Pregiatissimo Senatore Alberto Bagnai,
Mi chiamo WhFsg Sdsjsk, ho 48 anni, vivo da qualche parte e svolgo l'attività di Consulente Finanziario dal 1991, sono coniugato ed ho un figlio.
Sono un elettore della Lega ed un Suo personale estimatore.
Mi permetto di disturbarLa scrivendoLe questa lettera in merito al Decreto Liquidità, ed in particolar modo alla possibilità di accedere al finanziamento agevolato di 25.000,00 euro. Le confesso che sono rimasto molto amareggiato dal diniego avuto per la mia richiesta di finanziamento.
Alla fine di Aprile, ho presentato la richiesta alla banca, la quale in tempi molto rapidi ha deliberato l'operazione senza intoppi, ma poi al momento dell'erogazione, la richiesta è stata bloccata in quanto il codice Ateco dei Consulenti Finanziari non è inserito nell'elenco di quelli che possono beneficiare di questo tipo di intervento.
Egregio Senatore, noi Consulenti Finanziari abbiamo un ruolo sociale rilevante, forse poco pubblicizzato e conosciuto, seguiamo i nostri clienti e le loro famiglie, spesso da decenni, con competenza. disponibilità di tempo illimitata, dedizione ed abnegazione. Stiamo loro vicino, abbiamo pianificato negli anni le loro esigenze, supportati nelle scelte decisive della vita, come l'acquisto di immobili, la pianificazione successoria, il passaggio generazionale, il matrimonio dei figli, la serenità per la vecchiaia.
E poi le crisi, come quella che stiamo vivendo adesso, non soltanto a livello sanitario; li abbiamo chiamati, rassicurati, abbiamo loro scritto decine di email, abbiamo spiegato cosa stava accadendo, li abbiamo ascoltati togliendoli dall'emotività e dalla paura e persuasi a non effettuare scelte irrazionali in momenti difficili, come gli ultimi due mesi.
Siamo in trincea: negli ultimi mesi abbiamo consigliato l'acquisto di assets finanziari italiani per sostenere la nostra economia: Titoli di Stato Italiani, Azioni e Fondi di Investimento che investono sul mercato azionario italiano, cartolarizzazioni di PMI per dare liquidità al sistema imprenditoriale italiano, mi dica Lei se non stiamo svolgendo un delicato lavoro di supporto al nostra amato Paese.
Proprio in questi giorni, in queste ore personalmente, sto chiamando tutti i miei clienti per il collocamento del BTP Italia Covid 19 che inizierà lunedì.
Durante questa crisi il fatturato è diminuito e sono certo che diminuirà sensibilmente nei prossimi mesi, non soltanto a causa del decremento causato dalla turbolenza e dal calo dei mercati finanziari, ma soprattutto a causa dei disinvestimenti che stiamo effettuando e che effettueremo per i nostri clienti imprenditori, i quali metteranno mano al proprio patrimonio personale per far sopravvivere le loro creature imprenditoriali.
La categoria professionale dei Consulenti Finanziari ancora una volta non inserita con gli ultimi emendamenti nell'elenco degli aventi diritto ai finanziamenti agevolati garantiti, sono invece stati inseriti soltanto gli Agenti Assicurativi, i Broker ed i Subagenti.
Mi pare di capire che il tema sia che la categoria venga assimilata alle banche ed agli intermediari finanziari puri a cui sono inibiti dalla UE gli aiuti di Stato.
Ma non è per niente così....
I Consulenti Finanziari sono delle microimprese con partita iva, che hanno mandati finanziari ed assicurativi, sono iscritti al Registro Unico Intermediari Assicurativi dell'Ivass, e la categoria ha avuto accesso al bonus di 600,00 euro in quanto equiparati anche agli agenti di commercio.
Sono certo che, conoscendo la Sua attenzione all'economia dell'Italia ed al Paese che produce e che investe, possa far presente al Governo che vengano rimossi gli impedimenti che al momento non ci consentono di accedere al suddetto finanziamento agevolato previsto per continuare a lavorare con serenità, a beneficio dell'attività professionale di supporto alle decine di clienti che seguo quotidianamente da trenta anni.
Grazie, un caro saluto e buon lavoro.
WhFsg Sdsjsk
«Per eliminare i kulaki come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulaki [...] è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo.»
(Josif Stalin)
(...un esempio fra tanti. Poi c'è la barbarie di chi se la prende indiscriminatamente con #aaaaabolidiga - mi raccomando: con cinque "a" progressivamente più strozzate in un accesso di livore e di invidia sociale inconsulto e incontenibile - e di chi non sa riconoscere una vera casta quando la incontra. Cercheremo di fare il possibile per far intendere ragione ai piccoli Stalin in pochette, ma il loro disegno è chiaro: risanare il Paese, che secondo loro significa anche e soprattutto colpire le piccole imprese "improduttive" e i ceti professionali "parassitari", coi risparmi delle vittime. Ora, la mia domanda è: posto anche che molti abbiano, perché se li sono guadagnati, i dieci o i ventimila euro necessari per provare a riaprire - e spesso ne servono di più - perché mai ce li dovrebbero mettere loro? Vogliamo dire che è colpa loro se lavorando onestamente se li sono guadagnati? Il senso qual è? Supponiamo, ancora una volta, che il reddito di sussistenza sia 10 e prendiamo due persone, di cui una guadagna 10 e l'altra 12. Supponiamo che la crisi abbatta del 10% i redditi di entrambi. Quello che guadagna 10 va a 9, quello che guadagna 12 va a 10,8. Che faccio? Certo, quello che finisce sotto la soglia di sussistenza devo aiutarlo, ma... l'altro no? E perché!? Non è mica colpa sua se ha di più! Lo scopo qual è? Salvare tutti, o portare tutti a un reddito di sussistenza? Mi sembra chiaro che lo scopo di questo Governo sia il secondo: portare tutti a un reddito di sussistenza, portare a termine l'eutanasia della classe media accompagnandoci verso una società neofeudale, dove il "terzo settore", la nuova ecclesia laica, si occuperà di soccorrere gli indigenti - lucrandoci - e i salvati (che saranno meno di quanto credono oggi) si arroccheranno in compound sorvegliati da guardie armate. Tutto bellissimo, per carità, se non fosse che è inerentemente instabile... Ma a loro non frega niente: non hanno visione, non hanno capacità di elaborare scenari. Centellinando e ostacolando gli aiuti, vi impongono una patrimoniale mascherata che, a questo punto forse va detto, legittima ex post chi si è costruito buffer di liquidità in qualsiasi modo lo abbia fatto. Perché se chi governa attenta alla vita dei governati, al futuro delle loro famiglie, difficile non legittimare una estrema difesa. La vera evasione, intanto, prosegue indisturbata, fra l'una e l'altra sparata demagogica sui paradisi fiscali e sugli olandesi cattivi... che in realtà nessuno di quelli che governano vuole realmente indurre a diversi consigli, per motivi che, dall'esterno, possiamo solo intuire! Così è, se vi pare...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
domenica 24 maggio 2020
In memoriam
L'Europa ha dimensioni ottime per uno Stato? Probabilmente no. L'"Europa" (intesa come l'insieme dei membri dell'Eurozona) non sarà mai uno stato nazionale, ma potrebbe diventare qualcosa di simile a uno stato federale. Molti sostengono (correttamente) che una qualche forma di unione politica sia necessaria per rendere sostenibile l'unione monetaria. Altri sostengono la linea più netta secondo cui l'unione monetaria è semplicemente un passo verso il vero obiettivo: l'unione politica europea. Direi che questo obiettivo è antistorico. Nel 1946 al mondo c'erano 74 paesi, e oggi sono 192. Più di metà di questi paesi sono più piccoli del Massachusetts. Nel 1995 87 paesi avevano meno di cinque milioni di abitanti.
