giovedì 21 dicembre 2017

L'intervista


Era il 6 luglio del 2012. Millenovecentonovantaquattro giorni dopo, il 21 dicembre 2017:


La situazione, non dobbiamo nascondercelo, non è migliorata.


In questo grafico del Pil italiano trimestrale ho segnato in rosso l'ultimo trimestre del 2011, quello in cui aprii il blog, e in giallo il terzo trimestre del 2012, quello in cui rilasciai la prima di queste due interviste. Dopo di essa il Pil continuò a precipitare, e ci vollero tre anni interi per recuperare questa ulteriore perdita. Ci sono invece voluti sei anni per tornare al livello del Pil registrato nel trimestre di apertura del blog (autunno 2011): ci siamo tornati (a malapena) nel trimestre scorso (estate 2017).

Siamo ovviamente a distanze siderali dai livelli di Pil pre-crisi, come il grafico dimostra, e vi risparmio il resto.

Eppure, nonostante sia ormai evidente che un simile shock al nostro tenore di vita non verrà probabilmente mai recuperato, soprattutto se si prosegue nell'applicazione delle stesse terapie (cioè, se si continua ad aderire supinamente al cosiddetto "progetto" europeo), mi sembra chiaro che siamo ancora lontani dalla rottura rivoluzionaria della quale abbiamo bisogno. Credo sia molto vero quanto dice Porcaro nel suo saggio sull'etica di Lenin:

"il proletariato non è affatto naturalmente rivoluzionario, e [...] non è quindi sufficiente dimostrare la natura moderata della socialdemocrazia, dato che questa corrisponde alla natura moderata delle masse stesse. [...] Perché l’aspetto rivoluzionario del proletariato possa emergere sono necessari almeno due fattori: una crisi generale della società, dell’economia e dello stato, ed una mobilitazione che aggiunga alle motivazioni economiche (che da sole potrebbero giustificare anche comportamenti opportunistici) la motivazione della difesa del proprio mondo vitale: della vita contro la guerra, della casa contro la miseria e l’invasione, del lavoro contro lo sfruttatore, della libertà contro l’oppressione. Soltanto le identità vissute come non negoziabili conducono alla rivoluzione, e quindi solo il formarsi progressivo di queste identità (e non la ripetizione di rivendicazioni economiche) prepara le condizioni soggettive di un rivolgimento."

Ci sarebbe, insomma, quel dettaglio che magari trascuriamo, ovvero che il movimento che iniziò un secolo fa, creando un sistema antagonista a quello capitalistico, e regalandoci, a noi happy few europei, le Trentes glorieuses, poté sorgere perché in Europa c'era la guerra: un processo sociale che mette in prima linea (in tutti i sensi) la meno negoziabile delle identità vissute come non negoziabili: la propria sopravvivenza fisica. Quindi, per una vera svolta, ci manca ancora un elemento determinante.

Ma, tranquilli: l'attesa non sarà lunga. Stiamo invadendo la Polonia, e il resto seguirà.

Ah, a proposito: buon Natale!

48 commenti:

  1. Proprio sotto Natale di 5 anni fa che vidi la prima intervista fatta con Messora.a consigliarmene la visione fu un parente..diciamo "mi cuggino".Come vede i "cuggini "servono a qualcosa.Buon Natale a Lei e ai suoi cari io torno ad aiutare mia moglie a fare i cappelletti

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  2. Oggi mentre assoporavo una calda e succulenta arancina sento una tal Sara Manfuso chiamarla Alberto in pubblico, cosa a mio parere inammissibile , ma come dare del tu al reverendissimo Professore Bagnai , avrei pagato per veder la sua espressione quando la gentile signora elargiva lavanda e issopo sull'altare della globalizzazione e bolkestein. Sulla Polonia che dire, è l'unico paese cattolico dove i cattolici ancora fanno 5 chilometri a piedi per assistere alla Santa Messa. Già un tempo ci salvarono, e ci risalveranno. A questo punto non posso far altro che augurarle un Santo Natale a Lei e famiglia, compresi i collaboratori.
    Marcello da Palermo

