domenica 1 gennaio 2017

Le post-verità del Corsera

Quanto sto per illustrarvi non tornerà nuovo a chi mi segue.

Ho già avuto modo di notare in diverse sedi (ad esempio sul Fatto Quotidiano) come il Corriere della Sera sia uno dei quotidiani più impegnati nella riscrittura della storia economica italiana sulla base di dati statistici errati, in base al noto principio orwelliano secondo cui chi controlla il presente controlla il passato (perché può riscrivere la storia) e chi controlla il passato controlla il futuro (perché può orientare l'opinione pubblica inducendola a credere che nel passato siano stati fatti solo errori da ripudiare, e non vi fosse invece anche qualcosa di buono da recuperare).

Così, già nel 2012 vi feci notare che la ricostruzione della crisi del 1992 fornita dal Corsera riportava in modo errato dati misurabili (in particolare, affermando che i tassi di interesse sui titoli del debito pubblico erano saliti dopo la svalutazione della lira, quando invece erano scesi, per il semplice motivo che non c'era più motivo per tenerli alti, come vi ho spiegato per filo e per segno a suo tempo). Nel 2014, poi, in piena campagna elettorale per le europee, il Corsera ne sparò un'altra, tanto enorme da dover essere rettificata (e da attirare l'attenzione di Dagospia), affermando che la disoccupazione era arrivata ai livelli del 1977, quando nel 1977 era pressoché la metà: era evidente l'intento di nascondere agli elettori che quando gli italiani potevano autodeterminarsi la vita non era certo rose e fiori, ma non era nemmeno il disastro cui ci ha condotto l'attuale protettorato germanico.

Passato un altro paio di anni siamo di nuovo in una fase acuta di quella campagna elettorale permanente che è la vita politica italiana (oggi in tutta evidenza per colpa dei politici e delle istituzioni garanti che ci impediscono di andare al voto), e naturalmente il Corsera non può mancare all'appuntamento e ci elargisce un'altra perla, a firma di Francesca Basso:


Un pezzo di giornalismo spiacevole nella sua evidente tendenziosità e che riporta dati in modo non del tutto corretto.


Rinunciamo a spiegare alla dottoressa Basso che i limiti dell'euro erano stati denunciati da tempo dagli esponenti più prestigiosi della scienza economica (qui una lista non esaustiva). Mi sembra del tutto evidente che la gentilissima non voglia prenderne atto non tanto per ignoranza, quanto per una precisa scelta editoriale, volta a banalizzare come "populismo" qualsiasi critica scientificamente fondata al progetto di unione monetaria. Siccome la linea editoriale non credo la scelga lei, sarebbe sleale chiamarla a difendere una scelta non sua, e quindi sul tono fuorviante di questa nota stenderei un pietoso velo di indifferenza.

Sui dati, però, gradirei non si scherzasse, soprattutto in un momento in cui autorità garanti, agenzie al servizio di grandi interessi economici, uomini politici scarsamente consapevoli delle responsabilità del propro ruolo, stanno lanciando una battaglia in grande stile contro l'espressione del diritto di opinione e di critica, mascherandola da operazioni difensiva verso le "bufale" diffuse sulla rete. Da chi manifesta questo sacro fuoco purificatore in difesa della "verità" (prime fa tutte le grandi testate giornalistiche che tante cantonate hanno preso nel 2016) gradiremmo meno "lievi imprecisioni" nel riportare non dico teorie scientifiche (pur sempre sottoposte a revisioni in seguito all'avanzamento del pensiero), ma dati misurabili. Può anche darsi che fra qualche secolo la statura di pensatori come Oscar Giannino venga rivalutata: su questo non mi pronuncio. Ma su quante tonnellate di patate sono state vendute dalla Rutenia alla Cracozia (if any) credo che oggi, come ieri, come fra cinque millenni, faranno fede i dati doganali e di contabilità nazionale. Vorrei che accettassimo tutti, come principio metodologico, l'idea che i fatti sono una cosa e le opinioni un'altra. La frase che balbettano i propagandisti, quella secondo cui il loro lavoro è "fornire i fatti separatamente dalle opinioni" è, ne convengo, molto ingenua. Cosa costituisca un fatto, siamo d'accordo, dipende dalla natura del fenomeno e dall'atteggiamento psicologico dell'osservatore. Tuttavia questa frase è anche una plateale ammissione di colpevolezza, in molti casi, e questo è uno dei tanti.

Per chiarire cosa intendo, vi fornisco intanto i dati ufficiali sul tasso di crescita di esportazioni e importazioni dal 1980 al 2015, che potete facilmente reperire per i vostri opportuni controlli (inclusi quelli della dottoressa Basso, se vorrà farne, come sarebbe suo preciso dovere professionale), sul sito del Fondo Monetario Internazionale (organo non meno autorevole del Corsera):


Come vedete, e come (vi assicuro: mi duole sinceramente dirlo) era facilmente prevedibile dati i precedenti, le cose non stanno esattamente come la dottoressa Basso le mette nel suo pezzo. Nel grafico ho evidenziato in rosso i tassi di crescita delle esportazioni fra 2005 e 2008 (estremi inclusi). Mettendo questi dati in prospettiva (cosa che un professionista dell'informazione dovrebbe poter fare, anzi, semplicemente: dovrebbe fare) si vede immediatamente che questo periodo può sembrare un boom solo per una illusione ottica, ovvero per il fatto di trovarsi fra due recessioni: quella di inizio millennio, dovuta alla fine della bolla delle dot com, e quella iniziata nel 2007 con la crisi dei subprime, e poi proseguita fino ad oggi in varie forme. Tanto per essere chiari, il tasso di crescita delle esportazioni più alto nel periodo in questione si è avuto nel 2006 ed è stato pari all'8.22%. Nel periodo dal 1980 al 2015 (cioè su 36 osservazioni) tassi di crescita più alti si sono registrati in ben sei anni (un sesto del campione), e la media dei tassi di crescita fra 2005 e 2008 è pari al 3.6% all'anno, del tutto in linea con quella del campione (3.7% all'anno).

Quindi boom de che?

Non solo. Il grafico mette chiaramente in evidenza (almeno, a chi voglia aprire gli occhi) come dall'entrata nell'euro il tasso di crescita delle esportazioni sia stato inferiore a quello sperimentato negli anni precedenti. Le medie sono qui:







Se dividiamo il campione fra 1998 e 1999, vediamo che il tasso di crescita delle esportazioni scende dal 4.4% al 2.8%. Niente di strano, considerando che l'ingresso nell'euro determina una fase di apprezzamento del cambio reale, visibile in questo grafico costruito con i dati della Banca dei Regolamenti Internazionali (altra fonte non meno autorevole del Corsera):



Chi mi segue sa cos'è il tasso di cambio reale, e chi non mi segue, soprattutto se è un operatore informativo, è vivamente esortato a documentarsi, ad esempio qui.

Questo grafico, peraltro, ci illustra che quella della dottoressa Basso è un autentico saldo di fine stagione: la dottoressa, certo involontariamente e in perfetta buona fede (ma mai che questi errori vengano fatti in dissonanza con la linea editoriale, eh!?), ci fornisce due bufale al prezzo di una, in quanto non solo non è vero che fra 2005 e 2008 ci sia stato un particolare boom delle esportazioni (siamo rimasti in linea con la media di lungo periodo, e il periodo appare un "boom" solo se lo si inquadra fra le recessioni che lo precedono e lo seguono, evitando di allargare l'orizzonte agli anni della lira), ma se anche il boom ci fosse stato, l'euro non avrebbe potuto esserne causa, per il semplice motivo che in quel periodo si stava, se pure lievemente, apprezzando (il che, come ogni persona mediamente acculturata in economia sa, incluso il dottor Napoletano quando gli fa comodo, rende meno convenienti le esportazioni). In realtà, sempre consultando i dati del Fmi, si può constatare come il picco del nostro export nel 2006 (e più in generale l'andamento meno insoddisfacente che nei due periodi immediatamente precedente e successivo) sia stato dovuto non all'euro (che si stava apprezzando in termini reali, rendendo i nostri beni più cari per gli acquirenti esteri), quanto al fatto che la crescita mondiale stava riprendendo, passando dal 4.9% del 2005 al 5.5% del 2006.

Già: perché questo è uno dei tanti paradossi della propaganda. Stranamente, quelli che "l'euro è solo una moneta", o quelli che "i populisti la fanno facile", sono anche quelli che poi, alla prova dei fatti, non sanno guardare in modo organico ai fondamentali dell'economia (perché ci troverebbero fatti che smonterebbero immediatamente le loro tesi preconcette).

Sono veramente preoccupato per la piega che le cose stanno prendendo.

Se fosse vero, come i giornali tentano di farci credere, che solo i giornalisti professionisti hanno gli strumenti per verificare le informazioni (e quindi sono gli unici testi fededegni della verità), allora dovremmo credere che la dottoressa Basso ci stia fornendo un resoconto deliberatamente artefatto. Io non credo che le cose stiano esattamente così: credo, ad esempio, che la mancanza di preparazione sui temi economici, dei quali oggi chiunque si sente in diritto di parlare (nonostante richiedano una seria preparazione specifica, come messo in evidenza autorevolmente da Alberto Bisin) spieghi molti di questi episodi francamente incresciosi. Certo, se invece ci fosse dolo, ciò sarebbe allarmante, anche perché, in un periodo storico in cui i dati sono a portata di click, proseguire su questa linea editoriale porterebbe al definitivo screditamento dei giornali e dell'intera professione giornalistica.

Questo, come ho già avuto modo di dire, sarebbe un grave danno per la democrazia.

Quando infatti venisse istituito dal regime attuale il Ministero della Verità, l'organo preposto al controllo delle "bufale", con il coinvolgimento dei personaggi più o meno macchiettistici o più o meno coinvolti coi servizi che abbiamo visto menzionare su Twitter, ci si esporrebbe non al rischio, ma alla certezza di due conseguenze:

(1) intanto, i movimenti di destra che fatalmente si affermeranno a causa delle demenziali politiche europee e dell'atteggiamento di rimozione psicotica della sinistra (da me denunciati fin dal 2011), se vorranno a loro volta limitare le libertà politiche, si troveranno la strada spianata dai provvedimenti fascisti che l'attuale regime sta prendendo... proprio per difendersi dall'avvento dei "fascisti" (o populisti che dir si voglia)! Paradossi non inusuali della storia: sarà stato ancora una volta il macellaio dal grembiule rosa a fare il lavoro sporco.

