Fedele a uno degli aforismi di Flaiano che mi sono più cari (e che vi ho citato qui), potrei dire: "Io della crisi francese ne parlavo nel 2012, ora ne parlano anche gli operatori informativi!", e tirare dritto. Questo atteggiamento blasé e autoreferenziale non sarebbe però compatibile con il mio codice deontologico di insegnante. Per quanto io sia consapevole dell'inutilità dei misi sforzi, mi permetto di insistere con voi su un punto, che non è inedito, perché lo avevo esplicitato già preparando l'intervento del 5 marzo al convegno del Dipartimento Economia della Lega (in questo post). Per evidenziarvi quello che (non) sta succedendo in Francia (ma dovrà succedere), prendo questo grafico di quel post:
e lo modifico leggermente, togliendo la Spagna (di cui ci interessa il giusto), e prendendo come base dell'indice il 1999 (l'inizio dell'età dell'euro):
Ecco, così si capisce molto bene, purché si ricordi che stiamo lavorando con indici, e che quindi prendere come base il 1999 non significa che nel 1999 i salari di Germania, Francia e Italia fossero uguali, ma che vogliamo vedere sinteticamente in che modo sono variati da allora.
Nel 2004 inizia la svalutazione interna (deflazione salariale) tedesca, che nel 2008 porta l'indice un po' sotto 94 (quindi con il famoso calo dei salari reali del 6% di cui il governo menava vanto, come ricorderete). È il crollo della spezzata azzurra.
Nel 2011 (e quindi sì, lo so bene, già con il Governo Berlusconi) l'Italia comincia a seguire, ma solo nel 2012 si vede un deciso e protratto crollo dei salari reali italiani, sostanzialmente analogo. È il crollo della spezzata grigia, reso necessario per recuperare competitività rispetto alla Germania.
E i salari reali francesi, cioè la spezzata arancione?
Non sono ancora crollati. Stanno sì flettendo, ma lentamente, molto lentamente, troppo lentamente, e quindi la Francia non recupera competitività, e continua ad accumulare debito estero, come abbiamo detto parlando dello sprofondo rosso:
Arriverà prima il sudden stop, o se volete il current account reversal, o arriverà prima la Fornère?
Rispondere a questa domanda è piuttosto difficile ma anche piuttosto futile: che siano i mercati a smettere di rifinanziare il debito estero francese (con conseguente necessità del Governo francese di tirare i remi in barca tagliando salari e pensioni), o che sia il Governo francese a tirare i remi in barca tagliando pensioni e salari (con conseguente recupero di competitività e rimborso dei debiti esteri), in ogni caso quello che si osserverà sarà il ritorno del saldo delle partite correnti in territorio positivo, e una massiccia esplosione di disordine sociale.
Quello che non è ancora successo, ma succederà, quindi, è il crollo della spezzata arancione. Ma la spezzata arancione potrebbe anche "slittare" (verbo che di questi tempi si applica in contesti nautici). Come detto mille e una volta: se i salari "slitteranno" (come stanno in parte facendo), l'accumulazione di debito estero e di debito pubblico rallenterà, ma il problema non si risolverà, resterà lì. Se crolleranno, il problema del debito estero si risolverà e quello del debito pubblico si accentuerà.
Chi è qui da un po' sa già perché, chi è qui da poco può chiedere, e gli sarà dato. A me interessava fissare una volta di più questo punto, nella mia umile qualità di persona che ha capito nel 2012 che cosa (non) sarebbe successo nel 2025, e che quindi ha interesse a restare ahead of the curve dicendovi quello che potrebbe succedere nel 2026. Va da sé che se fa il botto la Francia noi potremmo trovarci di fronte a scenari inediti, e che quindi, naturalmente, si farà di tutto per non farglielo fare, questo botto, cercando magari di tenere lo spread in caldo per una eventuale ascesa di un governo lepenista.
Fosse così, non sarebbe il 2026 ma il 2027 (o il 2028).
In ogni caso, auguri!
#tuttoqua
Quindi dopo aver finanziato la riunificazione della Germania dovremmo salvare Francia e poi magari anche UK? Pensavo di essere socialista e progressista da giovane, sto scoprendo che a questo punto rimetterei volentieri le dogane ai valichi alpini!!!
RispondiEliminaFaccio una domanda da profano: perché la GB se ha problemi di bilancia commerciale simili alla Francia non svaluta la moneta (visto che può)? Anche loro non sono messi benissimo da un punto di vista economico..
