mercoledì 17 maggio 2017

PIIGS (il film)

(...ricevo da un amico questa recensione che vi sottopongo. Il film è piaciuto anche a Vladimiro Giacché. Sotto vi dico cosa ne penso io...)



Tre giovani registi indipendenti hanno realizzato un film documentario “Piigs” che ricorda per alcuni aspetti “Inside Job” (documentario del 2010 sulla crisi finanziaria USA) e le storie proletarie di Ken Loach, con riferimento a una Cooperativa sociale costretta da molte difficoltà a causa dei vincoli e le restrizioni imposti ai finanziamenti pubblici. Narrato da Claudio Santamaria e con interviste a Noam Chomsky, Yanis Varoufakis ed Erri De Luca, e ad altri economisti [Ndc: altri?] esperti di economia europea e internazionale tra cui spiccano Paul De Grauwe e Warren Mosler, il film lavora su vari livelli e con l’ausilio degli esperti di economia riesce a chiarire con sufficiente rigore intellettuale gli effetti microeconomici e macroeconomici delle misure di politica fiscale restrittiva imposte agli stati europei dopo l’adozione della moneta unica. In particolare attraverso il piano macroeconomico, ben descritto da De Grauwe, si comprende l’effetto pro ciclico delle misure adottate sotto forma di riforme strutturali nei vari paesi (essenzialmente Italia e Grecia, ma chiaramente anche Spagna e Portogallo) e il fallimento cooperativo che ha caratterizzato l’azione dei governi di fronte alla crisi del 2009 e le sue fasi successive. Il mancato realizzarsi di una piena cooperazione tra i paesi dell’area euro sotto forma di una pronta e adeguata redistribuzione fiscale dal centro alla periferia (Piigs), in presenza dello shock esterno USA della crisi bancaria e l’avvitamento nella recessione che ne consegue. Il fattore ideologico sottostante, relativo all’ideologia dominante nelle stanze del potere, di chiara matrice neo liberista è ben tratteggiato anche grazie alle efficaci interviste a Milton Friedmann dipinto come il demonio liberista. Sul piano microeconomico l’io narrante (Santamaria) riesce attraverso le parole di Mosler a esemplificare bene come non ci sia frattura tra gli effetti microeconomici e macroeconomici delle misure adottate per smantellare lo stato sociale in Europa. La crisi importata dalle banche USA costringe i Piigs, a causa dell’impossibilità di compensare lo shock esterno con una svalutazione del cambio, a ripiegare su pesanti misure di deflazione interna, che colpiscono sul piano microeconomico le aziende più deboli che si fondano sul volontariato, fino alla penosa umiliazione degli esseri umani che le compongono…
Sul piano più alto delle ideologie, dell’analisi geopolitica e spiccano le parole di Chomsky, Erri De Luca e la testimonianza diretta di Varoufakis. Alla radice del male sociale resta, secondo la maggioranza degli intervistati, il disegno incompleto dell’euro, dove a fronte di una partenza con chiari svantaggi comparati per i Piigs non è stato disegnato un corretto schema di piena cooperazione e redistribuzione fiscale dai paesi vincitori ai vinti, né un adeguato meccanismo di uscita graduale per chi non riesce a nuotare con destrezza. L’euro resta un motore apparentemente immobile, ma è in realtà un satellite in rotta di collisione con la terra (proprio come nel film Melanconia la luna) e gli stessi artefici della costruzione dell’Hotel California  ammettono oggi l’esistenza di numerose asimmetrie nella possibilità di intervenire a favore degli stati e di classi intere della popolazione, che soffrono gli effetti dell’austerità fiscale eccessiva, una volta che gli stati si siano trasformati da distributori di beni e servizi per gli svantaggiati a meri impostori, ossia prenditori di tasse sempre più alte. Il film si chiude con le parole di Erri de Luca che sottolinea come gli aspetti demografici (sempre alla radice degli effetti economici) siano ancora (lievemente anche per effetto dei controlli dei media) a sfavore degli oppressi, una classe di pochi e male organizzati giovani individui contro la classe dominante dei vecchi artefici, che non mollano l’osso già ampiamente spolpato e faticosamente conquistato nel dopo guerra.


(...cosa ne penso? Che chi parla di disegno incompleto dell'euro non ha capito cosa sia l'euro, cioè non ha letto il libro che spiega cos'è - o i paper sui quali quel libro si basa, un po' meno accessibili. Penso anche che chi consente a certi personaggi di presentare le cose in questo modo non sta facendo un'informazione molto scrupolosa: siamo pur sempre nel 2017! Questo ovviamente nulla toglie al valore artistico, e magari anche politico, del film: alla fine laggente si convincono con le mozzioni, più che con le quazzioni, e quindi se vogliamo che laggente si ribellano, un discorso non pienamente coerente, ma emozionalmente forte, può avere un suo valore. Bach e Baglioni hanno in comune due lettere e dodici note: è pur sempre un inizio... D'altra parte, voi lo capite bene: perché mai al mondo Nord e Sud avrebbero dovuto cooperare? Perché mai si sarebbe dovuta verificare una redistribuzione da Nord a Sud? Che fosse necessaria lo si sapeva - Mundell (1961) - e che non fosse politicamente proponibile anche - Kaldor (1971). Quindi? Quindi il disegno era perfetto e ha prodotto i risultati che doveva produrre: la distruzione del welfare, come era chiaro a Featherstone (2001). Piagnucolare "autteità bbutta attiva" come il fariseo De Grauwe non ci porta da nessuna parte. Il piddino andrà al cinema, verserà la lacrimuccia, uscirà sentendosi migliore, penserà che il giorno dopo, oltre a ritirare i vestiti in lavanderia, dovrà anche chiedere "un'altra Europa", poi se ne dimenticherà - dell'Europa, non dei vestiti - e la cosa finirà lì. Quando nostro Signore ha detto che "la verità vi renderà liberi", non si è dimenticato di aggiungere "diffidate dalle imitazioni": lo ha semplicemente scritto fra le righe. Questo il mio pre-giudizio. Dopo di che, segnalare - andando a vederlo - che un lavoro su questo tema interessa è comunque un atto politico importante, quindi se vi capita andateci. Pare che sia un film bello, e il valore estetico prescinde dal contenuto politico: l'Iliade è un elogio dell'imperialismo, che è una cosa brutta, ma può evidentemente essere raccontata in modo bello - ancorché lievemente sessista. Lì la colpa, anziché dell'austerità, pare fosse di Elena: ma chi sa leggere fra le righe capisce benissimo com'era andata. Può anche darsi che smentiate il mio pregiudizio: magari qualcuno ha già elementi per farlo. Certo, Erri De Luca - economista come Scacciavillani - che fomenta la guerra intergenerazionale fra poveri non è un buon viatico, come non lo sono il compianto Donald o Efialte. Però su questo sarei indulgente: se vuoi fare un film che laggente vedono, devi usare pupi che laggente conoscono. Bene, vi lascio: devo rispondere a John, e devo andare a suonare a Gavirate della musica che laggente non capiscono...)

94 commenti:

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    1. @Fabio Pini

      Volevi sottolineare che il film citato si intitola Melancholia?

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  2. I piddini non credo che andranno a vederlo in massa, comunque. A me - con tutto che meglio così che niente - non è piaciuto molto. In particolare, non mi ha convinto che ruoti intorno alle vicende di questa cooperativa, perché lascia l'idea che l'euro danneggi in qualche modo "gli ultimi". Ma è peggio ancora di così: la funzione devastante dell'euro è ben più ampia, più sistematica, più generale. Il piddino potrebbe uscire dicendo "povere cooperative per diversamente abili", invece bisognerebbe uscire dicendo "povero ME". Questo nella campagna di lancio il film in effetti lo dice, ma poi mi sembra che il discorso realmente trasmesso si faccia un po' fuorviante. Stupita nel ritrovare Rampini tra i campioni del mondo antilibbberista. Non che l'abbia mai molto seguito, ma mi ricordo un suo libro con De Benedetti e Daveri. Anche dare tanto spazio a Barnard non so quanto sia funzionale alla comunicazione corretta del contenuto.
    Non so: nella mia esperienza la questione dell'euro è qualcosa da capire, razionalmente. Una volta che hai afferrato il meccanismo, non è più tanto questione di emozioni, ma di logica. Non so se il film aiuti veramente in questo senso.

