.? O forse è il dibattito che sta cedendo a un’ondata di apparente irrazionalità e di reale demagogia, sull’impulso di parole d’ordine tanto eloquenti quanto vuote? Come abbiamo visto, non sarebbe la prima volta. Un’analisi più cauta porta in effetti a concludere che nel panorama attuale le proposte di “più Europa” possono essere classificate in tre categorie: quelle inefficaci, quelle assurde, e quelle irrealizzabili.

Sono chiaramente inefficaci nel lungo periodo, quale che possa essere il loro effetto di breve (ancora tutto da sperimentare), certe proposte di un cambiamento di statuto della Bce, che dovrebbe diventare “più simile” alla Fed americana, intervenendo come lender of last resort nei riguardi degli Stati in difficoltà. Comenotavo a gennaio, ci sarebbe intanto da capire perché l’opera di prestatore di ultima istanza debba svolgersi a beneficio degli Stati sovrani, dopo che questi si sono indebitati per salvare le banche private, anziché rivolgersi direttamente a queste ultime. L’ultimo summit europeo riconosce questo circolo vizioso, ma non sembra ne tragga le corrette conseguenze. Tralasciando questo aspetto congiunturale, rimane il fatto strutturale: se il ciclo perverso, come abbiamo mostrato sopra, è innescato dalla divergenza fra i tassi di interesse e di inflazione dei singoli paesi, nessuna politica monetaria centralizzata potrà porvi rimedio. L’idea che moneta unica significhi inflazione unica è figlia di una concezione datata dell’inflazione, quella secondo la quale è la moneta a “causare” il livello dei prezzi. Le analisi teoriche ed empiriche a partire dal secondo dopoguerra hanno confermato il ruolo cruciale del mercato del lavoro nel determinare la dinamica dei prezzi. E con un mercato europeo del lavoro segmentato per motivi culturali e istituzionali la Bce, da Francoforte, può fare molto poco per comporre i differenziali di competitività che hanno messo in ginocchio la periferia. Ma al di là di questo dato oggettivo, che dovrebbe essere facilmente comprensibile agli abitanti di un paese come l’Italia, lacerato da un dualismo territoriale che 150 anni di politica monetaria comune non hanno potuto, in tutta evidenza, comporre, rimane il dato politico: anche se nelle circostanze attuali il rischio di inflazione è remoto, in termini generali i creditori del centro non intendono accettare qualcosa che somigli a una “socializzazione” delle perdite, realizzata tramite un meccanismo che consenta di fatto ai debitori della periferia di restituire somme decurtate dagli effetti dell’inflazione. Questo spiega perché gli interventi della Bce sono finora stati “irrazionalmente” tardivi.

Sono chiaramente assurde le proposte di “rafforzamento” del “Patto di stabilità” implementate nel cosiddetto Fiscal compact. Il rafforzamento di una regola già discreditata, disapplicata fin dal 2002 da chi oggi fa la voce grossa, serve solo a renderla ancora meno credibile e fondata nella razionalità economica. Questa vorrebbe che il bilancio pubblico possa muoversi in senso anticiclico, andando in deficit nei momenti di recessione (quando gli introiti fiscali calano e lo Stato interviene a sostegno dei redditi) e consolidandosi in quelli di espansione. Questa flessibilità, evidentemente, è tanto più necessaria quando il sistema è reso rigido dall’imposizione di una moneta unica. Oggi, invece, nei momenti di recessione gli Stati sono costretti a imporre nuove tasse o a tagliare spese, sottraendo ulteriore domanda al sistema, in un avvitamento perverso il cui unico risultato (voluto o meno) è stato finora quello di indebolire e rendere più aggredibili le economie periferiche (le cui migliori aziende infatti stanno cadendo una dopo l’altra in mano estera). Ma questa palese deroga alla razionalità economica, con le connesse cessioni di sovranità, viene presentata come il necessario (?) sacrificio da compiere per rassicurare (?) la Germania e farle accettare l’unione fiscale, che non le sarebbe gradita qualora prima la periferia non facesse i compiti a casa.

Il fatto è che queste proposte di “più Europa”, quelle che passano attraverso l’idea di una maggiore “unione” fiscale, in particolare nel senso sopra specificato di “integrazione fiscale”, sono palesemente irrealizzabili, pur non essendo insensate teoricamente. Certo, lo sappiamo, e lo sapevamo anche prima: l’integrazione fiscale è uno dei motivi di tenuta dell’unione monetaria statunitense. Ce lo avevano detto fin dal 1991 Sala-i-Martin e Sachs, dai cui studi risulta che negli Usa il bilancio federale compensa in media per più di un terzo, mediante riduzioni di imposte o aumenti di trasferimenti, gli shock avversi ai redditi individuali, contribuendo così a bilanciare gli squilibri fra gli Stati dell’Unione. Ma meccanismi di questo tipo, che intervengano “a valle” degli squilibri, mancavano e mancano in Europa per un semplice motivo: anche essi sono politicamente improponibili, in un contesto condizionato dall’atteggiamento falsamente moralistico dei paesi del centro. Per la classe politica di questi paesi è ormai impossibile richiedere all’elettorato atteggiamenti cooperativi con chi finora è stato additato, per motivi di bottega politica interna, come responsabile della crisi: i fannulloni del Sud.

Del resto, pensateci: se ci fosse una volontà politica di cooperare, questa potrebbe tradursi in pratica immediatamente, senza alcuna modifica istituzionale. Basterebbe che la Germania coordinasse le proprie politiche economiche con quelle degli altri paesi membri: un coordinamento che, del resto, è esplicitamente richiesto dal Trattato di Maastricht  (art. 3 e 103), ma che è stato regolarmente disatteso. Lo prova il fatto che dal 1999 al 2007 la Germania è stato il secondo paese a crescita più lenta dell’Eurozona dopo l’Italia (la crescita reale è stata dell’1.7% in Germania e dell’1.5% in Italia, contro una media del 2.7% nell’EZ): questo perché, nonostante le esportazioni crescessero, la domanda interna per consumi e investimenti veniva sistematicamente repressa per evitare di far crescere le importazioni. Ma per cooperare con il resto dell’Europa la Germania dovrebbe comportarsi in modo esattamente opposto: orientare il proprio modello di crescita sullo sviluppo della domanda interna (per consumi e investimenti), dando così ossigeno, via importazioni, alle economie dei suoi partner. E potrebbe farlo da subito, conservando la propria sovranità di bilancio, senza alcuna modifica istituzionale, e nel pieno rispetto dei trattati europei (che ha anzi compromesso violando il Patto di stabilità e adottando una politica beggar-thy-neighbour). Ma evidentemente un certo capitalismo tedesco rimane affezionato a un modello di crescita che, contando sulla domanda estera e sulla moderazione salariale, gli consente di lucrare profitti cospicui.

Bisognerà pure arrendersi all’evidenza. Dopo aver privatizzato questi profitti, che il vantaggio accordatole dall’euro le ha consentito di realizzare (come ammesso pacificamente dal Fmi, dalla Confindustria tedesca, e perfino dallo stesso on. Prodi), la Germania è giustamente (dal suo punto di vista) restia a socializzare le perdite, accollandosi una parte dello sforzo necessario. E le dinamiche leghiste del gioco politico tedesco fanno disperare, come nota Cesaratto, che un rinnovamento della classe politica tedesca alteri la situazione. Queste dinamiche condizionano anche il dibattito degli altri paesi, nei quali si è ormai completamente perso il senso del termine “unione”. tutto il dibattito verte ormai su come recuperare competitività nei riguardi della Germania, senza che nessuno sembri cogliere l’assurdità di questo obiettivo: tutti sembrano dare per scontato che lo scopo dell’EZ sia quello di favorire una competizione fratricida, anziché il coordinamento e la cooperazione per il conseguimento di obiettivi comuni. In questo contesto è difficile sfuggire al dubbio che chi dice “unione” abbia in realtà in mente “annessione”.

Conclusioni

Capisco che questa disamina sia deludente, ma temo non ci si possa sottrarre al fatto che si è voluto usare la moneta (o meglio, il feticcio della rigidità del cambio) come strumento di dominio e sopraffazione, anziché di cooperazione e integrazione. E in mancanza di volontà politica, la tecnica ha il fiato corto. Forse l’unico accorgimento che potrebbe contribuire a tenere insieme i cocci è quello proposto da Farholz e Wojcich (2011): dotare l’Unione di regole di uscita.

Ma siamo sicuri che tenere insieme i cocci sia un obiettivo degno di essere perseguito? Non vorrei, nel trarre le conclusioni, essere offuscato dall’atteggiamento mentalmente ristretto del “tecnico” che vede offesi dai “politici” i principi della propria disciplina. Il rischio di soggiacere a questa mancanza di visione, certo, esiste. Ma, ripeto, dove ci ha portato il magnanimo disprezzo di una certa classe politica verso gli umili suggerimenti della tecnica economica? Col senno di poi, non sarebbe stato meglio avviare la costruzione europea su basi diverse, quelle suggerite dalla “tecnica”, e quindi procedere dalla (vera) integrazione dei sistemi educativi, dei mercati del lavoro, dei sistemi previdenziali, passare quindi a un bilancio federale che gestisse politiche infrastrutturali, di ricerca e redistributive comuni, progressivamente più ambiziose, e, poi, dopo, eventualmente, passare alla moneta unica (che avrebbe nel frattempo palesato la propria inutilità)? È questo forse “difetto di visione”?

Ma ora ci viene detto dagli stessi autori del progetto europeo (une per tutti: Jacques Attali) che questo percorso, quello suggerito dalla teoria economica, è stato accantonato di proposito, scegliendo la strada sbagliata sulla base della convinzione che solo spinti dall’urgenza dell’inevitabile crisi gli elettori europei si sarebbero risolti a fare la cosa giusta, il fatidico “più Europa”. Sta ora a questi elettori decidere se accettare o meno un simile ricatto, se avallare un metodo politico paternalistico che li costringe ad affrontare riforme politiche di ampia portata e di lungo periodo sotto la mannaia dello spread e nell’urgenza di una crisi economica globale. Sarebbe follia, se non vi fosse in essa il metodo che i suoi autori confessano.
E allora, forse, la conclusione è che la cosa più onesta e meno distruttiva da fare è riconoscere l’errore, pagare per esso, sopportando i costi dell’uscita dall’euro, per poi eventualmente riprendere su basi più corrette il percorso verso di esso. Posto che se ne abbia nostalgia.

Postfazione

A proposito: l’infatuazione di Franco Modigliani per la moneta unica non durò a lungo. Bastarono tre anni, al nostro Nobel, per capire che la strada sbagliata (“più Europa!”) conduceva nel posto sbagliato. Intervenendo il 10 aprile del 2000 alla presentazione del libro “L’Europa legata: i rischi dell’euro” di Giorgio La Malfa, Modigliani affermava che “la Bce è un obbrobrio, perché crea erroneamente un alto tasso di disoccupazione… è un mostro che ha solo una funzione: la stabilità dei prezzi, e messa in mano ai tedeschi della Bundesbank”. Quanti anni occorreranno a chi ora chiede “più Europa fiscale” per capire che ciò significa mettere nelle mani dei paesi del “core” (di fatto, sempre i “tedeschi della Bundesbank”) le nostre politiche di riequilibrio regionale e di rilancio degli investimenti? Significa, insomma, affidare somme di denaro sempre più ingenti ad organismi politici ancora più remoti da qualsiasi possibilità di effettivo controllo democratico? Ecco: impostiamo bene il calcolo: i costi economici dell’uscita dall’euro, spesso gonfiati ad arte dai media, vanno confrontati coi costi economici e politici (in termini di perdita di democrazia), della permanenza nell’euro.

Per vedere questo film già visto, noi e i nostri figli rischiamo di pagare un biglietto troppo salato.

Per approfondire

Acocella, N. (2005) La politica economica nell’era della globalizzazione, Roma: Carocci.
Baldwin, R. (2006) In or out: does it matter? An evidence-based analysis of the euro’s trade effect, London: Centre for Economic Policy Research.
Blanchard, O., Dornbusch, R., Fischer, S., Modigliani, F., Samuelson, P., Solow, R. (1993) “Why the EMS deserves an early burial”, Financial Times, 29 luglio.
Carlucci, F. (2008) L’Italia in ristagno, Milano: Franco Angeli.
Eichengreen, B. (1993) “European monetary unification”,  Journal of Economic Literature, 31, 1321-1357.
Giavazzi. F., Pagano, M. (1986) “The advantages of tying one’s hands: EMS discipline and central bank credibility”, CEPR Discussion Papers, N. 135 (October).
Mintz, N.N. (1970), “Monetary Union and Economic Integration”, The Bulletin, New York University Graduate School of Business Administration, Institute of Finance, No.64, April 1970.
Modigliani, F., Baldassarri, M. (1997) “A Euro minus the D-Mark”, Financial Times, 14 marzo 1997.
Taylor, L. (1998) “Capital market crises: liberalisation, fixed exchange rates and market-driven destabilization”, Cambridge Journal of Economics, 22, 663-676.


