Sono molto impegnato e posso occuparmi molto poco di voi. Questa cosa mi addolora, ma avremo modo di recuperare il tempo perduto. Credo che anche voi possiate apprezzare la plateale asimmetria (a tutti i livelli) del dibattito che si è aperto a "sinistra", e che sappiate fare le vostre considerazioni.
Devo anche dire che chiudere i commenti durante la conferenza di Budapest (per la quale devo preparare il paper, che verosimilmente sottoporremo a una special issue su Acta Oeconomica) è servito un po' a svezzarmi. Alla fine la maggior parte di voi viene qui, più che a leggere, a scrivere le sue minchiate, com'è giusto che sia. Questa, intendiamoci, è una cosa molto importante per me. Grazie a voi sono venuto a conoscenza di autori che mai e poi mai avrei incontrato nel mio percorso, e che sono fondamentali. Ne volete uno? Graeber, di cui vocidallestero ha recentemente tradotto un articolo spassosissimo (e illuminante), e che, come moltissime altre cose piccole e grandi (dall'effetto Dunning-Krueger all'endogenità della moneta) è stato portato nel dibattito dalla community di questo blog, passando per lo più inosservato alla maggior parte di voi (era il 18 settembre 2012, quattro anni fa).
Su questo articolo ho svolto la mia ultima lezione di politica economica e appena lo studente mi passa il file audio ve la metto a disposizione.
Intanto, vi disturbo per una frivolezza, e per un avvertimento.
La frivolezza è questa: siamo stati nominati fra i migliori siti di economia:
Per eleganza ecc., e poi quando sarà il momento di votare vi avvertirò.
L'avvertimento è il seguente: avete ancora cinque giorni per comprare il biglietto del #goofy5 con l'early bird rate di 35 euro. Non fate caso al contatore, che indica solo 36 biglietti rimanenti (il che significa che ne sono andati già 364, che aggiunti ai circa 100 fra posti riservati a relatori, staff e inviti fanno già una discreta platea). La sala in effetti può contenere circa 800 persone, quindi il posto c'è, e verranno aggiunti altri lotti di biglietti. Non credo quindi che nessuno resterà fuori (anche se a 800 dobbiamo necessariamente chiudere), ma il punto è che se volete risparmiare dieci euro, avete ancora tempo fino al 12.
A noi sapere quanti siete il prima possibile serve soprattutto per stimare il numero di ricevitori della traduzione simultanea necessari. Sì, sapete, quei graziosi oggettini che nelle edizioni precedenti avete usato per qualsiasi scopo: schiacciare le noci, giocare a frisbee, piantare chiodi nel muro... Ecco, invece servivano a capire cosa stessero dicendo i relatori stranieri! Colpa mia che non ve l'avevo spiegato. Ne pago le conseguenze sopportando talora alcuni commenti lievemente imprecisi. Purtroppo ce ne sono, accanto a tanti così pregnanti da restarmi scolpiti in memoria a distanza di anni (come vi ho appena dimostrato), e certo la colpa non è vostra, ma mia, perché non avendovi spiegato il corretto uso del ricevitore, vi ho esposto al rischio di perdervi il meglio dei nostri convegni...
Quest'anno, mi raccomando, i ricevitori usateli bene, anche perché di italiani non ce ne sarà nessuno (fra i relatori: ci sarà però il comitato scientifico di a/simmetrie).
Il fatto è che, per chiudere in epanadiplosi, nel nostro paese il dibattito è, come dire, ancora un po' acerbo, e se vogliamo continuare ad essere un'avanguardia intellettuale sarà giocoforza rivolgere, da veri europei, lo sguardo al resto del mondo...
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
venerdì 7 ottobre 2016
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Oggi, mentre guidavo di ritorno da lavoro, ho ascoltato alla radio un intervento di Fassina sulla nota al Def e le ottimistiche previsioni sulla crescita di Padoan. L'esordio è stato promettente, aveva pure un tono quasi incazzato: non si può continuare a discutere di zero virgola, è inutile prendersi per i fondelli, questi numeri non stanno né in cielo né in terra, bisogna cambiare l'impianto della manovra, tutta questa manfrina è ridicola perché si basa su teoria economica fallimentare che porta a deflazione salariale e distruzione della domanda interna. Qui mi sono drizzate le antenne e mi son detta dai, stavolta ci siamo. E invece nulla: alla fine ha detto che bisogna fare spesa pubblica.
