domenica 12 febbraio 2023

La stampa è veramente vostra amica

(...con disegnino:


tratto da qui, giusto per ricordarci che siamo sempre stati degli ottimi comunicatori, e che abbiamo spesso lavorato per chi non lavorava per noi. Ma per fortuna quel periodo ce lo siamo lasciato dietro le spalle. O no?...)

Secondo la communis opinio non sta bene che un politico critichi la stampa indipendente e sovrana: se lo fa, si sostiene, si espone all'accusa di volerne limitare la libertà. Ora, rivolgere a me una simile  accusa sarebbe più ridicolo che ingeneroso: nonostante questo blog abbia criticato con asprezza la deriva propagandistica della stampa italiana, segnatamente per la sua mancanza di pluralismo (cioè per il fatto che di propaganda ne fosse ammessa una sola), qui abbiamo sempre chiarito che la libertà di espressione del pensiero è e deve essere anche e soprattutto libertà di propaganda.

Quindi, come avrete visto, nel corso degli anni l'operazione di verità che abbiamo cercato di fare qui si è connotata per due elementi specifici, non frequentemente riscontrabili altrove.

Primo, quello che abbiamo sempre contestato alla stampa cosiddetta mainstream (che poi, come vedremo, è tutta la stampa) non era il diritto alle sue opinioni, ma il diritto ai suoi fatti! Ognuno ha diritto alle proprie opinioni, nessuno ha diritto ai propri fatti. L'archetipo di questa constatazione è il noto post sulle lievi imprecisioni del Corsera (utile rilettura per chi non l'avesse letto).

Secondo, quello che ci ha da sempre preoccupato è stata la tendenza, visibile dal 2016 in poi, a censurare la rete, indipendentemente da chi fosse vittima di questa restrizioni. Uno dei primi articoli in questo senso è quello sul regalo alle destre (pubblicato dal Fatto Quotidiano) e uno degli ultimi video è questo sul controllo del discorso politico.

Le nostre valutazioni sono sempre state sorrette da una consapevolezza: le dinamiche che conducono la stampa a disinformare (presentando opinioni come fossero fatti) sono oggettive. Le valutazioni soggettive lasciano il tempo che trovano: quando un giornalista disinforma, nella schiacciante maggioranza dei casi non lo fa per cattiveria d'animo ma per un complesso di altri motivi indipendenti dalla sua volontà e non soggetti al suo controllo, come qui abbiamo lungamente discusso.

Insomma: non esistono giornalisti "cattivi" o "nemici".

Ne consegue ovviamente che non esistono giornalisti "buoni" o "amici", e va bene così.

Meglio quindi evitarli tutti, se possibile, o comunque, se proprio non ci si riesce, evitare di sollevare polveroni o montare polemiche su fatti o dichiarazioni da loro riportati, dato che questi fatti o queste dichiarazioni sono sovente scollati dalla realtà, come vi ho spiegato in questo post con una lunga serie di esempi che mi riguardavano direttamente (e sui quali quindi la fonte primaria ero io).

Ad adjuvandum, vi fornisco due esempi freschi di rassegna stampa: uno proveniente dalla stampa nazionale "de destra", e uno da quella locale "de sinistra". Vi farete, senza animosità e senza clamore, un'idea di che cosa significhi abusare di un inesistente diritto ai propri fatti. Gli episodi sono minori e non ne traggo conclusioni particolari, se non una: quella di reiterare il mio invito ad usare la bontà di non seccarmi più con osservazioni che traggono alimento dal rutilante mondo dei media, perché nella stragrande maggioranza dei casi fatti e dichiarazioni che trovate in quella sede sono scollati dalla realtà.

Procediamo quindi con questi due ulteriori capitoli della nostra Comédie humaine...