[1] Eichengreen (1993) ricordava che secondo la Commissione Europea il risparmio di costi di transazione sarebbe ammontato ad appena lo 0.4% del Pil europeo, una cifra “inadeguata per un progetto così incerto e rischioso”




Concludendo: già lo vedo nel 2020 Solone, arricchito da ricche prebende (lui e tutti i suoi), recriminare che però in Italia ormai comanda la Germania, perché tutti i nostri asset strategici son finiti in mano loro...

112 commenti:

  1. Più lo leggo questo articolo più me ne innamoro. (Dell'articolo ovviamente!)

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  2. Caro Professore,
    Oggi Lei ha ribadito la sua analisi in un modo che più chiaro di così non mi sembra umanamente possibile. Grazie! Nelle dichiarazioni recentissime di chi comanda è chiaro però che non vi è alcuna intenzione di cambiare strada. Quindi se siamo arrivati nel posto sbagliato, dove andremo effettivamente a finire fra un anno, tre anni, sei anni con l’euro irreversibile e “più Europa” nel senso delle misure che intendono i nostri politici? Oltre l’idea generica di un peggioramento generale della situazione economica più o meno tragico, è possibile che l’Italia semplicemente diventi una regione cronicamente depressa con una distribuzione della ricchezza da società feudale? Può essere che semplicemente arriveremo ad un nuovo punto di equilibrio fra centro e periferia magari destinato a durare per 150 anni come nell’esempio casalingo che Lei fa e mi sembra tanto efficace?

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    1. alessandro, a parte il fatto che ci stiamo trasformando in una sorta di mezzogiorno teutonico - nordest incluso - hai la sensazione che l'equilibrio casalingo di cui parli sia una opzione auspicabile? la questione meridionale non sarebbe una questione se fosse un assetto auspicabile. purtroppo la parte di quelli del sud, nei vincoli entro cui ci siamo disciplinati, la faremo noi. l'esempio economico italiano conferma cio che avviene a livello macroeconomico europeo. in virtu di qst fatto, potrebbe essere auspicabile che le regioni economiche di casa nostra (nord centro sud), considerate le diverse attitudini sociali, culturali e produttive potrebbero essere provviste di divise indipendenti.

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    2. Una domanda per chiunque volesse rispondere: esportare molto all' estero come le aziende italiane stanno facendo in manifatturiero e tecnologia, può aiutare a 'galleggiare'?

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  3. Massimo Cacciari, fresco fresco su RaiNews delle 20 di oggi, emette lai sulla "cecità" della Germania che si ostina a non capire che con più Europa saremmo tutti felici e contenti e lei potrebbe giocare il ruolo di "primus inter pares"... oltre ai politici, abbiamo anche gli intellettuali che ci meritiamo

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    1. L'ultimo che parlava di "Primus inter pares", anzi, addirittura di "primus super pares", un neologismo da sbellicarsi, era Ghedini.
      Ecco, diciamo che le argomentazioni di Cacciari sono al livello di quelle di Ghedini (che infatti furono gettate direttamente nel cesso).

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  4. Sogno una RAI sganciata dalla politica ke possa veicolare questi contenuti in prima serata su questo e su altri argomenti (ambiente, salute, tecnologia etc etc) lasciando spazio al confronto tra tecnici e/o ricercatori con opinioni genuinamente contrapposte. Quello si ke sarebbe servizio pubblico! Ma mi rendo conto che è un pensiero utopico

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    1. @ mauro castagna (05 agosto 2012 20:36)

      “Sogno una RAI sganciata dalla politica ke possa veicolare questi contenuti in prima serata su questo e su altri argomenti”

      Ieri sera Mineo ha ospitato un altro campione del pensiero a perdere, Massimo Cacciari, quello che da anni intima alla sinistra di “convergere con il centro”, altrimenti non avrà futuro. E invece, seguendo i suoi suggerimenti...
      Lo scorso novembre, in tv, l'ineffabile filosofo affermava con fastidio che, “di fronte al fallimento della democrazia degli stati, è persino ovvio accettare le necessità imposte dall'economia globale”.
      Sarà ovvio per lui, ma per me cedere la sovranità nazionale – perché di questo si tratta – agli euroburocrati in nome dei mercati, è una colossale idiozia.

      Così, dopo aver cambiato canale, ho inviato una mail alla redazione di Rainews24 chiedendo se fosse possibile intervistare il professor Bagnai nel corso dell'“ottima” rubrica condotta da Mineo, “Il punto alle 20”, perché lo avevo già visto ospite di Maurizio Torrealta, ecc, ecc.
      Mentre la inviavo ho immaginato lo sgomento di Mineo nel leggerla.

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  5. Questo post (che stavo per pubblicare su edr, ma il prof. mi ha legittimamente preceduto) è la stoccata finale. Peccato che stiamo combattendo contro i fantasmi, ai quali anche le stoccate più micidiali fanno un baffo. Poco fa mi ha telefonato un'amica (un altro fantasma, uno dei tanti) per parlarmi di non so quale interessante proposta di De Magistris, relativa a un'alleanza tra Di Pietro, Grillini, movimeni vari; le ho chiesto quale fosse la proposta sull'euro, e mi sono sentito rispondere "ma sei ossessionato da questa cosa". Poi ha riattaccato. Fantasmi.

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    1. Da quello che so grillo andrà solo fino in fondo senza alleanze (sarebbe un pò come darsi la zappa sui piedi) e se dovesse davvero allearsi vedrà gia calare molti iscritti sia sulla pagina di facebook che tweeter.
      Se poi posso aggiungere un mio commento il mio voto il M5S è possibile che lo prenda ma solo se cambiano diverse cose altrimenti preferisco far parte di quelli che hanno gia dato fuoco alla tessera elettorale; ci sono cose che non mi stanno bene ad esempio grillo se la tira tanto per essere lo scudo della rete ma alla fine il suo blog e quello del M5S sono un colabrodo spesso i server si impallano neanche commento più su quella piattaforma perchè non è possibile e inoltre un Blog come ho letto anche più volte dal Prof. Bagnai è un diario dove uno scrive le proprie idee poi se qualcuno se vuole commenta, mi sembra che il movimento abbia bisogno di tutt'altra piattaforma. Poi secondo me è l'unico che almeno ha dei buoni propositi e che almeno da quello che ho capito hanno l'obiettivo di tirar fuori i soldi dalla politica, poi sinceramente chi vivrà vedrà

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    2. Come ti capisco! Quando tento di espirimere l'importanza di questi concetti, in molti scatta il meccanismo: "Bello. Certo, è una teoria come tante altre".
      E lì ti cadono le braccia. La gente si accorge che qualcosa non torna, ma finchè lo stipendio a fine mese arriva, se ne frega.
      Fine della parentesi di pessimismo cosmico, si trona a remare :-)

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    3. Ma perché l'italiota mediano non fa uno sforzo per tornare ad essere semplicemente e dignitosamente italiano? Un po' di curiosità almeno per la propria lingua!

      Costoro giocano, sempre inconsapevolmente, sull'equivoco dei diversi significati del termine teorìa. Citando dal Vocabolario della Treccani:

      «a) Formulazione logicamente coerente (in termini di concetti ed enti più o meno astratti) di un insieme di definizioni, principî e leggi generali che consente di descrivere, interpretare, classificare, spiegare, a varî livelli di generalità, aspetti della realtà naturale e sociale, e delle varie forme di attività umana. ...

      b)... Nella lingua ordinaria il termine diventa sinon. di ipotesi, indica cioè possibilità astratta (ed è quindi contrapposto a pratica), ovvero si riferisce a un modo soggettivo di pensare, a un’opinione: ...
      »

      Per cortesia, la prossima volta che qualche stordito vi gioca questo scherzo, pensando di proferire una profonda verità, dimostrategli quanto è imbecille consultando semplicemente un vocabolario. Dall'imbecillità, se non è cronica, si può guarire.

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  6. Articolo veramente illuminante, chiaro anche per me che sono solo un comune cittadino che cerca soltanto di tenersi informato nel modo migliore possibile.
    Ma la domanda è: "Possibile che fior di professori bocconiani, governatori di banca, politici, economisti e giornalisti vari, non comprendano quanto da lei spiegato e le conseguenze di certe decisioni?" Insomma, ci sono o ci fanno? E se ci fanno, a che scopo?
    Grazie a chiunque voglia dare risposta a queste domande.

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    1. Credo che ci siano e ci facciano. Voglio dire: evidentemente i vari Soloni stanno facendo gli interessi di paesi stranieri (e in tempi meno civili ne dovrebbero pagare le conseguenze), ma temo che possano essere convinti di star facendo la cosa giusta, cioè temo che siano veramente così obnubilati da essere in buona fede.
      La domanda, però, come tutte quelle che attengono vagamente alla sfera storico/complottista, mi interessa poco. A me basta quello che vedo, e che è già abbastanza. Se come unica soluzione un economista esce a dire "vendiamo le nostre infrastrutture strategiche", cosa importa se c'è o ci fa? Evidentemente va contro gli interessi del paese e deve essere contrastato con fermezza e civiltà. Se questa affermazione derivi dal fatto che è pagato per farla o che (come credo) è semplicemente obnubilato, a me interessa poco. Dovrebbe interessare probabilmente un magistrato di qualche tipo, ma questo, ripeto, non riguarda me. Io mi attengo ai dati e ai fondamentali macroeconomici. Se non lo facessi non potrei scrivere articoli "illuminanti" (grazie!).

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    2. @Salomone scrive: "Possibile che fior di professori bocconiani, governatori di banca, politici, economisti e giornalisti vari, non comprendano quanto da lei spiegato e le conseguenze di certe decisioni?"

      Faccio un po' er fanatico, tanto me sto a 'nnoià...

      E' un problema di cambio di paradigma, nel senso di Khun. Non v'è altra lettura, non potendo applicare all'economia politica l'approccio epistemologico popperiano. Per il prossimo futuro si prospetta uno "slittamento di paradigma", la cui possibile manifestazione induce il fronte avversario a manovre di natura ondulatoria.
      Particolarmente interessate da questi movimenti risultano essere le truppe degli auxilia.

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    3. Ho letto per curiosità i commenti all'articolo.
      E quanti giù a dire: "ottima idea"!
      Altri ancora che dicono "sì, cediamo sovranità, che la nostra politica fa schifo, molto meglio farci governare dai tedeschi!"
      Ma perfino l'articolo, oro per la patria, dovrebbe far tornare alla mente le geniali idee di un certo Benito, un altro che ci consegnò nelle mani dei tedeschi.
      Ma niente, la gente legge, ma non mette insieme 2 concetti.
      Qualcosa la stiamo facendo, ma lo stiamo facendo abbastanza in fretta?
      Professore, ci regali un briciolo di speranza.

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    4. E infatti prontamente, come per magia, Solone fa proseliti ..

      Alfano: serve terapia choc

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    5. Interpretando tanti tasselli credo di aver capito la strategia del ns capitano( quello che per me ha puntato la prua verso l'iceberg )

      Dopo averci detto di stare sull'orlo del baratro e che era neccessario fare passi in avanti (nel baratro? ) sul piu' europa.

      Ora dice che il baratro è lontano e che non abbiamo bisogno immediato di aiuti europei.

      Ma questo perche', come detto da Draghi, cio' implicherebbe l'accettazione delle clausole volute da Francoforte, prima fra tutte il taglio di pensioni e statali.

      Si tira a mantenere lo status quo fin dopo le elezioni per impedire che una rivolta sociale spazzi via i Soloni del piu' Europa

      Oggi ci dice che lo spiriro anti tedesco sta crescendo nel paese.

      E' un manovrare a base di pizzini agli "amici" affinche' non sparino troppo presto sul timone , non prima che l'impatto con l'iceberg sia inevitabile sia dentro che fuori l'euro.

      Se non è Alto Tradimento questo...

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    6. Purtroppo le "spalle" se le sono già coperte:

      C.p. art. 241. Attentati contro l’integrità, l’indipendenza e l’unità dello Stato.