RispondiEliminaPs. Primo Goofy per me e il fidanzato. Mi sento come una bimba che va al luna park :)
Non ho ascoltato l'intervento di Fassina alla radio. Ma ho ascoltato Fassina dal vivo in occasione della presentazione del libro del prof. Cesaratto organizzata al Cenacolo della FULM. In quella sede, Fassina è andato oltre, affermando di riconoscersi nell'analisi compiuta da Cesaratto e da quanti da tempo hanno messo in evidenza l'insostenibilità dell'euro, architrave di un sistema edificato per creare deflazione salariale. Ho così preso la parola, reagendo ad un intervento di uno degli uditori che aveva voluto riproporre la trita chiave di lettura degli italiani casta-corruzione-spesa pubblica improduttiva e compagnia litanieggiante autoflagellante. Prima di replicare all’autorazzista, elencandogli l'ultima serie degli scandali targati "uber alles” (che cosa c’è di più corrotto che condannare un altro popolo?) e rammentandogli come fosse in quel momento seduto al centro di Roma, a pochi passi da monumenti considerati patrimonio dell'umanità ed edificati nei millenni grazie alla capillare corruzione italica da lui tanto disprezzata, ho sollecitato l'onorevole Fassina a considerare un passaggio dell’ultima fatica di Cesaratto dedicato all’abiura compiuta dalla sinistra italiana, con maggior forza dopo la caduta del muro di Berlino, nei confronti di tutto ciò che si identifica con lo Stato. Ho voluto ricordare che se è vero che Marx (ed Engels) preconizzava il superamento dello Stato (Engels parla di estinzione), è però altrettanto vero - ma viene taciuto - che tale superamento si sarebbe dovuto realizzare solo dopo che il proletariato si fosse impossessato dello Stato, non prima. Una lezione meglio approfondita da Lenin in “Stato e Rivoluzione”, che la sinistra italiana ha troppo affrettatamente archiviato nel dimenticatoio: come ricorda Cesaratto nel suo libro, “in economia o sei un leninista o non cambierai nulla”. Questo perché non puoi pensare di trasformare le cose se, pragmaticamente, ti astrai dal contesto. E il contesto è stato che per inseguire il sogno di impadronirsi dello Stato per estinguerlo, la sinistra ha dapprima estinto il proletariato, per poi diventare ingranaggio di un’Entità sovrastatale che però agisce secondo regole già fissate e non modificabili. L’onorevole Fassina non ha risposto a questa osservazione, cui invece ha dato riscontro il prof. Cesaratto, ma, al termine dell’incontro, mi si è avvicinato, assieme alla prof.ssa Stirati (credo che fosse lei), per anticiparmi che il giorno dopo sarebbe stata pubblicata sul Manifesto la risposta a più firme alla sciagurata resa incondizionata del prof. Lunghini e per aggiungere, mestamente, che l’osservazione era corretta, ma che ormai il danno era irrecuperabile. L’onorevole Fassina ipotizza uno scenario per nulla dissimile da quello disegnato dal prof. Bagnai: è più che consapevole che la sinistra verrà travolta e che per la sua ricostruzione occorreranno anni. Anni in cui ci si dovrà rimboccare le maniche, studiare e lavorare sodo. La sua non credo sia una resa; credo invece sia una presa di coscienza e penso che sia grato all’opera di divulgazione di questo sito. Quando infatti la professoressa Stirati rivolgendosi al sottoscritto ha affermato (non senza tradire compiacimento): “Le tue argomentazioni erano familiari; tu sei uno di quelli che segue il sito di Bagnai”, prima ancora che io potessi dire “Dio benedica goofynomics”, l’onorevole Fassina ha immediatamente sottolineato l'importanza dell’attività svolta dal prof. Bagnai. Il problema, dunque, non è Fassina. Il problema è il contesto. E, in questo contesto, tutt’altro che favorevole, mi permetto di aggiungere, occorre procedere per piccoli obiettivi, come nella guerra di resistenza. Senza stare a discutere di chi siano i compagni di lotta: se di destra, più o meno estrema, più o meno storica o ‘travagliata’, oppure se berlusconiani, se grillini, se demopomicini od infine se di sinistra, più o meno nutellata. In questo momento, l’obiettivo è il referendum. E’ la nostra linea del Piave. Hic Rhodus, hic salta.