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  3. A proposito della "rottura rivoluzionaria", ricordo un episodio raccontatomi da un amico, un aneddoto (alias nanetto) che ho sempre trovato sintomatico. Era la fine degli anni '60 o forse l'inizio degli anni '70, e questo mio amico era figlio d'un senatore democristiano. Una sera aveva accompagnato il padre a una cena romana alla quale era presente anche Mariano Rumor, all'epoca Presidente del Consiglio. Il governo aveva appena varato un manovra economica (allora si chiamava finanziaria, ma la gente la chiamava "stangata") lacrime e sangue e il padre senatore domandò a Rumor se quella manovra non fosse troppo pesante per gli italiani, rischiando perciò di provocare malumori e proteste difficilmente gestibili. Rumor rispose serafico: Non si preoccupi, senatore, noi gli italiani possiamo mandarli a letto senza cena e con una candela in mano.

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  4. Risposte
    1. Che peccato, me lo sono perso: sono proprio imperdonabile.

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    2. Fortunatamente gli ascolti di Tele PD sono in caduta libera...

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    3. Cairo ha fatto grossi acquisti, la scuderia è ben assortita, forse gli manca qualcuno che sia un po' fuori dagli schemi per riprendersi. D' altronde è tutto il panorama mediatico che è in forte sofferenza e le cause dovrebbero essere chiare anche a chi mette i denari, ma evidentemente non lo è!

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  5. Buon Natale professore.
    L'augurio che mi faccio e faccio ai lettori del blog è quello di non vedere una sua terza intervista sull'argomento.

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  6. Aggiungerei un elemento che ci separa irrimediabilmente, purtroppo, dalle dinamiche novecentesche: la demografia! Eh si, perchè le guerre e le rivoluzioni le fanno i giovani...e di giovani, in Europa, non ce ne sono quasi più. Ed è proprio per questo che la maggioranza invecchiata assiste, inconsapevole e/o impotente, allo scempio eurista. Il quale scempio, non a caso, è maturato in questi tempi (caduta del muro a parte). E, del resto, qual'è uno degli inequivocabili portati della feroce austerità eurista? Che lo spazio vitale per i giovani si assottiglia ed anche la loro voglia/possibilità di procreare. E il cerchio si chiude...

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    1. Nel Donbass tra i primi ad organizzarsi ci sono stati i minatori in pensione. Mai sottovalutare chi, al tramonto della vita, ha ormai poco da perdere.

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  7. Buon Natale al padrone di casa e a tutti llòspiti.

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  8. Mi pare, sento nell'aria, che o qualcuno ha già deciso la fine dell'euro e dell'UE, e consiglia di fare il meno casino possibile, oppure che qualcuno sa già che succederà qualcosa che farà finire la UE e di conseguenza l'euro. Io ormai attendo con serenità la catastrofe. Finirà: 1) un miracolo 2) male 3) malissimo 4) malissimissimissimo. L'importante è che finisca. Ciao Alberto e grazie.
    Renato.

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    1. Ho sentito anch'io una soluzione Weidman per far finire l'euro salvando capra e cavoli (ovvero spolpando i paesi periferici e lasciando nominalmente l'euro a cambio variabile tra i diversi paesi, cioè ognuno con la propria moneta anche se con lo stesso nome).

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    2. Scusa se non ti ho risposto subito, ma non mi è arrivata la notifica. La mia è una pura sensazione, nun me l'ha detto manco miccuggino. Anche che l'euro finirà in tanti euro nazionali è la sensazione che ebbi subito, appena saputo che avrebbero fatto l'unione monetaria. Il sintomo della mia sensazione è, fra gli altri, che mi sembra che nessuno voglia vincere le elezioni, non l'ha voluto Schulz in Germania, la Le Pen in Francia e anche qui in Italia sembra che il prossimo governo sia una specie di Peppa Tencia, se conosci il gioco.

