(...comunicazzione di servizzio: mi scuso perché a causa di un problema tecnico che si ripropone a intervalli di tempo le immagini dei post più antichi citati in questa ricostruzione storica non sono accessibili. Rimedierò cercando di rendere più "resiliente" il blog rispetto alle innovazioni nell'architettura del web della D'Annunzio o alle decisioni del CINECA o a quel che l'è. Basterà portare tutto in questo backend: prometto di farlo durante le vacanze di Natale, se il problema non si risolve prima...)
Alle 12:50 di oggi il Dibattito, aka "la community", ha compiuto 12 anni.
Dodici anni dopo, assistendo agli scleri di certe stanze Twitter (dove non manca mai il volenteroso di turno che mi spiega i danni causati dall'Unione Europea!), o conversando con certi colleghi o con certi operatori informativi (quelli che "oggi l'elettorato è liquido e il consenso evanescente"), mi rendo conto di quanto sia necessario e improcrastinabile nel giorno del suo dodicesimo compleanno riassumere, prima di dimenticarla, la storia di un'esperienza di divulgazione e di militanza che ha fatto capire a decine, forse centinaia di migliaia di italiani quanto la nostra democrazia fosse a rischio, quali pericoli per essa fossero insiti nell'adesione all'UE (quei pericoli che oggi si materializzano nel "non possiamo farlo perché altrimenti perdiamo arataderpiennerere"), e che per questo ha goduto e gode di un consenso tutt'altro che evanescente (cinque centinaia, o se volete mezzo migliaio, di persone festeggiarono il secondo compleanno del Dibattito nel 2013, e altrettante festeggeranno questo compleanno il 25 novembre 2023).
Non è carino e non è giusto sfottere quelli che vengono qui pensando di entrare in casa "der senatore da a Lega" se non gli si forniscono gli strumenti per capire dove si trovino, quale sia la nostra storia, quale percorso abbiamo fatto, chi troverà qui, chi sia il padrone di casa e chi abiti questo luogo. Del resto, la pandemia e la sua gestione in qualche modo ci aiutano, perché sono una metafora che molti troveranno di agevole lettura per interpretare correttamente il percorso che qui è stato fatto, le difficoltà che qui sono state fronteggiate, le dinamiche dei tanti dibattiti che sono pallide repliche e gemmazioni del nostro Dibattito. Ma soprattutto raccontare la storia del Dibattito è utile perché chi si avvicina con un diverso spirito, animato da una genuina curiosità e non da un ottuso pregiudizio, abbia gli strumenti critici per comprendere fino in fondo la natura del lavoro che qui è stato fatto: un lavoro che ha trasformato il suo artefice (io) e i suoi destinatari (voi), facendo crescere in consapevolezza chi ha voluto crescere, e cambiando il panorama politico del nostro martoriato Paese.
Documentarlo sarà faticoso ma non difficile: il web nasconde, ma non ruba.
Il percorso di libertà che vi racconterò si è svolto in modo completamente trasparente e documentato, sotto gli occhi di tutti, o almeno di chi c'era (ma anche chi non c'era è stato condizionato da quel percorso, e non mi riferisco solo ai baggiani che vengono oggi a spiegare a me che nell'UE non c'è democrazia!), le tracce lasciate sono tante, anche se, come vedremo, qualcuno ogni tanto ha provato a nasconderle. Certo, il dato documentale, che è sempre stato l'alfa e l'omega del nostro lavoro, e quindi, nel caso della storia della community, i post scritti, le loro visualizzazioni, i vostri commenti, i vostri sfoghi, gli eventi organizzati, gli interventi dei loro partecipanti, più o meno illustri (ci sarà un motivo se il MES è una priorità per l'opposizione ma non per questo governo, no?), quel dato è ancora lì, sotto gli occhi di tutti, e nonostante un certo sforzo di Google per "tenerlo sotto" imbattervisi non è difficile. Ma una fruizione episodica di certi contenuti, senza ricostruirne le motivazioni, la collocazione temporale, e il contesto, rende molto difficile, a chi quei momenti non li ha vissuti, capire il senso di un'esperienza, quella di cui voi siete stati protagonisti, così eccezionale da avere attirato perfino l'attenzione Lascienza, impersonata qui da un sociologo:
(dove il Dibattito veniva per la prima volta identificato e certificato come community da un esperto di community, che si interrogava appunto sui meccanismi narrativi adottati per costruirla) e qui, da qualcosa di simile a un epistemologo, o forse a un sociologo della scienza:
che si interrogava e cercava di spiegarsi, a modo suo, quali fossero le cause del successo del Dibattito, in un articolo scritto nel 2018 e pubblicato nel 2019. Un articolo particolarmente interessante, e che dovrebbe chiarire tante cose agli imbecilli (se gli imbecilli non fossero by definition impermeabili al ragionamento), proprio in quanto poneva il mio, il nostro lavoro come alternativa dialettica al burionismo (perché tale era il nostro lavoro: l'esercizio del pensiero critico, contro la violenza del principio di autorità). Lui, ovviamente, stava (legittimamente) con Burioni, e molti di voi, i "sopravvenienti", i "punturini", all'epoca non stavano da nessuna parte, perché non avevano ancora capito: le dinamiche che qui stavamo descrivendo da anni non avevano ancora bussato alla loro porta.
Ricostruire il fervore di quel periodo, la tensione e la passione civile che hanno animato un'esperienza così trainante da attirare l'attenzione opportunistica e i tentativi di infiltrazione di molti, ma anche da far crescere una classe dirigente alternativa nel Paese, non è difficile: è impossibile. Solo chi l'ha vissuta se la può ricordare, e se qualcosa può renderne il senso, più dei miei interventi, sono i vostri, che sono anch'essi tutti lì: quando avete condiviso con me, cioè con la community, i successi e gli insuccessi dei vostri tentativi di divulgazione, la vostra solitudine, il vostro dolore, ma anche la vostra crescente consapevolezza che la narrazione colpevolizzante e autorazzista che vi veniva inflitta per fiaccarvi fosse intrinsecamente falsa, e la vostra sconsolata ricognizione del fatto di essere stati traditi dalla sinistra, il vostro sconcerto nello sperimentare processi sociali che pensavate fossero ormai circoscritti alla memoria storica, la vostra disperazione.
Incamminiamoci.
Il mondo prima del Dibattito
La premessa necessaria è che io non mi ero mai occupato di politica fino a quando, grazie agli strumenti della mia professione, non intuii che la politica si sarebbe occupata di me.
Vorrei chiarire il senso di questa frase: non significa che mi aspettassi di essere coinvolto dalla politica, ma che ero certo di diventarne vittima! Fino al dicembre 2017, infatti, cioè fino alla cena in cui Claudio e Massimiliano mi dissero che Matteo voleva candidarmi, mai avrei mai pensato, e soprattutto mai avrei desiderato, che la politica mi coinvolgesse (e anche in quell'occasione feci parecchia resistenza). Molto prima di quella data fatidica avevo però intuito che la politica avrebbe potuto infliggere un deterioramento sostanziale alla vita mia e dei miei cari propugnando scelte irrazionali sotto il profilo economico. Forse più che "avrebbe potuto infliggere" dovrei dire: aveva inflitto, visto che la scelta più irrazionale, quella di aderire all'unione monetaria, era stata già compiuta.
Affinché questa dichiarazione postuma non sembri millanteria, più che i tanti post in cui poi ho sviluppato le mie intuizioni, di cui rivendico l'assoluta non originalità, può essere utile chiarire il mio percorso scientifico.
La mia attività di ricerca era iniziata con una tesi di dottorato sulla sostenibilità del debito pubblico (cioè, come oggi sappiamo, sul falso problema), di cui pubblicai un paio di pezzi (qui e qui: il secondo articolo venne adottato nel corso di Scienza delle finanze 2 da uno di passaggio). Fra i vari corsi seguiti durante il dottorato, quello che più indirizzò la mia successiva produzione fu quello tenuto da Stefano Manzocchi, che sarebbe poi stato mio coautore. Da Stefano imparai due cose:
- il modello di crescita post-Keynesiano di Kaldor-Thirlwall, che, anni dopo, mi avrebbe permesso di dare prima in questo blog e poi su riviste scientifiche una spiegazione del declino dell'economia italiana più ancorata ai fatti delle consuete stronzate su "avemio perzo er treno de 'a rivoluzzione diggitale" o "c'avemio 'e imprese troppo piccole" (versione paludata e accademica, ma ugualmente consistente, del "se sò magnati tutto"), e più tardi di riassumere in un modello formale le alternative di politica (economica) che l'unione monetaria tuttora fronteggia senza riuscire (per ovvi motivi politici) a prendere la strada giusta: quella di politiche espansive nei Paesi del Nord;
- correlativamente, l'importanza del saldo delle partite correnti, cioè dell'indebitamento estero (il vero problema) come indicatore dello stato di salute di un sistema economico, della sua permeabilità ai/dipendenza dai capitali esteri, problema di cui mi ero occupato scientificamente molto prima di occuparmene qui a livello divulgativo.
Per chi come me e Stefano aveva studiato già negli anni '90 i "current account reversals", cioè i cambiamenti di segno del saldo delle partite correnti (da indebitamento ad accreditamento, e viceversa) nei Paesi in via di sviluppo (cioè in quelli che tipicamente si indebitano con l'estero in una valuta che non controllano: il dollaro), quella che De Grauwe nel 2011 presentava come una geniale ponzata:
cioè il fatto che entrando in un'unione monetaria (e quindi cominciando a indebitarsi in una valuta che non controllavano: l'euro) gli stati membri dell'Eurozona si "terzomondizzassero" finanziariamente, esponendosi così a un accresciuto rischio di "reversal", o "sudden stop" (arresti improvvisi) dei finanziamenti esteri, con le conseguenti crisi finanziarie, era una cosa talmente ovvia da non dover essere nemmeno rimarcata, erano semplicemente "lebbasi".
Pur essendo munito di questo bagaglio tecnico, la mia consapevolezza non mi avrebbe spinto ad espormi, se non avesse subito un paio di "salti quantici" che vi descriverò.
Prima di essi la mia vita era quella di un docente universitario non divorato dall'ambizione di far carriera, dedito con passione all'insegnamento (quell'insegnamento che la maggior parte dei colleghi vede invece per quello che è diventato: un ostacolo all'attività di ricerca e quindi alle possibilità di carriera), interessato alla ricerca non in quanto esercizio astratto e calligrafico di autolegittimazione scientifica (e quindi, ancora una volta, di carriera), ma in quanto strumento di comprensione di problemi concreti (come le crisi finanziarie) partendo dal responso dei dati (come l'andamento dell'indebitamento estero).
Un animale, in effetti, abbastanza strano (lo vedo col senno di poi), ma sostanzialmente innocuo: pacifico e cordiale con gli studenti, cooperativo o remissivo coi colleghi, cui non mi interessava particolarmente togliere spazio, atteso che, in tutta evidenza, per me, che pure facevo con scrupolo e amore il mio lavoro, le cose importanti erano altre (come dimostra questo video, antecedente di 16 giorni al crack Lehman Brothers). Fra le cose importanti, cui dedicare energie spirituali, non ricadeva certo "la politica", che io vedevo, in compagnia di tanti, come un'attività arcana e distante, dalla quale non mi sarei dovuto aspettare molto, e con la quale, per acquietare la coscienza, bastava regolare i conti ogni tanto, votando per il partito "giusto", che all'epoca, per me, era di sinistra.
Nel mio lavoro ero anche bravino, e ogni tanto mi capitava di fare consulenze per progetti di ricerca o di formazione che mi portavano nei posti più impensati. Ve ne cito due, perché ad essi è legato il ricordo di due episodi (uno lo conoscete bene) che mi hanno segnato, i due "salti quantici" di cui vi dicevo, due episodi che, visti col senno di poi, sono stati decisivi per condurmi qui, a San Macuto, da dove vi scrivo.
Il primo "salto quantico"
Era il giugno 2002 (potrei sbagliare di qualche mese): seduto sugli scogli a scrutare, nell'interminabile tramonto scandinavo, le derive che stringevano di bolina per rientrare in porto dal Tärpänänaukko, origliavo involontariamente e distrattamente una conversazione fra due colleghi, più desiderosi di mettere un allora giovane adepto a parte delle loro riflessioni, di quanto fossi io volenteroso di prestarvi attenzione. Questo progetto di ricerca, che avrebbe originato questo paper, gestito dalla Fondazione Brodolini in associazione con queste altre associazioni e centri di ricerca, mi aveva portato a Turku, storica capitale della Finlandia. Del viaggio ricordo le donne di Stoccolma, dove avevamo fatto tappa, bellissime e annoiatissime, e il fatto di poter usare a Turku lo stesso contante che a Roma. Il changeover era cosa recente, e i due colleghi senior, di cui cito solo quello che nel frattempo è morto, il mio maestro Francesco Carlucci, commentavano quali sarebbero state le sorti di un sistema che condannava i salari al ruolo di unico meccanismo di aggiustamento degli shock macroeconomici.
"Quanto potrà durare una cosa del genere?" si chiedeva l'uno. E l'altro: "Ma, forse cinque o sei anni...".
Mentre ascoltavo vedevo allungarsi all'infinito la mia ombra sulla scogliera, così come oggi sembra che si stia allungando all'infinito l'esperimento europeo: ventuno anni dopo siamo ancora qui, nelle stesse condizioni, cioè in condizioni peggiori! Non credo di aver capito subito la portata delle riflessioni dei miei due colleghi più anziani, né quanto esse fossero, in fondo, abbastanza scontate (era la catastrofe annunciata che vi avrei illustrato qui). Eppure i miei paper sui "current account reversals" li avevo già scritti! Ma forse quello che era mancato a me e a Stefano, anche se ne avevamo discusso a lungo, era stata la determinazione ad esplorare fino in fondo il significato di quelli che chiamavamo "positive reversals", cioè dei bruschi passaggi da situazioni di indebitamento estero (saldo delle partite correnti negativo) a situazioni di accreditamento estero (saldo delle partite correnti positivo). Quegli episodi non sono quasi mai esito di un processo virtuoso: sono quasi sempre rotture traumatiche, crisi determinate dall'arresto improvviso (sudden stop) dei finanziamenti esteri, cioè la fase terminale di quello che poi avremmo imparato a riconoscere come ciclo di Frenkel e avremo descritto come "romanzo di centro e periferia". Ma questa piena consapevolezza, allora, nel 2002, mi mancava, anche se ricordo che Stefano, nell'osservare l'approfondirsi del deficit estero dell'Italia, mi domandava e si domandava quando e come avremmo corretto questo squilibrio (il come, oggi, lo vediamo bene: con l'austerità). Ai miei colleghi seniori, invece, nelle loro astratte valutazioni economiche, mancava certamente quello che io invece ho avuto, lottando con coraggio, l'opportunità di acquisire: una piena e matura consapevolezza dell'estrema inerzialità dei processi storici. Una roba simile in cinque o sei anni non si smonta, anche se esattamente sei anni dopo, nel 2008, sarebbe arrivato lo shock che il sistema non poteva smorzare e che ci ha ridotti nello stato in cui siamo.