(2) poi, come ho già sottolineato parlando del No ai media, se i giornalisti continueranno ad operare screditando la propria professione col propalare scenari fantasiosi e irrealistici, o addirittura col fornire dati storici falsati, qualora i regimi che si affermeranno volessero dare un serio giro di vite all'informazione, secondo una loro tradizione consolidata, i cittadini non sarebbero allarmati, ma sollevati, se non addirittura soddisfatti, nel vedere che chi gli ha mentito viene silenziato.Credo che anche questo non sia un dato inusuale: ci sarebbe da studiare le dinamiche del mondo dell'informazion durante l'affermazione storica dei vari fascismi, e credo che fra di voi qualcuno in grado di illuminarci ci sia.

Questo vorrei dire a chi oggi prosegue con prassi discutibili, mentre parte per la crociata antibufala: state proseguendo su una china molto pericolosa per la democrazia, e state prendendo una direzione che porta a esiti estremamente inquietanti. Se volete combattere le bufale, cominciate dal verificare i dati che fornite voi, mettendoli nella prospettiva corretta, invece di parlare di "boom" dove non ce ne furono, attribuendoli a variabili che non potevano esserne la causa: ne beneficeranno la vostra immagine e la sostanza della democrazia.

Ma tanto so che non ascolterete: se aveste potuto, lo avreste fatto. Da quando sono entrato nel dibattito, mi è diventato trasparente con terribile evidenza il meccanismo che porta all'affermazione dei regimi totalitari. Il mondo dell'informazione è un ingranaggio essenziale di questa macchina: è sempre stato così, e sarà così sempre.

Amen.


Post scriptum delle 23:13 dopo una serata che devo assolutamente raccontarvi, ma in un'altra sede.

Mi viene in mente uno dei canti più belli della Comedia, forse il più attuale, sicuramente quello che si scolpisce di più nella mente di un fiorentino, e forse anche di un uomo (non nel senso che i fiorentini siano superuomini, ovviamente: semplicemente, gli uomini sono sottofiorentini):


Com'io al piè dello suo blog fui
guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso
mi domandò: "Qual fuor li dati tui?"

Io ch'era d'ubidir desideroso
non gl'il celai, ma tutto gliel'apersi...


E allora apriamo, apriamo a Francesco Daveri (nel senso di palesiamo, disveliamo, chiariamo, squaderniamo, precisiamo, dettagliamo, illustriamo) la fonte dei dati, e in che modo essa influisca sul risultato di quanto abbiamo precisato qui sopra. Voi direte: da cosa ti deriva quest'empito dantesco? Ma, veramente io, che son per mia disgrazia uom di buon cuore, avrei considerato anche chiuso il caso Basso. Solo che Francesco mi ha rilanciato con un simpatico scambio di tweet, prima di riportarvi il quale vorrei ribadire (perché so che voi, dopo anni di insulti, di contumelie, di irrisioni, di mortificazioni, di sorrisetti di sufficienza, avete il dente avvelenato, e lo capisco), vorrei ribadire, dico, che fra i mainstreamers italiani considero Daveri (e Bisin) gli unici due che mi hanno dato prova di onestà intellettuale (nonostante il vostro avviso contrario, del quale faccio il conto che credo). Questo non significa che gli altri siano disonesti: significa che non ho le prove della loro onestà (e in alcuni selezionati casi che il tacere è bello ho le prove della disonestà). Ma nel caso di Francesco Daveri e di Alberto Bisin invece sì. Per sapere cos'è l'onestà intellettuale bisogna essere intellettuali, quindi astenersi perdigiorno e andiamo avanti. Lo scambio di tweet è questo:



Bene. Per vostra edificazione, i dati ISTAT (faccio lo screenshot) sono questi:


e in effetti salgono da 396 a 441 miliardi nel periodo oggetto del contendere. Dopo di che, con la mia copia guelfa di Excel, questo andamento dei volumi corrisponde a questi tassi di crescita:


che coincide esattamente con quella riportata dall'IMF (nota in particolare l'8.22% nel 2006). Proprio esattissimamente no, perché con i dati ISTAT, arrotondando, la crescita media 2005-2008 mi viene del 3.7%, cioè esattamente in linea con la crescita che ottengo dai dati IMF. Per vostra comodità, e invitandovi a verificare, accosto i tassi di crescita riportati dalla fonte IMF citata sopra a quelli ricavati dalla fonte ISTAT che il ghibellino Francesco sembra prediligere:


L'entità degli scarti, soprattutto nel periodo in cui il Corsera ci propone la sua post-verità, salta all'occhio per la sua inesistenza.

Nota che se invece si usa l'ultima versione dei conti ISTAT, quella targata Settembre 2016:



le cose nello stesso modo esattissimamente nello stesso modo:











...e a questo punto voi sarete indignati, e comincerete a sbraitare: "Ma perché perdi tempo con un bocconiano! Non è forse evidente che è intervenuto a puntellare la post-verità del Corsera insinuando che tu fossi un incompetente, cercando di screditare il tuo lavoro con l'affermare che le tue fonti non fossero adeguate, quando invece sono esattamente identiche a quelle alle quali lui fa riferimento, proprio perché il Fmi utilizza, nel compilare le sue statistiche, fonti nazionali? E quando anche lui avesse ragione, non si renderebbe conto di fare un clamoroso autogol? Significherebbe che quando il Fmi viene in Europa a fare le sue lezioncine non sa nemmeno di cosa sta parlando perché non ha statistiche appropriate da prendere come base per le sue valutazioni, il che, se fosse vero, sarebbe di una gravità inaudita, ancor più inaudita della scelta politica fascista di ipotizzare contro ogni evidenza tecnica disponibile che il moltiplicatore della Grecia fosse 0.5, solo perché la presidenta del Fmi e il suo garzone di bottega erano entrambi oriundi di un paese che aveva parecchi sospesi da recuperare..."

E io vi direi: calma!

Calma.

Calma.

Qualsiasi critica, quando, è costruttiva (cioè propone altre fonti da verificare, suggerisce linee alternative di ragionamento) deve essere accolta ed elaborata, perché di errori se ne fanno sempre. Per esempio, rifacendo i calcoli di questo post ho trovato un errore. I tassi di crescita dell'export che vi avevo proposto erano sbagliati per un banale errore di Excel, di quelli che i grandi economisti spesso commettono. I tassi di crescita corretti (vi invito a verificarli) sono questi:




e quindi l'entrata nell'euro in effetti ha schiacciato di 2.6, non di 1.6 punti, il tasso di crescita delle esportazioni italiane. Diciamo che l'ha più che dimezzato, così facciamo prima. Noterete anche la differenza fra gli errori dei grandi economisti (e dei grandi giornali), sempre a favore del proprio preconcetto ideologico, e il mio errore, che in effetti indeboliva la (non solo) mia tesi che l'euro fosse dannoso. Tesi che dai dati corretti esce invece rafforzata.


Cosa dovrei dire, a questo punto, a Francesco? Forse "nice try"! Ma preferisco dirgli questo:


Convertere ad datum Deum tuum, Francesco.

Per tanti, troppi anni gli economisti autoproclamatisi "comunità scientifica" hanno tentato in vari modi di ostracizzarmi, vilipendermi, schernirmi, forti dell'appoggio dei grandi media e del sostegno dell'industria finanziaria, solo perché li richiamavo al rispetto dei dati e dell'insegnamento dei tanti maestri che ci avevano insegnato a noi tutti, non solo a me, che il progetto monetario europeo era una follia. Così facendo non hanno ottenuto nulla se non lo screditare se stessi, essendo costretti dalla violenza dei fatti a dire con qualche anno di ritardo quello che la mia deontologia mi aveva imposto di dire quando me ne ero accorto (e quindi in ritardo rispetto a tanti migliori di me, e in anticipo rispetto a chi era stato incentivato a prendersela comoda).

Per quanto ancora vogliamo continuare così? Per quanto vogliamo continuare a ignorare quello che ci è stato tramandato da Dornbusch, Feldstein, Kaldor, e via dicendo (non rifaccio la lista)? Siamo sicuri di voler continuare così proprio ora che dagli Stati Uniti sta arrivando il "contrordine compagni"?

Questo post chiarisce una cosa: che è stata dichiarata una guerra civile, che è stato detto che chi oserà criticare la verità del Ministero sarà eliminato.

Quando verrà il giorno in cui questo pio desiderio di una ciurma di folli ammutinata al suo comandante (gli USA) si tradurranno in pratica, tu, Francesco, da che parte starai? Da quella dei dati ISTAT, da quella dei dati FMI (che sono uguali), o da quella del Ministero della Verità de noantri, che cercherà di convincerci che una crescita media delle esportazioni al 3.7% fra 2005 e 2008 è un "boom" dovuto all'euro, a fronte di una crescita media del 3.7% (cioè uguale) fra 1980 e 2015, e a fronte di un tasso di crescita medio dell'export che si dimezza fra il periodo precedente e quello posteriore all'adozione dell'euro?

Io lo so, io lo so qual è il problema di voi mainstreamer.

Voi sapete benissimo che io ho ragione e che i miei dati sono corretti, ma non riuscite a dirlo perché non riuscite a "microfondarlo", non riuscite cioè a tradurre il dato macroeconomico, così evidente, così limpido nella sua logica, nel vostro linguaggio autoreferenziale fatto di micro-ominidi tutti uguali, tutti intenti a un'unica cosa: ottimizzare una funzione obiettivo sufficientemente semplice da essere maneggevole in termini matematici, ma sufficientemente complicata da affascinare le dottorande.

Bene: se il problema è questo, ve lo risolvo io. Volete sapere cosa c'entra l'euro (rectius: il cambio fisso) con i nostri problemi, primo fra tutti la stasi della produttività? Leggetevi questo. Se ci lavorate un po' su, fra un paio di mesetti (a seconda della materia grigia della dottoranda) riuscirete a fare anche voi un paper che dirà con qualche anno di ritardo, ma in un linguaggio che voi possiate accettare, quello che tutti hanno capito, anche voi. L'euro alimenta le divergenze fra paesi membri, è un cancro del quale ci dobbiamo liberare, indipendentemente da cosa ne pensi il Ministero della Verità.

Perché fate così?

Non capite che questo atteggiamento non porta da nessuna parte?

Comunque, mi è stato chiesto di fare una verifica, e l'ho fatta. Esito negativo. Già che ci sono, ne faccio anche un'altra:



Esito positivo (per me).

E io continuo a essere solo, perché preferisco vincere da solo che perdere in compagnia.