Le dimensioni ottime di un paese possono essere concepite come il risultato di un compromesso. Da una parte, i paesi piccoli hanno il vantaggio di un basso grado di conflittualità e di una relativa convergenza delle preferenze. Dall'altra, i grandi paesi hanno diversi vantaggi, fra cui annoveriamo le economie di scala nella fornitura di beni pubblici, la protezione dagli shock esterni, e le dimensioni del mercato. Tuttavia, a mano a mano che il mercato diventa più aperto, uno dei principali benefici dell'essere un grande paese diventa molto meno importante. Un paese non deve essere grande per aprirsi al mercato. Quindi la tendenza verso la riduzione delle dimensioni medie di un paese è perfettamente comprensibile in un ambiente di liberalizzazione del commercio. Perché mai un paese dovrebbe volersi rinchiudere in un'unione politica quando potrebbe essere piccolo, beneficiare di libertà di indirizzo politico, e commerciare pacificamente con resto del mondo? Non c'è bisogno di integrazione politica se c'è integrazione economica. L'integrazione economica dovrebbe procedere di pari passo col separatismo politico, come ho argomentato con Enrico Spolaore e Romain Wacziarg. L'Europa sta andando nella direzione opposta.
[...]
L'unione monetaria è utile per garantire la pace in Europa? Si dice spesso, sia nei media sia in ambito scientifico, che i costi e benefici dell'unione monetaria sono banali in confronto con l'autentico vantaggio politico dell'Unione Europea: quello di impedire conflitti militari distruttivi come quelli che condussero alle due Guerre mondiali. Questo argomento non mi sembra convincente ed è probabilmente errato. Si potrebbe anche argomentare che in effetti la probabilità di tensioni conflittuali rischi di aumentare se diversi paesi sono costretti a coordinare le loro politiche e a cercare compromessi su vari temi a causa di una unione monetaria non necessaria. Un sistema di libero scambio, accompagnato dall'indipendenza nazionale nella scelta dell'indirizzo politico, potrebbe essere più appropriato per promuovere interazioni pacifiche. Come minimo, questo ragionamento è tanto convincente quanto il suo opposto. Vorrei anche notare che considerando gli ultimi vent'anni, l'animosità fra paesi occidentali è stata raramente tanto alta quanto nei mesi recenti, mentre l'unione monetaria sta diventando una realtà.
[...]
Vorrei osservare che nei recenti progressi verso l'unificazione europea gli elettori spesso sono stati meno entusiasti dei loro politici. Questa osservazione solleva qualche dubbio sulla sostenibilità politica del processo di integrazione e indica che, in questo caso, i cittadini europei sono stati più prudenti dei loro leader.
(...qui, a p. 301...)
(...comunque la pensiate, ci lascia un pensatore politico coraggioso e preveggente, un genuino interprete del pensiero liberale. Si può essere in disaccordo con questo pensiero, e io stesso, da keynesiano, mi sono trovato in polemica con alcune sue degenerazioni, ma non si può non riconoscere che quando esso si esprime in modo genuino e libero da condizionamenti, come in questo caso, appoggiandosi ai dati, raggiunga una coerenza interna e una capacità di lettura e di previsione delle dinamiche del reale che generalmente non troviamo nei pensatori cosiddetti progressisti, nonostante in teoria dispongano di strumenti di analisi della realtà ugualmente potenti. Vi chiedo, come ci verrebbe chiesto in aula, un minuto di silenzio...)
Le dimensioni ottime di un paese possono essere concepite come il risultato di un compromesso. Da una parte, i paesi piccoli hanno il vantaggio di un basso grado di conflittualità e di una relativa convergenza delle preferenze. Dall'altra, i grandi paesi hanno diversi vantaggi, fra cui annoveriamo le economie di scala nella fornitura di beni pubblici, la protezione dagli shock esterni, e le dimensioni del mercato. Tuttavia, a mano a mano che il mercato diventa più aperto, uno dei principali benefici dell'essere un grande paese diventa molto meno importante. Un paese non deve essere grande per aprirsi al mercato. Quindi la tendenza verso la riduzione delle dimensioni medie di un paese è perfettamente comprensibile in un ambiente di liberalizzazione del commercio. Perché mai un paese dovrebbe volersi rinchiudere in un'unione politica quando potrebbe essere piccolo, beneficiare di libertà di indirizzo politico, e commerciare pacificamente con resto del mondo? Non c'è bisogno di integrazione politica se c'è integrazione economica. L'integrazione economica dovrebbe procedere di pari passo col separatismo politico, come ho argomentato con Enrico Spolaore e Romain Wacziarg. L'Europa sta andando nella direzione opposta.
[...]
L'unione monetaria è utile per garantire la pace in Europa? Si dice spesso, sia nei media sia in ambito scientifico, che i costi e benefici dell'unione monetaria sono banali in confronto con l'autentico vantaggio politico dell'Unione Europea: quello di impedire conflitti militari distruttivi come quelli che condussero alle due Guerre mondiali. Questo argomento non mi sembra convincente ed è probabilmente errato. Si potrebbe anche argomentare che in effetti la probabilità di tensioni conflittuali rischi di aumentare se diversi paesi sono costretti a coordinare le loro politiche e a cercare compromessi su vari temi a causa di una unione monetaria non necessaria. Un sistema di libero scambio, accompagnato dall'indipendenza nazionale nella scelta dell'indirizzo politico, potrebbe essere più appropriato per promuovere interazioni pacifiche. Come minimo, questo ragionamento è tanto convincente quanto il suo opposto. Vorrei anche notare che considerando gli ultimi vent'anni, l'animosità fra paesi occidentali è stata raramente tanto alta quanto nei mesi recenti, mentre l'unione monetaria sta diventando una realtà.
[...]
Vorrei osservare che nei recenti progressi verso l'unificazione europea gli elettori spesso sono stati meno entusiasti dei loro politici. Questa osservazione solleva qualche dubbio sulla sostenibilità politica del processo di integrazione e indica che, in questo caso, i cittadini europei sono stati più prudenti dei loro leader.
(...qui, a p. 301...)
(...comunque la pensiate, ci lascia un pensatore politico coraggioso e preveggente, un genuino interprete del pensiero liberale. Si può essere in disaccordo con questo pensiero, e io stesso, da keynesiano, mi sono trovato in polemica con alcune sue degenerazioni, ma non si può non riconoscere che quando esso si esprime in modo genuino e libero da condizionamenti, come in questo caso, appoggiandosi ai dati, raggiunga una coerenza interna e una capacità di lettura e di previsione delle dinamiche del reale che generalmente non troviamo nei pensatori cosiddetti progressisti, nonostante in teoria dispongano di strumenti di analisi della realtà ugualmente potenti. Vi chiedo, come ci verrebbe chiesto in aula, un minuto di silenzio...)
martedì 12 maggio 2020
Rapidissimo commento sul MES
Solo una brevissima annotazione, anzi, sarò generoso, due (da inserire nella categoria "Come funziona").
