(...chiedo scusa, sono in ritardo nelle risposte ai vostri commenti ai post precedenti, ma ieri è stata giornata intensa. Vorrei però mettere qui un altro paio di grafici che potrebbero interessarvi, prima di completare l'analisi di quelli del post precedente...)
La banca dati Coeweb (che suppongo stia per "COmmercio Estero") dell'ISTAT ci consente di analizzare l'interscambio delle regioni italiane col resto del mondo, entrando nel dettaglio dei singoli Paesi partner. Mi sono preso il gusto, facendomi aiutare da un ex studente e attuale consulente, di riprendere i dati che vi avevo mostrato a un goofy nello spiegarvi la fenomenologia di quello che avevamo chiamato il PISL (Piccolo Imprenditore Spaventato Lombardo), cioè di quel personaggio mitologico, come è mitologica la sciura Maria che non capisce quando le dici le cose come stanno. Il PISL, in particolare, è il titolare di PMI che sarebbe spaventato (con la S di Draghi) dal buon Borghi quando questi criticando l'unione monetaria fa crescere lo spread.
Nella narrazione interna, il PISL sarebbe politicamente un moderato (ma, non si sa perché, voterebbe per noi! Ricordo che un minimo di incoerenza logica aggiunge spesso alla narrazione quel che di "pensiero magico" che la rende più avvincente, se pure, in astratto, meno credibile), e inoltre sarebbe contrario all'ipotesi che il Paese si emancipi. Anzi! Il PISL sarebbe attaccatissimo all'euro, che gli avrebbe garantito una maggiore integrazione nelle catene del valore della locomotiva d'Europa (cit.), cioè della Ger-magna, in base al principio, apparentemente fondato, che "noi possiamo cooperare coi tedeschi perché riusciamo a tenere il passo con la loro economia e non buttiamo cartacce in terra, e i terroni si fottano!"
Questa è la mitologia, ovviamente.
Di imprenditori in Lombardia ne ho incontrati e ne conosco molti, ma nessuno ritiene che il progetto europeo arrechi particolari vantaggi. Il mercato di questi imprenditori è il mondo, dal Vietnam al Cile (prendo due esempi a caso di gente che ho conosciuto), in piena compatibilità con le parole di un economista vero (Alesina) che vi citavo due post addietro:
dell'UE tendenzialmente farebbero a meno perché li ha sommersi di burocrazia inutile e dell'euro non hanno una buona opinione, nel senso che non ritengono che abbia arrecato loro particolari vantaggi.
Ma questi imprenditori qui, quelli che conosciamo, che abbiamo toccato con mano, con cui parliamo (noi), sono dei facinorosi ideologizzati, il cui successo economico è dovuto a una immeritata fortuna, dicono insomma certe cose perché sono dei decerebrati hooligan di Bagnai&Borghi, o sono delle persone razionali, che hanno contezza dei fatti e delle cose?
Per dirimere questa questione vorrei mostrarvi i dati sull'interscambio fra Lombardia e Germania nel periodo in cui Coeweb ce li rende disponibili, cioè dal 1991 al 2023. Il dato aggregato, cioè le esportazioni nette della Lombardia verso il resto del mondo (comprese le altre regioni italiane), ve lo avevo fatto vedere nel post su Milano ladrona, Berlino non perdona!:
e a quel post vi rinvio per il commento, che comunque è semplice: le esportazioni nette aggregate (Lombardia vs resto del mondo) erano in crescita fino all'entrata nell'euro, poi erano andate calando (ovviamente all'epoca avevo solo i dati fino al 2010).
Vediamo lo stesso dato (esportazioni nette) riferito ai flussi fra la Lombardia e la sola Germania:
La prima cosa che notiamo è che per il periodo in cui sono disponibili i dati evidenziano un deficit strutturale della Lombardia verso la Germania: sono i lombardi a comprare tedesco più di quanto sia la Germania a comprare lombardo. Diciamo che anche se la Germania si muovesse velocemente (crescesse) non sarebbe una locomotiva: è locomotiva chi compra i tuoi beni, non chi ti vende i suoi...