      FORMULAZIONE PRECEDENTE

      Chiunque commette un fatto diretto a sottoporre
      il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza dello Stato, è punito con l’ergastolo.
      Alla stessa pena soggiace chiunque commette un fatto diretto a distogliere l’unità dello Stato o a distaccare dalla madrepatria una colonia o altro territorio soggetto, anche temporaneamente, alla sua sovranità.

      NUOVA FORMULAZIONE CON L. 85/2006

      Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque compie atti violenti diretti e idonei a sottoporre il territorio dello Stato o una parte di esso alla sovranità di uno Stato straniero, ovvero a menomare l’indipendenza o l’unità dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. La pena è aggravata se il fatto è commesso con violazione dei doveri inerenti l’esercizio di funzioni pubbliche

      Nel seguente commento giurisprudenziale viene sottolineato che:

      "L’introduzione del requisito della “violenza”, come modalità della condotta, ha già ristretto ulteriormente l’area della tutela penale, non rientrandovi più tutte quelle forme di aggressione, omissive o commissive, non violente in quanto tali ma comunque devastanti
      per il funzionamento corretto dello Stato e delle sue istituzioni"

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    7. @Salomone

      il meccanismo è spiegato qui, devi solo sostituire "rivoluzione" con "euro".

      Con chi sostiture Huerta e Gunther Reza fai pure tu, c'è ampia scelta, le cavallette vanno bene comunque.....

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  7. Un ottimo articolo, scritto molto bene. Un linguaggio asciutto chiaro, senza svolazzi e compiacimenti letterari, il che mi sembra adatto alle sofferenze a cui andrà incontro questo Paese. Dotato di una dignità, di un'etica e di una serietà notevoli. Le faccio i miei complimenti.
    Manca il convitato di pietra. Non posso nemmeno pretenderlo. Va bene lo stesso. E bisognerebbe forse timidamente suggerire che i Governanti non sono stupidi, che l'EUR non è per nulla sbagliato e che l'austerity funziona a meraviglia. Dipende dagli obiettivi e soprattutto dai punti di vista. Assumere che siano sempre quelli della gente è un pò ingenuo, o almeno un pò azzardato. In fondo si tratta anche qui del noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”.

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    1. Penso sia meglio che lei si tenga per sé i suoi complimenti e che legga meglio l'articolo e il blog. Non c'è bisogno di nessun complottistico convitato di pietra, a cosa serva l'austerità credo di averlo spiegato piuttosto bene a chi voule capirlo, e che gli obiettivi di chi governa siano più complessi del "benessere collettivo" (o forse più semplici) fa parte del mio lavoro e non deve spiegarmelo lei. Credo che i miei lettori lo sappiano benissimo anche prima che glielo spiegassi io. Questo pezzo ha uno scopo preciso, e va valutato rispetto a quello scopo: dimostrare che più Europa non ha alcun fondamento scientifico né alcuna sostenibilità politica. Se per piacerle devo urlare "shadow banking", "Britannia", "Bilderberg" anche quando compro il latte, se lo cacci in testa: non le piacerò mai (e temo che mi sarà facile farmene una ragione e anche ricambiarla).
      Dispiace, vero, vedere che si riesce a fare un'informazione efficace, che dice le cose,senza starnazzamenti, no? Dispiace, vero? Meglio starnazzare... Ma con me non attacca, caro...
      Quanto ai compiacimenti letterari, ognuno ha la sua storia, il suo stile, e i suoi bisogni. I miei sono condivisi da molti miei lettori, quelli che mi interessano di più.

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  8. Professore,

    Durante le scorribande in territorio piddino spesso mi trovo di fronte all'obiezione: "Mi riporti un link da cui evinci che TUTTI abbiamo pagato la riunificazione tedesca?"

    Volevo segnalare questo articolo del NY Times del 22 dicembre 1991, che, accompagnato da alcune semplici considerazioni sulla conversione alla pari dell'ostmark, e' risultato spesso utile a mostrare al piddino di turno come in fondo anche l'alamanno qualche scheletro nell'armadio in fondo ce l'abbia. Memorabile la frase "German Bundesbank, which is becoming the rogue elephant of Europe"...

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  9. OT metereologico-esistenzialista: Profe, ma ha messo in valigia l'ombrello? Perché pare che in quel di Bozen diluvi, e non so ce là ci sono i vu' cumpra' che li vendono agli angoli di strada

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  10. @ Professore
    io vedo che ci sono persone che odiano questo paese.
    ovvio che sono pagati dalla famosa banca e che appartengono alla famosa cricca (il gruppo..) ma penso che vivere in Sicilia (ehehehhehe, lo ripeterò alla paranoia) ti faccia capire qualcosa: trovi sempre qualcuno che è disposto a fare il gioco sporco.
    come si reclutano i killer? per selezione!

    Se Ciampi negli anni 70 era per la moralizzazione di questo paese ovvio che ci si sia rivolto a lui!
    ovvio che siano stati chiamati Monti, Andreatta e Prodi e poi Draghi per questo discorso.

    Il problema è capire come questi tizi sono arrivati al potere.
    e sia chiara pure una cosa: hanno l'aurea dell'intoccabilità e questa cosa puzza puzza puzza..

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  11. Per i "giani&pinoto", i rigor Montis, i liberali, i piddini e per noi, ho scovato queste riflessioni di JK Galbraith (http://www.youtube.com/watch?v=jNgfIH5pyxg&feature=related)
    che tornano utili per ricominciare a SOGNARE un "altro giro di giosta" mentre scendiamo da questo a male.

    That's all, folks!

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  12. grazie prof. come al solito ci ricorda che la storia insegna! Emblematiche le parole di Modigliani nel 2000.
    Ultimamente sto leggendo la storia dell'economia di Galbraith ed è illuminante quando spiega perchè i tedeschi credono che l'indivuduo esista per lo stato e non il contrario, come una mente sana dovrebbe pensare (ovvero la concezione di Ricardo e Smith secondo cui lo Stato è al servizio del cittadino). Tale ideologia "teutonica" si può riscontrare tutt'ora quotidianamente leggendo un qualsiasi giornale tedesco. Adam Muller, precoce profeta del nazionalsocialismo, ha marchiato a fondo la mentalità tedesca trasformandola in un fanatismo votato all'autodistruzione...

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  13. Ottimo prof !
    Secondo me andrebbe inserito fra gli articoli delle "istruzioni per l' uso", schiarirebbe le idee ed eliminerebbe molti luoghicomuni a tantissime persone che attualmente sono piddini consapevoli o iconsapevoli.

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  14. Caro professore,

    da quando la seguo le nebbie si vanno pian piano diradando ma mi rimane sempre un punto oscuro, e cioè questo:

    "e quelli della periferia, ci ricorda Acocella (2005), ricorrono allo spauracchio del vincolo esterno per “disciplinare” i sindacati: compressione dei salari più aumento della produttività uguale aumento dei profitti."

    Ma se le aziende poi saltano, e ne sono saltate tante, o perlomeno riducono le loro quote di mercato, a conti fatti siamo sicuri che gli industriali della periferia hanno fatto l'affare pure loro, o l'hanno fatto solo quelli del centro? In fin dei conti se la torta è una, ed è la stessa di prima dell'Euro (anche se l'hanno fatta lievitare parecchio), allora come fanno dopo ad avere tutti una fetta più grossa?

    Chiedo lumi.

    Colgo l'occasione per ringraziarla ancora per questo blog.

    Massimiliano

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    1. Gli industriali non sono tutti uguali.
      Ci sono quelli grandi e quelli piccoli ed hanno interessi diversi, a volte contrapposti. (anche in Germania)
      Quelli che soffrono sono i piccoli, sono loro a saltare ed i grandi di cio' gioiscono.
      Non a caso chi si lamenta ora in Italie è confcommercio, confartigianato ( espressione dei piccoli bottegai) e non tanto confindustria che rappresenta interessi di aziende anche multinazionali.

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    2. Grande SCT1! Meno male che qualcuno che esce dalla favoletta c'è. Sto scrivendo proprio un post su questi temi perché non ce la faccio piùùùùùùùùùùùùùùùùùùù......

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    3. Purtroppo è una lezione appresa sulla mia pelle. Il 31 ottobre la mia piccola bottega chiude lasciando una persona senza lavoro ( me!).
      Ma di questo sono sicuro che a nessun solone del piu'europa possa importare qualcosa.

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    4. SCT1: peccato che fra i piccoli imprenditori ci siano un bel po' di piddini che pensano di risolvere tutto semplicemente cambiando boia. Si legga questo mio commento (ne approfitto per correggere il secondo riferimento, che è ad un articolo del loro blog, lo trovate qui).

      Qualcuno ha idea di come parlare al loro portafogli? Perché mi sembrano lievemente cerebralmente svantaggiati... forse non tutti, qualcuno si salva se questo commento (luglio 30, 2012 a 07:43) all'articolo citato è di aderente a quel movimento e non di semplice passante (intendo dire: se c'è apertura verso la MMT può esserci anche verso analisi meno eterodosse. Sulle politiche da mettere in atto poi si può discutere, ma almeno si parte da una base più o meno condivisa, che non sia Statocaccanonsitocca e debitopubblicobrutto.)

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  15. Leggendo quanto scrive il professore a proposito della Germania continuava a tornarmi in mente un passaggio che mi era rimasto particolarmente impresso quando avevo letto “Il giocatore”; alla fine me lo sono andato a riguardare ed è calzante al punto da risultare quasi letterale (chiedo pertanto scusa se è già stato citato altrove nel blog e a me è sfuggito). Riporto lo stralcio.

    “Tutti lavorano come bestie, e tutti ammucchiano denaro come giudei. Mettiamo che il 'Vater' abbia già messo da parte una certa quantità di 'gulden' e punti sul figlio maggiore per trasmettergli il mestiere o il campicello; per questo non danno dote alla figlia, e lei resta zitella. Sempre per questo vendono il figlio minore come servo o lo mandano a fare il soldato, e aggiungono questo denaro al capitale di famiglia. Davvero, qui si fa così: mi sono informato. Tutto questo si fa unicamente per onestà, per un sentimento eccessivo di onestà, al punto che anche il figlio minore, venduto, crede di non essere stato venduto se non per onestà; e questo è proprio l'ideale, quando la vittima stessa è contenta di essere portata al sacrificio. E poi? Poi succede che neppure per il figlio maggiore le cose vanno bene: lui ha una certa Amalchen alla quale è unito con il cuore, ma che non può sposare perché non sono ancora stati ammucchiati 'gulden' sufficienti. E allora pure loro aspettano onestamente e si avviano anch'essi al sacrificio con il sorriso sulle labbra. E intanto le guance di Amalchen si sono incavate e sono avvizzite. Finalmente, dopo quasi vent'anni, il patrimonio si è accresciuto e i 'gulden' sono stati ammucchiati in modo leale e onesto. Il 'Vater' benedice l'ormai quarantenne figlio maggiore e la trentacinquenne Amalchen dal seno flaccido e dal naso rosso... E allora il 'Vater' piange, fa la morale e passa a miglior vita. Il figlio maggiore si trasforma a sua volta in un virtuoso 'Vater' e ricomincia la stessa storia. Dopo una cinquantina o una sessantina di anni, il nipote del primo 'Vater' realizza effettivamente un notevole capitale e lo trasmette al proprio figlio, questo al suo, quest'altro al suo e, dopo cinque o sei generazioni, viene fuori il barone Rotschild in persona oppure Hoppe e Co. o il diavolo sa chi. Ebbene, signori, non è forse uno spettacolo meraviglioso? La fatica di un secolo o di due secoli, di generazione in generazione: pazienza, ingegno, onestà, dirittura morale, carattere, fermezza, calcolo, cicogna sul tetto! Che volete di più? Niente è più sublime di questo, ed è proprio da questo punto di vista che costoro iniziano a giudicare il mondo intero e a condannare a morte i colpevoli, cioè quelli che appena appena non somigliano a loro.”

    Qui devo fare ammenda: confesso che leggendolo la prima volta ho pensato che Dostoevskij in questo caso stesse un pochino esagerando (perdono, non dubiterò mai più!), invece è precisamente quello che avviene ora, compresi la figlia BCE lasciata senza dote, il figlio minore PIG venduto al mercato (mentre si batte il petto e professa la superiore onestà dell’atto) e il continuo (e oltremodo fastidioso) richiamo alla virtù. Se qualcuno poteva dubitarne, se qualcuno poteva auspicare un cambiamento di prospettiva da parte della Germania, si ricreda all’istante: questi sono fatti proprio così, e da non poco tempo!

