mercoledì 1 febbraio 2017

I servi della gleba

(...io non ho tempo di scrivere. Sto facendo due "revise&resubmit" pesanti, più svariati referee's report per svariate riviste dall'universo mondo dello scibile economico, al workshop di Pescara sono stati presentati 28 paper - che devo valutare e organizzare in sessioni - e devo anche seguire tutti i non-temi del non-dibattito sull'euro, da Target2 alle CACs - non auro sed ferro recuperanda est patria! Per fortuna voi avete più tempo di me, e posso condividere qui i vostri scritti. Questa lettera mi viene da una persona che votava Rifondazione Comunista. Non credo occorra aggiungere altro...)


Mi sento con una mia ex collega/amica.

La mia ex azienda ha festeggiato 10 anni di vita. Italica startup di 3 studenti comunistoidi, ad oggi assolutamente definibili di successo.

10 anni fa, fondarono la loro startup. La costruirono con il LAVORO (non fotocopie) di stagisti neolaureati volenterosi, internazionalizzarono con filiali in tutto il mondo.

Oggi, gli stipendi sono gli stessi, i bonus sono spariti, ed in India e nelle Filippine i lavoratori si licenziano ogni mese, perché l’italico trattamento non li aggrada.

Morale della favola:

[1] Gli ex studenti comunisti girano in Maserati.
[2] I dipendenti italiani, si stanno zitti ed accettano tutto.
[3] I dipendenti del “terzo mondo” mandano a cagare i comunisti in Maserati ed un altro lavoro se lo possono andare a scegliere.

“sciabinidett” 4 anni fa sono andata a lavorare in un azienda di imprenditori di destra!

La sola parola sindacato li fa rabbrividire, girano sui loro suv, pagano gli stipendi tutti i 10 del mese (anticipando al 8 se capita di domenica), al diavolo le 104 e finte leggi che tutelano i lavoratori. Se sei un dipendente produttivo, chiedi e ti verrà dato.




(...si apra il dibattito...)

95 commenti:

  1. Confermo.
    Un mio amico li chiama: "quelli di sinistra con il portafoglio a destra".
    La peggior specie

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  2. Immagino che quel celebre sermone, di questi tempi, suonerebbe così:
    Prima di tutto vennero a prendere i greci, e fui contento perché non erano competitivi.
    Poi vennero a prendere i precari, e fui sollevato perché avevo il posto fisso.
    Poi vennero a prendere i pensionati, e stetti zitto perché erano improduttivi.
    Poi vennero a prendere i dipendenti pubblici, e io non dissi niente perché volevo il privato.
    Un giorno vennero a prendere noi giornalisti dell'Unità, e non c'era rimasto più nessuno a protestare.

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    1. Un giorno vennero a prendere noi giornalisti dell'Unità, e non c'era rimasto più nessuno a festeggiare.

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  3. e che vuoi dire? pare un compendio.
    da un lato sembra proprio che contino le persone e non le idologie, dall'altro che il lavoratore del paese "avanzato" sta in "disavanzo" de tutto, e ancora che il padrone cambia il tipo di auto ma sempre padrone resta, che il sindacato è meglio che non si fa vedere (anche dai lavoratori), che semo giovani e famo a startappe ma io me piglio i soldi e tu fregati... e che... non tutti i servi so' uguali, alcuni possono mandare affa... il padrone, altri no. dipende dalle condizioni strutturali. e hai detto cotica! almeno al filippino non gli si spappola il fegato!

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    1. I padroni in libertà fanno danno.

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    2. ... anche i servi della gleba che votavano Rifondazione Comunista e #che poi ce la fanno creano sfracelli. Siamo sicuri che non è uno scherzaccio de Il Pedante? Il mittente sembra un personaggio uscito dalla sua tastiera...

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    3. può essere. il Pedante sarebbe un ottimo drammturgo.
      alla fine possiamo comunque consolarci: è il "sogno americano", noi dormiamo da vent'anni, loro da un paio di secoli.

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    4. Io ho visto tecnici teatrali iscritti a Rifondazione, regolarmente assunti dal Comune con il contratto dei dipendenti comunali (36 ore, 4 pomeriggi + sere + festivi = straordinario, e se lavori in teatro di straordinari ne fai a tonnellate, perchè logicamente lavori soprattutto quando gli altri riposano) che angariavano e facevano lavorare al loro posto i tecnici teatrali precari (assunti con contratto cinese). Con gli straordinari si facevano la casetta in collina o al mare, e si trovavano spesso a cena in trattorie tipiche, dove cantavano l'Internazionale, Contessa, si commuovevano sugli ultimi della terra, e via così.
      Taccio su altre cose che ho visto e non solo visto, che ci condurrebbero nel genere poliziesco-noir.
      Morale: vedete un po' voi. Suggerimento: furbizia+sentimentalismo, due dei peggiori tra i nostri difetti nazionali, fanno un cocktail devastante.

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    5. @Roberto Buffagni

      E anche, forse, superbia e disprezzo nei confronti di quelli che non ce l'hanno fatta perché "non si sono impegnati abbastanza/ non hanno fatti gli studi giusti/ non hanno spirito imprenditoriale / non hanno capito che il lavoro lo si inventa" (scegliere una o più farloccate a piacimento).

      Ma temo che questo sia vizio di tutto il mondo, il che è assai peggio.

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    6. Roberto giochiamo a fraintendere? Non ho sollevato alcuna obiezione sulla prima parte della lettera. Personaggi del genere se non veri sono assolutamente plausibili. È sulle conclusioni che ho qualche lieve perplessità.

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    7. @Correttore: appunto perché diventano padroni. La seconda cosa premia sull'altra. Non di rifondazione ma del molto più perbene PD ne ho conosciuti direttamente di padroni così (soci, o meglio socie fondatrici di coop che vivono di appalti pubblici con finti contratti e PIVA nel campo della cultura, impiantando i propri uffici in palazzi pubblici di alto valore storico, diciamo). Non ho dimenticato e i miei compagni con me. L'altra tipologia invece mi manca, ma la mia esperienza e quella di altri sventurati che conosco non è vastissima.
      Poi però leggo che tutto si ridurrebbe a una questione di invidia dei consumi e francamente mi secco non poco. Chissà perché il problema sono sempre le voglie consumistiche altrui.

      La tua ipotesi non è implausibile comunque. Tutt'altro. Per fortuna che qualcuno ha già ricordato la differenza che corre fra paternalismo individuale e diritti, anche costituzionali in questo caso. W 48 in aeternum.

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    8. Se ti riferisci a me, Pellegrina,
      sul piano personale non ho nulla contro il consumo: senza esserne ossessionata mi piacerebbe poter acquistare le cose che desidero, quando non posso me ne faccio una ragione.
      Sul piano economico, penso anche che il consumo sia il presupposto indispensabile per la produzione industriale e non vedo valide alternative al capitalismo.

      A lasciarmi molto perplessa invece è livore di chi, quando non poteva consumare, indicava il "feticismo della merce" come male assoluto e poi, quando ha avuto la possibilità di consumare (anche poco) ha fatto esattamente come quelli che prima mal giudicava.
      Ne conosco tanti.
      Il problema non è il consumo, mio o loro, ma il livore.
      Anche del livore altrui francamente mi importerebbe assai poco se non fosse che lo usano per manipolarli e questo va a danno di tutti.
      Qualche esempio?
      Erano talmente invidiosi di Berlusconi che hanno accolto Monti come un liberatore senza curarsi del modo con cui ci è stato imposto. Non hanno sostanzialmente protestato per quello che ha fatto (ci è stato costretto da Berlusconi che aveva portato l'Italia sul baratro). Non hanno capito niente ancora adesso.
      Questo perché Monti, almeno nella loro testa bacata, non ha e non fa quello che vorrebbero avere e fare loro, ma non possono.
      Cerca di ricordare quanto i media avessero calcato la mano sulla sua sobrietà ai limiti della noia e dell'impersonalità: dal volo di linea al trolley, dai toni dei discorsi a quelli delle cravatte, dai calzini al loden.

      Lo stesso per Bergoglio ("I preti brucino sul rogo le ambizioni di carriera e di potere" che detto da un papa...). Tutti i media a ostentare che prende il pullman, vive in semplicità, non indossa scarpe di lusso... arricchito solo dalla frequentazione dei poveri.
      Lo stesso per Trump vs Clinton.
      Qualcuno ha perfino cercato di screditare Keynes a causa dei suoi guadagni come investitore.

      Ecco come ottenere approvazione o disapprovazione a prescindere dai fatti, semplicemente aizzando o assopendo il livore.

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    9. @Silvia: di livore ce n'è tanto e fastidioso, certo, e quel che a me non è mai piaciuto è accusare qualunque richiesta in fondo di redistribuzione appunto di livore, invidia ecc., persino quando essa rivendica un diritto, vale a dire trasformarla in una serie di riprovevoli peccati: invidia, accidia (TPS), "gola", nel tentativo di renderla innocua senza rischiare di compromettersi riconoscendola, fosse pure per discuterla.

      Detto ciò non penso che sia possibile identificare in generale gli antiberlusconiani ipso facto come "invidiosi" o "livorosi"; né mi pare che i radical chic, neppure nella versione lompo, siano così impossibilitati a consumare.

      Mi pare che il livore generico sia più facilmente definibile come mancanza di mezzi intellettuali o culturali per esprimere altrimenti e più compiutamente la frustrazione derivante dalla mancata consapevolezza delle cause e delle dinamiche che costringono gli individui in una situazione sociale (o anche, su un altro piano, personale) percepita come oppressiva.
      Un certo livore si può allora più facilmente rintracciare in chi è stato davvero impoverito da tre lustri di euro, senza avere saputo e voluto acquistare consapevolezza delle reali ragioni di quanto avvenuto.
      Ancora una volta questo fenomeno non tocca tanto il ceto medio-alto e perbene dell'antiberlusconismo di sinistra, veramente cieco dietro formule pretesamente idealiste ma oramai vuote, semmai i più poveri, che non necessariamente sono da sempre antiberlusconiani e non hanno la fortuna di venire a contatto con blog e siti di divulgazione economica, come gli altri avrebbero più facilmente potuto fare e, in teoria, capire.

      Sono invece assolutamente d'accordo sull'esaltazione strumentale della sobrietà identificata con garanzia operata dai media. D'altronde come trovare una rappresentazione accettabile alle future vittime di chi giungeva con il preciso mandato di distruggerne i redditi? Non si poteva certo dire che era arrivata una inversione o rivoluzione nella politica economica di tagli e repressione dei salari (diretti, indiretti e differiti) e diritti praticata da Berlusconi come dagli immediati ma ormai lontani predecessori. Quindi si è venduta la sobrietà come rimedio e come valore, addirittura come segno responsabile di coesione sociale. Non so se ricordi che ci fu persino un fiorire di raccomandazioni degno del fascismo autarchico e di guerra a favore della cucina degli scarti: le foglie di ravanello, i baccelli dei piselli, le bucce di patata, farsi il pane in casa (per quello certo migliore del congelato rumeno). Un investimento di tempo e fatica (soprattutto femminile, ovvio) degno di migliore remunerazione. Ma di nuovo non sarei certa che il primo e massimo desiderio dei supposti livorosi e nemmeno quello degli antiberlusconiani in generale fosse la sobrietà, benché la pacchianeria berciante di cui il personaggio si circonda (per non parlare degli alleati) potesse far sembrare riposante un cappotto che personalmente ho sempre trovato privo di entusiasmo. Quanto a Bergoglio così a lume di naso direi che fa il populista fino in fondo, come quando va a fare la lavanda ai poveri della stazione Termini a Roma, ma non lo seguo abbastanza. Però anche lì non di livore morale si tratta ma di bisogno di redistribuzione del reddito... in senso costituzionale, se vogliamo. Bisogno orientato ad arte verso falsi modelli e falsi bersagli (o verso la parte sbagliata dei bersagli, Trump ha fatto solo del bene agli operai delle sue aziende? però il problema sorge solo quando da presidente propone i dazi su chi delocalizza per poi rivendere negli USA contando sul libero mercato).