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  9. Cinque anni dopo: nuovamente grazie a te e Claudio Messora.

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  10. Salve professore, interessante articolo come al solito. Magari potrebbe risultare un po' banale e anacronistico: potrebbe fare un articolo su come era la nostra vita, la nostra economia prima dell'era del mostro a 7 teste cioè l'euro? Intendo dire com'erano i prezzi, gli stipendi, ecc ecc, parametrandoli alla situazione odierna come se avessimo ancora la nostra amata lira. Grazie,Buon Natale!

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    1. Bene, troppo bene si stava.Mutui a tassi innominabili, ma sostenibili (i leuristi vanno in tilt al pensiero). Primo stipendio da prof precario £ 1.800.000 e vita da nababbo.
      Grazie per avermi aperto gli occhi, Prof e buon Natale a Lei e famiglia.

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    2. No, mi spiace, non si stava tutti così bene. Tagli alle assunzioni nel pubblico a partire dagli anni'80, precarietà, lavoro nero (i contratti di collaborazione non normati e senza contributi, diffusissimi dalla fine degli anni '70, guarda caso, ben prima di Prodi-Treu, sotto i democristianissimi governi precedenti, del resto Prodi viene da quella scuola), stipendi che non permettevano di acquistare case nelle grandi città se non periferiche, disoccupazione intellettuale (l'insegnamento precario essendo quasi l'unica possibilità tranne per poche professioni), blocco delle carriere, ticket sanitari, rincari dei servizi pubblici come i trasporti, ecc.
      Bisogna ricordare che la prima legge sulla "disoccupazione giovanile" cioè l'ammissione dell'incapacità politica italiana di dare uno sbocco lavorativo costituzionale e dignitoso ai suoi laureati, è la 285 del 1977! In pratica una sanatoria insensata nel pubblico impiego di gente spesso brutalmente impreparata che ha bloccato settori per decenni, assumendo e poi non mettendo in grado di lavorare decentemente i dipendenti.
      L'euro è stato lo strumento per renderci schiavi come individui e come paese, ma ha continuato una politica di restaurazione monetarista-liberista già intrapresa decenni prima impoverendo non solo la piccola borghesia, ma pure la media e quella che viveva ormai di impiego pubblico. E mo' la media borghesia s'è messa a strillare, quando l'onda in cui aveva lasciato senza rimpianti sommergere i povevacci le si è avvicinata.

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  11. Buon Natale a tutti e Auguri di buona palingenesi, oggi, all'alba del primo Sole crescente. Coraggio #piùItalia

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  12. Auguri professore, di cuore. Essendoci passato pure io, leggere che ha preso gli antidepressivi mi ha fatto capire quanto è dura (ma questo lo sapevo già) e quanto è umano (e questo è normale). Si ricordi che non è solo.

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  13. Salve Professor Bagnai, vorrei ringraziarla per dedicare il suo tempo a spiegare come stanno realmente le cose, gesto che estende la consapevolezza di tutti coloro che "non vogliono" essere vittime del pensiero unico in economia. Dico "non vogliono" perché il non capire, oggi como oggi, è sintomo di volontà non di possibilità. Buon Natale.

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  14. Salve Professor Bagnai, vorrei ringraziarla per dedicare il suo tempo a spiegare come stanno realmente le cose, gesto che estende la consapevolezza di tutti coloro che "non vogliono" essere vittime del pensiero unico in economia. Dico "non vogliono" perché il non capire, oggi como oggi, è sintomo di volontà non di possibilità. Buon Natale.

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  15. Hasta la Victoria , siempre !
    Non la vedo' io, ma ho due nipoti, uno di 6 e uno di 2 anni e mezzo. Almeno so perché' lo faccio.......oltre che per me.

