Ne parleremo questa sera alle ore 21 al Grand Hotel Barone di Sassj a Sesto San Giovanni (Milano), la Stalingrado della Lombardia, con Claudio Borghi, Jari Colla e Silvia Sardone.
(...ma, come ci siamo detti, questi annunci sono superflui, perché questo blog non è mai esistito, voi non siete mai esistiti, o, se siete esistiti, avete deciso di non capire quello che era peraltro evidente: in politica contano i numeri, ma contano solo se sono visibili - e se questo blog fosse esistito avrebbe contribuito a renderli tali - e contano solo se al momento giusto si manifestano nell'urna. La canzonetta che mi sono sentito cantare tante volte: "Tu sei bello, bravo, buono, facondo, intelligente, arguto, lungimirante, ecc., ma la Legaaaaaah!11!1! Ma il candidato Pirillazzi di Fanfullago di Sotto che il 31 febbraio duemilacredici ha dettooooooh!!1!1 Ma Draghiiiiiii!111!", ecco, questa stucchevole canzoncina mi riconcilia con la vostra non esistenza - oltre a esserne la causa: meglio avere a che fare col nulla e con nessuno che con la devastante, incontenibile, annichilente forza della stupidità! Sì, perché bisogna essere stupidi, ma molto, molto, molto stupidi, per non porsi una domanda, la più semplice delle domande: "A che cosa mi serve un candidato forte in un partito debole?" Chi mi segue da quando scrivevo sul Manifesto, se esistesse, potrebbe capire da sé, senza bisogno che glielo spiegassi io, quanto certi candidati, le loro posizioni, la loro antropologia, possano collimare o meno con le mie, e quanto nella dialettica interna del partito di cui sono responsabile economia ci possiamo trovare dalla stessa parte o da parti opposte. Fatto sta che, anche se non ve ne volete rendere conto, non ha alcun senso votare una persona e indebolire il partito in cui milita. L'unico risultato che si otterrà, con questo gesto che vuole considerarsi di vindice giustizia, che vuole rappresentare un culmine di machiavellica astuzia, è quello di indebolire la persona che si è votata: indebolirne il peso contrattuale ai vari tavoli con alleati e avversari, indebolirne l'immagine, e quindi quella delle battaglie che sostiene all'interno del proprio partito. Sarebbe quindi gesto gradito almeno il non far perdere tempo con una sbrodolata di complimenti del tutto ultronei, ai quali, come forse avrete... anzi: avreste notato, se esisteste, nonostante i miei strenui tentativi di (non) nasconderlo, reagisco con un malcelatissimo fastidio. Perché chi ti fa tanti complimenti o vuole ammazzarti o comunque ti ammazzerà senza volerlo: e io preferisco giocare d'anticipo. Va da sé che siccome non esistete ammazzarvi è superfluo, ma ci siamo capiti.
D'altra parte, voi siete fatti così.
La stessa forma mentis che vi conduce, da bravi fuuuuuuuuuuuuurbi, a indebolire i "vostri" candidati all'interno del partito che c'è, è anche quella che vi costringe a far abortire qualsiasi conato di costruzione del partito che non c'è, quello anti-tutto. Il partituncolo non decolla perché ognuno pensa di essere migliore degli altri e ognuno vuole votare solo per il candidato che rispecchi esattamente le sue posizioni, cioè, in definitiva, per se stesso. Una logica che, se applicata, ci porterebbe ad avere 60 milioni di partiti in un Paese che ha ridotto del 30% i parlamentari! Chiaro, no, che qualcosa non va? Lo dico a tutti voi lettori: il primo compromesso che la politica, per avere un senso e una possibilità di successo, ci insegna a percorrere, è quello con noi stessi. Chi si ama troppo per compromettersi con se stesso, per appannare la sfolgorante immagine di sé ai propri occhi critici e superciliosi, è cortesemente pregato di acquistare una colonna di marmo di Carrara, farla erigere fuori dai piedi e andarci a vivere in splendida e incorrotta solitudine. Ai miei elettori, quelli abruzzesi, dico di fare due conti: il voto "punitivo" ("quello non lo voto perché non mi ha risposto al telefono, quello non lo voto perché ha sorriso a Gentilozzi, quello non lo voto perché ha candidato Piripicchio al comune di Roncobollito, ecc."), questo voto qui, finisce per premiare chi si vuole punire, o, nella migliore delle ipotesi, per punire chi si vuole premiare. Se si decide di fare politica, e di farla coi partiti, al momento decisivo, che è quello del voto, c'è un'unica cosa giusta da fare: muoversi e sostenere la squadra. Tutto il resto si risolverà prima o poi in un boomerang, si tradurrà nel classico "tagliarsi i coglioni per far dispetto alla moglie". La moglie, elaborato il più o meno grande lutto, il suo da fare poi lo trova...)