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    10. @Silvia: P.S.: un livore da mancato consumo sorge quando il consumo diventa il solo sfogo della frustrazione di non avere i diritti. Un lavoro rispondente alle proprie aspirazioni, l'istruzione in senso lato, la sanità, l'abitazione, la dignità di vita... allora il consumo spicciolo diventa l'unica gratificazione e perderlo genera un'irritazione irrefrenabile. Facilmente manovrabile, certo.

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    11. Pellegrina,
      secondo me è diverso reclamare un diritto (tra cui quello di consumare) ed essere livorosi.
      Chi chiede di avere un diritto/bene che gli spetta è contento se lo ottiene.
      Chi è livoroso è contento forse di più se quel diritto/bene lo perdono gli altri, anche se non ottiene niente per se stesso o addirittura ci perde.
      Di idioti felici che le multinazionali (anche grazie all'euro) acquisissero (magari delocalizzando) o che avessero causato il fallimento delle PMI (con annessi tagli salariali, precariato e disoccupazione perché le multinazionali hanno più potere delle PMI) ne è arrivato qualcuno anche qui. Fuori di qui è pieno.

      Quelli della sinistra liberal riescono a far credere che consumano caviale ma a Capalbio (non al Billionaire) discettando di cultura e con una simulata educata morigeratezza, quindi riescono a non urtare più di tanto lo spirito livoroso.
      L'ostentazione scomposta (es. Berlusconi) induce da una parte il piccolissimo imprenditore fessacchiotto e un po' rozzo all'immedesimazione e dall'altra alimenta viscerale e irrazionale livore (irrazionale perché è più desiderio di distruzione per gli altri che di costruzione per sé).
      Entrambi sono ingannati e manipolati, ma sui livorosi il "divide et impera" funziona meglio.
      Solo un esigua minoranza era critica nei confronti di Berlusconi per razionali e oggettive motivazioni politiche.
      I dibattiti non vertevano quasi mai su temi politici (e questo è tornato utile soprattutto alla sinistra per tenere celati i suoi programmi di destra).

      Detto ciò, penso che comunque il consumo ci abbia ipnotizzato un po' tutti.
      Non so se compensa la frustrazione di non avere diritti. Almeno consapevolmente non ho mai comprato nulla perché mi sentivo defraudata di un diritto.
      In generale meno diritti abbiamo, meno abbiamo mezzi di consumare quindi di sfogare la frustrazione nell'acquisto (non ci pagano i diritti che ci tolgono, ma ci tolgono diritti per impoverirci).
      A volte ci concedono qualche diritto cosmetico individuale per compensare l'impoverimento materiale.
      Sono d'accordo che invece il consumo aiuta a sfogare il senso di solitudine e di vuoto che lo stesso consumismo crea.

      Senza criminalizzare il consumo - in sé è indispensabile per l'industria e ci permette di toglierci qualche soddisfazione materiale - non penso sia neutro nell'ambito psicologico, sociale e politico.
      Attraverso il consumo (con annessi marketing, pubblicità, testimonial, ecc) orientano e influenzano i nostri bisogni, i nostri gusti, il nostro umore, il nostro pensiero. Ci distraggono dalle cose importanti, ci portano a ritenere il nostro vantaggio personale più importante di quello collettivo e ci separano dagli altri. Abbiamo perso il senso di bene e di benessere comune.

      Finché lavoriamo per consumare e consumiamo per lavorare il gioco può anche reggere.
      Ma quando lavoriamo (se lavoriamo) per avere l'unica libertà di indebitarci, non regge più: dobbiamo uscire dal torpore, superare l'astio tra categorie e reclamare uniti quello che ci spetta, in termini di diritti e di stipendi (che secondo me calano o aumentano necessariamente insieme nel nostro modello economico).
      Con il livoroso questo non si può fare (ti dà dell'interclassista: le piccole imprese decotte sono il cancro, piuttosto le multinazionali che sono competitive).

      Naturalmente all'appello mancano anche i piccoli imprenditori fessi "de destra" perché capiscono una conseguenza per volta (quando va bene e se è molto concreta), una serie concatenata è chiedere troppo.
      Proviamo a regalargli un domino.

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  4. La morale della favola assume i tratti del "paradiso sovietico" degli anni brezneviani: nomenklatura ben pasciuta, lavoratori resi inerti, pochi fortunati in grado di fuggire dalla cortina di ferro (oggi dell'euro).

    Per il resto un velo pietoso copre il resto: si comprende il valore de "le finte leggi che tutelano i lavoratori" quando esse magicamente vengono eliminate. A quel punto il bravo e forte dipendente produttivo può solo chiedere (implorare) di essere sfruttato di più e con meno retribuzione, altrimenti gli verrà dato un bel segno di riconoscenza a mezzo raccomandata di licenziamento (non richiesta, ca va sans dire).

    E' dura, ma passerà. Facciamoci coraggio

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  5. http://orizzonte48.blogspot.it/2017/02/3-la-sostituzione-dalla-inefficienza.html

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  6. Detta in maniera "tranchant" credo che l'imprenditore di destra sia un signore e quello di sinistra un arrichito, con tutto quello che ne consegue. Quelli di destra (ne vedo tanti) sanno bene che chi ti fa guadagnare è il dipendente affidabile, e per questo va remunerato (e quello fancazzista cacciato); per quello di sinistra sei solo una risorsa (ricorda niente?) quindi da sfruttare. E' per quello che l'economia ferma fa comodo. Ma se riparte ne vedremo delle belle.

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  7. Sfortunatamente, per dimostrare di essere un dipendente produttivo, bisogna PRIMA avercelo un lavoro

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  8. Non c'è da aggiungere un granché di dibattito...se la sinistra è ancora quella del mirabolante Taddei di questa mattina chiunque altro è più serio purtroppo

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    1. da Taddei ho imparato che il Corallito è stata una moneta. nientedimeno.

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    2. @Bruce Fake

      Allibita e muta sono.
      Tanti di noi l'hanno imparato qui.

      Certo tutti non ricordiamo le stesse cose di un argomento, chi segue da tempo qui ne ha imparate almeno alcune.

      Possibile che un laureato in economia, il che è diverso da economista (come un laureato in filosofia non è di diritto un filosofo - e ci mancherebbe, come un laureato in una qualche letteratura non è di conseguenza un critico letterario e così funziona per alcuni prof. universitari, basta NON facciano ricerca o che la facciano scalercia) ma...insomma un semplice laureato in economia non sa che cosa sia quella cosa lì?

      Convengo che la che domanda può essere avvertita come non priva di un certo peso nonché di una certa ambiguità.

      Ma

      TUTTO E' PURO PER I PURI...economisti e anche per i di loro seguaci.

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  9. La caduta delle frontiere è stata condizione necessaria per la fine del sistema fondato sulla grande fabbrica: ogni rappresentazione del mondo del lavoro, così come era radicata nell’immaginario collettivo fino agli anni ’80, è andata di conseguenza a farsi benedire. Bene o male noi continuiamo a tirare avanti sull’onda lunga dell’eredità che ci ha lasciato quel mondo: come saremo sistemati tra 20 anni difficile dirlo.

    Viviamo di fatto in un sistema fondato sul caos a macchia di leopardo: non intravedo al momento nessuna forma di ordine nuovo all’orizzonte sul modo modo di produrre, si vive alla giornata, credo che mai come in questo momento conti più la fortuna (che spesso si accompagna alla scaltrezza) che il merito, inteso come mix di preparazione di base ed esperienza.

    Una curiosità: che cosa ha startuppato l’azienda degli ex studenti ex comunisti? Di questi tempi 10 anni per un’impresa sono tanti: durera?

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  10. secondo me in Italia c'è un contagio malefico da cui uscirne è difficile , dove sono emigrato con il solito trolley di cartone made in Cina ( una volta era valigia ma era in nave , ora con gli aerei low cost al max è permesso un trolley ) anche li gli italici fanno le stesse cose e pretendono che si lavori a livello subschiavo , praticamente lavori e paghi per lavorare e questo specialmente se hanno a che fare con italiani anche loro con la pancia vuota, del resto possono attingere da un bacino di utenti vasto , le altre etnie sono allibite ma nessuno fa nulla anche l' AUTORITÀ LOCALE e li sbagliano profondamente perchè questo è un virus che dilaga , ora da uno stato come l'Italia che ha, nel bene o nel male , anticipato molte volte la moda corrente , ora per tante concause ormai stufi di elencare , si va verso l'ingiustizia sociale il rischio si amplifica proporzionalmente alla diffusione di tali italiani in giro per il mondo , occorre sempre fare attenzione alla velocità con cui gli italici imparano a modificare ed interagire velocemente con il sistema , ora hanno capito che la cosa più veloce è comprimere i salari e tutti si buttano immediatamente a fare ciò , il casino che ne deriverà è indubbio . Tremo dal pensare se i neocon riescono nella miserabile impresa di abolire la moneta contante: dal fogno europeo al fogno mondiale , con le carte di credito cariche di crediti o di debiti e il baratto come forma alternativa di infima sussistenza . Mi pare di vivere dentro un film a tragica fine .

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  11. Da http://orizzonte48.blogspot.it/2017/02/3-la-sostituzione-dalla-inefficienza.html"la storia beffarda dello smontaggio sistematico del fondamento stesso della Repubblica: il principio della tutela del lavoro (art.1 Cost.).
    Questa tutela, che nell'art.4 Cost. vedete enunciata come un obbligo, a carico della Repubblica, di intervenire per rendere effettivo il relativo "diritto", - che non è quindi un mero enunciato puramente enfatico- è stata estirpata dall'ordinamento democratico italiano senza neppure mai nominare, come vedremo, la Costituzione

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  12. http://orizzonte48.blogspot.it/2017/02/3-la-sostituzione-dalla-inefficienza.html Cito dal post questa frase che per me spiega cosa è successo a tutti noi "che sapevamo di sapere"è la storia beffarda dello smontaggio sistematico del fondamento stesso della Repubblica: il principio della tutela del lavoro (art.1 Cost.).
    Questa tutela, che nell'art.4 Cost. vedete enunciata come un obbligo, a carico della Repubblica, di intervenire per rendere effettivo il relativo "diritto", - che non è quindi un mero enunciato puramente enfatico- è stata estirpata dall'ordinamento democratico italiano senza neppure mai nominare, come vedremo, la Costituzione: una rimozione totale che ha investito non la pur detestata "Costituzione economica", ma proprio gli articoli fondamentalissimi e inderogabili che avrebbero dovuto dare forma alla nostra democrazia.

