giovedì 17 giugno 2021

Moratorie

Poc'anzi su Twitter Alessandro Braglia ha "posto alla nostra attenzione" il tema delle moratorie bancarie. Nel ringraziarlo per l'affettuosa sollecitudine mi limito a osservare che il tema ci era ovviamente ben presente, tant'è che i nostri europarlamentari, quei brutti nazixenofascioleghisti con cui le associazioni di categoria danno ordine di non parlare fino a quando non è troppo tardi per farlo, avevano scritto qualche tempo fa a José Manuel Campa:


(la lettera la trovate o ritrovate qui), per chiedere su questo tema, di cui all'epoca nessuno parlava perché nessuno era consapevole, un'attenzione che a giudicare dalla risposta:


(che trovate qui), non mi pare ci sia esattamente stata.

Ora, il tema è molto semplice: non siamo noi ad aver voluto questo mondo, queste regole assurde di cui gli altri farisaicamente denunciano in ritardo l'irrazionalità. Questo mondo lo ha voluto soprattutto chi ora ne è vittima, ma, grazie al prezioso lavoro degli operatori informativi e di alcune associazioni di categoria, è stato istruito a denigrare nel nostro Paese e non sostenere nelle sedi internazionali il nostro lavoro.

Quindi, forse, si potrebbe anche dire che ognuno ha il diritto di vivere nel mondo in cui ha scelto di vivere.

O no?

3 commenti:

  1. Buonasera a tutti ,
    ho posto l’attenzione su tematica già nota negli ultimi mesi. (anche 2020)

    Ora nuovamente d’attualità per il mondo bancario a fronte della proroga moratoria da fine giugno a fine dicembre 2021.

    La deadline per i clienti recente è stata il 15 giugno. Ora per le banche si apre la questione delicata delle posizioni che concretamente sono da prorogare. (Vedasi classificazione eventuale msiure di forbearance, maggiori accantonamenti, Etc)

    Nelle precedenti proroghe ci si è salvati con la regola dei 9 mesi e altri parametri, dando inoltre continuità ai vari interventi governativi.

    Ora purtroppo vi è uno scollamento temporale e agevolativo, tra aiuto governativo e regole autorità sovranazionali più restrittive.

    Cerchiamo nei limiti del possibile di sostenere le nostre imprese e il sistema finanziario nel complesso. Evitando dannose penalizzazioni. Saluti a tutti

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  2. Ogni nazione ha il governo che si merita (Joseph de Maistre)

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  3. Il tema delle moratorie bancarie è centrale e nel momento in cui esse termineranno rischiamo di avere un numero elevato di imprese che non riusciranno, a causa dell’entrata in vigore della nuova definizione di default, ad accedere al credito. Al netto delle regole attualmente in vigore e di chi le ha accettate senza intervenire con tempestività sarebbe opportuno ragionare su come poter limitare eventuali carenze di liquidità alle imprese.

    In primo luogo un’ulteriore proroga della moratoria appare necessaria in quanto le difficoltà di parecchie imprese si percepiscono su tutto il territorio nazionale.

    In secondo luogo sarebbe importantissimo trasformare i prestiti erogati alle imprese e garantite sul FCG in contributo in conto capitale consentendo, quindi a queste ultime, di rimettersi dagli scenari post pandemia. Tali i finanziamenti sono stati erogati dagli istituti di credito con loro capitale derivante dalla raccolta effettuata attraverso l'accensione dei conti correnti dei depositanti. In tale situazione nel bilancio bancario i finanziamenti sono degli impieghi e quindi i mancati ricavi che si verificherebbero nel caso di trasformazione del finanziamento in contributo in conto capitale dovrebbero necessariamente essere coperti da un intervento pubblico. La soluzione rappresentata consentirebbe anche di liberare da potenziali default di imprese il FCG.

    Questa ipotesi è di difficilissima percorribilità in quanto ci troviamo, stante l’attuale quadro normativo, a considerare vari aspetti:



    1) l’aiuto all’impresa se consideriamo il finanziamento a quest’ultima trasformato in contributo;

    2) l’aiuto al finanziatore in quanto come già rappresentato bisognerebbe coprire il mancato ricavo dell’istituto e cioè, se le rate del finanziamento in tutto o parzialmente diventano contributo, l’importo considerato deve essere ristornato al finanziatore altrimenti il bilancio di quest’ultimo può essere compromesso con tutte le conseguenze del caso.



    Alla luce delle vigenti norme bisognerebbe negoziare con la Commissione un aiuto di questo tipo, se la cosa riuscisse le imprese avrebbero un importante aiuto e fronteggerebbero la crisi un po’ meglio, contestualmente le banche che riceverebbero il contributo a compensazione delle mancate restituzioni previste dal piano di ammortamento rientrerebbero delle risorse e non si troverebbero ad affrontare il problema degli NPL e del rispetto della normativa del Calendar Provisioning.



    In terzo luogo si potrebbe ipotizzare un intervento di provvista pubblica a vari finanziatori che erogano credito alle imprese in modo da ridurre l’accantonamento di questi ultimi a presidio del rischio di insolvenza del debitore secondo quanto è previsto dalla normativa.

    Esistono vari esempi di questo intervento che sono già operativi e forse questa modalità potrebbe essere utilizzata in misura più importante dato l’eccezionalità della congiuntura economica.

    Il problema è che anche questo caso ci troviamo ad affrontare la normativa sugli aiuti di stato.

    L’attuale regolamentazione prevede che tali interventi possano essere effettuati in regime “De minimis” che prevede che un’impresa possa cumulare in tre anni un aiuto di importanza minore fino al massimale di 200.000,00 euro. Se invece si volesse utilizzare un’altra tipologia di aiuto è necessario che quest’ultimo sia soggetto a notifica ed eventualmente contrattato con la Commissione. A questo proposito gli orientamenti dell’Unione europea non sono favorevoli a concedere ad un’impresa un finanziamento con totale provvista pubblica in quanto si vuole una compartecipazione del rischio da parte del finanziatore.

    Sarebbe interessante quantificare quanto costerebbero la prima o la seconda misura o entrambe in termini di risorse.

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