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  3. Visto con la mia ragazza, completamente a digiuno di economia e politica. Neanche a metà mi fa "ma allora perché non usciamo dall'euro?". Non mi è sembrato un film alroeuropeista, anche se hanno intervistato personaggi alquanto dubbi, alla fine comunica un messaggio forte e chiaro: si sta male per colpa dell'Europa e dell'euro. Non propone ricette riformistiche, al limite dimostra come le misure prese negli USA siano inattuabili da noi, e nei titoli di coda compare il celebre video di amato che ammette candidamente che leuropa in fondo è stata uno sbaglio

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    1. Mi hanno detto che il montaggio è molto efficace.

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    2. Per me le dichiarazioni finali di Amato sono la parte migliore.

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  4. Il commento di "PIIGS" mi ha subito creato un parallelo con lo stralcio di un racconto breve dell'immortale DINO BUZZATI, tratto dalla raccolta “Le notti difficili” (1971), scritto in prossimità della sua scomparsa che, Mauro Bottarelli, proprio ieri ha ricordato in un suo articolo:
    “…sei morto. Ti sei integrato, ti sei omogeneizzato… hai trovato l’equilibrio, la tranquillità e la sicurezza. E sei un cadavere. La morte fisica è un fenomeno esterno banale… Ma c’è un'altra morte, che qualche volta è ancora peggio. Il cedimento della personalità, l’assuefazione mimetica, la capitolazione all’ambiente, la rinuncia a se stessi. Guardati in giro, parla con la gente. Ma non ti accorgi che sono morti il 60%? Spenti, piallati, asserviti. Tutti che desiderano le stesse cose, che fanno le stesse cose… Ti sei conformato, ti sei aggiornato, ti sei tagliato le spine, hai dato le dimissioni da pazzo, da ribelle, da illuso. E perciò adesso piaci al grande pubblico. Il grande pubblico dei morti…”

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  5. Ma Erri De Luca è sicuramente il pupo sbagliato.
    Purtroppo (per lui e per chi lo sta a sentire) non ha alcuna comprensione di certi fenomeni e pertanto risulta "debole".
    In qualsiasi tipo di confronto su questi temi anche uno quaqquaraquà di passaggio lo schiaccerebbe senza problemi.
    L'effetto sarà quello da lei descritto: gestione del dissenso, anche questo funzionale al "disegno" TINA, e (forse mi spingo un po' oltre non avendo visto il film) elaborazione della sconfitta da parte dei vinti.

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  6. Non ho visto il film ma se questa sorta di velo di omertà sull'euro comincia in una qualche maniera e a scala più ampia ed immediata a squarciarsi , a mio modestissimo parere, ben venga poi ciascuno potrà decidere se approfondire o meno. Non sara l'ottimo ma è pur sempre qualcosa

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    1. Posso essere d'accordo. Rifletti però bene sul fatto che a seconda di come il velo lo squarci, apri panorami diversi. E siamo nel 2017.

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    2. Nota: altri commenti segnalano che, in coerenza col cast, lo scopo non è attirare l'attenzione sull'euro...

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    3. Mai visione fu più consigliata.
      L'euro viene tirato dentro fino alla punta dei capelli.
      Non fosse altro che per il discorso chiaro ed esplicito: "Il debito pubblico denominato in Euro è come se fosse denominato in una valuta straniera che è come essersi venduti anima e corpo".

      Ma il film questi l'hanno visto o lo ascoltavano mentre sul cellulare stavano su Juve-Barcellona?

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    4. Sì? È un discorso chiaro? Se avessi parlato così chiaro temo che sarei solo. Ma sono d'accordo con te sul fatto che in certi contesti certe frasi a effetto possono funzionare e sono quindi la scelta più giusta.

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  7. Chomsky appartiene a quel tipo di sinistra che vede solo I mali altrui

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    1. Chomsky è americano, quindi o non vuole o non può capire la nostra situazione e ne ha dato ampia prova.

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  8. Erri De Luca chi? L'"economista" che a prescindere, senza valutare caratteristiche e particolarità dell'inchiesta in corso, ha fatto il panegirico delle ONG in quanto tali, assieme a Saviano?
    Tutti questi ex di qualcosa che fu, con l'età non danno il meglio di sé.

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  9. Ho visto PIIGS la settimana scorsa. Al termine del film ci si collega col regista, via skype, a cui si possono rivolgere domande. Le mie: 1) perché non c'è Bagnai 2) ma l'intento è davvero la sovranità? io sento puzza di Plan B. Le risposte sono state: 1) Non potevo metterci tutti nel film, quindi meglio Fassina (scusate il termine) 2) Sei il primo che mi dice che l'idea di sovranità non si evince chiaramente. Seguita supercazzola.

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    1. In questo sono stati preveggenti perché io e Stefano siamo ormai incompatibili.

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  10. Uno dei concetti piu' importanti che qui ho appreso - e che e' gia' ben sintetizzato in alto sulla pagina, e' la neutralita' del conflitto di interessi. Invece le prediche su "giusto" e "sbagliato" ammorbano l'aria nonche' intorbidiscono le analisi. Certo che una cooperativa solidale e' bella e buona mentre la banca e' brutta e cattiva, ma eventually alla maggior parte delle persone servono entrambe - e forse la banca di piu'!

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  11. Avevo visto pubblicità del film sui social,ma non lo andrò a vedere per i motivi che lei ha sintetizzato all'inizio del suo commento. Nel 2017 non mi possono venire a parlare di disegno incompleto dell'euro, sono un Ingegnere ma cosa sia l'euro e per cosa sia stato perfettamente progettato l'ho capito pure io.

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  12. Non è che questa recensione acida viene dal fatto che la maggiore fonte di ispirazione per il film é il lavoro di Barnard, e che tra i protagonisti c'è Barnard e non Bagnai?

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    1. Ma allora potevano chiamare Barnard a presentare il film!

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    2. Se Alberto invidiasse Barnard, non sarebbe Alberto, ma Barnard. Il che gli impedirebbe di invidiare Barnard, spingendolo a invidiare piuttosto Alberto. Ma poiché Alberto è Alberto e non Barnard, non potendo invidiare se stesso tanto meno può invidiare Barnard, non godendo l'invidia della proprietà commutativa. La sua ipotesi mi sembra per tanto condurre ad un assurdo

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  13. se non si dice per filo e per segno come stanno le cose ,qualsiasi discorso diventa solo un inganno ,quello ho subito per anni grazie alla propaganda dei media

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  14. Barnard è passato all'introspezione e alla crescita spirituale...non credo sia reperibile

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  15. Mentire, travisare, dire mezze verità, dire cose sbagliate, imprecise, lacunose...ma anche basta!

