(...dedicato ai parico' dell'81° AUC...)
Consideriamo un sistema di pura flat tax: una singola aliquota al 23%. Questa proposta non è quella della Lega, ma questo qui non ci interessa particolarmente. Ci interessa solo fissare alcuni concetti teorici. In un sistema simile, chi guadagna 0 paga 0 (e fino a qui ci siamo), chi guadagna 1000 paga 230, cioè la sua imposta aumenta di 230 (cioè del 23% del suo aumento di reddito), chi guadagna 2000 paga 460, cioè la sua imposta aumenta da 230 a 460 (cioè di 230, cioè del 23% del suo aumento di reddito, pari a 1000, da 1000 a 2000), ecc.
Il rapporto fra imposta pagata e reddito (cioè l'aliquota effettiva media) è sempre del 23%, quello fra incremento dell'imposta pagata e incremento del reddito (cioè l'aliquota marginale effettiva) è sempre del 23%.
Se dovessimo mettere queste informazioni in una tabella le vedreste così:
(e giù così verso il reddito di Bill Gates e oltre) e se dovessimo rappresentarle graficamente, concentrandoci sulle aliquote effettive, ovviamente le vedreste così:
(ne vedete una sola perché le due coincidono).
Ovviamente questo sistema non funziona perché "non è progressivooooooh11!1!1!", e in effetti non lo è: è un'imposta proporzionale pura, come quelle che vigono sui redditi da capitale (12,5% sugli interessi dei titoli di Stato, 26% sulle plusvalenza da vendita di titoli o sull'incasso di dividendi azionari), sui redditi da impresa (24% sui redditi delle società), ecc. (solo per ricordare en passant che ai redditi dei ricchy la progressività non si applica comunque...). In quanto tale, si può argomentare che essa non sia conforme al dettato costituzionale.
Immaginiamo allora di adottare un sistema a due aliquote: il primo scaglione, cui si applica l'aliquota al 23%, arriva a 28.999,99, mentre allo scaglione da 29.000,00 in su applichiamo un'aliquota più elevata, del 38%. Qui c'è la prima cosa che il piddino non capisce: la progressività funziona per scaglioni. Quindi, non funziona che se sei "ricco" (inteso come uno che guadagna magari 29.001,00 euro) ti viene tolto il 38% del reddito! Fino a 28.999,99 ti viene sempre tolto il 23%. Questo significa, ovviamente, che qui, a partire da un certo punto, l'aliquota marginale e quella media divergono.
Lo si può vedere con una tabella:
ma probabilmente è più espressivo vederlo con un grafico:
(...
per i più - giustamente - sofisticati: sto discretizzando a incrementi di 1000 euro la scala dei redditi, e questa è ovviamente una forzatura didattica che però non altera il senso del messaggio. La distribuzione dei redditi è comunque discreta, perché sotto al centesimo di euro non si può andare...)
Allora, dunque...
Sì, ora un po' di progressività c'è: i ricchy pagano progressivamente più imposta, ma la progressione è molto lenta. Il rapporto fra imposte e reddito infatti è dato dall'aliquota media, la linea arancione, non (come talora si crede) dalla linea azzurra, che descrive solo il rapporto fra gli incrementi di imposta e reddito. Quindi, insomma, i ricchy così piangono troppo poco, ovvero, in termini aulici: non c'è abbastanza progressività.
Bene!
Allora aumentiamo il numero delle aliquote!
Potremmo pensare a un sistema a tre scaglioni, dove da 56.000,00 euro in su si applica un'aliquota del 43%. "Oh!", pensa l'odiatore sociale, finalmente appagato, "Questo significa che il mio vicino, che ha una RAL di 56.001,00 euro, finalmente pagherà 24.080,43 euro di IRPEF!"
No, naturalmente non è così, perché il 43% lo pagherà solo sull'ultimo euro, ma questo al nostro amabile interlocutore ideale rinunciamo a farlo capire. Da qui in avanti abbandoniamo queste figure al loro destino (infelice, perché ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa più di te...) e proseguiamo con la solita tabella:
ma soprattutto, o forse soprattuttamente (dato il tema...) con il solito grafico:
...e insomma: sì, i ricchy piangono un po' di più, ma in fondo mica poi così tanto! Il sistema diventa progressivo solo da un certo punto in poi, a chi guadagna (poniamo) 1000 euro al mese (12000 l'anno) ne rimangono in tasca solo 770 (il 23% in meno), mentre l'odiato vicino che guadagna 56.000,00 euro paga "solo" 17.130 euro di imposta, cioè il 30.6%.
Presto!
Urge aumentare il numero delle aliquote!