Primo: credo vi sia evidente, e ancor più lo sarebbe dopo attenta delibazione della lettura consigliata nella diretta di ieri, che il MEF se n'è andato dritto per la sua strada e che anche se fossimo stati in posizione di governo, dati i rapporti di forze, non saremmo riusciti a evitare la richiesta di accesso al MES (che a questo punto si delinea come cosa già decisa da tempo), così come non eravamo riusciti ad evitare il preventivo assenso politico alla modifica (poi non portata a termine) del Trattato. Due pezzi di una strategia complessiva, perseguita da oltre un decennio dai nostri fratelli tedeschi, con il convinto sostegno di alcuni italiani, per portare l'Italia "sotto programma", come si suol dire. Ma la responsabilità politica di questa scelta non è nostra, perché siamo per precisa scelta all'opposizione: la responsabilità è dei 5 Stelle, che dovranno gestirla. Il PD nemmeno lo nomino, tanto si sa...
Primo: credo vi sia evidente, e ancor più lo sarebbe dopo attenta delibazione della lettura consigliata nella diretta di ieri, che il MEF se n'è andato dritto per la sua strada e che anche se fossimo stati in posizione di governo, dati i rapporti di forze, non saremmo riusciti a evitare la richiesta di accesso al MES (che a questo punto si delinea come cosa già decisa da tempo), così come non eravamo riusciti ad evitare il preventivo assenso politico alla modifica (poi non portata a termine) del Trattato. Due pezzi di una strategia complessiva, perseguita da oltre un decennio dai nostri fratelli tedeschi, con il convinto sostegno di alcuni italiani, per portare l'Italia "sotto programma", come si suol dire. Ma la responsabilità politica di questa scelta non è nostra, perché siamo per precisa scelta all'opposizione: la responsabilità è dei 5 Stelle, che dovranno gestirla. Il PD nemmeno lo nomino, tanto si sa...
Secondo: credo vi sia anche evidente che senza questa opposizione non ci sarebbe stato nemmeno un dibattito. Come in altre occasioni (pensate all'Unione Bancaria, cioè al bail in), il Paese si sarebbe legato le mani senza che nessuno di voi potesse avere una minima occasione di apprezzare quanto stava accadendo. Invece il dibattito c'è stato, abbiamo visto le voci a favore (Bufacchi, Caprarica, Sabatini,...), abbiamo visto quelle contrarie (Fitoussi, Giavazzi, Mangia, ecc.), sono tutte registrate, e direi che possiamo passare oltre, nel rispetto di tutte le opinioni, anche di quelle di chi non rispetta i fatti, o forse, semplicemente, non ha gli strumenti culturali e professionali per accertarli.
Ma le opinioni sono sacre, tutte...
Registriamole quindi tutte, e per ora chiudiamo il dibattito. Lo riapriremo, però, quando sarà chiaro chi aveva ragione e chi aveva torto. A quel punto, evidentemente, sarà finalmente possibile, e per certi versi sarà anche necessario, trarre delle conclusioni. Ma sarà stato possibile solo perché questa opposizione si è opposta. So che per molti di voi questo non è "qualcosa". Ma appunto, questa è una vostra opinione...
(...inutile dire che io so come andrà a finire: ma non voglio rovinare la sorpresa, né sembrare eccessivamente supponente, a chi non mi conoscesse. A chi mi conosce, dico che non vedo motivi per cui non vada a finire come tutte le altre volte...)
lunedì 11 maggio 2020
Il piano B
"B" come bozza.
Come tappa necessaria del vostro percorso di riavvicinamento alla realtà, mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione un dato che dovrebbe essere evidente: è estremamente difficile tenere segreto un documento di una minima complessità (come un decreto), per il semplice motivo che a un documento simile devono necessariamente lavorare decine di persone, che devono coordinarsi fra loro e avvalersi del consiglio di decine di altre persone.
Mi rendo conto che per voi, abituati da tempo a considerare l'esercizio del potere come atto monocratico di quella che in tavernese stretto potremmo chiamare aaaaabolidiga, vista come un unicum indistinto e animato da una singola e ben definita volontà (un po' come la Germagna o aaaaCina), questo sia veramente difficile da concepire. Dice: "Conte fa er decreto! Ma nun pò tenello pe' ssè?". Il livello, ahimè, è questo, e la democrazia deve essere veramente molto bella, se riusciamo nonostante tutto ad amarla...
Eppure, guardate intorno a voi!
Quanto è difficile mettersi d'accordo in famiglia, in coppia, o anche semplicemente con se stessi!? Ogni aggregazione umana, anche quella composta da un singolo individuo, è un coacervo di interazioni (al limite con se stessi) e di conflitti (al limite, di dissidi). Si evidenziano ruoli e posizioni distinte, che alla fine vanno espresse e mediate per venirne a una. Pensa poi quando, oltre a venirne a una, occorre anche formalizzarla, sottoporla a approvazione politica (non necessariamente in sedi formali), ecc. Quanti passaggi! E ognuno di questi passaggi è una fonte di possibili "leaks", come oggi si chiamano, tanto più in un mondo in cui il giornalismo, avendo chiaramente abdicato, per manifesta inadeguatezza, alla sua potenziale funzione di fornire analisi e prospettiva (un grafico come quello del post precedente non lo troverete mai in un giornale), si è ridotto al commérage, al pettegolezzo di vicinato, allo stenografico del buco della serratura (chi ha pensato male si vergogni!), insomma: al retroscena, e tanto più in un mondo in cui l'apparire (sul giornale) fa premio sull'essere.
Quindi qualcuno disposto a spifferare qualcosa per avere un posticino di favore in qualche trafiletto si trova sempre (e quello che fa sclerare gli operatori informativi è che invece a qualcun altro di apparire non importa proprio nulla, avendo da tempo totalmente disintermediato il rapporto con i lettori).
Su questo vorrei innestare un paio di considerazioni.
La prima è che, ovviamente, di segretezza non ha proprio senso parlare quando violarla è vantaggioso. Un caso di scuola è la tatticuccia del Governicchio, che ad ogni decreto manda in giro bozze su bozze per ottenere gratis due servizi: sui social media la correzione dei principali errori materiali, e sui media tradizionali un gigantesco sondaggio. Quello che non apprendono dalle categorie produttive che non incontrano lo apprendono dalle grida che (giustamente) si levano dai media al riscontro della sciatteria e dell'involontario (?) sadismo di certe norme.
P.Q.M.
come dicono i giuristi, io non commento mai, ma proprio mai mai mai, le bozze, e anche se ovviamente mi arrivano, e per riguardo al mio ruolo mi arrivano prima che agli altri, non le diffondo. Decreto è quando esce in Gazzetta. Da quel momento è anche legge, immediatamente efficace, ed è opportuno che da allora, non da prima, i fenomeni che ci governano e i cittadini che hanno votato i partiti di maggioranza si confrontino con la realtà. Noi non facciamo ostruzionismo, come dicono certi operatori informativi scarsamente familiari con i regolamenti parlamentari, ma da qui a chiederci di lavorare gratis per il regime credo che ne corra.