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  16. Quando ho visto per la prima volta la locandina del film e i nomi dei partecipanti ho avuto un senso di irritazione e di rifiuto, a parte che al cinema non ci vado da secoli, ma poi nei piccoli centri nemmeno sarà in programmazione. La penso come Nat. Inoltre, quanti films, quanti libri, documentari di denuncia abbiamo visto e letto in tanti anni senza che ci fosse chiaro cosa ci stava succedendo davanti agli occhi. Poi qualcuno fa gli incontri giusti (cioè questo Blog e ciò che ne consegue) per caso, ma forse proprio un caso non è, e capisce che deve ricominciare da capo. Questo è un percorso che richiede impegno e un enorme lavoro su se stessi e spesso si fa in solitaria perché non si riesce a comunicare nemmeno alle persone che ci stanno più vicine: è una solitudine però che usufruisce del supporto di tanti maestri. Non mi so spiegare perché questa storia del film mi ha fatto pensare a una riflessione di poco tempo fa. Mio padre da fanciullo povero, in piccolo paese del sud, leggeva "I Miserabili", quando è venuto a fare l'operai al Nord, i compagni di lavoro gli spiegavano "Il Capitale", poi lui leggeva tanto, soprattutto libri sulla I e II guerra. Mi sono portata a casa i suoi libri e mettendoli a posto mi sono trovata tra le mani gli ultimi, e qualcuno glielo abbiamo regalato anche noi figli: Aiugias, Stella e Rizzo, Odifreddi, Travaglio, Saviano, Erri De Luca: che tristezza.
    Non mi aspetto di vedere la fine di questo incubo, spero, vista l'età, di non vedere il peggio che verrà. Mi accontento di lavorare per sviluppare, come dice il Prof., l'orecchio musicale e per farlo non ci serve questo film, ma come sempre ci serve la "verità".

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    1. "Questo è un percorso che richiede impegno e un enorme lavoro su se stessi e spesso si fa in solitaria perché non si riesce a comunicare nemmeno alle persone che ci stanno più vicine"
      condivido!
      ieri parlando con una lady che "Leuropa deve cambiare" dopo aver ascoltato 15 min di supercazzola mi sono arreso e con faccia compunta gli ho risposto:"boh, può essere...apriamo un'altra bottiglia?"

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  17. L’Iliade è anche un racconto sull’uomo, sulle sue paure, sulle sue illusioni, sui demoni che lo governano, anche se racconta solo gli ultimi cinquanta giorni di una guerra lunga dieci anni. La guerra scaturisce perché ad un certo punto al re degli dei vennero a noia gli uomini e cominciò così a desiderarne la loro distruzione. Scatenò questa guerra col preciso scopo di mettere i popoli nella condizione di eliminarsi a vicenda. Mi è capitato ultimamente di riprendere a leggere in prosa il ciclo troiano ….nella versione per bambini… per poterne leggerne loro dei passi, a mo’ di favola della buona notte. Ecco, la prima cosa che mi ha fatto sentire a disagio è che, nonostante fossero gli invasori, i bambini parteggiano per i Greci, perché… alla fine vincono sui Troiani ! La seconda riguarda invece la descrizione di come i Troiani, dopo anni di guerra e di paura, speravano ed erano quasi tutti convinti che quando prima o poi la guerra fosse finita, chiunque fosse stato il vincitore, loro avrebbero ripreso a vivere come prima. Sappiamo invece come finì: i Greci non si accontentarono di espugnare Troia ma la rasero al suolo e dispersero le sue genti (gli uomini ed i bambini uccisi, le donne fatte schiave). Pur chi aveva denunciato, non creduto, che il cavallo portava nella pancia distruzione e che fosse in realtà un’illusione, fece la stessa fine. Non posso così non notare come anche oggi molti carezzino l’idea che alla fine, in qualche modo, si possa ritornare a vivere magari con meno risorse ma con la stessa serenità di venti o trent’anni or sono. Invece a me vien da pensare che : siamo in guerra da quasi dieci anni e se mettiamo al posto dell’euro il cavallo di Troia (che per le cronache dell’epoca fu pensato dalla dea Atena, realizzato dal falegname dell’Olimpo e donato ai Greci…quindi non fu ideato da Odisseo, l'utilizzatore finale) e noi piigs nella parte dei Troiani, sappiamo fin da ora cosa anno deciso per noi gli dei (le elites). Oggi, sentire eminenti sapienti rammaricarsi del fatto che il disegno dell’euro è un disegno incompleto non mi fa neanche più sorridere: è come se i Troiani si fossero rammaricati, ex post, del fatto che il cavallo mancasse di aperture sufficientemente grandi da disvelare l’inganno che si portava nella pancia. Preferisco credere, per vivere meglio, che lor signori proprio non arrivino a considerare il fatto che, quand’anche ci fosse stata una ridistribuzione dei surplus commerciali all’interno dell’eurozona, questi sarebbero stati comunque redistribuiti a mo’ di mancetta se non addirittura a mo’ di elemosina.

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  18. A me non è dispiaciuto questo documentario, si poteva forse fare meglio. Ma come sintetizzare, in poco più di una ora, quanto accaduto negli ultimi anni a causa delle politiche economiche imposte dai tecnocrati di Bruxelles? Paolo Barnard non poteva mancare, uno dei pochi che si è giocato tutto pur di smascherare cosa c'è dietro il "sogno europeo ". Comunque bisogna dire che il vero problema è l'apatia della gente non l'austrità, il PD, i tecnocrati di Bruxelles...basta vedere in Grecia, quando alzeranno la testa?

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    1. Dai, su... Abbi rispetto per te stesso!

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    2. "Purtroppo" in grecia stanno alzando la testa e gliela stanno ricacciando giù a colpi di clava...
      http://www.lantidiplomatico.it/dettnews-Non_A_Caracas_Ma_In_Grecia_Per_Questo_Ai_Media_Non_Interessa/82_20158/

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  19. Visto a Bologna portato da amici. Partito assai prevenuto, a posteriori riconosco invece che è un buon prodotto, che mostra molti documenti importanti, cose per lo più note a chi fa parte di questa comunità in senso lato, ma che non si vedono in televisione. Persino Varoufakis dice cose sensate (ad esempio che in UE la democrazia non esiste). Gli unici che vaneggiano sono Erri de Luca e Barnard, ma parlano molto poco. Come corso di azzeramento per chi non si è ancora accorto di nulla o è esposto solo al mainstream può essere utile. Credo che abbia colpito il numeroso pubblico. Tutto il buon effetto è stato però vanificato dalla presenza di Barnard in sala: il suo commento dopo la proiezione ha distrutto ogni cosa utile passata durante il film con il meta-messaggio "la proiezione cui avete appena assistito riflette la visione di una banda di psicopatici e, incidentalmete, voi siete tutti ignavi coglioni, non abbiamo la minima speranza". Alcuni altri interventi, diciamo, folcloristici pure non hanno aiutato.
    La mia sensazione è che chi lo ha fatto è in buonafede e ha fatto, di cuore e con professionalità, un buon lavoro, senza sbarellare seriamente sui contenuti.

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    1. Sulla categoria di buona fede mi sono espresso miliardi di volte. Quando uno (uno solo) di voi avrà veramente capito che non è una categoria politica, forse, all'orizzonte, potremo illuderci di percepire la prima tappa di un lungo percorso di riscatto...

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  20. Non ho visto il film. Forse dovrei vederlo, ma forse anche no.

    Leggendo la recensione, nella mia mente è comparso il faccione di René Ferretti (Boris) alle prese con gli sceneggiatori del film "La casta" (Questo è il sequel).

    Gran parte degli intervenuti sono irricevibili da parecchie lune. Ognuno di questi dice qualcosa, se capisce e non se capisce, alla fine nessuno ha capito un diletto c. La proezione finisce, l'euro è effettivamente un problema, ma *cazzatone random* .