Convertere...

92 commenti:

  1. ciao e buon anno a tutti.
    Resto convinto che queste notizie non siano fornite in buona fede. Sanno di mentire...

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    1. Non so cosa dirti. Certo, mettere dei dati a caso per "condire" di verità tecnica un pezzo molto debole, e sceglierli così...

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    2. Buon 2017 a tutti. So di essere off topic, ma qui http://www.nextquotidiano.it/sinistra-italiana-no-euro/ un sedicente economista de sinistra anti noeuro fa le pulci al documento di Sinistra Italiana scritto da Fassina. Forse forse sullo stato confusionale di Fassina e d'Attorre ha ragione. Sul resto no. E mai possibile che fra voi economisti di "sinistra" non riusciate a vedervi e a suonarvele di santa ragione sul tema euro si euro no? Insomma a noi popolo di sinistra(ti) piacerebbe avere una bella sintesi militante, una volta per tutte.

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    3. Porella com'è caduta in Basso...

      Auguri a tutti

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    4. Il signor Iodice è un apprezzato (da alcuni) opinionista privo di comprovata esperienza di ricerca in economia monetaria internazionale e visibilmente in affanno perché l'oggetto delle sue ambizioni politiche (SEL, ora SI) ha preso una piega che lo costringerà a ritrattare le tante imprecisioni dette negli anni. Siccome non lo ascolta più nessuno, non lo citerei come esempio di divisione della sinistra.

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    5. Ok, grazie Prof.
      Speriamo che SI con Fassina e D'Attorre esca dallo stato confusionale del fogno europeo alla Vendolà. Altrimenti mi tocca votare Lega alle prossime elezioni politiche.

      PS M5s non pervenuto sul tema.

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    6. Effettivamente uno come Iodice che considera il sistema Target2 l'equivalente della camera di compensazione Keynesiana, ha poche idee e ben confuse.

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    7. Quegli alcuni che lo apprezzano sono ungarettiane foglie sugli alberi d'autunno, il blogghetto è morto, Iodice o non risponde a domande nel merito o attacca a testa bassa. Almeno a nfa c'è qualcuno che commenta. Intanto fa della buona e sana disinformazione, ecco perché è necessario continuare a disvelare le altrui inesattezze.
      Relativamente a giornali, informazione e giornalisti è nota la mia avversione incorreggibile, i pochi giornalisti che conoscono non mi consentono dubbi di sorta, la soluzione adottata è stare lontano da carta stampata e informazione tivù.

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    8. @V.S. parlando di cose serie: mi riscrivi in privato che mi sono perso il tuo numero e mi farebbe piacere vederti ogni tanto?

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  2. Grazie per il suo impegno sostenuto da una solida preparazione e da una scrittura veramente godibile.
    Sono molto preoccupato anch'io e spero che il suo lavoro indebolisca a sufficienza questa ondata di mala informazione.

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  3. Personalmente Il Corsera lo compro oramai solo il lunedì: allo stesso prezzo degli altri giorni "normali" (quando non viene aumentato per inserti inutili a pagamento obbligatorio): mi offre circa 200 pagine utilissime per il camino o per incartare gli scarti della cucina settimanali. Direi una fine ingloriosa per quello che fu il più autorevole quotidiano italiano per un secolo, ma ugualmente meritata visti gli articoli non soltanto di tal Basso, ma soprattutto di Alesina, Gavazzi, Maria Teresa Mieli, Severgnini.... Quando fallirà sarà una grande sconfitta per la democrazia, ma anche una grande rivincita della Verità che troverà altre strade per venire conosciuta.... come nel Suo Blog.

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    1. Regalano 200 pagine con 1,50 euro? Con un taglierino si possono realizzare delle striscie ad hoc, utili a 360 gradi -anche a 90 volendo- : la ruvidezza del vivere ...

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    2. Io mai e poi mai regalerei 1,50 euro a questi "giornali" fino a che non mi dimostrano di comportarsi professionionalmente ed in maniera almeno vagamente imparziale riportando i fatti.
      Il camino lo so accendere anche senza carta e gli scarti nell'umido non li accettano se mischiati a carta, specie quella.
      Inutili in ogni caso.

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    3. Acquisto il Corsera una volta alla settimana per la famiglia, ma non lo leggiamo mai, utilizziamo la carta per vari lavori domestici: tenere in forma le scarpe, pulire parti molto sporche, lettiera del gatto, etc. etc.
      Eppure gli devo molto, nel 1988 grazie ad un annuncio nel Corsera trovai un lavoro che mi permise di tornare in Italia dopo 4 anni in Danimarca, ma erano altri tempi...gente come Severgnini non faceva altro e il livello era ancora ottimo.
      Ormai non riesco a leggere nemmeno la versione online, ci sono più gossip che su Dagospia.
      Attendo mestamente il fallimento.

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    4. Questa che il Corriere della Sega sia stato «il più autorevole quotidiano italiano per un secolo» è una favoletta dimostrabilmente falsa (leggi: una colossale minchiata) che diventa verità per il solo fatto di essere costantemente ripetuta.

      A questo proposito torno a consigliarvi la lettura di Colonia Italia. Giornali, radio e tv: così gli inglesi ci controllano. Le prove nei documenti top secret di Londra di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella. Il Corsega, secondo i documenti desecretati negli archivi dei servizi inglesi, è voce –molto influente, persuasiva– di interessi estranei (quando non palesemente contro) a quelli della nostra comunità nazionale almeno dal periodo precedente alla prima guerra mondiale.

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  4. Non c'è buona fede dopo anni di "apertura" del dibattito. Deliberatamente propagandano menzogne per riscrivere la storia.

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  5. Non sarebbe il caso di cominciare a salvare su DVD tutto quanto scritto fino ad ora sul suo blog, per poterlo diffondere in futuro se le cose si mettessero male?

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  6. Certo, la china della disinformazione desta giustificata preoccupazione. Possiamo soltanto sperare che articoli come quelli scritti dal Prof, che - essendo solidamente documentati - non possono certo essere accusati di diffondere bufale, costituiscano un valido argine alla mostruosa macchina della menzogna che sta 'teletrasportando' la narrazione orwelliana nel dominio della narrativa neorealistica. So che tale speranza può essere una manifestazione di ingenuità, ma io la preferisco al cinismo, e se non ci fosse speranza non avrebbe nemmeno senso stare qui a leggere e a scrivere.

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  7. C'è un partito eurista euro-americano legato ai grandi media che si sente molto sicuro di sé al punto di non tener conto della critica seria. Cruciale la lotta sui tutti i media

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  8. ...e pensare che basterebbe sostituire "Germania" a "Italia" per fare apparire sensata persino la schedina della signorina. Noterei che nel 2008, anno di crollo delle nostre esportazioni, abbiamo avuto proprio la tempesta perfetta sul fronte dei prezzi, grazie al combinato disposto di euro/dollaro e petrolio ai massimi storici (1,6 e 160 rispettivamente). Senza dimenticare che la mini ripresa delle esportazioni dell'ultimo biennio è coincisa, guarda caso, con un euro passato da 1,4 alla parità vs dollaro

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  9. Cerco di contenere i commenti che non aggiungono valore al post, come credo facciano tanti. Ma ogni tanto devo proprio scriverlo: grazie prof... La verità è dura da dissotterrare ma prima o poi esce sempre. È buffo vivere nel remake di 1984 pieno zeppo di attori scadenti, ma almeno siamo preparati...

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  10. La vecchia storia della disoccupazione del 1977! Che poi quella più alta mai avuta sotto la lira era quella del 1987, all'entrata nello "SME credibile". Ma comunque...

    Ho notato che sotto le feste sono tornati alla ribalta alcuni vecchi cavalli di battaglia liberisti: il dividendo dell'euro, che persino un troll liberista è venuto a raccontarmi nei commenti ad una nota pubblica che ho scritto su Facebook e dal titolo "Riassumendo" (gli ho fatto vedere che la Cambogia e il Vietnam hanno avuto tassi più bassi dell'Italia e mi ha risposto che evidentemente hanno goduto anche loro degli effetti del dividendo dell'euro...qua però non ho capito se era davvero serio o no) e il "berlusconismo" come fonte di tutti i mali perché SiRvio non ha fatto il piano industriale (vorrei capire di quali aziende, visto che abbiamo privatizzato pure l'aria e l'acqua piovana a momenti prima del 1994, anno del suo ingresso in politica). Mi sembra di stare dentro Matrix, dove alla fine di un ciclo (di Frenkel, forse?) ne comincia un altro.

    ...e io mi sono ritrovato nel mezzo preciso! La dea bendata sarà pure cieca (per evidenti motivi) ma la sua sorella stronza, quella Sbendata, oltre a vederci benissimo si deve essere innamorata di me...

    Cambiando discorso, tanti auguri di buon anno nuovo a tutti! Ce ne sarà davvero bisogno...specie quest'anno, temo.

    Io speriamo che ce la caviamo.

    PS: la - perdonandomi il francesismo - gramminchiata dei tassi alti PER la svalutazione della lira del 1992 è ancora viva e lotta contro di noi...

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  11. Grazie per l'insostituibile lavoro di corretta informazione.

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  12. Buon anno Prof e buon anno a questa meravigliosa comunità di resistenti. Quanto al Corsera: gli Agnelli non ci sono più da un pezzo, hanno anche mollato La Stampa e prima del Brexit avevano preso le redini dell'Economist da cui hanno sparato bordate a Renzie 4 giorni prima del 4 dicembre. Evidentemente al proprietario del Toro l'euro fa ancora comodo.

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  13. Gent. Prof. Bagnai,
    l'argomento dell'antibufala mi ha colpito sin dal primo giorno: per me subito ha avuto il retrogusto amaro della censura. L'altra sera mentre il capo dello stato parlava non ascoltavo, anzitutto perché il suo tono noioso era coperto dai bambini che giocavano allegramente, ma mi è arrivato all'orecchio un solo dettaglio: la parola web, che mi è rimasta in mente fin quando non ho letto il Suo post, che già dolorosamente confermava quanto avevo intuito.
    Sono poi andato a sentire su youtube il discorso di Mattarella:
    https://www.youtube.com/watch?v=VjI7KFT-G5c
    ed al minuto 9:30 ho avuto conferma di quanto mi era giunto a livello quasi subliminale.
    Come dice Lei: il potere non si nasconde ed enuncia chiaramente quali sono le sue intenzioni. Qui abbiamo acquisito gli strumenti per comprendere e, per quanto nelle mie possibilità, continuerò a spiegare a chi ha orecchie per sentire, a questo punto, finché sarà possibile.
    Buon anno a Lei ed a noi e grazie di tutto.