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    1. Non per nulla ho detto più volte che il problema del piddino è che non legge libri senza figure. Nei libri senza figure c'è già tutto. E a chi non li legge, come il tipo qua sotto, bisogna ribadire l'ovvio, e poi l'ovvio, e poi l'ovvio...

      Grazie.

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    2. Brava Emanuela! Prof. qualcuno le fa della concorrenza seria... Ineccepibile soprattutto perchè le persone non hanno memoria genetica e non si ricordano di tutti i sacrifici fatti "per onestà" dai loro trisavoli poveri e pensano che la loro condizione di benessere sia giusta perchè "essi sono". Mi ricorda un certo Marchese

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    3. Ma mica è concorrenza: questa è (vera) collaborazione, cioè collaborazione che aggiunge qualcosa a tutti e non toglie tempo a me!

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    4. Collaborazione, assolutamente, anche perché il lavoro che fa qui è impressionante, fra post e commenti questo blog è un mondo. Anche se è una cosa in cui sono negata vorrei aggiungere ai tanti che giustamente riceve il mio personale ringraziamento: grazie di trattarci da persone intelligenti, nonostante le prove che riceverebbe del contrario. Ormai non si può neanche più fare zapping in tv o aprire un giornale senza beccarne uno che ci imbonisce e ci conciona. Il punto è che sono profezie che si autoavverano, e a forza di trattare gli italiani come un branco di imbecilli si rischia di ritrovarsi proprio con un branco di imbecilli che si fanno svendere al mercato e dicono pure grazie.

      Grazie pure di aver creato un posto dove nessuno ti risponde: "Amalchen? Ma perché la fidanzata si chiama Amalchen?"

      Grazie a tutte le persone in gamba che commentano su questo blog.

      P.S. C'è un'altra frase famosa di Pippo: "per scolpire un elefante, basta togliere tutto quello che non assomiglia ad un elefante."

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  16. Buongiorno a tutti
    chiedo scusa per questo clamoroso OT
    In riferimento a questo articolo dal regno di fartonia , in cui si mettono a confronto le spese pubbliche dei principali paesi dell'EZ , mi interesserebbe avere delucidazioni , e se possibile alcune fonti attendibili , circa questa affermazione
    "L'esercizio è lungo e noioso, poiché richiede di riflettere sulle diverse voci di spesa ed è complicato da differenze contabili che non sempre rendono le spese comparabili
    grazie mille per l'aiuto

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  17. PRE-OCCUPAZIONI DI TONI ANTI-TEDESCHI: Rigor Montis su Der Spiegel e i vincoli della democrazia .

    Confesso di non provare per gli alemanni particolare simpatia ma il sincero compiacimento dello sviluppo musicale che gli alemanni hanno saputo produrre da quando Heinrich Schutz nel 1609, adombrato dai didascalici e moraleggianti Meisterersinger: dell’austera Germania luterana, si appassiona ai luminosi melodrammi veneziani di Peri e Monteverdi “importandoli”, osteggiato, in patria: l’introduzione del basso continuo e la nascita della baoocco vocale e strumentale tedesca, da Buxhetude a Bach, spiriti che hanno saputo sublimare le volte gotiche alla “todesca”.

    Uno spirito allora ben diverso da quello dichiarato da M Monti che dalle colonne del Der Spiegel supera ogni "algida" mmaginazione.

    Esso, truce traditore cooptato repubblichino che quotidianamente vilipendia l’atto costitutivo dell’identità sociale del Belpaese, invita i partner europei a “risolvere presto questi problemi” e ai governi europei a conservare la loro libertà di manovra nei riguardi dei rispettivi parlamenti.
    “Se i governi si facessero vincolare del tutto dalle decisioni dei loro parlamenti, senza mantenere un proprio spazio di manovra” afferma, “allora una disintegrazione dell’Europa sarebbe più probabile di un’integrazione” e un particolare attenzione a “migliorare la comunicazione sulle decisioni dell’Eurozona”,considerato che “gli intoppi provocati da informazioni non completamente coincidenti provocano nuove turbolenze sui mercati”.

    "Se questo è un uomo .... " (P Levi)

    That’s all, folks!

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  18. @Massimiliano
    Io penso che il problema non siano gli industriali in sé bensì i "capitalisti" tra cui gli industriali.
    ovvero coloro che hanno sfruttato la rivalutazione della lira (non dimentichiamoci che non esiste solo la Germania ma pure il resto del mondo!) ovvero dell'euro per delocalizzare!
    a me questa cosa convince di più.. nel senso che con una lira che valesse 1 ad 1 con il dollaro non penso che Marchionne poteva fare la stessa cosa con la Chrystler... quanto valeva all'epoca la lira? 1 a 1.5?
    capite bene la differenza...
    così come le oscillazioni pazzesche dello zloty che da 3.5 (3.2 se fosse stata la lira) passò in un batter di ciglio a 4.93..
    ragazzi, un investimento di 100 ml di lire (euro!) è venuto a costare 60 ml.. dico io: 60 milioni!
    e dato che qua si considera il ROI o il ROE.. comprendete bene a chi convenga l'euro!
    non solo..
    con l'euro i tassi di interessi sono diminuiti.. e penso che il ragionamento sia questo:
    1) prendo a prestito ad un costo più basso
    2) investo con un ritorno maggiore visto il costo minore!

    si fa questo.. si perde una marea di posti di lavoro e allora si chiede l'abolizione dell'art. 18 e la precarizzazione anche del ruolo di operaio...
    e a questo punto il discorso appare chiaro, ancora più chiaro:
    DELOCALIZZAZIONE da un lato e concorrenza taroccata dei tedeschi (per via del cambio) dall'altro conducono alle richieste di cui sopra

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  19. ma perchè afferma che tutto quanto viene messo in atto per permettere all'Italia di "rimanere nell'Euro" sia inutile e dannoso? Direi al contrario che è molto utile ma solo a qualcuno..
    Nel '92 la patrimoniale di Amato e la difesa strenua della lira da parte di Ciampi tramite la vendita di gran parte delle nostre riserve auree un effetto ce lo ebbe, eccome: permise ai "soliti noti" di disfarsi di tutti i loro investimenti denominati in lire a prezzo da amatore, per posizionarsi su marco, franco e dollaro (il mio "povero" padre fece altrettando guadagnando all'epoca un 30% sul totale patrimonio di famiglia).
    Oggi c'è il problema dei nostri Bot e Btp, piazzati negli anni scorsi agli investitori esteri, i quali poverini vogliono disfarsene, ma non al prezzo di mercato. Ecco quindi intervenire il duo Monti Draghi, il primo che dopo la macelleria sociale di dedicherà con fervore alla svendita di tutto il nostro patrimonio pubblico ai "soliti noti", l'altro che contestualmente con i vari LTRO sta provvedendo a liberare dai nostri BTP i portafogli dei "soliti noti" per piazzarli in quelli delle nostre banche (che poi andranno salvate dai soliti contribuenti italiani), trasformando un debito convertibile in "nuove lire" (i BTP) in un altro che comunque vada rimarrà in Euro (gli LTRO). Che dire, una manovra tutt'alro che stupida ma finalizzata ad un risultato ben preciso, ed una "finestra di opportunità" per compierla che probabilmente si chiuderà il giorno delle elezioni USA il prossimo novembre.... e probabilmente anche di quelle italiane che in questo modo ci regaleranno altri 5 anni di Monti giusto per completare l'opera.

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    1. Senta, io sono un po' stanco di quelli che sono arrivati ieri nel blog e mi fanno la lezioncina sull'ovvio semplicemente perché non si sono presi la briga di stare con noi per un po' di tempo. Quello che lei dice è ovvio, ed è per quello che l'ho già detto miliardi di volte. Quando nell'articolo parlo di inutile e dannoso mi pongo ovviamente dalla parte dell'interesse dei più, non di quello dei soliti noti. Se non ha letto dove lo dico, allora non ha letto il blog. Non posso ripetere ogni volta tutto, altrimenti i post diventerebbero lenzuoli. Qui c'è molto da imparare, anche per me, ma colgo l'occasione per dire che non pubblicherò più interventi che ribadiscono l'ovvio. Dopo di che qualche grullo griderà alla censura. Fatti suoi.

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    2. mi scusi tanto ma evidentemente ho toppato. Non volevo assolutamente confutare il suo lavoro (che ormai è diventato la mia principale fonte di conoscenza economica) nè dispensare il mio sapere economico che è nullo rispetto al suo. Volevo solo dire che lei è stato fin troppo buono a definire solo "inutili e dannose" tutte le manovre poste fin qui in atto per difendere l'indifendibile (cioè la permanenza nell'Euro), e che probabilmente l'uscita dall'Euro è già data per scontata agli alti livelli e quello a cui stiamo assistendo è una preparazione all'evento, tutto qui. Saluti cordiali e continui ad informarci.

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    3. Sì, appunto, anche questo ce lo stiamo dicendo. Le merlettaie della sinistra, quelle del più Europa, secondo me non hanno capito questo, cioè che tanto dall'euro si esce. Punto. Viceversa la parte avversa, il capitale finanziario, lo ha capito, e come ho già ampiamente detto sul FQ e qui sta cercando di sbrigarsi perché desidera essere rimborsata in valuta forte anziché debole, e perché desidera aggredire paesi indeboliti, anziché fortificati dalla ripresa economica. Non è mica così difficile.

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  20. Nel 2020 Solone non avrà nulla da recriminare, lo faranno Gauleiter dell'
    Adriatisches Küstenland.....

    Ecco, così possono dire che monta il sentimento antitedesco....

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  22. Sogno la riscossa del figlio minore suonata con la LIRA :-)

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  23. Buongiorno Professore,

    grazie per il tempo che dedica a divulgare queste analisi economiche ai non esperti. Da piddino in cerca di conversione le scrivo che non é tanto la mancanza di voglia di studiare queste analisi che mantiene i piddini così legati all'euro, ma la sfiducia che l'Italia con i politici che esprime possa farcela da sola se riavessimo una nostra moneta. Ovvero l'impressione é che i politici italiani più capaci, seri, "affidabili", siano quelli che spingono per il più Europa, mentra gli altri siano incapaci e/o demagoghi.

    Da questo punto di vista credo che solo qualche evento traumatico possa chiarirci le idee su chi fa veramente i nostri interessi.

    Dal punto di vista economico é abbastanza evidente che cosa converrebbe alla maggioranza della popolazione, dal punto di vista politico non é affatto chiaro (sia sul breve, sia sul lungo periodo) se sia meglio essere commissariati dall'"Europa" o essere guidati da un demagogo (temo che entrambe le soluzioni condurranno a qualche evento traumatico o anni di tensioni sociali).

    Con stima,
    Gian

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    1. Sa, se lei è in cerca di conversione non è un piddino, c'è poco da fare. Esempi di autentici piddini non mancano. Bisognerebbe mettersi d'accordo sulla definizione di demagogo. Lei come chiamerebbe un politico che scientemente (o meno) persegue interessi di una ristretta élite a danno di quelli dell'intera popolazione, trincerandosi dietro slogan dall'altro contenuto "valoriale" (fratellanza, più Europa, ecc.). Io lo chiamerei Bersy o demagogo, capisce? Se a lei questi sembrano seri, temo che il problema sia suo. La serietà consisterebbe nell'ammettere seriamente l'errore e nel cercare una soluzione. Certo che gli altri sono ancor più impresentabili. Ma con questa scusa siamo arrivati a Monti, capisce? Non ci può essere un esito politico democratico con questi qua, con nessuno di questi qua, presentabili o meno.

      Ma non è mica la fine della storia!

      L'importante è rendersene tutti conto e trovare insieme delle alternative. Se invece abbiamo deciso che comunque comanderanno loro, l'alternativa la troverà la storia. Lei cosa preferisce?

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    2. Grazie per la risposta.

      Purtroppo per "politici italiani più capaci, seri, affidabili" intendevo Ciampi, Padoa-Schioppa, Monti, ovvero quelli che a volte sono chiamati tecnici. Le alternative che vedo presentarsi sono tra un nuovo governo di tecnici (più Europa) e il riciclo del berlusconismo (fuori dall'Euro), ma non una seria proposta di uscita dall'Euro. Ha ragione che nessuna delle due, in modi diversi, sarebbe una soluzione politica democratica.

      "L'importante è rendersene tutti conto e trovare insieme delle alternative"

      Ha ragione, ed è prezioso il suo contributo informativo; tuttavia sono pessimista. Ho meno di 30 anni, ma mi ricordo del periodo di Mani Pulite e ho visto che cosa é accaduto nei vent'anni successivi: il risultato é che non riesco ad avere fiducia nel nostro modo italiano di trovare insieme delle alternative. Purtroppo ho l'impressione che questa mia visione é condivisa dalla maggioranza dei giovani come me.