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  21. Sono d'accordo pienamente con Bagnai sul fatto che l'euro ha ottenuto i perniciosi effetti per cui era stato ideato e programmato.Forse il professore,più che di pregiudizio, pecca di eccessivo ottimismo:potrebbe trattarsi anche di un disegno ancora incompleto,che,una volta ulteriormente perfezionato ed implementato,distruggerà in modo più radicale e crudele le economie dei paesi deboli,arricchirà maggiormente le élites e massacrerà e schiavizzerà sempre di più poveri,lavoratori e ceti medi europei.Questo ci ha fatto capire chiaramente il sadico trattamento riservato alla Grecia.Dai piddini, fanaticamente ideologizzati ed attaccati al potere, non penso
    che potrà mai venire alcun aiuto.Vogliono rafforzare,integrare e rendere irreversibile il folle disegno
    dell'EU e dell'euro,invece di aiutarci a fuggirne a gambe levate.La gente poi è drogata dalla propaganda o teme il forte potere ricattatorio degli eurocrati e i partiti antieuro sono troppo divisi fra di loro.Sarà estremamente difficile uscire dalla trappola in cui siamo stati cacciati!Quanto al film,è utile ed interessante vederlo.

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  22. Non so se le è già capitato di vederlo o se è già stato segnalato, ma mi sembra importante segnalarle questa intervista a Piercamillo Davigo, che sembra avere idee chiarissime su come funziona un tasso di cambio. In sintesi: per non importare o esportare criminalità dovremmo pareggiare le modalità di repressione con gli altri paesi. Mi chiedo: come la mettiamo con la criminalità importata da paesi dove viene repressa in modi più sbrigativi dei nostri? e quindi: come la mettiamo con la repressione dei salari e dei diritti in ambito economico? "Facciamo come"?
    Insomma le dinamiche dell'€ mi sembra si possano spiegare in molti modi.

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  23. Un film-documentario italiano euro-critico senza Bagnai? Tre autori che ricercano 5 anni e non lo trovano o lo escludono?
    L'austerità liberista che si intreccia con la microeconomia rappresentata da una cooperativa (!!!), naturalmente buona e altruista (!!!), con esposizione commovente di disabili?!
    Giacché è Snowball?

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  24. Professore se lo ritiene opportuno potrebbe correggere la citazione sul film Melancholia: il film prende il nome dall'astro che va a schiantarsi contro la terra che è appunto Melancholia e non la luna.

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    1. Perché dovrei correggere un errore non mio riferito a un film del quale ignoro l'esistenza e del quale me ne batto? O forse tu sei così tanto diversamente sagace dall'aver sdegnato di prendere nota del fatto che io questa recensione l'ho ricevuta e non scritta? Sarebbero tre errori in un commento...

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  25. Letta la recensione, considerata la situazione di una 'sinistra', numerosa e spezzettata, che stigmatizza l'euro, ma che fa la campagna per Macron e inneggia a Tsipras, ho fatto una cosa apparentemente demenziale: mi sono messo a cercare in libreria il 'Che fare' del 'compagno Lenin'. Cominciando a rileggere qualcosa che avrò scorso secoli or sono, più per rispetto religioso che per necessità, ho scoperto che la folgorazione aveva un senso. Lenin inizia facendo un'approfondita rassegna delle svariate posizioni dei personaggi e delle formazioni politiche che popolavano la caotica situazione politica durante la crisi mortale dell'autarchia zarista. Individua la loro linea politica e da un giudizio preciso su ciascuno.
    Il paragone attiene al metodo, non al periodo storico, ovviamente.
    Fratoianni, Erri De Luca, Varufakis, Paolo Ferrero, ecc. ecc. Bisogna scrivere un altro 'Che fare', per spiegare che questi fanno solo danni e che devono togliersi dalle scatole ?

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    1. No perché è spiegato in L'Italia può farcela.

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    2. Mi sono spiegato poco o male. Mi riferivo ad una esigenza pratica e politica. Il Suo libro spiega le responsabilità e la vacuità di quasi tutta la sinistra più o meno 'a sinistra' del Pd (per ragioni di lavoro tenevo bene a mente il terzetto Treu-Pisapia-Ferrero, ma mi sfuggiva quello, non meno disastroso, Zingales-Padoa Schioppa-Ferrero, che ricavo da L'Italia può farcela, a proposito di 'comunisti'...). Resto del parere che è necessario un 'Che fare' a parte. Lei l'analisi l'ha fatta, profonda e comprensibile anche ai neofiti armati di un po' di buona volontà. Poi ci vorrebbe 'la tattica' per menare ceffoni e liberarsi di una insopportabile zavorra. Ammesso che siamo in tempo. La saluto e La ringrazio per il lavoro che sta facendo.

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  26. Visto al Cinema dei Piccoli a Villa Borghese.

    Se l'MMT e' spettacolo questo film e' la sua celebrativa spettacolarizzazione. Data la nota idiosincrasia tra Bagnai e i memmettari capisco il perché dell'assenza.

    Non e' vero che l'euro non viene tirato in ballo: anzi ad un certo punto Mossler dice una cosa centrale: "la gente non percepisce l'euro come la causa della crisi di cui le politiche d'austerita' sono l'effetto poiche' e' una moneta apparentemente stabile, forte e a bassa inflazione".

    Il punto e' pero' che non spiega mai il perche' l'austerita' sia funzionale all'euro. Non si sente una volta che e' una spiegare che l'euro e' un regime di cambi fissi senza redistribuzione di reddito, e che pertanto richiede svalutazioni interne via austerita' per gli aggiustamenti competitivi.

    La gente mormora in continuazione durante la sua proiezione. Comunque va bene. Fa un discreto lavoro iniziale.

    Erri De Luca inutile. Il migliore intervistato e' un tizio a me sconosciuto alla cnn (non ricordo il nome) che parlando di inflazione e monetizzazione del deficit dice: "fintanto che i salari non crescono piu' della produttivita' il
    problema dell'inflazione non esiste".

    Musica per le mie orecchie.

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    1. Non si tratta di "idiosincrasia". Se per MMT intendete quello che capite voi dilettanti, cioè un movimento avviato per inquinare il dibattito italiano, era mio dovere spazzarlo via (mission accomplished). Se per MMT intendeste la MMT, allora vi ho chiarito migliaia di volte il limite analitico principale dei gentili colleghi: l'impossibilità di capire il vincolo esterno (perché sono americani). Se un inglese non capisce che sorpassare a destra è un problema io lo capisco e non glie ne voglio, finché non pretende di venir qui a dirigere il traffico. Non è per un caso o per un complotto che il nesso fra euro e austerità non viene evidenziato, ma perché sono state chiamate persone che non lo capiscono (per i motivi più vari, qui discussi per anni). Agire così significa fare una scelta politica precisa: tsiprismo. Dare voce al traditore Varoufakis anche. Il punto è: siamo sicuri che la lacrimuccia sia il primo passo di un percorso di autocoscienza?

      Btw, per questo come per la rete Memmeta sorge una domanda: chi paga? Le cose fatte bene costano. C'è stato un crowd funding? Un produttore illuminato? Fondi leuropei? Mi date lumi?

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    2. Caro Alberto, io l'MMT non la conosco e comunque non li sopporto. Barnard lo conosco e comunque non lo sopporto. Gli altri li conosco poco e comunque li sopporto poco. A te ti leggo e ti conosco personalmente e comunque ti amo (nel senso strettamente intellettuale ovviamente). Per il resto sono andato all'austero cinema dei piccoli (le mie gambe mi aspettavano fuori, sulle giostrine) perche' leggendo goofy mi e' punta vaghezza di vedere PIIIIIGS, che sinceramente mi sarei risparmiato. Non per altro: e' celebrativo di Barnard, che ne esce vate. Non supremo, ma comunque illuminato ed equilibrato. Saggio e comprensivo. Empatico e risolutivo. Con anche spezzoni della convention di Rimini tipo herbalife, si capisce perche' il film e' celebrazione dell'MMT. Cosi' mi spiego, IMHO, la tua incolmabile ed incolmata assenza. Questo volevo dire.

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    3. Ho capito meglio, grazie. Questo spiega anche perché i più "coinvolti" emotivamente fra i lettori mi pare siano persone nuove del dibattito e perché un'operazione simile è stata concessa.