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  16. Guerra ? Ci hanno tolto pure quella . Pochi giovani , demotivati e abolizione della leva . Quest' anno l'euro diventa maggiorenne. Parlare della lira ai giovani è come parlare dei sesterzi della antica Roma a noi contemporanei.
    Non voglio generalizzare ma i giovani amano poco anche la storia . Che come ognuno sa non insegna che a pochissimi.
    Natale 2017 altro inverno in trincea economica per noi di goofy . BUON NATALE caro professore Bagnai

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  17. Lo ascolterò volentieri durante le feste insieme a quello di Borghi. Buon Natale e ovviamente un "ad maiora" per il prossimo anno

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  18. Stanno nascendo i presupposti e organizzando le forze per una Euro(come si dice piazza in polacco e non in ucraino), in Polonia come in Ungheria. Vedremo Mogherini tra i manifestanti ad offrire biscotti e cioccolatini?

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  19. Carissimo Professore,avendo figlie piccole mi auguro vivamente, e sottolineo vivamente, che almeno per una volta si sbagli!
    auguroni a lei e a tutta la sua famiglia, estesi anche ai lettori di questo spazio unico ed incomparabile, da chi e' orgoglioso di vedere il proprio nome nei titoli di coda della prima intervista.
    ed ora sotto a gustarmi la seconda.

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  20. Prof,
    la mia umile considerazione da ragazzetto del popolo...Per me questa intervista è titanica con la parte finale profonda e commovente in cui viene fuori la parte umana e non quella di bravo tecnico dei primi minuti.

    Claudio Messora ha una determinazione e una costanza che gli va pienamente riconosciuta!

    Siete 2 "UOMINI" di grande coraggio!

    Prof. si guardi bene le spalle:

    storica video intervista veramente veramente incisiva!

    Grazie!



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  21. L' intervista è molto bella, me la sto guardando piano piano.
    Auguri di Buon Natale a tutti.

    Francesco Guidi

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  22. Da oggi sono diventato donatore mensile di Asimmetrie.
    Buon lavoro, buone feste e saluti a tutti i lettori e ai commentatori.

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  23. Un immenso grazie a Lei professore ed a Claudio Messora.
    Nei libri di storia verrete ricordati come due patrioti di questa epoca buia e scellerata.

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  24. Buon Natale anche a lei professore ed a tutti i suoi cari. Non vedo l'ora di godermi la visione della sua nuova intervista con Byo Blu. In merito alla Polonia, il paese, come dimostrano gli ultimi sondaggi che mi è capitato di vedere in TV, è compattamente a sostegno del partito di governo, dato al 51%, per cui non si prospettano cambi di direzione politica al momento, anche se l'avvicendamendo tra Beata Szydło e Mateusz Morawiecki nel ruolo di primo ministro è parso a molti commentatori un tentativo di appeasament con le autorità brusselési, di natura più formale che sostanziale aggiungerei io, visto che sui temi fondamentali (UE, migranti) la posizione del governo non è cambiata.

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  25. Che intervista Prof! Me la son proprio goduta,la sto condividendo il più possibile.
    GRAZIE E BUON NATALE A LEI E FAMIGLIA.
    BUON NATALE A TUTTI!!

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  26. Egregio prof. Bagnai,l'intervista con Claudio Messora, "Dimenticatevi la democrazia", è un capolavoro davvero splendido ed incomparabile,sicuramente uno dei suoi
    migliori video,se non il migliore.
    Lo rivedrò ancora,perchè mi è sembrata perfetto, un
    pezzo di estrema bravura quasi impossibile da imitare
    o ripetere.
    E non dica ancora che esagero,perchè affermerebbe il
    falso!
    Quanto al Post,è pienamente condivisibile,anche se c'è vivamente da augurarsi che la liberazione dal sistema
    eurista avvenga per vie democratiche e pacifiche e non
    in modi eccessivamente traumatici.
    Concludo,ringraziandola per il suo prezioso e generoso
    impegno e formulando a lei e famiglia gli auguri di un
    felice e sereno Natale.