Anche qui notiamo uno sprofondamento del deficit verso la fine degli anni '90, e anche qui notiamo una inversione di tendenza verso l'inizio degli anni '10 (nel grafico aggregato è meno percepibile). Quindi dal 2010 in poi i problemi di competitività si sono risolti grazie alle #riformestrutturali e al #tagliodeldebitopubblico per cui ora #andràtuttobene? Lo si può accertare, basta spacchettare il dato: se le esportazioni nette sono aumentate perché sono aumentate le esportazioni lorde, allora siamo diventati più competitivi e i tedeschi comprano più lombardo. Ma se le esportazioni nette sono aumentate perché sono diminuite le importazioni lorde, allora siamo diventati più poveri e compriamo meno tedesco.
Il grafico è qui, e non credo sia difficile da leggere:
Fra 2007 e 2010 le importazioni crollano, mentre le esportazioni restano ferme. Il miglioramento del saldo è quindi dovuto alla recessione prima e all'austerità poi, cioè al nostro impoverimento, più che ad altro. La Lombardia, regione che amo, ha condiviso lo stesso amaro destino del Paese: non ci sono molti più Übermenschen da quelle parti di quanti Untermsnchen ci siano altrove, con tutto che una serie di fattori culturali e antropologici differenze le creano, anche molto rilevanti sotto il profilo di un ordinato andamento dell'economia, spesso a evidente svantaggio del Sud. Tutti possiamo migliorare e qualcuno ha più margine di altri. Questo è un fatto che non voglio negare e su cui aspetto le vostre osservazioni.
Quello che invece voglio negare, perché lo negano i dati, è che l'integrazione monetaria abbia determinato una maggiore integrazione commerciali, un maggiore interscambio, inteso come somma dei flussi di esportazioni e importazioni. Quello che è successo è qui:
Direi che, se mai, dopo la gestione della crisi a botte di austerità l'interscambio fra Lombardia e Germania si è strutturalmente ridotto, passando da circa il 12% a circa il 10%. Ovvio risultato di quel prosciugamento del mercato interno a botte di svalutazioni interne competitive (i tedeschi che si tagliano i salari per vendere ai francesi che si tagliano i salari per vendere agli italiani che si tagliano i salari per vendere ai tedeschi) di cui ormai parla perfino un Draghi qualsiasi: sono finiti i tempi eroici in cui certe cose ve le dicevo solo io!E quindi?
E quindi bisogna fare un discorso di verità.
Non ha molto senso dirci che una cosa che ci ha danneggiato collettivamente come nazione ci ha avvantaggiato singolarmente come regioni del Nord (magari sfasciando solo quelle del Sud), e questo non per un senso di solidarietà nazionale che potrebbe anche essere infondato e che comunque non è necessario provare, ma semplicemente perché non è così nei dati. Poi, per carità, ognuno ha le sue esperienze individuali. Immagino che in certe Confqualcosa di provincia dove si sorseggia prosecco tiepido sgranocchiando lompo rancido su pane da toast rinsecchito ci sia una discreta percentuale di imbesuiti schiavi della narrazione giornalistica, vittime incolpevoli e inconsapevoli della mattanza, tutti Europa e distintivo, e ci sarà magari anche qualcuno che del grande progetto europeo parla bene perché a lui è andata bene (magari è un importatore di qualcosa che serve anche a un popolo impoverito, nel qual caso la monetona fortona lo aiuta)!
Ma il mio punto qui, come in altri contesti, è e resta il solito: se non riconosciamo di avere un problema, difficilmente potremo attrezzarci per gestirlo.
Tutto qua.
(...ah, a scanso di equivoci, e sempre in tema di discorsi di verità: quando parla Borghi non fa crescere lo spread, altrimenti sarebbe ricco come un nababbo! Lo spread l'ha fatto crescere artificialmente Mariou smettendo di acquistare titoli italiani per metterci in difficoltà, ma finora, in questa guerra di logoramento, il più logoro è lui, e noi tiriamo dritto...)
(...farò una proposta di legge per dichiarare lo spumante tiepido reato universale, ma è un capitolo che apriremo più avanti, quando cominceremo a intravedere all'orizzonte qualcosa a cui brindare...)
Ho come l'impressione che il problema non siano i PILS ma i PIVS: d'altra parte, il Governatore più amato d'Italia ha trovato una regione di operai e imprenditori e lascia una regione di camerieri e mezzadri (dati Veneto Lavoro).
RispondiEliminaSa che pensavo la stessa cosa? Del resto basta ricordarsi che Boldrin è da là che viene.
EliminaCosì come Brunetta.
