martedì 4 febbraio 2025

Commissione Morte (civile)

Sono in Commissione dalle 10:45 (orario di convocazione), abbiamo iniziato dopo le 11, raffica di interventi sull’ordine dei lavoro da parte dell’opposizione, per contestare le decisioni prese in ufficio di presidenza, abbiamo passato più tempo a discutere l’ordine dei lavori che a fare domande all’ex commissario Arcuri, io di domande ne ho fatte solo due e secondo me a una l’audito non ha risposto:


poi ulteriori interventi campati in aria, a questo punto visibilmente ostruzionistici, tant’è che alla fine sono intervento anch’io per ricordare l’ovvio.

In Commissione saremmo in quattro, ma per un motivo o per l’altro organizzare dei turni non è agevole: Claudio è soggetto all’aleatorietà del COPASIR, Massimiliano è capogruppo al Senato e segretario regionale della Lombardia, ecc.

Chiedo la parola sull’ordine dei lavori: e se decidessimo di affidarci alla giustizia divina?

Comunque: ora sono qui, perinde ac cadaver

lunedì 3 febbraio 2025

Un altro regalo alla destra: il PD, il populismo, e l’art. 68






Questo blog è stato aperto il 16 novembre del 2011, data del giuramento di Monti, per rivendicare la necessità che decisioni intrinsecamente politiche, come quelle riguardanti la distribuzione del reddito, non venissero devolute a governi tecnici, tanto più quando questi erano scarsamente a loro agio con la tecnica cui dichiaravano di ispirarsi, il che rendeva chiaramente leggibile, per chi avesse avuto un minimo di strumenti e di volontà di farlo, come questa tecnica altro non fosse che la continuazione della politica, con altri mezzi e al di fuori del meccanismo di pesi e contrappesi che caratterizza le moderne democrazie, almeno in teoria…

Nel corso di questi lunghi anni abbiamo investigato i meccanismi eversivi che consentivano di obliterare la volontà politica democraticamente espressa dal voto popolare. Questo ci ha portato ad approfondire la teoria del “vincolo esterno”, cioè, in sintesi, della devoluzione di decisioni cruciali a organismi posti “al riparo del processo elettorale” (espressione cara, appunto, a Monti, che apertamente rivendicava l’opportunità di evitare che gli elettori potessero occuparsi dei propri interessi!) in nome di una governance sovranazionale basata su regole. Insomma, il famigerato “ce lo chiede l’Europa!”, cui intitolai il mio primo video di un certo successo, tirato giù a suo tempo dai fascisti di YouTube (ma di questo parliamo dopo).

Ci è sempre stato evidente il legame organico fra le due forme di antipolitica: quella sanculotta e quella in grisaglia. L’antipolitica del “se sò magnati tutto” andava e va a braccetto con l’antipolitica del “rigore“ e delle “regole”. A ben vedere la prima ad altro non serviva che a creare consenso popolare per la seconda, o anche semplicemente a renderla plausibile, accettabile, da parte dell’opinione pubblica. Il successo strategico più decisivo da parte dei grandi poteri economici è stato indubbiamente quello di convincere gli elettori che il gioco politico fosse un gioco competitivo fra loro e gli eletti, un gioco il cui scopo fosse appunto quello di sconfiggere gli eletti, di ridurli all’impotenza, come se esistesse un quantum incomprimibile di potere che poteva essere esercitato o dagli eletti o dagli elettori, e che, se tolto agli eletti, sarebbe magicamente tornato in mano agli elettori, magari in virtù del mitologico voto online con cui ognuno avrebbe potuto, dal proprio divano, approvare o respingere, poniamo, gli emendamenti alla legge di bilancio!