EliminaFassina è lo zero virgola della politica, è il due di coppe quando briscola è spade, quello che dice o fa non conta niente. Anche se dicesse sempre cose giuste belle e buone, anche se diventasse il Verbo, sarebbe sempre il più completo e pieno vuoto totale.
RispondiEliminaIo vengo per leggere, però una minchiata ogni tanto la butto lì...
Quest'anno la crisi morde e per la prima volta non potremo essere presenti,dovendo scegliere tra partecipare al Goofy5 o continuare con il contributo mensile ad Asimmetrie scelgo la seconda.
RispondiEliminaAndremo di streaming se ci sarà.
Intanto grazie Alberto.
Grazie a lei perchè mi ha dato gli strumenti e le competenze per poter leggere "Sei lezioni di economia" di Cesaratto.
RispondiEliminaA proposito di approcci transdisciplinari alle tematiche economiche ('post-Methodenstreit', per dirla in maniera più figa), esattamente due anni fa Il velo di Maya, in uno scambio di battute su Piketty, oltre a consigliare la lettura di quello stesso Harvey così acutamente 'psicanalizzato' da Forte nell'articolo rilanciato dal prof, citava (come ho 'riscoperto' gugolando ex post) un altro autore in cui, grazie a una recentissima e benemerita traduzione, sono fatalmente inciampato giorni fa in libreria. Sperando di non rivelare l'acqua calda, rappresento il lieve soprassalto che mi ha colto nell'apprendere che nel 2004, a complemento/collaudo della sua serrata, ben documentata e 'realistica' trattazione sulla natura della moneta - incentrata sull'interpretazione della stessa come costrutto/istituzione sociale formalmente espressione di rapporti di forza variabili ma essenzialmente ancorata alla funzione di unità di conto - questo simpatico signore nonché professore a Cambridge affermava, tra le altre, le seguenti cose su un argomento all'epoca (eh già, acqua passata) di stretta attualità:
RispondiElimina"I termini dell'accordo fiscale del secondo dopoguerra si sono estesi a tutto il mondo capitalista dopo Bretton Woods, ma l'eurozona li ha istituzionalizzati come nessun altro. Qui la moneta non è più, in termini keynesiani, 'peculiarmente una creazione dello stato'. Al contrario, l'euro sarà una pura moneta privata, creata su richiesta esclusiva di agenti privati da banche obbligate a rispettare gli obiettivi fissati dalla banca centrale sostenuta dalle aspettative dei mercati finanziari. [...]
[Con l'istituzione dell'euro] i termini dell'accordo tra le principali classi coinvolte nelle relazioni sociali della produzione monetaria sono stati modificati. L'effetto combinato dei criteri fiscali di Maastricht e, aspetto forse ancora più importante, della riduzione del potere sovrano di monetizzare il debito pubblico attraverso vendite di titoli privilegiate è che la solvibilità degli undici paesi dell'eurozona è non negoziabile. [...]
[1 - continua]
[segue 1]
RispondiEliminaCon la perdita virtuale della capacità di creare moneta e l'obiettivo esclusivo della stabilità dei prezzi in capo alla BCE, il potere degli stati membri di infuenzare la produzione e l'occupazione in direzione espansiva è andato perso. Va sottolineato che ciò non implica soltanto una limitazione dei potenziali pericoli del rispondere ai voleri dell'elettorato in democrazia e al riaffacciarsi dei cicli politici inflazionistici degli anni Sessanta e Settanta. Piuttosto, gli accordi vigenti rendono più difficile introdurre le misure ritenute necessarie per evitare la recessione e l'aumento della disoccupazione. Data l'esistenza di un mondo in cui tutti gli stati-nazione indipendenti più grandi di Panama [...] hanno una propria moneta, perché gli undici stati europei hanno accettato di rinunciare alla loro sovranità monetaria? [...] Gli ostacoli culturali e linguistici alla mobilità del lavoro chiaramente squalificano l'eurozona come AVO. [...] Una moneta unica può essere uno strumento di consolidamento del mercato perché ne aumenta la trasparenza [...] e riduce i costi di transazione e i rischi legati al tasso di cambio. [...] I critici tuttavia considerano questi vantaggi poca cosa rispetto alla rinuncia a una politica monetaria indipendente, per quanto limitata dal potere dei mercati valutari internazionali. [...] Nello specifico, il timore è che il sistema di Maastricht impedisca agli stati di ricorrere alla spesa e all'indebitamento pubblico per evitare una recessione grave e l'aumento della disoccupazione. [...]