Ognuno si prenda le sue responsabilità!
La seconda considerazione l'abbiamo già svolta in occasione della Brexit. Come ricorderete, alla mia richiesta fatta nella primavera del 2016 se la Commissione stesse considerando i possibili impatti macroeconomici del dopo-Brexit, la risposta di un funzionario fu che dalla fine del negoziato con Cameron gli uffici tecnici della Commissione avevano smesso di studiare questi impatti, per il semplice motivo che inevitabilmente qualcuno del gruppo di lavoro avrebbe parlato, e così facendo avrebbe palesato il fatto che la Commissione considerava possibile la Brexit, dando un segnale politico inopportuno. La retorica politica era infatti quella negazionista, as usual: TINA (there is no alternative), abbiamo solo un piano A. Ammettere l'esistenza di un piano B (come Brexit), ovvero: considerare la Brexit come un'alternativa possibile, avrebbe indebolito sul piano negoziale la Commissione. La morale della favola la traemmo all'epoca, ed era che "organizzazioni mastodontiche sono condannate ad arrivare impreparate agli appuntamenti con la SStoria".
Questo vale sempre, e l'odierno dibattito su un decreto che non c'è dovrebbe darvene sufficiente prova.
Se per un attimo uscite dalla cornice (frame) in cui i nemici della democrazia vi hanno costretto, se per un attimo vi guardate intorno, e riportate alla scala di organizzazioni come il MEF (un singolo ministero che da solo "fa provincia", come dicono a Roma) la complessità decisionale del vostro vivere quotidiano, se cortesemente, non per fare un favore a me, ma a voi stessi, smetteste di ragionare in termini di aaaaaaboledega e ibolitisci, immediatamente comprendereste che le cose non stanno come nei modelli di quegli altri fascisti intrinseci che sono gli economisti neoclassici, modelli in cui un singolo decisore razionalmente sceglie fra una serie di contingency plans ognuno dei quali ha una ben precisa e ben nota distribuzione di probabilità.
Le cose stanno in un altro modo, stanno come le racconta Rilke nei Quaderni di Malte Laurids Brigge che vi leggevo qualche sera fa. La realtà è "indescrivibilmente particolareggiata".
E quindi?
E quindi chi vi parla di piani B nel migliore dei casi non sa quello che dice.
E anche questo dibattito lo consideriamo chiuso qui, perché non c'è molto da replicare, né da commentare. Un semplice: "Grazie, non ci avevo pensato!", o anche "Grazie, non mi ero accorto che ce lo stai dicendo da almeno quattro anni!" sarà sufficiente, ma non è necessario.
(...e nel peggiore?...)
domenica 10 maggio 2020
Il decreto "Rilancio" in prospettiva
(...seguendo una tradizione consolidata di questo blog, mettiamo le cose in prospettiva. Lo abbiamo fatto tante volte, ad esempio qui, qui, qui, e qui...)
Dal tono di tanti commentatori e di tanti politici mi par di capire che l'entità della tragedia che stiamo vivendo non sia ancora chiara ai piani alti, quelli abitati da chi ha voce. Lo è agli uomini del sottosuolo: partite IVA, operai, agricoltori, pescatori, ecc., che però non hanno voce, anche perché in questo periodo andare in giro a manifestare può dimostrarsi pericoloso per la salute, non a causa del virus, ma di modi non ortodossi di gestione del dissenso.
Vorrei dire agli uomini del sottosuolo che gli uomini dei piani alti non necessariamente sono cattivi, e non è nemmeno che siano tutti stupidi. Per capire l'economia bisogna averla studiata: solo così sai dove trovare i dati, come presentarli, e come interpretarli, lavoro che qui abbiamo imparato a fare nei lunghi anni, con amici come quello del post precedente.
A beneficio di chi è intellettualmente curioso, metto in prospettiva le vicende attuali usando le Statistiche storiche della Banca d'Italia e l'ultima edizione del World Economic Outlook Database.
(...per i precisazionisti, ho utilizzato la serie del Pil ai prezzi di mercato a valori concatenati del 2010 fornita dalla Tab. 03 del foglio Excel di Banca d'Italia, e l'ho prolungata coi tassi di crescita forniti dal World Economic Outlook, prendendo come anno di partenza il 2015, perché dal 2016 i tassi di crescita dei dati Bankit e Fmi differivano - per il semplice motivo che la serie secolare Bankit non è sufficientemente aggiornata, mentre i tassi di crescita forniti dal Fmi sono aggiornati ogni sei mesi...)
Nel primo grafico vi mostro, in tutto il loro splendore, centosessantuno anni di Pil italiano (dal 1861 al 2021):
Quello che è successo a partire dalla crisi Lehman in poi si manifesta come un episodio abbastanza evidente su scala secolare. Ma sapete bene che un grafico di questo tipo è ingannevole: è il tipico grafico con cui un giornalista cercherebbe di impressionarvi, e ci riuscirebbe, ma solo con alcuni di voi: quelli che non si ricordano che 1 è il 10% di 10 ma l'1% di 100.
In pratica, una incisione come quella causata dalla Seconda guerra mondiale, a metà del grafico, sembra relativamente minore rispetto al disastro che vediamo negli ultimi anni, ma le cose non stanno così: gli 83891 milioni (di euro ai prezzi 2010) di Pil persi fra 1939 e 1945 oggi corrisponderebbero a circa il -5% del Pil, ma allora corrispondevano a quasi il 50% (a spanne: in realtà al -43%, ma ci siamo capiti; i feticisti dei decimali possono scaricarsi i dati e calcolare le percentuali fino all'ordine di futile precisione desiderato).
Chi mi segue sa che per evitare questa illusione ottica bisogna utilizzare la scala logaritmica. Dato che il logaritmo "schiaccia" di più i valori alti di quelli bassi, le variazioni dei logaritmi, a differenza di quelle dei dati originali, corrispondono a variazioni percentuali: in scala logaritmica, un uguale incremento del grafico è un uguale incremento percentuale della variabile rappresentata.
Eccolo qua:
Qui si capisce che in effetti la Seconda guerra mondiale è stata un'altra cosa. D'altra parte, però, occorre un occhio esperto per apprezzare la gravità della situazione attuale. In effetti, un occhio non allenato non percepisce, perché è quasi impossibile, un dato significativo. Quale? Questo:
La recessione prevista per quest'anno, nella stima del Fmi (-9.1%), che quasi certamente si rivelerà ottimistica (sappiamo come lavorano), è la più grave nell'intera storia italiana, fatta eccezione, ovviamente, per la Seconda guerra mondiale. Lo si vede bene grazie alla griglia del grafico. Se seguite la retta orizzontale all'altezza -10 vedete che essa non viene mai raggiunta, tranne che durante la Seconda guerra mondiale (quando viene superata verso il basso) e quest'anno.