Quando nell'autunno del 2021 mi sedetti al tavolo del MEF con i colleghi responsabili economia dei partiti (Misiani, Guerra, ecc.) per ragionare insieme con il ministro Franco su come ridurre da cinque a quattro le aliquote, la situazione era questa:
cioè quella descritta
in questo utile articolo dell'IPSOA:
e, se ci fate caso, aumentando il numero delle aliquote, o innalzandole, la situazione non è che cambiasse poi in modo così drastico, soprattutto per i meno abbienti, che restavano comunque soggetti a un regime proporzionale almeno fino ai 15.000 euro.
Ma la situazione non era esattamente questa, e perché?
Perché, come vi ho sempre detto, e come cercavo di far capire ai miei gentili interlocutori televisivi, in Italia la progressività non è assicurata dal sistema delle aliquote, ma da quello delle detrazioni!
Che cosa significa? Significa che all'imposta che i "poveri" dovrebbero pagare in teoria, in pratica si sottrae un certo ammontare, e quindi solo i "ricchi" pagano l'imposta che deriverebbe dall'applicazione delle aliquote formali.
Esempio: decidiamo che a chi guadagna fino a 24.000,00 euro si detraggono dall'imposta 1.880 euro. Ovviamente, con questo sistema uno che guadagna 7.000,00 euro all'anno, e quindi paga 1.610,00 euro d'imposta perché soggiace all'aliquota del 23%, dovrebbe pagare un'imposta di 1.610,00-1.880,00 = -270.00 euro, cioè sarebbe soggetto a un'aliquota media negativa di -270/7000 = 3,86%. Però non funziona così: se guadagni "troppo poco", cioè se la tua imposta lorda è inferiore alla detrazione, lo Stato semplicemente ti esenta dall'imposta, così non paghi tu, ma non paga nemmeno lui! Ricordo che al tempo del reddito di cittadinanza si parlò di sistemi a imposta negativa: qui vedete come potrebbero venire fuori. Ma analizziamo con le solite tabelle e grafici questo sistema (detrazione di 1.880,00 euro dall'imposta per lo scaglione fino a 24.000,00 euro).
La tabella si presenta così (non ve la metto tutta per ovvi motivi di impaginazione):
e forse già vedete che c'è un problema e ne intuite il motivo, ma se vi metto le aliquote in forma grafica non potrete non vederlo:
OMG!
Houston, abbiamo un serio problema con l'aliquota marginale! Siccome al raggiungimento dei 25.000,00 la detrazione cessa, nel passaggio fra i 24.000,00 e i 25.000,00 l'incremento dell'imposta effettivamente pagata (quella al netto della detrazione) è la somma dell'imposta che paghi in più perché hai guadagnato di più (270 euro, perché in quello scaglione l'aliquota è al 27%), più l'imposta che paghi in più perché non sei più soggetto a detrazione (cioè 1880 euro, ovvero l'importo della detrazione). Insomma: sui 1.000,00 euro in più che guadagni passando da 24.000,00 a 25.000,00 di reddito, paghi 1.880,00+270,00 = 2.150,00 euro di imposta in più: un'aliquota marginale del 215%.
Risultato: mentre il tuo reddito lordo aumenta da 24.000 a 25.000, il tuo reddito netto diminuisce da 20.000 a 18.850 (lavori di più per guadagnare di meno): un bel disincentivo, no?
Ma guardiamo anche il bicchiere mezzo pieno, che si vede di meno. Per vederlo bene, riportiamo al 50% il massimo della scala verticale del grafico: questo significa che non vedremo l'orrendo picco al 215% (resterà fuori dal grafico) ma potremo confrontare meglio quello che succede all'aliquota media rispetto a quanto accade nel sistema senza detrazioni:
Qualcosa di positivo in effetti c'è! Ora i
povery non pagano per nulla imposta, poi c'è una progressività che, a dire il vero, è più accentuata nel segmento
povery che nel segmento
ricchy, ma è pur sempre meglio di nulla.
Siccome il blip nell'aliquota marginale dipende, come abbiamo visto, dal fatto che la detrazione termina in modo abrupto (lo so, non si può dire, ma a me piace così!), per salvare capra e cavoli potremmo pensare di farla sfumare, di applicare quello che viene definito un décalage. In effetti, la situazione che trovammo quando ci sedemmo al tavolo delle cinque aliquote era quella che vedete descritta qui:
(...
apro e chiudo una parentesi per evidenziare come chi nel dibattito accusava il sistema di Armando Siri di essere troppo complesso forse non si era studiato come funzionava il sistema vigente...)
e prevedeva un décalage spalmato fino ai redditi da 55.000,00 euro, cioè una roba di questo tipo:
che forse è più comprensibile nella rappresentazione grafica, dalla quale salta fuori una impercettibile anomalia:
La vedete? Oltre i 55.000,00 l'aliquota marginale diminuisce. "Ma come diminuisce!? Ma se sono più ricchy!?" Sì, sono più ricchi, ma il problema è che oltre i 55.000 cessa l'effetto del
décalage: negli scaglioni precedenti l'aliquota marginale è superiore perché a mano a mano che il reddito aumenta dall'imposta ti viene tolto un po' di meno, e quindi ha, spalmato su tutti i redditi dall'inizio a 55.000, quel picco abnorme che si vedeva nel grafico precedente. Se ci perdete un po' di tempo, lo capirete anche voi, come lo capii anch'io all'epoca.