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  14. Non credo sia - esclusivamente - una questione di malafede, ma una vera e propria modalità di approccio del giornalismo, che deriva da un concetto che ebbe grande seguito negli anni ’90: l’equidistanza dei media.

    All’epoca venne usata per sdoganare posizioni meno centriste, ma presto il trucco “geometrico” di spostare il baricentro della discussione attraverso posizioni più estreme è stato scoperto da molti altri, sollecitando di conseguenza i vari “abbassiamo i toni”… o la denuncia dell’ “odio”… scegliete voi la versione che vi piace di più…

    Questo per quanto concerne la lotta per il potere. Piccolo effetto collaterale, stavolta sulla politica intesa come “policy”: la mera equidistanza implica la non intromissione nei contenuti portati all’attenzione del pubblico dalle parti. Quindi, io giornale o talk show chiamo due che hanno opinioni opposte su uno specifico tema. Punto. Poi il fatto che sparino minchiate non mi riguarda, io sono stato equidistante. Anzi, se la discussione degenera in caciara, gli ascolti aumentano, quindi tutto sommato il fact checking è agli antipodi dei miei interessi personali.

    Corollario: il metodo, una volta accettato dalla società, è uno straordinario mezzo di manipolazione, in quanto la scelta dei “contUndenti” mi permette di contrapporre un titolato professorone dalla lingua lunga quanto il curriculum a un cazzaro. Il pubblico si schiera ovviamente con il “vincente” (altra locuzione da talk show che fa accapponare la pelle): e chi sarà mai il vincente tra i due?

    Confesso che talvolta ho pensato che persino il Fatto Quotidiano adottasse questa sottile strategia. Per esempio lasciando scarabocchiare di economia gente che, oltre a non capire un cazzo (e fin qui ci rientrerei anche io, quindi solidarietà massima), ha anche il discutibile buon gusto di essere parte degli attori in campo, ergo ha interessi evidenti. E questo è intollerabile.

    Se è vero che tutti hanno diritto di esprimere le proprie opinioni, almeno fino a oggi, questo implica che i veri mezzi di informazione dovrebbero distinguersi salvaguardando scrupolosamente la loro auctoritas, concetto che - per citare Eco - sta alla base anche del fatto che crediamo che la Terra giri intorno al Sole.

    Ma ormai i grandi giornali hanno ospitato tutto e tutti, in modo equidistante. Chi si fida più? Che zompino.

    Mi scuso per il poema.

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    1. Tanti anni fa, diciamo sui cinque lustri, quando le connessioni si pagavano al minuto e giravano a 33K, ebbi uno scambio di mail con Bianucci che dirigeva il supplemento Tuttoscienze de La Stampa.
      Bianucci deplorava il livello del giornalismo "scientifico" e proponeva (mi pare citando Popper) una speciale patente per i giornalisti che si occupavano di certi argomenti. Obiettai che il problema era già stato superato, perché oramai "la notizia" era costituita da qualcosa che aveva detto qualcun altro, dichiarato autorevole, e dunque i fatti (o i dati) erano oramai usciti dall'orizzonte.
      Ammise che avevo ragione.
      Poi venne "l'equidistanza" - hai ragione - e oggi siamo ad una informazione pubblica, e come tale ufficialmente approvata, che scrive tranquillamente che le leggi economiche sono semplici, eterne, immutabili e rigide: la Natura come Scrittura Divina.
      Poi ci sono i testi scientifici, ma di quelli possono parlare solo i Sacerdoti. Ovviamente quelli autorizzati.

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  16. da sempre le istituzioni, o "regimi" che dir si voglia, interpretano la Storia in modo da giustificare se stessi. Mi sta bene, lo capisco, è umano, ognuno segue la sua strada: e' poi il popolo che deve semmai togliersi quei paraocchi che fanno sembrare "vero" qualunque cosa provenga dal potere(deprecabile atteggiamento di tipo femminile)oppure "sospendere il giudizio" sul potente di turno e le sue affermazioni, come e' accaduto per Craxi, Berlusconi, ...Renzi ecc ( malizioso forse osservare come le conclusioni alla fine siano sempre state negative). Quindi è consentito al Potere finche' le informazioni sono interpretate ma non alterate, finchè non c'è volonta di prevaricazione dei ragionamenti che determina informazione non piu libera. Ora in Italia c'è il finanziamento pubblico dei giornali: strumento che, come quello dei partiti, in passato era utilissimo ma oggi è addirittura pericoloso, perche' chi ne usufruisce rimane legato da un conflitto di interessi con chi la eroga (oltre a costituire un privilegio al limite dell'accettabile). Non c'è nulla di questo invece per i blog su internet, che rimangono dunque liberi. Ebbene Mattaella, invece di sottolineare aspetti come questo rischio o degenerazione - messa bene in evidenza dal fallimento di tutte le previsioni dei media nel 2016, come sottolineato da Bagnai- se la prende con la violenza su internet, e paventa qualche forma di censura. Quale violenza?! Se io dico che i politici italiani hanno un problema ormai intrinseco di corruzione e che debbono perdere i loro privilegi di casta ( caro Prof, non saprei come altro chiamarla) ed andarsene a casa sono violento? Mi si oppongano argomenti o questa diventa una pura "minaccia di Regime". Gli insulti verbali sono violenza? Lealmente la risposta è No, sono forme di maleducazione, a volte di dissacrazione, come il vaffanculo di Grillo, un politico li deve accettare, come Renzi ha sempre dichiarato. Od ha sbagliato anche qui?! E' possibile che nel 2017 dovremo difendere la libertà di opinione e di espressione della medesima, ancora difendere i valori della nostra Carta, e proprio contro il Presidente, che ne dovrebb esser il garante. Come non concordare con la preoccupazione del professore? Bisognerebbe fare un appello a Mattarella: "caro Presidente, speriamo che lei concordi con noi nel proposito di evitare altre guerre civili in questo Paese per il 2017, come è stato lo scontro tre le due mezze italie sul referendum. Sono questi scontri che ritardano il cammino dei popoli verso un futuro migliore. Per evitare cio' è necessario aumentare non diminuire, il dibattito su internet, in modo che voi istituzioni possiate accorciare la distanza che vi separa dalle aspettative dei cittadini italiani, prendendone coscenza attraverso la pubblica espressione anche del dissenso ed evitando di approvare riforme non condivise. E' d'accordo?!

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  17. intanto, i movimenti di destra che fatalmente si affermeranno a causa delle demenziali politiche europee e dell'atteggiamento di rimozione psicotica della sinistra (da me denunciati fin dal 2011), se vorranno a loro volta limitare le libertà politiche, si troveranno la strada spianata dai provvedimenti fascisti che l'attuale regime sta prendendo... proprio per difendersi dall'avvento dei "fascisti" (o populisti che dir si voglia)!

    Cominci lei stesso, magari, a dare il buon esempio, stimato Professore, a proposito di tendenziosità e di aderenza acritica alla linea editoriale di qualcun altro.
    Dia il buon esempio se le riesce, chiamando le cose con il loro nome: la sua famosa sinistra che avrebbe tradito, come lei ama ossessivamente ripetere, quasi che debba convincere più sé stesso che il prossimo: inizi a chiamarla col nome che davvero le compete! Un'altra destra, una destra altrettanto feroce e violenta, alternativa ma al tempo stesso complice di quella berlusconiana. Hai visto mai che il vergognoso aggettivo populista finisca per marchiare quegli stessi che lo brandiscono ad usum bovēs...(e spero di aver tradotto bene perché un ragioniere alle prese col latino più che altro improvvisa...).

    Alberto.

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    1. Ma chi sei, o chi credi di essere tu, ultimo arrivato in una discussione che si dipana da cinque anni e della quale ignori lessico e contenuti, per venire a dare lezioncine a un autore del quale non hai letto le opere (perché non le hai lette, vero?) profferendo cose per noi banali con questo tono categorico? Questo modus operandi non è molto costruttivo e viola la netiquette.

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  18. E daglie...sono un suo fan! Ho letto quintalate di roba che lei ha scritto (tra le quali Il Tramonto Dell'Euro e mi accingo a leggere...ma ho paura di farlo...L'Italia Può Farcela)! Quintalate! Ho visto tutti i suoi interventi video disponibili in Rete. Ma 'sta roba che il M5S sarebbe di destra, populista e fascista! Non se ne può più Professore. NON NE POSSIAMO PIU'! Che ce lo dicano i nemici, passi, ma che lo ripetano pure gli amici! E' deprimente e frustrante!
    Comunque, mi inibisca l'accesso così non mi sente più, che ce vo'.
    Oppure guardi, senza inibirmi nulla, le do fastidio? Lo dica e non scriverò più, glielo garantisco sul mio onore.

    Alberto.

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    1. Se tu avessi capito non saresti ortottero.

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    2. Scusi ha visto l'ultima uscita di Di Maio? Le sembra di sinistra uno che, dopo il caso Almaviva, invita i lavoratori a mettersi l'elmetto e rappresentarsi individualmente e non associarsi in sindicati?

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    3. Quasi OT a proposito di ortotteri ma anche no.

      Proprio poco fa ho finito di discutere con un non-ortottero, avverso agli ortotteri e anche a tutti gli altri, a proposito dell'ortottero-capo e dell'evidente impostazione liberista, per quanto non dichiarata, insita nel loro castacriccacorruzione come disprezzo assoluto del "pubblico" e insinuazione consequenziale dell'assoluta bontà e necessità del "privato".

      Bene cioè male: il tale, che continuava a riproporre analisi "internazionali" (e non è un inciso che scrivo a caso), è stato solo capace di rispondere che "solo se Grillo andrà al governo si vedrà se sia liberista o statalista".

      Oh oh.

      Vero è che avevo completato il mantra con "statoladro", che qui abbiano imparato a distinguere come motivo conduttore dei discorsi di Giannino e insito nei pensieri di quanti, prima di lui e anche lontani da lui, hanno tale inscalfibile presupposto. Ma:

      - se si equivoca tutto il discorso solo a causa di "statoladro", qualcosa che non funziona nel destinatario c'è; senza contare che castacriccacorruzione di fatto sottintende "statoladro" e sottintende anche errato tutto il settore "pubblico" (e qui è liberismo puro, come non vederlo?) concreto welfare, per dire, compreso quel comparto senza il quale né io né il mio occasionale interlocutore né quasi tutti in Italia avremmo potuto avere un'istruzione, ammesso che fossimo stati sempre bene di salute, neppure un'influenza o una delle malattie "dei bambini" che una volta si usavano.
      Altrimenti i nostri genitori avrebbero dovuto scegliere se mandarci a scuola malati ancorché vivi o non pagarci la scuola per pagarci, e pagarsi, interamente tutti i medici in qualunque situazione.
      E nei casi più seri di salute o per l'istruzione superiore, moltissimi non avrebbero nemmeno dovuto "scegliere" perché proprio non avrebbero avuto i soldi necessari;

      - l'obiezione è stata che "statoladro" è uno dei temi di Salvini, punto che non ho chiesto di precisare.