Scènes de la via politique (dai giornali nazionali "de destra")


Rinvengo oggi in rassegna stampa questo pregiato contributo cui mi interesso per motivi che potete immaginare. Apprendo quindi con sorpresa che:


Ma tu guarda! Io invece mi ricordavo una cosa un po' diversa e in effetti un rapido riscontro mette in evidenza che:

  1. 18 ottobre 2022:  Proposta di legge: MOLINARI ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del COVID-19" (384)
  2. 24 ottobre 2022: Proposta di legge: BIGNAMI ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale" (446)
  3. 25 ottobre 2022: Proposta di legge: FARAONE ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia di COVID-19, sulla gestione dell’emergenza pandemica, sulle misure adottate per la prevenzione e il contrasto della diffusione del virus nonché sulle conseguenze rilevanti per l’organizzazione del Servizio sanitario nazionale" (459)

Mi rifaccio alla cronologia degli atti parlamentari perché ha una sua oggettività e autorevolezza, ma ovviamente voi frequentatori del social azzurro cesso sapete bene che è stato Claudio, non altri, a portare nel Dibattito il tema della Commissione d'inchiesta COVID, con la difficoltà connessa al portarcelo da una posizione di maggioranza (e che maggioranza!); avete anche elementi per immaginare le motivazioni che possono spingere chi, come il collega Faraone, votava Lascienza:


a entrare in una Commissione simile. Quella per la libertà non è certo una battaglia storica della forza politica cui apparteneva (quella cui appartiene ha una storia troppo breve perché possiamo giudicarla), il che lascia supporre in certi gesti politici un intento tattico facilmente leggibile, e se lo diciamo noi e lo scriviamo qui è solo perché altri non lo dicono e da altre parti non lo leggiamo.

Scènes de la vie de province (la stampa locale "de sinistra")

Ieri si è tenuto a Chieti un incontro sul tema annoso del raddoppio della ferrovia fra Roma e Pescara, tema che, come immaginerete, un po' conosco, un po' mi interessa, e un po' riguarda anche la provincia di Chieti, cioè il mio collegio elettorale. L'occasione era la presentazione di questo rapporto indipendente, che valuta la progettualità espressa finora da RFI (altre informazioni sono nel sito della holding FS). Penso che si possa dire, perché è fattuale, che i progetti su cui si discute oggi sono frutto di una stagione politica in cui il centrosinistra è stato egemone, e del resto l'attuale AD di RFI, manager di comprovata reputazione, è stata nominata dal governo giallorosso, così come il suo predecessore era stato nominato dal governo Gentiloni. Questi sono fatti, non valutazioni. Viceversa, è una valutazione (mia) che l'incontro fosse particolarmente importante data la rilevanza del tema, così come ho trovato di estremo interesse gli argomenti che sono stati avanzati.

Ho quindi letto con curiosità il resoconto di questo evento sulla stampa locale, in cui ho riscontrato due pregiatissimi interventi del mio stimato collega D'Alfonso:




(sul Centro)



(sul Messaggero).

Curiosità e, aggiungo, sorpresa. Per motivare quest'ultima, vi devo un minimo di storia teatina. L'incontro si è svolto alla Civitella, l'acropoli della Teate Romana, in un anfiteatro moderno sotto l'anfiteatro antico. Uscendo da lì, mi sono incamminato lungo il cardo della città romana, che oggi è  il Corso Marrucino, perché avevo un appuntamento a San Giustino. E chi ti incontro a Piazza Valignani, cioè a undici minuti di distanza dal luogo da cui ero uscito mentre era in corso l'ultimo intervento?