Tutto questo non potevo né compiutamente saperlo né compiutamente capirlo. Ma intanto, nel 2002, si sviluppava in me la consapevolezza che fossimo stati condotti su una traiettoria sbagliata, che i "current account reversals" non erano un curiosum accademico circoscritto a persone dal colore della pelle diverso dal nostro, ma avrebbero potuto essere un serio problema per tutti noi (come poi furono, con l'avvento di Monti).
Da allora, ogni tanto, nelle conversazioni fra amici, mi capitava quindi di mettere in discussione la prospettiva irenica de Leuropa che ci da Lapace perché con Lamonetaunica ha sconfitto i nazzzzionalismi. Peggio, molto peggio, che parlare di effetti collaterali a casa di Burioni! Di fatto, non tanto i miei amici (io non ho amici, ho solo conoscenti), quanto quelli di Roberta, sentendomi esprimere dubbi sul RU (Racconto Unico, aka "narraFFione"), si alteravano, diventavano aggressivi, e toglievano non tanto a me, che me ne sono sempre strabattuto, quanto a lei, il loro prezioso saluto! Capivo, poco a poco, quanto meschini e cattivi fossero i piddini, quel ceto di semicolti cui io credevo di appartenere, i Buoni, quelli aperti di spirito, quelli di cui anni dopo avrei approfondito e descritto l'antropologia qui, definendoli come gli uomini antisocratici, i discepoli di Etarcos, quelli che sanno di sapere. Persone vili, infime, capaci delle più atroci vendette contro chiunque li estirpasse, per un attimo, dalla loro comfort zone piccoloborghese, persone per le quali non esisteva spazio di relazione umana, non esisteva amicizia, non esisteva parentela, verso chi deflettesse dal Verbo, cioè dalle scemenze defecate dai loro quotidiani di riferimento. Per un dubbio sull'euro si inquinavano o si terminavano amicizie decennali (ma si faceva anche di peggio).
Se ad alcuni vengono in mente certe dinamiche della pandemia, ecco: benvenuti fra noi!
Il secondo "salto quantico"
Qui inizia la storia che conoscete anche voi, o almeno quelli di voi che sono qui da un po'. Molti anni dopo, nel maggio 2010, a Ouagadougou, sulla scaletta dell'aereo che ci riportava in Europa, mi sentii fare da un collega un discorso che mi colpì, come colpì voi quando ve lo raccontai. Il discorso lo rimuginai dentro di me per un anno, finché, quattordici mesi dopo, non ce la feci più e ruppi gli argini: la community nacque in quel momento.
Vale quindi la pena di descriverlo in dettaglio.
Nell'agosto 2011 Rossana Rossanda aveva avviato sul manifesto un dibattito dal titolo "La rotta d'Europa" (con elegante anfibologia: rotta come percorso e rotta come sconfitta). Gli interventi venivano pubblicati in simultanea sul cartaceo e su Sbilanciamoci (questa roba qui). Mi era già capitato di contribuire a quel forum (trovate qualcosa qui). I miei articoli erano, per ovvi motivi, i più letti e commentati. L'articolo dello scandalo oggi è nascosto nelle pieghe del sito (per eliminare datazione e commenti). Conservo tuttavia il pdf della sua pubblicazione sul manifesto il 23 agosto 2011 (ricordo ancora le cautele con cui uno dei tanti pretini di sinistra, di cui sinceramente non mi sovviene il nome, mi chiese di limarne il contenuto per non offendere Rossana, che ovviamente criticavo da sinistra...).
Il mio intervento eretico (per la sinistra) prendeva proprio le mosse dal discorso del mio collega Aristide (chiamiamolo ancora così, col suo pseudonimo, perché credo sia ancora vivo), questo discorso qui:
Che cosa c'era di così sconvolgente nel discorso del mio collega?
Non credo di dover spiegare oggi qui, per l'ennesima volta, la fondatezza della mia premessa, ovvero il fatto che l'euro sia contrario agli interessi di chi siamo abituati a considerare come l'elettorato di sinistra. Lo ha fatto in modo magistralmente sintetico Stefano Fassina:
e del resto oggi tutti noi vediamo quali siano i limiti di un sistema che adotta come stella polare la "stabilità" dei prezzi. Dato che i prezzi dipendono dalla legge della domanda e dell'offerta, e che nel breve periodo la domanda è più facilmente manovrabile dell'offerta (con tagli ai redditi, inflitti direttamente, decurtando stipendi e pensioni, o indirettamente, alzando le imposte o i tassi di interesse), nel mondo della moneta forte ogni volta che occorre con urgenza recuperare competitività, cioè ridurre i prezzi dei beni nazionali per promuovere le esportazioni nelle fasi di calo della domanda mondiale, invece di una fisiologica svalutazione della moneta parte l'attacco ai redditi dei lavoratori.
Di converso, come ora è impossibile nascondere, e come mille volte avevamo chiarito, la moneta forte, di per sé, non difende dall'inflazione. Detto in altri termini, anche sotto l'euro avremmo avuto bisogno (e abbiamo avuto bisogno, e stiamo avendo bisogno) di ricorrere a una recessione indotta, nel caso in cui tensioni sui mercati delle materie prime avessero fatto decollare i prezzi. In altre parole, quello che garantisce oggi la maggiore rapidità del rientro dall'inflazione nel contesto di uno shock energetico potenzialmente più ampio di quelli degli anni '80 non è l'esistenza della moneta unica, ma l'inesistenza del sindacato.
Ma questo, a chi era stato bombardato dal racconto unico, al semicolto piddino mediano, sembrava "complottismo" (concetto col quale molti si sono familiarizzati solo anni dopo...).
I commenti agli articoli dello sbilifesto sono andati persi, ma un ulteriore e più pregnante momento di consapevolezza fu, per me, leggere il commento di una povera deficiente che mi accusava di complottismo semplicemente perché mettevo in evidenza come l'appartenenza alla moneta unica determinasse una dinamica oggettiva di compressione dei salari (vedi sopra Stefano). Questo cretinismo metodologico mi faceva capire da un lato che forse io non potevo essere di sinistra (o almeno non potevo stare in compagnia di cretini che derubricavano il materialismo storico a complottismo), e dall'altro mi faceva pensare che la sinistra danneggiasse i suoi inconsapevolmente, per ignoranza, per incapacità di andare oltre il racconto unico, irenico, della moneta che, unificando se stessa, avrebbe condotto attraverso una gloriosa marcia trionfale verso l'obiettivo dell'unificazione del tutto: dei bilanci, dei Parlamenti, dei Governi, ecc. Un obiettivo di cui non era ben chiaro quale fosse la desiderabilità, se non nei termini ingenui e stilizzati della teoria del pennello grande: siccome "fuori c'è la Cina", dobbiamo difenderci facendo lo Statone europeone. Una teoria cretina sì (non ci vuole un pennello grande, ci vuole un grande pennello!), ma verosimilmente accattivante per le anime semplici.
Ci stava quindi che dietro a tanta cecità vi fosse solo incultura e ingenuità. Un concetto tutto sommato rassicurante: per quanto uno stupido possa fare più danni, e quindi sia più pericoloso, di un malvagio, resta il fatto che non è malvagio!
Ma le parole di Aristide ci dicevano il contrario, e per quello mi colpirono, ci colpirono, come uno schiaffo in faccia. Aristide non contestava, come mi sarei aspettato, la mia premessa, ovvero il fatto che la moneta unica danneggiasse i lavoratori. Al contrario: rivendicava questi "danni collaterali" come "inevitabile incidente sulla via del progresso", come strumento per costringere il popolo a fare la cosa giusta. Insomma: Aristide non era stupido, era malvagio. Sulla scaletta dell'aeroporto di Ouagadougou per la prima volta prendevo atto dell'agghiacciante e ributtante paternalismo con cui la sedicente e soprattutto secredente élite di sinistra ammetteva di aver messo in difficoltà il Paese per "spronarlo", ovviamente per il suo (del Paese) bene, a migliorarsi, a elevarsi politicamente fondendosi in una compiuta unione politica, totalmente noncurante dei non trascurabili danni collaterali che questo approccio necessariamente avrebbe inflitto a tante persone.
Oggi che "non tutti i Paesi beneficino in ugual misura dell'euro" (cioè che l'euro danneggi alcuni Paesi) è una constatazione banale: possono permettersela perfino quei sommi sacerdoti del pensiero unico che vanno sotto il titolo di banchieri centrali. Ma all'epoca nessuno mai si sarebbe permesso di ammettere una simile evenienza, né tantomeno di dichiarare in pubblico che un danno economico potesse essere consapevolmente inflitto per conseguire un fine politico (una "Europa federale"), confidando sull'ignoranza degli elettori.
Eppure, come poi imparammo insieme, tutta questa roba era già stata scritta e teorizzata più di dieci anni prima, non solo e non tanto negli articoli dell'ineffabile Giavazzi (come quello sull'importanza di legarsi le mani: pattume da ingengngnieri), quanto nelle riflessioni più raffinate e articolate di Kevin Featherstone sulla political economy del vincolo esterno (ad esempio questa). Riflessioni che, ci tengo a sottolinearlo, fu uno di voi a portare alla mia attenzione. Trovavamo, insomma, nel pensiero delle élite di sinistra quel benecomunismo deamicisian-nietzschiano che oggi ritroviamo nelle stanze X delle loro vittime: l'idea che il "bene comune" potesse, anzi: dovesse essere deciso senza mediazione democratica da chi riteneva di esserne depositario, perché legittimato o dal suo essere "colto" (nella versione piddina), o dal suo essere "er popolo" (nella versione ortottera).
La consapevolezza che questo atteggiamento costituisse una minaccia concreta e imminente per la democrazia fu la molla che mi spinse a lanciare il mio disperato, lancinante grido di allarme sul manifesto.
Imporre una cosa a tutti perché qualcuno pensa che sia la cosa giusta, fottendosene dei danni collaterali, anzi, negazionandoli! Ricorda qualcosa?
Forse ora è chiaro a più persone che cosa allora mi allarmasse. Se fosse così, potremmo dire che non tutti i buchi, anzi, i buchini, vengono senza ciambella. Si può speculare quanto si vuole sul fatto se una maggiore consapevolezza avrebbe evitato tanti lutti. Io so di aver fatto tutto quello che potevo fare. La storia, del resto, non si fa coi se. Nei fatti l'impatto di quell'articolo, a sinistra, fu così grande che venne tradotto in altre lingue, ovviamente quelle di Paesi in crisi, a partire dal greco. Sul sito di sbilanciamoci gli unici articoli letti e commentati da un numero decente di persone erano i miei: la community era sostanzialmente già nata lì, behind enemy lines.
Non so quanti di quel primo drappello sono sopravvissuti: qualcuno sarà morto, qualcuno se ne sarà andato nel 2018, apprendendo che mi schieravo a destra (i motivi per capire perché non potevo non farlo avrebbero dovuto essere chiari, ma non pretendevo né pretendo che fossero condivisibili).
Ma qualcuno ci sarà, perché non eravamo pochissimi, e mi farà piacere se si paleserà nei commenti.
Come arrivammo qui?
La nascita del Dibattito
Prima dell'intervento pericolosamente esplicito sul manifesto mi era capitato di provare a fornire versioni alternative della crisi in corso su un organo ben più ortodosso e paludato: lavoce.info. Il mio primo contributo era stato quello sulla morale della favola irlandese (un tema che avremmo poi ripreso qui plurime volte). Anche lì, come sullo sbilifesto, i miei articoli suscitavano un dibattito intenso, tanto da costringermi in qualche caso a replicare ai colleghi, in un confronto comunque corretto e costruttivo (qui trovate tutto). Una cosa mi era chiara: il "vaccino" euro, anziché rafforzare le nostre economie, portava in sé i germi di un pericolosissimo effetto collaterale: l'accumulazione di ingente debito estero, cioè di debito contratto da operatori per lo più privati nazionali per finanziare squilibri di bilancia dei pagamenti.
Lo schema della narrazione però era già quello consueto: se una dose non basta, ce ne vogliono di più (più Europa!), ma se qualcosa va storto, la colpa è di qualcos'altro: della pizza margherita, o del debito pubblico. Eppure, come avevo chiarito parlando dell'Irlanda, ma anche dell'Italia, su lavoce.info, l'indicatore che meglio anticipava lo scoppio di una crisi finanziaria era l'ammontare dell'indebitamento estero (e sopra vi ho spiegato quale percorso di ricerca mi avesse portato a questa consapevolezza).
Fatto sta che a ottobre 2011 mandai un altro articolo a lavoce.info per ribadire questo punto, chiarendo che aggredire il debito pubblico non ci avrebbe salvato dalla crisi. Come andò ve l'ho raccontato qui, e l'articolo in questione era questo, il primo di questo blog.
Che cosa era successo? Perché la redazione de lavoce.info aveva deciso di censurarmi?
Non ci voleva molto a capirlo: la mia uscita sul manifesto non era passata inosservata, ormai ero bollato come no-vax, pardon: no-euro! E lavoce.info era organica a quel "complesso militare-accademico" che aveva deciso di lanciare un programma di vaccinazione, pardon, austerità obbligatoria!
Posso ammetterlo: andare a dire a casa di Monti che l'austerità di Monti avrebbe fallito non era esattamente il massimo dell'astuzia politica!