      Certo che preferirei un'alternativa, ma questa richiede l'impegno politico (anche mio) serio, non solo i desideri. Il problema é che sono all'estero quindi il massimo che riesco a fare é cercare sul web analisi serie della situazione.

      Chiedo scusa per lo sfogo (spero non OT) sul suo blog; per quanto vale le esprimo la mia solidarietà riguardo il vedere i principi base della propria disciplina ridotti a scoop giornalistici (sono un fisico e mi sono cadute le braccia per la presentazione giornalistica della "particella-di-Dio")

      Gian

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    3. @Giambe
      A parte quello che ha già scritto il professore, riscontro una certa somiglianza tra il tuo modo di ragionare e quello di Aristide:

      "Da questo punto di vista credo che solo qualche evento traumatico possa chiarirci le idee su chi fa veramente i nostri interessi".

      E daje con 'sti eventi traumatici!!!! Ma ce li hai gli occhi, le orecchie e la testa? E poi non è abbastanza traumatico quello che è già successo? Non ti basta a capire che ci ha portato nell'euro e continua a chiedere +Europa non è serio, né capace, né affidabile?

      Riguardo al commissariamento esterno sei rimasto indietro, come i commentatori del Corsera che non riescono a voltare gabbana velocemente come i loro editorialisti.

      La moneta dei più forti.
      di Ernesto Galli Della Loggia

      "l'euro diviene un arma insidiosissima nelle mani dei Paesi economicamente più forti contro quelli più deboli. Infatti [...] rischia di sortire il virtuale effetto [...] di spezzare il nerbo degli Stati di serie B. Trasformandoli di fatto in autentici Stati vassalli.
      [...] quanto sta accadendo pone all'Italia, mi pare, tra le tante, anche una delicatissima questione di costituzionalità [...]

      La cosa più ridicola è che adesso che cominciano a scrivere stralci di verità i loro lettori non vogliono credergli:

      "se sia miglior cosa esser governati da politicanti cialtroni [...] o dichiararsi sudditi della troika europea e pagare le giuste decime al più forte? La seconda soluzione sembra poradossalmente la più equa e la meno penosa."

      "Fino ad oggi abbiamo campato con i soldi degli altri ed adesso vogliamo rovesciare il tavolo. Sarebbe forse il caso di risolvere la nostra situazione e DOPO facciamo tutte le considerazioni che volete sull'autonomia, la responsabilità, la democrazia. Abbiamo avuto per 20 anni uno showman come primo ministro ed adesso ci meravigliamo perché stiamo nella bratta? La nostra situazione è pietosa ed i nostri lavori pubblici sono un coacervo di schifezze inenarrabili ma se ce lo dicono gli altri ci offendiamo."

      "Siamo invece un popolo di chiaccheroni, cicaleggianti nullafacenti che si grattano - e non da oggi ma da 50 anni - le pance, trovando mille scuse per addossare ad altri le nostre disgrazie. [...] Basta Della Loggia, non cerchiamo alibi e'solo COLLETTIVAMENTE colpa nostra, non degli altri, e non sara' certamente la Corte Costituzionale, vivaIddio, che ci salvera', anzi...tuttaltro!"

      Un'ultima osservazione: Brancaccio aveva scritto il 25 luglio "Giorni fa era il Corsera a pubblicare editoriali che riabilitavano il tema della sovranità nazionale" ?
      (avevo fatto il copia incolla in Quod erat demonstrandum 13: Gretchen vs. er Bufalo).
      Fino a quel momento nessun editoriale del Corsera aveva mai accennato a nulla di simile (che sia un negromante?).
      In più, l'articolo completo che conteneva quella frase ("Dannata “sinistra", se ci sei inizia con un blocco immediato delle fughe di capitale all’estero") è stato completamente rimosso dal suo sito.
      http://www.emilianobrancaccio.it/2012/07/25/dannata-sinistra-se-ci-sei-inizia-con-un-blocco-immediato-delle-fughe-di-capitale-allestero/

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    4. Più semplicemente Brancaccio legge Galli Della Loggia da più tempo e con più attenzione di te. Solo un perfetto ingenuo si può sorprendere che anche sui giornali di regime si avverta qualche prurito anti-euro. Tra i tanti, Paolo Savona lo dice da un pezzo, sulla Stampa e sul Messaggero. Zingales ha parlato più volte dell'ipotesi di due eurovalute e sul Sole La Malfa è andato dritto al punto. Tra poco saranno una valanga e a quel punto varrà il monito del Branka: "le tronfie cassandre", chiuse in un cantuccio, potranno solo accapigliarsi tra chi l'aveva detto per prima. Anche per questo bisognerebbe riprendere le sue indicazioni sulla lotta per far prevalere un modo specifico di uscita sull'altro: tra cui subito una battaglia per l'indicizzazione dei salari. P.S. Caro Bagnai, eviti pure di pubblicarmi, come ha fatto l'ultima volta.

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    5. Caro sciapetto, non so proprio a cosa tu ti riferisca. Sai, io, a differenza del tuo guru dalla tronfia loquela, ho deciso di confrontarmi col popolo, e non con i mediatori da 30 denari al mazzo, quelli che in decenni di mediazioni sono riusciti a farsi sfilare un diritto dietro l'altro, per poi finir presi a pesci in faccia sulla pubblica piazza, come le cronache recenti riportano. Come ovvia conseguenza di questo mio impegno, ricevo diverse centinaia di email al giorno, e qualcuna me ne sfugge. Come ho spiegato nelle istruzioni per l'uso, ognuno di noi pensa di essere il centro dell'universo, e lo è, certo, ma solo per se stesso, non per gli altri. Chi non capisce che non è il centro del mio universo e si lamenta quindi di censure inesistenti viene bandito. Ma te, no, te non ti bandisco.

      Vedi, io il simpatico bandwagoner volevo lasciarlo perdere, ma purtroppo tu, che dici di essergli amico, non gli fai un gran servizio, perché ora mi toccherà aggiungere un rejoinder alla sua reply. E finirà molto male. Nel frattempo, se lo vedi, perché non gli chiedi come mai ha tolto dal suo sito l'ennesimo accorato appello, quello alla sinistra perché chiedesse l'imposizione di controlli sui movimenti di capitali? Perché si è accorto che in Italia non c'è una sinistra? Bravo, lo avevo scritto due anni fa! Perché si è accorto che ovviamente chi aveva capitali da portare all'estero lo ha già fatto? Bravo, anche qui se n'è parlato. Perché qualcuno gli ha chiesto di toglierlo? Bravo, ha fatto bene a obbedire.

      Vedi, carino, la mia forza, quella che tu e chi per te non avete, è che io non ho niente da chiedere, e quindi sono un pazzo pericoloso che se ne fotte di tutto e di tutti tranne che di una cosa: la verità fattuale che emerge dai dati e dai suoi studi (alcuni decenni di esperienza di studi empirici sui movimenti di capitali e al sostenibilità del debito pubblico ed estero, mica granotelacadutatendenzialedelsaggiiodelprofittoferroporciritornodelletecniche, capisci, roba interessante, roba che adesso serve). Io non devo obbedire a (pardon, mediare con) nessuno, e quindi questa verità la sto dicendo e la sto argomentando. E invece di costruire improbabili alchimie di vertice con merde più o meno decotte e corresponsabili di quanto ci sta accadendo, sto istruendo le persone, le sto rendendo consapevoli dei dati e delle analisi riportate nella letteratura scientifica nazionale. Se questo lavoro lo avessimo fatto in tre, credendoci come ci ho creduto, adesso avremmo in Italia un movimento di opinione capace di trasformare qualcuna di quelle merde in una merda capace di fare la cosa giusta. Ma l'ho fatto solo io, e non posso certo pensare di cambiare il mondo da solo. E sto anche dicendo una cosa che oggi dovrebbe essere evidente a tutti, e sulla quale l'amico tuo non mi ha risposto: l'euro mette a rischio la nostra democrazia. Blaterare di un'uscita a sinistra o a destra dell'euro è come blaterare di un'uscita a destra o a sinistra dal fascismo. Perfino i tedeschi hanno rimproverato Monti di essere antidemocratico, dopo la sua uscita sul fatto che i governi devono avere le mani libere. Ma le merlettaie della sinistra no. E allora perché non ti stai zitto, che fai più bella figura? Segue spiegazione dettagliata, non dubitare. Proprio vero: dagli amici lo guardi Iddio, gli hai fatto un bel servizio, vedrai...

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    6. (il Fiorenza è un animo sensibile, ma voi, a parte uno che mi ha chiesto di non bastonare un cavallo morto, no: a voi piace veder scorrere il sangue. E sangue avrete! Ve lo siete meritato per quanto supporto avete dato sul fronte del FQ... Comunque, certo, è strano: ma con un economista così rappresentativo e che si era espresso da tempo in modo autorevole sull'uscita dall'euro, ma chissà perché quelli del FQ hanno chiamato me... Come? Che dite? Perché nessuna merlettaia si era espressa in modo chiaro... Ma no... Dai, cazzo, non ci posso credere! Cioè, voi volete veramente dirmi, dire a me, che nessun economista di sinistra si era espresso contro un sistema che obbliga a svalutare i salari (svalutazione interna), non permettendo di svalutare la moneta? Cioè: voi volete dirmi che in Italia gli economisti di sinistra pensano che questa sia una cosa di sinistra? Cazzo, ma possono far free climbing su una lastra di vetro insaponata! Sono dei geni questi! Me ne presentate qualcuno? Perché poi c'è un problema, sapete. Io conosco qualcuno che dice di essere economista di sinistra, ma quando parlano con me sono tutti incazzati con l'euro! Universi paralleli? Il mondo è bello perché è vario? O perché è avariato? Stanno vendendo il nostro paese, cari. Lo so che per voi questo è un retaggio ottocentesco, lo so. Ne riparleremo quando urterete la vostra riverita faccia di bronzo contro i risvolti pratici della svendita, che non mancheranno ad imporsi con la loro crudele evidenza. Anche perché, vedete, se capite - e qualcuno lo capisce - che il problema è il current account, allora dovete anche capire (e nessuno lo capisce) che il problema della svendita è che poi il current account peggiora, perché son tanti bei profitti che se ne vanno...)

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    7. ...e tanti bei salari o stipendi da fame, se ce ne saranno ancora per quelli che ora sbavano per avere una guida teutonica. Tizi che sicuramente saranno sostituiti da lavoratori extra comunitari, che saranno considerati più affidabili perchè meno traditori degli italiani, vedi l'esempio delle nostre attuali guide.

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    8. Caro Stefano,
      o metti il link agli editoriali del Corsera "che riabilitavano il tema della sovranità nazionale" come ha scritto Brancaccio nell'articolo che ha fatto sparire (EDITORIALI DEL CORSERA, la citazione è testuale non l'opera omnia di Della Loggia che non me ne frega un ca**o) precedenti al 25 luglio o il tuo è solo un blablabla.

      L'ex preside dell'Università del San Raffaele di Don Verzè nel suo penultimo editoriale scrisse "Gli Italiani: nella loro maggioranza implicati in mille modi nei meccanismi perversi che ci hanno portato alla drammatica condizione attuale: come elettori, come evasori fiscali, come finti invalidi o finti intestatari di quote latte, come viaggiatori a sbafo, come fruitori della spesa pubblica, di condoni edilizi, di pensioni d'anzianità, come membri di qualche piccola o grande corporazione di privilegiati. Più o meno i medesimi, c'è da giurarci, intenti a recitare oggi la parte dei superindignati contro la «casta»."

      http://www.corriere.it/editoriali/12_luglio_13/perfetta-impudenza-galli-della-loggia_c7a2572c-cca8-11e1-a3bf-e53ef061f69e.shtml

      Mentre quell'altro paladino dell'Italia della democrazia una settimana fa è stato ancora più esplicito:
      "Perché mai i contribuenti tedeschi dovrebbero sborsare denaro senza che esistano i meccanismi per assicurare loro il controllo sul modo in cui quei soldi verranno spesi? [...] chi paga deve essere titolare di un diritto di controllo sulle spese. [...] garanzie per i tedeschi sull'impiego dei loro soldi, garanzie per gli altri che l'inevitabile perdita di sovranità che si prospetta non verrà usata dai più forti (come nel caso dei finanziamenti negativi) per indebolire ulteriormente i più deboli a proprio vantaggio.".

      http://www.corriere.it/editoriali/12_luglio_31/sovranita-dei-debitori-angelo-panebianco_2a67cbaa-dad0-11e1-8089-ce29fc6fe838.shtml

      Mi pare superfluo citare A&G di cui si è già molto parlato.