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  13. "Se sei un dipendente produttivo, chiedi e ti verrà dato."

    Sono CAZZATE...

    scusami...lavoro in un azienda passata in mano Francese...

    Prima mi facevo il culo, mi pagavano tutti gli straordinari, i festivi erano pagati con maggiorazioni fino al 200%, la domenica stavi a casa e se lavoravi anche questa veniva maggiorata con una percentuale del 50%.

    Portavo a casa un buon reddito...

    OGGI INVECE...

    Continuo a farmi il culo...i festivi lavori gratis, le domeniche sono state contrattualizzate, e ti ricattano dalla mattina alla sera con minacce di licenziamento o trasferimento in altra sede...

    e adesso è in gioco anche tredicesima e quattordicesima...

    E il mio reddito si è dimezzato...

    E ti assicuro che io e gli altri ragazzi siamo lavoratori produttivi...

    Tra un po' vedrai che non ci pagheranno più neanche la "malattia" e sarai costretto ad andare a lavorare con 40 di febbre...

    Le leggi a tutela dei lavoratori ci vogliono eccome...

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    1. vaglielo a spiegare a quelli che non hanno mai lavorato un giorno della vita loro

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  14. Cazzate su cazzate di cazzate. Il minimo comune denominatore è il macchinone del padrone. Il lavoratore si prende sempre la carota, dagli imprenditori di destra e di sinistra. Infatti l'imprenditore non è di destra e neppure di sinistra, come il lavoratore. Voglio indietro la legge 300 del 1970, voglio intatta e rispettata la costituzione della Repubblica Italiana, voglio una Banca Centrale che stampi moneta, rivoglio indietro l'Iri con tutte le irizzate del cavolo. Voglio le frontiere, la fine della globalizzazione, al limite la parcellizzazione degli stati nazionali, a partire dal nostro, non la loro unione. Voglio una scuola che funzioni. Voglio che a fronte di miseri aumenti nominali del mio stipendio il netto in busta aumenti, anziché diminuire da oltre un decennio a questa parte.

    Vorrei che i miei connazionali potessero condividere almeno in minima parte questi desideri, perché questo favorirebbe il processo (ferro recuperanda est...) invece so che intenti a leggere repubblica e corriere e ad ascoltare canale 5 e rai uno si fanno le pippe mentali per Trump, Ivanka e il badge dei dipendenti pubblici. Stramaledizione!

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    1. da parte mia condivisione totale. sarebbe la fine di un brutto incubo.

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    2. Io sostanzialmente condivido. In ogni caso non condivido una divisione dell'imprenditoria in ex studenti comunisti/ipocriti e imprenditori di destra coerenti che premiano la produttività.

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    3. Sono cazzate, ma perlomeno esisteva un'etica paternalistica che se da una parte segnava chiaramente il confine fra padrone e dipendente, dall'altra proteggeva le proprie risorse, sia perche' ritenute poco o punto sostituibili (PMI), sia per via di una tensione morale, paternalistica si' ma nei fatti benevola. Era la dicci' su cui ci hanno insegnato a sputare i comunistoidi. La globalizzazione ha fatto il resto.

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  15. Un mio ex professore delle superiori ci confidò che negli anni '70 lui era comodamente impiegato in un istituto bancario, lavoro che decise di abbandonare per dedicarsi alla libera professione.
    Invece il sottoscritto si ricorda plasticamente come intorno agli anni '90 chi era un dipendente pubblico veniva considerato uno sfigato dal popolo delle partite iva, tant'è che soprattutto al nord, si riusciva a colmare le richieste di lavoro da parte della P.A. solo grazie all'apporto degli immigrati del sud Italia.
    Era comunque un sistema equilibrato, dove il lavoro autonomo vedeva compensato il rischio d'impresa e il maggior impegno profuso (anche in termini di prestazioni orarie)da un utile perfettamente adeguato e coerente con quello che era il salario e le tutele di un dipendente dell'epoca.
    Le famiglie, spesso composte da un coniuge salariato ed uno autonomo, godevano di un discreto benessere e la percentuale dei matrimoni, compreso il tasso di natalità, presentavano ancora numeri importanti.
    Poi ci sono stati degli eventi in ordine sparso come la globalizzazione, la finanziarizzazione delle imprese, la rottura del patto sociale fra lo Stato e le aziende, il periodo delle stragi di Stato, il divorzio fra Tesoro e Bankitalia, i contratti di lavoro aticipi, l'ingresso nella moneta unica, il Fiscal Compact ecc. ecc. che gradualmente hanno sempre più peggiorato la luna di miele dei Paesi occidentali che era iniziata nei ruggenti anni '60.
    Io non credo nei cicli storici ma voglio credere all'insegnamento della storia, per questo motivo non mi rassegnerò mai ad accettare la narrativa che sostiene l'ineluttabile accettazione del "particolare periodo di crisi" e che ci spinge lentamente a fare la fine della rana bollita.

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  16. Se sei dipendente maledici il tuo datore che ti sottopaga.
    Se sei datore di lavoro ed ami circondarti di costose cose, potresti preferire le cose che puoi comprare al pagare un pò di più i tuoi dipendenti.

    Ma invertendo i ruoli, che succede?

    Ecco perchè se non si creano le tutele che rendano equilibrati questi rapporti, ci sarà, con estrema probabilità, uno sfruttato ed uno sfruttatore.

    Perchè si sa, i filantropi sono una merce rara e comunque non sufficente a rendere il "mercato del lavoro" equo e solidale.

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    1. Caro Mario,
      credo che tu abbia centrato il punto.
      Nessuno trova da ridire se il consumatore cerca di spendere meno per lo stesso oggetto o uno analogo.
      In tutti i contratti ci sono due parti, ognuna desidera l'opposto dell'altro. L'errore è impostare il discorso sul piano morale.

      I datori di lavoro pagano (e assumono a tempo indeterminato) il minimo che gli è consentito, non perché sono più cattivi degli altri, ma perché chiunque al loro posto farebbe altrettanto.
      Chiaramente vogliono che le condizioni contrattuali siano vantaggiose per loro e quindi appoggiano forze politiche che facciano il loro interesse. Non trovo che ci sia niente di male.

      Loro sono pochi ma economicamente più influenti.
      Dall'altra parte siamo molto più numerosi ma meno potenti.
      Non dico l'equità perfetta (il capitale è come il banco del casinò, ha sempre una chance in più) ma in un sistema democratico (cioè dove vince la maggioranza e ovviamente gli imprenditori non possono essere la maggioranza) un certo equilibrio si potrebbe/dovrebbe trovare.

      Gli strumenti economici ci sono, manca la politica, manca un partito che ci rappresenti: tutti tirano la coperta dalla stessa parte.
      Ma se Bagnai lo facesse, il partito, quanti elettori avrebbe?
      (Borghi non è stato eletto).

      Sembra il problema dell'uovo e della gallina: non c'è un partito perché non ci sono elettori consapevoli e informati oppure gli elettori non sono consapevoli e informati perché non c'è un partito?

      Inizialmente propendevo per la seconda ipotesi a causa della propaganda dei media e del tradimento dei partiti "de sinistra".
      Dopo aver regalato libri, inviato link, discusso con un numero consistente di persone (alcune in situazioni economiche alla soglia della povertà, quasi tutti ex comunisti) e non essere riuscita a convincerne NEANCHE UNO, credo che questo partito non esiste perché non esistono i suoi potenziali elettori.

      Qualcuno obietterà che Trump è stato eletto e che il Fronte Nazionale è il primo partito in Francia.
      Sebbene alcuni loro argomenti siano condivisibili (specialmente Le Pen) e personalmente li preferisca ai loro antagonisti "de sinistra", sono partiti dichiaratamente di destra a me non sembra che possano effettivamente colmare il vuoto politico a sinistra. E non mi sembra che i loro elettori li votino perché hanno capito il problema, quindi resteranno sempre in balia dell'operato di qualcuno che non saranno in grado di giudicare e controllare.

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  17. Molti potrebbero invitare a non generalizzare pensando che la realtà dell'azienda in cui lei lavorava non sia molto comune. Invece per sfortuna lo è. Mentre sono mosche biache quelle aziende che trattano il proprio personale come la nuova azienda per la quale lei lavora. Quindi non ho difficoltà a crederle. Lavoro e vivo nel Regno Unito da più di 8 anni e retribuire a scadenza è la norma. Le buste paga hanno solo due voci di conto e controllarne l'esatezza online è un gioco da ragazzi così come sbrigare tutte le altre misere faccende burocratiche in cui tutti noi quasi quotidianamente incappiamo. Qualsiasi procedura burocratica è concepita seconda la logica del più comune dei mortali: semplice, lineare e che tutti (compreso l'uomo della strada) possono/devono comprendere. Descrivo sempre il modo di intendere il rapporto datore/dipendente in Italia come padrone/schiavo. L'Italia dovrebbere fissare come priorità l'uscita dall'euro ma c'è un grande successivo lavoro da fare in termini di riordinamento giuridico e istituzionale riguardante tutti gli aspetti del vivere in una società moderna. Non esiste né la volonta politica né il coraggio di varare vere riforme che non mirino semplicemente ad allinearsi a quelle di altre economie avanzate ma addirittura ad andare pioneristicamente oltre. Un esempio: perché non buttare via il nostro intero sistema fiscale e rimpiazzarlo con uno simile UK o US integrandolo con le proposte di Bruno Tinti nel libro 'La Rivoluzione delle Tasse'? Ancora: c'è un grande lavoro da fare per diffondere una cultura manageriale, amministrativa e della sicurezza a beneficio soprattutto delle PMI. Questo potrebbe farsi con corsi ad hoc (di carattere puramente pragmatico) diffusi dalle camere di commercio locali se ci fossero i fondi per farlo. Se è vero che le PMI sono la spina dorsale dell'economia italiana è anche vero che questa spina dorsale è un po' scoliotica ed evito di elencare i motivi. Resta il fatto che siamo un paese composto da individualità eccellenti ma manca la cultura di squadra. Il formarsi di questa cultura potrebbe facilitarsi se ci fossero i mezzi e delle riforme umanamente Giuste (come Costituzione vorrebbe). Scusate lo sfogo.

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    1. La cultura di squadra e' un mito. I nordici sono piu' educati nelle piccole cose e nel traffico, ma perche' la repressione e' attenta e costante. Per il resto, mors tua vita mea. Si' magari un piccolo gruppo lavora (tantissimo) in armonia, ma comunque in competizione serrata con altri gruppi. Le prediche sul gioco di squadra le fanno i capi, che per definizione sono sgomitatori individualisti, per prendersene tutti i meriti. E' semplicemente naturale.