      Circa il resto, tralascio in quanto ancor più OT, ma ci tengo a segnalare che mi sono guadagnata della razzista e del "ragionamento di pancia".
      Devo dire che tale inizio d'anno promette bene, perché certo a breve mi guadagnerò, presumibilmente da altre fonti, altri -ista al momento di moda per indicare il dissenso cioè il realismo e di cui finora non sono stata insignita apertamente.



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  19. Post magnifico, post scriptum ancora meglio e brano di Durante di bellezza indicibile. F. D. (che non sta per Francesco Daveri) è uno dei pochi musicisti del periodo che conoscevo e amavo anche prima che Dio guidasse i miei passi verso questo blog.
    Però adesso non dica che sono una groupie, prof, visto che invece sono una orgogliosa socia di Asimmetrie e oggi stesso verso la quota associativa per il 2017 (remind anche per gli altri soci).
    Per concludere: il contrario del coraggio non è la paura, è il conformismo. Intorno alla questione dell'euro si è creato un mix tossico di conformismo da parte di alcuni, cieca fede ideologica da parte di altri, semplice stupidità, sete di potere, ignoranza, superficialità, fedeltà al branco, presunzione, pigrizia... è il brodo di coltura di tutti i fascismi, il fascismo dell'euro non fa eccezione.
    Di questo mix è anni che me ne devo bere svariate tazzine al giorno, visto che non sono morta è evidente che mi ha fortificata. Anche perché mi sono nutrita però di altro. Soprattutto di altro.

    Et dicit mihi : "Accipe et devora illum; et faciet amaricare ventrem tuum, sed in ore tuo erit dulcis tamquam mel. Et accepi libellum de manu angeli et devoravi eum, et erat in ore meo tamquam mel dulcis; et cum devorassem ehm, amaricatus est venter meus. Et dicunt mihi: "Oportet te iterum prophetare super populis et gentibus et linguis et regibus multis".
    Ancora buon anno, prof.

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    1. "Per concludere: il contrario del coraggio non è la paura, è il conformismo".

      Cara Nat,hai espresso il distillato esistenziale della dignità e dell' autodeterminazione: il motivo per il quale noi ed Alberto ci abbracciamo colmi di paura e dolore, ma determinati a vivere.


      "Quindi, va anche bene il CLN (se piace...), purché si riconosca che solo una Commissione per la Verità e la Riconciliazione potrà permetterci di superare veramente questo clima di apartheid, di caccia alle streghe, senza uno strascico di rancori, e potrà costituire il laboratorio per tentare un esperimento che in quasi due millenni di storia non è riuscito a nessuno: dare un senso alla parola "italiano", far convergere questo concetto, che negli ultimi decenni ha oscillato violentemente e pericolosamente dall'esaltazione nazionalistica più bieca, alla depressione autorazzista più feroce.

      Non c'è nulla di male nell'essere ciò che si è, purché non si ceda alla seduzione di sociopatici irresponsabili che continuano a proporci di essere ciò che non siamo.

      Questo è il compito della tua generazione. Tanto per essere chiari: è un compito impossibile.

      E ora hai capito perché ti ho abbracciato."

      Vivere come esseri umani, quindi in una comunità nazionale

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    2. Solo in un contesto nazionale i conflitti possono essere composti democraticamente e la costituzione, che programmaticamente impone al legislatore il perseguimento dell' uguaglianza sostanziale, può essere attuata.

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  20. Buongiorno, il 30.12 mi reco dal mio meccanico per fare la revisione al motorino. Mi racconta di come "prima dell'euro aveva 3 meccanici, ora 2, e da quest'anno ne basterà uno solo. La sua banca (mps) ancora 1 anno e mezzo fa gli ha tolto il 70% dei fidi che aveva. I genitori una volta facevano la fila a giugno per comprare il motorino ai figli diplomati, ora non più." L'ho lasciato liberamente sfogare, già da molti anni ha capito che l'euro è una fregatura. Gli ho solo consigliato i libri del prof, per capire meglio ancora tutta la dinamica.

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  21. Mi pare di ricordare una bella intervista di Furio Colombo ove si mostrava, attraverso una carellata di prime pagine, come durante il Ventennio il CdS fosse via via scivolato nella propaganda fascista. Erano i bei tempi del "Berlusconi = Fascismo. Poi, peccato, il dottor Colombo ha dimostrato di non aver un gran senso dell'orientamento: lo stanno forse ancora cercando nel parco della Versiliana.

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  22. Oramai il divario fra la Bocconi e Hogwarts si sta allargando notevolmente, ovviamente a favore di quest'ultima, che è nettamente più credibile.

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  23. Oltretutto la Basso parte da premessa sbagliata quando dice che le critiche all'euro sono generate "soprattutto in relazione al cambio [...] giudicato troppo oneroso". La bufala è spiegata per es. qui

    http://goofynomics.blogspot.co.uk/2016/01/la-conversione-liraeuro-e-tre.html ...

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    1. Non sono intervenuto sul punto perché la Basso è stata prudentemente ambigua. Il cambio era oneroso ma non perché avrebbe dovuto essere 1000 (come probabilmente pensa lei e sicuramente pensano quelli cui ammicca), ma 2000. In mancanza di precisazioni ho lasciato correre.

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  24. « Il giornalismo italiano è libero perché serve soltanto una causa e un regime: è libero perché, nell'ambito delle leggi del regime, può esercitare, e le esercita, funzioni di controllo, di critica, di propulsione.»

    Ritorneremo presto al Minculpop e alle veline ministeriali. Dalle manganellate via web allo squadrismo di piazza basta niente e serve poco: riusciremo, we few, a resistere laddove i Gramsci e i Nenni fallirono?

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  25. Qui potete (non dovete anche perché non fa piacere) ascoltare una trasmissione di Radio Radicale "Conoscere per capire" (nome impegnativo) delle ore 11,03 di oggi condotta da Claudio Landi con partecipazione di Mario Baldassarri ex-viceministro dell'economia e finanze attualmente impegnato, tra le altre cose, in attività inerenti al commercio di diamanti da investimento (dal min. 58,40 pubblicità progresso).
    Perle sparse in tutta la trasmissione: segnalo dal min.43,25 e dal min. 57,30.
    Tengo a precisare che ho intercettato la trasmissione facendo zapping sull'autoradio del furgone, non volontariamente: ho sentito "dividendo dell'euro" e mi sono messo all'ascolto.
    Non so se ciò è catalogabile come post-verità, ma credo serva a predisporre i pochi sfortunati che l'ascoltano ad accettare facili menzogne.
    Mi scuso per lo sfogo.

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    1. I Radicali sono, a mio parere, i veri antesignani del Movimento 5 Stelle. Sono stato elettore del M5S (prima della cura Bagnai&Borghi) e sono un ascoltatore saltuario di Radio Radicale: ragionandoci un po' sono riuscito a trovare una quantità impressionante di affinità fra i due movimenti e fra i due strumenti di propaganda da loro usati (Blog di Grillo e Radio Radicale). Basta ascoltare per qualche tempo Radio Radicale per capire la linea editoriale (che riflette ovviamente quella del partito): iperliberismo, stato brutto (manganellate quotidiane a burocrazia statale, magistratura, SSN), Putin è il diavolo, EU risposta ad ogni male, lotta strenua per i diritti individuali...basta che poi il popolo se ne stia buono e non pretenda quelli sociali.
      Ovviamente Radio Radicale " da voce a tutte le voci" peccato che diluisca l'1% di voci antsistema con il 99% di spazio che regala all'establishment più conservatore.
      Altrettanto ovviamente i radicali si dipingono come paladini della lotta antisistema e come voce fuori dal coro...quando invece sono quanto di più organico vi sia, svolgendo solo ogni tanto la funzione di gatekeeping. Vi ricordano qualcuno?

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    2. Ma la Bonino è ancora dei Radicali?
      Ah sì, allora tutto torna.
      Maledetta autoradio, oggi mi porto un CD.

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  26. Ovviamente il Corsera non è più (da un pezzo) tra i miei acquisti, ma a leggere il pezzo della sig.ra Basso già l'inizio è comico: "a ben osservare l'economia italiana ha avuto più benefici che svantaggi dall'introduzione dell'euro"????!?? HAHAHAHAHAHAAAAA!!!!! E l'esempio? Boom dell'export tra il 2005 e il 2008? Può darsi, ma prima e dopo? Non ci cascherebbe nemmeno un bambino... sono alla canna del gas. Ma fate presto, CHIUDETELI!!!!

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  27. Da quando leggo questo blog, ho smesso di leggere i giornali, limitandomi ad acquistare il Fatto Quotidiano quando esso pubblica un articolo del prof.Bagnai o del prof. Giacché. Per quanto mi riguarda, il prof. Bagnai ha ampiamente provato per tabulas, oltre ogni ragionevole dubbio, la falsa rappresentazione e manipolazione dei dati e dei fatti economici di cui i giornali sono sempre più spesso artefici e non solo meri strumenti di diffusione. Sarà un caso che il legislatore abbia sentito proprio ora il bisogno di depenalizzare, con il decreto legislativo 15 gennaio 2016, n. 8, il reato di abuso della credulità popolare di cui all'art. 661 del Codice Penale ("Chiunque, pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare (...) se dal fatto può derivare un turbamento dell'ordine pubblico ..."), che per giurisprudenza pacifica era integrato anche da condotte attuate a mezzo stampa o attraverso altro strumento di diffusione di massa?

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  28. Daveri e Bisin saranno intellettualmente onesti quando la finiranno di lavarsene le mani pensando alla loro cadrega bocconiana o newyorchese.
    A proposito di Prof. de sinistra questa volta, ma da Brancaccio, Realfonzo, Piga,Becchetti e compagnia nessuna novità?