Ma ovviamente il caro amico D'Alfonso, alla cui amabile domanda: "Tu che ci fai qua?" rispondo con affettuosa ironia: "Il tuo lavoro: ero alla Civitella a difendere i cittadini di Manoppello!" (Luciano è fieramente di Lettomanoppello). Ci lasciamo, e lui si incammina verso la Civitella. Ora: 11+11=22, io ero uscito alle 12:37, e l'evento era finito prima dell'una. Capite quindi bene che la lettura della rassegna stampa locale, aprendomi alla confliggente evidenza di un D'Alfonso compresente in due luoghi non contigui, mi lasciava di fronte a un arduo bivio:

  1. potevo pensare di essere più distratto di quanto non credessi, e che per questo mi fosse sfuggita la presenza dell'on. D'Alfonso all'Auditorium Cianfarani, come pure mi fosse sfuggito il fatto di star convivendo da cinque anni in Parlamento, di cui quattro e mezzo in Commissione finanze Senato e mezzo in Commissione finanze Camera, con un collega dotato del dono mistico della bilocazione, di un epigono di San Pietro d'Alcantara o di San Francesco d'Assisi;
  2. oppure potevo pensare che quelle lette sulla stampa locale fossero parole consegnate ex post in fretta e furia ai giornalisti per colmare un'assenza giustificata da altri impegni istituzionali, ma riportate come se fossero state dette durante l'incontro (cioè, non con un "interpellato/raggiunto telefonicamente sul significato dell'iniziativa l'onorevole ha dichiarato che..." o formula simile).

Dato che al Cianfarani l'amico Luciano non l'ha visto nessuno, e dato che in Abruzzo che sia un santo lo pensa una minoranza (così dicono i risultati delle ultime elezioni, e del resto lui sarebbe il primo a schermirsi, per umiltà intellettuale), "mi viene da pensare" (cit.) che l'ipotesi corretta sia la seconda: una stampa compiacente ha suggerito (senza dirlo esplicitamente) che l'amico ci fosse, per evitare di rimarcare la sua assenza da un evento così rilevante per la sua constituency.

Intendiamoci: qui il punto non è né vuole essere una valutazione dell'azione politica del collega. Questa valutazione spetta ai suoi elettori e per quel che mi riguarda si esaurisce nella costatazione fattuale che se un problema c'è, lui ne è oggettivamente un pezzo, visto che è del PD ed è stato il PD negli ultimi anni a gestire un po' tutta a filiera infrastrutturale ai vari livelli, per il semplice motivo che al PD incombeva farlo in quanto partito di Governo. Questo ovviamente non vuol dire che il collega non si stia adoperando per trovare una soluzione: sono sicuro che lo stia facendo, a modo suo, e aggiungo che la sua presenza o assenza da un incontro non è una metrica particolarmente significativa del suo impegno.

Ma il punto non è questo.

Il punto è che lui non c'era (fatto), ma, come vedete, per la stampa locale c'era (fake)!

Certo, sono piccole miserie della vita di provincia: non dovrei prestargli e non gli presto molta importanza, perché sarebbe sbagliato farlo. Tra l'altro, più della carta stampata, conta, come sappiamo, la televisione (al minuto 10:15). Quindi, nulla quaestio: solo per far vedere che i dettagli, che hanno la loro importanza, non sfuggono neanche a chi ha ben altro di cui occuparsi (e infatti fra un po' ce ne occupiamo insieme: sono relatore in Commissione della COM (2022) 583). Certo, dopo una campagna elettorale giocata dai miei avversari esclusivamente sul tema della mia  presunta assenza dal territorio, e durante la quale la stampa locale mi ha prestato un minimo sindacale di attenzione, dettagli di questo tipo, come dire... divertono!

Se competi contro chi gode di una bilocazione mediatica che gli consente di esserci anche quando non c'è, e se magari la stampa ti ignora quando ci sei ma amplifica il messaggio di chi dice che non ci sei, la strada è tutta in salita, e lo sarebbe soprattutto se non avessi altre vetrine da cui presentare le mie proposte.

Ma io le ho.

Conclusioni

Diceva Leonardo di riprendere l'amico in privato e di lodarlo in palese. E se invece vuoi esprimerti su chi non ti è amico né nemico? Semplice: lo fai su questo blog che non esiste, per una platea di lettori che non sono mai esistiti!

