Come sapete, i Trattati europei attualmente prevedono che il rapporto deficit pubblico/Pil non debba eccedere il 3%. Su questa regola si innesta dal 1997 il Patto di stabilità e di crescita (la crescita come sapete si è persa per strada, ma passons), secondo cui il deficit pubblico deve tendere a situarsi in una posizione vicina all'equilibrio o in surplus: potremmo chiamarla la regola dello 0%. Non mi dilungo sulle assurdità di un mondo a deficit zero, che nel lungo periodo è necessariamente un mondo a debito zero (sembra una bella cosa, ma non lo è per tanti motivi che qui abbiamo discusso e che ora non ho tempo di ridiscutere). Sapete anche che in vigenza della regola dello 0%, Germania e Francia decisero di violare la regola del 3% (i motivi della violazione da parte della Germania ve li spiegai a suo tempo qui: sostanzialmente, finanziare la madre di tutte le violazioni della concorrenza - sul mercato del lavoro). Non entro qui nemmeno sul diverso rango giuridico delle due regole (ci ha lavorato Giuseppe Guarino, magari con calma facciamo un'analisi di quel tipo: ora mi interessa darvi una prospettiva più economica).
La regole dello 0% in realtà è temperata dal fatto di riferirsi ai saldi di bilancio strutturali. Cosa sono questi saldi strutturali? Senza entrare (per ora) nelle formule, potremmo definirli come saldi corretti per la fase del ciclo economico. Un primo "spiegone" non troppo tecnico lo trovate qui. L'idea (di per sé sensata) è che se si è in fase recessiva, il riferimento allo 0% è controproducente: occorre che lo stato intervenga per sostenere l'economia. La soluzione adottata è quella di considerare ai fini del rispetto delle regole non il saldo nominale, ma quello corretto sottraendo la componente ciclica.
Quest'ultima, a sua volta, è il prodotto di due elementi: il primo è l'output gap, cioè lo scarto fra Pil effettivo e Pil potenziale (in percentuale del Pil potenziale). Cos'è il Pil potenziale? Viene variamente definito come il livello di prodotto raggiungibile in condizioni di piena occupazione delle risorse, o raggiungibile senza creare tensioni sui prezzi. Quindi, è una stima. Il secondo numeretto è anch'esso una stima: la stima della semielasticità del saldo di bilancio all'output gap (cioè: la stima di quanto reagisce "automaticamente" il deficit pubblico al rallentamento o all'accelerazione del ciclo economico, ad esempio per effetto dei cosiddetti stabilizzatori automatici: banalmente, il fatto che se l'economia gira, crescono gli imponibili, cresce la raccolta fiscale e quindi il deficit cala, come pure diminuiscono i sussidi di disoccupazione e quindi il deficit cala, mentre il contrario accade se l'economia non gira).
Il secondo numeretto (la semielasticità) è sempre positivo, mentre l'output gap può essere positivo o negativo.
Se l'output gap è positivo, il Pil effettivo è superiore al potenziale, cioè c'è rischio di tensioni sui prezzi (surriscaldamento dell'economia). In questo caso al saldo di bilancio nominale viene sottratto il prodotto di due numeri positivi (l'output gap e la semielasticità), il che significa che il saldo strutturale è inferiore a quello nominale. In altre parole, in queste circostanze il deficit valutato in termini strutturali è più ampio di quello registrato contabilmente, il che significa che le regole fiscali, tarate sui saldi strutturali, imporranno un percorso più restrittivo.
Se l'output gap è negativo, cioè se il Pil effettivo è inferiore al potenziale (insomma: se siamo in condizioni recessive), il saldo strutturale si ottiene sottraendo a quello nominale il prodotto di un numero positivo (la semielasticità) per un numero negativo (l'output gap), cioè sottraendo una grandezza negativa. Dato che meno per meno fa più, in caso di output gap negativo il deficit (saldo negativo) valutato in termini strutturali sarà inferiore (in valore assoluto) al deficit "contabile", e quindi le regole consentiranno di adottare una politica di bilancio più espansiva.
Per un esempio, vi fornisco un estratto del WEO del 2014 (il primo che mi sono trovato fra le mani), da cui vi mostro output gap e saldo nominale e strutturale dell'Italia (in rapporto al Pil):
Nel 2008 l'output gap era positivo (secondo loro) e quindi nonostante noi rispettassimo la regola del 3% in termini contabili (-2.67), la stavamo violando in termini strutturali (-3.99): insomma: avremmo dovuto essere più formichine, più buon padre di famiglia, e via scemenzando secondo lo stantio repertorio neoliberista (la medicina fa bene solo se è amara, il tetto va riparato prima che piova, ecc.).
Nel 2009 l'output gap era negativo, e quindi, anche se in termini nominali stavamo violando la regola del 3% (-5.41), in realtà in termini strutturali la violazione era più contenuta (-4.2). La famosa "flessibilità" di cui si parla entra in gioco in questo ragionamento. Dato che nel 2009 le condizioni congiunturali erano seriamente compromesse, con un Pil effettivo sotto al potenziale, fra saldo strutturale e saldo nominale c'era un "gioco", un "lasco", uno "spread" di circa 1.2 punti di Pil: una certa flessibilità di bilancio poteva essere tollerata.
Spero che la logica del gioco sia chiara: imporre regole rigide (0%) con applicazione flessibile a seconda delle condizioni del ciclo economico.
Il problema, però, è che, come i veri tecnici sanno (cioè quelli con un minimo di preparazione in econometria e in particolare in analisi spettrale) la determinazione di quale sia la fase congiunturale presente è estremamente complessa sia in termini concettuali che in termini pratici. Le procedure che Bruxelles sceglie per calcolare l'output gap sono tali che, come avrete notato nel documento che vi ho linkato sopra, perfino i documenti della Commissione ne prendono le distanze, e think tank (o più esattamente yes thank) ultraeuropeisti come il Bruegel se ne fanno apertamente beffe. Il fatto che il concetto di output gap (e, a valle, quello di "flessibilità") sia così gelatinoso (wobbly) non impedisce a una simpatica corte di miracoli di politici trombati qui o altrove, di opinionisti da un soldo al mazzo, di esperti di varia estrazione, di articolare su di esso inqualificabili rodomontate contro l'attuale governo italiano. La flessibilità, insomma, per come viene calcolata, è una stima basata sul prodotto fra una stima e una stima, e su nessuna di queste stime (o, più esattamente, delle metodologie su cui si basano) esiste un consenso scientifico nemmeno all'interno del fronte di chi le sta usando per imporci un'agenda politica.