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    4. Concludo sottolineandoti che il prequel ai titoli di coda, oltre alla famosa e stucchevole ammissione di amato sul non-funzionamento, e' un ringraziamento strappalacrime e strappacapelli a barnard "si ringrazia colui che senza il quale non c'era modo per noi poveracci di capire perche' stiamo nella merda fino al collo pieni di equitalia da pagare che manco sappiamo che abbiamo fatto"..... A caratteri cubitali per venti minuti buoni con marcia trionfale come soundtrack... Un caro saluto.

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    5. Ok, ora è tutto chiaro. Purtroppo chi non è nel dibattito da tempo o chi non ha orecchio musicale non afferra certe nuance.

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  27. Dopo "...A caratteri cubitali per venti minuti buoni con marcia trionfale come soundtrack..." se avevo una seppur vaga intenzione di recarmi a vederlo mi si è dissolta all'istante.
    Il tema è fondamentale, personaggi simili non portano discussione consapevole, solo eclatante.
    Non è quello che ci vuole.

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    1. Questo è un problema serio. Dal mio punto di vista entrare nell'ordine di idee che la crisi debba essere risolta "democraticamente" convincendo "con qualsiasi mezzo" (inclusa la mozione degli affetti) il popolo della cosa "giusta" (?) significa aver già perso. Questo ragionamento è il duale della Realpolitik da poracci dei vari Padoa Schioppa ecc.

      La democrazia o nasce dalla consapevolezza razionale, dalla presa di coscienza dei processi oggettivi in atto, o non nasce.

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    2. Dal mio punto di vista questa è la testimonianza più importante e grave di goofynomics: un monito, una riflessione sull' essere umano.

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    3. Mettiamola così: mi repelle l'idea che qualcuno si arroghi il diritto di portare gli altri nel posto giusto per una strada sbagliata. La strada è sempre sbagliata se la meta non è condivisa consapevolmente.

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    4. Spesso definisco PIIGS come una porta d'accesso. Poi c'è chi prende la direzione sbagliata (perché gliela indichiamo noi con una bella freccia?) o si ferma sulla soglia.

      Siamo consapevoli che non è una porta d'accesso col tappeto rosso srotolato da lì in avanti.
      È una porta di servizio per l'accesso ai "non privilegiati" e spiego a chi mi riferisco.

      Il pubblico in determinate fasce orarie è composto in gran parte da over 60 (basta vedere le interviste al pubblico all'uscita delle proiezioni pomeridiane).

      E non lo dico perché le persone "vanno prese per il verso giusto" ma semplicemente perché a questi fai prima a vederli suicidarsi che a reagire.

      Perché per 60 anni hanno vissuto in un altro mondo (mi pare che si possa dire).

      Il grande pubblico, se va a memoria, non fa distinzioni fra vero e falso, figuriamoci fra Alberto Bagnai, Davide Serra, o (si fa per dire) Paperino. Molto più perché fino a ieri ha ritenuto credibile proprio Paperino.

      PIIGS è una porta d'accesso, ripeto, nulla di più e se chi ci ha lavorato non ha saputo sollevare le piazze, potrà essere in difetto.

      Ma allora, andando al sodo, mi urge una domanda: all'over 60 medio di cui forse l'1% può accedere a questo blog o alla sua letteratura, in che modo vi rivolgereste voi?

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    5. Ti lascio rispondere dagli over 60 che sono qui. Non capisco però perché siano loro il tuo target.

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    6. Ciao caro Costantino. Io ho 61 anni.Vivo nel presente, amo Bagnai e, soprattutto, non sono scema.

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  28. Non sono sicuro di essere daccordo sul fatto che l'Iliade sia un elogio dell'imperialismo, ma se lo è, è un pessimo elogio dell'imperialismo: da quando mia madre me lo lesse come favola della buona notte (edulcorata, ma non tantissimo.. d'altronde era una appassionata professoressa di lettere classiche) io ho sempre parteggiato per Ettore ed i troiani, e da li in poi per gli Ettore e troiani di turno, con immensa gioia quando (raramente, certo) questi vincevano.

    Avanti, figli di Ilio.

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  29. Da ragazzina adoravo Baglioni. Crogiolarsi nella melanconia dell'"adesso che saprei cosa fare"è un piacere sopraffino quando non hai figli. Perciò questo film non lo vedrò, non ho tempo da perdere per chi ha lo scopo di farci perdere tempo.

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  30. non l'ho visto ma sarà catalogato come docu-complottista. tutto sommato si ritenga fortunato a non apparire.

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    1. Il mio educated guess invece è che questo rischi di diventare il nuovo mainstream.

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  31. Sarà che devo sempre pensarci due volte per capire se ho capito un qualsiasi contenuto, ma dopo qualche anno speso su questi temi posso farla breve: per me non si capisce nulla, è gravemente incompleto nelle informazioni, montato in modo incredibilmente frammentato per dar spazio a effetti cinematografici che cerchino di tenere sveglio il pubblico, la stessa storia della cooperativa ne risulta ridotta a "non ce so i soldi" e tocca il cuore solo di striscio. Un flop totale secondo me, del tutto insufficiente e inefficace. Ho trascinato a vederlo un po di gente, che magari non sa nulla di economia, e mi sono sembrati altrettanto perplessi, quindi posso escludere che la mia insoddisfazione sia dovuta alla mancata aggiunta di nozioni nuove al mio bagaglio personale. Chi entra europeista ne esce più convinto di prima e gli si dà una comprensibile scusa per accusare gli avversari di mancanza di contenuti seri. I più efficaci nonostante tutto sono De Luca e Barnard, almeno cercano di spiegare anche per quale motivo la gente dovrebbe approfondire e attivarsi su certi temi economici; perchè secondo me la gente non è molto convinta che "l'economia è tutto" e che vale la pena spendere energie per capirla. Ho letto qualche commento sopra che Barnard "ne esce vate": per forza, è l'unico che sa comunicare e che risulta preparato (poi cosa ci sia di male a uscirne vate non lo so). So che non è gradito a molti qui, ma si impara davvero molto di più leggendo il suo blog che vedendo PIIGS, che è solo un enorme piagnisteo. Senza suggerire accostamenti impopolari credo che tra questo blog, quello di Barnard, di Barra Caracciolo e molti altri spazi informativi in rete ci sia molto più potenziale che in un film. Una cosa è certa: di questo passo non ci resta che metterci comodi e aspettare l'autodistruzione dell'euro.

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    1. Il vantaggio comunicativo di un film è che la sua fruizione è passiva: un film si guarda, non si legge. Poi, ovviamente, leggere è solo condizione necessaria, come prova il fatto che c'è ancora chi abbocca ai GSR!

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  32. Premetto che non ho visto il film e non ho idea di che cooperativa sia stata portata ad esempio per mostrare i danni prodotti dall'austerità, ma penso che meriterebbe una riflessione il fatto che il ricorso a questo tipo di imprese per coprire servizi che dovrebbero essere forniti dalla pubblica amministrazione sia una parte importante del progetto deflazionista.

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  33. Io, che al film ci ho lavorato per un anno e più, avevo sollecitato maggiore spregiudicatezza ai registi.

    Tuttavia occorre accettare che ogni pubblico cerca (o se vogliamo lo si intercetta) parlando uno specifico linguaggio.

    Recriminare che un film (cioè quella robba che laggente vanno a vedere al cinema) non la prenda con formule o critiche tecniche e puntigliose o intervistatndo quelli "troppoggiusti" è un po' come dire che, siccome hanno intervistato Varoufakis e Rampini allora il film è finanziato dal FMI (giuro che uno di quei tecnici che "siccome non mànno intervistato ammè er film è nammedda") me l'ha scritto veramente in effebbì.