EliminaBoldrin è padovano, ossia un veneto che non vuole esserlo. Brunetta è un un arricchito di Venezia e come dice l'Attore "dove tengono il vino a Venezia, in cantina? Una città senza vino non può averla fatta Dio, quindi è stato il Diavolo" (M. Paolini, il Milione, diario veneziano).
EliminaSe dovessi formulare una fenomenologia del PIVS, invece, direi che il leuropeismo per loro è una scusa per il successo: non hanno la minima idea di come sono diventati ricchi l'altroieri (svendita delle IPAB, poi economia cacciavite di Lombardia e Germania) e quindi "i xe ga bevuo" la storia dell'eccezionalismo veneto.
Ma come diceva @passavodiqui è un problema che si sta rapidamente risolvendo da solo.
beh a questo punto, aggiorniamo e integriamo l'acronimo PISL nel lombardo "PISTOLA " Piccolo Imprenditore Spaventato Totalmente Ottuso Lamentoso Arrabbiato
RispondiEliminaMi preme fare una distinzione, perche pur condividendo quello che scrive, lo trovo molto calzante fino a che si parla di imprenditori o al più di AD (o CEO, come adesso sa dis a milan).
RispondiEliminaLa mia esperienza mi porta però a dover distinguere queste figure dai dirigenti e quadri delle medie e grandi aziende, ovvero da coloro da cui dipendono di fatto le sorti di un’azienda (io dovrei essere uno di loro).
Queste persone, a differenza dell’imprenditore, hanno il loro stipendio fisso indipendentemente dal risultato di fine anno. Molti hanno un variabile, certo, ma non basta per farli pensare come se l’azienda sia la loro, non arrivano al ragionamento che fa invece l’imprenditore e che viene spiegato nell’articolo.
C’è inoltre questa figura che purtroppo impregna tutte le aziende medio/grandi della Lombardia ma non solo, ed è quella del consulente. Sono entrato nel mondo del lavoro negli anni 2000 e non ho la controprova , ma sono convinto che il numero di consulenti in un azienda sia direttamente proporzionale al numero di direttive e regolamenti che arrivano da Bruxelles. Il procedimento è sempre lo stesso, c’è sempre una nuova legge , l’imprenditore si affida ai suoi manager i quali dicono che serve una consulenza ed ecco che il consulente mette i piedi in azienda e porta il suo verbo. Probabilmente. Metà dei consulenti non esisterebbero senza la UE . Nella filiale anericana tanto per dirne una , gli unici consulenti imposti sono quelli che gli imponiamo noi.
Ho partecipato settimana scorsa ad una riunione di gruppo sul tema ESG in cui i consulenti spiegavano il da farsi. Quelli che facevano domande erano o il proprietario o gli AD , non è arrivata mezza osservazione dai manager , mentre io mi dovevo mordere la lingua per non farle.
Ecco quindi che il dirigente/quadro di turno , oltre a non avere l’interesse diretto, che invece ha l’imprenditore , o subisce l’influenza del consulente che gli spiega che UE è bello, o peggio ancora fa i suoi interessi anziché quelli dell’azienda, perché magari gli dà i biglietti per vedere il milan in tributa vip oppure lo invita in qualche “happening” a Milano.
Per cui si, il ragionamento di questo post lo condivido al 100% finche parliamo dei massimi apicali, ma quando si comincia a scendere (e solo fino a un certo livello), ho qualche dubbio in piu
Passa in modalità anonimo... ;-)
EliminaComunque mi sento di condividere questa osservazione.
Forse il PISL è in realtà il MIML, Medio Imprenditore Menfreghista Lombardo che con l’eurone con Marione paga il lavoro a prezzi quasi da terzo mondo in Italia e vende(va) prodotti ottimi all’estero a prezzi internazionali. E beve champagne ghiacciato nel privé la sera.
RispondiEliminami sembra che le cifre indichino chiaramente il contrario, non che neghino il pagare il lavoro a prezzi quasi da terzo mondo, ma manca, ed è sempre mancata, la ricca vendita
EliminaOggettivamente sì. La Lombardia in particolare è importatrice netta. Poi naturalmente il discorso andrebbe arricchito: scendendo nel dettaglio delle singole filiere si scoprirebbero cose interessanti. Il problema è che la micro o mesoeconomia si situa al livello del "particulare", a livello della carità si situa solo la macro, che è anche quella che guida i volenti e trascina i nolenti. Quindi direi che a noi bastano questi grafici (ma se qualcuno vuole approfondire, ben venga)!