E già qui ci sarebbe da dire.
Peraltro, ho sempre dato atto, anche in aula, a Padoan di aver sollevato questo problema, se pure con eccessivo garbo e quindi con risultati scarsi (dell'ordine dei pochi decimali).
Tanto per farvi capire di cosa si sta parlando, vi propongo il grafico del Pil effettivo e potenziale dal 1980 al 2007 tratti dal WEO di aprile 2007:
e dall'ultimo WEO (quello dell'ottobre 2018):
Notate nulla? Nell'aprile 2007, cioè quando si sarebbe dovuto stilare il DEF per i tre anni successivi, il Pil effettivo risultava inferiore a quello potenziale. L'indicazione che il Pil potenziale forniva nel 2007 era quindi quella di stimolare l'economia. Vista dal 2018, invece, la situazione sembra completamente diversa: il 2007 appare come un anno "sopra" potenziale, in cui l'economia la si sarebbe dovuta rallentare, il che, alla luce della catastrofe che è venuta dopo (nel 2008, con Lehman) sembra quantomeno paradossale.
Da cosa dipende questo paradosso? Lo capiamo se allarghiamo lo zoom prendendo il grafico del Pil effettivo e potenziale fino al 2023, calcolato nell'ottobre scorso (2018):
Le metodologie di calcolo del Pil potenziale sono tali da rendere questa misura una specie di media del Pil effettivo (tecnicamente si parlerebbe di "filtraggio" della serie, e chi è addentro sa che in Europa un pezzo del discorso è l'uso del filtro di Kalman, usato per depurare dal rumore "ciclico" il segnale "strutturale"). I paradossi di questo modus operandi sono molti, e il primo è che, come vedete dall'ultimo grafico, la misura di quale sia il potenziale produttivo di un'economia dipende in modo cruciale da quali siano stati i suoi andamenti passati. In altri termini: se l'economia viene colpita da un forte shock di domanda mondiale (come è accaduto nel 2008-2009), a partire dall'anno successivo la stima di quale sarebbe il potenziale di offerta del paese viene ridotta al ribasso, senza che vi siano, di per sé, particolari motivi per farlo, almeno nel quadro ideologico di riferimento di chi adotta queste regole. Questo quadro di riferimento è, ve lo ricordo, offertista (l'offerta crea la domanda, l'offerta non è condizionata dalla domanda), e fondato sulla razionalità individuale (l'economia è guidata dalle aspettative sui comportamenti futuri degli agenti economici, aspettative che mediamnte risultano corrette). Il paradosso è che i nostri amici razional-offertisti, quando vanno a concepire regole di politica economica, si appoggiano a un quadro statistico che contraddice completamente il loro approccio ideologico, perché in esso la domanda influisce sull'offerta (il Pil potenziale cala se c'è una crisi di domanda) e le valutazioni sono backward looking (la stima del potenziale produttivo futuro cala se in passato è calata la produzione/reddito dell'economia).
Capite perché a me viene da ridere quando mi chiedono (come mi chiederanno): "ma sarà 2.4 o 2.2?".
Il vero problema, qui ed ora, è che è completamente assurdo considerare il 2018 e gli anni ad esso successivi come anni in cui il gap è chiuso (e quindi non può essere concessa al nostro paese flessibilità di bilancio, perché altrimenti finiremmo "sopra potenziale" surriscaldando l'economia). Insomma: è assurdo considerare come strutturale una disoccupazione prossima alle due cifre, che è poi l'ovvio risultato che si ottiene se si vuole portare vicino allo zero un saldo strutturale costruito con riferimento a simili stime del potenziale, stima che incorporano, perpetuandola, quella divergenza dal percorso di lungo periodo di cui vi ho parlato qui.
Notate bene: visto che il Pil potenziale è così influenzato dai risultati passati, ne consegue che chi rispetta le regole, riportando rapidamente il saldo di bilancio sotto controllo (come noi abbiamo fatto in particolare con Monti), si fa male due volte: una subito (cioè nel 2012, e ce ne siamo tutti accorti), e una in futuro (cioè oggi), quando nel suo "potenziale" di crescita verrà incorporato lo shock negativo che il rispetto delle regole non ha consentito di attutire. Chi ha fatto il furbo, come la Francia, invece ora è avvantaggiato, perché il suo potenziale sembra più alto del nostro, il che significa che a parità di recessione qui e lì, a loro può essere concessa maggiore flessibilità oggi perché se la sono presa ieri.
Chiaro?
Ecco: spero di avervi avvicinato meglio al fantastico mondo delle regole. Ora sapete con chi avete a che fare.
State saldi (in senso morale, non strutturale). La storia non perdona l'irrazionalità. Non cedete alle provocazioni, non credete alla propaganda, e sostenete chi porta una voce di razionalità nel dibattito.
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Orgogliosamente mensilmente sostengo Asimmetrie
RispondiEliminaPs .
Non lo dica a mia moglie :)
Avevo intuito alcune cose ma il paradosso vero no, incredibile.
RispondiEliminaSe esistesse un dibattito mi piacerebbe che qualcuno provasse a confutarti invece di fare la checca isterica sui tweet di Claudio, si vede che è troppo complicato, o troppo semplice...
Stiamo saldi, avanti il prossimo.
Paolo
Grazie Bagnai come sempre eccellente .Tra le tante cose che ho imparato e che invidio a Bagnai (e Borghi) è anche la loro eroica capacità di confrontarsi senza perdere la calma con degli autentici imbecilli in malafede .(vedi oggi a "1/2 ora" il paffutello ex attorucolo adolescente, figlio di personaggi famosi dello spettacolo, buttatosi in politica/sezione economia).Ritengo che alcune delle opere di misericordia spirituale :" Insegnare agli ignoranti, perdonare le offese,sopportare pazientemente le persone moleste,siano efficacemente rapplesentate quando Bagnai e Borghi si confrontano con parodie di economisti piddini e piddinoidi.