Tuttavia, in un'ottica di medio periodo, scegliere me come nemico, silenziandomi, si rivelò, per i voce.infiani, un errore molto più grave. Basti dire (per apprezzarne la gravità) che mentre, silenziando me, loro mi hanno fatto arrivare dove non volevo arrivare (hic manebimus optime), alcuni di loro, in conseguenza di questo gesto stupidamente aggressivo, non sono arrivati dove volevano arrivare, e dargli serenamente una badilata sui denti è stato gesto tanto riparatorio quanto liberatorio. Se potessi raccontarvelo in dettaglio capireste meglio quanto serva votare: ma per sapere tutto dovrete aspettare le mie memorie (che non credo leggerete, essendo io ben intenzionato a sotterrarvi tutti)!
Comunque, all'epoca che da politico di un certo peso mi sarei tolto certe soddisfazioni non potevo saperlo (così come ora non posso dirlo: ma tanto questo blog non esiste...). Una sera, un po' abbacchiato, mi grattavo le croste in compagnia del professor Santarelli. Constatavamo quanto fosse assurda la logica allora (e tuttora) prevalente secondo cui la Germania era un Paese di successo perché aveva un saldo commerciale positivo verso l'Eurozona (tema su cui ci siamo poi intrattenuti a lungo: una delle più recenti ed esaustive illustrazioni è qui). Già nel 2009 Krugman aveva chiarito, in un diverso contesto, che non possiamo essere tutti simultaneamente esportatori:
Sostituendo Japan con Germany si ottiene la descrizione di quello che era allora l'Eurozona. Il mio punto era semplice: siccome le esportazioni di un Paese viste da un altro Paese somigliano tanto a delle importazioni, era assurdo glorificare le prime e demonizzare le seconde, perché esse erano sostanzialmente la stessa cosa. Lo squilibrio andava cioè gestito da entrambi i lati: se l'Italia importava troppo, insomma, la colpa era anche un po' della Germania. Una cosa che (all'epoca non lo sapevo) era ben chiara a Keynes ai tempi di Bretton Woods, come vi avrei poi spiegato, e che Stiglitz avrebbe notato, o almeno espresso, molto dopo di noi:E fu lì che il professor Santarelli ebbe un'idea geniale, anzi, due. La prima si tradusse in un un commento ironico: "Certo che chi non capisce che le esportazioni di un Paese sono le importazioni di un altro mi sembra proprio come Pippo in quel vecchio fumetto, te lo ricordi?"
La seconda fu una proposta: "Ma se non ti pubblicano il tuo commento, perché non apri il tuo blog? Lo potresti chiamare l'economia di Pippo, Goofynomics...".
La proposta mi sembrava assurda! Chi avrebbe letto il blog di un oscuro professorino di provincia? Come avrei potuto competere con l'auctoritas dei vociani (anzi, dei voce.infiani)? A che cosa sarebbe servito?
Ma proprio perché la proposta era assurda, decisi di seguirla, e il 16 novembre 2011 aprii questo blog con l'articolo che lavoce.info aveva rifiutato, e che da allora è stato letto da 127069 persone.
Nel giorno in cui in Europa si promulgava il Six pack, e in cui Monti prestava giuramento, nasceva il Dibattito, che sarebbe diventato la casa della community.
Il successo del Dibattito
Il successo del Dibattito, cioè di questo blog, fu, come direbbe Keynes, "something of a curiosity and a mystery", e indubbiamente "it must have been due to a complex of suitabilities in the doctrine to the environment into which it was projected", ma per motivi uguali e contrari a quelli cui Keynes attribuisce il successo dell'economia ricardiana nel terzo capitolo della Teoria generale.
Se per l'economia ricardiana le cose erano andate così (e scusatemi se vi infliggo una delle pagine preferite dei miei scrittori preferiti):
That it reached conclusions quite different from what the ordinary uninstructed person would expect, added, I suppose, to its intellectual prestige. That its teaching, translated into practice, was austere and often unpalatable, lent it virtue. That it was adapted to carry a vast and consistent logical superstructure, gave it beauty. That it could explain much social injustice and apparent cruelty as an inevitable incident in the scheme of progress, and the attempt to change such things as likely on the whole to do more harm than good, commended it to authority. That it afforded a measure of justification to the free activities of the individual capitalist, attracted to it the support of the dominant social force behind authority.
per il Dibattito erano decisamente andate al contrario, cioè così:
That it reached conclusions quite similar to what the ordinary uninstructed person would expect, lent it virtue. That its teaching, translated into practice, allowed to anticipate a number of economic developments, added, I suppose, to its intellectual prestige. That it was adapted to carry a small but consistent logical superstructure, gave it beauty. That it could explain much social injustice and apparent cruelty as an avoidable incident in the scheme of progress, and the attempt to change such things as likely on the whole to do more good than harm, commended it to the oppressed. That it afforded a measure of justification to market regulation, attracted to it the support of the social force opposed to authority (the no-people).
E fino a qui per il divertissement letterario.
Ma il successo del blog fu veramente strabiliante, all'epoca, e del resto i due saggi che vi ho citato sopra, quello di Acquarelli (che poi conobbi a Parigi) e quello di Brandmayr, partono proprio da questo dato, cercando di spiegarselo. Credo che ci sia stato un momento in cui il successo mi intimorì. In fondo, ero pur sempre un docente universitario, cioè appartenevo a un clero particolarmente ottuso, conformista e spietato. Per quanto la massiva trahison des clercs rappresentata dal sostegno degli economisti laureati (quelli che si muovevano fra ligustri e acanti, ma non fra bossi) potesse indignarmi, non poteva sfuggirmi il fatto che le varie cupole bocconiane ma anche "sbilifestiane" mi tenevano comunque per le palle, laddove avessi voluto concorrere per una abilitazione (come poi feci, peraltro ottenendola)! Ma questo, forse, era il meno. Lo smarrimento comunque durò poco: seguì un reciso alea jacta est: la strada intrapresa andava percorsa fino in fondo, quale che fosse il fondo.
Torno sul successo. Gli scienziati citati nel paragrafo precedente ne mettono in luce alcuni aspetti: la cifra letteraria, la costruzione di una narrazione, ecc. A questi aggiungerei quelli che mi ricordo e che posso documentare. Intanto, se il mio lavoro aveva successo, era perché forniva un'offerta che rispondeva a una enorme e insoddisfatta domanda, che aveva tante sfaccettature: un bisogno di accreditamento scientifico, un bisogno di decostruzione della narrazione, un bisogno di prospettiva.
Ricordo ad esempio che il post sulla catastrofe annunciata mi venne sollecitato da un (allora) amico, Marino Badiale (non so che fine abbia fatto). La richiesta era quella di avere una rapida rassegna delle valutazioni critiche sulla moneta unica espresse dagli esponenti più autorevoli della disciplina economica. Il motivo era il solito: chi si esponeva con critiche era stanco di venir preso per un matto, e desiderava rifugiarsi nel principio di autorità. Ovviamente questo scudo era inutile! Non ci siamo stupiti quando Montagnier è stato considerato un Nobel "di serie B", e screditato da una ciurma di coglioni prezzolati, semplicemente perché un'operazione simile l'avevamo già vista compiere. Ma dal mio particolare punto di vista, il cercare ancoraggi nella letteratura scientifica era essenziale per evitare che i miei, i nostri argomenti venissero derubricati a farneticazioni di un professorino di provincia in cerca di visibilità (quella visibilità che non cercavo allora e non cerco ora, atteso che essere visibili non è un buon presupposto all'essere letali). Le cose stavano al contrario! Esattamente come 141 giorni dopo il noto tweet di critica al MES ancora non si è trovato chi provi a confutarlo, 4383 giorni dopo l'apertura di questo blog ancora non si è trovato il fantomatico paper "pro-euro", semplicemente perché solo un ignorante squinternato potrebbe affermare che in termini economici l'adozione di una moneta unica in una zona che non è un'area valutaria ottimale sia una buona idea. Poi il discorso si può, e si deve, allargare, ma in termini scientifici la verità finora incontestata (e affermata, come vi dicevo sopra, anche dai banchieri centrali), è che ci siamo messi in una situazione notevolmente complessa.
C'era poi un grande bisogno di decostruzione della narrazione colpevolizzante, quella secondo cui se le cose andavano male era perché non avevamo fatto quello che dovevamo fare, o non lo avevamo fatto abbastanza. Insomma, il #fateskifen, che constava di due parti: l'affermare la superiorità ontologica dei tedeschi, e correlativamente l'affermare l'inferiorità razziale degli italiani. Per portare a termine questo compito i media si dedicavano a una diligente riscrittura della storia, indirizzata in particolare a convincere gli smemorati e gli ignoranti che prima dell'avvento dell'unione monetaria tutto andasse a ramengo nel nostro Paese. Nacquero dal desiderio di contrastare questa narrazione falsa e disfattista dal lato "italiano" del problema post come quello su svalutazione e salari (ad usum piddini), che mostrava come non fosse vero che storicamente le svalutazioni della moneta si fossero riflesse in cadute del salari reali, o quello sulle lievi imprecisioni del Corsera, che rimetteva un minimo di verità fattuale nella storia della crisi del 1992, che il Corriere aveva romanzato per descriverne le conseguenze a tinte foschissime, commettendo una serie di falsi storici (dopo la svalutazione i tassi di interesse erano scesi, non saliti, le esportazioni erano cresciute, non calate, ecc.); dal lato "tedesco", invece, post quello sulla slealtà, sul deficit di investimento e sul dumping salariale perpetrato dagli Alemanni. Sulla riscrittura della storia, poi, il Corriere della Sera, più avanti, avrebbe fatto uno scivolone tanto più clamoroso quanto da noi anticipato (ma ci arriveremo).
Naturalmente gli amici, quelli bravi, mi davano i consigli giusti: scrivi di meno, non mettere grafici, che laggente nun li capischeno, non mettere formule, che laggente se spaventeno, nun ce sò pportati pe a matematica, ecc. ecc.
Altrettanto naturalmente io facevo il contrario: scrivevo molto, forse troppo, rispondendo a tutti, tuttissimi (le discussioni sotto ai post si articolavano per centinaia di interventi, in un flusso tumultuoso ma comunque più ordinato e fruibile del cazzeggio degradante di Twitter), mettevo tanti grafici e tante formule, spiegandole, e lo facevo a ragion veduta, per almeno tre motivi.
Il primo, ovviamente, è questo:
e non devo soffermarmici ulteriormente: "Il popolo, quando sente le parole difficili, si affeziona".
Ma naturalmente c'era dell'altro: credo che l'accanimento con qui mi dedicavo a confutare le obiezioni e chiarire gli argomenti portando elementi concreti venisse apprezzato anche da chi a quegli argomenti restava refrattario. A distanza di anni dal post su Premiata armeria Hellas, ve lo dico con semplicità e con affetto, sono convinto che nessuno di voi abbia veramente capito che cosa sia il saldo delle partite correnti. Che volete che sia? Quisquilie, pinzillacchere: è solo la variabile macroeconomica più rilevante e significativa per monitorare lo stato di salute di un'economia! Però tutti avete capito che cercavo, con disinteresse e con enorme sforzo, di attirare la vostra attenzione su un pericolo, sul pericolo che le politiche di Monti costituivano.
E poi c'era un terzo elemento: il mio rifiuto programmatico delle captatio benevolentiae, e la mia consapevolezza che i follower, come i voti, si pesano, non si contano. A me interessava creare un corpo scelto, un corpo di élite, di élite vera, però, armata di un bagaglio tecnico-scientifico, oltre che di una nascente consapevolezza politica. Non volevo, per fare numeri, abbassare il livello del messaggio.
E, in effetti, elevando il livello del messaggio facevo numeri, sicché anche oggi, quando i "comunicatori" mi parlano della "Sciura Maria" e della necessità di andarle incontro, io sorrido e penso (e qualche volta, quasi mai, dico): "Ma cocco bello, tu comunicando sei diventato comunicatore, e io comunicando sono diventato presidente di bicamerale. Chi deve stare ad ascoltare l'altro?"
Perché la prima vostra domanda che qui trovavate soddisfatta era quella di qualità: qualità letteraria e qualità scientifica. Due ordini di qualità che agli operatori informativi sarebbe indelicato chiedere.
"I miei colleghi hanno paura di te!"
E qui si arriva a un punto dolente nella storia della community: il rapporto con gli operatori informativi. Il mio punto di vista lo sapete, l'ho espresso in modo piuttosto reciso. L'inefficiente mediazione culturale, per essere gentili, o l'efficiente propaganda, condotta dagli operatori informativi resta uno dei principali ostacoli che il nostro Paese trova sulla via di una democrazia compiuta. Non è un caso se la voce Propaganda è la prima nel nostro tag cloud:
Fin dagli inizi il Dibattito avevamo individuato in questo aspetto il principale ostacolo al nostro lavoro di divulgazione.
Ricordo la tensione emotiva che, anche sull'onda della forza del messaggio e della rapidità della sua propagazione, vi animava! Il successo del blog era, per la community, una potente lente di ingrandimento, che portava ad abbagli piuttosto divertenti. C'era chi si preoccupava, chi temeva addirittura che potessi essere assassinato (tanto scomode erano, a dire dello sciroccato di turno, le banali verità tecniche che mi accadeva di trasmettervi). C'era chi, sconsolato, si lamentava del fatto che questo esperimento sarebbe rimasto confinato sui social media, che non sarei mai arrivato nella agognata TV, né tanto meno in prima serata:
Fa molto tenerezza questo discorso, visto col senno di poi. Io ero perfettamente consapevole di non essere così importante da avere l'opportunità di diventare un martire, così come (ed è scritto qua sopra) del fatto che lavorando si sarebbero potuti conseguire obiettivi che sembravano irraggiungibili.
E quindi restavo umile e lavoravo!
Non ci vuole l'intelligenza lucida e spietata di un Capezzone per capire che in un momento in cui la critica all'Unione Europea (e in particolare a quella sua degenerazione che è l'unione monetaria) stava montando, i media allineati sarebbero andati alla ricerca di personaggi con un certo seguito, per poterli presentare come degli squinternati pazzotici, al fine di screditare qualsiasi tentativo di pensiero critico. Era il tentativo che fece con me il buon Vianello a giugno 2012, ma non gli andò benissimo. Ricordo con tenerezza i vostri tentativi affettuosi di insegnarmi come si sta in pubblico (questo il dibattito che seguì la trasmissione). Io ci sapevo stare per altri motivi (l'insegnamento, i concerti, la preparazione, la toscanità...) e presto i conduttori cambiarono atteggiamento. Screditarmi era piuttosto complesso, anche perché, evitando la tentazione "politica" di fare "er CLN" caricando su nani e ballerine, avevo tenuto a grande distanza personaggi in cerca di editore come il buon Donald con la sua MMT (tre mesi prima della prima apparizione televisiva) o, per altri versi, tutto il simpatico mondo ortottero. Non mi interessava mescolarmi né con profeti né con movimenti. Mi interessava mescolarmi con voi e non farvi fare brutta figura.