EliminaNel primo grafico è molto interessante notare il balzo delle esportazioni nette della Lombardia dal 1993 al 1997, sembra che l'uscita dell'Italia dallo SME (in)credibile e la conseguente svalutazione della lira "LE HA FATTO BENE", mentre la successiva rivalutazione della lira che preparava l'entrata italiana nel paradiso €urico, "LE HA FATTO MALE".
RispondiEliminanon vorrei uscire fuori tema ma ho la sensazione che ci sia un convitato di pietra non menzionato, la BRI e le sue paturnie di Basilea, che hanno cronicizzato l'accesso al credito soprattutto a scapito delle piccole e medie imprese italiche, mentre in Germania si inventavano improbabili istituti regionali per lo sviluppo. Il rapporto tossico tra settore bancario e produzione dal 2007 in poi non è mai stato sviscerato fino in fondo ma ha giocato un ruolo determinante, congiuntamente con le politiche di aggressione UE al debito italiano, nel droppare giù il Pil italiano da produzione dei beni
RispondiEliminaQuesto è ovviamente un problema, ma nella narrazione di certi partiti mal si presta al sostegno di tesi suprematiste, dal momento che tutte le regioni italiane sono state ugualmente debancarizzate. Che le difficoltà delle imprese italiane dipendano dal non aver difeso la biodiversità bancaria è un dato di fatto, come è un dato di fatto che io personalmente ho combattuto, più o meno da solo, una battaglia per difenderla, contro la volontà degli stessi attori del settore, che si sono immolati sull’altare del gigantismo, perché preoccupati dalle minacce della vigilanza nazionale. qui però, il tema è un altro: non sono i danni dell’aver distrutto il sistema bancario, ma i mancati benefici dell’integrazione monetaria, che non ha determinato una maggiore integrazione commerciale, come i numeri mostrano. L’idea che l’integrazione monetaria portasse a un aumento dell’integrazione commerciale è offensiva per i veri imprenditori, che sono quelli che, sapendo le tabelline, non si spaventano di dover moltiplicare i prezzi per un tasso di cambio. Imprenditori che non sapessero usare le tabelline, non ne conosco. Imprenditori piddini sì, ma questo è un altro discorso.
Elimina@bagnai: ma eliminare il tasso di cambio (e l'annesso rischio di cambio) non piace agli imprenditori? Chiaro che ci sia un calcolo costi benefici, e probabilmente dall'euro derivano più costi che benefici. Però non banalizziamo sempre tutto, come con la storia delle tabelline...
Elimina@IlComico: Ti faccio notare che il tasso di cambio e rischio di cambio esistono ancora, visto che tutto il commercio extra zona euro avviene con paesi che hanno monete diverse dalla nostra.
EliminaInoltre che l'adozione dell'euro abbia portato molti più costi che benefici è un dato assodato, e lo hanno spiegato bene diverse istituzioni europee:
1 - Vítor Constâncio nel 2013 (quando era vicepresidente della BCE) https://vocidallestero.blogspot.com/2013/06/la-bce-scopre-che-il-problema-e-la.html?m=1
2 - Report della commissione europea del gennaio 2014 https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/ip_14_43
3 - Research bulletin no 36 della BCE "Monetary-fiscal interactions and the euro area’s vulnerability"
https://www.ecb.europa.eu/press/research-publications/resbull/2017/html/ecb.rb170629.en.html
Leo, ci sono abbastanza candidati al premio gac, perché ti devi aggiungere anche tu? È un po' noioso spiegare l'ovvio, però mi adopero comunque. Il Vate sosteneva che gli imprenditori non hanno bisogno di una moneta unica, perché conoscono le tabelline. Io ribattevo che non è solo questione di matematica da quinta elementare, ma anche questione di rischio cambio. Io, ovviamente, mi riferivo a quegli scambi commerciali che usano l'euro come moneta. Poi arrivi tu a parlarmi degli scambi extra UE, non regolati in euro, a dire: "il rischio cambio esiste ancora". Che ti devo rispondere? GAC.