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    2. I nordici non sono più educati. Rispettano le regole perchè (sanno che) ci sono controlli, no repressione, attenti e costanti. Come è giusto che sia no ("[...] Gli uomini non sono angeli" diceva Machiavelli)? Gli effetti dell'assenza dei controlli li conosciamo. "Il gioco di squadra" è una figura retorica che dovrebbe evocare unione per il raggiungimento di un obiettivo comune mettendo da parte le manie di protagonismo che ostacolano e rallentano ogni tentativo di migliorare un qualsiasi aspetto della vita sociale. Gaber cantava "Persino in Parlamento/c'è un'aria incadescente/si scannano su tutto/e poi non cambia niente". Comunque io non mi riferivo al contesto aziendale al quale ti riferisci tu. Tuttavia anche se intendessi questo non vedo cosa ci sia di male nella competizione e ti dico pure che non ho ancora conosciuto capi ma soltanto leader. Ci sottoponiamo a delle discussioni documentate dove ognuno può esperimere critiche costruttive anche feroci a riguardo di qualcosa o qualcuno senza avere il timore di pagarne le conseguenze. Lividi in faccia non ne porto. L'educazione per me è ben altro. Sono l'inisieme di consuetudini (le buone maniere) all'interno di una cultura non codificate per legge. Queste sono influenzate dal livello di benessere diffuso all'interno di una società. Se ti alzi al mattino con la paura di non avere un lavoro il giorno dopo te ne fotti di salutare il tuo vicino o di preoccuparti del prossimo.

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    3. In prima linea il gioco di squadra è essenziale, per sopravvivere prima ancora che per vincere, tant’è che la squadra è l’unità base d’un esercito. Non stiamo parlando della teoria da addestramento, ma delle testimonianze dei molti che affiorano nei testi classici, quali quelli lasciati da Bedeschi, Revelli, Rigoni Stern, o Lussu. A Nikolajewka gli Alpini italiani andarono all’assalto male armati, male equipaggiati e stremati nel fisico e nel morale, gridandosi l’un l’altro, e senza troppi distinguo di classe, di cultura, di possibilità economiche o sociali: “Tutti eroi o tutti accoppati!”; ben sapendo che poi, accanto ai fulgidi, ci sarebbero egualmente stati i titubanti e i meno ardimentosi, ma in quell’occasione necessitava la capacità di credere di poter infrangere l’odioso accerchiamento. Gli ufficiali assaltarono alla testa dei rispettivi reparti; molti di loro rimasero uccisi come l’ultimo dei soldati, come accadde al cinquantaduenne generale Giulio Martinat, che cadde nella neve col braccio proteso in avanti verso l’obiettivo.
      I nostri soldati dovettero contrastare anche i soprusi di alcune unità tedesche che cercarono, e con successo in molte occasioni, d’accaparrarsi con la forza le poche risorse a loro disposizione; la nota dichiarazione del Feldmaresciallo Rommel – “Se il soldato tedesco ha stupito il mondo, il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco” – dovrebbe risuonare almeno come un formale indennizzo, prima ancora d’un riconoscimento, al valore italiano in molte circostanze d’allora (e oggi ci siamo lasciati convincere a baciare i piedi dell’organizzazione socio-economica tedesca attuale…).
      Viene da chiedersi se quegli uomini fossero davvero tanto diversi da noialtri e se tristemente si appropinquino nuovamente certe drammatiche esperienze per riscoprire la capacità, foss’anche obtorto collo, d’essere più coesi e solidali, saper giocare di squadra e senza darne ostentazione da operetta, o perdersi nella retorica del sentimentalismo [è rimarchevole la definizione che dà Abbattista di educazione, come un “…insieme di consuetudini” – anche se il sottoscritto predilige il termine “attitudini” – “(le buone maniere) all'interno di una cultura non codificate per legge”]. Si direbbe invece che l’intero genere umano sia duro di comprendonio e corto di memoria, ma a questo punto l’obiezione opina come non sia possibile proporre il paragone con i fatti bellici: appunto, ma almeno preserviamo il buono che hanno dimostrato esser possibile anche in condizioni estreme, sennò rimane un comportamento da minchioni saper esser coesi in guerra ma dilaniati in pace; nessuno infatti auspica siffatte circostanze, ma almeno ricordarne fattivamente il senso sarebbe da sempre salutare.
      Dopodiché, qualora la tragica buriana sia scivolata via, si sia tornati a casa da altre ghiacciate e micidiali steppe e rincasati dai monti dell’ennesima fatica resistente, nel tempo di qualche generazione tutto apparterrà ad un passato da incipriare ad ogni ricorrenza, per tener caldo il gioco elettorale ed altro (e con la ferrea convinzione che il peggio, ormai, giaccia alle spalle).
      Sic transit gloria mundi.

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  18. Spazzati via 100 anni di lotte per la dignità della persona che presta la propria opera.
    Una volta, i dipendenti si dividevano in dirigenti, impiegati e operai. Questa divisione non esiste più e lo vedo con figlio e nipoti, stipendi da fame e jobs act. Alberto c'ha fatto un libro per far capire come si allargs la forbice tra salario e capitale ed anche dove arriveremo presto.

    Il Pianeta e l'uomo cambiano realmente attraverso le accelerazioni provocate dalle catastrofi e allora auguri a tutti ed arrivederci alla prossima inevitabile catastrofe!

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  19. Mi è venuto in mente il "fornaio" leggendo la lettera pubblicata, come sempre mi servirà a capire!

    http://goofynomics.blogspot.it/2013/02/bdsm-il-meraviglioso-mondo-di.html

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  20. Di Lavoro ha già ampiamente e profondamente scritto Orizzonte48; con un'analisi minuziosa ha ricostruito i condizionamenti culturali , la trasformazione del linguaggio e del pensiero che hanno portato alla soppressione del diritto al Lavoro; ovviamente il materiale è adatto a chi ha orecchie per intendere e va oltre la fasulla contrapposizione tra la destra e la sinistra; inoltre, a causa dei condizionamenti culturali che tutti abbiamo subito, non è facile comprendere pienamente le sue argomentazioni cristalline.

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  21. C'è un'elasticità di sostituzione anche per il lavoro. E ci sono lavoratori perfettamente sostituti. Non la farei così facile riguardo al chiedere e ottenere.

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  22. E che dire delle cooperative?

    Comunque la M.A. che è in me vuole parlare d'altro.
    Premesso che ho letto tanti anni fa a scuola solo gli stralci più filosofici del Capitale, ho sempre pensato che il marxismo/comunismo/socialismo non potessero funzionare. Non tanto per le teorie economiche (che non conosco bene e non giudico) ma per una visione utopica, completamente irrealistica, della natura umana.
    E infatti, all'apparir del male assoluto (il consumo) Marx si è sciolto come neve al sole. Poi, tanto era il terrore di perderlo (il consumo non Marx), che l'hanno perso (anche se non se ne rendono ancora conto).

    Per semplificare, qualche eccezione c'è ma la maggior parte dei bolscevichi è contraria solo alla proprietà privata degli altri.
    O meglio sono diventati ex bolscevichi non appena hanno avuto modo di possedere qualche cosa di qualsiasi valore (anche modesto) e di emulare i vezzi dei ricchi.
    Non è stato difficile con quelli che Preve (una delle rare eccezioni, appunto) definì "tutti Mirafiori e Bella Ciao" e da cui prese le distanze, quelli tutto livore fuori e niente dentro (né cervello, né cuore).

    Se fossero solo gli ex comunisti con Maserati e azienda internazionale si tratterebbe di un'esigua minoranza costretta a passare a un partito di destra - per forza di cose minoritario - per vedere rappresentati i loro interessi.
    In realtà non ci vuole un vagone di prostitute d'altissimo bordo e una cisterna di champagne - riservati a pochi eletti come Klaus Volkert - per tirare fuori il peggio dalle persone.

    Per chi vale poco è sufficiente poco.

    Basta concedere 7.777 rate per l'ultimo smartphone e la TV sottilissima ma più larga del salotto. Basta far credere che si possono vestire come i VIP con 49,99€ (abiti sintetici, mal scopiazzati e mal confezionati in Cina per una giornata a tessere cashmere da 300€ al metro ormai destinato quasi esclusivamente all'export) o che potevano viaggiare ovunque come star (ma low cost) o realizzare la propria vocazione cosmopolita con l'Erasmus o farsi il selfie all'happy hour per essere paparazzati su Facebook come i divi.
    Per quelli con velleità intellettuali è bastato arruolare autori, giornalisti, artisti, cantanti...
    È bastato far leva sul narcisismo e/o sul livore per barattare pseudodiritti individuali con conquiste sociali.
    È bastato mostrargli l'ologramma della ricchezza perché sgomitassero per arruolarsi nella servitù della gleba (trascinando anche i pochi sani di mente che essi godono immensamente a disprezzare come populisti, sentendosi ormai più affini all'élite).

    Se aspettano un'ora al pronto soccorso per un'unghia incarnita, escono urlando "privatizzazione!".
    Sono loro i primi detrattori dell'Italia non competitiva e corrotta.
    Sono loro che si scandalizzano (in alto fanno finta) se critichi l'euro o se vuoi mettere un freno alla tratta di manodopera o alla mobilità dei capitali: verrà la più terribile delle guerre ma i bombardamenti (materiali o economici) che producono adesso vittime e profughi invece sono a fin di pace.

    Con tutto il rispetto per i marxisti autentici, sono questi ex marxisti/comunisti/sessantottini i più fanatici sostenitori e difensori dell'ordoliberismo (che poi è il cetriolo ortografico di lordo-liberismo) globale, sono questi imbecilli traditori traditi, che consentono alla destra di non essere minoranza ma di governare democraticamente verso lo sfacelo.

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    1. Ma per curiosità, se il tuo disfattismo è a questi livelli (stai esplicitamente, non eufemisticamente, dicendo che morirai/moriremo), perché vivi? Perché fai progetti? Perché ti preoccupi delle cose? Capisco la situazione sia estremamente ma qui non si parla nemmeno di disfattismo, si parla proprio di aspettare la morte come se un asteroide stesse per centrare la Terra; e allora ribadisco, come trovi la forza di alzarti dal letto ogni giorno, se ti autopercepisci come un cadavere che cammina?

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    2. Voglio dire, il pessimismo è lecito, ma se non si mantiene quel minimo di spinta di speranza in un futuro, più o meno remoto, anche solo vagamente migliore, la forza della battaglia scema inesorabilmente fino a esaurirsi del tutto...

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    3. La vita dello stesso Marx è piena di contraddizioni. La sua natura umana era ben poco marxista. L'uomo è così, ideali e istinti.