      "Riabilitare la sovranità nazionale" è l'esatto contrario della linea di pensiero espressa dagli editoriali del Corsera fino all'altroieri. Chi pensi di prendere per il culo?
      Sarò anche ingenua, ma per nulla sorpresa dall'inversione di certi giullari di corte, ampiamente prevista in questo blog. Schifata sì, sorpresa no (a differenza dei commentatori del Corsera che ho visto leggermente spaesati).

      E non tentare di confondere le carte con Savona e LaMalfa (che tutti qui conosciamo e di cui avevo già anche parlato in "Mi ha scritto Claudio Borghi..." commento del 27 luglio 2012 03:42) o con il sole24ore che ogni tanto qualcosa di giusto lo ha anche scritto.

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    9. A proposito di current account mi domandavo se può essere utile aggiungere all'appendice di "Unhappy families" l'identità che lega il current account alla variazione delle attività finanziarie nette verso l'estero (o net
      international investment position) CA = ∆AFN.

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  24. 1737 commenti (alle 12.20 del 6 agosto) al suo ultimo post sul blog del FQ...


    Ahahahahahahha, grandissimo professor Bagnai, non ci si può allontanare un momento per un po' di meritato mare (a casa dei nonni a costo zero: è dumping marittimo-familiare secondo lei?) che uno si ritrova un bel po' di novità (e post) da recuperare!

    Interessanti anche tutti i commenti sul fattore M5S: lo dicevo che su certi argomenti erano troppo "ambigui"

    Come molti, mi proclamo PPMV (possessore del proprio medesimo voto)...

    E mo' che cazzo che faccio?! (come direbbe er Bufalo)

    Un caro saluto e buona scrittura,

    Gilberto

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    1. Beh, però, se i PPMV votassero tutti tranne quelli che dicono "vota noi che ci pensiamo noi" sarebbe una bella scossa.

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  25. Professore buongiorno,
    dato che questo è il mio primo posto (ma ormai la seguo già da diverse settimane) volevo ringraziarla per il lavoro di divulgazione che sta portando avanti con tanta dedizione: faccio (facevo) parte di quella categoria di studenti di economia convinti di avere delle opinioni valide sull'argomento "crisi finanziaria europea" solo perchè iscritti, appunto, ad economia (nel mio caso la sicurezza derivava da un corso di finanza pubblica europea i cui contenuti si sono rivelati facilmente confutabili con le argomentazioni contenute in questo blog). Chiaramente l'evolversi della situazione mi riempiva di dubbi sull'efficacia del mantra "più europa",e la mia (scarsa)preparazione in campo economico serviva solo a farmi capire che dovevo avere paura (e intendo proprio paura, cosa che, per altro, pare non mi accomuni a nessuna delle persone che conosco)delle conseguenze di ciò che stava succedendo, motivo per cui, curiosando nel web, sono incappato in alcuni dei suoi video, e, dopo essermi cosparso il capo di cenere, ho iniziato a leggere le sue pubblicazioni.
    Volevo fare una segnalazione in merito alla gestione politica del processo di integrazione europea da lei più volte definito "paternalistico": si tratta di un intervista al premier Mario Monti,pubblicata oggi sul sito de ilsole24ore nella quale, oltre a dichiararsi "preoccupato per il risentimento antitedesco", dice una frase che esprime fin troppo bene la deriva antidemocratica che sta nascendo dal tentativo di ottenere "più europa". Cito:"«Nei mesi scorsi mi ha molto preoccupato, e l'ho raccontato alla cancelliera Merkel, il crescente risentimento del Parlamento» italiano «contro l'Europa, contro l'euro e contro i tedeschi. Se avessi dovuto tenere in considerazione le posizioni del Parlamento italiano, dal quale avevo avuto indicazioni di far passare gli Eurobond - ha detto Monti - non avrei dovuto dare il consenso italiano nell'ultimo consiglio europeo» di fine giugno. Il premier ha spiegato che «ogni governo ha il dovere di guidare il proprio parlamento», anche perché se i governi seguissero «esclusivamente le decisioni dei parlamenti la rottura dell'Europa sarebbe più probabile della sua integrazione»"
    Riporto il link per chi volesse leggere il resto http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-05/monti-alti-tassi-italiani-142847.shtml?uuid=AbmWNvJG.
    Trovo inquietante il fatto che una simile dichiarazione venga pubblicata su un sito/quotidiano come ilsole24ore: significa che ormai la subordinazione della democrazia alla tecnica economica è dato assolutamente per scontato e non suscita nemmeno più sdegno o preoccupazione.

    Grazie di nuovo, e non smetta di informare, ne varrà sempre e comunque la pena

    Simone

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    1. Sì, ma vedi, per restare in argomento con lo sciapetto qua sopra, quando io un anno fa ho denunciato il carattere fascista dell'euro, in modo direi abbastanza lungimirante, la sinistra per bene e decotta mi ha sostanzialmente emarginato (lutto elaborato rapidissimamente), per il semplice motivo che io non appartenevo ad alcuna delle sue parrocchiette (né ad altre), mentre loro stavano muovendo le loro pedine del cazzo su una scacchiera con tutti scacchi neri... capisci... ma non lo sapevano! Pensavano di essere strateghi! Ma dico, Dio santo, aprite gli occhi, aiutate soprattutto la gente a capire... No, no, aiutare la gente a capire, sai è populismo. Perché io lo so: loro sono Aristide dentro... E io mi sono un pochettino rotto...

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  26. Siamo ormai alle comiche finali?

    ".... Addirittura di "attacco alla democrazia" parla il segretario generale della Csu, Alexander Dobrindt. "Il signor Monti - afferma - ha evidentemente bisogno di una chiara presa di posizione. Noi tedeschi non siamo pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i debiti italiani", ha detto....."

    Perchè invece noi italiani dovremmo essere pronti a cancellare la nostra democrazia per finanziare i crediti tedeschi?

    Ah, già, dimenticavo, su come trattare le altrui democrazie loro ne sanno qualcosa più di noi....

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    1. Ma la cosa geniale è che nell'intervista, Monti dice: "Sono convinto che la maggioranza dei tedeschi abbiano una SIMPATIA ISTINTIVA per l'Italia, mentre gli italiani ammirano i tedeschi per le loro QUALITA'."

      Come a dire, loro hanno qualità oggettive che noi gli riconosciamo onestamente; noi siamo quelli venuti male, ma gli facciamo tanta tenerezza. E quelli che si incazzano sono loro..

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    2. Come presidente del consiglio è opportuno che confermi lo stereotipo "italiani pizza mandolino" (quello che vale sempre per GLI ALTRI italiani), i tedeschi ed i mercati debbono essere "rassicurati"......

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  27. Sì, sì, ormai siamo proprio alle
    comiche finali

    "Quei geni dei nostri padri costituenti avevano previsto anche il "fiscal compact", tanto che l'articolo 11 della Carta del 1948 recita: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".

    Tutto il dibattito sull'eventuale cessione di sovranità in cambio dell'aiuto dello scudo antispread appare un po' surreale."

    IN CONDIZIONI DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI,
    IN CONDIZIONI DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI,
    IN CONDIZIONI DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI,
    IN CONDIZIONI DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI,
    IN CONDIZIONI DI PARITA' CON GLI ALTRI STATI...........

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tranquillo, ho già risposto io al sig. Bellasio :)

      Elimina
    2. e ha pure provato a replicare con il solito debitopubblico..... certo, finchè altri commenti sono del tipo

      "...quel'è il problema a "perdere sovranità" [ANCHE LA MIA!], cioè farsi aiutare nella propria amministrazione che è stata innegabilmente fallimentare [CHIEDITI DA PARTE DI CHI, NON CERTO DA PARTE MIA], da chi ha saputo fare meglio a casa sua [COSA?] e ha dimostrato di essere stato più virtuoso [A RIDAJE CON L'ETICA!]?"

      si continua con il solito disco rotto......

      Elimina
  28. Prof, ma per quale ragione certuni (tra cui la BCE) hanno storicamente un amore sviscerato per la deflazione? Mi ricordo Giavazzi (in tandem con Alesina as usual, forse) definire l'inflazione "la tassa più odiosa", ma da qui il salto logico alla deflazione come ottima cosa non mi è chiaro (a parte intenti politici di cui hai parlato a lungo, ormai - e che come società sperimentiamo da tempo ancora più lungo).
    Nella mia biblioteca c'e' "L'età di Roosvelt" di Arthur Schlesinger, e da quella ricostruzione storica emerge (ripeto, analisi storica e non econometrica) che la crisi del 29 in USA fu prodotta da un quasi decennio di deflazione che andava in parallelo con il moltiplicarsi delle attività finanziarie (al che, mutatis mutandis, ci sarebbe da capire perché il solone - minuscola intenzionale - in questione si sia sgolato a dire che quella presente non ha niente in comune con la crisi di allora).
    Ecco, si sente ogni tanto il piddino di turno parlare del New Deal senza neanche aver letto la voce su wikipedia: forse dovrebbero aprire qualche libro cosi' da non parlare di Roosvelt come propugnatore della spesa pubblica a tutti i costi (lo stato che paga gli operai per scavare una buca prima e riempirla poi); c'era anche la politica di sostegno ai prezzi (che oggi dovrebbe essere di sostegno al lavoro, mentre si fa il contrario), il nazionalismo finanziario vs l'internazionalizzazione del commercio, e previa archiviazione del gold standard un po' di sana inflazione.... o sbaglio?

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    1. Da completo ignorante quale sono direi che se fossi un lobbista con molti capitali e molti crediti vorrei che l'inflazione fosse la più bassa possibile.

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  29. E per la serie "le cose oramai dobbiamo leggerle sul Giornale":

    http://blog.ilgiornale.it/foa/2012/08/06/monti-sa-cose-la-democrazia/

    Onestamente non capisco com'è che nessuno o quasi si sia indignato per questa frase. Dove ***** sono i paladini del popolo viola e quelli che guardavano sotto la gonna delle olgettine? Ma sono tutti morti? Quelli del "se non ora, quando"? Dove siete finiti?

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    Risposte
    1. Io mi sono indignato, quando Guerani ieri me l'ha fatta vedere, ma in attesa di farmi trapiantare un altro paio di braccia mi accontento dell'indignazione ottimamente esternata da Foa. In effetti, il Giornale non è brutto come lo si dipinge.

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    2. Gia, ma d'altronde sappiamo che Monti lavora per realizzare quella che chiamano la democrazia conforme al mercato (Merkel dixit), rappresentata perfettamente dalle istituzioni europee (un parlamento dai poteri rappresentativi, il potete legislativo ed esecutivo in mano ad un organo extra-democratico).

      Ma Monti non è nuovo a questo genere di dichiarazioni, pseudo eversive direi. Io non sono mai riuscito a dimenticare il seguente discorso che fece pubblicamente pochi mesi prima di diventare PresDelCons:

      "Non dobbiamo soprenderci che l'Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi per fare passi avanti, i passi avanti dell'Europa sono per definizione cessione di parti delle sovranità nazionali ad un livello comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini ad una collettività nazionale possano essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle, perché c'è una crisi in atto visibile, conclamata [..] abbiamo bisogno delle crisi come il G20, come gli altri consessi internazionali per fare passi avanti, ma quando una crisi sparisce, rimane un sedimento, perché si sono messe in opera istituzioni, leggi, per cui non è pienamente reversibile"

      http://www.youtube.com/watch?v=STEvyznA2Ew#t=294s

      Quindi come dire, l'integrazione europea è un processo a prescindere dal volere dei cittadini, che deve essere portato avanti a loro malgrado, utilizzano le crisi e la minaccia di un maggiore dolore psicologico (sic).

      A me sembra che può rientrare nella definizione tecnica di terrorismo, senza fare forzature.

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  30. Sulla "Stampa" di ieri c'è un'intervista piuttosto interessante a Steve Hanke, uno dei 5 economisti che han fatto la riunione con Berlusconi, ne riporto un passaggio.
    Domanda: "Il Financial Times ha scritto che, secondo Martino, Berlusconi è stato "curato" dalla sua malattia antieuro. Se il centrosinistra vincesse le prossime elezioni, sarebbe pronto ad offrire una grande alleanza, con Monti ancora premier. è vero?"
    Risposta: "Posso solo dirvi che il resoconto della riunione fatto dal Financial Times era accurato."