Rapidissimo flash forward: qualche giorno fa ero a pranzo con un giornalista (gli operatori informativi sanno anche essere persone piacevoli), che a un certo punto mi guarda e mi fa: "Ma tu lo sai che i miei colleghi hanno paura di te?" E io, quasi modo genitus infans: "Ma no!? E perché?"
Il perché è ovvio. Io mi pregio di essere sopravvissuto dall'onorevole Gruber, europarlamentare del PD, e al suo plotoncino di esecuzione:
e, come è noto, quello che non ti uccide ti rende più forte. Se uno studia e ha la battuta pronta ("tu li smonti con l'ironia...") non ce n'è per nessuno.
Ovviamente le apparizioni televisive ampliavano la community, che cresceva, cresceva... E quello che impressionava gli operatori informativi era sentire il tiro della community sui social! Quando ero presente io in trasmissione l'engagement aumentava, e aumentava di molto. Tutti si chiedevano come facessi. Chissà, forse il mito de "La Bestia" è nato allora, sei anni prima che io diventassi leghista! Ma la risposta era semplice: ero semplicemente me stesso (cioè, secondo alcuni, una bestia), come Verlaine prescrive a chi ha urgenza di esprimersi,
La crescita della community
25 aprile 2012: entra Luciano Barra Caracciolo
Eh già! Sotto le mentite spoglie di Quarantotto, nella data fatidica del 25 aprile Luciano interveniva, commentando così un commento di Flavio, che ogni tanto vedo intervenire ancora, sempre con ottimi contributi. Poco dopo Luciano si sarebbe palesato, e nel corso dell'anno avrebbe aperto il suo blog, che lo avrei aiutato a lanciare, sfruttando la massa critica che ormai, a meno di un anno dalla partenza, avevamo, e che attirava qui tante intelligenze.
26 luglio 2012: entra Claudio Borghi
Più dell'approdo ai media tradizionali, nei quali il modulo del tutti contro uno aveva sì un valore ginnico, ma non consentiva più di tanto di argomentare, un altro motore di sviluppo della community fu il sostegno datole da alcuni canali social organici agli ortotteri, fra cui, tipicamente, quello di Byoblu. L'amico Claudio (Messora) aveva intervistato l'amico Claudio (Borghi) il 23 maggio 2012: notai il video (che nel frattempo Google ha tirato giù da YouTube) e mi piacque molto perché entrava con grande semplicità in una serie di dettagli tecnico-finanziari che non avevo mai affrontato nei miei ragionamenti. All'epoca il backend di blogger permetteva di risalire ai "referrer", cioè alle pagine che citavano i miei articoli. In questo modo ero risalito a un forum di finanza in cui Claudio, citando non so più quale mio articolo, diceva una cosa del tipo: "Non è male questo: un po' complottista [NdCN: aridanga!], ma ha ragione!" Sul "complottista" avevo alzato gli occhi al cielo: evidentemente, avevano messo qualcosa negli acquedotti. Ma i complimenti fanno (quasi) sempre piacere.
Nel frattempo, il 6 luglio 2012, ero stato anch'io intervistato da Byoblu, a grande richiesta del suo pubblico (fra cui, immagino, ci fosse la frangia ortottera della community), in un'intervista (anch'essa scrupolosamente tirata giù da Google) che ritrovate qui: "Ce lo chiede l'Europa!", che all'epoca portò quasi 200.000 visualizzazioni a Messora (giusto per farvi capire la potenza della community, o, se volete, del logos). Sicché, quando il 26 luglio del 2012 ricevetti una lettera da Claudio Borghi, la condivisi immediatamente con voi. Onestamente, non ricordo quando ebbi poi modo di incontrare per la prima volta fisicamente Claudio. Certamente era al #goofy1 (di cui parliamo più avanti).
31 dicembre 2013: entra Giuseppe Liturri
Così, saltando di palo in frasca: il 31 dicembre del 2013 entrava a pieno titolo nella community un altro protagonista del dibattito. Ho la vaga idea di averlo incontrato per la prima volta di persona dalle parti sue. Abbiamo condiviso tante valutazioni e tante vicende personali, e gli sono infinitamente grato per fare un lavoro che un italiano (io) non può più fare: informarvi correttamente.
3 giugno 2017: entra Sergio Giraldo
Altro piccolo flash forward, prima di tornare al 2012: il 3 giugno 2017 entrava nel Dibattito, in punta dei piedi, per tutelarne l'anonimato, Sergio Giraldo. Grazie a lui acquisivamo, con qualche anno di anticipo sul resto del mondo, la piena contezza di quanto non solo il discorso economico sulla Germania, ma anche quello ambientale fosse ipocrita e distorto. Allora sembrava poca cosa, sembrava una curiosità da inserire come minuscola tessera nel mosaico della propaganda: oggi capiamo quanto quei temi fossero e siano centrali.
Virtual goes real: il #goofy
A un anno dalla nascita del Dibattito, celebrato da questo post, il legame assiduo, quotidiano fra noi mi spinse a creare un'occasione di incontro, perché ci si potesse finalmente conoscere di persona. Mi venne l'idea di organizzare un convegno scientifico nell'aula magna Federico Caffè della facoltà di economia a Pescara. I relatori erano Claudio Borghi, Lidia Undiemi, Gennaro Zezza, Luca Fantacci e Luciano Barra Caracciolo. Fu una bellissima giornata. Non so quanti di voi fossero lì, cioè non so quanti, fra quelli che erano lì, sono ancora qui, o semplicemente al mondo. Potrei cercare nelle mie email la lista dei partecipanti, ma ci vorrebbe un po'. L'unico che sicuramente si ricorda tutto sarà Claudio (Borghi), che ha una memoria di ferro, e che sicuramente in quell'occasione incontrai di persona. Tracce non ne sono rimaste: né video, né di altro tipo. L'unica cosa che capimmo subito fu che da come si stava mettendo la volta successiva un'aula magna da 200 persone sarebbe stata largamente insufficiente, e organizzare un convegno decente sotto l'ombrello universitario avrebbe creato difficoltà, non tanto per i temi trattati (il mio direttore dell'epoca, Piergiorgio Landini, tutelava la mia libertà di ricerca e di espressione: bello schiaffo morale per un intellettuale di sinistra come me vedersi difeso da un collega che si era esposto politicamente con AN!), quanto per banali aspetti amministrativi (organizzare una minima ospitalità per oltre 200 non-colleghi non sarebbe stato tecnicamente possibile, il Dipartimento non poteva riscuotere contributi alle spese congressuali, ecc.). Anzi: di cose ne capimmo due: che ripetere l'esperienza sarebbe stato complesso, ma anche che sarebbe stato necessario, e quindi ci mettemmo al lavoro.
Per decidere il "dove" non ci volle molto: la segretaria del mio Dipartimento, Angela, mi segnalò il Serena Majestic di Montesilvano, la struttura dove poi si svolsero tutti i #goofy dal 2 all'11 (per il 12, come avrete visto, abbiamo cambiato sede).
Per decidere il "come" ci volle un po' di più. Alla fine, insieme con gli amici che cercavano di sostenermi nel mio lavoro di divulgazione, o almeno di evitare che ci smenassi troppo (perché, come ricorderete, era tutto un susseguirsi di impegni a conferenze e a dibattiti nei contesti e nei luoghi più impensati, con difficoltà di gestione di agenda e costi logistici che all'epoca non ero abituato a trattare), si decise di fondare un'associazione di promozione sociale. Il nome, a/simmetrie, mi venne in mente nel luogo delle ispirazioni fondamentali: sotto la doccia. Avevo appena ricevuto una call iniziale dal Journal of Economic Asymmetries (dove quattro anni dopo avrei pubblicato questo), e questa cosa delle asimmetrie economiche mi ballava per la testa... In effetti... Che cos'era l'Eurozona se non il più gigantesco esempio di asimmetria economica? E così il nome dell'associazione era definito. Partimmo a luglio del 2013, e in autunno eravamo già operativi per organizzare il secondo goofy, il goofy2, che è il primo di cui trovate traccia nel sito dell'associazione, qui.
I #goofy ci accompagnano da dodici anni: sono la festa della community, in cui si oltrepassa la barriera degli pseudonimi per conoscersi di persona in un luogo familiare e protetto, si sviluppano e si consolidano i legami epistolari stretti nel corso dell'anno, si cresce culturalmente e politicamente, si assiste a prolusioni e seminari degli intellettuali più interessanti, o comunque prestigiosi, per i temi di nostro interesse. Ma erano fin dall'inizio, prima ancora che io potessi rendermene conto, un importante fatto politico. Non era scontato che centinaia di persone si muovessero per recarsi in riva al mare, in pieno autunno, pagandosi le spese di viaggio e condividendo le spese congressuali, per assistere a prolusioni su temi non esattamente ricreativi. Il fatto che loro, il fatto che voi, foste lì, era anche un fatto politico di estrema rilevanza.
Il primo che me lo fece notare fu Giorgio La Malfa, invitato al midterm goofy del 2014, il convegno di metà anno che di quando in quando organizziamo a Roma (non è un evento fisso: ne abbiamo fatto solo un altro quest'anno per celebrare il decennale dell'associazione, ed è venuto piuttosto bene...). Uscendo dalla sala dell'Antonianum, gremita di persone (intorno alle 600), Giorgio mi diceva una cosa del tipo: "Alberto, queste persone che sono qui, per te, rappresentano un fatto politico. Hai pensato a cosa fare, a come dar loro una risposta?" E la mia risposta a lui fu più o meno un a cosa del tipo "it's not my business": "Io posso solo divulgare teorie scientificamente sostenibili e invitare, se lo desiderano, dei politici. Poi ci devono pensare loro. Non è mia intenzione né mio desiderio assumere un ruolo che non è il mio". E Giorgio insisteva: "Pensaci...". Ma io avevo già espresso in modo diffuso e articolato la mia posizione in merito.
Arriva #aaaaabolidiga
In effetti anche oggi non sono molti i politici che riescono a riempire sale, reali o virtuali. Il #goofy2 si svolse in contemporanea all'Ubalda, pardon: alla Leopolda del bulletto che sapete, e pensate un po': nei trending topics di Twitter noi le tenevamo testa. Quello pareva che avesse in mano l'Italia, ma i social li avevamo in mano noi, perché eravamo (e siamo) tanti (anche se questa consapevolezza non sempre è resistente rispetto a infiltrazioni di disfattismo più o meno organizzate)!
L'interesse de #aaaaabolidiga per tutto questo consenso non poteva tardare. Fra l'inverno del 2013 e la primavera del 2014 avevo conosciuto (non ricordo in che ordine, anche qui dovrei fare qualche ricerca nelle mie carte) Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Da Giorgia mi aveva portato Antonio Triolo, da Berlusconi non so, non ricordo... Quello che ricordo però bene sono due cose: che in entrambi i casi l'impulso non era venuto da me (che la pensavo come avevo detto a Giorgio) ma dai tramiti, e che in entrambi i casi (e in tutti i casi successivi) il mood era "Sì, vabbè, però lo fate stare solo un quarto d'ora", e poi però gli incontri duravano lievemente di più (diciamo così). Ricordo meglio quello con Berlusconi che quello con Giorgia, per il semplice motivo che a un certo punto con lui decisi di andare all'attacco: "Ma scusi, Presidente! Qui stiamo parlando di quelli che l'hanno praticamente deposta. Ma lei proprio non desidera restituirgli almeno in parte quello che ha ricevuto?" Per il resto, vedi le mie memorie (quando sarà il momento).
Ma il vero punto di svolta, nei rapporti della community con la politica, era stato impresso da Claudio, che a Milano, credo addirittura prima del #goofy2 (e quindi nell'estate del 2013) aveva in qualche modo conosciuto Salvini. Ricordo ancora, e vi ho poi raccontato a Firenze (durante la mia prima campagna elettorale), la telefonata entusiastica con cui Claudio mi riferì di questo incontro. Matteo fu, fra i vari politici coinvolti, il più reattivo, con un certo mio sconforto perché (come credo di avervi detto), il mio obiettivo era quello di aprire un dibattito a sinistra: la soluzione di un problema che affliggeva i lavoratori la si sarebbe naturaliter dovuta trovare a sinistra, pensavo, sarebbe stata la sinistra a doversi intestare questa battaglia. Certo, i miei toni, visti col senno di poi, non erano, almeno col PD, proprio quelli concilianti e inclusivi che sarebbero stati richiesti per avviare un discorso. Ma il PD lo davo per perso. Inutile che ci addentriamo ora nelle intricate seghe mentali che impedivano a praticamente tutti i politici della sinistra "de sinistra" (quelli che ora vanno sotto la sigla AVS, Assicurazione Vecchiaia e Superstiti, credo...) di prendere in mano la situazione. Il mio dibattito con Ferrero è ancora lì, credo, e credo sia ancora eloquente (non ho tempo di rivederlo). Matteo aveva almeno tre oggettivi punti di vantaggio sui rifondaroli et similia. Due di natura ideologica: era scevro dai cascami di quel cosmopolitismo borghese che la sinistra delle anime belle confonde con l'internazionalismo proletario, ed aveva nella tradizione del suo partito le analisi di quello che, quando le faceva, mi sembrava uno squinternato, ma alle quali oggi è impossibile non riconoscere una certa preveggenza; il terzo, di natura tattica: dopo l'opposizione a Monti, il partito, alle politiche del 2013, aveva avuto la bella idea di convergere verso le grandi praterie del centro, alleandosi con Berlusconi (adesso posso farmi una vaga idea di cosa abbia potuto essere il dibattito in merito, pur non avendone nessun referto né diretto né indiretto). Il centro, come dice Capezzone, è un luogo frequentato più dagli eletti che dagli elettori, e il risultato di quella tornata lo dimostrò: 4,08%. A questo punto, tanto valeva giocarsi un'idea forte, tanto forte da portare a Montesilvano 500 persone, e da egemonizzare il dibattito social.