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    4. Traggo da Luciano Canfora (“Critica della retorica democratica”, cap. 7):
      “Con buona pace dei «marxisti ortodossi» (tribù dal dubbio prestigio scientifico, e scarsamente pertinente al pensiero di Marx), si deve osservare che il fondamento delle rivoluzioni è innanzi tutto la tensione morale. Senza nulla togliere, ovviamente, ai presupposti materiali, in assenza dei quali nessuna crisi si innesca, qui intendo per «fondamento» quel quid della psicologia collettiva che effettivamente mette in moto il sommovimento rivoluzionario: il quale non è mai inevitabile, e che, per esplodere, ha bisogno della diffusa convinzione dell’insostenibilità dell’ordine esistente e della convinta scelta di mettere in discussione tutto, dalla tranquillità di vita alle certezze quotidiane. Questo «salto» gravido di conseguenze estreme non è mai compiuto alla leggera da nessuno (tranne che da rivoluzionari da operetta, che si esaltano essenzialmente nel parlarne).
      Molte volte esso sarebbe possibile, ma rare, rarissime volte effettivamente accade: appunto perché è una scelta radicale, che sconvolge l’intera esistenza, e richiede slancio e tensione morali molto al di sopra della media, spesso propiziate da condizioni eccezionalissime come una guerra catastrofica (1917) o l’improvvisa rivelazione dell’incredibile debolezza del potere (1789). Ma la tensione morale che induce alla scelta estrema, e consente di affrontare sacrifici inauditi, non si trasmette, né per via «genetica» né per via pedagogica. Semplicemente si perde. Giacché l’esperienza si può, al più, raccontare ma non trasmettere: è individuale e irripetibile. Per questo le rivoluzioni si spengono ed hanno tutte, prima o poi, il loro «termidoro». Se ostinatamente si tenta di serbare per via pedagogica la loro vitalità di generazione in generazione, presto quella pedagogia viene percepita come retorica, e quindi rifiutata”.

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    5. Caro Andrea,
      siamo potenzialmente tutti morti? Sì, ma non è quello che ho scritto.
      Non essendo mai stata marxista, per me il capitalismo è semplicemente il sistema economico meno peggio tra quelli finora sperimentati.

      Molto pragmaticamente penso che vada regolamentato e l'unica istituzione che può farlo è lo stato.
      Penso che vada regolamentato perché CHIUNQUE sta sopra tende ad approfittare del vantaggio che la sua posizione e il suo capitale gli danno. Non è vero che i padroni di destra sono meglio di quelli di sinistra, né viceversa: un imprenditore fa i suoi interessi (con lievi sfumature individuali), se non sarebbe no profit (su molti dei quali ho comunque dubbi).

      Non è una questione morale, l'uomo (santi non ne conosco) è fatto così.
      Abbiamo la fortuna di vivere dopo Keynes: l'unica soluzione è informarsi, studiare, capire quali sono i nostri interessi e difenderli per arrivare a un equilibrio con chi ha interessi opposti.

      Il livore, il narcisismo e lo pseudomoralismo (lavoratore buono/capitalista cattivo) sono invece debolezze, l'avversario lo sa e le sfrutta per manipolare.
      Purtroppo in questi anni ho constatato che i più manipolati e manipolabili sono gli ex comunisti proprio perché livorosi, narcisisti (almeno a livello intellettuale) e pseudomoralisti. Non tutti ma tutti tranne Giacché, Fusaro, il terzo non lo ricordo e Preve che purtroppo è morto (è una battuta, anche non così lontana dal reale).

      Non era il marxismo che faceva loro disprezzare il consumismo e la proprietà privata, ma l'impossibilità di consumare e possedere. Quindi per non che dessero più fastidio è bastato concedere loro quel minimo (a rate con interessi) che li facesse sentire consumatori e proprietari in modo che sostenessero, contro i propri interessi, gli interessi dei capitalisti.
      Ai più scaltri (politici, sindacalisti, intellettuali) hanno dovuto concedere un po' di più ma ne è valsa la pena (finché dura perché oltre un certo livello di squilibrio il sistema esplode).

      Tra tutte le persone con cui mi è capitato di discutere, gli ex marxisti sono sicuramente i cani da guardia più ringhiosi e testardi dell'ultraliberismo.
      Se gli altri sono superficiali, qualche guizzo critico/ribelle in loro è presente, un po' ascoltano e capiscono, anche se poi tornano al loro menefreghismo (tanto non cambia niente) oppure finiscono nei 5S.
      Gli ex comunisti no, sono veramente orwelliani. Non si accorgono di essere passati da Marx a Friedman e di parlare come Marchionne.
      Il PD esiste grazie a loro.
      E così facendo stanno perdendo tutto (e lo fanno perdere anche a noi).

      Finirà male, ma non per il mio disfattismo (echicazzosonoio?)

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    6. Citodacal
      sinceramente sono scettica sulle tensioni morali che portano a rivoluzioni di questo tipo: è ovvio che quel quid non può che autoestinguersi.
      E se l'unica rivoluzione duratura possibile fosse quella poco avventurosa ma molto impegnativa di studiare, studiare, studiare?

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    7. Ti ringrazio per la spiegazione ma non contestavo la teoria. Ti chiedevo: se credi che non ci sia soluzione, dove trovi la forza per vivere? È una domanda sincera.

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    8. @ Silvia

      "Non tutti ma tutti tranne Giacché, Fusaro, il terzo non lo ricordo e Preve che purtroppo è morto (è una battuta, anche non così lontana dal reale)."

      Ne conterei solo due, purtroppo.

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    9. @Silvia
      "Non era il marxismo che faceva loro disprezzare il consumismo e la proprietà privata, ma l'impossibilità di consumare e possedere."

      Finora ho conosciuto un bel po' di sinistroidi che non hanno mai disprezzato il consumismo, anzi lo hanno ricercato in tutte le maniere, quasi come se fossero mossi da invidia sociale per chi potesse permetterselo, ovvero le solite questioni adolescenziali di lunghezze da attributi etc… (pochi ne ho conosciuti, coi quali v’è sempre stata un’amicizia vera, che si preoccupassero realmente delle condizioni sociali intendendole non nel senso del possedere beni materiali, quanto piuttosto opportunità sociali per un esistere più che dignitoso per chiunque, definite e garantite da una comunità d’appartenenza – come dire: prima del televisore ultracolor, consolidiamo la presenza d’istruzione, sanità, ammortizzatori sociali etc). Forse i primi si sono lasciati trarre in inganno dall’assonanza tra “consumismo” e “comunismo”…
      Quale poi reale visione sociale vi sia dietro a questo compulsivo agire è quantomeno dubbio, poiché enfatizzare il solo consumo, o prenderlo come primario, distoglie dal reale significato del produrre e dalle dinamiche per cui entrambi siano sostenibili, il che pone già il collo sotto al capestro del capitale che richiedendo una produzione indiscriminata, sposta denari, mezzi – e ultimamente lo pretende anche dalle risorse umane – laddove l’attività sia più remunerativa (ma soprattutto “pro domo sua”), e senza creare un radicamento sociale e territoriale del ciclo: alla fin fine è simile al comportamento biologico del parassita, peggio se di natura virale, che attinge laddove gli conviene e dove trova di che succhiare; oppure affine al comportamento di certe popolazioni nomadi che vivevano di saccheggi e devastazioni delle società altrui (benedetta Boldrini, per la quale il nomadismo è il futuro del pianeta!).
      Rivedrei pure un ampliamento qualitativo del concetto di “utile privato” poiché, fatto sacrosanto diritto al medesimo, senza una qualche definizione che ne regoli rapporto e convivenza con quello pubblico e collettivo, ciascuno potrebbe ambire in modo lecito al dominio mondiale (globalismo liberista?); l’anarchia feudale mi pare fu ottimo esempio di applicazione indiscriminata e conseguente del solo perseguire l’utile individuale, in assenza di un capitale accentrato nelle mani di pochi.

      In merito alla “tensione morale”: va da sé che non abbia nulla in comune col cosiddetto “moralismo”, tant’è che preferirei il termine di tensione “etica”, poiché la morale, comunque necessaria, tende ad appiattirsi su se stessa, l’etica no (la differenza tra “abitudine” e “attitudine” dice qualcosa al riguardo: l’atto, che in sé è sempre correlato all’istante adimensionale, diventa abito). In questo senso, lo stesso studiare non-nozionistico bensì noetico, rappresenta proprio la più “avventurosa delle avventure” poiché costringe il candidato alla “quête” perpetua, ponendo se stesso costantemente in discussione. Se mi è concesso, da praticante d’arte marziale, citare il maestro Funakoshi che nella tradizione propria a molte discipline, ricordava come l’arte vada praticata fino all’ultimo istante di vita, e come lui stesso dichiarò d’aver finalmente appreso “age uke” (deviazione alta che si insegna da subito alle bianche) in età assai avanzata, dopo una vita intera di pratica e insegnamento d’altissimo livello. Ma anche qui mostra d’aver ragione Canfora nel dire che siano richiesti slancio e tensione molto al di sopra della media; si vede che qualsiasi “rivoluzione”, sia d’ordine sociale, che intellettuale oppure precipuamente interiore è utile soprattutto a chi la compie: e qui nessuno può impedirne il compiersi individuale.

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    10. @Roberto Buffagni
      Il fatto che tu, nel merito della questione, comprenda più del sottoscritto mi sostiene, poiché anch'io comincio a nutrire quantomeno qualche dubbio circa un terzo...

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    11. Citodacal,
      molto profondo, ma sono d'accordo solo perché lo hai scritto tu.
      C'è un tale abuso dei termini "morale" "valori" ed "etica" (ormai qualsiasi azienda ne fa una bandiera, non parliamo poi dell'abuso ingannevole che se fa in politica) che appena li leggo diffido.
      Senza ambire a principi così elevati, mi accontenterei di un po' di razionalità.

      Roberto,
      Forse proprio Canfora? O "compagno" Triolo ;-)

      Andrea,
      forse la soluzione verrà quando il capitalismo dovrà scegliere tra seppellirsi nella fossa che si è scavato, fare una guerra o prendere di nuovo un po' medicina (dose minima di Keynes).
      Sulla soluzione dal basso sono invece assolutamente pessimista.
      Comunque qui mi consolo e a volte mi diverto anche.

      Qualcuno di voi ha letto Chomsky?
      Mi è arrivato oggi "Chi sono i padroni del mondo" che avevo ordinato per curiosità sull'autore.

      Appena ho letto sul retro la recensione del NYTimes "Il più importante intellettuale del mondo" e del Guardian "Insieme a Marx, Shakespeare e la Bibbia, Chomsky è tra le 10 fonti più citate nella storia della cultura" ho avuto l'istinto di gettarlo.

      Invece l'introduzione sembra promettente:
      "Non meno eclatante e il declino della democrazia in Europa, dove il processo decisionale sui temi di maggiore rilevanza si è spostato nelle mani delle burocrazie di Bruxelles e dei poteri finanziari che esse in larga misura rappresentano. Il loro spregio della democrazia a emerso dalla reazione furibonda al referendum di luglio 2015: era inaccettabile l'idea the il popolo greco potesse dire la sua sulle sorti della sua società, fatta a pezzi dalle disumane misure di austerity della troika, ossia Commissione europea, BCE e FMI. Obiettivo dichiarato delle politiche di rigore era ridurre il debito greco; in realtà esse hanno aumentato il debito in rapporto al Pil, il tessuto sociale è stato ridotto in brandelli, e la Grecia è diventata un canale per far transitare i cospicui pacchetti di salvataggio nelle banche francesi e tedesche che avevano concesso prestiti rischiosi."

      Stiamo a vedere.

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    12. @Citodacal @Roberto

      Anch'io ne conto soltanto due. E uno purtroppo è morto...