EliminaLa sterlina è passata da 1,22 a 1,16 sull'euro nel corso del 2025...
EliminaMettere le dogane è un atto progressista.
EliminaSe GB non è (ancora ) costretta a svalutare è perché , come in USA , in GB la bilancia del movimento dei Capitali & Servizi è (ancora) attiva compensando così lo sbilancio del movimento delle Merci.
EliminaSe osservi il conto delle partite correnti britannico, puoi notare che dal 2016 (anno del referendum della Brexit) ad oggi il deficit mediamente si è ridotto. UK è ancora un Paese importatore netto ma adesso il deficit di partite correnti osculla attorno al 2,5% del PIL invece del 5% del PIL pre-Brexit, che era un trend chiaramente insostenibile nel lungo periodo.
EliminaLa seconda osservazione è: svalutare rispetto a chi? Rispetto all'euro? Rispetto al dollaro? Rispetto allo yen? Rispetto allo yuan renminbi? Rispetto a tutti quanti? Non è possibile che tutti svalutino contro tutti contemporaneamente. Negli ultimi anni la sterlina tende a rivalutarsi rispetto a dollaro e yen, ad esempio.
Bisogna poi chiedersi quanti e quali settori dell'economia britannica siano pronti ad approfittare di un'ulteriore svalutazione della sterlina. Non è un mistero che il settore manifatturiero in UK sia più modesto che in altri Paesi europei, per dirne una. L'attuale governo non ha una strategia di politica industriale in mente, ma le circostanze lo stanno lentamente costringendo a prendere in esame la (ri)nazionalizzazione di acciaierie e ferrovie.
Forse perché non hanno sufficienti beni da esportare? Forse perché detto in altro modo sono alla frutta?
EliminaLo chiedevo perché Draghi in uno dei suoi discorsi (contraddicendosi rispetto al 2011) ha elogiato il modello svedese, perché in tempo di crisi svalutava la SUA moneta, quindi mi chiedevo perché non lo facesse anche la GB anziché tagliare il welfare come pare il governo inglese (laburista) voglia fare. Cioè la domanda è: perché sia i laburisti che i conservatori applicano politiche di austerity anziché svalutare? Ormai tutti e due i partiti sono stati superati da Farage proprio perché c'è molto malcontento.
EliminaMa le due manovre non sono esclusive. Comunque sopra Raffaele ha dato una prima risposta. I governi “de sinistra”, va anche detto, hanno sposato da tempo gli interessi della finanza, fra cui quello di avete una moneta “forte”…
EliminaE in tutto ciò la riforma del MES potrebbe entrarci qualcosa.
RispondiEliminaCredo faranno tutto molto lentamente per non fare prendere paura anche se i francesi non sono uguali a noi e le reazioni sono prevedibili. Occhio all'avvocata in BCE che potrebbe fare cadere il palco e dimostrare che tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri. Purtroppo anche quando il re sarà nudo i piedini, i no terzo mandato, i PET liberali democratici e liberisti, Fratelli d'Europa ma soprattutto Forza Europa, il vero cavallo di troia nel paese, andranno avanti comunque ......
RispondiEliminaMa sarebbe possibile che lo spread della Francia schizzasse a 500 e oltre come quello italiano nel 2011? Non penso, perché sennò sarebbe davvero la fine dell' euro....vedremo.
RispondiEliminama speriamo!!!
EliminaMa la Germania che dice?
RispondiEliminaÈ disposta a pagare per aiuti ai francesi oppure spera in una monetizzazione del debito da parte della BCE?
In questo caso l’euro si indebolirà ma questo scenario sarà accettato dagli USA?
La soluzione meno dolorosa è l’uscita ordinata dall'euro, partendo dalla Germania per prima.
La risposta è monetizzare tutto. Non molleranno mai l'euro, prima... prima di aver provato tutto il possibile monetario.
EliminaSecondo l'indice pil ppp a parita' di potere di acquisto, avremmo raggiunto i francesi e gli inglesi. E' un indice credibile, prof?
RispondiEliminaSi il ppp è un indice più realistico perché meglio misura l' ampiezza dei beni REALI a disposizione di un sistema socio.economico mentre il PIL è truffaldino perché gonfiato dalla leva finanziaria.