Eh, sì, perché non dobbiamo dimenticarci che nel frattempo, col crescere della community, il Dibattito si affermava. Nel 2013 era già secondo classificato fra i siti di economia a Macchia Nera Awards:
(tre posizioni sopra quelli che avevano cercato di tacitarci...), posizione mantenuta nel 2014:fino al conseguimento, grazie a voi, della prima posizione nel 2015:e alla vittoria nel 2016:
così umiliante che dal 2017 la categoria "miglior sito di economia" venne eliminata dal torneo!
Poverelli...
Ricordo ancora quando, prima che partisse "Econo-polly", mandarono da me un loro misso dominico, a spiegarmi che la mia spinta propulsiva era esaurita (e come no!), e che forse avrei fatto meglio a inserirmi in un progetto più strutturato, ecc. ecc. A quella cena assistettero altre due persone della community, e forse se la ricordano. Io ovviamente li mandai a stendere e l'anno dopo vinsi. Mi bastava, come soddisfazione personale, la consapevolezza di aver costretto, con un blog pieno di dati, grafici e formule, l'informazione raffazzonata e approssimativa italiana a darsi una mossa, o almeno a fingere di farlo!
Ma insomma il punto è che la community c'era, e si dava da fare: la progressione descritta negli ultimi quattro grafici è significativa.
Claudio si giocò la sua candidatura alle europee del 2014. All'epoca non era richiesto (come non era richiesto, ad esempio, di pubblicare i bilanci sul sito), ma io gli chiesi, una volta candidatosi, di uscire dal direttivo dell'associazione, e poi, il 25 aprile del 2014, feci una dichiarazione di voto per lui.I risultati furono quelli che sapete: la Lega torno oltre il 6%, ma Claudio, nonostante una campagna elettorale incentrata sul tema europeo, non passò. Chi doveva, aveva appreso che un consenso c'era, ma noi avevamo appreso di non essere Legione (cosa che, avendola appresa, cerchiamo inutilmente di spiegare ai semomijonisti odierni: ma in fondo fatti loro...). Claudio restava uno di noi, ma in qualche modo le strade si erano biforcate: lui proseguiva, con tenacia, la sua carriera politica, e io la mia di intellettuale tendenzialmente di sinistra ma che cercava di costruire un coinvolgimento trasversale. Il #goofy3, quello del 2014, fu probabilmente l'esperimento più ambizioso in questo senso, come questa foto testimonia:
Di fronte a una platea di 488 persone Cuperlo, Meloni, Pancani, Bertinotti, Colletti (un local hero dei 5 Stelle) e Matteo (i lavori sono qui, e andrebbero visti da chi non li ha ancora visti e rivisti da chi li ha già visti, altrimenti non si capiscono tante cose).
Ricordo che al suo arrivo nei pressi del Serena Majestic Matteo si era organizzato un suo comizietto nella piazza attigua. Non erano tantissime persone, ma la cosa mi fece girare vorticosamente il cazzo: non volevo che la community e il lavoro dell'associazione venissero esposti politicamente! Volevo che restassimo un forum di discussione e di ascolto trasversale. Pensate quanto mi incazzai quando, nell'immediatezza dell'evento, i miei collaboratori misero in homepage, fra tutte le interviste girate durante i lavori, queste due:
"Ma come!? Ma qui facciamo tanto per non farci dire che non siamo trasversali, per cercare di far capire che se critichi l'euro non sei necessariamente un nazista, e voi mi mettete in prima Salvini e Alemanno? Ma almeno fatene uno di destra e uno di sinistra, no?"
Lebbasi, le fottute bbasi...
Però il dato c'era: mettere così tanti politici di fronte a così tante persone non era cosa da tutti. Ci voleva qualità, e ci voleva quantità. Noi, per fortuna, le avevamo entrambe.
Tuttavia... serviva veramente a qualcosa rivolgersi ai leader politici, in particolare a quelli di sinistra?
Intorno al 2015 li conoscevo ormai tutti, inclusi (ebbene sì) quelli del PD. Dal 2016 smettemmo di invitarli. La community aspettava qualcosa che desse uno sbocco politico alla sua ansia di cambiamento. Voleva, insomma, fare qualcosa, o che qualcuno facesse qualcosa. Così, il 18 gennaio 2018, accettai con riconoscenza la proposta di Matteo Salvini di candidarmi al Senato. Di tutti quelli che conoscevo, e li conoscevo tutti, l'unico che mi fosse sembrato cosciente dei problemi e affidabile era lui. Il 23 gennaio 2018 scrissi il mio post sul conservatorismo e poi andai alla Camera, in quel territorio per me all'epoca estraneo e ostile, nonostante da intellettuale lo avessi frequentato in lungo e in largo per incontri con tanti miei attuali colleghi, per la conferenza stampa di presentazione della mia candidatura.
La mia paura era che la community non reggesse il trauma di questa presa di posizione. La sinistra la conoscevo: esattamente quel clero di ipocondriaci ottusi e conformisti della cui pericolosità sociale molti di voi hanno preso coscienza solo dal 2021. La community, evidentemente, non la conoscevo altrettanto bene. Io pensavo di rivolgermi a persone di sinistra, ma o voi non eravate di sinistra, anche quando vi dichiaravate per tali, o eravate di una qualità umana non so dire se superiore, ma certamente diversa da quella sinistra dei sinistri che conoscevo. Mi sorprendeste in bene, forse per il rapporto di fiducia personale che attraverso 2383 post, sei #goofy e innumerevoli altri incontri si era consolidato fra noi. Così come io avevo condiviso la vostra disperazione, così voi mi sostenevate nel mio salto nel buio. E, in effetti, la community andava crescendo: nel 2019 raggiungemmo, con 707 persone, e nonostante l'effetto del controverso "stacco della spina" estivo, il massimo delle presenze al convegno. Non era stato un problema che io mi schierassi a destra (qualche letteraccia arrivò, ovviamente, anche da colleghi accademici), non era stato un problema che mandassimo a stendere i 5 Stelle (che cosa sarebbe successo ve lo avevo ben detto qualche anno prima). Fu ovviamente un problema il COVID, che ci restrinse a 200 persone nel 2020 e nel 2021, e forse la fiducia a Draghi, di cui molti ancora non capiscono il senso, nonostante gli sia stata spiegata in lungo e in largo.
QED
In questi dodici anni ne abbiamo viste tante, e quasi altrettante ne abbiamo previste. Abbiamo visto che l'austerità avrebbe fallito, e perché avrebbe fallito: perché la crisi era una crisi da debito estero, non da debito pubblico. Abbiamo visto che Hollande avrebbe fallito, e perché avrebbe fallito: perché per risolvere il problema di deficit gemelli della Francia occorrerebbe mettere mano alle "riforme strutturali" (non potendo svalutare il franco che non c'è più), e questo ai francesi non piace tanto. Abbiamo visto che Tsipras avrebbe fallito e perché avrebbe fallito, abbiamo visto che la Finlandia sarebbe andata in crisi quando nessuno se lo immaginava, e il racconto degli operatori informativi nazionali era quello di una nazione prospera che a buon diritto pretendeva di prendersi il Partenone in pegno, e via dicendo.
Questo susseguirsi di previsioni azzeccate contribuiva a creare quel senso dell'immanenza di cui parla Acquarelli nel suo saggio, indicandolo come uno dei collanti della community. Ma in queste premonizioni non c'era nulla di messianico: l'economia, a differenza di quello che credono e affermano i cretini, è una scienza, e in quanto tale un minimo di valore predittivo ce l'ha. Certo, quella del XX secolo funziona meglio di quella del XIX secolo. Ma credo che valga un po' per tutto: anche per le lampadine o per le locomotive, per dire! E va da sé che l'adozione di un paradigma economico non è una scelta meramente tecnica: se scegli di usare l'economia del XIX secolo è perché, più o meno implicitamente, ambisci a costruire una società del XIX secolo.
Fatto sta qui abbiamo visto che c'è un ragionamento che funziona, e un ragionamento che non funziona.
"Ma l'euro non è tramontato gne gne gne!" Eh, no, non è proprio così: l'euro è tramontato, svalutandosi pesantemente, e questa sua svalutazione ci ha condotto allo scenario attuale, con tutte le sue criticità, che ultimamente vi ho spiegato parlandovi dei banchieri filantropi! D'altra parte, quello che non avevamo visto, che non potevamo vedere, era la complessità del sistema, con l'inerzialità che consegue, nel voler imprimere una svolta radicale al sistema, dal dover allineare una quantità infinita di comportamenti. Alla fine, il problema è più culturale che politico, ma soprattutto non è tecnico. La prima legge di Bagnai ("tutto quello che ci dicono succederebbe se uscissimo dall'euro accadrà dentro l'euro") la conoscevate credo tutti, ma la pandemia ci ha fatto fare un ulteriore passo avanti, facendoci capire che shock dell'ordine di grandezza di quelli che ci aspetteranno in caso di rottura traumatica del sistema li sopporteremmo, perché li abbiamo già sopportati due anni fa. Se riguardiamo alla luce di quello che ci è appena successo le simulazioni del paper del 2017 ci viene un po' da sorridere. Quelli che sembravano scenari "forti" sono nulla rispetto a quello che ci è toccato di sperimentare. Ma aveva ragione Draghi: il capitale investito è grande, più grande di quello che potessimo immaginare dall'esterno, e i frutti si vedono, indubbiamente, come mostrava undici giorni fa il Financial Times:
ma non sono quelli previsti da Prodi. Sono quelli previsti da Krugman: l'Europa sta diventando giapponese, anzi, lo è diventata: è scivolata inesorabilmente nella deflazione, e quando i banchieri centrali se ne sono accorti era ormai troppo tardi.E quindi?
E quindi dobbiamo dirci che irreversibile non vuol dire sostenibile, dobbiamo dirci che battaglia e vittoria non sono sinonimi, che quella della vittoria definitiva che ci porterà alla pace eterna è una pericolosa illusione, è esattamente il mito lugubre della Lue che ci dà Lapace, che il nostro destino è il conflitto, che il nostro impegno non è stato vano, se non altro perché è stato decisivo nel non peggiorare la situazione aderendo a follie come la riforma del MES, e che fra nove giorni ci vedremo a Montesilvano per il #goofy12, il cui programma è qui.
Qualche stanza ci dovrebbe ancora essere, ma abbiamo già ampiamente il numero legale: quello che accolse il panel "politico" che vi ho fatto vedere sopra, mostrandovi una foto dall'album di famiglia!
(...e ora buonanotte! La giornata è stata lunga, e domani avrete da studiare...)
Muoio dalla curiosità di sapere chi è Aristide.
RispondiEliminaIo arrivai più o meno a metà del 2013. Ero completamente a digiuno della materia e scettico, tanto che iniziai a leggere e studiare il blog dal primo post. Confesso che pian piano ha demolito tutto quello che avevo di sicuro sull'Eu. Grazie Professore.
RispondiEliminaIo ti sarò per sempre grato, dal marzo 2013, per avermi insegnato sostanzialmente a fornirmi il toolkit necessario per pensare con la mia testa, in ogni ambito. Avrei dovuto esserci quest'anno a Montesilvano, avevo prenotato albergo, biglietto e cena il venerdì alla Pecora Mbriaca, ma alla fine per robe di lavoro mi è saltato tutto, quindi ubbidisco al motto "si vieni me fai piacere, si nun vieni me ne fai due",🤣. In bocca al lupo per il #goofy12
RispondiEliminaGrazie Prof, con grande stima.
RispondiEliminaVisto che non posso modificare il commento mi paleso rispondendomi da solo, sono qui da quasi sempre (sicuro 2012)
Eliminalettura da fare a puntate ma piacevole ed istruttiva; mi chiedo se sia opportuno aggiornare il paper del 2017 alla luce delle policies successive della Bce e degli scenari di crisi sistemiche globali degli ultimi (e dei futuri?!) anni. Forse gli shock continui, e ormai stagionali come l'influenza, a cui è sottoposta l'economia mondiale consente di vedere l'unione monetaria da un'altra prospettiva, più chiara e meno complessa
RispondiEliminaanche io ero studente di economia alla sapienza negli anni '90, oltre al mitico carlucci, mi piace ricordare, tra gli altri, domenico nuti che, se non ricordo male, fosse uno dei primi e più qualificati critici dell'unione monetaria
RispondiEliminaChe bello questo post! Mi ha ricordato tanti episodi.
RispondiEliminaSu tutti il mio primo incontro online con il Dibattito (una lettura distratta sul FQ nel 2013, quando vivevo e studiavo al Nord) e il mio primo Goofy, dove non conoscevo nessuno, non mi presentai e mi limitai a osservare la community da fuori (andando però a letto presto e quindi perdendomi i capannelli, sigh!).
A Montesilvano trovai definitivamente una risposta a quella sensazione di eppure non mi torna che era diventata una costante nei tre anni precedenti, con il rientro in Italia, l'entrata nel mercato del lavoro da stagista sottopagata, il flirt con gli ortotteri fino alle europee del 2014 (e successiva sfanculata), l'assistere all'entrata in vigore del Jobs act nell'indifferenza generale della parte politica che avrebbe dovuto rappresentarmi, il referendum greco del 2015, quando nella mia ingenuità tifavo perché uscissero... In quella sala, ascoltando Greenhill, Bootle e Patomäki, tutti i tasselli del puzzle andarono magicamente al loro posto. Non mi ero mai sentita così appagata dal punto di vista intellettuale, così consapevole delle potenzialità di quanto stava accadendo, così viva.
Tornando a casa capii che rinunciare a questo punto di riferimento sarebbe stato impensabile, che molte cose sarebbero cambiate anche per me. Cosa che puntualmente si è verificata, anche (inaspettatamente) sul piano personale. Che dire, Alberto... per sempre grazie, di tutto, e cento di questi Goofy!