Ma... attenzione! La storia mica finisce qui!
Perché, come sapete, le detrazioni erano due: c'era anche il bonus Renzi. Ora, questo bonus è stato camaleontico almeno quanto il suo escogitatore, ma all'epoca la forma che prendeva era quella di una detrazione che da un massimo teorico di 100 euro al mese (1200 all'anno) scendeva con un décalage piuttosto rapido, arrestandosi dopo i 39.000,00 euro:
Se avete seguito fin qui, avrete capito che (non) è strano come una rapida diminuzione di una detrazione all'aumentare del reddito somigli a un consistente aumento dell'aliquota marginale! E infatti con il bonus Renzi l'aliquota marginale mostrava una discreta gobba:
che, per avviarmi a concludere, si potrebbe sintetizzare così: a noi ci stanno mettendo in croce perché gli ha detto micuggino che sta al quinto piano di San Macuto (l'UPB) che noi abbiamo portato l'aliquota marginale al 50%, ma loro l'avevano portata oltre il 60%! E non è tutto: forse ve lo siete dimenticato, forse non lo avete mai saputo, ma se questa era la situazione che avevo trovato io nel 2021, la situazione determinata dal bonus nella versione originaria era ben peggiore,
determinando un'aliquota marginale che raggiungeva l'80% (a causa di un décalage ancora più repentino del bonus).
Chiaro il concetto?
Spero di sì: io più chiaro di così non so essere.
Oggi, all'inaugurazione della piscina di Castel di Sangro, ho incontrato il segretario regionale del PD e je so ditte: "Scusa: ma noi facciamo talmente tante scemenze, che chi ve lo fa fare di attaccarci proprio su quella che avete fatto peggio di noi? Guarda che l'UPB, dando un quadro parziale della faccenda, vi manda in giro a dire una storia, quella dell'aliquota marginale al 50%, che da domani non attaccherà più, perché spiegherò ai miei che voi avete fatto peggio!"
Ecco: ogni promessa è debito (dopo di che, soprattutto sul territorio, siamo tutti amici, soprattutto fra avversari, quindi nelle mie parole non c'era alcuna acredine ma solo una genuina sollecitudine).
E con questo abbiamo esaurito l'argomento aliquote: spero che abbiate fissato in mente i seguenti punti:
1) la progressività di un sistema fiscale dipende molto più dalle detrazioni che dalle aliquote;
2) le imposte che si pagano sono misurate dall'aliquota media;
3) una aliquota marginale alta ha un effetto disincentivante, ma solo nel caso in cui superi il 100% determina un calo di reddito netto.
Aggiungo che questo discorso è puramente ipotetico, perché ci sono decinaia e decinaia di situazioni: le spese mediche, le spese per le ristrutturazioni edilizio, i figli a carico (un tempo), che determinano una pletora di ulteriori detrazioni, per cui sapere quale sia effettivamente la propria aliquota marginale non è (solo) impossibile: alla fine diventa anche inutile, perché quante imposte pagherai dipende da eventi che spesso sono fuori dal tuo controllo (come tipicamente lo sono le spese mediche, quelle spese che tutti preferiremmo non fare)...
Ma insomma, così si allargherebbe il discorso.
Mi basta però avervi fatto capire quanto sia disonesta la semplificazione da talk show, quella secondo cui il problema dell'ingiustizia sociale si risolverebbe esclusivamente agendo sulle aliquote degli scaglioni più alti. Gli esempio che avete visto qui mostrano che a meno di misure esteticamente improponibili (aliquote al 110% oltre certi redditi, per capirci...) l'effetto sull'aliquota media non è poi così determinante, e per quanto riguarda il gettito complessivo torno a ricordarvi che i miliardari non pagano l'IRPEF, e non perché la evadano (hanno sufficienti soldi per pagarla senza accorgersene) ma perché i loro redditi veri sono soggetti a forme sostitutive flat (che si tratti di interessi, di dividendi o di capital gain).
E buona notte!
(...si, vabbè, aliquota abbiamo capito perché. Ma perché quota? Perché ieri, come vi avevo detto, dopo Sky TG, sono corso su, perché sapevo che oggi sarebbe stato così:
e me ne sono andato un po' in giro, prima di fare i miei tre incontri, a pestare la neve prima degli altri, ma non di tutti gli altri:
Mi avevano detto che era in giro da quelle parti, e in effetti qualcosa si vedeva, ma era già stata quasi riempita dalla neve. Non ci andrei di notte, e non senza il mio amico, che questa volta si era svegliato tardi...)
(...correzione di bozze a vostro carico, domani voglio camminare ed è già fin troppo tardi...)