    Varoufakis, Fassina, personaggi dubbi? E chi lo nega. Però sono due insider e, specialmente il primo ha avuto un seguito anche da noi.

    Quindi che male c'è nell'ascoltare la loro versione?

    Sempre al netto del fatto che c'è chi ha rifiutato l'intervista come Stiglitz (e meno male altrimenti sai che stronzi a immischiare la cioccolata co' ammedda).

    Ah già poi c'è quelli cheddicono che nel film non c'è i contraddittori.

    Che non basta avere il mainstream microcippato sotto pelle a reti unificate?

    Conclusione: ognuno faccia la propria parte con i mezzi che ha a disposizione.

    PIIGS è risultato il documentario più visto nel 2017 ed è tra i più visti del biennio.
    Mi pare che la sua parte l'abbia fatta almeno quanto un libro che, chiusa la copertina non lascia al lettore più mezzi di reagire individualmente di quanto non lasci il film, che però ha il pregio di essere visto INSIEME alle altre ggenti.

    Poi, detto con simpatia, postare da accademico che fà i libbri belli, "mi hanno detto che..." non è meno criticabile di fare un film che ci sono i drogati e i andicappati inseieme all'economia.

    Un sincero abbraccio.


    P.S. De Luca come altri non compare in veste di economista (aridaje, se non sei economista non vale), ma come testimone del proprio tempo.

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    1. Per curiosità posso chiedere in cosa consiste il tuo contributo al film?
      Grazie se vorrai e potrai rispondermi.

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    2. Scusa, Costantino: credo che tu debba avere un po' più di rispetto per te stesso. Intanto, ti do atto della tua confessio regina probationum: quindi c'è stata una dialettica interna e hai perso. Sono cose che capitano, e in questo caso evidenziano che accantonare questa community e la battaglia che sta conducendo è stata una scelta deliberata cui hai cercato di opporti senza riuscirti. Devo interpretare così il termine "spregiudicatezza"?

      Poi, ti prego, non essere patetico: non venire a fare a me (proprio a me!) la lezioncina sui linguaggi, per lo più mentre tenti un po' goffamente di imitare uno dei miei registri comunicativi, e non venire a dire a me (proprio a me, cioè a uno che ha tirato su lettori scrivendo roba così) che non si comunica con le equazioni.

      Vi prego, misuratevi, collocatevi, state al vostro posto, e se non ci state comodi, prima raggiungete il posto che secondo voi vi spetta, e poi (poi) venite a fare lezioncine.

      Un libro lascia ovviamente più strumenti analitici a disposizione di un documentario, ma il punto non è questo: nessuno nega l'opportunità di un'operazione come quella che è stata fatta. Si nega solo l'opportunità di farla partendo da un atto di ostilità verso questa community (perché tu ci hai detto che c'è stato), e coinvolgendo personaggi fasulli. Il mezzo è il messaggio: chi sceglie un certo mezzo dà un certo messaggio, e non possiamo farci nulla né io né te. Certo che De Luca non è un economista, ma un testimone del suo tempo (come la mia portinaia): credo però sia intimamente piddino e sarei molto curioso, se non avessi di peggio da fare, di vedere cosa ha da dire (un po' lo immagino e l'ho anticipato nei miei libri: la solita litania "neista").

      Tu vieni a dire a me, che ho coinvolto nei miei convegni da Luciano Canfor a Giandomenico Majone, tu vieni a fare a me la lezioncina sulla sterilità delle competenze settoriali? A me che sto per andarmene a Halle a suonare a casa del ciccione? Costantino, Costantino, ma tu non stai bene: io non posso che constatarlo con rammarico. Certo che se lo staff era questo, la qualità del prodotto (di cui mi danno testimonianza fededegna molti) ha del miracolo!

      Costantino, datti una calmata: essere anatroccoli è una malattia dalla quale qualche volta non si guarisce, ma tanto moriremo tutti. Tranquo, non è niente di personale. Il modello non è "uniti si vince". Il modello è "ne resterà uno solo". E tu e io sappiamo chi è, motivo per il quale io sono tranquillo.

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    3. Ad Alberto Bagnai cosa posso rispondere?
      Dopo sentirmi rifilare del "anatroccolo" devo constatare che deve averci messo un po' per scrivere tutto sto papocchio che, pare evidente, deve compiacere molto lui e i lettori visto il tono con cui bacchetta un post che era serenamente spensierato.

      Mi pare troppo per uno che non sta bene.

      Ora, se volessi rimanere su questo tenore, dovrei andarmi a cercare di chi è il conio di "laggente" per dimostrare che non è di Bagnai e così via.

      Non mi pare di aver evocato all'unità ma, se mai, al fatto che andrebbe considerato che non tutti possiamo essere Bagnai, ma il ras der quartiere a sentire ciò farebbe "click" (ma su questo il copyright lo vanta Borghi) e quindi non lo dico.

      Non mi pare di aver cercato di dare lezioncine perché è l'ultimo dei miei pensieri ma quando Bagnai verrà coinvolto nella realizzazione di un film che non fosse la celebrazione postuma di colui che fu, forse capirà cosa intendevo con "spregiudicatezza".

      Transeat again.

      Tuttavia debbo constatare che tra i lettori, anzi gli acquirenti di Bagnai, e ne conosco diversi, non ce n'è neanche mezzo che sappia andare al di là del "io ho letto Bagnai" che, con il rispetto dei tanti mezzi che il Prof. sa mettere nelle mani dei suoi, purtroppo dai medesimi non sortiscono alcuna AZIONE degna di nota.

      (Ah sì, una, la donazione per asimmetrie - anvedi!).

      E questo non per colpa di Alberto, ma del suo sterile pueblo.

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    4. P.S. Dimenticavo di dire che a mio avviso il post di Bagnai non è affatto una stroncatura ma, anzi, credo abbia invogliato ad andare a vedere il film.

      Quindi non avevo neanche un valido pretesto per essere dispettoso.

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    5. "Si nega solo l'opportunità di farla partendo da un atto di ostilità verso questa community (perché tu ci hai detto che c'è stato), e coinvolgendo personaggi fasulli."

      A me dispiace che si prenda sul personale un tentativo come quello di PIIGS che, da certi punti di vista, ha dello sperimentale.

      Nel mio commento non c'è nulla che volesse sembrare una sfida, ma l'effetto che ha sortito è opposto.

      C'è chi fa onestamente la propria parte a prescindere dalle intenzioni che gli vengono appioppate.

      È evidente anche a Lei che qualunque cosa si faccia non è mai la cosa giusta se non è la propria.

      Ma se proprio se la sente trovi il tempo di vedersi il film. Ho la presunzione di immaginare che dopo averlo visto avrà modo di riconsiderare sia alcuni sfottò che la sua community, non necessariamente in senso negativo.

      Semplicemente in modo un po' diverso.

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    6. Ma infatti la mia intenzione ESPLICITA non era quella di fare una stroncatura, ed è piuttosto evidente che per leggerla così dovete avere una gran coda di paglia! Non capisco perché, come non capisco il resto di quello che dici (orova a essere te stesso, però), e quindi non posso risponderti ma non credo ti interessi molto.

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    7. Costantino, mettiti d'accordo con te stesso: vieni qui a dileggiare persone che da anni studiano, però non è un atto di ostilità, però io sono egolatra (ma temo che per vedere foto del mio fallo l'attesa sarà lunga), però tu non volevi sfidare nessuno... Senti: hai ragione tu. Su cosa non lo so... ma c'è un problema grosso come una formica: non mi interessa, e quindi la discussione finisce qui.

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    8. Ah... sono sempre pronto a riprenderla quando vedremo le mirabilia del tuo fecondo pueblo!

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    9. A Sergio (ritento, la prima risposta non è stata registrata dal blog) Ho realizzato le scene animate e la motion graphics oltre che le illustrazioni.