Se siete qui è perché siete abbastanza evoluti da capire che è molto difficile essere più incisivi depotenziando chi porta la vostra voce nelle sedi istituzionali. Chi non l’ha capito subito, l’ha capito, magari al contrario, nel Rincoglionitico, quell’era geologica in cui abbiamo visto cose che noi umani non potevamo credere. Se siete qui non vi siete stupiti quando gli utili idioti del PD, cioè gli ortotteri, sono confluiti nel PD, come vi avevo anticipato tanti anni fa. Se siete qui, ci siete anche perché avete intuito il ruolo delle magistrature nel preservare e nell’imporre un certo indirizzo politico, ma soprattutto, preliminarmente, nel creare e alimentare quel clima antipolitico che, comprimendo il legislativo e l’esecutivo, lasciava corso all’azione incontrastata e incontrastabile del potere giudiziario (che non si manifesta solo nella magistratura ordinaria, ma anche in quella amministrativa e in quella contabile).

Come ho avuto più volte modo di evidenziare, in Italia non c’è un problema di separazione fra i poteri: c’è un gigantesco problema di squilibrio fra i poteri, causato dalla reazione emotiva delle classi politiche allo shock di Mani pulite. In fondo a questo squilibrio, costruito e giustificato seminando discredito sul potere legislativo, non c’è un mondo migliore: c’è solo un mondo in cui l’ordine giudiziario sarà screditato, esattamente come in fondo allo scientismo con cui è stata impostata la gestione della pandemia non ci ritroviamo con un mondo più sano, ma con un mondo in cui la professione scientifica è stata screditata. Per carità! Napoleone diceva di non interrompere mai un nemico mentre sta facendo un errore ed è sufficientemente evidente in questi giorni che l’ansia di fare politica sta indebolendo politicamente la magistratura. Io però continuo a essere un sentimentale, o, se volete, un istituzionale, e preferirei evitare questo gioco al massacro, che è decisamente un gioco a somma negativa.

Tanto per collegarci al tema del post precedente: in una fase in cui le conseguenze negative dell’immigrazionismo emergono con risalto quotidiano, episodi come quello dei magistrati che annullano il trasferimento di clandestini rinviando alla CGUE espongono la magistratura ad essere considerata una passiva cinghia di trasmissione del vincolo esterno. Più in generale, la riforma della giustizia che tutti auspicano, per un verso o per un altro, perché nessuno è disposto a dire che non sia necessaria, che tutto vada bene così, e che comunque i nostri elettori ci chiedono, in tutta evidenza non potrà essere mai portata a termine finché il potere legislativo sarà sotto ricattto del potere giudiziario. “Io separo le carriere!” “E io ti metto sotto inchiesta, così ti impari anche a togliermi il volo di Stato!”… Non so se sia andata proprio così, ma basta il fatto che sembri così per far sorgere il dubbio che qualcosa non stia funzionando come dovrebbe.

Insomma, per farla breve: ripristinare un minimo di equilibrio fra poteri, a mio avviso, farebbe molto comodo alla magistratura, anche se priverebbe i suoi attuali azionisti politici di un’importante leva per imporre il proprio indirizzo. 

E visto che qui non siamo “artigiani del copia incolla”, ma cerchiamo di proporre una visione anticipatrice (e comunque originale), vi dirò come penso che andrà a finire questa storia: esattamente come quella dei tribunali della verità di cui vi parlai nel lontano 2017, pronosticando che sarebbero stati un regalo alle destre di tutta Europa. Le sinistre (aggettivo) non capirono, e oggi che la situazione, come era facile prevedere, si è ribaltata, piagnucolano sull’egemonia delle tecnodestre (?), quando invece avrebbero potuto fare proprio un discorso di difesa della libertà di espressione (a me l’antifascismo è stato insegnato così: come reazione alla pretesa del fascismo di imporre un discorso unico), costruendo a difesa di questa libertà dei presidi di cui ora potrebbero giovarsi, o almeno non smantellando quelli che c’erano, con un gesto di hybris per me incomprensibile!

Prevedo quindi che oggi le sinistre (aggettivo) per difendere lo stupro della Costituzione del 1948 calceranno la palla in tribuna con appelli demagogici al sentimento popolare (?), come quello che vi ho riportato qua sopra, ma siccome il mondo va a destra, e siccome una magistratura visibilmente schierata a sinistra aiuta, non ostacola, questo processo inevitabile dopo anni di globalizzazione e austerità, ancora una volta, alla fine, lasciando qualche vittima sul terreno, ci troveremo paradossalmente a beneficiare noi di uno squilibrio che avremmo preferito non ci fosse. Bisogna essere molto ottimisti o molto stupidi per desiderare un mondo più ingiusto, più squilibrato, in un periodo in cui si è destinati a perdere terreno.