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    13. @Silvia
      Grazie per la considerazione. Anch’io sarei più sollevato se gli altri si accontentassero di un po’ più di razionalità e imparassero a usarla (non è possibile, anzi è controproducente e profondamente errato, pretendere la stessa attitudine alla “profondità” da parte di chiunque: sarebbe come fare il vino con le polveri, invece d’invecchiarlo secondo procedimenti pazienti e laboriosi); e tuttavia so essere la stessa razionalità “insufficiente” per certi ambiti, o loro prosiegui; il fenomeno ti dice che è abbastanza, il noumeno invece smentisce; poi il fenomeno muta, ma ti induce a ricercare una soluzione ancora fenomenica: individualmente si arriva a comprenderlo quando ti accorgi appieno che è il serpente a mordersi la coda (facendo peraltro omaggio alla razionalità stessa, che consente di comprendere la sua insufficienza specifica) dopodiché, sempre individualmente, ci si regola di conseguenza (la massa è composta di individui inconsapevoli; la non-massa di individui consapevoli, che hanno lo stesso peso inerziale della massa, con qualcosa in più).
      Concordo appieno sull’abuso, spesso inverecondo, che si è fatto dei termini summenzionati; basterebbe osservare cosa intendano certe aziende con “codice etico”: semplici normative di comportamento (un mero metter nero su bianco norme e direttive aziendali: possiede almeno l’utilità e la chiarezza di sapere cosa l’azienda richieda, ma non è detto che abbia qualcosa di precipuamente etico – alla stessa stregua, la mafia che ti chiede di eliminare un soggetto in un determinato modo possiede anch’essa un codice “etico”…). Questa estrema semplificazione, che agevola la resa banale dei termini in questione, avrebbe ad esempio lasciato quantomeno perplesso un samurai il quale era tenuto ad osservare un complesso e rigido sistema etico in cui il proprio discernimento consapevole era tutt’altro che escluso, anzi doveva trovare pieno svolgimento (contrariamente a quanto si ritiene). Kurosawa tradusse in fotogrammi un evento realmente accaduto: quello d’un signore feudale giapponese che, attorniato da alcuni suoi guerrieri, si trovò a dover attraversare un terreno ostile, e per poterlo fare decide di travestir tutti quanti da mercanti e sé stesso e pochi altri da servo; sennonché, in una taverna, una pattuglia avversaria sospetta pericolosamente dei forestieri e comincia a metterli sotto pressione; sarà l’iniziativa d’un samurai, tra quelli travestiti da mercante, a scongiurare la situazione: costui infatti schiaffeggia e tratta malamente da servo il proprio signore sotto mentite spoglie, rassicurando così le guardie nemiche, ma anche violando nel modo più vergognoso, cocente ed ingiurioso tutti i precetti etici di fedeltà e rispetto a cui è tenuto, e a cui individualmente tiene.
      Qualcosa di ben più corposo dunque, rispetto a una leggera o bacchettona, ma sempre lineare concezione che, dell’etica, molto spesso abbiamo.
      (ma ora placo la mia logorrea…)

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    14. Una interessantissima riflessione (che ho letto volentieri, non sei stato logorroico).
      Ci sono cose che sono senz'altro oltre la nostra possibilità di conoscenza. Ognuno ha dei limiti diversi, ad esempio io con Kant sono insufficiente, non lo capivo (ma all'epoca non avevo neanche voglia di studiare... dovrei riprovarci nel frattempo spero di non avere frainteso quello che hai scritto).
      Ma la "massa di individui inconsapevoli" è inconsapevole anche solo del fenomeno. In più il piddino è inconsapevole della "sua insufficienza specifica".

      Riguardo le parole (come etica, valori, morale...) penso che anche loro siano vittime del consumo. Le usano e le riusano. Le abusano e le ripetono. E le svuotano di significato.

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  23. Sull'Erasmus. Tento di oppormi alla solita promozione del progetto che spedisce ventenni ubriachi in giro per l'Europa. Una collega autorevole ribatte che dobbiamo riscoprire la nostra vocazione ad emigrare, come cento anni fa. Insomma, siamo schiavi nel cervello. Indovinate l'area politica della collega.

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  24. Agghiacciante
    https://www.youtube.com/watch?v=tM-9CcanAnc

    stanno sfoderando tutte le armi perchè gli frana il terreno sotto i piedi?

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    1. però la principale delle cavolate non l'ho ancora sentita ma me l'aspetto che l'idiozia si evolve .
      usciamo dall'€uro , rivalutiamo e poi rientriamo così avremo piu €uro ... deliri in tasca, potrebbero arrivarci , se quello è riuscito a dire che un operaio italiano guadagna dai 20 ai 24 mila euro annui , a fare il gesto dell'ombrello , puo pensare anche altri tipi di idiozie , forse potrebbe fare compania con un italico che oggi ha rapinato una banca in un'isola , dove la guardia civil conosce tutti , l'hanno aspettato a casa direttamente , ecco l'idiozia regna sovrana in questi tempi , solo che se sei un piccolo ladruncolo non fa quasi danni , se sei uno che va in tv a sparare cavolate , i danni li fa e poi qualcuno deve porre rimedio. Comunque non so come facciano a sostenere delle assurdità senza battere ciglio , ma la voce della gente normale che va in giro la pensa molto più correttamente ormai le idee sull'euro sono molto diffuse e corrette , questi raccontano ancora le favolette , hanno la pancia piena e per loro tutti hanno la pancia piena , nessuno viene licenziato , stanno tutti bene , i ristoranti sono pieni e ci sono le file in autostrada , la loro politica un mezzo successo , insomma o veramente si sentono dei benefattori o sono alieni ...

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    2. Più che agghiacciante vomitevole... come abbia fatto Borghi a resistere, circondato da quelle facce false e oblique di personaggi senza percezione alcuna del senso del ridicolo, è un mistero dell'umana sopportazione: Santo subito!

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  25. Vlad III Principe di Valacchia, ispiratore di Stoker. Ma anche VLAD acronimo di "Ve Lo Avevo Detto del Prof".. KAI GAR (omaggio ai nostri fratelli): 481 posti di lavoro a rischio tra Toscana, Lazio e Campania. Unicoop Tirreno taglia posti di lavoro: 481 full time che corrispondono a circa 600 persone. Tutti capiranno cosa gli accade, forse nessuno perché gli accade.

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    1. Moderni impalamenti. Eppure il controverso Vlad Țepeș è ancora oggi ricordato come un difensore del suo paese natale: in questa Italia odierna non ci siamo nemmeno con la coerenza storica.

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  26. La mia misera interpretazione.
    Io la vedo come una metafora involontaria di ciò che ci sta accadendo.
    I sinistrati hanno tradito in tutte le latitudini. Si sono innamorati del postmodernismo e hanno scelto conseguentemente di essere fedeli esecutori (più o meno consapevolmente) dell'ordine neoliberista. Chi tra loro aveva maggiori "opportunità" ne ha approfittato guadagnandoci sopra.
    Molti che credevano fortemente in loro, provando sulla propria pelle il tradimento, hanno cercato una nuova sponda e pensano di averla trovata nel vecchio tradizionale sfruttamento (sia ideologicamente che di fatto), che comunque ti offre l'illusione di una certezza: quella della relazione precisa tra padrone e schiavo (vedi "compagno" Trump).
    Due diversi concezioni del liberismo. Entrambe comunque vincenti sulle classi subalterne. Con l'aggravante che chi ha tradito ha fatto anche il lavoro sporco per quelli che stanno vincendo di più ora (ma che in qualche modo vincevano anche prima): il sindacato e le tutele non servono a un cazzo, anzi sono nemici dei lavoratori ed è meglio comunque essere imprenditori di sé stessi.
    E il capitalismo vince in ogni caso.
    Karl Marx non c'entra nulla purtroppo...
    Poi, se adesso è iniziata la fine della globalizzazione, sarebbe opportuno ritrovare la strada persa, senza farsi illudere da nuove chimere... ma questo è un altro discorso...

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  27. Mi limito nel dire che gli schiavi antichi avevano più dignità. Siamo ridotti così male che essere pagati con puntualità lo consideriamo un merito da attribuire al padrone invece che la banale normalità. Poi sarà che nel lavoro nel commercio ma 'sto mantra della produttività per me è becchime per gli allocchi.

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  28. E' cq pericolosa la negazione della legge 104 e altre normative giuslavoristiche ( non parlo di quelle da treu in poi) asociandole ai mala temppora odierni.
    divide et impera

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  29. Signori, che dire.
    Alla ricerca di una proposta lavorativa "seria", l'unica decente l'ho ricevuta da una azienda Indiana.
    Per sfizio ho fatto anche qualche colloquio con prestigiossissimi studi legali nel Milanese e posso dirvi che le condizioni che propongono sono agghiaccianti.
    Va detto che il culto della sofferenza a noi piace.
    Destra o sinistra, chi ha la bravura e la fortuna di arrivare in determinate posizioni si sente molto spesso in dovere di farla scontare a chi "sta sotto".
    Vero è che, in ogni caso, con un mercato falsato come il nostro, considerazioni come la mia lasciano il tempo che trovano.
    Che amarezza...

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  30. Vorrei fare nua precisazione

    "ed in India e nelle Filippine i lavoratori si licenziano ogni mese"

    Si dimettono non si licenziano...

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  31. Come era un tempo....conta solo quanta forza hai per far valere le tue ragioni.
    Poi, se hai la fortuna di incontrare una azienda gestita da persone che hanno un minimo di empatia per il prossimo, si può ragionare e essere apprezzato, anche economicamente.
    Gran parte della situazione attuale è prima di tutto una questione antropologica; una certa mentalità bocconiana-manageriale, di derivazione anglosassone, insegnata e esaltata in molti corsi universitari e non, è il danno peggiore che è stato fatto sia alle aziende che al clima di lavoro dentro di esse. Si instilla l'idea che la spietatezza, il cinismo, lo sfruttamento sono doti necessarie per aumentare la redditività del capitale.....ed il sistema fiscale italiano acuisce il problema.
    Mr. Mario Monti è il prototipo di questa mentalità, per non parlare di Mr. Renzi.
    Ma....come disse John Fitzgerald Kennedy.....puoi ingannare tutti almeno una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre.
    D'altronde in economia, nessun pasto è gratuito....o come dice il Professor Bagnai.... no free lunch.

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  32. Non vi e' mai venuto il sospetto che l'essere comunistoidi fosse solo una maschera sociale, indossata per ottenere determinati benefici sociali (non escluso un certo interesse del sesso opposto), e che in realta' del benessere dei dipendenti, ai comunistoidi non fregasse molto?
    Perche' a me questo sospetto e' venuto molto spesso, ma io sono mediamente complottista.

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  33. L'unico vero diritto del lavoratore è cambiare lavoro.
    Una volta per sottrartelo ti facevano schiavo, oggi usano la disoccupazione (non cambi perchè un altro lavoro NON lo trovi) e altro, tipo le tutele progressive, che se cambi lavoro perdi (flessibilità modirezionale), o le barriere erette dai diversi sistemi previdenziali (incompatibili tra loro), e altro.
    Il modo cambia.
    Ma di poco.
    E comunque si stava meglio quando si stava meglio.

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  34. La Repubblica, oggi: Padoan: 'Ipotesi infrazione Ue allarmante minaccia sovranità in politica economica'.
    Daje a ride...

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  35. Lettera insulsa e senza senso. La distinzione non è tra destra e sinistra ma tra opposti interessi: la solita storia tra chi compra lavoro e chi vende lavoro.