RispondiEliminaA chi, come me, ha giocato a pallone nello spelacchiato campetto posto di fronte alle scuole elementari G.Marconi in Via Laura Bassi a Bologna tutto ciò è ben noto.
RispondiEliminaNon è che che fossero rifiutate le regole del fodbal, anzi, ad eccezione del fuori gioco di cui eravamo solo oscuramente consapevoli, su tutte le altre vi era stato, al momento dell’adesione, consenso unanime.
L’applicazione di queste regole invece rendeva l’intera faccenda parecchio schiccia.
L’ampiezza delle porte infatti era , come l’output gap, basata su stime che mai sarebbero diventate misure datosi che i pali erano la proiezione ortogonale virtuale di due cartelle che non stavano ferme.
La traversa poi, poggiando su pali che non sarebbero esistiti mai, era aleatoria e stabilire se un tiro era alto oppure no dipendeva piu’ dai decibel con cui si gridava : “ fuori” che da qualsiasi altra valutazione.
Tuttavia la vera chiave per comprendere le regole UE mi è stata offerta dalla regola “rami” del campetto.
Bisogna sapere che nel bel mezzo del campo si ergeva un maestoso abete e che spesso la traiettoria del pallone intersecava i rami del medesimo.
Siccome nelle regole del fodbal l’abete non c’è non doveva esserci nemmeno nel campetto e quindi si giocava come se non ci fosse.
Epperò c’era e quando la palla beccava i rami bisognava gridare :”rami” e il gioco si fermava. E poi ?
E poi si apriva un mondo di contumelie, soluzione creative, ma soprattutto entravano in campo ( è proprio il caso di dirlo) forze che nulla avevano a che fare con i rami o con il fodbal.
Una, su tutte, ben rappresenta il caso nostro odierno: chi porta il pallone di cuoio ha sempre ragione.
Sei Stefano Benni?
EliminaDivertente :-)
fantastico!
EliminaScusate: vorrei ricordare ad alcuni amici che i commenti del blog non sono la posta del cuore. Chi scrive dicendo “non mi pubblichi” non ha capito come funziona. Io leggo quello che devo pubblicare, per evitare che mi mettiate nei guai. Se mi dite di non pubblicare… non leggo! Peccato…
RispondiEliminaPerò gli scopi sono analoghi.
RispondiEliminaCerto che anche il nome "output gap" può suggerire interpretazioni equivoche, diciamo pure oscure :)
RispondiEliminaMa vi ricordate dove eravamo un anno fa (un anno per dire)?
RispondiEliminaDico questo perché sento molto scetticismo e impazienza nei discorsi di chi si dice parte di questa lotta.
5 mesi di governo non sono sufficienti e i risultati, in un contesto difficile non semplicissimo fin dall'inizio, mi paiono quantomeno incoraggianti.
Non che un elettore non debba poter criticare il proprio governo, ma a me sembrano tanto simili alle critiche dell'opposizione.
Per dire.
Aver qualcuno li dentro che spiega qualcosa come il post qua sopra del come funziona la barca che ci trasporta dovrebbe essere fonte almeno di un poco di fiducia.
Non c'è solo lui o Borghi, certo, ma è già qualcosa.
Scusa Alberto, non voglio essere polemico: apprezzo molto quello che state facendo, davvero e vi ringrazio. Dico solo: non deflettete. Portate a casa questa cazzo di legge finanziaria (si chiama così in Costituzione). L'idea di mettere le riforme importanti in percorsi indipendenti è geniale ma forse andava esplicitata prima: facciamo un def in cui non ci s'incula nessuno e le cose importanti le discutiamo una per una. Oltre tutto è un modo di discutere di queste questioni al di fuori dal bilancio della UE. Altrimenti ci tocca sorbirci il teatrino di giro dei personaggi in cerca d'autore (Marattin e Boschi). E, cosa più grave, qualcuno potrebbe crederci. Se non ho capito un cazzo è perché fuori non sappiamo tutto quello che sapete voi (per esempio io credo che stiate preparando uno scenario in cui il bilancio della Ue sia tagliato fuori (cut-out del basket) e vedremo delle belle novità... Con tutto l'affetto e buon lavoro, Renato.
RispondiEliminadi Sandro Arcais
RispondiEliminaEsistono due unioni monetarie nel mondo: una è quella mirabile istituzione che conosciamo tutti e che ci ha assicurato settant’anni di pace, l’impoverimento della periferia europea e il massacro della Grecia, l’altra è la zona del Franco CFA (l’acronimo un tempo significava “… delle Colonie Francesi d’Africa“, oggi significa “… della Comunità Finanziaria Africana“: neanche la decenza di cambiare acronimo hanno avuto).
Entrambe prevedono una banca centrale svincolata dagli stati appartenenti alla comunità (in verità, essendo due le Comunità economiche africane che utilizzano il Franco CFA, due sono le banche centrali), una commissione, una corte di giustizia, e così via.
Entrambe prevedono la convergenza delle differenti economie sulla base di una serie di numerini. Per le due unità monetarie africane i numerini sono i seguenti:
3 (il defict di uno stato rispetto al PIL non deve superare il 3%),
70 (il debito pubblico non deve superare il 70% del PIL),
3 (l’inflazione non deve superare il 3%).
Fin qui niente di molto diverso dai numerini che regolano l’eurozona (benché il fiscal compact abbia introdotto regole più stringenti sulla base della nozione di “defict strutturale“. Sarebbe troppo lungo affrontare la questione in questo post, ma sappiate che i rilievi della Commissione all’Italia si basano su tale defict strutturale e non sul vecchio 3%). Gli altri due numerini sono invece una specifica delle due unione monetarie africane. Eccoli:
20 (le entrate fiscali non devono superare il 20% del PIL),
35 (il monte salari non deve superare il 35% delle entrate fiscali).
Il che significa che se il PIL è 100, le tasse non potrenno superare 20 e i salari distribuiti ai lavoratori non potranno superare 7 (20:100=0,2×37=7).