(...scuserete questo lungo discorso sul metodo. Il merito della questione è sempre il solito, ne abbiamo parlato per anni, nulla è cambiato se non per confermare le nostre posizioni. Magari ricominceremo a spiegarle agli ultimi arrivati. Restano impregiudicati i due principi che mi hanno guidato fin dall'inizio. Il primo è che per quanto possa appassionarmi il difendere una posizione intellettuale o politica, io stavo bene dove stavo, sto bene dove sto, starò bene dove starò, perché in buona sostanza me ne infischio: sono consapevole di essere mortale e di non poter cambiare la SStoria, ci si prova, ma si cerca sempre di conservare lucidità. Il secondo, complementare, è che chi ha tanto desiderato un certo mondo, ma anche chi ha lasciato, per indifferenza, per convenienza, che altri lo desiderassero per lui, ha pieno diritto di goderselo, mentre a mio avviso non ha pienissimo diritto di lamentarsene. Dopo di che, su che cosa sia l'UE, che cosa sia il PD, e che cosa sia la cioccolata, ci intratterremo... anzi: ci intratterremmo questa sera a Sesto, se voi esisteste. Ma voi avete deciso di spiaggiarvi, come dei beluga qualsiasi, e quindi, col vostro permesso, prendo discretamente le distanze...)
(...soluzione: sono la stessa cosa...)
(...il momento di spingere è ora...)
Se i """sovranisti""" avessero preso la tessera, dopo gli ultimi congressi la Lega sarebbe il loro partito (e avrebbero diluito le scorie marcatiane e maroniane).
RispondiEliminaIdealmente sì, ma com'è ovvio il passaggio dalla teoria alla pratica non è così fluido. Per prendere la tessera bisogna fare militanza, in alcuni territori il presupposto per la militanza (una presenza organizzata del partito) manca, in alcuni manca proprio la cultura della militanza (che cosa significa militare in un partito?), e questo non riguarda specificamente la Lega, ma un po' tutte le forze politiche. Diciamo che senz'altro il tentare di prendere la tessera nel 2018 vi avrebbe reso consapevoli di come lo smantellamento del sistema dei partiti (a partire dall'abolizione del finanziamento pubblico per arrivare alla rimozione delle più elementari guarentigie per gli eletti) vi abbia privato di strumenti per incidere sui processi politici, perché rende molto ma molto complesso segnalare la propria presenza e dare il proprio contributo.
EliminaL'alternativa però qual è?
Tutto chiaro, come sempre, da 10 anni a questa parte. E non si tratta di un complimento ultroneo, ma di un dato di fatto. Come di fatto io, pur esistendo, non esisto. Ma resisto.
RispondiEliminaVoglio fare un ragionamento a tutto tondo: premesso che l'esistenza del Pud€ e antecedente allo smantellamento del sistema dei partiti - in quanto sono le ideologie ad essere crollate prima ancora dei partiti - dalla Thatcher in poi sono diventati tutti libberoti. Solo se sei anglosassone ed hai il monopolio dell'infrastruttura militare e finanziaria questo può essere un bene (infatti hai soltanto il problema della distribuzione del reddito all'interno del paese); se al contrario non lo sei, allora sei costretto a diventare il Messico d'Europa (aka Irlanda + turismo con annesso mercato di droga e puttane). Leggere Barra Caracciolo al riguardo è illuminante. L'unica alternativa per non essere stritolato è l'avere un'industria manifatturiera e ragionare in un'ottica mercantilista (ricordo che esportazione vuol dire esportare la propria cultura in un mondo che è tutto fuorché omogeneo e stabile) in quanto, checché ne pensi Keynes, ciò ti tiene lontano dalle instabilità politico-economiche croniche in paesi che esportano materie prime a basso valore aggiunto ed importano capitali esteri ad alto valore aggiunto. La Meloni questo l'ha capito?! E, se sì, come pensa di muoversi al riguardo? Mi scuso per eventuali refusi.
RispondiEliminaVeramente prima mi interesserebbe sapere se lo hai capito tu...
EliminaFaccia un po' lei... Sono 10 anni che lo vado scrivendo su questo blog... Dunque, io lascerei stare per qualche mese le opposizioni (stanno bene dove stanno!), e mi concentrerei su come pensa di muoversi il governo. Ieri la Meloni a Berlino è stata tesa e assertiva. Lei, professore, mi risponderà che è la strategia del governo volta ad evitare ritorsioni da parte dei mercati? Ed io Le risponderò che questa era la stessa identica strategia dell'ultimo governo Berlusconi: comprare tempo. Fossi stato in Meloni, anziché negare, avrei spiegato chiaramente coram populo perché la Germania mi irrita, anziché negare ciò che aveva detto in campagna elettorale.
EliminaL'ottica mercantilista è quella che esporta la disoccupazione nel paese che compra i tuoi prodotti.
EliminaIl sistema "dovrebbe" tendere al pareggio tendenziale dei saldi commerciali.
La via buona per il 99% della popolazione è la crescita interna. Questo sarebbe facile da far capire al quel 99% della popolazione, il problema è farlo capire a quel 1%
Come è facilmente intuibile la via maestra che ci viene indicata da decenni è totalmente opposta al benessere di quel 99%
Quindi ci siamo incamminati nella via che aggrada quel1% che sono quelli che hanno i miliardi. Quelli che preferiscono la rendita!
Quindi per ogni problema, che sia il debito pubblico, la disoccupazione, il deficit estero o l'inflazione l'unica ricetta che usano è fare recessione.
Ossia meno spesa pubblica, meno investimenti, meno occupati e quindi di conseguenza salari da fame.
Spingere forte sulla globalizzazione, sulle privatizzazioni, sulle delocalizzazioni e sulla assoluta libertà di esportare capitali senza rotture di coglioni. Liberi di cogliere ogni opportunità speculativa che si presenti senza dover rendere conto a nessuno dei danni che questo produce.
In nome della libertà.
La loro.
Anche perchè, se uno ti vuole tradire, ti tradisce anche se non lo voti.
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