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    1. Non mi sembra di ricordare loro interventi di rettifica rispetto a bufale propalate dai media tradizionali. Atteggiamento che reputo strategicamente corretto: dato lo spazio relativamente esiguo che si sono ritagliati sui social media, è senz'altro opportuno che mantengano buoni rapporti coi media tradizionali per aver modo di esprimersi e influenzare l'opinione pubblica.

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    2. Riconosco in Lei, e non da oggi, la magnanimità dei giusti. E dei forti.

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  29. Mi sono preso la briga di dare un'occhiata a La Voce.
    Risulta che se va bene quest'anno gli tocca mettere mano al portafoglio, quest'anno (cioè l'anno scorso, il 2016) avranno contribuzioni "pubbliche" per circa 20mila euro contro i 33mila del 2015 e i 41mila del 2014 su di una spesa totale dichiarata di 120mila.
    Sarà la durezza del vivere? L'austerità espansiva? Sarà che sono filo-governativi? Boh!?
    Intanto le entrate "pubbliche" calano, un motivo ci sarà.

    Ah, dimenticavo, Viva ABCDE!

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    1. Questa cosa mi preoccupa. La differenza chi ce la mette?

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    2. Stando a quanto scritto sul sito di solito contribuiscono i 36 membri stabili insieme ai collaboratori, viste le cifre credo con entusiamo decrescente.

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    3. Possono sempre attingere al dividendo.... con comodo, quando lo ricevono.

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  30. Risucchiato dal link-zapping (bisin -> noisefromamerika -> boldrin -> bernanke) sono finito (lievemente?) OT, scoprendo l'esistenza di questo fatto impressionante, il global saving glut che (tornando da queste parti) ho visto essere cosa ben nota. Non so benissimo perchè eppure mi sembra importante.

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  31. Oggi vado all'edicola di NomeDiCittàRossaEmiliana a comprare il numero odierno di Libero (la carica dei 101).
    L'edicolante mi fa: bella incul8 questo euro.

    Donna, avanti con l'età e presumibilmente, dato il lavoro, senza titoli accademici.

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    1. Nonostante non sia entusiasta di operazioni simili, comunque possono essere di aiuto con un certo tipo di pubblico. Io temo sempre l'effetto "screditamento" che deriva da certi accostamenti, ma tanto, pur avendo chiesto di non essere messo nel calderone, ci sono stato messo a forza, e quindi amen. Mi fa piacere sapere che a qualcosa è servito.

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  32. Be', vediamo che cosa dice il mainstream di un tema decisamente più importante dell'euro: Gesù Cristo.
    In "Inchiesta sul Cristianesimo. Come si costruisce una religione", Mondadori 2008, di Corrado Augias e Remo Cacitti (quest'ultimo professore di Storia del Cristianesimo all'università di Milano), si sostengono, tra molte altre, le seguenti bufale che riporto facendo seguire la smentita).

    Bufala 1: Augias: “Gesù non ha mai detto di voler fondare una religione, una Chiesa, che portassero il suo nome”.
    Smentita 1: "“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.” (Mt. 16,18)"

    Bufala 2. Augias: "[Gesù] mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cioè l’alleanza tra Dio e gli uomini”.
    Smentita 2: Durante l’Ultima Cena: “… questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti in remissione dei peccati” (Mt. 26,8).

    Bufala 3. Augias: “[Gesù] mai ha parlato di precetti, norme …”
    Smentita 3: Discorso della montagna: “…chiunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, sarà considerato minimo nel regno dei cieli” (Mt 5,17).

    Mi fermo qui, ma di bufale ce ne sono una caterva. Il libro ha venduto diecine di migliaia di copie, piazzzandosi ai primi posti nella classifica dei best sellers, è stato presentato e recensito sui principali giornali e in TV., etc. Augias è un ignorante, ma Cacitti conosce benissimo la storia del cristianesimo, e infatti, quando scrive lui non dice sciocchezze; però firma come coautore un libro farcito di errori e falsità (perchè? ci asteniamo dalla risposta, perchè Dio solo scruta le reni e i cuori).

    Faccio notare che per accorgersi che le bufale erano tali non c'era alcun bisogno di studiare le centinaia di chilometri di scaffali di letteratura scientifica sul cristianesimo: bastava leggersi i Vangeli in traduzione italiana, testi brevissimi e scorrevoli che si finiscono in una giornata e che, a lume di buon senso, chi scrive sulla nascita del cristianesimo dovrebbe conoscere a menadito.

    Qui però, come nel caso in esame del "Corriere", non si tratta mica di far sapere qualcosa di Gesù Cristo o dell'euro: si tratta di compiere la "quinta operazione" (L. Kolakowski). Nelle 4 operazioni tradizionali prima inserisci i fattori, e poi ottieni il risultato (es.2+2=4). La quinta invece funziona così: PRIMA stabilisci il risultato (Gesù ha le stesse idee di Scalfari, non è colpa dell'euro ma nostra)e solo POI inserisci i fattori che lo producono. Se poi non esistono fattori che producano il risultato stabilito, bè, che ci vuoi fare: a malincuore te li inventi.

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  33. Sentito anche io per caso in auto. Dice , dice: con le lire al ristorante ne spendevi 30 mila, con l'euro 30, e poi Tremonti ci lucrava l'aumento Iva nascosto.
    E questo per lui sarebbe il problema dell'euro... E lasciamo il resto all'ascolto...ma anche no.

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  34. Quello che mi rattrista dell'atteggiamento di Daveri non è tanto la contestazione della fonte dei dati , che ci sta , ma l'incapacità di cogliere le conseguenze della crisi italiana : la precarietà lavorativa dei giovani e non solo, la disoccupazione ,l'emigrazione, la deflazione, i suicidi, le depressioni, le osannate riforme strutturali che non creano occupazione e che non ci salveranno; manca il lato umano e valoriale dello studioso che non deve solo valutare i dati, ma deve considerare le conseguenze sull'esistenza di milioni di persone di scelte economiche ben precise; se uno ha delle capacità e le utilizza non per l'uomo ma contro l'uomo, getta il suo potenziale nella spazzatura; con questo non dico che Daveri deve immolarsi per l'umanità ma almeno deve essere onesto intellettualmente senza attaccarsi a cavilli per nascondere le reali condizioni di esistenza di molte persone,
    Che tristezza e quante capacità sprecate, si sprecate; se avesse l'umiltà di ascoltare i discorsi di Padre David Maria Turoldo potrebbe rendere i suoi dati meno sterili e più ricchi di umanità.

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  35. Buon 2017 Prof. Bagnai ... ricco di novità positive.
    Onde evitare che qualcuno possa strumentalizzare un post che è chiarissimo, puntuale e di sostanza, segnalo il seguente possibile refuso (in caso contrario vuol dire che mi sono perso qualcosa per strada...quindi come non detto):
    la tabella Istat Sett. 2016 a prezzi correnti non quadra (e forse non può quadrare) con la sottostante sua tabella in termini di tassi di crescita (a prezzi costanti).
    Grazie di tutto.

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    1. Grazie! I calcoli li avevo correttamente fatti con i dati a prezzi costanti (sostanzialmente identici nelle due versioni), ma per errore avevo messo lo screenshot della versione a prezzi correnti. Il punto sostanziale è che non è vero che i World Economic Outlook riportino statistiche doganali. Riportano (come i vari screenshot dimostrano) i dati di contabilità nazionale. Non ci sarebbe nemmeno bisogno di doverlo dimostrare, per due motivi molto semplici: il primo è che è ovvio che una collezione di statistiche ad alta diffusione, come i WEO, non può usare fonti "di nicchia": userà le definizioni delle variabili più abituali (cioè quelle di contabilità nazionale); il secondo è che purtroppo se un dato viene fornito da Corsera dobbiamo dubitarne. Peraltro, bisogna dubitare sempre, ma in modo costruttivo, come hai fatto tu. Grazie.

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    2. Tra l'altro mi permetto di obiettare sul merito di quanto osservato dalla giornalista Basso: dal momento che parte dall'assunto che l'economia italiana ha avuto più benefici che svantaggi dall'introduzione dell'euro, allora avrebbe dovuto osservare anche l'altra faccia della medaglia e cioè le importazioni. Se il suo "strabismo economico" non l'avesse accecata avrebbe scoperto i valori della CA (il vero parametro per misurare la competitività del paese) ed avrebbe scoperto che il supposto beneficio si sarebbe trasformato in reale svantaggio.
      Per lo stesso periodo 2005-2008 la serie di deficit è: -0,9 -1,6 -1,5 -2,9 (stesso file WEO, a prezzi correnti stavolta).
      Ma tant'è questo lo vai ripetendo da tanti anni che credo ormai ti esca fuori dalle orecchie!

      Personalmente, riflettendo sulla categoria dei gazzettieri, sono arrivato alla conclusione (non credo originale) che più sono ignoranti in materie economiche (ma anche in generale...) meglio è.
      Così non si fanno troppe domande, non rompono il c..zo con approfondimenti, non sono in grado di fare alcuna inchiesta seria in quanto privi dei necessari strumenti culturali, e quando sbagliano... sbagliano sempre pro-domo del loro padrone (chain editore-gruppo finanziario-mainstream).
      E questo per due motivi: primo perché quando vieni assunto annusi sempre l'aria che si respira in casa del padrone (aria pesante...!?) e andare contro vento è sempre molto molto pericoloso (oltre che faticoso), secondo perché se anche ti permetti un'ora di gloria (non sia mai) c'è sempre un caporedattore o un direttore a cassarti.

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    3. l’importante non è il contenuto di verità o comunque di analisi , ma che il pezzo faccia scattare certi riflessi pavloviani ; nonostante i fatti e il contesto disastrato attuale, molti vogliono ancora credere che i loro padrini , quelli che sbandieravano il fogno ( lavoreremo meno e guadagneremo di più ), non li anno presi per il culo ; e allora ecco un articolo cucinato con alcuni numeri della stagione euro per foraggiarli; la psiche è debole , più della carne : il baraccone scricchiola molto paurosamente e i giornali degli sprovveduti , prima tutti una certezza e un coro, ora, più sulla difensiva, seminano i dubbi rassicuranti . Le medie storiche , i confronti, la contestualizzazione dei dati nella prospettiva di un momento di forte crescita dell’economia mondiale fra due recessioni…ma quando mai; anzi, le fonti dei dati utilizzati per l’analisi che smentisce il dubbio che si vuole suggerire, sono subito messe in dubbio anche da stimati accademici…

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  36. Il post scriptum delle 23:13 è uno spasso e si percepisce altrettanto divertimento da parte del prof.