La lotta contro i tribunali della verità l’abbiamo persa, e abbiamo lasciato sul terreno persone come Claudio Messora, che si sono comunque rialzate e hanno continuato a combattere (ma il video cui tenevo più di tutti gli altri non c’è più), fino a quando Trump non ha suonato la fine della ricreazione… Perderemo anche la battaglia per un sano equilibrio fra i poteri, ma, alla fine, dello squilibrio beneficeremo prima indirettamente (come crescita del consenso) e poi direttamente (come azionisti di maggioranza) noi. Questo ci permetterà di arrivare nel posto giusto percorrendo la strada sbagliata, ma, come si sa, una rivoluzione non è un pranzo di gala, e non è neanche un seminario accademico.

Intanto, sono lieto di aver consentito alla fondazione Einaudi di trovare una sala stampa in cui esporre la sua proposta:


Spero che apprezziate il fatto che quando si tratta di temi importanti invece di fare il rituale display di purezza e durezza à la Rizzo, Trombetta, ecc., lascio da parte quello che so e mi concentro su quello che voglio, e che, se un po’ vi conosco, io che vi ho raccolto qui e qui ho contribuito a darvi un’identità, volete anche voi: un po’ più democrazia, la possibilità di incidere un po’ di più sul vostro destino.

Vediamo come andrà.

Io, come al solito, ho fatto del mio meglio per togliervi la sorpresa, ma, come sempre, spero di restare sorpreso a mia volta.


domenica 2 febbraio 2025

La sinistra e le conseguenze (im)prevedibili dell'integrazione monetaria

La singolare parabola che ha portato la sinistra dal propugnare il contrasto all'emigrazione regolare (sì, avete letto bene: regolare) all'esaltare ebefrenicamente il "migrante" come "avanguardia del nostro stile di vita" può sembrare analoga alla parabola che ha portato la medesima sinistra da una posizione di scetticismo nei riguardi dell'integrazione monetaria, vista come progetto di "deflazione antioperaia", alla totale e incondizionata adesione alla moneta unica (momento più alto e irreversibile dell'integrazione monetaria), presentata come "pilastro più forte e innovativo dell'Europa".

Può sembrare analoga, ma non lo è.

Non è (semplicemente) analoga, perché è la stessa identica traiettoria, vista da due angolazioni diverse, ma guidata dalla stessa forza incomprimibile: l'istinto di conservazione, l'ansia di sopravvivere al crollo del proprio blocco geopolitico di riferimento al costo, che nei fatti si è dimostrato sostenibile (they live), del tradimento del proprio blocco elettorale di riferimento: voi.

Ma partiamo dal principio.

La sinistra non immigrazionista

Sì, c'è stata una sinistra contraria all'immigrazione regolare. Sono note, e ve le proposi qui, le parole di Marchais, che vale comunque la pena di riascoltare insieme:


"Il faut stopper l'immigration officielle et clandestine. Il est inadmissible de laisser entrer des nouveaux travailleurs immigrés en France, alors que notre Pays compte près de deux millions de chômeurs français et immigrés" (applausi).

Qui siamo europei, non europeisti, quindi non abbiamo bisogno di traduzione, vero?

Sono pressoché certo che, nonostante il tentativo di occultarle e negazionarle, esistano esternazioni simili anche di esponenti del PCI, in aggiunta a quelle del più illustre esponente del PCF, anche perché il concetto espresso è piuttosto ovvio, e a sinistra, specificamente nella sinistra comunista, aveva una lunga storia (biglietto omaggio per il #goofy14 a chi me le rintraccia). Del resto, perché pensate che fosse stata creata la Prima internazionale? Se lo chiedete a Wikimm... non avrete la risposta, ma basta andare un po' in giro (e noi, che siamo europei, non europeisti, possiamo farlo) per trovarla:


Eh già!