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    10. Costantino, che tu non fossi nell'ufficio stampa l'avevamo capito (o almeno lo auspicavamo, non avendo veramente nulla contro il film). Grazie però di avercelo detto, perché sto cercando uno che fa più o meno le stesse cose e ovviamente non puoi essere tu. Uno dei motivi per cui sono vivo e cresco è che mi sono tenuto lontano da persone che con i loro atteggiamenti esagitati mettessero in cattiva luce il progetto che ritenevano di supportare (vedi il commento di Zanzi Barra). Per il resto, scusami, ma hai un po' seccato (si può dire, spero!?). Ti sei espresso, ti abbiamo inquadrato, e mobbasta: apriti il tuo controblog e divertiti lì, che qui c'è altro cui pensare.

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    11. Grazie a Costantino, capisco la passione nel difendere un progetto al quale si è lavorato, ma capisci anche noi quando, avendo fatto un percorso, nutriamo forti dubbi sul vs progetto.
      Non mi recherò appositamente a vedere il vostro lavoro, ma se capitasse di vederlo in programmazione nelle vicinanze chissà...
      Prometto, se succede, il cercare di giudicarlo obiettivamente.

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  34. Gentile professor Bagnai,
    sono Federico Greco – uno dei registi di “PIIGS” – e parlo anche a nome di Mirko Melchiorre e Adriano Cutraro.
    Ho letto il post e i commenti e vorrei invitare lei e tutti i lettori del suo blog a vedere il film e a riflettere insieme a noi su alcuni punti. Venerdì 26 maggio, alle 21.00, ci sarà un grande evento al Multisala Jolly di Roma (piazzale delle Provincie), alla presenza di Warren Mosler e di noi registi. Saremo felici di incontrarla alla proiezione e siamo qui a invitarla ufficialmente. Oppure il film è al Cinema Dei Piccoli di Roma (oltre che in diverse altre città, tipo Firenze al cinema Alfieri) fino a mercoledì prossimo.
    Saremmo onorati di poter organizzare una proiezione-evento a Roma con la sua presenza al dibattito, nel prossimo futuro.
    “PIIGS” nasce – anche – sulla base della lettura di diversi testi, tutti elencati nei titoli di coda del film (mi pare che nessun film al mondo abbia messo nei titoli di coda la bibliografia), compreso il suo straordinario “Il tramonto dell’euro” – per noi uno dei testi fondamentali – e vuole essere uno strumento universale di risveglio di una coscienza critica collettiva, non uno strumento di propaganda delle nostre idee o di quelle di qualcun altro. La cosa più difficile è stata, ed è tuttora, riuscire a difendere “PIIGS” dai timbri di qualunque colore. “PIIGS” è un film totalmente apartitico (non è neppure un film MMT anche se alla MMT e a Paolo Barnard deve moltissimo), ma è profondamente politico perché è realizzato da tre persone che hanno una precisa idea etica e politica di mondo, la loro. Ridurlo a bandiera di una fazione e criticarlo senza averlo visto a noi offende molto, perché sono 7 anni che studiamo a facciamo ricerche e 3 che facciamo riprese, giriamo il mondo per interviste e montiamo (quella che si vede in questi giorni in sala è la 19^ versione di montaggio).
    È stato un atto di lotta contro un nemico comune e questo dileggio aprioristico offende oltre che noi anche tutte le persone che lo hanno visto e che si stanno battendo per farlo proiettare in tutta Italia (nel commento successivo vi copio due delle centinaia di messaggi che ci arrivano ogni giorno da parte del pubblico, non studenti o attivisti). Sono centinaia, e hanno organizzato e stanno continuando a organizzare decine e decine di proiezioni in ogni parte d’Italia, un evento che non era mai capitato per NESSUN film. Inoltre “PIIGS” sta tenendo in sala per la QUINTA settimana con Circuito Cinema, un miracolo clamoroso per un documentario italiano. Se poi ci aggiungiamo che “PIIGS” è ultra indipendente, potete comprenderci quando vi diciamo che il film sta dando fastidio a qualcuno e che sta generando un assordante silenzio da parte dell’establishment cinematografico italiano. Per ultraindipendente intendo dire che non ha ricevuto finanziamenti pubblici ma solo quelli derivati da un crowdfunding lanciato nel 2016, quindi è un film fatto con i soldi dellaggente.
    Noi siamo registi, non economisti, e abbiamo fatto un film. Il film funziona (adesso possiamo dirlo ad alta voce) e sta facendo quello per cui era nato: stimolare il dibattito sull’euro, sull’Unione Europea e i trattati, sull’austerità e sui crimini perpetrati dai nostri politici europei. Chi afferma che “PIIGS” è altreuropeista dovrebbe prima vederlo. Chi critica aprioristicamente la presenza di De Luca, Varoufakis o Fassina dovrebbe prima vedere il film e comprendere in quale contesto narrativo e argomentativo sono inseriti, ma soprattutto cosa dicono.
    E sì, “PIIGS” emoziona e laggente esce dalle proiezioni in lacrime, oltre che incazzata. Perché abbiamo tentato una sfida che molti ci dicevano impossibile: trasfomare la macroeconomia in Cinema. Da tutto quello che sta succedendo pare che ci siamo riusciti.
    E pare se ne sia accorta anche la stampa.
    https://www.facebook.com/notes/piigs_themovie/piigs-cosa-dicono-del-film-1/1732480380405436/
    https://www.facebook.com/notes/piigs_themovie/piigs-cosa-dicono-del-film-2/1821722044814602/
    Grazie dell’attenzione
    Federico
    Mirko
    Adriano

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    1. Caro Thomas: io ho riportato il giudizio di Giacché (di cui mi fido) secondo cui avete fatto un buon lavoro e ho segnalato il valore politico positivo dell'andare a vederlo in ogni caso. Dopo di che, se conoscete questo dibattito sapete che certe scelte hanno un certo significato, e il diritto di critica esiste. Il richiamo a cosa certe persone dicano mi sembra un po' naïve, perché il medium è il messaggio, e nessuno più di voi dovrebbe saperlo. Tutto qui. Mi sembra naturale e sano che ci siano diverse visioni politiche dei processi in atto: credo che voi dobbiate conviverci come ci convivo io da un pochino prima di voi, e rischiando un pochino di più del "silenzio assordante". Ma qui non si tratta di capire chi ce l'ha più lungo: si tratta solo di capire bene chi vuol fare cosa. A questo proposito la tua precisazione è molto utile. D'altra parte, non credo possiate risentirvi se venite inquadrati in un certo modo dopo aver preso la decisione sorprendente di escludere l'esperimento finora più riuscito (ovviamente dopo il vostro) di comunicazione sui temi della crisi. La scelta è stata vostra e se qualcuno non capisce perché l'avete fatta dovete attrezzarvi a motivarla, essendo una scelta abbastanza autolesionista (perché privarsi del contributo dell'intellettuale con maggiore visibilità sul tema?).

      Torno a precisare che non ne sto facendo un fatto personale, perché non lo è: ho invitato ad andare a vedere il film perché ritengo, come voi, che sia utile dare comunque un segnale, e perché quello che dite voi del vostro film me l'ha detto anche un terzo di cui mi fido, cioè Giacché.

      Quanto alla riflessione, se interessava, ovviamente sarebbe stato meglio farla prima: ora sono un pochino preso, e a due giorni di distanza non riesco ad andare da nessuna parte. In particolare, il 26 sono in viaggio, ma vi ringrazio molto per l'invito. Se organizzate un dibattito fra me e Stefano e se quest'ultimo non si rifiuta di partecipare (come altri hanno fatto) gli chiederò perché la prima volta che ci siamo incontrati ha riportato in diretta televisiva dati fattualmente errati per difendere la sua posizione pro-austerità (all'epoca).