EliminaE la differenza si misura proprio nei momenti di crisi sistemica come quello in cui "signori del danaro" ci stanno portando
In un contesto di turbolenza finanziaria sarebbe plausibile l'intervento della BCE, attraverso qualche espediente o proprio inventandosi di sana pianta delle nuove regole o obiettivi (come quelli green), a sostegno? Penso ad esempio ad un nuovo QE o qualche forma di monetizzazione del debito.
RispondiEliminaOppure, ma non ho visto quanta parte del debito estero francese sia denominato in euro, già i creditori in euro potrebbero essere rassicurati anche solo con un semplice whatever It takes, dato che la Francia non è l'Italia e queste parole potrebbero essere pronunciate con una tempistica diversa rispetto a quella che fu applicata a noi.
È chiaro che per calciare il barattolo si proseguirà con monetizzazioni del deficit camuffate, generando tensioni inflazionistiche e ulteriori svalutazioni dell’euretto. Ma è altrettanto chiaro che questo gioco non può durare per sempre.
EliminaSe la Le Pen andrá al governo le probabilità che questo accada aumenterebbero.
RispondiEliminaSe la Le Pen riesce, e non è detto, molto probabile intervenga BCE..del resto l'euro non è una moneta ma un metodo di governo ...ma soprattutto ...E' un euro "per domarli, per trovarli, per ghermirli e nel buio incatenarli"
EliminaMio parere.
RispondiEliminaA nessuno , nemmeno alla Francia sarà permesso di rompere la sua "catena" ( aka €uro)
E' però certo che alla Francia non sarà chiesto di "rientrare" come una Grecia qualsiasi, ne tantomeno le sue banche " internazionali" potranno essere messe in liquidazione come le nostre "banchette"
Daltronde però è difficile anche una "soluzione italiana ": i francesi sono più fumantini di noi e la sinistra francese non sembra pronta alla macelleria sociale come la nostra, e direi appunto per questo che Macron si agita tanto per produrre una "emergenza di guerra " sotto cui mettere la suddetta "macelleria".
Ma , non solo per la Francia ma anche per la Germania, resterebbe sempre, il problema di reperire "capitale fresco" , sia per l' erigenda economia di guerra" che per gli aumentati "tributi imperiali " .
E mi pare appunto che a questo scopo sia già stato varato in €uropa un apposito strumento di nome MES.
Perciò io la vedo brutta per noi italioti , inermi risparmiatori di soldi "male allocati", e non credo un caso che appunto oggi "la voce del Padrone" ( aka dagospia ) ci abbia subito fatto notare che "la campana francese" suona anche per noi.
Infatti il sospetto è che premessero tanto per il MES-2 proprio consapevoli della situazione in cui si sarebbero venuti a trovare.
EliminaAnche il MES-1 però è molto pericoloso e se non sbaglio l'Italia si è impegnata a versarci fino a 125mld.
Molto pericoloso, bisognerebbe uscirne...
Certo che la vedi brutta finché c'è l'antica piddineria del corso, i no terzo mandato, i PET, Forza Europa e Fratelli d'Europa..sei circondato...no way...no choice...
EliminaVorrei ricordare che c'è una Francese che guida la #BCE. E che cosa potrebbe fare con il debito pubblico che detiene.
RispondiEliminala mia opinione è la stessa del suo collega di cui non ricordo il nome (me ne scuso), e cioè la teoria della pentola a pressione; lo abbiamo visto in Italia, in maniera più recente e celata lo stiamo vedendo in GB, e lo vedremo ancora per qualche anno in Francia che però, come ricordato, è molto più tenace (resiliente ha un'accezione sardonica irritante) di noi. Sta andando tutto secondo i piani, caos e macelleria sociale, in attesa di una guerra dai tempi volutamente messianici. In germania adottano una strategia più sbrigativa, quella del microonde, mentre in Italia, lungi dall'aver completato l'opera devastatrice, si adotta il metodo del bastone e della carota (politica non esclusa). Mala tempora currunt
RispondiEliminaAbbiamo aspettato quattordici anni, possiamo aspettarne altri quattordici (noi: i francesi no)!