    Riguardo alla questione degli industriali e degli imprenditori davanti alla crisi, la questione è molto interessante. Chi sta pagando un prezzo durissimo suppongo siano quelli che operano verso il mercato interno, sia per il calo dei consumi devastante sia per la concorrenza dei prodotti che arrivano dagli altri paesi. Le imprese più grandi rivolte all'esportazione credo non se la passino mica tanto male. Mi dispiace dirlo, ma magari la lezione servirà. Il bagno di sangue che sta vivendo la PMI italiana forse farà aprire gli occhi a tutti quelli di loro che han seguito i pifferi di Hamelin dei luoghi comuni e delle parole d'ordine con cui è stata ammorbata l'Italia negli ultimi decenni (più riforme-meno tutele, privatizzare, meno stato-più mercato, maggioritario, globalizzazione, competizione, produttività, tagliare pensioni stipendi sanità istruzione e via di seguito facendoci/si sempre più male...). Sono un po' scettico tuttavia riguardo questa conversione. Tendenzialmente la PMI mi dà un'idea di rozzezza intellettuale ma forse è un pregiudizio mio e poi la speranza è sempre l'ultima a morire...

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    1. sì, è pregiudizio tuo e sine causa. le PMI ( cioè con meno di 50 dipendenti )sono quelle che non hanno mai chiesto riforme del lavoro ( servivano agli Elkann quelle ), e adesso sono quelle che sostengono questo paese esportando soprattutto fonti rinnovabili e manifattura all' estero. Te lo dico da PMI. Quindi la rozzezza intellettuale non è certo delle PMI, ma di chi le dipinge a priori senza conoscerle- a proposito, è un modo di parlare da piddino radical chic, lo sai? Le PMI non hanno mai beneficiato nè deglil aiuti di Stato di una certa azienda automobilistica che ora ha messo sul lastrico la Serbia, e nemmeno è mai campata con gli aiuti governativi che vengono dati ai giornali dei piddini e dei cugggini dei piddini.

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    2. Orgoglio e pregiudizio... Giulietta cara, che cosa ne pensi di questi di Imprese che Resistono che pare vogliano affidarci (che se si trattasse solo degli affari loro 'sti cazzi!) alle amorevoli cure di Giannino & Co.?

      Questi mi sembrano lievementi confusi... e anche un po' Oronzi (vale la rima): vogliono fare i liberisti col culo degli altri, ma quando si tratta dei cazzi loro allora sono convinti statalisti, come si può evincere da una lettura veloce del loro blog:
      * In Argentina le banche devono finanziare per legge….. le piccole e medie imprese!!!;
      * Brasile: il governo compra i prodotti nazionali per stimolare la crescita
      * Tremonti porta Glass-Steagall alla Camera dei Deputati.

      Quindi forse il pregiudizio di zeno non è in realtà un pregiudizio ma è giudizio a posteriori, anche se certamente non può estendersi automaticamente a tutta la categoria.

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    3. Se ti ho offeso ti chiedo scusa, ammetto di avere un certo pregiudizio nei confronti degli imprenditori italiani in generale (ti assicuro proprio non da piddino comunque), anche se poi vorrei fortemente che venisse smentito. Ma, correggimi se sbaglio, PMI, commercianti, partite IVA non sono forse state la cassa di risonanza principale e uno dei "bersagli" privilegiati per il messaggio neoliberista degli ultimi decenni? Il lavoro dipendente e i pensionati è parecchio che pagano un prezzo piuttosto salato sulla loro pelle sotto tutti i punti di vista (calo del potere d'acquisto, sempre meno tutele e meno diritti, eccetera). Mentre tutto questo stava succedendo e mentre ci stavano scorticando vivi non ho sentito molte voci levarsi da quella parte, anzi. Lo dico sinceramente e senza vis polemica se mi sbaglio sono disposto a far subito un mea culpa senza alcun problema. Mi pare che sia solo ora che si stiano cominciando a levar voci, che però non arrivano mai a denunciare quel che sta accadendo veramente e non fanno proposte radicali nella giusta direzione.
      Ps piddino radical-chic proprio no, tutto ma non questo....non mi dimentico chi mi ha limitato il diritto di sciopero, fra le altre cose...come ad esempio la presa in giro sul cuneo fiscale...
      Ps bis Di nuovo scusa.

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    4. Sottoscrivo, Giulietta...
      Egregio Zeno, ma tu veramente pensi che le grandi aziende italiane siano mediamente più avanzate e lungimiranti delle PMI (che spesso costituiscono il loro indotto)? Le PMI in questione l'anno scorso, rozze e provinciali come credi che siano, hanno fatto la metà dell'export italiano. Il pifferaio di Hamelin avrà anche incantato una fetta della categoria, ma non più di quanto ci sia riuscito col resto della popolazione.
      La strage in corso tra le PMI italiane ha cause stranote ed è legata a doppio filo con le vicende dell'euro: stretta creditizia, crediti commerciali e fiscali insoluti da parte del pubblico, crollo del mercato interno e una crisi regionale (area euro) trasformatasi in crisi globale che provoca un rallentamento della domanda estera (ma guarda un po'! e qualche minus habens va pure in TV a dire che la Germania ha voluto l'euro basso per favorire le sue esportazioni verso altre aree... hai voglia di abbassare i prezzi svalutando del 15% quando sei riuscito a deprimere la domanda mondiale...)

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  31. Scusatemi se è un po OT, ma un amico mi ha ricordato che il caro Herr Hartz, autore delle famose riforme adottate dal governo Schroeder, fu incriminato con 44 capi di accusa per avere, da direttore della risorse umane della Volkswagen, diciamo "fattosi amico" il rappresentante della IG Metall (l'equivalente della FIOM) nel consiglio di sorveglianza dell'azienda affinchè non rompesse troppo... Ah, le virtù alamanne!
    Allego il link della sintesi di uno studio di un istituto di ricerca francese (probabilmente già linkato da altri) che ricorda come le statistiche sul mercato del lavoro tedesco siano, per così dire, un po' tarocche: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=42399.
    Ultima notazione logistica: la contraerea funziona benissimo, caro professore, su FQ. Ormai i caccia sono chiusi nelle loro riserve (quallo di campobasso e quello che fa l'imprenditore 2.0: ma che cazzo significa?) timorosi di qualunque sortita, mentre le barchette inviate dai piddini liberisti stanno cominciando ad inviare segnali di "amicizia" agli incrociatori (del tipo, si forse in Germania hanno fatto svalutazione competitiva, però potevamo farla anche noi...)

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    1. E allora adesso mandiamo Granduca 6 (ma mi ci vogliono un paio di giorni, e poi vi avverto prima)...

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    2. In attesa di Granduca 6, forse questo può fornire altri spunti per attivtà di cecchinaggio, visto che noi il nemico lo abbiamo in casa e "compagni" e "commissari" non mancano......("Così ci farai uccidere, compagno commissario")

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    3. @Saverio: ho fatto leggere l'articolo che hai postato ad alcuni amici piddini. mi hanno risposto che è sempre meglio dell'italia...

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  32. Quindi chi ha portato l'italia nell'euro o era un incompetente o era in malafede. C'è una terza via ?

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    1. Certo: che fosse incompetente E in malafede. Lei ne vede un'altra? Le due cose non sono incompatibili, e mettendole insieme si configura una terza opzione, che a mano a mano che mi avvicino (mio malgrado) al fetido mondo del palazzo mi si presenta come la più probabile (stanti gli ameni racconti di certi backstage). Altre opzioni non ne vedo.

      E, naturalmente, non dimentichiamoci due cose: primo, che gli attori in gioco erano tanti, e quindi non tutti condividevano il medesimo atteggiamento psicologico; secondo, che noi dobbiamo giudicare dai risultati.

      Perché poi, alla fine, il senso della sua domanda qual è? A noi cosa ce ne importa se chi ci ha messo in questo casino era scemo o furbo? L'importante è uscire, e liberarsi dello scemo e/o furbo che ci ha messi in questa situazione, no?

      Cioè: se lei sapesse che Monti è in buona fede, lo voterebbe alle prossime elezioni? Perché, vede, se lei si dà una risposta a quest'ultima domanda, capirà che la domanda dalla quale siamo partiti non ha senso. Per questo motivo mi seccano molto i complottisti, capisce... Perché, poracci, perdono tempo con cose forse vere, ma sicuramente inutili!

      O no? Mi dica lei...

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    2. @Professor Bagnai,
      ha un'onestà intellettuale ed una lucidità nell'esporre le sue argomentazioni che lasciano a bocca aperta. La stimo profondamente. Saluti.

      "Solo i fatti danno credibilità alle parole"
      [Sant'Agostino]

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  33. io ringrazio il prof per il suo approccio.. ovvero quello che debbano parlare i fatti e le spiegazioni tecniche perché alle persone bisogna spiegare il perché della disoccupazione.

    E dice bene: questi attori hanno approcci differenti!
    dalle ricostruzioni pare che Ciampi sia un moralizzatore (del tipo: "serve l'euro così chi campava di tangenti deve pagare.. bisogna educare al rigore!" o cretinate del genere).
    Prodi invece ha un approccio del tipo: "cosa devo fare? ok, lo faccio!".
    Non conosco Draghi ma penso che nel suo caso non si possa parlare di malafede.
    per Monti abbiamo invece un caso di "infiltrato" e mi pare pure in malafede (un altro moralizzatore cmq)

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  34. Queste dinamiche condizionano anche il dibattito degli altri paesi, nei quali si è ormai completamente perso il senso del termine “unione”.

    Questo è un dato di grande rilevanza politica. E' talmente evidente nei fatti che il nostro gotha politico semplicemente lo ignora come d'altra parte fa per ciò che riguarda l'euro. Il livello di disunione europea sta montando mese dopo mese e sarà una causa non secondaria della fine, spero prossima, di questo strazio di organizzazione monetaria.

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  35. Contro i fessi si possono fare certe azioni (tipicamente tutte quelle civili e democratiche come aprire un blog per aprire le menti). Contro i furbi invece, soprattutto contro le coalizioni dei furbi, si dovrebbero adottare altri metodi, anch'essi "democratici", che vanno dalla protesta alla rivolta civile attraverso la costruzione di un soggetto politico nuovo , vista l'inadeguatezza dei soggetti politici attuali

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    1. Vedo che non sono chiaro, quindi dovrei forse chiudere il blog. Il problema del soggetto politico nuovo (che non esiste in Italia e non può esistere data la pochezza intellettuale ed etica della sinistra e delle sue varie schegge) esiste in entrambi i casi, a meno che tu non voglia votare un fesso. Chiaro? Devo fare un disegnino? Non so veramente come spiegarmi. A me non interessa sapere se Bersani è in buona fede quando difende l'euro, o se altri sono in buona fede quando fanno i pesci in barile. Per me sono morti politicamente, e non solo per me, a quanto capisco (che poi io sono uno, quindi non conto). Io un furbo non lo voto, ma nemmeno un fesso.

      A proposito... mica sei tu quello che sponsorizza ALBA? Perché allora, come dicono i francesi, tout se tient! Se non avete ancora capito che l'euro è fascismo dopo gli attacchi di ieri di Monti alla democrazia, attacchi che hanno fatto impensierire perfino la Germania, preoccupata di tanto eccesso di zelo, allora è inutile.

      Ribadisco: per me un nuovo soggetto politico deve partire dall'idea che si esce dall'euro. Poi ci deve essere molto altro, ma se uno non mi dice prima che siamo d'accordo su questo, io non ci perdo tempo. E nel frattempo l'alba diventerà un'alba dorata, e lo avrete voluto voi (non io, che mi sono limitato a registrare il fatto e mettere la gente in guardia).

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    2. il senso sel commento era qui, non li

      Se non avete ancora capito che l'euro è fascismo dopo gli attacchi di ieri di Monti alla democrazia, attacchi che hanno fatto impensierire perfino la Germania, preoccupata di tanto eccesso di zelo, allora è inutile.

      Vero, tout se tient !

      Monti attacca la democrazia da na freca … siamo messi male se lo si riconosce solo ora che fa impensierire la Germania.

      Monti è “nato” per attaccare la democrazia.