Riuscite a farvi un’idea dell’economia e della società dominata da questi numeri? Una società condannata a disuguaglianze abissali e da povertà, precarietà e sfruttamento infernali. Una economia tutta orientata all’esportazione e all’accumulazione da parte di chi controlla tale esportazione (ed è chiaro che le esportazioni sono controllate da multinazionali occidentali, soprattutto francesi).
******************
Le due unioni monetarie ed economiche africane sono nate nei primi anni Novanta del secolo scorso per iniziativa francese. Le élite francesi hanno fatto un ragionamento più o meno di questo tipo:
Abbiamo bisogno delle risorse delle nostre ex colonie e abbiamo bisogno di averne il controllo. Abbiamo anche bisogno che le economie di queste colonie non decollino, non crescano, altrimenti ne perderemmo il controllo assoluto. Abbiamo quindi bisogno di imporre dei limiti strutturali a tale crescita con alcune regole di bilancio che impediscano alle nostre ex-colonie anche la pur minima spesa espansiva e costringano le loro economie a contare solo sulle esportazioni.
Ed ecco che il vecchio colonialismo si toglie la divisa, veste il doppiopetto degli uomini d’affari e dei burocrati della finanza e diventa neolonialismo economico-finanziario.
******************
Ora, se mettiamo alcuni elementi in veloce successione:
sia le due unioni economiche monetarie africane che il Trattato di Mastricht nascono nei primi anni Novanta;
in entrambi i percorsi la Francia ha un ruolo di primo piano (Jacques Delors è a capo della commissione europea negli anni strategici 1985-1995);
entrambe le unioni monetarie ed economiche sono regolate da numeri praticamente identici;
entrambe le unioni economiche sono votate al pareggio di bilancio, all’austerità, alla compressione dei salari e all’esportazione;
la conclusione che si può trarre è la seguente: se le due unioni economiche e monetarie africane sono lo strumento con cui la Francia perpetua in altre forme il suo dominio coloniale sulle sue ex colonie, allora l’unione economica europea è lo strumento con cui l’asse carolingio sta costruendo il suo dominio coloniale sui paesi della periferia europea. La Grecia è stata il primo episodio in cui il disegno è venuto esplicitamente alla luce. L’Italia è il secondo episodio.
"Abbiamo quindi bisogno di imporre dei limiti strutturali a tale crescita con alcune regole di bilancio che impediscano alle nostre ex-colonie anche la pur minima spesa espansiva e costringano le loro economie a contare solo sulle esportazioni".
EliminaIn realtà da quello che ho potuto vedere dal servizio di Night Tabloid sul franco CFA i paesi francofoni africani importano tantissimo, non solo beni di consumo ma anche tantissime derrate alimentari in quanto la loro produzione agricola è bassissima e le banche non prestano i soldi per progetti di modernizzazione ed efficentamento. L'economia è tenuta in un limbo stagnante affinchè non ci sia crescita ed inflazione che farebbe saltare il cambio fisso rispetto all'Euro.
L’ASSE CAROLINGIO DALLE ORIGINI DELLA COSTRUZIONE
RispondiEliminaEUROPEA AL PROGETTO DI COSTITUZIONE EUROPEA
https://www.federalismi.it/ApplOpenFilePDF.cfm?artid=1199&dpath=document&dfile=Mastronardi%2029-05-03.pdf&content=L%27asse%2Bcarolingio%2Bdalle%2Borigini%2Bdella%2Bcostruzione%2Beuropea%2Bal%2Bprogetto%2Bdi%2BCostituzione%2Beuropea%2B%2D%2Bunione%2Beuropea%2B%2D%2Bdottrina%2B%2D%2B
Non si finisce mai di apprendere.
RispondiEliminaMai mi sarei aspettato che i filtraggi alla Kalman venissero utilizzati al di fuori dei radar di inseguimento dei sistemi d'arma (e meno che mai in macroeconomia).
Nella economia capitalista globalizzata mi sembrerebbe molto più appropriato usare le equazioni (differenziali e non lineari) 'preda-predatore'...
https://it.wikipedia.org/wiki/Equazioni_di_Lotka-Volterra
Se non altro queste ultime equazioni promettono di tenere meglio conto della natura predatoria della deflazione imposta dagli oligopoli finanziari ultra-liberisti (e quindi dai trattati EU) e di prevedere, questi si 'in automatico', i cicli boom-bust, con un minimo di razionalità...
https://www.investopedia.com/terms/b/boom-and-bust-cycle.asp
Secondo me c'è sufficiente materia di approfondimento per dei dottorati.
A dire il vero i filtri di Kalman sono essenziali anche nei sistemi di Posizionamento Dinamico (dynamic postioning, il mio lavoro): il sistema controlla i movimenti dello sciame di imbarcazioni attorno alla piattaforma di produzione o esplorazione, e deve tenere conto del drift naturale del natante, posizione relativa (in relazione al resto dello sciame e assoluta -GPS differenziale), vento, onde e ovviamente “rumore”. A seconda del caso KalmanFiltriamo i segnali di ingresso o quelli di uscita, o entrambi.
EliminaAh, e li stiamo usando anche nei “unmanned ferries”, traghetti a traversata automatica, senza guida umana, da qualche mese in servizio in Finlandia.
Tanto per dire, quando le predizioni mostrano errori considerevoli (o al di fuori di una soglia predefinita di tolleranza -manovrando intorno a una piattaforma o ormeggiando un traghetto parliamo di centimetri) li Kalmaniamo...
In UE prima era tutto uno stracciarsi le vesti per il debito e ora, siccome è in arrivo la recessione (mondiale eh, mica solo per l'Italia) si stracciano le vesti perchè "non è abbastanza" ( cit. Dombrovskis via Goldma Sachs). Praticamente certificano che siccome "the plane is landing" e la crescita è come l'anatra zoppa, il governo fa bene a tirare dritto sul 2,4% (e se serve pure il 3%, magari aggiungo).
RispondiEliminaAnche perchè l'alternativa è questa : "...suggerimento principale è di non erogare la pensione di reversibilità finché il beneficiario non abbia raggiunto l'età di pensionamento...".