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    1. Ci sarebbe da aggiungere che, come Quarantotto ci insegna e non si stanca di ripetere, il lavoro-merce è rigettato dalla nostra Costituzione.

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    2. Il fatto, Lenny, è che, poiché limitatamente al caso in questione, la lettera inquadra in un ceto senso anche quanto tu scrivi dopo il punto, non capisco perché questa lettera dovrebbe risultare senza senso.

      Poi certo la lettera dice anche altro; personalmente la distinzione fra destra e sinistra non mi piace, non trovo terminologicamente intelligente da accogliere facendone un programma (quando c'è quella cosa tanto bella e comoda che si chiama democrazia), ma è una differenza che c'è, perché lo dicono i "liberisti" nelle odiate funzioni di produzione che vale sempre Y = f(L,K). Ecco, L è stato tradito da chi difendeva L, K ha fatto il suo lavoro, maluccio ma l'ha fatto.

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  36. E' la storia della sinistra che fa la destra.

    La sinistra sposa la logica del mercato e internazionalizza, non tutela i lavoratori che combattono la concorrenza da fuori, e chi ci guadgna è il più ricco (di solito capitalista).

    Invece la destra fa la destra, si affida al mercato - è la destra! - e per contratto "paga ogni 10 del mese", senza sindacato

    Tra l'altro, magari è proprio il sindacato che, dalle loro parti, aiuta i filippini e gli indiani

    Il risultato è che a quelli di sinistra, come magari quello che ha scritto, poi piace la destra.

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  37. A chi vi parla di Euro, Trump, immigrati,...un meraviglioso sorriso e fare di si con la testina,tanto chi non ha capito oggi è perché non vuole o non può capire, ma domani capirà... Cit.

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  38. In base alla mia esperienza non farei una distinzione fra destra e sinistra, anche se molti si nascondono dietro quella parola per fare le peggio cose, ma fra imprese il cui proprietario lavora in azienda con i propri lavoratori e gli azionisti che alla fine dell'anno vogliono il loro bel dividendo. I primi pagano quanto dovuto perché capiscono il valore del lavoro e quando gli parli di Euro ti sputano giustamente in faccia, gli altri se ne fottono dei lavoratori, scusate la parola, li mettono al minimo salariale tanto qualcuno lo trovano comunque e quando parli loro di euro lo venerano come una divinità.

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    1. gli azionisti fanno semplicemente i loro interessi, che sono diversi dagli interessi dei lavoratori dipendenti. E' un errore madornale pensare che gli azionisti possano agire nell'interesse dei lavoratori.

      Così come è un errore madornale pensare che il governo tedesco possa agire nell'interesse degli italiani.

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  39. Leggermente OT (ma in linea col blog).
    Stamattina mi arriva via WhatsApp il seguente messaggio:
    "La Rai per il prossimo Festival di Sanremo pagherà per sole cinque serate al conduttore Carlo Conti ben 650.000 euro, oltre ad altri emolumenti per la conduzione di altri programmi sulla Rai. Sempre per Sanremo la Rai pagherà per soli 15 minuti di apparizione ben 50.000 euro ciascuno a Mika, a Ricky Martin e Tiziano Ferro. A Maurizio Crozza per le cinque serate ben 100.000 euro. Tutto questo a fronte di un buco di 400 milioni di euro nel bilancio aziendale della Rai. Ma c'è di più: nelle cinque serate del Festival di Sanremo Conti ci chiederà di offrire 2 euro col telefono fisso o cellulare per le zone terremotate. Vi dico solo che ben 26 milioni di euro che gli italiani avevano già offerto con il telefono sono ancora bloccati a Roma��. La richiesta per pulire la strada dell'hotel Rigopiano in Abruzzo, come ben sapete, era partita già dalle sette del mattino e gli fu risposto che non potevano liberare la strada dalla neve perché l'unica turbina in tutta la provincia di Pescara in pieno inverno era rotta. La provincia di Pescara non aveva 25000 euro per ripararla, a causa dei tagli dei fondi dal governo. Sapete tutti come è purtroppo andata a Rigopiano. Ora, cari amici, la spegniamo la tv o per lo meno non guardiamo Sanremo per tutte le 5 serate? Facciamo crollare l'audience! Diamo un segnale, boicottiamo il Festival di Sanremo. Fate girare il messaggio. Penso sia il minimo che si possa fare, anche per le vittime di Rigopiano. Forse se c'erano quei 25000 euro, si sarebbero salvati. Ciao a tutti."
    La mia risposta è stata questa:
    "Ci piace l'euro e l'europa dei tecnocrati? Adesso ci indignamo, ma mi sa che non ci hanno ancora tolto abbastanza."

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  40. Mio padre lo scorso maggio ha avuto un ictus. Da allora è su sedia a rotelle con braccio e gamba destra paralizzati e parziale compromissione dell'articolazione verbale. A luglio, pochi giorni dopo aver avuto il riconoscimento dell'invalidità totale con i benefici della legge 104 (di cui io usufruisco in quanto dipendente con contratto a tempo indeterminato), ha subito un intervento d'urgenza per la riduzione di un aneurisma all'aorta addominale in principio di fessurazione, fortunatamente diagnosticata in tempo da due ottimi medici (uno dell'istituto di riabilitazione e l'altro dell'ospedale pubblico dove è stato prontamente inviato ai primi sintomi). Rientrato in istituto, dopo un paio di settimane di convalescenza ha ripreso gradualmente riabilitazione, che però da settembre ha dovuto fortemente limitare per il drastico peggioramento di una preesistente ernia inguinale, causato dagli esercizi di riabilitazione. A ottobre, dimesso 'd'ufficio' causa scadenza del periodo di degenza rimborsabile dalla Regione Lazio - recentemente 'ricalibrato' in senso fortemente restrittivo per i soliti motivi finanziari (59 giorni per i pazienti colpiti da ictus, da mio padre piratescamente raddoppiati grazie al 'provvidenziale' azzeramento dovuto al ricovero per l'aneurisma) - ha iniziato la trafila per l'intervento all'ernia, necessario per poter riprendere la riabilitazione in day hospital (2 o 3 volte a settimana): una sflilza di visite preliminari (chirurgiche, anestesiologiche e di preospedalizzazione) funzionali a eseguire l'operazione anch'essa in day hospital (nonostante il precauzionale parere contrario del chirurgo, data l'età e le condizioni), naturalmente al fine di 'risparmiare' giorni di ricovero. Fallito il primo tentativo (dopo 7 ore di attesa) causa rottura improvvisa di un macchinario in sala operatoria, finalmente due settimane fa l'intervento è andato positivamente in porto, seguito a stretto giro da due visite di controllo e una per togliere i punti.

    A quanto sopra si aggiungano, oltre all'assistenza quotidianamente prestata fin dal suo primo ricovero post-ictus in ospedale e successivamente in istituto (a cominciare dall'alimentazione, cui non era in grado di provvedere da solo), altri esami e visite di controllo post-dimissioni collegate ad ictus e aneurisma, nonché svariate mezze giornate passate presso ASL, INPS, Agenzia Entrate, patronato per: pratiche di invalidità e pensione, rinnovo piano tetapeutico diabete (come se dal diabete si potesse guarire), richieste presidi sanitari gratuiti, ritiro semi-pin non pervenuto a domicilio, più altre rogne burocratiche varie che nemmeno più ricordo.

    Ovviamente, in tutto questo turbinio di impegni, più di una volta è accaduto che i tre giorni mensili di legge 104 non fossero sufficienti, per cui ho dovuto attingere alle ferie (cosa che ho fatto peraltro sistematicamente fino a luglio, avendo esaurito i tre giorni annuali di legge 53 ed essendo ancora in corso l'iter per il riconoscimento dei benefici della legge 104).

    Morale della favola: al diavolo i comunistoidi di successo (e i loro mancati ergo frustrati epigoni) che mandano "al diavolo le 104 e finte leggi che tutelano i lavoratori. Naturalmente con l'augurio che le circostanze della vita continuino a preservarli nello stato di beata superficialità e ignoranza che gli consente di parlare senza avere reale cognizione di quello che dicono.

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  41. Stavo cercando in rete informazioni sulla Finlandia, quando mi imbatto in questo articolo de "La Stampa":
    http://www.lastampa.it/2017/02/04/esteri/pagati-per-cercare-lavoro-cos-la-finlandia-riscrive-le-regole-dello-stato-sociale-9wcpzqTWPkSillAOogxTTO/pagina.html

    Il prof. ci ha ampiamento parlato della crisi della Finlandia. Anche in questo paese si tenta di uscirne con le ricette classiche che schiacciono i diritti dei lavoratori e non fanno altro che aggravare la situazione. L'occhio allenato dei frequentatori di questo blog le riconosce immediatamente. Ecco alcuni stralci, che vorrei brevemente commentare:

    Cit. 1) "Per salvare il sistema di welfare più sofisticato del pianeta, abbattere la burocrazia e spingere nuove e vecchie generazioni a confrontarsi con un mercato del lavoro schiacciato dalla globalizzazione, spaventato dalla robotizzazione tracimante e dunque sempre più avaro, flessibile e complicato"
    La burocrazia? In Finlandia? Unbelievable! Ma non si diceva che in Scandinavia si fa tutto con un click? Inoltre sembra di capire che anche lassù si siano accorti de la Ciiiina.

    Cit. 2) "il sistema va rivisto perché fu pensato negli Anni Sessanta, quando le donne stavano a casa con i bambini e i mariti non avevano problemi a trovare uno stipendio. Le persone non si rendono conto di quanto sono protette. Vanno dal medico, non pagano e credono che sia normale."
    Come di dice "durezza del vivere" in Finlandese?

    Cit. 3) "Lo stato sociale è costituzionalmente garantito. Ma oggi il nostro welfare è come un puzzle. La burocrazia è soffocante e le persone cominciano a essere scontente"
    Aridanga con la burocrazia.

    Cit 4) "Rimpiangono la Finlandia degli Anni Ottanta quando tutti avevano un lavoro e una casa".
    Una frase degna della Dott.ssa Arcazzo. Cosa dovrebbero rimpiangere, gli anni della guerra di continuazione? Poi questi anni '80 che ritornano, suona familiare.

    Cit 5) "I sostenitori dei Veri Finlandesi sono anziani, conservatori con un forte senso religioso, vengono dalle campagne e non usano i computer"
    Rieccoli, i vecchi deplorabili che votano Brexit e Trump. Il male del mondo. Ma poi in Scandinavia c'è ancora qualcuno che non usa il pc? Unbelievable!

    Cit 6) "Eppure, in questo mondo rovesciato, in cui le fasce deboli si appoggiano alle destre vecchie e nuove e le sinistre sono incapaci di tutelare i salari, i (Veri) Finlandesi sperimentano il reddito universale mentre i sindacati lo combattono"
    Sounds familiar, isn't it? Sostituite "veri finlandesi" con "Movimento Cinque Stelle" ed il gioco è fatto.

    Manca solo la filippica contro gli operai forestali lapponi ed i furbetti del cartellino del comune di Helsinki che timbrano ma poi vanno a pesca di salmoni.

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    1. Solo una cosa: gli anni'80 sono quelli in cui inizia a calare la quota salari e la banca centrale diventa indipendente, mentre eravamo già entrati nello SME. Perché dovremmo rimpiangerli, noi?