La mancanza di una sovranità politica paneuropea ha rafforzato l'imposizione di regole procedurali monetarie anziché l'uso discrezionale della moneta come strumento di politica economica. [...] Le relazioni sociali di produzione dell'euro si basano sul duplice assunto che la moneta debba essere un mezzo neutro di scambio e che la stabilità dei prezzi sia la chiave del successo economico (a lungo termine). La questione della legittimità non viene presa in considerazione. [...]
[2 - continua]
[segue 2]
RispondiEliminaEsiste un'ampia varietà di modelli macroeconomici incommensurabili del breve periodo che potrebbero facilmente applicarsi a diversi interessi economici nazionali o settoriali (lo scetticismo del Cancelliere dello Scacchiere britannico sull'ingresso nella moneta unica si fonda proprio su questi dati). Data la mancanza di una sovranità politica europea, questa divergenza economica sarebbe intollerabile (ma ciò non vuol dire che non possa manifestarsi). [Inoltre] la teoria ortodossa ha difficoltà a comprendere la natura del ruolo della moneta in due fenomeni costanti delle economie capitaliste: la deflazione e la crisi monetaria. [...] Il concetto di moneta neutrale come mezzo simbolico di scambio distoglie l'attenzione dal fatto che la moneta consiste nella rete sociale di credito e debito dell'economia capitalista. La moneta è costituita dell'integrità del sistema dei pagamenti che, se messo in pericolo da insolvenze su larga scala, può innescare una reazione a catena e portare a una crisi monetaria. Controllare questi eventi facendo da prestatore di ultima istanza è probabilmente il ruolo più importante e indispensabile di una banca centrale, molto più che garantire la stabilità dei prezzi. [...] Se i parametri di Maastricht si dimostrano inefficaci, sulla base di quale autorità vengono prese le misure extra? Poiché la moneta non è un 'velo neutro' ma un'arma nella 'battaglia economica dell'uomo contro l'uomo', la legittimità e l'efficacia di qualsiasi sistema monetario dipende in ultima analisi dell'applicazione e/o dell'accettazione di un compromesso tra i principali interessi, ovvero creditori e rentiers, le classi debitrici di produttori e consumatori e lo stato stesso. La potenziale debolezza dell'euro di fronte a una potenziale crisi finanziaria [oltre che dalla mancanza di una sovranità politica paneuropea, dipende dal fatto che] il sistema di Maastricht, fondato sul predominio degli interessi dei creditori e dei capitalisti monetari globali, è stato imposto agli altri grandi interessi radicati territorialmente, quelli di produttori e consumatori. [...] Secondo Goodhart, 'il momento cruciale per l'eurozona arriverà quando un (grande) paese sarà obbligato dal trattato a imporre misure fiscali deflazionistiche nel momento in cui la sua economia sta attraversando una stagnazione peggiore'. [...]
[3 - continua]
[segue 3]
RispondiEliminaFondandosi su relazioni sociali reali, la moneta è un elemento attivo nella vita sociale: in termini weberiani, un'arma, come ho ripetutamente sottolineato. [...] Facendo propria la concezione della moneta come mezzo neutro di scambi economici privi di attriti, il Trattato di Maastricht ha tentato di disinnescare l'arma. Così facendo, l'UE ha temporaneamente indebolito se stessa. La logica della situazione lascia pensare (ma ovviamente non può mai determinare) che riacquisterà potere mettendo la sua moneta nelle mani di un organismo sovrano."
Decisamente, l'economia non è una scienza. Ma essendo comunque un'esigenza, è evidente che la differenza, al di là dell'onestà, non può che farla l'intelligenza.
La democrazia è affidata ad altri tempi e altri uomini. Non necessariamente Europei.
RispondiEliminaLuciano Canfora - La democrazia. Storia di un'ideologia. (citato a memoria)