L'ottimismo è il sale della vita e il metodo di lavoro del Fmi. Da dove essi traggano la certezza che la ripresa sarà a V (cioè che nel 2021 cresceremo del 4.7%) non so dirvelo. Dopo l'ultimo tonfo, quello del 2009, che fu del -5.6%, l'anno dopo si crebbe dell'1.6% (recuperando nemmeno un terzo del tonfo, non più della metà). Personalmente sono molto meno ottimista, perché oltre all'economia reale esiste anche quella finanziaria. L'approccio scelto per fronteggiare la crisi, basato sul far indebitare gli Stati perché questi facciano indebitare le imprese allo scopo di pagare le imposte agli Stati a fronte di zero fatturato, non prelude a nulla di buono. Questa montagna di debiti franerà, e così, dopo il 2020, verrà un altro 2009, e naturalmente, grazie al MES, un'altra stagione di austerità, ecc.
Ma facciamo un'ipotesi intermedia: bandiamo sia il pessimismo della ragione, sia l'ottimismo da oca giuliva del Fmi, e facciamo una ragionevole ipotesi, visto che siamo nell'Eurozona e che le regole assurde che ci governano sono state sospese solo per la durata della crisi (durata che sarà decisa altrove). Immaginiamo che dall'anno prossimo l'Italia torni a crescere al tasso medio di crescita che ha realizzato da quando è nell'Eurozona, escludendo, ovviamente, quest'ultimo anno catastrofico. Questo tasso di crescita è pari allo 0.44% annuo.
Con questo tasso, lo scenario che si prospetta è questo qui:
Nel 2050 saremmo finalmente tornati al livello di Pil del 2007. Nota bene: ho detto saremmo (condizionale), non saremo (futuro), perché non penso che le cose andranno necessariamente così. Questo esercizio serve a farvi valutare gli ordini di grandezza. In realtà, penso che le cose andranno un po' meglio, ma solo se ci libereremo delle regole europee, e naturalmente (questo ve l'ho già detto) dopo che saranno andate molto peggio. Non è cioè detto che abbiamo toccato il fondo, dato che, come è chiaro a chi vuole intendere, l'austerità non è solo nel nostro passato, ma anche, grazie a 5 Stelle e PD, nel nostro futuro.
Ma questo chi ha avuto la sfortuna di capitare qui lo sa già da tempo (e infatti qualcuno è espatriato)...
Good night and good luck!
Dal tono di tanti commentatori e di tanti politici mi par di capire che l'entità della tragedia che stiamo vivendo non sia ancora chiara ai piani alti, quelli abitati da chi ha voce. Lo è agli uomini del sottosuolo: partite IVA, operai, agricoltori, pescatori, ecc., che però non hanno voce, anche perché in questo periodo andare in giro a manifestare può dimostrarsi pericoloso per la salute, non a causa del virus, ma di modi non ortodossi di gestione del dissenso.
Vorrei dire agli uomini del sottosuolo che gli uomini dei piani alti non necessariamente sono cattivi, e non è nemmeno che siano tutti stupidi. Per capire l'economia bisogna averla studiata: solo così sai dove trovare i dati, come presentarli, e come interpretarli, lavoro che qui abbiamo imparato a fare nei lunghi anni, con amici come quello del post precedente.
A beneficio di chi è intellettualmente curioso, metto in prospettiva le vicende attuali usando le Statistiche storiche della Banca d'Italia e l'ultima edizione del World Economic Outlook Database.
(...per i precisazionisti, ho utilizzato la serie del Pil ai prezzi di mercato a valori concatenati del 2010 fornita dalla Tab. 03 del foglio Excel di Banca d'Italia, e l'ho prolungata coi tassi di crescita forniti dal World Economic Outlook, prendendo come anno di partenza il 2015, perché dal 2016 i tassi di crescita dei dati Bankit e Fmi differivano - per il semplice motivo che la serie secolare Bankit non è sufficientemente aggiornata, mentre i tassi di crescita forniti dal Fmi sono aggiornati ogni sei mesi...)
Nel primo grafico vi mostro, in tutto il loro splendore, centosessantuno anni di Pil italiano (dal 1861 al 2021):
Quello che è successo a partire dalla crisi Lehman in poi si manifesta come un episodio abbastanza evidente su scala secolare. Ma sapete bene che un grafico di questo tipo è ingannevole: è il tipico grafico con cui un giornalista cercherebbe di impressionarvi, e ci riuscirebbe, ma solo con alcuni di voi: quelli che non si ricordano che 1 è il 10% di 10 ma l'1% di 100.
In pratica, una incisione come quella causata dalla Seconda guerra mondiale, a metà del grafico, sembra relativamente minore rispetto al disastro che vediamo negli ultimi anni, ma le cose non stanno così: gli 83891 milioni (di euro ai prezzi 2010) di Pil persi fra 1939 e 1945 oggi corrisponderebbero a circa il -5% del Pil, ma allora corrispondevano a quasi il 50% (a spanne: in realtà al -43%, ma ci siamo capiti; i feticisti dei decimali possono scaricarsi i dati e calcolare le percentuali fino all'ordine di futile precisione desiderato).
Chi mi segue sa che per evitare questa illusione ottica bisogna utilizzare la scala logaritmica. Dato che il logaritmo "schiaccia" di più i valori alti di quelli bassi, le variazioni dei logaritmi, a differenza di quelle dei dati originali, corrispondono a variazioni percentuali: in scala logaritmica, un uguale incremento del grafico è un uguale incremento percentuale della variabile rappresentata.
Eccolo qua:
Qui si capisce che in effetti la Seconda guerra mondiale è stata un'altra cosa. D'altra parte, però, occorre un occhio esperto per apprezzare la gravità della situazione attuale. In effetti, un occhio non allenato non percepisce, perché è quasi impossibile, un dato significativo. Quale? Questo:
La recessione prevista per quest'anno, nella stima del Fmi (-9.1%), che quasi certamente si rivelerà ottimistica (sappiamo come lavorano), è la più grave nell'intera storia italiana, fatta eccezione, ovviamente, per la Seconda guerra mondiale. Lo si vede bene grazie alla griglia del grafico. Se seguite la retta orizzontale all'altezza -10 vedete che essa non viene mai raggiunta, tranne che durante la Seconda guerra mondiale (quando viene superata verso il basso) e quest'anno.
L'ottimismo è il sale della vita e il metodo di lavoro del Fmi. Da dove essi traggano la certezza che la ripresa sarà a V (cioè che nel 2021 cresceremo del 4.7%) non so dirvelo. Dopo l'ultimo tonfo, quello del 2009, che fu del -5.6%, l'anno dopo si crebbe dell'1.6% (recuperando nemmeno un terzo del tonfo, non più della metà). Personalmente sono molto meno ottimista, perché oltre all'economia reale esiste anche quella finanziaria. L'approccio scelto per fronteggiare la crisi, basato sul far indebitare gli Stati perché questi facciano indebitare le imprese allo scopo di pagare le imposte agli Stati a fronte di zero fatturato, non prelude a nulla di buono. Questa montagna di debiti franerà, e così, dopo il 2020, verrà un altro 2009, e naturalmente, grazie al MES, un'altra stagione di austerità, ecc.