La Prima internazionale si era posto il problema del coordinamento internazionale dei sindacati, che in re ipsa prevedeva lo scoraggiamento dell'importazione di crumiri da altri Paesi. L'immigrazione di lavoratori esteri veniva cioè correttamente inquadrata e gestita per quello che era ed è: un modo per indebolire i proletari nella loro lotta contro la borghesia, una lotta che, come aveva detto Carletto, "è in un primo tempo lotta nazionale" (forse vi ricorderete di quando lo spiegai ai comunisti di Zombia). Se quando un proletariato nazionale indice uno sciopero il padrone si rivolge ai lavoratori di un altro Paese, lo sciopero risulta meno efficace, direi. Il motivo per cui i proletari di tutto il mondo dovevano unirsi, come aveva detto er sor Carletto nel 1848, non era quello di organizzare congiuntamente l'accoglienza a barconi di ultimi, ma quello di evitare che i penultimi si beccassero fra loro come i polli di Renzo (se pure attraverso i confini nazionali).

Incidentalmente, ogni volta che un sepolcro imbiancato, o un ignorante, tenta un azzardato paragone fra i morti di Marcinelle e quelli delle troppe tragedie marittime dei giorni nostri, bisognerebbe opporgli il dato oggettivo:

Nel 1954 il tasso di disoccupazione in Belgio era all'1.2%, e quindi il lavoro c'era. Quando la gentile collega passata alla storia per la particolare torsione data al termine "risorse" (stra)parlava di avanguardie del nostro futuro stile di vita:


il tasso di disoccupazione, da noi, era al 13.7%.

Si capisce la differenza fra andare a lavorare dove il lavoro c'è e andare a lavorare dove il lavoro non c'è?  Che senso aveva fare l'elogio della globalizzazione se questa, in tutta evidenza, conduceva i fattori produttivi dove non potevano essere impiegati? Un senso naturalmente c'era...

La sinistra non deflazionista

Sì, c'è stata una sinistra contraria all'integrazione monetaria. Sono note, e ve le proposi ne Il tramonto dell'euro, le parole di Napolitano in dichiarazione di voto contraria a quella larva di euro che fu lo SME, il Sistema Monetario Europeo, un sistema di cambi fissi ma aggiustabili di cui tante volte abbiamo parlato:


L'asimmetria del sistema era chiara e nitida, i pericoli per l'Italia erano ben delineati, e tutto era stato messo a verbale qui. Del resto, se Napolitano non sapeva l'economia, Spaventa la sapeva bene, e Barca (quello vero) ne sapeva abbastanza da intuire le conseguenze della moneta "forte": deflazione e recessione antioperaia! Preoccupazioni fondate nella teoria economica, e tralasciate quando i fatti le hanno confermate.

Perché?

Per sopravvivere.

Per non restare schiacciati sotto le macerie del muro per antonomasia, quello di Berlino.

Per costruirsi una nuova sponda esterna al Paese su cui far leva per governare “al riparo del processo elettorale”.

Per ottenere tutto questo bisognava piegare il capo all’euro, bisognava reinventarsi la lotta di classe, cioè la difesa del salario reale, non come difesa del salario nominale, ma in termini di difesa dall’inflazione: i rentiers ringraziavano (e tolleravano, anzi: blandivano e sostenevano una sinistra simile!), ma naturalmente, come dice John Maynard, chi vuole il fine (la deflazione) vuole, nel senso che non può non volere, i mezzi per realizzarlo (e il relativo costo politico).

E con quali mezzi si realizza la deflazione?

Essenzialmente tre:

1) tagli agli investimenti pubblici,

2) tagli allo stato sociale,

3) creazione di un vasto esercito industriale di riserva (aka: disoccupati).

È quest’ultimo a essere in diretta connessione logica con il livello dei prezzi, via “curva di Phillips”, ma i primi due (i tagli) servono indirettamente a crearlo, l’esercito di disoccupati, e a renderlo vulnerabile.