Non so se ci rendiamo conto della portata della questione...
in due parole: sforare per non sprofondare.
RispondiEliminaCommento sintesi alla illuminante spiegazione sul Pil potenziale:chi ha avuto ha avuto chi ha dato ha dato,scurdammuce 'o passato.
RispondiEliminaEsatto.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
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RispondiEliminaCarissimo, io veramente, come credo sia noto, non avevo particolari preferenze sulla bicicletta. Comunque, visto che vuoi renderti utile, perché invece di violare il diritto di autore postando interi articoli sul mio blog, non mi scrivi due righe alla casella del Senato spiegando il punto? Immagina. Puoi.
EliminaNon ti avevo chiesto di toglierli, ma apprezzo la tua sensibilità. Sai che si attaccano a tutto. Scrivimi, ho bisogno dei vostri consigli.
EliminaEra il mio timore e mi scuso per l'errore commesso nell'uso del tuo blog. Ti scriverò seguendo la via che mi hai indicato - cercando la massima sintesi - perché un paio di cose che forse potrebbero tornare utili in tema di recupero dell'evasione (quella vera) penso di averle. Il bello è che sono così evidenti che non le nota nessuno...
EliminaGrazie!
EliminaBuongiorno Senatore,
RispondiEliminaquesto mio commento è un po' fuori tema, ma non avendo modo di interagire con lei (le do del tu? no...) lo scrivo qui. Nulla di nuovo, nulla che chi la legge già non sappia, si tratta di fake news, l'unica nota positiva è che questa di fake news mi ha strappato una risata.
Oggi (4 dicembre 2018, ore 9:56) la notizia di apertura della versione online del "Corriere della Sera", ha il titolo "Manovra, Salvini e Di Maio disponibili al compromesso per il deficit al 2%", mentre l'occhiello fa l'occhietto al lettore con un perentorio "Il retroscena". L'autore è una garanzia: Francesco Verderami, uno che probabilmente scrive falsità anche sulla sua lista della spesa. Comunque, l'articolo riporta alcuni fatti interessanti: secondo "fonti istituzionali accreditate" iMercati sono sul piede di guerra; "un autorevole ministro" dice che Salvini e Di Maio vogliono garantire uno spazio a Conte (sic); "un sottosegretario leghista che lavora alla manovra" ammette "Un conto è quanto viene messo a bilancio, altra cosa è quanto davvero si spenderà" e di conseguenza quota 100 e reddito di cittadinanza verranno ridimensionati. In questo florilegio di fonti anonime, ma così anonime che sembrano inventate, c'è però spazio per un fatto: l'articolista - bontà sua - rende conto della dichiarazione di Conte "che ieri ha smentito di voler scendere sotto il 2%". Eh, ma a Verderami mica la si fa: infatti lui sa che la dichiarazione di Conte "è solo un artificio mediatico". A questo punto le risate mi hanno impedito di continuare, mentre ho ringraziato lei che mi ha aperto gli occhi sulle fake news.
Con rinnovata stima (rinnovata dal voto).
Il meccanismo mediatico delle nostre costruttive opposizioni è chiaro: prima ci accusano di voler spendere soldi a pioggia, e quindi di mentire agli elettori perché “non ci sono i soldi”. Se gli fai notare che io contratto fa riferimento, per certe prestazioni, all’indicatore ISEE (e quindi “i soldi ci sono”), ti accusano di escludere da queste prestazioni alcuni cittadini, e quindi di avere mentito. Ma secondo voi ha senso integrare la pensione di una persona il cui coniuge ha una pensione di 3000 euro? Oppure: ha senso immaginare che le prestazioni vengano erogate senza che venga fatta domanda, che i requisiti vengano verificati? Quindi è chiaro che affinché la procedura entri a regime occorreranno dei tempi tecnici, e che il tiraggio dai fondi prudenzialmente allocati potrebbe essere inferiore. Sono tutte cose ovvie, ma la sterile guerriglia politica dei nostri avversari le trasforma in temi di discussione ammantandole di livoroso complottismo. Penso che sia sempre stato così.
EliminaCaro Senatore, l'ho vista domenica in TV troppo sulla difensiva con Calenda. Questi si preparano prima (a volte insieme al conduttore ma credo non fosse il caso di domenica) su come mettere in difficoltà l'ospite "populista".
EliminaFaccia tesoro di queste esperienze e di tutto quello che sta imparando in questo nuovo ambiente (politico e mediatico) perché crescerà ancora per poi diventare tranquillamente uno dei prossimi Ministri dell'Economia di questo Paese.
Di questo ne sono sicuro.
Hai ragione. Forse sarebbe stato meglio abbassarsi al suo livello.
EliminaL' anticipazione di mezz' ora è stato uno scherzo o una coincidenza?
EliminaNoi resisteremo sempre, provvederemo.
Occhio..impazzirete.
Non volevamo avvertendovi.
Questo è quanto.
Un abbraccio da
Piazza del Popolo.
Mi aspettavo un maggiore cambio di rotta dell'informazione RAI detto questo è evidente che un Salvini al 40% alle europee è un incubo per qualcuno, la cosa migliore è metterlo in difficoltà adesso riducendo la flessibilità sulla manovra.