Ma facciamo un'ipotesi intermedia: bandiamo sia il pessimismo della ragione, sia l'ottimismo da oca giuliva del Fmi, e facciamo una ragionevole ipotesi, visto che siamo nell'Eurozona e che le regole assurde che ci governano sono state sospese solo per la durata della crisi (durata che sarà decisa altrove). Immaginiamo che dall'anno prossimo l'Italia torni a crescere al tasso medio di crescita che ha realizzato da quando è nell'Eurozona, escludendo, ovviamente, quest'ultimo anno catastrofico. Questo tasso di crescita è pari allo 0.44% annuo.
Con questo tasso, lo scenario che si prospetta è questo qui:
Nel 2050 saremmo finalmente tornati al livello di Pil del 2007. Nota bene: ho detto saremmo (condizionale), non saremo (futuro), perché non penso che le cose andranno necessariamente così. Questo esercizio serve a farvi valutare gli ordini di grandezza. In realtà, penso che le cose andranno un po' meglio, ma solo se ci libereremo delle regole europee, e naturalmente (questo ve l'ho già detto) dopo che saranno andate molto peggio. Non è cioè detto che abbiamo toccato il fondo, dato che, come è chiaro a chi vuole intendere, l'austerità non è solo nel nostro passato, ma anche, grazie a 5 Stelle e PD, nel nostro futuro.
Ma questo chi ha avuto la sfortuna di capitare qui lo sa già da tempo (e infatti qualcuno è espatriato)...
Good night and good luck!
sabato 9 maggio 2020
La fiducia
Professor Bagnai sono anni che ho fiducia in lei, come
lei vengo dalla sinistra a 15 anni entravo all'Ansaldo a Genova era il
1971 Luigi Longo era segretario del partito
comunista. Poi 22 anni dopo non mi riconoscevo più in questa "sinistra "
frequentata da miliardari personaggi di cui non voglio neanche citare
il nome, speravano di avere una banca. Nel frattempo mentre loro si
lanciavano in scalate finanziarie e grandi battaglie per i diritti
civili, le persone normali perdevano il posto di lavoro si ritrovavano
sempre di più a fare fatica ad arrivare a fine mese. Per un periodo sono
rimasto come un coglione conquistato da certi talk televisivi che più
li segui e meno capisci, poi un bel giorno vagando su YouTube ho
visto... non un suo video ma il professor Barra Caracciolo e li mi si è
aperto uno spiraglio di luce, poi mi sono imbattuto in un suo video e li
grazie alla sua chiara esposizione dei problemi che la moneta euro
aveva creato al nostro paese ho continuato a seguirla nonostante i mal
di testa che mi procuravano certe sue spiegazioni. Ho la terza media, più
che media direi small: c'è chi esce col bacio del rettore ed insegna, io
sono uscito con il calcio in culo e son finito alle professionali.
Quindi si può immaginare la confusione, da l'europa che ci protegge
l'europa che ci elargisce i fondi europei e che noi Italiani non
riuscivamo a spendere, a noi contributori netti. E poi, Borghi voi due
insieme mi avete spinto ad andare sui siti di Banca d'Italia, Fondo
monetario ecc ecc a cercarmi le informazioni con fatica incertezze
arrabbiature ma adesso riesco a controllare le informazioni. Pensi pare
che Cottarelli e Moavero si siano accorti che il MES light può diventare
heavy dopo, io lo sapevo già! Grazie a lei quindi grazie e buon lavoro
Onorevole.
(...solo una precisazione: lo sapevano già anche loro...)
(...quanto al resto, i Leuropei possono buttare, come stanno facendo, un pozzo di soldi per la loro propaganda, ma non possono trasformare l'Unione Europea in un babà col rum delle loro fake news. La verità ha una sua intima forza persuasiva, contro cui le controverità dei professionisti della persuasione si infrangono come uova marce sul granito. E non potete farci niente, cari, proprio niente: nemmeno cambiare mestiere...)
giovedì 7 maggio 2020
In sede consultiva (Maastricht)
Commissione I (Affari Costituzionali)
Giovedì 15 ottobre 1992, ore 12,05 - Presidenza del Vicepresidente Nicola SAVINO
Disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione del Trattato sull'Unione Europea con 17 Protocoli allegati e con atto finale che contiene 33 dichiarazioni, fatto a Maastricht il 7 febbraio 1992 (1587).
Parere alla III Commissione (Affari esteri)
(omisssis)
Il deputato Raffaele TISCAR (gruppo della DC) osserva che l'esame del disegno di legge di ratifica del Trattato di Maastricht suscita talune perplessità. Premesso che è un sostenitore convinto della necessità dell'integrazione europea, rileva tuttavia che il Trattato di Maastricht si fonda sul primato dell'economia rispetto alla politica. Ciò rappresentano il fallimento di un grande ideale politico, cioè quello di un'Europa politicamente unita: di fatto, l'Europa sta sorgendo invece soltanto sulla comunanza di interessi economico-monetari ma l'interesse economico, a suo giudizio, non riesce a supportare quello politico. Il Trattato di Maastricht registra un deficit di democrazia in quanto allontana dal consenso dei cittadini le sedi decisionali, essendo le istituzioni europee sedi di decisione ancor più lontane dai cittadini rispetto a quelle nazionali e tutto ciò è in contrasto con la tendenza oggi prevalente a realizzare un avvicinamento delle istituzioni ai cittadini. Inoltre il governo della moneta è completamente separato dalla politica: si pensi che in Germania il cancelliere non riesce ad avere un controllo sui tassi di interesse. La storia dimostra che il governo della moneta deve essere connesso a quello della politica e dell'economia: uno sganciamento è molto pericoloso non solo per le conseguenze economiche, ma soprattutto perché le decisioni delle autorità monetarie sono del tutto avulse dal consenso dei cittadini. Tutto questo non favorisce l'unità europea.
(...la lettura degli atti parlamentari riserva sorprese affascinanti e ci conferma nella nostra consapevolezza di non essere particolarmente originali. Ma torniamo all'attualità: nel frattempo sono uscite le linee guida sul Pandemic Crisis Support del MES. Surprise, surprise! Il nostro debito è perfettamente sostenibile! Ve lo sareste mai aspettato? Bè, intanto ora c'è un governo credibbbbile: con un premier che a inizio febbraio dice che il COVID 19 non è contagioso, un ministro della giustizia che libera carrettate di mafiosi di un certo rango, una ministra dell'agricoltura che ha in mente solo loro, una ministra dell'innovazione o di quel che l'è che serena come l'arcobaleno spiffera che l'app che ci protegge dal #viruscheuccide è stata scelta dai servizi segreti (per carità, ci possono essere mille buoni motivi per questo modus operandi: il problema è lo spiffero!...), un commissario per l'emergenza che litiga col capo delle task force e blocca ovunque le mascherine che le imprese si sono procurate per fatti loro, ecc. La credibilità, come vedete, abbonda!
Ma c'è anche un altro piccolo dettaglio: secondo l'articolo 13, comma 1, lettera b del Trattato istitutivo del MES, se il debito italiano non risultasse sostenibile, non ci sarebbe consentito indebitarci col MES! Capito, no, come funziona? La sostenibilità è una decisione politica, perché dipende da quello che la Bce deciderà di fare. Quello che succederà secondo me è piuttosto ovvio: noi dovremo entrare sotto programma, e per questo ci faranno indebitare col MES nonostante la situazione consigli prudenza. Dopo, gli altri potranno monetizzare. Accetto scommesse: dopo avrò bisogno di soldi anch'io, come tutti noi, anche se certamente meno di molti di voi - ma sapete che ne sono consapevole...)