Mi inserisco nella risposta della cara Giulia in quanto mi ritrovo nel suo percorso di avvicinamento a questo blog e di conseguenza alla stessa community. La rievocazione fatta da Alberto mi ha riportato alla mente le tante tappe ed episodi vissuti personalmente a partire dal 6 luglio 2012 con la famosa intervista di Claudio Messora. Mai avrei immaginato allora di sorbirmi oltre due ore di intervista ma l'ascolto di Alberto e soprattutto i contenuti da lui riportati hanno avuto la capacità di fornirmi tante risposte che fino allora non avevano trovato esito. Fu l'inizio di un lungo periodo di ascolto, di lettura e di studio con varie occasioni in giro per l'Italia per sentire dal vivo quello che fu battezzato "er Cavajere nero". Rimini, Imola, Pescara (dai Gesuiti all'aula Federico Caffè della D'annunzio in occasione del libro di Rinaldi "Europa Kaputt") poi Padova, Reggio Emilia, Modena, Roma, Bologna e i Goofy dal 2° al 11°. Tante conoscenze che mi hanno arricchito e soprattutto consentito di contrastare l'afflato pro UE e pro Euro della "intellighenzia" piddina di cui ero circondato nella mia città di orgine facendomi rompere tante amicizie ma ritrovando altre belle conoscenze sfociate in un raduno gastronomico sull' appennino tra Bologna e Firenze. Grazie chiaramente ad Alberto ma grazie anche a Luciano Barra Caracciolo e Vladimiro Giacchè altrettanto importanti ad integrare una divulgazione fondamentale per chi ha partecipato e partecipa al dibattito.
EliminaVista la gentile richiesta mi paleso: sono uno di quelli che si aggira da queste parti fin quasi dall'inizio, se non ricordo male lessi gli articoli sul Manifesto e arrivai qui tempo dopo googlando "Alberto Bagnai" perché mi ero appassionato al genere e non capivo come mai l'autore non scrivesse più su quel giornale (beato me...).
RispondiEliminaFui per un periodo parte della frangia ortottera ma capii abbastanza presto che non solo era un'entità fondata da gatekeeper ma anche che era irredimibile nonostante la presenza di molte persone valide.
Ho anche avuto il dubbio onore di creare i sottotitoli in inglese per un progetto cinematografico che coinvolgeva il padrone di casa e all'epoca sembrava valido, ma purtroppo è stato poi usato come strumento di propaganda degli zerovirgolisti.
Purtroppo non sono mai riuscito a partecipare ad un Goofy perché nel frattempo l'economia si era occupata di me spingendomi all'emigrazione, e non navigavo nell'oro; speravo di farlo quest'anno dato che sono da poco rientrato in Italia ma problemi di salute in famiglia lo rendono impossibile, conto di rifarmi il prima possibile e nel frattempo faccio quello che posso per dare una mano (come partecipare al Fin Day ad esempio).
Signor Gatti mi perdoni se uso il suo commento ma non so come fare per iscrivermi al blog e poter comunicare al Professore che conservo tanti dei suoi post corredati dei preziosi grafici attualmente non più disponibili. Infine, sarei grato a chi volesse darmi una dritta per potermi iscrivere a "Commenti sul post (Atom). La ringrazio per la disponibilità.
EliminaNessun problema. I commenti sul blog sono soggetti a moderazione preventiva quindi ora che il suo commento è pubblico il Professore l'ha sicuramente già letto. In ogni caso i suoi riferimenti di contatto li trova cliccando sul link "Contatti" in alto a destra. Per ricevere aggiornamenti sui commenti successivi le conviene spuntare la casella "Inviami notifiche" qui sotto quando pubblica un commento, usare il sistema Atom richiederebbe un lettore software apposito e sarebbe più complesso.
EliminaMolto bene. La ringrazia per la cortese disponibilità.
Eliminaogni tanto il dibattito me lo sono perso, non sempre è facile ricostruire tutto il razionale
RispondiEliminaC'ero a Goofy12, ci sono ancora. #combattere
RispondiEliminaIo frequento la Community dal 2013 e leggendo questo post ho fatto anch'io un viaggio nei ricordi. Ho avuto il piacere di incontrare il Prof solo due volte. Nella prima mi fece una dedica sul Libbro (meno male che non si accorse che sulla pagina successiva c'era l'adesivo del M5s), la seconda volta al Mid Term di aprile. È sempre stato disponibile e cortese.
RispondiEliminaPost assolutamente esaustivo e da studiare accedendo a tutti i link proposti. Costituirà per me, nuovo di qua, oggetto di approfondimento per mesi. Detto questo, 2 considerazioni di uno che non capisce un cazzo: 1) in una famiglia che vende il proprio lavoro (esportazioni) può verificarsi che ce la fa da sola ad acquistare all'esterno (importazioni) tutto quello che serve (pane, automobili, servizi vari, etc) quindi il saldo della bilancia dei pagamenti è positivo e mette via soldi per il futuro. Oppure ce la fa appena (pareggio), oppure non ce la fa e si indebita con i fornitori (saldo negativo o disavanzo). Questo produce conseguenze. Non è difficile da capire persino per un piddino (se però il piddino è in malafede...), forse può farcela anche un ortottero e magari ne comprende anche le dirette implicazioni. 2) Non tutti possono fare il leader di partito, servono caratteristiche particolari e non è detto che ad es. uno scienziato le abbia... Per cui quelli che: 'si Bagnai é fico però Salvini è irricevibile' per tutti costoro io dico che qualche domanda ulteriore dovrebbero porsela...
RispondiEliminaHo scoperto il blog fin dai primissimi tempi della sua attività, quando ovviamente ignoravo chi ne fosse l'autore, e da allora non ho mai smesso di seguirlo, e posso dire di avere imparato quasi tutto quello che so sull'euro e sulle sue implicazioni proprio qui. Ho lavorato fino all'anno scorso nelle istituzioni e ricordo, ai tempi del governo Monti, che avversavo al 100%, discussioni con colleghi di lavoro, quasi tutti piddini, ben allineati nel sostegno al banchiere che avrebbe salvato l'Italia e messo i conti a posto, e ricordo pure l'accusa di complottismo quando provavo a citare i poteri sovranazionali o il vincolo esterno. In effetti il meccanismo di criminalizzazione del dissenso era proprio quello che poi abbiamo rivisto all'opera su vaccini e pandemia. Sul versante giuridico istituzionale, a me più congeniale, molto ho imparato anche dal blog 48 del grande Barra Caracciolo, e la sinergia fra questi due laboratori di approfondimento mi ha permesso di crescere sul piano della conoscenza dei fenomeni sociali e politici di questi anni tribolati. Sono e sarò sempre grato quindi al professore, di cui ho condiviso fin dall'inizio la scelta di candidatura nella Lega, anche se poi la partecipazione al governo Draghi mi ha messo un pò in crisi, senza peraltro farmi rifluire nel campo dei delusi e dei pentiti (sebbene la mia opinione su alcuni dirigenti e governatori della Lega sia radicalmente cambiata in peggio dopo le vicende della pandemia). Un tema che oggi mi sembra sempre più meritevole di attenzione e cui mi sto dedicando con ricerche e qualche scritto, è quello della minaccia alla libertà di pensiero, che dalla commissione Segre alle ipotesi di carcere per i 'negazionisti' climatici, rappresenta la nuova bandiera di una sinistra sempre più pericolosa, che perde voti ma è ancora fortissima nelle sue roccaforti (Magistratura, stampa, alta burocrazia). Penso che anche su questo versante il blog possa continuare ad essere un punto di riferimento del pensiero critico.
RispondiEliminaSarebbe bello se la Lue facesse il suo mestiere con tutti quelli che la amano tanto...
RispondiEliminaCe lo siamo sempre detti, ma non è possibile immaginare uno schema per segregare ognuno nel mondo che desidera!
EliminaCi sono dal 2013, credo. Cercavo qualcuno che sapesse sostanziare scientificamente la mia diffidenza su € e EU, certa, ma autocostruita su basi e letture un po' incoerenti. Sono stato un "vitello che guardava un cartello stradale", per fortuna solo per lo spazio di una risposta. Mi sono preso il tempo per capire chi avessi davanti, quanta autorevolezza potesse vantare e con quanta ragione. Ne aveva da vendere e sono rimasto. Si parlava di tante cose, legate, sì, all'economia e dall'economia, ma soprattutto all'umanità e dall'umanità. Dissi qui, allora, che il padrone di casa sarebbe stato l'amico di gioventù, che avrei voluto avere, quello con cui poter discutere in confidenza delle cose che contano davvero, visto che ne aveva comprensione. Anche perché, condividendo con lui le sedi sia del liceo che dell'università, e negli stessi anni, sarebbe stato persino possibile. Lo penso ancora. Non lo dico per piaggeria, ma per spirito di verità e anche con un po' di preoccupazione: mi sono sempre trovato d'accordo con quello che dice, talvolta è quello che dico anch'io , solo detto molto meglio e con più tempismo. Quindi, dove altro potrei essere, se non qui? Beh, lì dove saremo fra dieci giorni.
RispondiEliminaTe atteggi a guru ma te ncazzi se te trattano da guru.
RispondiEliminaNon te preoccupa che non lo sei, altri prima di te dicevano quello che poi hai detto te.
E lo sai.
E sto modo de esse sempre Er meglio, Er più, inizia a fare cadere i coglioni.
Non hai tradito e non lo farai mai.
Ti sei semplicemente adeguato, cosa umana.
Ma a te non piace essere uno dei tanti.
È la tua forza.
E la tua rovina.
Buona vita professore di Economia Politica.
Mi sa che non hai capito nulla, caro Tafazzi.
EliminaA cominciare dall'Economia Politica, che è materia della Fornero, mentre la Politica Economica è la disciplina del Prof. Bagnai e la differenza si nota, eccome!
Poi, scusa, ma se ti cadono gli attributi forse la causa sono i traumi ripetuti che masochisticamente ti autoinfliggi con le bottigliate.
Ma che te lo dico a fare!
"altri prima di te dicevano quello che poi hai detto te"
EliminaMi sembra riduttivo, molto riduttivo.
Veramente lo ha sempre sostenuto il professore.
EliminaE non mentiva.
È un film già visto( parole sue)
Decisamente sì, tanto è vero che si è sempre fatto premura di citarli abbondantemente. E quando UN politico (uno solo) ha rivendicato di avere scritto alcune cose prima di lui, era Marco Rizzo, glie ne ha dato prontamente atto ed è anche venuto a Torino ad incontrarlo.
EliminaQuesta la chiamo umiltà dimostrata nelle azioni.
Ho dovuto finire in ospedale per un colpo di fortuna (diciamo così) per capire qualcosa della necessaria attitudine di un concertista.
Claudio non parliamo sempre di lana caprina, der capello co le doppie punte.
EliminaL'economia è solo politica.
Poi la chiami politica economica o economia politica fai come più ti aggrada.
Sta di fatto che l'economia è fatta di scelte politiche(tutte)
Scelte che avvantaggiano alcuni e danneggiano altri.
La direzione giusta sarebbe avvantaggiare il maggior numero possibile di persone.
Stranamente avviene il contrario.
Intendevo altro, ovvero il lavoro di approfondimento, di divulgazione, quello scientifico di A/simmetrie e soprattutto il coinvolgimento dei milioni di lettori nel DIBATTITO e partecipanti al blog (evidentemente questo blog è stato dimenticato più che non esistere) che è la sostanza del lavoro di Alberto.
EliminaScusate ma se non si capisce questo, credo che non sia servito a nulla (per il Paese e per noi, non per Aberto)!
Finalmente sappiamo perché tafazzi ha scelto di chiamarsi così. Anche lui è uno degli egolatri egocratici che sanno qual è "il bene comune": quello che decidono loro. E quindi "basta poco, che cce vò"! Basta fare come dicono loro. Io, per carità, ci starei anche, se però qualcuno mi facesse capire che cosa vogliono, perché non è che sia così chiaro, anche perché esistono due tipi di semplicità, entrambi, in qualche modo, inafferrabili: una è quella del genio, e l'altra è quella dei tafazzi...
EliminaAlberto hai un pelo rotto i coglioni nel percularmi.
EliminaIl bene comune non esiste. Te l'ho pure scritto.
Il comune interesse della Nazione non esiste .Ti è chiaro?
Esistono interessi contrapposti.
Che dovrebbero essere mediati dalla politica.
Io non ho il proiettile d'argento e non lo tieni nemmeno te.
Ma è indubbio che negli ultimi decenni la politica si è un pelo appecorata nel fare gli interessi di una minoranza( stranamente i più ricchi e potenti)
Questo è un fatto.
Cosa vogliono i cazzari come me, i tontoloni senza Er Master?
Vogliono che quando devi scegliere lo fai per il bene della maggioranza della collettività nazionale.
Tipo se la Francia nazionalizza EDF per abbassare il costo energia tramite lo Stato, noi stiamo a discutere se mettere tutto in mano al mercato( già fa ride)
Oppure fare palesare una tassa alle povere banche che se so nculato i correntisti cattivi e poi non fare un cazzo perché sennò I MERCATI...
Immagino che sia roba troppo complessa tipo non mandare in pensione gente quasi già dentro la bara, dopo quaranta e fischia anni di contributi e salari da fame.
Oppure non comportarsi tipo la Lega nelle Marche. Cioè come il PD se non peggio sulla sanità.
Ma tranquillo la maggioranza dei marchigiani non si ricorderà delle promesse, oppure no. Chissà.
Mi è toccato risponderti pur non volendo, ma visto che ti seguo da decenni e ero in quinta fila a sinistra in quel di Colonnella farmi prendere per il culo solo per il nomignolo da social più per la sostanza del discorso è alquanto squalliduccio.
Nessuno ti accusa di nulla, almeno io, ma fare il finto tonto e perculare sul nulla anche no.
Anzi, proprio no.
E ti è sfuggito che alle promesse è seguito il contrario.
EliminaTe faccio il grafico a crostata?
Eggnente, proprio irrecuperabile! Allora: tu vuoi il bene della maggioranza. La maggioranza ha voluto FdI. Tu dici che FdI ha tradito le promesse. Non so, io mi ricordo che aveva promesso atlantismo, e atlantismo è stato (per fare un esempio), ma ammettiamo che tu abbia ragione: la maggioranza voterà per qualcos'altro (i sondaggi non danno segni evidenti di ripensamento, ma siamo ancora in luna di miele - 14 mesi dopo le elezioni).
EliminaLa cosa che ti devi chiavare in teste, però, è che la maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu. La maggioranza non sei tu.
Se vuoi ti affitto una colonna nel deserto della Tebaide. Altrimenti, caro amico: stacce!
Per FDI è presto per scrivere come finirà. Quindi un'analisi è prematura.
EliminaMa abbiamo i tre casi precedenti di soggetti politici che hanno raggiunto una maggioranza( e che maggioranza!) e conosciamo poi come è finita.
Hanno perso quasi tre quarti del proprio elettorato, alcuni sono letteralmente spariti.
I tre casi abbracciano quasi la totalità dell'elettorato italiano.