Quando poi questo meccanismo non agisce abbastanza in fretta, i disoccupati basta importarli. E anche in questo la sinistra si è data il suo bel da fare: l’immigrazionismo è la faccia umanitaria dell’arcigno austerismo. Sono due modi per ottenere la stessa cosa: una pressione al ribasso sulla remunerazione dei salariati. Va da sé che per definizione entrambi hanno conseguenze negative sui salariati (per forza: servono a ridurre il loro tenore di vita per metterli in concorrenza diretta con “lu cinese”!), ma l’immigrazionismo ha in più una conseguenza negativa diretta e immediata sulla vita dei ceti che la sinistra tradizionalmente si era proposta di tutelare. Eh già! Perché l’immigrazionismo, il fetish degli ultimi in danno dei penultimi, che, come ricorderete, fu il motore primo della mia scelta conservatrice, pone una minaccia esistenziale diretta sulla vita biologica dei penultimi e soprattutto delle penultime (le statistiche parlano chiaro). Stupisce anche come i piddini non si rendano conto che i loro tentativi di edulcorare la pillola negando la realtà (in ossequio alla famosa Carta igienica di Roma) siano controproducenti, siano il vero motore della repulsione prima e dell’odio poi, perché la gente non ne può più di sentir parlare di Uomolandia e del Coetanistan. Quando diventa evidente che ti si vuole raccontare una cosa per un’altra, ci sta che tu diventi sospettoso e suscettibile.

Accettare una drastica riduzione dei propri diritti sociali, magari in cambio di una spruzzatina di diritti cosmetici (i c.d. diritti “civili”, che per la sinistra sono iDiritti™️ per antonomasia), è un esercizio impegnativo ma non impossibile. Accettare una violenza fisica diretta, magari di natura sessuale, magari su un tuo parente stretto, è un ben diverso cimento, ed è a questa prova che la sinistra sta chiamando i suoi elettori, e purtroppo anche noi (che non ce la meriteremmo).

Quali siano le divisioni (in senso militare) della sinistra è sufficientemente chiaro. La sinistra ha con sé l’Armata Non Moderabile (risparmiamoci qui le sciocchezze sulle maggioranze silenziose), che però un errore l’ha fatto: è uscita allo scoperto… E quando le istituzioni cui noi affidiamo la nostra sicurezza si schierano in modo così palese contro di essa, la rottura del patto sociale è dichiarata, nel male e nel bene, il bene essendo (forse) lo stimolo alla ricerca di un nuovo equilibrio. E sì, per smontare questo bel castello di menzogne e privilegi dovete partire da un’operazione concettualmente semplice e intuitiva, che non a caso tanto hanno fatto per rendervi odiosa: rafforzare i vostri rappresentanti, cioè contare di più. Chi vi ha dato come obiettivo virtuoso il contare di meno voleva solo fottervi, voleva solo sopravvivere a una condanna inequivocabile della storia, e non c’era sacrificio vostro che non fosse disposto a sopportare per farlo, incluso quello della vita vostra o dei vostri cari!

Ma ora le carte sono sul tavolo, e tutti potete leggerle. E quindi fate (voi) una cosa di sinistra: pretendete sicurezza per il vostro lavoro e per i vostri cari, restituendo a voi stessi una rappresentanza efficace e non ricattabile da chi, dall’alto dei propri privilegi, può abbandonarsi al vagheggiamento estetico di ultimi sempre più ultimi (da Uomolandia al Coetanistan…). Chissà se così lo capiranno, lo capirete? Era veramente necessario arrivare a tanto? Avrei sperato di no, ma mi sbagliavo. Le due cifre del PD restano una intollerabile e incomprensibile anomalia nel quadro europeo, soprattutto alla luce della consapevolezza storica che qui abbiamo dell’entità del tradimento perpetrato.

Forse quello spiacevole effetto collaterale della deflazione consistente nel non poter più girare serenamente per strada indurrà alla riflessione qualche piddino. Nella peggiore delle ipotesi, possiamo pensare che ce lo tolga di torno. Perché non può toccare sempre a noi: non è statisticamente possibile e, soprattutto, non ce lo meritiamo!

sabato 1 febbraio 2025

Sedes sapientiæ

 


Qualcuno sa, o immagina, dove sia e dove porti questa sobria scalinata?


(…eh, sì! Porta lì…)