Eliminain questi ultimi anni hanno addestrato, anzi ammaestrato, la Le Pen, penso che sia pronta per intortare i francesi, con buona pace di Salvini
EliminaUna domandina... Sembra che tutto il problema delle crisi EU sia la bilancia dei pagamenti, quindi dovremmo essere tutti straccioni per poter stare bene? In effetti noi siamo messi meglio appunto perché abbiamo avuto il PD per anni e appunto si la bilancia commerciale è ok, ma mi sembra che si stia peggio ora che non prima, chiedere a giovani che scappano ecc
RispondiEliminaConta il modello di sviluppo globalista? Cioè se compro compro qualcosa fatto in Cina o Pakistan e per forza la bilancia va male allora devo restare povero così la bilancia rimane ok???
Facciamo Lecornu ...😂
Eliminanon è che ti sfugge il "meccanismo euro" che impone SEMPRE una contrazione salariale per recuperare competitività non avendo a disposizione la leva valutaria?
EliminaAppunto quello che dico, per stare competitivi bisogna essere straccioni? Secondo me se si vuole aumentare domanda interna con globalismo alla fine si arriva a squilibri di bilancia dei pagamenti, servono dazi, moneta e fabbriche qui
EliminaMi chiedo se si possa salvare la Francia con gli investimenti da fare nel settore difesa che potrebbe impegnare il nostro e altri paesi ad acquistare ingenti armi francesi, oltre che statunitensi. Me lo chiedo perché se si può fare lo faranno, visto la marginalità e la subordinazione del nostro paese a paesi stranieri.
RispondiEliminasinceramente non vedo come la Fornère possa essere applicabile, Bayrou è appena andato a casa a pesci in faccia per questo motivo e fra poco dovranno fare la legge di bilancio. Non ce lo vedo uno degli schieramenti politici che l'ha mandato a casa, cambiare idea sapendo che in piazza farebbero la rivoluzione: se ripropone la Fornère dura meno di Bayrou.
RispondiEliminaL'altra soluzione aprirebbe scenari piu interessanti dal nostro punto di vista, perchè certificherebbe l'inutilità del patto di stabilità e noi dopo 3 finanziarie giocate in difesa, potremmo farne finalmente una avendo recuperato la palla e impostando l'azione
saluti
paolo
Altra domanda ma possibile che si faccia una cura monti alla Francia su pensioni ecc per salvare tutta EU? Penso che vale troppo il gioco per mollare €... E soprattutto quando arriverà Lepen poi dovrà fare come da noi cioè accettare fornero e basta
RispondiEliminaSicuro?
EliminaProbabilmente la Le Pen cercherà di far passare una ennesima riforma del patto di stabilità e crescita introducendo una forma di external compact in modo da ribilanciare la situazione tra i diversi paesi europei. Forse è una utopia o forse, per salvare il loro progetto principale che è la moneta unica potrebbero c
EliminaOlli Rehn ne abbiamo ? Dico che vadano a dire alla France di Macron, in analogia a quanto venne fatto con noi : "si sono impegnati a misure ambiziose per raggiungere il consolidamento di bilancio e per rimettere sul percorso giusto le loro economie"..."stanno attuando queste misure: è essenziale che lo facciano e perseguano riforme strutturali a sostegno della crescita" ...stile Mario mani di forbice
RispondiEliminacome si dice "FATE PRESTO!" in francese?
RispondiElimina"Les Gracques" ( https://lesgracques.fr/le-manifeste/#15-valeurs-pour-agir)
EliminaNel marzo di quest'anno è uscita la versione aggiornata di un saggio prodotto da tre economisti che certo non si possono definire Mainstream: Dario Guarascio e Francesco Zezza dell’Università La Sapienza di Roma e Philipp Heimberger dell’Istituto per gli Studi Economici Internazionali di Vienna. Il titolo dello studio è emblematico e fascinoso: “The Eurozone’s Achilles Heel: Reassessing Italy’s Long Decline in the Context of European Integration and Globalization” (lo si trova facilmente in rete).
RispondiEliminaNella sintesi dello studio scrivono che "La nostra analisi sottolinea la necessità di conciliare le politiche fiscali, industriali e del mercato del lavoro, sia a livello nazionale che a livello dell'UE, sostituendo: l'austerità fiscale con un ampio e duraturo programma di investimenti pubblici; sussidi e politiche orizzontali con interventi selettivi e strategici; flessibilizzazione del lavoro con la promozione di un'occupazione stabile, di alta qualità e ad alto salario.” (fine)
La ricetta sarebbe anche giusta, peccato che anche nel mondo accademico post-keynesiano a cui appartengono i tre economisti, si continua a ignorare il fatto che non avendo più in mano le chiave della politica monetaria e quindi del controllo della propria valuta, queste cose non si possono più fare liberamente perché la "camicia di forza" del cambio unico ti "costringe" ad adeguarti ai tuoi competitori interni.