Giovedì 15 ottobre 1992, ore 12,05 - Presidenza del Vicepresidente Nicola SAVINO
Disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione del Trattato sull'Unione Europea con 17 Protocoli allegati e con atto finale che contiene 33 dichiarazioni, fatto a Maastricht il 7 febbraio 1992 (1587).
Parere alla III Commissione (Affari esteri)
(Seguito dell'esame e rinvio).
(omisssis)
Il deputato Raffaele TISCAR (gruppo della DC) osserva che l'esame del disegno di legge di ratifica del Trattato di Maastricht suscita talune perplessità. Premesso che è un sostenitore convinto della necessità dell'integrazione europea, rileva tuttavia che il Trattato di Maastricht si fonda sul primato dell'economia rispetto alla politica. Ciò rappresentano il fallimento di un grande ideale politico, cioè quello di un'Europa politicamente unita: di fatto, l'Europa sta sorgendo invece soltanto sulla comunanza di interessi economico-monetari ma l'interesse economico, a suo giudizio, non riesce a supportare quello politico. Il Trattato di Maastricht registra un deficit di democrazia in quanto allontana dal consenso dei cittadini le sedi decisionali, essendo le istituzioni europee sedi di decisione ancor più lontane dai cittadini rispetto a quelle nazionali e tutto ciò è in contrasto con la tendenza oggi prevalente a realizzare un avvicinamento delle istituzioni ai cittadini. Inoltre il governo della moneta è completamente separato dalla politica: si pensi che in Germania il cancelliere non riesce ad avere un controllo sui tassi di interesse. La storia dimostra che il governo della moneta deve essere connesso a quello della politica e dell'economia: uno sganciamento è molto pericoloso non solo per le conseguenze economiche, ma soprattutto perché le decisioni delle autorità monetarie sono del tutto avulse dal consenso dei cittadini. Tutto questo non favorisce l'unità europea.
(...la lettura degli atti parlamentari riserva sorprese affascinanti e ci conferma nella nostra consapevolezza di non essere particolarmente originali. Ma torniamo all'attualità: nel frattempo sono uscite le linee guida sul Pandemic Crisis Support del MES. Surprise, surprise! Il nostro debito è perfettamente sostenibile! Ve lo sareste mai aspettato? Bè, intanto ora c'è un governo credibbbbile: con un premier che a inizio febbraio dice che il COVID 19 non è contagioso, un ministro della giustizia che libera carrettate di mafiosi di un certo rango, una ministra dell'agricoltura che ha in mente solo loro, una ministra dell'innovazione o di quel che l'è che serena come l'arcobaleno spiffera che l'app che ci protegge dal #viruscheuccide è stata scelta dai servizi segreti (per carità, ci possono essere mille buoni motivi per questo modus operandi: il problema è lo spiffero!...), un commissario per l'emergenza che litiga col capo delle task force e blocca ovunque le mascherine che le imprese si sono procurate per fatti loro, ecc. La credibilità, come vedete, abbonda!
Ma c'è anche un altro piccolo dettaglio: secondo l'articolo 13, comma 1, lettera b del Trattato istitutivo del MES, se il debito italiano non risultasse sostenibile, non ci sarebbe consentito indebitarci col MES! Capito, no, come funziona? La sostenibilità è una decisione politica, perché dipende da quello che la Bce deciderà di fare. Quello che succederà secondo me è piuttosto ovvio: noi dovremo entrare sotto programma, e per questo ci faranno indebitare col MES nonostante la situazione consigli prudenza. Dopo, gli altri potranno monetizzare. Accetto scommesse: dopo avrò bisogno di soldi anch'io, come tutti noi, anche se certamente meno di molti di voi - ma sapete che ne sono consapevole...)
mercoledì 6 maggio 2020
La lettera del Governo olandese al suo Parlamento
(...mentre noi dobbiamo sopportare il tono strafottente di uno dei più incompetenti e disinformati ministri della storia patria, nei paesi civili le cose vanno in un altro modo. I Governi riferiscono tempestivamente - cioè prima - ai loro Parlamenti. Qui vi riporto la traduzione - un po' affrettata - della relazione fatta dal Governo olandese al suo Parlamento, dalla quale capirete che le famose red lines del Ministro Gualtieri - le ho chiamate così perché lui capisse - sono già state ampiamente sorpassate. Ma non diciamoglielo: restiamo nel dubbio che lui non lo sappia, perché se lo sapesse, come sicuramente lo sanno i suoi funzionari, sarebbe molto, molto grave...)
Durante il precedente Eurogruppo del 7-9 aprile, i ministri hanno concordato di rendere temporaneamente disponibile la linea di credito a condizioni rafforzate (ECCL) del meccanismo europeo di stabilità (MES) agli Stati membri che desiderano farne uso per l'epidemia di COVID-19. Il prossimo Eurogruppo [dell'8 maggio, NdCN] discuterà dell'ulteriore elaborazione di questa cosiddetta linea di credito di sostegno alla crisi pandemica.
Alla videoconferenza del 23 aprile scorso i membri del Consiglio europeo hanno accolto con favore la relazione che l'Eurogruppo ha approvato il 9 aprile. Nel fare ciò, hanno invitato l'Eurogruppo a rendere operativo questo pacchetto entro il 1° giugno.
Le caratteristiche dettagliate della linea di credito MES dovrebbero essere discusse nel prossimo Eurogruppo. Queste caratteristiche dettagliate saranno quindi registrate in documenti standardizzati, che consentiranno a tutti gli Stati membri di accedere a questo strumento. Ovviamente, questa elaborazione deve essere in linea con gli accordi già concordati nella relazione dell'Eurogruppo del 9 aprile.
Alcune condizioni preliminari sono importanti per i Paesi Bassi.
Prima di tutto, come condizione d'uso della linea di credito, dovrebbe essere incluso nel protocollo d'intesa che i paesi si impegnano a utilizzare la linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell'assistenza sanitaria diretta e indiretta, la guarigione e i costi relativi alla prevenzione dovuti alla crisi da COVID-19. In secondo luogo, la linea di credito dovrebbe essere disponibile solo per la durata della crisi COVID-19. In terzo luogo, la disponibilità di credito per Stato membro dovrebbe arrivare fino al 2% del prodotto interno lordo. In quarto luogo, è importante che le procedure per la concessione del sostegno finanziario da parte del MES, contenute nel trattato sul MES, siano adeguatamente seguite. Ciò implica anche che una decisione in linea di principio da parte del consiglio di amministrazione del MES relativa all'apertura della linea di credito a tutti gli Stati membri può basarsi solo sulla disponibilità delle relazioni necessarie: un'analisi dei rischi per la stabilità finanziaria, della sostenibilità del debito e delle esigenze di finanziamento. In quinto luogo, la scadenza dei prestiti basati sul credito dovrebbe essere inferiore rispetto ai precedenti programmi di aggiustamento macroeconomico del MES.