      Tuttavia questa, che è l'unica cosa che mi interessa, ha poco interesse per laggente, quindi non mi spenderei molto sul tema... Sono contento che abbiate successo. Anche la persona cui vi ispirate ha avuto una sua utilità: molti, dopo essere entrati in contatto con lui, hanno capito che qualcosa non andava (incluso chi glielo aveva fatto capire) e hanno trovato naturaliter chi spiegava cosa stesse succedendo. Sarà così anche questa volta e quindi ringrazio voi e l'eterogenesi dei fini! Se io non ho potuto lavorare per voi, voi certamente state lavorando per me...

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    2. Gentile professor Bagnai,
      il senso del post voleva essere, in strema sintesi: prima di giudicare un film bisognerebbe vederlo. Nessuno di noi si risente per delle critiche, se sono argomentate. Ma come è possibile argomentare un film se prima non lo si è visto? Io poi, sono solito invece ringraziare i detrattori quando argomentano, e postare anche le critiche negative se autorevoli (come quella fatta da Cineforum). Quindi no, non stiamo parlando di questo.

      Molti qui ne parlano senza averlo visto, come loro stessi ammettono. Il piano del confronto non può essere altrove, altrimenti si ripete - seppur in piccolo - ciò che accadde con L'ultima tentazione di Cristo, quando un vescovo della CEI lo distrusse e quando il giornalista gli chiese, alla fine dell'intervista sulla RAI, se l'avesse visto, rispose di no.
      Ma lui era un vescovo della CEI. Qui ci sono persone serie.

      E un'altra cosa. Io credevo che stessimo "lavorando per tutti", soprattutto quelli che non leggono questo post e non vanno a vedere il film perché non ne hanno gli strumenti a causa della loro condizione di non privilegiati, come invece siamo noi.

      Insomma il nostro (e vostro) obiettivo è ambizioso: TUTTI insieme per questa lotta che, seppur con diversi distinguo, stiamo da anni combattendo.

      Federico

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    3. Caro Federico, è del tutto evidente che non conosci molto bene questa community, ma questo non è certo un grosso limite: siamo pur sempre una minoranza. Mi permetto di dissentire dai due assi portanti del tuo argomento. "Uniti si vince" è la retorica del nemico (l'Unione Europea) e non è molto saggio piegarsi ad essa. Se lo avessi fatto mi sarei visto screditato dal contatto con una quantità di personaggi dal percorso e dai metodi quanto meno ambigui. Chi è VERAMENTE nel dibattito sa cosa intendo, ma non ho difficoltà a esplicitate. In ogni caso, personalmente preferisco vincere da solo che perdere in compagnia, e da sei anni sta andando così.

      L'odiosa retorica del "se non conosci non puoi gggiudicare", poi, mi trova da sempre in radicale e motivato disaccordo. Questo, lo ripeto, non ha nulla a che vedere col valore del tuo lavoro, del quale molti mi parlano benissimo. Se scuoterà le coscienze sarà sicuramente un fatto positivo.

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    4. Ah, un'altra cosa: quel Rover qua sopra non abbiamo capito cosa facesse per voi, ma se vuoi un consiglio nello spirito della comunione di intenti che citi... non metterlo all'ufficio stampa!

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  35. Buonasera, ho letto e visto su internet articoli e video che parlano del caso dell'Irlanda come un paese che pur trovandosi nella zona Euro sta conoscendo una significativa crescita con stipendi tutto sommato abbastanza alti, , sicuramente più alti che in Italia a fronte però di una inflazione abbastanza alta e con molti servizi a pagamento. Sicuramente sarà stato affrontato dal prof.Bagnai questo argomento ma non sono riuscito a trovarlo nel forum. Me lo potete indicare per favore? Grazie

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    1. Basta googlare "goofynomics Irlanda". Oppure basta ricordarsi che i media mentono sistematicamente sull'economia.

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    2. Grazie prof. per la risposta e soprattutto per il grande lavoro che sta facendo in difesa della verità, della scienza e della cultura.

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  36. E io continuo a dire - inascoltato - che il cinema è diverso dalla saggistica economica e da un blog di successo.
    Ma forse lo comprenderete, appunto, solo dopo aver visto il film, per quanto odioso possa essere parlare di un film solo dopo averlo visto.

    Per l'ennesima volta: non sono qui a scrivervi per difendere il film e farmi dire che è bello. Non l'abbiamo fatto per questo, in nessuno dei più reconditi anfratti delle nostre reti neuronali. Sono qui a invitarvi a fare un piccolo salto e ad accettare che il cinema è UN ALTRO MEDIUM e che può fare cose diverse, forse più potenti.
    Anzi, diciamo che le sta già facendo. In tutta Italia.

    Cordialmente,

    Federico

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    1. Scusa, Federico: se due persone (io e te) dicono la stessa cosa, ma uno dei due viene a questionare, è chiaro che c'è qualcosa che non va. Secondo me, visto che io personalmente non vi ho attaccato e vi ho anche dato (come sai) la mia disponibilità per Milano senza pormi particolari domande, ne usciresti meglio con la community di questo blog se invece di fare filosofia spiegassi in modo trasparente i motivi di una scelta oggettivamente strana, nel panorama italiano. Ma questo, lo sottolineo, interessa alla mia community, non a me (e quindi interessa a te solo in quanto desideri l'adesione dei membri di questa community che hanno espresso scetticismo). Tutto qui. Per il resto, che in termini cinematografici tu abbia fatto un bel lavoro lo so e l'ho detto, come pure ho sottolineato il valore politico del film. E nota che di perplessità ne ho anch'io.

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  37. Ho visto il documentario. Ero andato al cinema prevenuto dopo aver seguito il dibattito nato nei commenti al post.

    Peremitrando la discussione al solo documentario, a me è piaciuto e devo dire che in un'ora spiega tutto ovvero come UE, Euro-zona e BCE sono intrinsicamente correlate nella loro azione nefasta. Viene spiegato abbastanza bene ed in maniera chiara anche cosa significhi emettere titoli di debito in Euro e non più in moneta sovrana, cosa che tantissimi piddini non sanno o non capiscono... Forse l'esempio della Coop sociale non è il tipo di realtà migliore per far capire gli effetti dell'Euro, meglio sarebbe stata un'impresa manifatturiera. Ma la scelta narrativa è più orientata all'austerity che sul dumping valutario della Germagna.
    Questo documentario ha il merito nel 2017 di cercare di riaccendere l'attenzione sul mainstream su argomenti che su di esso hanno oggettive difficoltà a passare in quanto presenti nel dibattito politico solo per merito oramai della Lega Nord, vista la costante azione di distrazione di massa del M5S.
    Il documentario non è male, anche se non ha molto pathos... è un po' fiacco forse perché troppo garbato e poco chiaro sul da farsi da qui in poi.

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  38. Alberto nei titoli di coda come riferimento bibliografico c'e' anche il tuo libro. La mente per così dire economica del film tra i tre registi e Greco che si è fatto i due summit di Rimini e letto tutti gli altri libri citati nei titoli di coda (unico film che ha fatto questo). Il resto è appunto il film che ha un messaggio da film. Quello che ho visto io e molto chiaro nel messaggio. Fuori all'euro. Federico Greco lo dice chiaramente (ho commentato assieme a lui il film a Tolmezzo ....). Direi che è ora di mettere insieme le forze e non evidenziare le differenze .... che secondo me sono meno di quello che sembrano.

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    1. Caro, ti ringrazio del tuo consiglio, che sicuramente vale più di tutti quelli non seguendo i quali sono riuscito a sopravvivere combattendo per anni una battaglia difficile. Chi vuole unirsi a me, cioè a noi, può chiedere, e vedremo. Chi non vuole unirsi fa una scelta, ma la fa lui, non io: quindi vai a consigliare lui. E il mio non è un consiglio.

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