L'Italia lo ha fatto, ha preso coscienza che se vuoi tornare a crescere devi adeguarti alla linea di politica economica dominate imposta dalla Germania: affidarti alla domanda estera netta!
Ha quindi svalutato i salari per ritrovare competitività, ma, al contempo ha intrapreso anche un percorso che pochi economisti sottolineano: l'up grading qualitativo continuo e crescente di quanto produce, sia merci che servizi! Minori costi di produzione, ma anche sempre maggior qualità nell’output prodotto sono le 2 armi che sta mettendo in campo da oltre un quindicennio nella conquista dei mercati esteri. Solo alcuni studi di economisti nell’orbita del Centro Studi di Confindustria hanno sviscerato questo aspetto, troppo spesso trascurato.
Ho appena terminata la prima versione di un articolo che sostanzia, con una ricca comparazione di dati trentennali, l’evoluzione dell’Italia in raffronto con gli altri tre più grandi Paesi dell’euro area. La lunga disamina dell’evoluzione macroeconomica dei quattro Paesi conferma in alcuni aspetti le tesi del Report di Guarascio e C., ma ne contraddice le conclusioni: L’Italia non può più essere considerata il Paese che destabilizza gli equilibri dell’area euro. Il Bel Paese, insieme alla Spagna, ha dovuto durante la crisi di metà ventennio e saputo successivamente adeguarsi alla visione dominante, dettata dalla Germania, di crescita guidata dalla domanda estera, e lo ha fatto con “sacrifici” e, soprattutto molta, molta “qualità”. La Francia non lo ha fatto con tutte le conseguenze che questo ha comportato sul deterioramento della propria economia. È questa profonda divergenza fra le visioni, gli andamenti e le situazioni macroeconomiche dei due più importanti Paesi Germania e Francia che, se non avviata a soluzione, può diventare il vero tallone d’Achille dell’euro area.
Tra l'altro a proposito di banchieri centrali ma forse mi sbaglio si potrebbe, se non ricordo male dare disdetta dall'accordo per la gestione stipulato con Banca d'Italia che scade al 31.12.2025. Riportando la banca centrale sotto controllo politico. Premesso che potrei essere in errore, se anche non lo fossi sicuramente Fratelli d'Europa e Forza Europa non lo farebbero e così sarà tacito rinnovo fino al 2050..
RispondiEliminaQuesta mi sembra una lievissima imprecisione (aka, una tracimazione della cloaca).
EliminaE allora ho detto una cosa inesatta ...a mia scusante posso solo dire che ero in dubbio e lo avevo premesso. Faccio ammenda sono un comune mortale ...
EliminaSarei curioso di sapere come si sta preparando la Le Pen per gestire "la crisi francese prossima ventura" (semicit)
RispondiEliminaCome i "padroni universali", quelli che in Europa ancora comandano, le imporranno se le permetteranno di diventare presidente!
EliminaL'assunto che il problema non sia il debito pubblico ma quello privato mi lascia con questo dubbio: cosa succede improvvisamente per rendere problematico rifinanziare il debito privato?
RispondiEliminaSemplicemente il fatto che questo debito non è contratto da una entità “too big to fail”, ma fa molte entità suscettibili di fallire, quindi a un certo punto si preferisce smettere di prestar loro dei soldi. Si chiama “sudden stop”.
EliminaGrazie della rispsota. Avevo anche letto la descrizione che ha linkato in uno dei post.
EliminaMa mi chiedo: non è l'entità too big too fail, ovvero lo stato, ovvero il debito pubblico che genera la situazione tale per cui smettono di affluire capitali e da cui scaturiscono i problemi di finanziamento per le entità non tbtf?
Alla fine non è comunque un problema di debito pubblico?
https://www.youtube.com/watch?v=-L_58oD_p1w&list=WL&index=1
RispondiEliminaIn questo scenario sarà interessante vedere come farà la Francia a trovare le risorse per finanziare i suoi bellicosi pruriti.
RispondiEliminaC'è da dire che la bilancia dei pagamenti francesi è piuttosto sotto controllo da qualche anno: la bilancia commerciale è in deficit, ma il resto (servizi e capitali) compensa. Il deficit pubblico, invece, resta elevato.