    Solo per aver scatenato la nascita del blog l'euro per qualche attimo mi appare meno lurido di quel che è.

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  37. La battaglia "anti-bufale" (che costituirà, con molta probabilità, il colpo di coda di questo regime fascista) è già fallita ancora prima di partire; il referendum di dicembre (e non solo) dimostra che nessuno compra più i quotidiani, nessuno (o almeno una buona maggioranza) crede più nei media e nelle fesserie propagandistiche dai vari Severgnini & Co., la credibilità persa non è neanche lontanamente recuperabile. Più che nell'era della "post-verità", a me pare che siamo entrati nell'era della "realtà" nuda e cruda, che quando viene a galla è impossibile da nascondere. Basta scendere per strada e vedere la miseria che ti circonda per capirlo. Ma cosa vuoi raccontargli al parente di turno, che ti confida con un filo di voce che il negozio lo tiene aperto per miracolo, che non vende roba neanche lanciandola ai passanti, della "post-verità" e della necessità di combattere le bufale in rete. Non gliene frega una mazza. Potranno lanciare tutte le battaglie che vogliono, ma nessuno, a parte la carne da cannone rimasta, li seguirà.

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  38. Ieri e oggi – Trova le differenze

    “Fra il 1932 e il 1944 il numero dei giornali scese da 4700 a 977 [..]. Il contenuto di quelli rimasti divenne sempre più omogeneo. Inoltre, la rapida affermazione della radio quale fornitrice istantanea di informazioni dell’ultima ora poneva i quotidiani di fronte a una difficoltà in cui si dibattono ancora oggi: vale a dire, come impedire la fuga dei lettori pur pubblicando notizie che ormai non sono più fresche. La conseguenza fu un crescendo di insoddisfazione tra gli acquirenti [..]. “L’uniformità della stampa” rivelava l’ufficio della polizia segreta di Kassel nel [.. ] marzo 1935 “è maltollerata dalla cittadinanza, compresi, in particolare, quelli che guardano con favore al nazionalsocialismo”. Inoltre, proseguiva il comunicato, la gente non capiva perché non potesse leggere sulla carta stampata di fatti ed argomenti di dominio comune ma che le autorità ritenevano troppo delicati per darne pubblicazione. In tal modo, osservava la Gestapo, si favoriva la nascita di voci incontrollate o, peggio ancora, si spingeva la gente a procurarsi le notizie dalla stampa straniera, in particolare dai giornali di lingua tedesca pubblicati in Svizzera [..]. Ma il regime si era attivato per affrontare anche questo problema [..] . La Reichpressekammer controllava l’Associazione nazionale dei librai di stazione, imponendole “come primo dovere la diffusione delle idee tedesche” [..]. Con simili restrizioni non fa meraviglia che il pubblico diventasse sempre più diffidente di quello che leggeva sui giornali [..] e si rivolgesse a fonti diverse. Nel solo 1934 la stampa di partito conobbe una riduzione di oltre un milione di copie [..]. Non c’è da sorprendersi, pertanto, che il 24 aprile 1935 venissero introdotte le “direttive Amann” che prevedevano il ritiro della licenza di pubblicazione per ogni ritenuto reo di “concorrenza sleale” o di “pregiudizio morale” a danno dei lettori [..]. Il controllo sulla stampa fu dunque gradualmente rafforzato via via che il regime escogitava nuovi sistemi per soffocare il dissenso. Giornalisti e direttori editoriali dovevano fronteggiare quotidianamente uno scottante dilemma: fino a che punto si potessero seguire i dettami del regime senza disconoscere la propria dignità professionale; con il passare del tempo tuttavia non ebbero altra scelta che rinunciarvi quasi del tutto. Chi non lo faceva perdeva immancabilmente il posto. Così, malgrado l’iterata ingiunzione a dirigenti radiofonici e direttori editoriali di evitare la noia, Goebbels finì per imporre a radio e stampa una camicia di forza che provocò tra la popolazione diffuse lagnanze sul monotono conformismo di questi due fondamentali mezzi di comunicazione di massa, e sulla spenta remissività di chi ci lavorava. Già nel 1934 il ministro della Propaganda comunicava ai giornalisti il proprio compiacimento per l’idonea risposta che la stampa si era abituata a dare agli avvenimenti d’attualità senza bisogno di ricevere istruzioni in merito. [..] Goebbels osservava qualche anno dopo che “chiunque abbia ancora un briciolo d’onore si guarderà bene dal diventare giornalista”.“

    Richard J. Evans - Il terzo Reich al potere – Oscar Storia Mondadori
    Cap. VI – Scrivere per la Germania p. 140-141

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  39. vorrei chiedere al professore o a chiunque abbia qualcosa da dire, che mi spiegasse per sommi capi - o anche altri link che poi andro' io ad approfondire- il perchè ce l'ha con gli "ortotteri", definizione che mi ha molto divertito. Qualcuno potrebbe replicare che, per quanto brutti, gli ortotteri...hanno le ali. Comunque apparte lo scherzo credo che reddito di cittadinanza e la nazionalizzazione di Mps e "nessuno deve rimanere indietro" non siano concetti di destra; certo la componente antisistema ed antiideologia poi c'è, ma è per questo che un giudizio di tipo classico sul Movimento o uno che accetti la definizione di "populista" come causa di tutti i mali (per me odiosa, perche'trasforma ogni movimento di massa in qualcosa di negativo) non mi sembrano appropriati. A volte ho l'impressione che il futuro stia arriando sempre piu' rapidamente, ma di non essere in grado di pre-vedere niente. Non possiamo ritenere che cambiamenti apocalittici come Brexit, Trump, conseguenze dell'enduring freedom, o della finanza globale piu' potente dei singoli Stati, non abbiano impatti profondissimi anzi irreversibili. Mi scuso se mi sono allargato, già mi sembra sufficiente occuparci dei problemi italiani, anzi il mio sogno è proprio superarli in fretta per riuscire ad affrontare, come popolo, decentemente tutto il resto, ripartendo dalla vita di ognuno. Anche con costi alti. Quindi vorrei capire quali sono i punti critici, almeno economici, per i 5 stelle

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    1. Guarda, non è niente di personale. Il primo fondamentale motivo per il quale trovo il movimento una simpatica congerie di seguaci troppo naïf di leader troppo furbi è evidenziato dal tuo commento. Voi sareste un movimento nato dalla rete, e ogni volta mi tocca spiegarvi che esiste una cosina chiamata Google che se ci metti dentro "goofynimics ortotteri" risponde alla tua domanda senza costringerti a usare una community come segretaria (che non è il massimo della netiquette). Pur avendo ottimi rapporti con alcuni leader e con molti follower, mi terrorizza che usiate la democrazia come usate Internet. Fai un giro, poi parliamo anche di politica (sull'antropologia ormai mi sono rassegnato)...

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    2. @umberto, a me "spiace" che vengano accostati al solito aggettivo "apocalittici" eventi che in realtà non lo sono (brexit e trump) con le conseguenze di una guerra che ha fatto una caterva di morti civili.

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    3. Premesso che dovendo scegliere di votare tra PD e M5S uno sa chi votare.. oppure ancora meglio la Lega.
      Ma il punto è che personalmente si mette "pressione" per vedere di che pasta sia un movimento politico (in questo caso) e quindi la portata delle loro (vostre) idee.

      In soldoni, idee molte, spesso contraddittorie e confuse.
      Alcuni esempi:
      - 3 annetti fa parlavate del fatto che le uscite degli enti pubblici dovevano avere la loro copertura però si era contro il pareggio di bilancio (quello costituzionale).
      A prescindere dalla confusione, su questo argomento il partito ha mostrato una pochezza cultura abissale;

      - questione referendum sull'€ e poi difesa della Costituzione: A PARTE LA TOTALE IGNORANZA SULL'ARGOMENTO (in termini costituzionali e poi pratici, impossibile farlo insomma), la contraddizione è palese:
      da un lato difendi la Costituzione mentre dall'altro chiedi un referendum INCOSTITUZIONALE per ratificare un qualcosa di INCOSTITUZIONALE!!!!
      Follia allo stato puro;

      - questione reddito di cittadinanza: è "incostituzionale" nella sua sostanza..
      lasciamo perdere che se devi pagare 4 ml di disoccupati + 6 ml di indigenti hai bisogno di 70-80mld.. lasciamo perdere che questi soldi dovresti trovarli sul mercato (DAR), lasciamo perdere che se li trovassi faresti saltare la CA in aria..
      ma dico io, ma non è una misura di sinistra!
      E' una misura di quella destra haykiana.
      Ma se lo spieghi ai grillini ti sputano in un occhio (facciamo "copia incolla")

      - tagli del costo della politica: mi fanno ridere.. alla fine l'unico che li ha proposti è in pratica Renzi!
      Per dire, quando le idee sono false o meglio politically correct, state certi che altri se ne approprieranno!
      Appunto perché politically correct, sono facilmente "carpibili" e usabili!
      Stesso discorso (quando sarà) con il reddito di cittadinanza ('na figata per gli hayekiani).

      Penso che per ora possa andare bene.


      PS: è ovvio che non c'è confronto con il PD.
      Ma un partito del genere come può pensare di governare un Paese e farlo uscire dalla palude avendo queste idee?