Perché sono crollati così velocemente dopo pochi anni?
Sono stati fraintesi dall'elettore?
Quindi alle promesse elettorali sono seguiti i fatti ma l'elettore che non capisce quello che è meglio per lui li ha traditi.
Oppure alle promesse elettorali è seguito il nulla, oppure peggio, il contrario.
La maggioranza non sono certamente io, ma nei tre casi c'è una maggioranza schiacciante dei votanti. E la maggioranza è rimasta talmente delusa da decidere o di non votare nessuno o votare l'opposto.
Sta vincendo la rassegnazione perché è evidente che votare serve ma alla fine non porta mai a un miglioramento della situazione.
L'affluenza al collegio di Berlusconi è allarmante, almeno dovrebbe esserlo.
Questo blog ha messo a nudo dinamiche che hanno suscitato forti sensazioni in noi tutti e che in un certo modo hanno trasformato le nostre vite, il nostro modo di interpretare l' ambiente in cui viviamo.
RispondiEliminaUn viaggio culturale profondo e pericoloso, necessario.
Abbiamo sprigionato un' intensità smarrita nei decenni.
Grazie di questo post professore.
Grazie per questo post, con i suoi puntuali collegamenti, visto che seguo in diretta solo dal 2018 e che sono un po' lento nella lettura del pregresso (sto a inizio 2013)
RispondiEliminaPer anni ho seguito il DIbattito silenziosamente e timidamente, nutrendomi e cercando di applicare le categorie e la critica qui applicata. Poi ho avuto modo di capire ed esperire quanto qui veniva posto e analizzato, come sempre, prima che accadesse e con largo anticipo. Quest'anno per la prima volta avrò modo e possibilità di partecipare alla festa di questa community, impaziente di ascoltare, capire e imparare. Grazie del lavoro paziente e faticoso e per i frutti di consapevolezza che sta portando.
RispondiEliminaTi aspettiamo.
EliminaBuongiorno Professore, semplicemente grazie!
RispondiEliminaSono qui dai tempi de "I salvataggi con non ci salveranno", su consiglio di un amico. Non capivo cosa stesse succedendo e perché. Alcune cose le ho capite, per altre "beato me che non capisco un cazzo". Anche se partecipo poco , leggo quasi sempre. E dopo questo post, un sentito "Grazie" lo trovo doveroso.
RispondiEliminaEbbene sì!!! C'è qualcosa di mitico in tutto questo. Qualche roba del tipo di Davide e Golia direi, e non mi pare d'esagerare, anzi anzi. La domanda potrebbe essere allora: "Perché? "
RispondiEliminaNel caso di Davide pare fosse la fionda, ma poi Michelangelo ha rovinato tutto, perché di fronte a quella statua non ci sarebbe potuto stare nessun Golia che tenga. Certo anche qui si dovrebbe iniziare a credere che molto vino buono era nella botte piccola, perché se no come si spiega che sia stato possibile tutto ciò?
Oppure, nella non augurabile sconfitta finale, bisognerà mestamente concludere che si sia trattato di un altro episodio del tipo di quello narrato sullo Spedito di Porta San Pietro, il quale aveva eccitato i fiorentini alla battaglia, e in esilio fu da quelli rimproverato che le sue parole infuocate li avevano trascinati alla sconfitta di Montaperti. Allora però, con le stesse parole dell'arringa popolo fiorentino, il nostro onorevole potrebbe rinfacciarci: "E voi perché ci credevate?"
Nel 2012 c'ero, non potevo non esserci dopo aver visto due volte di seguito il video "ce lo chiede l'europa" di Byoblu. Mi si accesero tutte le spie di allarme possibili. Testa resettata.
RispondiEliminaLa prima volta che L' ho incontrata di persona ero così emozionata che sono riuscita a dirLe tutto d'un fiato "Grazie Professore, Lei ha cambiato la mia vita". Sì perché la consapevolezza ti cambia la vita e la Sua e ora nostra community mi ha mostrato che non sono sola a combattere e che per vincere servono soldati preparati e un grande Uomo a guidarli. Grazie.
RispondiEliminagrazie alberto per aver ricostruito la storia del dibattito che per me è stata istruttiva ho imparato tantissimo ho scoperto cose che non sapevo con te non ci si annoia mai sarà che in certi casi dimentico facilmente ma per fortuna ci sei tu che con tanta pazienza ci ricordi le cose perché ci vuoi bene 🥹🫶🏻
RispondiEliminaHo avuto la ventura di scoprire il blog poco dopo il suo Inizio, non ricordo come, ma so che mi ha aperto un mondo, ho capito tanti avvenimenti. Ho condiviso l'importanza e gravita' del problema dell' Euro e di conseguenza anche l'adesione alla Lega.
RispondiEliminaGrazie e vada avanti. Per quel poco che conta ha il mio pieno sostegno.
Arrivai tra i primi ma non c'avevo capito quasi nulla, imbevuto dalle puttanate mediatiche e ancora pensavo che le colpe fossero solo nostre e quindi quanta acqua è passata sotto i ponti.
RispondiEliminaE addirittura feci 2 interventi linkando il famoso articolo con l'intervista a Monti sulla svalutazione del '92.
Diciamo che studiavo ma con i paraocchi.
Me lo sto centellinando, bello. Ed utile. Nascosto tra le pieghe di qualche raro ed insulso commento ma dopo tanti anni sono ancora qui. Se io non sono utile a te, a voi, sicuro tu/voi sei/siete stati molto utili a me. E quindi grazie.
RispondiEliminaGrazie prof, dal 2014.
RispondiEliminaQui da qualche mese prima che pubblicasse il tramonto dell'euro. Quindi credo dal 2012.
RispondiEliminaTutte le amanti tradite mi sono visto...
che co*g**on* :--)))))
La seguirò sempre con fiducia e stima Professore.
Grazie Alberto di questo post.
RispondiEliminaGrazie al link che ci ha riportato al 30 agosto 2008, ho scoperto l'esistenza di un'associazione musicale dedicata a Karl Jenkins. Quasi sicuramente il fenomeno Adiemus ha avuto un ruolo fondamentale. Ma personalmente preferisco ricordare Jenkins (peraltro ancora vivente, quasi 80enne) come uno strepitoso oboista nei primi dischi di quello straordinario progetto che furono i Nucleus di Ian Carr (tra le migliori creature della new thing jazzistica inglese).
RispondiEliminaIo ci sono ancora. Vivo all'estero ma vi seguo, quando posso. Prima scrivevo di più su Twitter. Mi sono divertito molto, soprattutto i primi anni, quando sentivo il bisogno di coinvolgere più gente possibile, quando mi illudevo che instillare dubbi a sinistra avrebbe scalfito qualche coscienza. Ma l'encefalogramma del piddino è piatto e il vilipendio dei cadaveri non mi diverte. Passano i decenni (o le decadi, come direbbero loro) ma sono ancora qua. Tutto qua, volevo palesarmi. Grazie Alberto, a presto.
RispondiEliminaUn conoscente.
Sì, per chi c'è stato dall'inizio è stata un'esperienza culturale, politica e umana entusiasmante, per i motivi che Alberto ha magistralmente esposto. Davvero una corrispondenza di numerosi sensi. Eravamo tutti disperatamente alla ricerca di capire, perché da anni avvertivamo confusamente il disfacimento doloso del mondo in cui eravamo cresciuti. La chiave economica mancava, ed era una grave lacuna. Qui abbiamo trovato gli strumenti per unire i puntini. Un abbraccio
RispondiEliminaSemplicemente GRAZIE.
RispondiEliminaHo conosciuto Googynomics intorno al 2013 e da allora ho sempre aspettato con impazienza ogni nuovo post ed anche i relativi commenti.
Quasi mai sono intervenuto, consapevole di non saper apportare granché di significativo ma certamente intuendo la portata ed il valore del Dibattito.
Ho tentato negli ultimi anni di assistere al Goofy, anche iscrivendomi, ma cause di forza maggiore me lo hanno sempre impedito. Quest'anno credo di farcela, portando anche mio figlio...
Buongiorno Prof. Bagnai,
RispondiEliminala mia esperienza qui è corta, molto, se vogliamo considerare l'appartenenza al Dibattito un qualcosa di posteriore ad una certa Epifania che io so MOLTO bene identificare e circoscrivere.
Io sono un elettore leghista da sempre, figlio di leghisti, votai la prima volta nell'aprile del 2008, quattro mesi dopo essere diventato maggiorenne, e quando lei fondava il Dibattito avevo 22-23 anni (sono del 90). il mio focus verteva sugli ormai "morenti" strascichi del "Roma ladrona la Padania non perdona" che allora erano per me una semplice risposta anti-comunista e anti-stato centrale, ma è solo oggi che mi rendo conto come, in quello sgangherato (e anche un po' grillino se vogliamo) modo di comunicare di Bossi, c'era una verità di fondo: più potere deleghi a qualcuno, meno autodeterminazione politica e sociale hai tu. Prima Roma, ora Bruxelles. Seguivo molto distrattamente su Facebook le dirette e i post di Borghi da quando avevo 28-29 anni, ma l'Epifania è arrivata durante i lockdown perchè l'improvviso rallentamento della vita mi ha fatto scoprire da una parte un politico con una mastodontica capacità di comunicazione (#lebbasi) e dall'altra un professore (prestatoci dalla Provvidenza che ha ben consigliato Salvini) che ci raccontava un improbabile Giletti che andava a citofonare a Visco....
Scoprii il valore del Tempo perso (che oggi mi tocca ripagare con il lavoro di recupero dei vecchi articoli accumulati), scoprii il valore degli Strumenti che la scuola non mi aveva dato per comprendere il mondo in cui ero già infilato ormai da qualche anno (avevo ormai finito la scuola da almeno 10 anni) e che il blog, almeno in ambito scientifico-economico mi stava dando. Approdo solo nel gennaio 2021 su X perchè Facebook era diventato terribilmente cancerogeno (intellettualmente parlando).
Al momento non posso ancora ricambiare il suo lavoro. Mi sono iscritto per la prima volta alla mia sezione dopo il 25 settembre perchè volevo "fare qualcosa" e sono impegnato a rompere il confine, la bolla, che separa una sezione "classica" coi suoi dinosauri militanti da questa nuova strana sezione detta "community".
Troverò il modo di invitarla (con Borghi e Zanni è più facile essendo "di qua") qui in Brianza in modo da dimostrare ai miei compagni di sezione cosa vuol dire sacrificarsi per una causa e abnegarsi per raggiungere i nostri obbiettivi e portare avanti i nostri ideali.
Si accontenti della mia più onesta e sincera riconoscenza. Al prossimo convegno.
Caro Alberto, grazie per questo commovente e necessario riassunto della storia politica e personale di questa Comunità. Purtroppo non ho mai potuto partecipare ai Goofy perché, grazie anche e soprattutto ai salvataggi che non ci hanno salvato, da più di 10 anni vivo all'estero, ma non finirò mai di ringraziarti e ringraziarvi per tutto quello che ho appreso leggendo ogni singolo post e tantissimi commenti. In bocca al lupo per il prossimo Goofy e, soprattutto, per le battaglie future. Che non so se vinceremo, ma proprio per questo andranno combattute.
RispondiEliminaProfessor Bagnai, buonasera. La seguo dal lontano 2011 quando ero impegnato, per la banca nella quale lavoravo e nell'ambito di un progetto promosso dall'ABI, ad attività di educazione finanziaria nelle scuole superiori secondarie della Puglia, Calabria, Basilicata e Campania. Nelle scuole ci andavo già dal 2010 per spiegare, fra le altre cose, la crisi dei mutui subprime. Mi cibavo delle letture di Stiglitz e Brancaccio per costruire una storia razionale e prossima alla realtà. Ma non mi bastavano quelle letture e continuavo la mia ricerca sulla rete fino a quando il 16 novembre 2011 mi imbattei nel suo post I salvataggi che non ci salveranno. Fu una folgorazione. Da allora non smisi più. I suoi post mi hanno consentito di capire le dinamiche che legano l'economia alla politica e quindi alla nostra quotidianità. Ho deciso di palesarmi per informarla che nel tempo ho archiviato 44 suoi post che, volta per volta, ritenevo più interessanti per me. Ovviamente contengono tutti i preziosissimi grafici originali. Posseggo un file di excel con l'elenco dei post. Se pensa che possano servirle, sono a sua disposizione.
RispondiEliminaNon ricordo se galeotto fu il video di Messora o altro, incappai casualmente in questo professore che in maniera garbata dava risposta alle domande che mi assillavano, mio padre classe '29 mia madre classe '32 con il loro "umile" lavoro avevano fatto crescere tre figli in un discreto benessere. Come era finita l'Italia che conoscevo in una situazione così misera? Haa bolidiga se sò magnati tutto non mi ha mai convinto. Le ore trascorse su questo blog hanno dato i loro frutti e per questo le sarò grato per sempre. Grazie.
RispondiEliminaNon ricordo quando arrivai qui per caso, di rimando da un altro blog e completamente
RispondiEliminaa digiuno di tutto quel che ho appreso qui, in primis il pericolo per la nostra libertà.
Non era proprio all'inizio ma comunque sono molti anni, sufficienti per non voler più andarmene.
A sabato per chi ci sarà.
Colgo anch'io l'occasione per ringraziare e palesarmi: seguo silenziosamente il blog da inizio 2012 e ne sono presto diventato un lettore vorace intervenendo solo in qualche sporadica occasione non avendo quasi mai la possibilità di poter aggiungere qualcosa alla discussione. Spero anch'io un giorno di poter partecipare ad un goofy, cosa che fino ad oggi non mi è stata possibile. Grazie ancora ed un saluto a tutti i membri della community.
RispondiEliminaSbarcai nel "blog che non esiste" cercando notizie sul picco del petrolio, era il 2012 mi pare - a pensarci oggi... Il destino é beffardo a volte. Mi colpì quel suo modo di dire le cose senza fare sconti a nessuno ma al contempo facendo in modo che i concetti chiave fossero comprensibili a tutti.
RispondiEliminaIo, cresciuto in una acquario "piddino"; certo di essere tra ibuoni, cresciuto a "sane letture", Rai3 e Dandine varie dovetti elaborare molti, molti lutti.
Poi venne l'intervista fiume rilasciata al primo Messora e lì tirai le somme e capii di aver vissuto per anni con una cortina fumogena davanti agli occhi. Da allora un poco la maledico perché da un certo punto di vista era meglio prima, era più semplice!