RispondiEliminaIl nuovo Primo Ministro sta dialogando con i socialisti, che per ora non chiudono la porta. Se si riuscisse a trovare un accordo su una mini-austerità, in grado di migliorare il deficit pubblico e forse anche, seppur di poco, la bilancia commerciale, la situazione potrebbe proseguire ancora per un po’, come suggerito nell’ultimo paragrafo. Questo scenario mi sembra il più probabile.
Domandone :
In questo contesto, i piani francesi potrebbero essere compromessi dall’azione della Germania? Con Merz al governo, potrebbe esserci una mossa disperata e “suicida” che anticipa tutti e accelera sull’austerità?
La sostenibilità del sistema pensionistico resta un problema reale in molti stati europei. Quanto questo vincolo limiterà l’efficacia di eventuali politiche di crescita o mini-austerità?
Sicuro sicuro che in Francia l'austerità migliorerebbe il deficit pubblico?
EliminaDifficile che l'austerità risolva il problema del deficit, e quindi del debito pubblico. Quest'ultimo si misura normalmente in relazione al PIL, che sta al denominatore (debito / PIL). Anche assumendo una riduzione del debito, l'austerità espansiva non si è mai vista, quindi il PIL calerebbe e la relazione debito / PIL aumenterebbe di conseguenza. O almeno questo è ciò che è accaduto nei recenti esempi di austerità. L'articolo (anzi, il working paper, pur se NBER) di Giavazzi e Pagano del 1990 che tratta di due esempi di austerità espansiva praticamente dimostra che può succedere solo in rari casi e sotto condizioni molto specifiche.
EliminaOltre al fatto che, tipicamente, se fai austerità, l’economia vacilla e quindi il tasso di cambio tende a svalutarsi, il che favorisce nel breve periodo la ripresa economica. In sostanza, c’è da considerare anche la reazione del mercato valutario che, in un contesto a cambio fisso, non è presente: chi fa austerità non beneficia neanche di un deprezzamento della propria moneta nel breve periodo per tamponare la diminuzione della domanda interna, il che rende estremamente dolorosa l’austerity in un contesto come quello europeo. Ne consegue che chi parla di austerità espansiva spesso fa riferimento a casi in cui il cambio non è fisso
EliminaPenso che una moderata riduzione della spesa pubblica potrebbe contribuire a migliorare il rapporto deficit/PIL (oggi intorno al 5-6%). Il rapporto debito/PIL è un tema diverso. Non mi riferisco al concetto di “austerità espansiva”, ma resta il fatto che il livello attuale del deficit francese non mi sembra sostenibile nel lungo periodo: prima o poi sarà necessario intervenire
EliminaIntendo dire che, dato che in Francia la crescita rimane inferiore al deficit (e anche al costo del debito), qualunque intervento rischia di peggiorare la situazione: sia mantenere lo status quo, sia ridurre un po’ il deficit, sia ridurlo in maniera più significativa. La vera questione è capire quale sia il male minore nel breve e medio termine: ed è un vero rompicapo.
EliminaLa soluzione ideale sarebbe ovviamente quella di stimolare la crescita, ma questo non è realistico a breve termine.
A mio avviso, il dato più sensibile è il rapporto deficit/PIL (più che debito/PIL), perché incide direttamente sul mercato dei titoli di Stato e potrebbe innescare un pericoloso effetto “boule de neige”.
Per questo immaginavo un piccolo taglio della spesa pubblica, nell’ordine di mezzo o un punto di PIL, mirato alle voci a più basso moltiplicatore. Non sarebbe una soluzione definitiva, ma permetterebbe almeno di guadagnare tempo. Certo, resta da capire a cosa servirebbe questo tempo, ma è un altro discorso.
Scrivo tutto questo da semplice osservatore, e posso naturalmente sbagliare: : per questo ne scrivo qui, per confrontarmi.
In Francia sono riusciti a resistere un po' più a lungo, ma le le leggi sul lavoro sono arrivate lo stesso, anche se a quanto pare non bastano ancora perché i salari erano più elevati e il welfare più ampio e solido e non è ancora stato buttato tutto ai privati, come qui, a scapito delle nostre vite divenute carne da assicuratori.