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    4. Caro Umberto, credo che questo link possa aiutarti a capire perchè il capitale ha bisogno dell'esercito di riserva. Se poi, vuoi ulteriormente approfondire, il blog del Pedante è ricco di argomenti per chi tenta di incamminarsi sulla via di Damasco. Buona lettura. http://ilpedante.org/post/reddito-di-sudditanza

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    5. non ho bisogno di rispondere alcunche'. Non c'è stata alcuna valutazione specifica e negativa degli intenti economici dei 5 Stelle, per quanto ancora abbastanza indefiniti. Delle coperture del reddito di cittadinanza vedremo piu' avanti. Posso tranquillamente fare mie le vostre osservazioni, riservandomi di intervenire poi nel merito degli argomenti specifici. Vi assicuro che non lo dico perche' mi manca la dialettica. E' proprio che considero parzialmente vera ognuna di queste critiche. Mi sento anche molto naif, e, non essendo piu' giovane, debbo rassegnarmi a questa mia natura: ma questo vuol dire solo che, tenendo i piedi per terra, credo bisogna porsi il problema del domani, e capire che oggi è in atto un cambiamento epocale. Mi sento molto vicino alle conclusioni di Hobsbawm sulla società virtuale che sostituisce quella iniziata nel 10000 avanti cristo con la nascita dell'agricoltura, e la sua idea di futuro oscuro ma non necessariament negativo, un po' come dice Grillo nel suo messaggio di fine anno. Mi permetto di aggiungere, anche per spiegare il Movimento, una mia personale convinzione, sulla quale potremmo non essere d'accordo, piuttosto antipatica da digerire per intellettuali come molti di voi: la Democrazia "è", di fatto, almeno teoricamente, il Governo degli stupidi, perchè è il governo delle maggioranze delle persone, il governo delle masse. Spesso manipolabili ma solo...se lo vogliono, per il resto legittimamente votanti. La scommessa è proprio che, attraverso l'intervento dei migliori cervelli che decidano di fare attività sociale di divulgazione e della pressione degli eventi, il livello medio di "stupidità" gradualmente diminuisca. Io mi sento davvero molto stupido, quindi molto tollerante nei confronti degli errori dei 5 stelle, se la loro intenzione e' migliorare. e credo che il Referendum sia stato un inaspettato segnale positivo. Ma c'è ancora strada e vedremo se alla fine arrivanno prima la maggioranza degli intellettuali di questo Paese...o parte dei cittadini ad individuare le scelte giuste, nei confronti della moneta, dell'europa e del resto. Siamo dunque arrivati al punto. La democrazia deve essere totalmente delegata ai rappresentanti politici oppure bisogna gradualment riappropriarsi della "sovranità popolare" attraverso la democrazia diretta, ovviamente nel limite del possibile!?. Probabilmente come sostiene Scalfari la questione è tutta qui' ed io non ne posso piu' dei nostri politici e neppure dei nostri intellettuali, salvando pochissimi di entrambi le categorie. Il problema dei "migliori" è lo stesso del " merito" che non piace al professore: chi decide chi è davvero migliore e chi è davvero meritevole? Per ora, vista la parabola discendente italiana, delegare a politici e intellettuali "valenti" è stato un disastro nell'amministrazione del presente e quindi presumibilmente del futuro. Questo mio atteggiamento è populismo? Se lo è tuttavia è la ragione per la quale la Democrazia è considerata il miglior sistema di governo possibile. Si, credo che nel dibattito Scalfari Zagrebelsky e Gomez alla fine avesse ragione Scalfari: la democrazia (delegata, aggiungo io) è fatta dalle oligarchie, sono loro che governano.Ma, ripeto, abbiamo sempre detto che le democrazie si salvano perchè ad un ceto punto il opolo impedisce ai sui governanti di fare altri errori fatali. Quando è il momento? Aggiungo io. Se non fossi andato un po' fuori tema lascerei a voi la risposta.

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    6. Umberto, a Napoli si dice che "'o purpo se coce dint all'acqua soja" che, tradotto, vuol dire lasciare che la politica raddrizzi da sola quei movimenti un po' troppo autoreferenziali: basta vedere la fine che ha fatto il correntone giustizialista nato a seguito degli eventi del 1992...
      Oggi ne è uscito un altro: film già visto. Suvvia: noi siamo il meglio del Paese, noi siamo il bene e gli altri sono il male, noi siamo i bravi, perchè i giornali ci attaccano, perchè sono tutti contro e bla e bla e bla... No, dai, seriamente, ma che è?
      Il tempo è comunque galantuomo.

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    7. Un pò di fatti concreti sugli ortotteri( che votavo nel 2012-2103). Nel EFDD c'e anche Marco Zanni(vedi), ma il copresidente pet i 5stelle è lui:https://www.youtube.com/watch?v=WfoADqnPkos .

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  40. Scusate, ma c'è una idea scema che mi sta frullando nella testa da quando è venuta fuori 'sta storia del controllo delle bufale: quindi, se diffondo sul web la notizia che ho fatto sei al superenalotto devo essere sanzionato.

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    1. @Alfonso. Certamente. Verresti incolpato di "procurata invidia". La sanzione consiste nel rimborsare (con soldi veri) tutti gli allocchi che avranno creduto alla tua (falsa) vincita. Si presenteranno in molti, vedrai...

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  41. Scusate il commento che non è pertinente con l'argomento della discussione, ma risulta dal mio punto di vista di vitale importanza. Ho letto con vivo interesse il libro "Il tramonto dell'euro", che mi ha chiarito le idee su tantissimi punti salienti della recente storia economica italiana, ma su un punto il quadro non mi appare del tutto chiaro, cioè la necessità del famigerato divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia. Vorrei capire se le ragioni di questo divorzio e la conseguente "privatizzazione" di Banca d'Italia, siano state effettuate per la "necessità" di avere un assetto conforme ai "desiderata" della UE oppure se abbiano avuto origine da altre ragioni, quali siano queste "ragioni".

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    1. Mi hai lasciato quattro commenti in coda di moderazione: per favore non farlo più!

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    2. @Amilcare Barca credo tu debba concentrarti sulle conseguenze di quella decisione per capire i motivi.
      A caso, antefatto pag. 16, a pag. 192 "quelli che abbiamo spercato il dividendo dell'euro" in cui viene analizzato l'andamento del tasso reale di crescita e il costo reale del debito con tanto di grafico dal 1970- al 2008 e una bella riga tratteggiata a cavallo del 1981 a pag. 194.
      2 pagine a caso, il libro lo hai letto se lo riprendi troverai altre dimostrazioni di cosa ha significato il divorzio.
      Il motivo non ti piacerà perché è stato un tradimento a nostro danno.

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    3. Chiedo scusa per aver inserito più volte lo stesso commento a causa di qualche problemino incontrato per l'iscrizione. Sergio Panzieri, le conseguenze del divorzio, la spesa per interessi, i miti del dividendo dell'euro sprecati e tutto il resto mi sono ben chiari quello che non capisco e la ragione intrinseca del divorzio. Che necessità avevamo di ridisegnare i rapporti tra Tesoro e Banca d'Italia se prevedibilmente questo avrebbe fatto esplodere la spesa per interessi che a sua volta finanziata con l'emissione di nuovi titoli avrebbe fatto esplodere il debito pubblico?

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    4. Creare in quarto potere indipendente, che sballava gli equilibri tra gli altri tre. E metteva l'economia sopra alla politica!
      Mo 'sta sintesi mia fa schifo, ma ce stà scritto nel Tramonto.
      Sicuro che hai letto bene?

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    5. Noi non avevamo alcuna necessità di ridisegnare i rapporti tra Banca d'Italia e Tesoro anzi ne siamo stati danneggiati come hai capito.
      La necessità "ufficiale" (impostaci senza nulla domandare tra l'altro) è descritta nella frase estratta qui

      "Sa quando è sorto il problema del debito? Glielo dico subito: dopo il divorzio fra Tesoro e Banca d’Italia del 1981, effettuato come parte integrante del percorso verso l’Euro(pa), contestualmente all’ingresso nel Sistema Monetario Europeo. Perché? Semplice. Perché l’ingresso nello Sme obbligava l’Italia ad adottare una politica monetaria restrittiva (alti tassi di interesse) per “difendere” il valore del cambio. Il tasso di interesse reale ha superato il tasso di crescita e l’Italia ha cominciato a indebitarsi per pagare gli interessi sul debito".

      Così facendo si è realizzato il tassello principale della svendita del nostro sistema paese realizzata sulle nostre teste.

      P.S.: Ma chi sei? Amilcare Barca o Antonio?

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  42. Microfoundationalist fantasies

    <>

    https://rwer.wordpress.com/2016/12/14/microfoundationalist-fantasies/

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  43. l'argomento è molto interessante, e io purtroppo non ho le competenze per una analisi così approfondita come meriterebbe, però una domanda: l'euro avrà anche i suoi limiti, ma non è che i suoi effetti non-positivi sono stati in gran parte causa delle 2 grandi crisi del 1999-2001 (dot com e torri gemelle) e del 2007-2008 (subprime)? nell'articolo si mettono a confronto i periodi 1980-1999 e 1999-2015, ma nel primo di questi intervalli ci sono state crisi paragonabili alle 2 citate? grazie

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    1. Se vuole posso farle vedere cosa succede se utilizziamo i dati dal 1948 a oggi. Siamo d'accordo che i due shock petroliferi degli anni '70 hanno originato crisi di una certa rilevanza? Ma comunque guardi, il problema è risolto, perché sul punto (non si può attribuire all'euro il cosiddetto boom 2005-2008 Daveri mi ha dato ragione su Twitter). Glielo dico nel caso in cui lei si fidi di Daveri, che è un economista molto bravo e autorevole.

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    2. Ecco, io non mi fido di Daveri ne tantomeno lo considero un economista bravo quando si esprime sull'euro. Stamattina, su RAI3 è stato molto poco autorevole. La sua visone politica e altrettanto ideologica. Lasciava intendere che la crisi era dovuta dall'alto debito pubblico senza menzionare quello privato. Deduco che non capisce (o non esprime) cos'è il debito pubblico a che serve e come si forma. Non capisce la dimensione politica della moneta. Sicuramente può essere bravo in qualche altra disciplina economica ma sui temi affrontati stamattina è insufficiente. L'altro interlocutore, il prof. Ferrera sembrava essere disinformato sugli effetti dell'€ ed anche contraddittorio perché parlava di economia da economista pur dichiarandosi di non esserlo. Insomma, uno spara bufale. Mi hanno gustato la mattinata. Il culmine e stato quando il prof. Frrrera ha invocato i trasferimenti intrastatali nella zona €. Questo può essere affine alla politologia ma è profondamente irrealistico e da considerare poco professionale colui che lo propone come soluzione. Al nostro ospite auguro un fegato resistente, al limite provato da suo lato etilista.

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    3. Il punto è che i sistemi a "cambi fissi" sono quelli che non solo producono più crisi ma anche quelli in cui le economie al loro interno crescono di meno.
      E sono numeri a prescindere dalla crisi del 2000-2004 e del subprime.

      che poi proprio la crisi dei subprime mette in rilievo un altro problema che è stato analizzato insieme a quello del 1929: chi si sganciò per prima del gold standard crebbe molto di più rapidamente.
      Punto.

      inoltre, così come mostrato nel gold standard, se crei un sistema a cambi fissi, sei costretto a marcarti con il vicino di casa e quindi a fare deflazione sine die.

      I numeri.. ma perché nei numeri della crescita delle esportazioni dal 1980 al 1999 non togliamo i due ancoraggi al marco? ah, vero!

      le crisi ci sono e ci saranno sempre ma il punto è che uno è portato a credere che ne uscirà ma con questo sistema è praticamente impossibile farlo

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