Supponiamo però che qualcuno, in qualche modo, passi da qui (intendo qualcuno di esistente) e si ponga il problema di risolvere certe fastidiose asimmetrie, quelle che impediscono a chi si logora dalla mattina alla sera per risolvere problemi di vedere il suo lavoro riconosciuto sui media. Che cosa gli potrei suggerire di fare, se esistessi (ma io esisto: l'ha detto il giornale!)?

Semplice: di andare a votare.

Perché chi non è né amico né nemico non capisce né lusinghe né minacce: ma i rapporti di forza li capiscono tutti!

Tranne chi ha deciso di non esistere.

Pensateci, e agite.

20 commenti:

  1. Già fatto. Primo elettore del Comune di residenza a recarsi al seggio: perfino la foto mi hanno fatto (eccapirai: quanta spocchia, quanta spocchia). Forse non sanno che non esisto...

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  2. "Tu che ci fai qua?" ... :-))) Definire la sfiga evento statistico e' una contraddizione in termini. Pero' mi vien da pensare che D' Alfonso sia statisticamente sfigato ( poteva fare forse un' altra strada, tra la gente potevate non vedervi, partire in tempi diversi e quindi schivarvi a vicenda...e nnnniente, muso contro muso gli e' toccata ).

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    1. Secondo me lui era tranquillo perché sapeva che il suo staff aveva già concordato la sua "presenza" all'evento coi giornalisti. Purtroppo la mia presenza fisica, visibilmente inattesa, lo ha indotto a rimediare in fretta e furia cercando (invano) di palesarsi "in situ". Diciamo che è un esempio del peggiori pericolo che corre chi ha la stampa a disposizione: quello di credere alle cazzate che ci fa scrivere. In provincia, quelli che hanno chiesto di scrivere "il paracadutato Bagnai" credono veramente che io non abbia legami e non frequenti il territorio in cui insegno da quasi vent'anni. Nella capitale, c'era uno che è venuto in aula a dire "il popolo mi ama!" perché lui diceva ai "giornalisti con la schiena dritta" di scrivere che il popolo lo amava. La realtà bussa sempre alla porta, in qualche caso costringendo a una salutare passeggiatina (falsopiano in salita, circa 40 metri di dislivello) e in altri a una salutare ritirata.

      Comunque: questo è il bello della vita nei piccoli centri: il controllo sociale!

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  3. Mi perdoni, ma non sta mettendo il carro davanti ai buoi?
    Intendo: posto che il 90% delle persone si fa dettare la verità dal TG1 e dallla Repubblichina (cit.) votare non servirà mai abbastanza

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  4. Da quando non leggo più i giornali (da diversi anni) e ho chiuso l'account Twitter (da diversi mesi), mi sento meglio e riesco ad informarmi meglio.
    E oggi (domenica 12 Febbraio 2023) alle ore 18.10 mi sono recato a votare.

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    1. Siamo serenamente una minoranza anche in questo, con due scuole di pensiero: pare che non abbiano votato le Stalingrado delle ZTL (e in effetti ai Parioli non c'era nessuno) e che si siano mossi un po' di più in provincia. Se fosse stato il contrario avremmo una preoccupazione in più.

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    2. ...e invece ora abbiamo due preoccupazioni in meno.

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    3. L'ASinistra nasconderà il proprio fallimento dietro l'astensionismo.
      Quindi questa potrebbe essere una grossa opportunità per il centrodestra, che se non si siede sugli allori, può rafforzare la propria posizione politica in modo solido e duraturo e riportare un minimo di equilibrio antropologico e culturale in questo paese.

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  5. Beh, se i giornalisti "sbagliano", si potrebbe sempre fare in modo che ci pensi il mercato a disciplinarli a fare le scelte giuste (tanto a loro queste dinamiche piacciono), sia durante la vita lavorativa, che dopo.

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    1. Discorso fatto mille e una volta su questo blog. Ovviamente né io né tanti altri siamo stati contenti del modo scandaloso con cui un governo a trazione PD si è comprato l'acquiescenza della professione, ma tant'è.