RispondiEliminacarissimo Professore, apprezzo tantissimo la sua indipendenza di pensiero ed il Suo impegno di divulgazione scientifica. Non vorrei farLe perdere tempo, ma alcune osservazioni e dubbi sono insopprimibili. In economia la ricerca della verità è inestricabilmente intrecciata con la difesa degli interessi, al punto che il dibattito economico fa spesso pensare alla favoletta di Fedro: il lupo mangia l'agnello non perché ha ragione ma perché è più forte. Gli economisti mainstream, come li chiama Lei, sono quelli bravi a fornire al lupo le scuse giuste per mangiare l'agnello. Aver ragione non serve ad evitare una pessima fine quando uno è più debole. Ad esempio, a cosa serve aver avuto ragione sul moltiplicatore in Grecia, se l'obiettivo dei Paesi forti dell'Ue era quello di salvare le banche che avevano comprato i titoli greci? A cosa è servito individuare nel cancro della finanza ipertrofica la causa della crisi del 2008, se poi il denaro pubblico è stato speso in quantità gigantesca per salvare i colpevoli, che hanno addirittura rafforzato il proprio dominio? Col paradosso che ora si taglia lo Stato sociale per pagare i debiti contratti per salvare la Finanza! E così oggi, per il Governo del nostro Paese: divorzio Bankit/Tesoro, Privatizzazioni, moneta unica hanno reso l'Italia una colonia, una preda da spolpare. L'austerità sta uccidendo il nostro Paese. Ma fino a che punto conviene ed è possibile scontrarsi con poteri tanto più forti? Aver ragione non basta se ci possono mazzolare a colpi di spread e di aste di Titoli di Stato fallite. Devo anche dirLe che non sono per nulla convinto che le leve scelte per fare deficit siano quelle ottimali. Per diversi motivi, se fosse possibile preferirei un deficit anche maggiore, ma per investimenti. Edilizia pubblica, che crea lavoro vero sul territorio: strade, scuole, ospedali cadono a pezzi. Magari con una fetta importante nel Sud. E poi ricerca, ricerca e ricerca. E risorse per ricreare un polo per la difesa ed il controllo pubblico delle industrie strategiche, come fanno gli altri, a parole tutti liberisti. Sono stufo di assistere al continuo depauperamento dell'industria nazionale. Ma mi sto dilungando. Le auguro ottimo lavoro.
RispondiEliminaCerto che con i soldi 'risparmiati' per un avvio concreto di alcune riforme, si potrebbero fare diverse cose, come sterilizzare l'ipotetico gettito aggiuntivo stimato dall'ingresso della fattura elettronica (lo so che avrà gli zebedei tritati da questo tema e che tra l'altro si è già esposto, però, anche di imprenditori con gli zebedei tritati ce ne sono molti).
RispondiEliminagood
RispondiEliminaBuongiorno Senatore,
RispondiEliminaSono una giovane bocconiana antisistema (che cerca di lottare contro l'ideologia neoliberista) nonchè figlia di un farmacista-imprenditore che crede nella sua azienda e nel proprio paese e che con fatica ha creato una realtà molto avanzata che vuole continuare a far crescere.
E' notizia recentissima il subemendamento del M5S che è stato approvato alla Commissione Bilancio della Camera e che stabilisce che le società che gestiscono farmacie devono essere costituite almeno dal 51% di capitale sociale di soci farmacisti.
Sono curiosa di sapere cosa succederà in Commissione Finanze del Senato (di cui lei è presidente) e se anche la Lega sosterrà questa posizione.
Ritengo sia davvero un'ottima opportunità per tutelare i farmacisti italiani dall'arrivo delle grandi società di capitali (straniere) già pronte a fare razzia, pur non impedendo una positiva competizione in un settore che è stato per troppo tempo immobile.
Il punto è che la competizione ci deve essere, ma deve essere ALLA PARI.
L'intervento dello Stato si rivela dunque necessario, dato che "il mercato non è nè efficiente, nè equo, nè si autoregola".
Le porto la testimonianza di una famiglia che ormai da due generazioni è dedicata alla sua impresa (io a breve sarò la terza), che ha il coraggio di investire e assumere e che sogna di ampliare la piccola catena già costituita e servire al meglio la comunità.
Le chiedo di considerare la questione.
Grazie per l'attenzione e per il suo fondamentale e coraggioso contributo al dibattito pubblico.
Buon lavoro,
Celeste Bravi (bravi farmacie)
Il PIL di Adamo ed Eva e' compreso nell'output gap ?
RispondiEliminaAdamo ed eva giravano nudi per il giardino di eden e ogni cosa volessero per vivere dio la dava senza chiedere nulla in cambio, il giardino forniva cibo e bevande per ogni necessita'.
Il giardino di eden era anche riscaldato, infatti, dopo la cacciata: (Genesi 3 , 21 ) "Il Signore Dio fece all'uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì."
Pertanto dal punto di vista macroeconomico siamo di fronte ad una offerta infinita cui si contrappone una domanda finita in quanto erano in due: piu' di tanto mica potevano fare.
I prezzi percio' erano a zero .
Questo significa forse che un metro quadrato di terra in eden costa zero euro ? Magari proprio quello attorno all'albero della "lunga vita" ?
Questa condizione non e' valutabile dal punto di vista economico/econometrico in quanto qualsiasi variazione della domanda non fa variare i prezzi perche' ogni esigenza viene soddisfatta per definizione (dio) .
Il concetto vale anche per la scienza delle finanze: se non vi e' reddito non si possono mettere tasse a meno che non si voglia tassare dio, cosa alquanto difficile.
da cui si ricava la legge:
quanto piu' una area economica assomiglia al giardino di eden tanto piu' non ha senso usare la scienza economica .
La terra non e' tutta uguale e vi sono aree (es.: Caraibi) dove la somiglianza con il giardino di eden e' palpabile: Cuba e la isola di Ispaniola (Repubblica Dominicana ed Haiti) sono un esempio conosciuto .
L'errore che fanno i paesi in via di sviluppo e' quella di non valutare le unicita' naturali di cui dispongono perche' la scienza economica non ha reso misurabile tale aspetto , pertanto i prezzi sono bassi e chi ha fini speculativi puo' approfittarne se quegli stati non pongono limiti al capitale straniero.
Ora veniamo a noi, per esempio: una parte di Italia quasi non usa riscaldamento se paragonata a Parigi : il gas che non usiamo e' PIL o non e' PIL ?
E' evidente che quando i redditi calano una area economica che puo' "arrangiarsi" si arrangia, una area economica che non puo' arrangiarsi si "incazza" .
La Francia ha anche un'altro problema grave: la sostituzione delle centrali nucleari .
Ad Haiti nel 2010 c'e stato un terremoto devastante. Forse Dio era distratto, può capitare quando si hanno troppe cose da fare.
EliminaIn Lussemburgo mai un terremoto, mai un alluvione....
Devi allargare l'orizzonte temporale e porti nell'ottica di dio: quando in Belgio c'era la peste che ha sterminato meta' della popolazione ad haiti i tainos vivevano senza vaiolo , peste e malattie europee in genere .