Eliminain linea puramente teorica, le crisi sistemiche e/o globali hanno bisogno di spalle grandi per affrontarle (aka la sindrome di spider man) laddove una regionalizzazione del sistema creditizio non avrebbe molto da poter fare; il punto è come sfruttare l'unione bancaria prossima ventura (le spalle larghe), congiunta all'unione forzosa monetaria, per rilanciare la produzione anche in assenza di integrazione commerciale (correttamente ritenuta impossibile in questa UE). Penso che un'azione protezionistica del governo (ed una fucina di menti lucide, brillanti e preparate) possa tranquillamente mandare a (bip) le balzane idee draghiane e quelle grinocentriche, e concentrare le poche risorse su poche azioni ma efficaci. La mia è più una speranza che una certezza naturalmente
Elimina@Comico
EliminaPer non farci ridere dovresti conoscere l’esistenza dei mercati a termine. Invece ci fa ridere che tu non riesca a spiegarci come mai sconfiggendo il pervasivo (secondo te) e inevitabile (secondo te) rischio di cambio l’interscambio non sia non dico esploso, ma non si sia proprio mosso!
IMMOTVS MANET!
Perché?
Daje, a Comico: facce ride, che tte pagamo ‘a diferenza!…
Mi dispiace, ma su questo argomento gioco in casa.
Elimina1. Intanto, anche se sull'Hull si fanno esempi didattici in cui effettivamente l'imprenditore può andare a fare hedging sui mercati a termine, nel concreto farlo non è così facile: servono le persone che sappiano farlo, servono gli strumenti (anche informativi) per farlo. E non tutte le PMI hanno le risorse per farlo.
2. Fare hedging comporta complessità a tutti i livelli nelle scelte di management. Se lo fai con uno swap rischi di rimetterci. Se lo fai con un forward rischi di non guadagnarci.
3. Ho visto fare queste operazioni di hedging in una grande azienda. Siamo riusciti a rimetterci.
4. Supponiamo che da domani le diano lo stipendio in rand sudafricani: sarebbe contento di andare a fare hedging una o più volte all'anno?
Parli con qualche suo collega che insegna in un corso di management e/o di finanza. L'unica esposizione che non genera rischio è zero esposizione.
Forse non sono stato chiaro.
EliminaTu sei ammesso a questa discussione perché ho misericordia di te. I messaggi in cui decantavi le girandole cinesi mentre le relative aziende scoppiavano come popcorn, dando plastica dimostrazione del tuo non capire un gran che né del mondo in cui vivi né delle aziende che vi operano, sono ancora in coda di moderazione, ma non li uso per sbertucciarti perché ti sbertucci da solo! Rispondi, per cortesia: perché, se il rischio di cambio è rilevante, la sua soppressione non influisce sui flussi commerciali?
Dai, basta!
Stare qui è un privilegio che bisogna sapersi meritare. Le critiche ci stanno tutte, le cazzate no. Quindi, se vuoi esprimere una “dissenting opinion”, feel free, ma rendila compatibile coi dati osservati.
Pop, pop, pop…
@IlComico Quello che mi meraviglia è che non riesci a capire le cose nemmeno guardando le figure.
EliminaIl rischio di cambio è praticamente scomparso in Italia dal 1997, quando di fatto è stato fissato il valore della lira per entrare nell'euro, e questo è avvenuto con una rivalutazione iniziata nel 1995. Ora chiarito questo, come dovresti aver visto e capito, proprio dal 1997, e non a caso, le esportazioni nette della Lombardia sono crollate.
A naso direi che per una azienda che commercia a livello internazionale i benefici di un cambio flessibile siano superiori a quelli dell'eliminazione del rischio di cambio.
D'altronde c'è una certa letteratura a sostegno dell'importanza di avere un tasso di cambio flessibile, soprattutto a seguito di crisi economiche.
"The Case for Flexible Exchange Rates in a Great Recession."
https://ideas.repec.org/p/cam/camdae/1644.html
@ bagnai: wait. Ricordiamoci da dove siamo partiti, cioè dal fatto che "gli imprenditori conoscono le tabelline, quindi non hanno bisogno della moneta unica". Io ho solo fatto notare che è un argomento banale, idiota e populista. Sulle girandole cinesi che scoppiano, io non le ho viste sui giornali, ma magari me le sono perse io. Però invece di Elon che fa le macchine elettriche siamo amicisssssssimi e pensiamo che sia un grande imprenditore. P.s. noto che finiti gli argomenti iniziano gli attacchi: mi piace.
EliminaGrazie della misericordia, ma penso che abbia ragione mia moglie quando commenta "questo si vede che spacca la zappa".