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    2. A parte il solito virtue signaling, adesso il governo è cambiato: c'è il consenso per evitare di finanziare i giornali con soldi pubblici? c'è il consenso per riprendersi quei 2,5 miliardi di euro?

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  6. Professore Buongiorno,
    io sono quello che si chiedeva "come li salviamo i media" e che per questa ingenua domanda esistenziale si è ingiustamente meritato un posto al sole all'interno di un suo articolo dell'anno scorso.
    Con l'occasione di questo suo nuovo post vorrei provocatoriamente rincarare la dose di naveté nella speranza di suscitare una sua riflessione che mi sta a cuore.
    Credo, e sottolineo credo, di avere inteso il senso democratico delle sue dichiarazioni sulla libertà di propaganda, anche se, come lei ci ha dimostrato, non sembra vada tanto d'accordo con la deontologia quando trattasi di dati oggettivi, stante che la propaganda è in re ipsa deformazione della realtà.
    Considerato ciò, posso ritenere legittimo che i componenti delle redazioni dei media privati da lei segnalati abbiano mille ed una motivazioni oggettive (e soggettive) per credere che sia nel loro migliore interesse (segnatamente economico) indulgere verso questo o quell'esponente politico mentre ne fanno scomparire altri.
    Tuttavia, e qui arrivo al tema che mi sta a cuore, non tutti i media sono privati. Non sto parlando dei contributi governativi all'editoria, anche se questo tema non sarebbe secondario in questo contesto, ma parlo proprio di quella che a mio modo di vedere è un'immensa problematica, la RAI.
    Mamma RAI.
    Come la mettiamo con la RAI?
    Non è forse sbagliato pensare di "dimenticare la RAI" come aveva "saggiamente" intuito Gelli nel piano di rinascita democratica, o addiritttura privatizzarla perché sarebbe irrecuperabile, come ho sentito commentare in più occasioni nei giorni scorsi in occasioni delle bestialità festivaliere, oppure lasciarla in preda alle dinamiche già in atto in attesa che al prossimo giro volgano a nostro favore?
    Insomma il tema RAI, a mio modo di vedere, essendo un bene pubblico, è il Tema con la ti maiuscola dell'informazione in democrazia, e dunque: come la salviamo la RAI?

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    1. Aridanga!

      Ma che cosa volete che sia la RAI dopo 11 anni di Governi PD? Chiedo, eh, perché mi sembra che i dettagli sfuggano...

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    2. 11 anni sono tre rinnovi del CdA. Rinnovi per modo di dire, se comandano sempre gli stessi.

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  7. Come forse ho già detto, la menzogna è il principale strumento con cui satana opera nel mondo.

    L'aspetto positivo è che "non c'è nulla di nascosto hce non debba essere svelato" o se preferite che "le bugie hanno le gambe corte."
    Perchè chi mente oggi, domani dovrà contraddirsi, perchè gli farà magari comodo dire la verità (es: 1) Bashar el Hassad è un criminale sangunario e incivile. 2) E certo.. i tedeschi si sono presi un milione di profughi siriani, ma è solo perchè parlano le lingue, sono colti e culturalmente aperti, e tolleranti dal punto di vista religioso)

    In questi giorni assistiamo all'abominevole contraddizione di chi, sempre in prima fila alle celebrazioni di Falcone e Borsellino (con Messina Denaro che notoriamente non si è mai mosso da Castelvetrano), sostiene oggi l'opportunità di abolire il 41bis.
    Per la serie "la mafia sta con Berlusconi".

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  8. Ma i 120 miliardi spesi nel bonus 110 non esistono come il blog o esistono?

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    1. Lo so che ti sarebbe piaciuto 😉 sai quanti voti ti potevi comprare con quelli!

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  9. Leggere questo articolo è la dimostrazione pratica di quanto le vogliamo bene.

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