EliminaSi potrebbe ipotizzare una influenza negativa di lungo periodo attribuibile alla lingua francese .....
Nel lungo periodo siamo tutti morti, tranne Dio. :-)
EliminaDa mortale, se potessi scegliere, preferirei nascere in Belgio invece che ad Haiti.
Comunque hai ragione, i francesi ovunque sono stati, hanno lasciato solo miseria ed ignoranza. Molto peggio degli spagnoli.
Si salvano solo il Quebec o la Louisiana, ma non per merito loro, ci hanno pensato gli anglosassoni.
Scusate, commento sotto l'articolo sbagliato per ottenere più visibilità.
RispondiEliminaMi ci sono sforzato alcuni giorni, ma non riesco a capire perché la formula 7 del post "Maastricht e l'aritmetica del debito pubblico", riportata in "ancora sulla dinamica del debito pubblico" non implica che quanto maggiore è il rapporto debito pubblico su pil che si vuole stabilizzare, tanto maggiore è il deficit che ci si può permettere...
Qualcuno mi può dare un suggerimento, o un riferimento, per approfondire?
Tra un paio di settimane, ripassando dall'Italia, comprerò finalmente il tramonto dell'euro, con quello di sicuro approfondirò bene.
Perché per stabilizzare un piccolo debito basta un deficit piccolo. Costruisciti un esempio, magari con Excel.
EliminaBuonasera,mi affaccio al Suo Blog avendo letto "La fine dell'Euro" e scrivo solo per complimentarmi per il chiarissimo post; sono un ex imprenditore andato "giu' dal lavello" teoricamente per la concorrenza cinese,nel 2010,attualmente disoccupato che spera nella quota 100. La seguo tutti i giorni, grazie della chiarezza.
RispondiEliminaBuon (Gran) Lavoro
Almeno il titolo...
EliminaProbabilmente non avrà il tempo per farlo per gli impegni più urgenti a cui deve attendere (e probabilmente non è neanche opportuno al momento), ma potrebbe essere interessante presentare gli effetti prevedibili per il 2019 su crescita, debito e disoccupazione di una manovra eseguita rispettando i parametri fiscali concordati dal precedente governo con la CE. Forse sarebbe utile per contrastare e superare le critiche sull'inconsistenza delle stime per la crescita previste nel DEF mostrare come, nello scenario economico attuale, la strada verso la recessione sia sicura se si seguisse la strada "consigliata"
RispondiEliminaNon è che ci voglia molto! Basti pensare che il PD proponeva 0,9% di deficit, con aumento dell’IVA, mentre sui social i puri e duri (di coccia) accusano di tiepidezza il governo che ha proposto 2,4% e si stracciano le vesti per un ipotetico 2,2% che ad oggi è solo nella carta straccia dei giornali, mentre NON è in NESSUN atto parlamentare.
EliminaScusate se il mio intervento non attiene al tema, oggi alle 15.00 circa il sito "Fatture e corrispettivi" (quello dell'Agenzia delle Entrate delle fatture elettroniche) era inaccessibile, ritengo causa sovraccarico.
RispondiEliminaQuesto succede adesso, quando le fatture elettroniche sono una su centomila (più o meno). A gennaio 2019, quando le fatture elettroniche saranno 99.000 su centomila (si salveranno solo quelle verso l'estero), cosa succederà?
Se questa è l'innovazione all'italiana, di bene in meglio.
Scusate ancora l'intervento fuori tema.
Caro Alberto, questa è una buona notizia davvero! Intendo che non ci siano modifiche sostanziali nel testo in discussione al Parlamento. L'informazione è a livello dei peggiori regimi ed è difficile orientarsi. La paura mia e credo di tanti è che se riprendono il potere gli 'altri' sia finita. O sia si perda la speranza che tutto possa andare al suo esito senza effetti distruttivi. A volte possiamo sembrare apprensivi, e in effetti lo siamo, ma solo per questo motivo. Un immenso grazie a te, a san Claudio Borghi e a tutti quelli che si preoccupano di tenerci informati secondo verità. Scusa il sentimentalismo ma sono un po' pienotto perché ho festeggiato Sant'Ambrogio o meglio la festa di Milano. Un abbraccio e buon lavoro. Renato.
RispondiElimina"[La saggezza]...è donna ed ama sempre soltanto i guerrieri"
RispondiEliminaFriedrich Nietzsche Del leggere e dello scrivere
Caro Alberto, in una piazza del Popolo Azzura, Sventolata, Sbandierata e…Populista in cui di nuovo “ zufällig “ ci siamo incontrati, mi è venuto in mente di esternarti una breve riflessione metaeconomica. Sono stato colpito, nello stesso pomeriggio, dalla potenza della musica di Giuseppe Verdi, in particolare dal profondo significato del testo dell’ opera “ ATTILA “.
RispondiEliminaVedo che l’ Italia ha urgente bisogno di manovra economica, di ritorno alla Sovranità, ma soprattutto di una convinta e diffusa RIVOLUZIONE CULTURALE IDENTITARIA e PATRIOTTICA, oltre l’enfasi retorica e ipocrita che ammorba manifestazioni e dichiarazioni rituali.
Senza questa rivoluzione, finiamo per precipitare nelle cloaca maxima della corruzione generale, nel degrado mentale e linguistico, nella rissosità continua del dibattito politico, inconcludente e fazioso. Dobbiamo ritornare al “ VIVA VERDI “, alla nostalgia di una società più umana, legale, e colta. Anche attraverso la forza e l’energia della Musica, di quella “ Musica laetitiae comes medicina dolorum“ !
Rappresentare l’ Attila alla Scala significa, per me, essere investiti da questa Energeia, che ci porterà a pensare, a riflettere, a rinnovarci.
Verdi sarà il nostro GIUDICE :
ODABELLA : “ SANTO DI PATRIA INDEFINITO AMOR “ !
FORESTO : “Sì, ma il sospir dell'esule
sempre la patria avrà !
Cara patria, già madre e reina
di possenti magnanimi figli,
or macerie, deserto, ruina,
su cui regna silenzio e squallor;
ma dall'alghe di questi marosi,
qual risorta fenice novella,
rivivrai più superba, più bella
della terra, dell'onde stupor!