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  42. Se esistono imprenditori comunistoidi del genere, allora capisco come mai le esternazioni di Prodi su La Repubblica di oggi non generino interrogazioni parlamentari e sommosse popolari.

    L'EUROPA A DOPPIA VELOCITà PUò DARE FINALMENTE LA RISPOSTA
    "Tutti insieme non si riesce a portare avanti il progetto europeo. La mossa della Cancelliera è benvenuta anche perché mi sembra che finalmente dia una prima risposta a Trump e a Le Pen. [...] Finalmente la Germania sembra cominciare ad assumersi quel ruolo di leadership che non aveva mai voluto esercitare. Va bene così."
    NIENTEMENO?!? Ormai Prodi parla candidamente di Quarto Reich, e """va bene così"""? Ma non mi risulta che l'articolo 1 della Costituzione della Repubblica Italiana dica "la leadership appartiene alla Germania", mi sembra piuttosto che dica "la sovranità appartiene al popolo"! Di grazia, Prodi Romano, visto che stiamo finalmente scoprendo le carte in tavola, potrebbe spiegarci una buona volta perchè il popolo dovrebbe abdicare alla propria sovranità in favore della leadership tedesca?

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  43. Lavoro per una piccola azienda: fino ad un paio di anni fa eravamo 12 dipendenti e l'azienda contava 4 punti vendita. Ad Agosto ne rimarrà uno solo, un triste highlander che di immortale avrà ben poco e non sappiamo quanto durerà.

    Non è una storia di ex comunistelli che delocalizzano e fanno i soldi, ma di 3 persone (amici e fratelli) che hanno portato avanti un progetto finché hanno potuto rispettando il lavoro di tutti e tutelando i dipendenti, gli amministratori sono arrivati a rinunciare allo stipendio.

    Il fatto che mi fa incazzare non è tanto pensare che alla mia età mio padre aveva già messo in piedi una famiglia, quanto constatare come ci sia una scarsa capacità di giudizio nel quotidiano, o sia completamente assente, da parte di chi mi sta accanto.

    Se condivido con i miei amici i video del professor Bagnai o di Borghi mi sento dare del complottista; se dico in famiglia che è in atto una disgregazione del tessuto sociale per precise ragioni economiche e politiche mi sento dire che è colpa della corruzzzzzzzzzione della ggente che sesòmagnatitutto.

    E allora se questo è ciò che pensano dove si colloca la sofferenza nell'avere, ad esempio, parte della famiglia emigrata fresca negli USA e non poter vedere figli e nipote?

    Ho 30 anni, fra poco non avrò un lavoro e oltre l'esperienza lavorativa non ho una laurea da sfruttare per combattere.

    Spero di poter contribuire alla rinascita di un paese che deve essere risollevato in primis culturalmente, perché l'alternativa mi risulta odiosamente inconcepibile.

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    1. Oggi in pausa pranzo leggevo un libro.
      La mia collega "Cosa leggi"
      "Chomsky, lo conosci?"
      "No, chie è?"
      Quando gliel'ho spiegato mi ha guardata con annoiata sufficienza, come dici tu Paolo. Non mi ha dato della complottista, ma me lo ha fatto capire.

      Nessuno vuole dedicare più di 10 minuti per capire. Il libro è lungo, i post sono lunghi...
      "Non ho avuto tempo".
      "Cosa hai dovuto fare?"
      "Mah... ieri ho guardato Masterchef, sabato sono andato al centro commerciale... (oppure qualsiasi cosa)".
      "Ah ok, non sei costretto, eh, il mio era solo un consiglio".

      Oppure sono piddini e allora ti rispondono ad oltranza con luoghicomunismi.

      Sono a circa 1/4, comunque Chomsky per ora mi piace. Parla esclusivamente dei "padroni del mondo" gli USA, cioè una ristrettissima élite degli USA. Nomina l'EU solo come gregaria e delle vittime del loro terrorismo (in pratica tutti gli altri). Sebbene li abbia sempre considerati guerrafondai e prepotenti, i fatti descritti mi hanno abbastanza sconvolta.

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    2. Chomsky non lo capisco: scrive libri come quello che hai citato e poi ha appoggiato Hillary Clinton contro Trump considerandola come il male minore e adesso lo vediamo accanto a Varoufakis in Diem25...

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    3. Paolo,
      in effetti sono sbalordita.
      Conoscevo Chomsky solo di nome e per aver letto qualche citazione qua e là. Ero curiosa e ho comprato il libro senza leggere neppure il risvolto, tanto è vero che pensavo che "padroni del mondo" si riferisse a multinazionali, banche, élite, non agli USA.

      A differenza di Stiglitz (che massacra i repubblicani, ma para il culo ai democratici dietro a frasi tipo "potevano fare di più") Chomsky va giù altrettanto duro con tutti, compresi B. Clinton, Obama e Kennedy. Risale alle origini dell'impero sempre molto criticamente verso ambo le parti.

      Non sapevo che si fosse schierato per la Clinton, anche se immaginavo che non avesse tirato la volata di Trump. Se devo essere sincera, aldilà di certe sue idee di cui potremmo beneficiare come italiani ed europei, Trump non convince per niente neanche me. Se fossi stata americana forse lo avrei votato per protesta o forse non avrei votato per niente, nella convinzione di non avere un'alternativa reale.
      Tra la certezza del male che avrebbe fatto Illary e l'incertezza di quanto possa farne Trump non è vera scelta, è un azzardo. Gli americani hanno deciso di correre il rischio e non li biasimo.
      Se l'esito fosse peggiore, la responsabilità non sarà loro né della democrazia ma, al contrario, dello svuotamento di democrazia: Trump è il frutto del tradimento della sinistra-liberal, la responsabilità sarà loro.

      Detto ciò, lo schierarsi per la Clinton è per me una delusione. Ancor più deludente è il suo appoggio a Diem25.
      Grazie per avermelo detto. Questa ambiguità scredita senz'altro Chomsky ma, a mio parere, non toglie nulla alla veridicità della denuncia del terrorismo USA con EU al seguito contro tutti i deboli del mondo.

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    4. Sono d'accordo con la tua conclusione.

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  44. Lo stronzo non ha colore.
    E' il secolo dei comunisti illuminati.


    Per i profani dello sconosciuto idioma abruzzese, quello "sciabbinidett" equivale al "che sia benedetto" o " meno male che"

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  45. L'unico aspetto positivo e' che girano in maserati. Almeno la bilancia commerciale e' salvaguardata.
    Per il resto, ora che non vota piu' rifondazione comunista, chi vota? Se e' un altro PUDE allora l'intero messaggio non ha senso. Spesso accade (non qui) che si osservano le conseguenze senza mai interrogarsi sulle cause.

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  46. Scusate la intromissione ma approfitto di questa discussione e dell'assenza del Prof. Bagnai cosí mi risparmio qualche ramanzina! Sono un cervello in fuga sotto vari punti di vista, ma molto interessato alle sorti della mia bella Italia ed é per questo che mi informo (spesso su questo blog) e cerco di studiare come chiede sempre il Prof (tempo permettendo). Ho due annotazioni da fare sperando che qualcuno possa darmi suggerimenti e indicazioni, giá che é difficile portare il dibattito con il comune delle persone ai livelli cui lo porta questo blog e il Prof. Bagnai normali:
    1.- la prima riguarda il finanziamento della spesa pubblica battendo moneta (quindi producendo debito pubblico ma con moneta sovrana). Se non ho capito male o letto su fonti "stravaganti", questo metodo é stato usato dagli Stati Uniti per uscire dalla crisi degli anni '30, da molti dei paesi europei dopo la seconda guerra mondiale, ugualmente dal Giappone e, se nn capisco male, negli ultimi anni anche dalla Cina. Non sono sufficienti esempi da pesentare nel dibattito “da bar” per confutare definitivamente l'assurda storia del pareggio di bilancio, del debito pubblico cattivo, dei compiti a casa non fatti, ecc ecc ecc???
    2.- la seconda annotazione l'ho sognata stanotte e riguarda il confutare un'altro caposaldo del dibattito (anche questo da bar): stampare moneta non si puó perché produce inflazione (interessante nota a margine: non ne parlavo in un bar ma con mia cognata che é un pezzo grosso del ministero di finanza nel suo paese e questo mi ha fatto pensare che la formazione del mainstrem parte direttamente dall'universitá, ti formano cosí da subito, soprattutto nei paesi latino americani). Comunque per chiudere (ferme restando le varie spiegazioni tecniche date sul blog dal Profe, con tanto di grafici a supporto), un argomento interessante (sempre per il dibattito da bar) mi sembra quello degli 80 milioni di euro al mese che stampa la BCE; da una parte la domanda é "la BCE sta producendo il debito cattivo? ma allora la BCE é cattiva come l'Italia, come i PIGS!!!" e dall'altra parte si smentisce il mito che stampando moneta si produce inflazione, giá che se ne stampa tanta ma siamo in deflazione!!
    Sará molto gradito qualsiasi commento a supporto del mio sforzo per coscentizzare le persone con cui giornalmente ho modo di conversare e formare o rafforzare in loro una posizione no euro!! Grazie mille a tutti e sopratutto al Prof. che mi ha aiutato a comprovare molte delle idee che si aggiravano sperdute nella mia testa, a dargli un senso lógico e a sapere verso dove dirigere il mio impegno sociale!!

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    1. Cioè: tu leggi questo blog, mi segui, e non mi hai mai visto usare questi argomenti!? Senti, non so come dirtelo: preferirei che tu fossi nell'ufficio stampa della Bce a far proselitismo per l'euro!

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    2. La ringrazio perché ha trovato il tempo per leggermi e anche per rispondermi, purtroppo peró non ce l'ho fatta a evitare la ramanzina!! Che posso dirLe prof. io seguo il blog e cerco di studiare (purtroppo solamente nei ritagli di tempo) e questa era la ragione della mia richiesta, vale a dire che qualcuno esperto (mi sembra di capire che tra i frequentatori del blog ce ne sono diversi ... non mi aspettavo mi rispondesse lei direttamente) confermasse che le mie argomentazioni riportate al dibattito da bar, fossero veritiere e ben formulate! ma se malgrado ció non ho capito niente e addirittura rischio di fare danni (paradossalmente convincendo le persone in senso opposto allo sperato con la mia carenza di argomenti), meglio rimango in silenzio! Preso atto di ció mi rimane un'ultima domanda (sicuramente piú importante di quelle formulate ieri): se io, persona laureata, masterata e impegnata non c'ho capito niente, provo a immaginare cosa capiscano del dibattito la maggioranza degli italiani e mi domando profondamente rattristato, come faremo a vincere la battaglia? Non dobbiamo quindi nemmeno sperare nel suo carisma (men che meno nelle sue argomentazioni che non capiamo) e ci rimane solamente sperare nel cambio di interessi dei poteri forti made in USA a breve o nell’implosione del sistema alla larga. Quindi ancora una volta noi del popolino rimaniamo fuori dalle grandi decisioni che riguardano la nostra pelle e il nostro futuro!! Mi scuso ancora e comunque la ringrazio perché continueró a leggere il blog sperando di capire qualcosa in piú!

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