Grazie Alberto, mi hai "aperto gli occhi" nel 2012 e da allora ho ripreso a studiare Macro e ad approfondire i fatti facendo parlare i dati che sono ora il mio pane quotdiano.
RispondiEliminaDal secondo convegno (il primo lo persi...) ritrovarci a Montesilvano è come una riunione della Famiglia Allargata. Grazie di cuore. Roberto
Se posso fare un' altra considerazione...
RispondiEliminaIntorno al 2008 iniziai a raccogliere materiale per una tesi di laurea in scienze politiche: La follia in età moderna.
Pur avendo vissuto la psichiatria, e vivendola tuttora in tutta la sua invadenza ricattatoria, psichica e fisica, ed avendo maturato uno sguardo critico nei suoi riguardi, non riuscivo a rispondere alle mie domande.
Il percorso di questo blog ci ha insegnato a interpretare fenomeni storici utilizzando il concetto il piddinitas.
La mia tesi di laurea si sbloccó, un nuovo concetto si affiancava a quello di follia e sanità.
Un ipotesi da valutare era, seguendo le tesi di Ronald Laing, se la "pazzia" fosse una reazione alla "follia" diffusa, o #piddinitas, come se la "pazzia" fosse una crisi per scrollarsi di dosso qualcosa che si percepisce come violenza.
Questo blog per me, è diventato l' unico luogo di riflessione al quale posso accedere.
Sono contentissimo che il Prof. (per me rimarrà sempre così) non abbia ceduto alla tentazione del tacere di fronte a quello che stava succedendo. Mi ha spiegato il motivo per cui tanti italiani se ne sono andati all'estero, incluso il sottoscritto. Dal punto di vista psicologico questo è stato importante per me perché ad un certo punto mi chiesi se la mia decisione (di andare all'estero) fu dovuta ad una eccessiva impulsività, ma a forza di spiegazioni e grafici, mi sono convinto che i motivi erano seri e fondati, anche se all'epoca lo erano per me solo a livello di intuizione. Quindi, in poche parole, grazie.
RispondiEliminaRicordo molto bene quel giorno d' estate del 2012, quando lessi per la prima volta l'eBook di MicroMega con gli scritti di Cesaratto e Pivetti. Mi soffermai, rileggendolo più volte, sull'articolo dal titolo 'Le aporie del più Europa" di un economista che non conoscevo. Il suo nome era Alberto Bagnai.
RispondiEliminaL'articolo iniziava con il racconto di una unione monetaria squilibrata e generatrice di crisi, con la citazione di un lavoro di Taylor del 1998, "liberalizzazione, rigidità del cambio e destabilizzazione guidata dei mercati". A seguire, il racconto di "centro e periferia", la storia di un amore impossibile, che dovetti rileggere più volte per comprendere in pieno le cause profonde, e a me sconosciute fino a quel giorno, degli squilibri profondi che si erano generati nel cuore dell'Eurozona.
Poi, nei mesi e anni successivi, la mia ricerca continuò sui post e sui rari ma splendidi articoli che il Prof. Bagnai pubblicava sul FQ, quindi la scoperta di questo blog, che da allora è diventato il mio inseparabile compagno di viaggio di questi difficili anni.
Sono stati anni difficili per me, e queste difficoltà mi hanno impedito di essere presente fisicamente agli incontri annuali del goofy. Ma quest'anno non mancherò l'appuntamento e sarà un grande piacere incontrare finalmente di persona tanti amici, con i quali ho condiviso un lungo percorso di vita, di conoscenza e di consapevolezza. Grazie a Lei, Professore e a tutti gli amici del blog.
Un post ovviamente incommentabile per l'impossibilità di esprimere a parole la quantità di ricordi che si accompagnano ad esso, in un percorso di crescita di consapevolezza decennale (vi approdai nel 2013 non so per quale colpo di culo del caso di internetto) che ha segnato decisamente la mia vita (mentale, innanzitutto). Chiaro che l'ho stampato su carta - perchè sono un cattivo esempio di ecologismogreensalviamoilmondo. Ed, a margine, un ringraziamento venale - perché sono una brutta perzzononamaterialistadedestra: i migliaia di euri sparagnati in dieci anni, che prima mi accattavo tutti i giorni lamerda repubblichina, imbecille me. Chiedo scusa per la volgarità, mio caro Prof, ma essendo passato da sinistra a destra per colpa sua, mi sono trasformato da giovane laureato colto, sensibile ed educato , a grezzo e gretto analfabeta di ritorno di mezza età. Daje Prof, Grazie!
RispondiEliminaSono arrivato sul blog nei primi mesi del 2012 grazie al link a non ricordo quale post, trovato in un commento su Icebergfinanza (Mazzalai santo subito dopo). Un po' di settimane per mettermi in pari con post e commenti e da allora sono rimasto qui, cercando di imparare senza perdere il passo, cosa non facile quando, prima degli impegni istituzionali i post si susseguivano a cadenza quasi giornaliera se non addirittura a poche ore d distanza.
RispondiEliminaNon commento spesso, preferisco lurkare, non credo di avere cose così interessanti da dire e alcune volte che l'ho pensato, le amorevoli badilate sulle gengive del padrone di casa, mi hanno fatto capire gentilmente che, beato me, non avevo capito un beneamato.
Gli articoli sul manifesto, i post su sbilanciamoci e su sinistrainrete, i continui tentativi di coinvolgere la sinistra, nonché i commenti non sempre teneri rivolti a destra, mi hanno fatto inizialmente sentire un po' fuori posto e pensavo che il Dibattito, probabilmente, mi avrebbe portato a votare a sinistra, come già mi aveva portato a Firenze in una casa del popolo per ascoltare un intervento del Prof. perché prima si risolve il problema più impellente e poi, semmai, ci si divide dopo (semicit.). Per fortuna, con la candidatura offerta da Salvini, la scelta elettorale si è notevolmente semplificata fornendo un'ottima ragione per tornare a votare Lega. Finché Bagnai e Borghi saranno in Lega quello, per me, sarà il partito che potrà portare il Dibattito nella politica attiva e nelle istituzioni. L'unico? Non lo so, però visto che c'è, perché votare qualcos'altro.
Finalmente son giunta in fondo alla lettura e non posso che convenire che è stata veramente una storia straordinaria, alla quale ho avuto l'onore di assistere e in piccola misura partecipare sin dai primissimi anni. Poter arrivare a rappresentarsi correttamente la realtà, condividendo le fortissime emozioni suscitate dal sollevare il velo, è stato un fatto dal valore esistenziale inestimabile per moltissimi di noi. Ora, il tentativo che state facendo di cambiarla, questa realtà, è un lavoro enorme, di una complessità che per molti può essere difficile anche solo da immaginare. Ecco il perché, a mio avviso, di certe stanze. Certo chi ha vissuto qui sin dai primi anni è avvantaggiato, diciamo che è stato nutrito bene, e può capire anche meglio lo spirito che ti muove. Quindi grazie davvero sempre. E comunque siamo tanti...
RispondiEliminaAnche io c'ero.
RispondiEliminaCi sono sempre stato, a leggere e seguire.
E questa è una consapevolezza che restituisce sensazioni positive.
Ci sono state, negli anni, una rigorosità ed una coerenza di pensiero che è tanto inutile riconoscere all'Autore (perché con tutta evidenza se le riconosce da solo) quanto gratificante riconoscere a stessi.
Colgo l'occasione per enfatizzare il ruolo nella mia formazione, e credo anche nella formazione degli altri membri della community, dell'ottimo Vladimiro Giacché che merita di essere ricordato anche solo per la sua ironia (a prescindere da come stiano andando i rapporti in quest'ultimo periodo) almeno, e scrivo almeno con i brividi sulla schiena, tanto quanto l'ha meritato il compagno Capezzone (compagno vostro, non so di chi, ma sicuramente più vostro che mio).
Ci ho messo tre giorni a leggere questo post con l' attenzione che si merita ma che comunque non e' ancora abbastanza e quindi prevedo rilettura.
RispondiEliminaMa da qualche ora mi frulla quest' idea per la testa:
Proprio per imprimere nel fisico i grandi risultati conseguiti sarebbe un' idea stupida, impraticabile o inefficace produrre una trascrizione cartacea dei migliaia di post partoriti fino a quest' ultimo?
Volevo soltanto ringraziare.
RispondiEliminaE' stata ed è soprattutto un'occasione di crescita e comprensione della realtà nella sua complessità. Uno dei presupposti è trascendere. almeno un po', dai propri interessi immediati, provare a pensare in termini più complessivi senza scatenare (inutilmente) la fantasia; ci vuole anche pacatezza, nella propria indignazione.
Come ha detto di recente, Guru, si tratta "anche" di essere ideologici: ma l'ideologia non è acqua di fonte, è il prodotto di processi lunghi e chiede fedeltà, oltre che rigore e onestà intellettuale.
Quindi grazie ancora. Sarà un piacere salutarla al Goofy12.
Post stupendissimo che mi ha svoltato il weekend, me lo sono goduto riga a riga con calma questo sabato, e mo' me lo rileggo pure. <3
RispondiEliminaPresente se ben ricordo da prima del 2013, orgoglioso proprietario di copia prima tiratura di "Il tramonto dell'euro", sopravvissuto a zero sbatti allo schieramento del professore con la Lega (sempre pensato che a prescindere dallo schieramento fosse vantaggio enorme per la causa averlo in parlamento, e nulla m'ha mai fatto cambiare idea anche se Lega decisamente non è mai stata la mia casa politica).
Questa community e i post del prof "prima maniera" sono stati fattore determinante per sopravvivere allo sbrocco di sentirmi in contromano in autostrada sulla questione dell'euro, e preso pure a pesci in faccia per l'arroganza di volermi pormi il dubbio.
La cosa più affascinante di questi anni (o meglio "più agghiacciante") è stato vedere come l'approccio sull'euro diventasse progressivamente metodo standard. Oramai a prescindere dall'argomento in discussione (pandemia, brexit, diritti civili, riscaldamento globale, il caso di cronaca nera, ...) i nemici giurati sono sempre gli stessi due: il dubbio, da estirpare alla fonte, e i numeri, da ignorare perché "eeeeh, ma lo dice la scienza".
La scienza una fava, ve lo dite da soli voi stronzi semmai. E sono dieci anni e più che i numeri vi continuano a tornare sui denti.
Grazie prof, anche e soprattutto per continuare a tenere vivo questo blog.
Ricordo piuttosto bene la prima volta che sono arrivato su questo blog. Ci arrivai da "Come don Chisciotte" (mi viene da ridere) a marzo 2012, mentre cercavo di capire come mai, partito dall'Italia verso un prestigioso istituto nord-europeo, il mio dottorato non mi stesse rendendo né molto più ricco né più colto (anzi), il mondo che vedevo fuori dalla finestra non sembrava passarsela tanto bene nemmeno lui e le opportunità per tornare a casa senza dipendere da mamma e papà scarseggiavano. Credo che l'account che usavo nei miei rarissimi commenti fosse questo, ma non ho avuto coraggio di controllare, rileggermi sarebbe imbarazzante. Ne proverei però anche un certo orgoglio, perché sono convinto di aver saputo riconoscere da subito qualcosa di molto importante, anche se non avevo gli strumenti per contribuirvi. Leggere qui è stata una grandissima fonte di crescita culturale, per me: gli articoli, i commenti, i tanti eccellenti suggerimenti di lettura. Forse la cosa che resta di più, dopo tanti anni e tanti interminabili post (appartengo all'eresia anarco-borgesiana), è la constatazione che davvero bisogna considerare le persone più di un numero, per avere il coraggio di guardare ai numeri, cioè alle cose, veramente. Su questo blog, questa forma di coraggio non è mancata, e questa è la ragione essenziale del suo successo, ai miei occhi.
RispondiEliminaAl goofynomics non ci sono ancora stato, un po' per pigrizia, un po' per la distanza. Sono certo però che ci saranno ancora molti compleanni, e conto di esserci, prima o poi.
Grazie di cuore Alberto per tutta la tua preziosa opera di alta divulgazione che seguo dal lontano 2012 in silenzio.
RispondiEliminaTi ringrazio inoltre per avermi spinto a leggere alcuni capolavori della letteratura da te frequentemente citati.
La ringrazio molto prof onorevole per aver ripercorso questa storia alla quale mi sono unito da poco tempo e che è culminata con la partecipazione agli ultimi 2 goofy, permettendomi di comprendere alcuni passaggi a me finora sconosciuti.
RispondiEliminaHo apprezzato anche, per inciso, la citazione della mia amica Angela, in qualche modo parte della storia.
PS
Segnalo che il video di seguito della puntata di Agorà condotta da Vianello risulta corrotta a partire dal minuto 27 circa, peccato perché la vedrei volentieri
https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-43f1601d-80a2-4efb-8589-84d568d55cc6.html
"Io pensavo di rivolgermi a persone di sinistra, ma o voi non eravate di sinistra, anche quando vi dichiaravate per tali, o eravate di una qualità umana non so dire se superiore, ma certamente diversa da quella sinistra dei sinistri che conoscevo."
RispondiEliminaIo vengo da lì, dalla sinistra bolognese, totalizzante, che se non sei con noi sei contro di noi, che se non sei buono™ sei cattivo, sei un fascista. Non avrei mai votato Lega se non fosse per lei e sono sceso fino a Montesilvano nel 2017 per vedere in faccia la persona a cui stavo dando cotanta fiducia. Quello di cui non mi rendevo conto da "sinistra" è di ciò che dicessero davvero a "destra": solo quando iniziai ad ascoltare quelli che nell'autunno 2017 avevo deciso che avrei dovuto votare mi resi conto che prima di allora tutto ciò che sentivo era solo un eco distorto. All'elettore di sinistra "de sinistra" della destra arriva solo ciò che la sinistra vuole che si pensi della destra: nello specifico di Salvini conoscevo solo i meme su ruspe e felpe, senza conoscere davvero il suo messaggio politico, le sue idee e il loro buonsenso. A posteriori posso dire di non essere mai stato più felice di ciò che ho votato. Quello che ora vedo da destra è ancora una diffusa ingenuità dell'elettorato e dei suoi tesserati rispetto ai problemi economici e alle loro cause... il lavoro da fare è ancora tantissimo, la lotta non finirà mai, ma la strada è quella giusta.