RispondiElimina«A y regarder de plus près, on constate qu’il y a une profonde
unité à ce programme ambitieux. La liste des réformes ? C’est
simple, prenez tout ce qui a été mis en place entre 1944 et 1952,
sans exception. Elle est là. Il s’agit aujourd’hui de sortir de 1945,
et de défaire méthodiquement le programme du Conseil national
de la Résistance ! (...) Ce compromis, forgé aune période très chaude et particulière de notre histoire contemporaine (où les chars russes étaient à deux étapes du Tour de France, comme aurait dit le Général), se traduit par la création des caisses de Sécurité sociale, le statut de la fonction publique, l’importance du secteur public productif et la consécration des grandes entreprises françaises qui viennent d’être nationalisées, le conventionnement du marché du travail, la représentativité syndicale, les régimes complémentaires de
retraite, etc. (...) Il aura fallu attendre la chute du mur de Berlin, la quasi-disparition du parti communiste, la relégation de la CGT dans quelques places fortes, l’essoufflement asthmatique du Parti socialiste comme conditions nécessaires pour que l’on puisse envisager l’aggiornamento qui s’annonce. Mais cela ne suffisait pas. Il fallait aussi que le débat interne au sein du monde gaulliste soit tranché, et que ceux qui croyaient pouvoir continuer à rafistoler sans cesse un modèle usé, devenu inadapté, laissent place à une nouvelle génération d’entrepreneurs politiques et sociaux. Désavouer les pères fondateurs n’est pas un problème qu’en psychanalyse.» http://gesd.free.fr/kessler7.pdf
Denis Kessler, vice presidente della Confindustria francese, Challenge, 4 ottobre 2007.
Suona simile a qualcun altro? Lo è.
Più storico-politico l'uno, più moraleggiante l'altro, come da tradizione nazionale.
Sempre a proposito di chi avrebbe davvero voluto "il nobile progetto europeo", servendosi di Prodi-Renzi o Sarkozy o Hollande/Macron, facendo propaganda per mezzo di un pennivendolo di alto rango istituzionale che certo non ebbe da temere per il suo inquadramento contrattuale, o del vicepresidente.
https://www.confindustria.it/news/confindustria-medef-bdi-leuropa-sia-unita-e-lavori-a-soluzioni-condivise/
Bisognerebbe ricordare che il problema è anche politico: se la bce interviene, come sta già facendo, al fin di tenere lo spread francese basso, dovrebbe spiegare ai greci e agli italiani perché, quando ad avere gli stessi problemi erano loro, le istituzioni europee hanno alimentato le paure del mercato mentre ora invece sono ben attente dal farlo. È quindi un bivio nel quale la bce perde sempre: se non interviene, la Francia va subito gambe all’aria ma la bce non perde credibilità in virtù del suo essere imparziale; se interviene, si trova ad affrontare un enorme problema politico derivante dall’asimmetrico comportamento relativo ai paesi del sud Europa che hanno sofferto dello stesso problema. In sostanza, gli europeisti sono così stupidi da non aver capito di essersi messi in un vicolo cieco
RispondiEliminaRicordo perfettamente un passo sul Tramonto dell'Euro dove ipotizzavi che che una probabile causa del tracollo potesse essere l'introduzione della segmentazione salariale in Francia con relative reazioni forti.
RispondiEliminaLe mie considerazioni mi portano a dire che che con questo sistema della moneta unica e delle differenze di trattamento delle varie economie è stato fin troppo facile fino ad ora mantenere sia l'euro che i morti in vita (zombies).
Sarà arrivato finalmente il momento del redde rationem o no? Vedremo!
intanto leggo oggi che Shein delocalizza dall'Italia in Polonia una parte di quel che produce in UE. Chissà mai perché, chissà ....
RispondiEliminaDopo il famo come la Germania e il famo come la Francia, s’insinua nel circolino di carta il famo come la Spagna. Mentre in altri circolini tedeschi, francesi e spagnoli si suggerisce il famo come l’Italia. (cit. Camilla Conti)
RispondiEliminaOff Topic (ma non troppo):
RispondiEliminaL'Argentina ci sta cascando di nuovo?
https://www.perplexity.ai/page/argentina-seeks-us-treasury-lo-OXO43P4mSJGDxXwRe24aZw
Il presidente Javier Milei ha confermato venerdì che l'Argentina è in "trattative molto avanzate" con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti per un prestito d'emergenza che aiuti a far fronte ai massicci pagamenti del debito in scadenza nel 2026, mentre il suo governo affronta una forte pressione da parte dei mercati e riserve di valuta estera esaurite...