Dopotutto, si tratta di prestiti a paesi che possono ancora accedere al mercato a tassi di interesse ragionevoli. Su questa base, ci si può aspettare che i prestiti del MES possano anche essere rimborsati in tempi relativamente brevi.
Dato il focus specifico della linea di credito sull'epidemia COVID-19, il direttore del MES ha suggerito di considerare un prezzo inferiore rispetto a quello incluso nella linea guida della politica dei prezzi. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, i costi per la linea di credito possono essere fissati a un livello inferiore rispetto a quanto prescritto nell'attuale orientamento sulla politica dei prezzi per tener conto della situazione eccezionale di utilizzo del MES, in cui i costi addebitati dal MES allo Stato membro deve sempre superare i costi di finanziamento sostenuti dal MES stesso per mobilitare le risorse necessarie.
Se viene raggiunto un accordo sulle caratteristiche della linea di credito nel prossimo Eurogruppo, si prevede che il 14 maggio si terrà una riunione del consiglio dei governatori del MES per rendere il sostegno alla crisi pandemica disponibile in linea di principio a tutti gli Stati membri. I documenti pertinenti sulla base dei quali il consiglio dei governatori può decidere di farlo saranno inviati alla Camera non appena saranno disponibili. Il Consiglio dei Ministri notificherà inoltre all'Assemblea la sua intenzione di approvare o meno la decisione. Dopo la decisione, i paesi dovranno presentare una domanda concreta per utilizzare una linea di credito su base individuale. Prima del processo decisionale relativo alla concessione di tali singole linee di credito nell'ambito del sostegno alla crisi pandemica, la vostra Camera sarà sempre informata conformemente al protocollo informativo relativo al coinvolgimento parlamentare nell'uso dei fondi e nel controllo dei fondi europei di emergenza.
Gli altri strumenti del MES rimarranno disponibili nel caso in cui un paese abbia problemi finanziari ed economici, fatte salve le condizioni di politica economica finanziaria. I Paesi Bassi hanno sempre sottolineato l'importanza di queste condizioni politiche, perché assicura che gli Stati membri emergano più forti da una crisi economico-finanziaria.
(...insisto su un punto: gli olandesi hanno ragione, dal loro punto di vista...)
(...inutile sottolineare il diverso livello di civiltà democratica degli altri Paesi. Ma il rapporto dei piddini con la democrazia è come quello che hanno con la cultura: del tutto esornativo, e per niente vissuto...)
Durante il precedente Eurogruppo del 7-9 aprile, i ministri hanno concordato di rendere temporaneamente disponibile la linea di credito a condizioni rafforzate (ECCL) del meccanismo europeo di stabilità (MES) agli Stati membri che desiderano farne uso per l'epidemia di COVID-19. Il prossimo Eurogruppo [dell'8 maggio, NdCN] discuterà dell'ulteriore elaborazione di questa cosiddetta linea di credito di sostegno alla crisi pandemica.
Alla videoconferenza del 23 aprile scorso i membri del Consiglio europeo hanno accolto con favore la relazione che l'Eurogruppo ha approvato il 9 aprile. Nel fare ciò, hanno invitato l'Eurogruppo a rendere operativo questo pacchetto entro il 1° giugno.
Le caratteristiche dettagliate della linea di credito MES dovrebbero essere discusse nel prossimo Eurogruppo. Queste caratteristiche dettagliate saranno quindi registrate in documenti standardizzati, che consentiranno a tutti gli Stati membri di accedere a questo strumento. Ovviamente, questa elaborazione deve essere in linea con gli accordi già concordati nella relazione dell'Eurogruppo del 9 aprile.
Alcune condizioni preliminari sono importanti per i Paesi Bassi.
Prima di tutto, come condizione d'uso della linea di credito, dovrebbe essere incluso nel protocollo d'intesa che i paesi si impegnano a utilizzare la linea di credito per sostenere il finanziamento interno dell'assistenza sanitaria diretta e indiretta, la guarigione e i costi relativi alla prevenzione dovuti alla crisi da COVID-19. In secondo luogo, la linea di credito dovrebbe essere disponibile solo per la durata della crisi COVID-19. In terzo luogo, la disponibilità di credito per Stato membro dovrebbe arrivare fino al 2% del prodotto interno lordo. In quarto luogo, è importante che le procedure per la concessione del sostegno finanziario da parte del MES, contenute nel trattato sul MES, siano adeguatamente seguite. Ciò implica anche che una decisione in linea di principio da parte del consiglio di amministrazione del MES relativa all'apertura della linea di credito a tutti gli Stati membri può basarsi solo sulla disponibilità delle relazioni necessarie: un'analisi dei rischi per la stabilità finanziaria, della sostenibilità del debito e delle esigenze di finanziamento. In quinto luogo, la scadenza dei prestiti basati sul credito dovrebbe essere inferiore rispetto ai precedenti programmi di aggiustamento macroeconomico del MES.
Dopotutto, si tratta di prestiti a paesi che possono ancora accedere al mercato a tassi di interesse ragionevoli. Su questa base, ci si può aspettare che i prestiti del MES possano anche essere rimborsati in tempi relativamente brevi.
Dato il focus specifico della linea di credito sull'epidemia COVID-19, il direttore del MES ha suggerito di considerare un prezzo inferiore rispetto a quello incluso nella linea guida della politica dei prezzi. Per quanto riguarda i Paesi Bassi, i costi per la linea di credito possono essere fissati a un livello inferiore rispetto a quanto prescritto nell'attuale orientamento sulla politica dei prezzi per tener conto della situazione eccezionale di utilizzo del MES, in cui i costi addebitati dal MES allo Stato membro deve sempre superare i costi di finanziamento sostenuti dal MES stesso per mobilitare le risorse necessarie.
Se viene raggiunto un accordo sulle caratteristiche della linea di credito nel prossimo Eurogruppo, si prevede che il 14 maggio si terrà una riunione del consiglio dei governatori del MES per rendere il sostegno alla crisi pandemica disponibile in linea di principio a tutti gli Stati membri. I documenti pertinenti sulla base dei quali il consiglio dei governatori può decidere di farlo saranno inviati alla Camera non appena saranno disponibili. Il Consiglio dei Ministri notificherà inoltre all'Assemblea la sua intenzione di approvare o meno la decisione. Dopo la decisione, i paesi dovranno presentare una domanda concreta per utilizzare una linea di credito su base individuale. Prima del processo decisionale relativo alla concessione di tali singole linee di credito nell'ambito del sostegno alla crisi pandemica, la vostra Camera sarà sempre informata conformemente al protocollo informativo relativo al coinvolgimento parlamentare nell'uso dei fondi e nel controllo dei fondi europei di emergenza.
Gli altri strumenti del MES rimarranno disponibili nel caso in cui un paese abbia problemi finanziari ed economici, fatte salve le condizioni di politica economica finanziaria. I Paesi Bassi hanno sempre sottolineato l'importanza di queste condizioni politiche, perché assicura che gli Stati membri emergano più forti da una crisi economico-finanziaria.
(...insisto su un punto: gli olandesi hanno ragione, dal loro punto di vista...)
(...inutile sottolineare il diverso livello di civiltà democratica degli altri Paesi. Ma il rapporto dei piddini con la democrazia è come quello che hanno con la cultura: del tutto esornativo, e per niente vissuto...)
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