@leo: involontariamente rispondendo a bagnai ho risposto anche a te. Non è questione della bontà del cambio flessibile, io per primo penso che l'euro abbia portato più rogne che benefici. È questione di argomenti. Che c'entrano le tabelline, i contratti a termine e il commercio extra UE, con il far notare che l'argomento tabelline per imprenditori è argomento pusillanime?
Senti, mezzo intelligente: di boriosi ingengngnieri saccenti, privi di senso dell’ironia, totalmente digiuni del dibattito e incapaci di leggere un paradosso qui ne abbiamo avuti tanti e ce li siamo con garbo tolti di torno. Mentre continui a non rispondere nel merito (dove si vedono i benefici dell’azzeramento del rischio di cambio? O me lo dici qui sotto, o questo qui è il tuo ultimo intervento), ti appigli a questa frase che, peraltro, non è poi così paradossale. Non ricordo in quale angiporto di provincia dovetti confrontarmi, non so se in pubblico o in privato, con un ingegnere che mi diceva che l’euro era stato fondamentale per creare il consorzio europeo dell’industria aeronautica, Airbus, perché un aereo è fatto di tanti pezzi ed era difficile moltiplicarne il prezzo per il rispettivo cambio. Ovviamente quell’imbecille lì forzava la storia: basta googlare Airbus per vedere quando è stato costituito e quando sono stati progettati e messi sul mercato i suoi modelli tuttora performanti. Tu invece che problema cognitivo hai di preciso?
Elimina@ Comico: da imprenditore posso confermare che il poter usare le tabelline fa parte integrante del gioco..incide sulle convenienze, sulle strategie a medio e lungo termine, di riflesso anche sulle eventuali partnership o acquisizioni etc. con il tasso di cambio fisso, e in assenza di una vera integrazione commerciale, è come giocare perennemente nello stesso campionato, in serie A o in B a seconda della tua collocazione geografica. Sul rischio di cambio direi che l'appartenenza all'euro ha di molto ridotto il pericolo di un'eventuale perdita del potere d'acquisto, questo sì
EliminaChiedermi di dimostrare i benefici dell'Euro è un impresa impossibile: sia perchè -proprio grazie a questo blog, che seguo da una decina di anni- penso che ne abbia avuto pochissimi (e comuque molti meno dei costi), sia perchè se fossi effettivamente in grado di farne da difensore, probabilmente avrei un passato in Goldman, presidente bankitalia, presidente BCE, presidente del consiglio, e a quel punto ne parlerei davanti ad Ursula, non davanti a splendide mendax o a passavo di qui, sia perchè, se anche ce ne fosse da dire, non basterebbe lo spazio di un commento: dovrei farmi il mio blog (parafrasando quanto detto da Phassino a Beppe, più di 12 anni fa).
EliminaDetto questo, avendoli scritti anche io due articoli su riviste pirreviùvd, apprezzo molto la scienza che c'è in questo blog, perchè la so riconoscere. Quando però noto la propaganda o altre tecniche retoriche che a mio avviso c'entrano poco con la scienza (e anche di quelle ce ne sono.. capisco che sia più facile fare presa sul (e)lettore medio con una battuta che con due derivate parziali, però... scienza e propaganda hanno generato mostri) punto il dito. ci posso fare poco: mi diverte, anche perchè la reazione che trovo conferma il sospetto.
Sull'ironia: chiedo scusa. Di persona sono molto più ironico e autoironico. La forma scritta e il noto caratteraccio del Maestro rende più complicata e pregiudizievole la lettura di quanto scrive. Penso che se avessimo frequentato lo stesso dipartimento ci saremmo divertiti molto. Ovviamente il contesto dei miei commenti è quello della stima e dell'affetto, spero che si capisca e che venga apprezzato: non penso di essere nè un troll nè un hater. Chiaramente non trovando diverte scrivere "hai ragione" sotto tutti i post in cui lo penso, mi limito a commentare gli altri in cui abbiamo prospettive diverse. Pur non avendo fatto il classico penso che la dialettica sia importante.
Sul mezzo intelligente: lo prendo come un mezzo complimento, ovviamente.
Ok, non hai risposto alla mia domanda molto semplice e molto chiara, quindi ti sospendo per eccesso di ribasso. Eventuali ricorsi... non potrai farli! Se qualcuno intercede per te istruirò una pratica. Ciao, è stato bello!