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  36. Caro "educatore de sti' cazzi", la tua tesi sulla irrilevanza delle modalità di uscita dall'euro è una delle più grandi puttanate di comodo che abbia letto in questi mesi sulla crisi. Di comodo, perchè tu non vedi l'ora di immergerti nella merda politica e hai trovato un modo particolarmente vergognoso di farlo. Tu "educhi"? mi fai ammazzare dalle risate. Non ho l'onore di conoscere personalmente il Branka ma penso che consideri la logica dei tuoi postarelli degna di un asilo infantile. Sono proprio felice della tua reazione: se un giorno avrai le palle di sfidarlo dal vivo ci scommetto che di fronte ai primi affanni reagirai nel solito modo isterico che ti caratterizza. Ci sarà veramente da sbellicarsi, non me la perderò per niente al mondo. Adesso fammi un favore: che mi pubblichi o no me ne strafotto, cassami pure dal tuo blog pipparolo, l'unico in cui il "leader" spara cazzate ancora più grosse delle sue povere groupies decerebrate.

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  37. Qualche rilievo "insignificante":

    1.) la lettura dei commenti di "duedipicche" su blog FQ di Bagnai evidenziano con lapidaria chiarezza cosa sta accadendo sui "mercati" e cosa significhi "simmetrica" informazione

    2.) la "necessità" delle privatizzazioni (saldi di stagione) sono state "benedette" dall'Enrico detto il Letta l' 8/6/2012 a SanMargheritaLigure all'assemblea giovani confindustria: giani&pinoto dal corriere ratificano atti già sottoscritti( incompetenza e malafede non si elidono, qui si sommano a confermare una natura che da matrigna si fa perfida)

    3.) le reazioni alle dichiarazioni fatte da rigor montis su Der Spiegel: sono più intriganti l' EPO di Schwazer e le freccette del grillo parlante.

    Una comunità di merde.

    That's all, folks!

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  38. esempio di piddino convinto http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ma-senza-euro-sarebbe-peggio/2187846

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    1. Mi fa un po' pena perché temo sia in buona fede. Se non lo fosse non ammetterebbe che le riforme strutturali tedesche sono consistite, di fatto, nell'aver tenuto bassi i salari. Gli sfugge, evidentemente, che per farle i tedeschi hanno violato i parametri di Maastricht, e che dopo averle fatte, e aver drogato l'economia col dumping salariale, è stato facile rientrare dentro Maastricht: la crescita tedesca la sostenevamo noi! Questa gente veramente non ci arriva, sai...

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    2. Leggete questo commento sotto l'articolo postato da aenrique: "Nella notte tra l'11 ed il 12 luglio 1992 lo Stato stava per annunciare il default.La Lira era estremamente fragile.Una moneta svalutata è un vantaggio per le esportazioni ma è estremamente penalizzante per le importazioni.E' vero che esportavamo qualche capo di Armani,ma eravamo costretti ad importare energia e tutte le materie prime.Pagandole il triplo di quanto le paghiamo con l'euro.Le esportazioni non compensavano le importazioni.L'Italia è stata all'orlo del default diverse volte con la lira."

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    3. Certo che la coglionaggine umana presenta abissi insondabili! Questo non ha proprio capito niente! Il problema del luglio 1992 era che avevamo una valuta troppo forte, non troppo debole. Ne è prova il fatto che per uscire dai casini a settembre abbiamo dovuto svalutarla, non rivalutarla! E dopo la svalutazione l'inflazione è scesa di mezzo punto e il saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti migliorato di più di sei punti in un paio d'anni. E allora? Ma di che parla questa gente?

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  39. Se non avete ancora capito che l'euro è fascismo dopo gli attacchi di ieri di Monti alla democrazia, attacchi che hanno fatto impensierire perfino la Germania, preoccupata di tanto eccesso di zelo, allora è inutile.

    Vero, tout se tient !

    Monti attacca la democrazia da na freca … siamo messi male se lo si riconosce solo ora che fa impensierire la Germania.

    Monti è “nato” per attaccare la democrazia.

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  40. La germania non è impensierita per la democrazia (italiana). Nè per quella tedesca (a disattivarla ci pensa la cooptazione del sistema mediatico e dei gruppi politici da parte delle elites finanziarie, lì come in tutto il mondo).

    In realtà Monti ha detto una cosa ineccepibile, dal suo punto di vista:
    "Ma come, noi stiamo facendo i vostri interessi, contrabbandando l'ESM come una misura risolutiva e quindi perpetuando l'euro e colpevolizzando gli italiani, con decisioni prese solo dagli esecutivi per consolidata tradizione UE, e voi esagerate chiedendo un "di più", che rischia di guastare l'operazione (a vosto favore), mettendo in mezzo quegli ignoranti dei parlamentari?

    Il ragionamento non fa una grinza: invocare gli impegni UEM (e quindi l'europa) e la democrazia contemporaneamente è una mistificazione (tedesco-piddina).

    L'euro (e la stessa UE) dimostra, con la sua stessa esistenza, che le organizzazioni internazionali (che sono, per generale principio del diritto internazionale, "gestite" e gestibili dai soli governi) sono naturalmente le sedi di appropriazione del potere da parte del potere economico, svuotando le istituzioni democratiche (basta controllare l'esecutivo mediante la nomina del suo vertice invece che trattare con tutti i partiti di un intero paese).
    Riportare la questione nel parlamento tedesco solo per alzare il prezzo è pura e avida ipocrisia

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  41. Dopo una prima (ma attenta) lettura del libro “Il Tramonto dell’euro”, ho trovato questo articolo utilissimo, in quanto mi ha aiutato a ricomporre alcuni pezzi del puzzle ed avere il quadro della situazione ancora più chiara. Consiglio a tutti voi di provare.
    Grazie infinite Prof. Bagnai.
    Adesso ho tanta voglia rileggere il libro, per studiarlo una seconda volta in maniera più approfondita, poi, se necessario, una terza e una quarta … fino a quando quei concetti non entrino in modo permanente nel mio bagaglio culturale diventino parte indissolubile del mio pensiero politico-economico.

    Off-topic (sorry!): Stesso ragionamento vale per l’intervista “Ce lo chiede l’Europa”
    Permettetemi un consiglio: sempre dopo aver letto il libro, prendetevi una mezza giornata senza impegni, accendete il computer, spegnete il telefono e godetevi il video: molti dubbi alla fine verranno chiariti e sarete felici di aver passato due ore e mezza ad ascoltare il Prof.

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  42. Prof. in questa confusione generale, sappia che ieri sera mi sono seduta davanti alla TV e non so se sia stato anche merito della faccia contratta di Travaglio quando Lei interveniva, ma ho provato una goduria infinita nel sentire uscire dal mio apparecchio audiotelevisivo,forse per la prima volta dopo anni, qualcosa di sensato. Grazie.

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  43. Per l'Italia tra 2008 e 2012 a me risulta esattamente -6,9%, da calcoli che ho fatto attraverso Eurostat prendendo i dati assoluti (prezzi del 2005)

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  44. Buongiorno Professore, mi sto avvicinando per la prima volta (spero con profitto!) allo studio delle dinamiche macroeconomiche. La ringrazio innanzitutto per il meraviglioso lavoro di informazione che realizza attraverso questo blog, trovo i suoi articoli illuminanti e chiari anche per chi, come me, non è esperto della materia. Volevo chiederle tuttavia lumi su una questione che mi è oscura, e mi perdoni se la domanda è stupida, come già detto sono un principiante totale. Mi spiego: se i vantaggi che la moneta unica ha portato alla Germania sono chiarissimi, non riesco invece a comprendere le motivazione che hanno spinto l'altro gigante politico dell'Eurozona, ovvero la Francia, all'adozione dell'Euro. Forse è stato un'errore dovuto alla sopravvalutazione della propria forza economica?

    Grazie, Paolo

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    1. C'è sempre il solito problema, più volte evocato nel blog, di non trattare interi paesi come persone ("la" Francia, "la" Germania, come la Carla e la Luisa...). Ovvero: se da un lato secondo alcuni studiosi francesi (ad esempio, Brigitte Granville) alcuni esponenti delle élite francesi, e in particolare Mitterrand e Chirac, caddero in un equivoco di quel tipo - ed è probabile - non va dìaltra parte dimenticato che le élite europee avevano un interesse comune nell'adozione dell'euro, ed era quello di schiacciare la distribuzione del reddito a proprio beneficio potendo al contempo dare la colpa di questo evento (infausto per la maggioranza) a Bruxelles. Nel secondo libro, scritto dopo questo post, lo chiarisco, basandomi in particolare sul lavoro di questo politologo (ed altri).

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    2. Chiarisco meglio: c'è una dimensione, quella del conflitto distributivo, in cui la Carla e la Luisa sono la stessa persona, la "il Capitale", che ha schiacciato la "il Lavoro", e in quanto tale sono d'accordo con... se stesse! ;)

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    3. Grazie Professore per la celere e chiara risposta. In effetti temevo che la risposta fosse quella che mi ha indicato, dico temevo perché molto ingenuamente, quanto erroneamente, speravo che i governi, almeno per quanto riguarda la politica internazionale, perseguissero l'interesse dei propri cittadini, ma la realtà, come mi ha giustamente illustrato, è ben altra. Basta pensare alla crescita della Germania, ottenuta anche a discapito di buona parte della popolazione tedesca che si è vista diminuire i salari!

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  45. mi permetto di segnalare questo video agghiacciante che conferma tutto, mi scuso se e' gia' presente nel blog
    https://www.youtube.com/watch?v=8TszG75t9p4&feature=share

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  46. A proposito di: "unione non particolarmente felice dal punto di vista economico (quella che ha compiuto 157 anni)" e "in economia l'altruismo non è obbligatorio". 1. Nella storia unitaria l'industria stava al nord, ma si è sviluppata con capitali che venivano dallo stato. 2. Attualmente le esportazioni del nord nell'area euro valgono un terzo di quelle nel centro-sud (fonte L. Caracciolo, due utopie). Conclusioni. Tenuto conto degli interessi, i trasferimenti attuali dal nord al sud rientrano in una equo compenso, come pure nello sviluppo di un mercato interno di generale utilità. In economia la solidarietà è vantaggiosa.

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    1. Assisto sgomento allo sfilacciarsi dei nessi logici più essenziali. Non entro nel tema di quale sia stata l'origine dei capitali che hanno consentito il decollo dell'economia del Nord, ma vorrei capire in che senso la frase "la solidarietà è vantaggiosa" si contrappone (come lei sembra contrapporla) alla frase "l'altruismo non è obbligatorio").

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    2. La ringrazio per l'attenzione e la risposta.
      Lo sfilacciamento si può comporre in una trama più consistente, che, al di là dei miei limiti, ho fiducia esistere. Riguardo allo sviluppo del nord, riferivo l'opinione di Pasquale Saraceno, come viene riportata da Filippo Sbrana nel volume sull'unità economica italiana curato da Giovagnoli. L'industrializzazione del centro-nord è avvenuta grazie ad un fortissimo aiuto pubblico: protezione doganale, sovraprofitti della prima guerra mondiale, IRI, autarchia: l'unione non è stata così infelice dal punto di vista economico, almeno per il nord che ha avuto forti aiuti ed un ampio mercato. Non si tratta però di pretendere, da parte del sud, il saldo degli aiuti, comunque positivo al netto di quanto già avuto con la cassa del mezzogiorno. In in'ottica meno contabile, di più ampio e lungo respiro, che anche in economia dovrebbe significare qualcosa, andrebbero valutati gli aspetti ideali e culturali dell'unità nazionale. La ricerca esclusiva dell'utile non produce sempre il massimo profitto. Vale la pena di fare un sforzo ulteriore nella direzione dell'unificazione economica: se l'Italia si spacca lungo la linea gotica ritornano tempi bui per tutti.
      In questo quadro la parola "altruismo" mi sembra riduttiva, in quanto invoco il riconoscimento di un'unità.

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    3. Mi scuso ma continuo a non capire di cosa parli e a intuire solo vagamente perché ne parli qui. Vedo un minestrone di asserzioni vuotamente aposittiche (“la ricerca esclusiva dell’utile non produce sempre il massimo profitto”), che non hanno particolare significato in alcun linguaggio tecnico a me noto e non capisco come quadrino col contesto del mio articolo, più una serie di fatti o fattoidi storici (misteriosi per me i “sovraprofitti della prima guerra mondiale” - ma anche in generale la nozione di “sovraprofitto”, in quanto presuppone il concetto di remunerazione “normale” del capitale che se non è interessato è piuttosto naïf). Intuisco vagamente che lei, non sapendo nulla del lavoro fatto qui, proviene da sinistra con la corazza di preconcetti sul senatore leghista brutto sporco xenofobo e, ça va sans dire, secessionista. Leggere, prima di scrivere, o almeno scrivere chiaro, una volta erano cose di sinistra.

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