CORO : Sì,dall'alghe di questi marosi,
qual risorta fenice novella,
rivivrai più superba, più bella
della terra, dell'onde stupor! “
Il vero paradosso dell'approccio offertista nel calcolo del PIL potenziale sta proprio nel fatto che, calcolandolo come media mobile del PIL effettivo (scusa la semplificazione ma sostanzialmente è così), vengono incorporati implicitamente elementi di domanda nella funzione di stima del PIL potenziale. Il risultato, anch'esso paradossale, è che i paesi "più virtuosi" (come il nostro) si trovano con una stima della disoccupazione strutturale superiore al 10%.
RispondiEliminaDomanda: è socialmente più accettabile una disoccupazione al 10% o un'inflazione al 2%?
Proposta (per un'eventuale revisione delle regole): visto che il calcolo del PIL potenziale è fumoso e porta a risultati ridicoli, credo che sarebbe meglio spostare l'attenzione sulla corretta stima dei moltiplicatori della domanda al fine di capire quali siano le politiche ottimali per realizzare stabilità e crescita. Lo stesso FMI (in uno dei suoi WP del 2013) ha ricosciuto che fino ad allora avevano sottostimato il moltiplicatore e che in condizioni di recessione è superiore a uno. Va da sé che, in tali condizioni, una manovra anticiclica aiuterebbe a migliorare anche il rapporto debito/PIL visto che il numeratore crescerebbe più del numeratore.
Mi interesserebbe la sua opinione e quella dei suoi lettori.
Interessante prof. Ma la domanda è un’altra. Lei da 7 anni si sacrifica per spiegarci cose che altrimenti non avremmo mai saputo. Ma fino a quando parte dei concetti che lei ha spiegato la gente non li ascolterà in televisione in prima serata gli sforzi fatti produrranno poco. Siete al governo e non avete la forza di avere un canale della televisione pubblica che dia una corretta visione dei fatti. È gravissimo. Cosa aspettate? Le campane a morto? Svegliatevi.
RispondiEliminaGuardi, per una volta derogo alla prima legge della termodidattica e le do alcune informazioni (già so che me ne pentirò): i palinsesti Rai vengono decisi con largo anticipo, e quindi anche volendo fino a settembre l’AD (che non è il Presidente, così come quest’ultimo non è l’AD) ha margini di manovra praticamente inesistenti. Poi nei rapporti di lavoro esiste una cosa che si chiama “contratto”, ecc. Vorrei essere molto esplicito su una cosa: non siamo stati noi a volere e mantenere i piddini antropologici in Rai per decenni. Fino a prova contraria è stato il popolo sovrano. Quindi ora qualche mese per consentire il ripristino di un minimo sindacale di pluralismo ce lo concedete?
EliminaOk, prof. Ci risentiamo il primo di Ottobre riguardo all’argomento “corretta informazione”. Per ciò che attiene il popolo sovrano PIDIOTA tengo a sottolineare che sto bene di salute quindi mai stato PIDDINO. La seguo dall’apertura del blog e i suoi libri li ho letti prima di Salvini e li ho capiti meglio di lui. Sono iper meridionale e leghista dalle europee del 2014 quando le percentuali erano prossime allo zero. So già che con i leghisti del nord non ci ameremo per sempre, ma attualmente abbiamo interessi e nemici comuni. Spazziamoli via poi magari se torneremo parzialmente liberi potremmo tornare a litigare. Buon lavoro, prof.
RispondiEliminaBuonasera prof. le chiedo una cortesia. Quando è invitato in qualche trasmissione televisiva da uno degli insetti che la popolano la smetta per favore di esordire dicendo: “intanto la ringrazio per l’invito”. Sono loro che dovrebbero ringraziarla. E sia più aggressivo con questi schiavi sottomessi senza onore. Lo faccia.
RispondiEliminaNon capisco quale sarebbe il valore aggiunto della scortesia.
EliminaProf. non volevo essere scortese, ma lei per me e penso anche per tutti quelli che la seguono nel blog da anni, è uno di famiglia, un parente. Dall’Annunziata dove era ospite con Calenda è stato troppo tenero e cortese con i due compagni di merende. Oggi lei è anche un politico e la troppa educazione stona. Quando Di Pietro interrogava Craxi, l’amico molisano non aveva il suo solito piglio da giudice dell’inquisizione. Perché? Craxi aveva 7000 spigoli e in politica contano pure quelli. Tradotto: il mio interlocutore deve sapere che se esagera o dice cazzate esplodo e lo lascio di sasso sottolineando la sua ignoranza. La vorrei iper antipatico. Tutto qua.
RispondiEliminala ringrazio per aver eliminato il mio commento...cosa ho fatto di male per non poter commentare? onestamente non capisco. La prego di essere più democratico, soprattutto con chi non fa commenti offensivi, come me.
RispondiEliminaGrazie
Guarda che stai facendo tutto da solo, compreso renderti ridicolo con questo piantarello che non ha alcun motivo di essere perché tuoi commenti qui non se ne sono visti (e comunque torno a dire che questo è un blog, non una cabina elettorale, quindi i commenti li modero come mi pare: chi non è d’accordo apre il suo blog e mi straccia, come ho fatto io con lavoce.info quando non sono stato d’accordo con i suoi criteri editoriali).
EliminaHo letto tutto. Ho bisogno di rileggere con calma perché il ragionamento non è affatto "banale", "immediato", "lapalissiano" come alcuni vogliono far credere. Al di là delle cifre e delle sottigliezze econometriche io farei questa sintesi : per ridurre il debito bisogna crescere. Ohibò, niente di nuovo sotto il sole! Su questo punto concordiamo tutti. Il problema è come si innesca e come si sostiene la crescita. Il secondo problema è verso quale direzione indirizziamo la crescita. Il terzo problema è filosofico : come mai in Europa, con regole tutte uguali, a soffrire di più sono soprattutto Italia e Grecia? Quarto problema esistenziale : pensate che da soli, senza l'Europa, staremmo meglio? Sicuri? Sicuri, sicuri, sicuri?
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