EliminaQuello de l' imprenditoria "settentrionale" è un problema "in via di risoluzione" nel senso che, (anche dal punto di vista "imprenditoriale" 😀) presto sarà difficile distinguere il "settentrione" dal " resto del paese".
RispondiEliminaResterebbe da capire però come e perché tutti questi PILS , PIVS, o PISL ( ma forse meglio PIRL ? ) dovrebbero essere soddisfatti del "risultato" 😀
a proposito di "riconoscimento del problema" (altrimenti negandolo non si risolve) e di spumante tiepido, rimando tutti a quei film ammerigani in cui sovente si assiste a questa scena:"buongiorno sono Jack Daniels (nome a caso) e sono un alcolista". (tutti rispondono "ciao Jack"). Lui racconta la sua esperienza e solitamente seguono applausi di approvazione solidaristica ed incoraggiante...la serata finisce a ciambelle rancide e caffè improbabile stile appostamento poliziottesco. C'è persino chi di queste riunioni, applicate ad ogni disagio e/o malattia e/o dipendenza molto diffuse in USA ne fa una sorta di ossessione personale partecipando a diversi gruppi di disagiati e non credo lo faccia per qualcosa legato alla taumaturgia. (vedi "Fight Club"). Propongo un eurogruppo a cui far partecipare gli stessi di Parigi che verranno indotti a dichiarare la propria consapevolezza di disagiati e in cui offrire caffè vero visto che quello americano in realtà è una sorta di the. Alla fine però nessun appaluso solidale.
RispondiEliminaPerò è strano. Un tempo si criticavano le PMI perché non avevano un business resiliente in quanto commerciavano solo in Italia, non si erano internazionalizzate, non avevano diversificato il rischio e quindi meritavano di fallire.
RispondiEliminaPerò si mette su un carrozzone con l'idea di dipendere comunque da una sola altra nazione, ma dato che non è l'Italia, non fa figo.
Probabilmente volevi dire: “ma dato che non è l’Italia, fa figo.”. Invece, come mi sembra tu voglia dire nel tuo commento, non è mai una saggia idea mettere tutte le uova nello stesso paniere, soprattutto se di quel paniere il manico non lo reggi tu.
EliminaQuasi, quello che volevo dire che, talvolta, avere un solo paniere è inevitabile, specialmente per una PMI, ma se quel paniere è l'Italia allora si viene accusati di provincialismo, se è un altro paese allora è auspicabile.
EliminaÈ la UE che traccia il solco e sono Fratelli d'Europa, Forza Italia e il governatore più amato d'Italia che lo difendono ...loro hanno la mania dell'attrarre investimenti per essere competitivi e per farlo proseguono nell'ideologia della distruzione della domanda interna. Cosa volete che capisca un Senatore o un deputato di Fratelli d' Italia di materie come la politica economica. Gente cresciuta a pane e Baldassarri nel mito di Draghi, dell'europa potenza e del debito pubblico ? Cosa volete che capisca un Fazzolari (cresciuto a pane e UE), un Osnato, un Bignami che osannano il rispetto dei parametri di Bruxelles..gente che non si rende conto della realtà e che non ha capito insomma che il mondo è cambiato...e che probabilmente alla Crosetto dirà si alla follia dell'esercito europeo ..tirandoci la Wermacht in casa con conseguenze di instabilità prevedibili da un essere umano dotato di una minima intelligenza. Cosa volete che capisca il governatore più amato d'Italia (e i suoi sodali) che pensa che se avrà l'autonomia sarà chiamato sedere a pari livello degli altri paesi perché lui ha una regione che esporta ed è più produttivo ? Cosa volete che ....? Su Forza Italia mi fermo non uso il termine capire per un politico di forza Italia, non ha senso per lui, va bene solo prendere ordini dall'esterno...
RispondiEliminaIndipendentemente dalla maggiore o minore fondatezza di queste considerazioni: che c’entrano col contenuto di questo post?