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  27. Buon Natale professor Bagnai a lei è a tutti i suoi cari, e grazie!

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  28. Grazie.
    Andrebbe mandata a reti unite per capodanno.
    Mi permetto solo di aggiungere una mia opinione: i media tradizionali non sono recuperabili, il danno di credibilita' e' stato troppo forte e profondo; si andra' verso la personalizzazione dell'informazione, ovvero ci si fidera' della persona sui nuovi media.
    Ad esempio mi fido di Alberto Bagnai e lo seguo sul suo blog o su YouTube, ecc.
    Ho 2/3 canali americani che seguo su YouTube e mi fido di loro molto piu' che dei fake news media.
    I medi tradizionali sono morti (e se lo sono meritato).

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  29. Buongiorno Professore.
    Contraccambio gli auguri di Buone Feste anche ai Famigliari e lettrori del blog. Ringrazio per le costanti riflessioni che mi sorgono dai sui scritti.

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  30. Auguri a Lei, ai lettori del blog e allo staff di Asimmetrie

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  31. Per quanto riguarda Ciajkovskij e Chopin va bene, ma Bruckner no, per favore lui no, è preferibile la banda del Titanic. Per quanto riguarda il primo video, invece, non ci fu mai alcuna obiezione, fu e resta la stella polare, la sveglia dal sonno della ragione, la guida nel buio.

    Buon Natale.

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  32. Ciao.

    Ieri pomeriggio mi sono guardato il video di Byoblu con la tua intervista. Sono partito leggero, pensando di guardarlo a spezzoni, ma poi sono stato letteralmente trascinato e non ce l’ho fatta: l’ho visto tutto d’un fiato, fino alla fine.

    Nella parte finale mi sono emozionato, come non mi accadeva da tempo. Ho sentito la passione sincera di un uomo che ama il suo Paese, i suoi concittadini, ma anche lo scoramento e la frustrazione di non riuscire ancora ad incidere sufficientemente sulla realtà per farle cambiare direzione.
    Sono le mie stesse emozioni o forse sono solo le mie che vedo riflesse nelle tue parole, nei tuoi gesti durante l’intervista? Non lo so.

    Però ho sentito l’urgenza, da uomo, di scrivertelo. Faccio una fatica immane a farlo, lo sai? Seguo da anni il blog ma scrivo pochissimo perché c’è sempre qualcuno che ha un idea più intelligente della mia oppure che la esprime molto meglio di quanto non possa fare io. Ma ti scrivo oggi perché anche io amo il mio, il nostro Paese, con tutte la sue contraddizioni. Amo la bandiera, tanto da aver fatto verniciare una striscia tricolore sul tetto della mia auto e mi coglie un brivido tutte le volte che ascolto l’inno nazionale. Manifestazioni forse solo esteriori ma che per me sono simboli di identità e di unità che in altri tempi avremmo definito patriottiche, parola desueta che dovremmo recuperare, invece di farci insultare con il “nazionalismo”.
    Cogliere queste emozioni nella tua voce e nei tuoi gesti, non filtrate dalla maschera inevitabile di un convegno o nascoste dalle mille incombenze del goofycompleanno, ma espresse li, nella tranquillità del “salotto di casa” che è la sede di a/simmetrie, è un nuovo impulso per capire il vero significato della tua/nostra una battaglia che non solo economico ma anche un atto d’amore per la nostra Patria.

    Ecco, solo questo volevo dirti.

    Buon Natale a te e a tutta la tua famiglia
    Buon Natale a tutto lo staff di a/simmetrie
    Buon Natale a tutti i lettori del blog

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  33. Auguri anche a Lei Prof!
    "Divertente" constatare che la loro politica stia sempre più diventando tranchant: o con loro o cobtro di loro.
    Anche qui in Svezia iniziano a sentirsi le prime avvisaglie (https://www.thelocal.se/20171128/sweden-in-breach-of-eu-law-for-refusal-to-issue-a-personnummer-to-eu-citizens)
    Da sottolineare peró che, a differenza della riforma polacca, qui il sistema del personnumer sta in piedi dalla notte dei tempi...ma se ne sono accorti solo adesso. Che strano.

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  34. Negli ultimi anni è nata una “ideologia del declino ideologico” là dove sembrava che l’economico, dopo la caduta del Muro, avesse tutte le strade aperte per subentrare alla politica, rendendo così obsoleto il ruolo dello stato e della nazione. “Tale nuova ideologia, indotta e diffusa dal capitalismo contemporaneo, esprime la vocazione all’apartitismo e all’apolitismo”. Per questo si è parlato a lungo di fine della storia che, intesa come luogo dello scontro ideologico e conflitto tra le classi che si riverberava sul piano internazionale a livello del confronto tra i blocchi, ora vede i successivi sviluppi in un’omologazione che distrugge l’identità storica, morale e culturale dei popoli per imporre un totalitarismo relativista atto a sedare i conflitti.
    Quello scontro è stato il motore della storia moderna e la logica che ne ha definito la natura è stata regolata da quei precisi interessi. Infatti se è vero, come sembra, che la rivoluzione bolscevica sia stata sostenuta e ispirata dalla finanza cosmopolita che fa capo alla City di Londra, allora quella rivoluzione si inquadra come un tentativo tutto diretto alla sottomissione della Russia zarista. Tentativo che ha visto la stessa costruzione del Terzo Reich in funzione antirussa. In questa prospettiva il dualismo ideologico che ha caratterizzato il Novecento lo si può ascrivere allo stesso intento: la logica del Divide et Impera, che in questo caso serve a fare di quelli che dovrebbero stare insieme lo strumento di una guerra per procura dopo averli messi gli uni contro gli altri. Infatti per la potenza talassocratica inglese l’asse Russo-germanico era, ed è ancora ora, il vero pericolo per il proprio predominio mondiale; mentre, i due fronti ideologicamente opposti, erano, anche loro, funzionali alla gestione delle dinamiche indotte e regolate secondo precisi interessi. Per quello che ci riguarda abbiamo vissuto questa nefanda interferenza soprattutto con la strategia della tensione, dove il terrorismo di destra e di sinistra erano suscitati dalla stessa fonte in accordo con la potenza americana che li finanziò con fondi provenienti dalla CIA (Nel 1990 il Tg1 trasmise un intervista fatta da Ennio Remondino a due agenti della Cia, Richard Brenneke e Ibrahim Razin) come confermato successivamente dal giudice Ferdinando Imposimato che aveva condotto le indagini sul caso Moro nel quale ravvisò una diretta responsabilità degli USA.
    https://www.youtube.com/watch?v=yE81l3449rg
    È giusto quindi parlare del ruolo centrale dell’anglo-sionismo nelle vicende degli ultimi due secoli, dato che lo stesso espansionismo coloniale britannico trova nei poteri finanziari della City di Londra il vero motore. A questo proposito è utile il lavoro di uno storico russo, cristiano ortodosso e leader del partito conservatore Grande Patria. https://orientalreview.org/2010/10/06/episodes-5-who-paid-for-world-war-ii/

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  35. Questa analisi di Porcaro (parendomi le precedenti lette ineccepibili) mi sembra letalmente affetta da survivorship bias. La domanda da porsi non è cosa abbiano in comune tutte le rivoluzioni che hanno vinto, ma cosa hanno in comune quelle che hanno perso. E non vedo altra risposta di non aver trovato una società pre-capitalistica (o pre-industriale, non ho dati sufficienti per poterne scegliere una).

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