EliminaMi sembrava di essere in tema sottolineando che ricordi manere nella UE e nell'euro per i partiti citati significa fare da megafono ad alcune organizzazioni imprenditoriali ben note che dispongono di fonti di informazione è così danno loro rilevanza e e visibilità. Se avessero la bontà di riflettere sui punti che ho citato con spirito critico probabilmente capirebbero che stiamo andando nella direzione sbagliata. Così non è. Non capire che il mondo è in fase di cambiamento e quindi che la scelta in questo momento è quello di mettere in moto la produzione interna aumentando i consumi e che per farlo è necessario fare spesa pubblica è un loro limite ideologico e non c'è niente da fare
Eliminae quindi propongano ancora inutili iniziative sull'attuazione degli investimenti che continueranno nella competizione generano posti di lavoro a salari bassi contenendo i consumi e poi incassati i soldi gli investitori attratti dopo qualche anno e al termine di eventuali bonus fiscali. Bisogna aver lavorato sulla legge 488 anni fa con la quale si aveva l'ambizione di attrarre nelsnel sud investimenti del nord. Fini malissimo lo scrisse bene Marco Cobianchi nel suo libro Mani Bucate. In conclusione c'è sempre un sud per un nord e quindi l'illusione che creare competizioni tra le regioni in Italia e tra gli stati in UE non potrà mai risolvere gli squilibri economici ..poi magari sbaglierò io. Ma se tu che sei il migliore dei governatori pensi che ti siederai a tavola con Germania e Francia perché te lo dice radio 24 o i rappresentanti di Confindustria forse fai un errore di valutazione.
Dimenticavo sempre su Fratelli d'Europa la famosa quota 90 ...era o no un cambio fisso ? Impediva o no gli aggiustamenti ? E poi cosa ci fu ? La guerra ... Secondo me non hanno capito nemmeno questo...per inciso la guerra portò a spesa pubblica anche se militare...che strana la storia a volte si ripete ...ma se uno non la studia come non studia la politica monetaria è sul ciglio fa un passo avanti e finisce nel burrone europeo in questo caso ...
RispondiEliminaIn effetti è sempre pericoloso " un uomo solo al comando" quando la preparazione economica e geopolitica è quella di un maestro elementare.
EliminaVa detto però a discolpa di ISSO che dal punto di vista economico, una volta costretto a "nuotare" , "nuotò bene".
La DC su resti di quel "lavoro" ci è campata alla grande per 40 anni ( evidentemente i professorini de l' ACLI in quegli anni avevano fatto " buone scuole")
Il disastro di ISSO ( quello che purtroppo paghiamo ancora )è stato in geopolitica, perché questo è un campo dove non basta essere "orecchianti di successo".
La cosa infatti che più termo è che "giorgia e suoi fratelli" ripercorrano un "deja vu" ancor meno preparati, perché mi pare proprio che nessuno abbia studiato la lezione.
👆👆 👆
EliminaQui sopra ACLI=AC ( purtroppo non si possono editare i refusi)
Pre-commento.
RispondiEliminaRegioni VS antiche province: perché Cossiga e Federico II di Svevia Hohenstaufen avevano capito tutto.
https://x.com/JohnTitor00000/status/1892167811998330951?s=19
Però sinceramente io qui trovo solo una semifarneticazione semifondata sulle Regioni, ma sulle Province nessuna considerazione particolare. O sbaglio?
EliminaMi aggangcio alla diretta WebCar serale del 18feb al minuto in cui si espone, a mio parere, un tema di antropologia culturale (che mi diventa poi di “antropologia economica").
RispondiElimina----------------- * * * ----------------- * * * ----------------- * * * -----------------
"...ma (la UE) è stata gestita peggio, in modo politicante, sperando che la forza di un simbolo, il segno monetario, facesse nascere un'identità che non puo nascere cosi, che non puo essere forzata, è non è neanche un bene che nasca.
Immaginatevi le quattro province dell'Abruzzo, che sono unite amministrativamente (regione); una, il mio collegio, esiste dal 1265 circa come unità amministrativa,
( Abruzzo Citeriore, 1273 )
quindi ha una storia lunghissima, radici lunghissime. Queste quattro province ancora non sono unite...
Già questo vi fa capire: non riusciamo ad unire l'Abruzzo, ma vogliamo unire l'Europa?? Ma che cosa vi dice il cervello?! Innanzitutto il percorso proposto è impossibile, ma è anche irrazionale.
E Bignami con la solita solfa: "e allora torniamo all'Italia dei comuni?"
Ma no! Ma c'è una letteratura sulle dimensioni ottimali di uno Stato.
Leggiamo Alesina! Le statistiche! Cerchiamo di capire che ci sono delle barriere culturali !
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LA STORIA
Chiaro l'argomento econometrico riprposto nel post, ma poi approfondimenti vecchi e nuovi ed una certa sensibilità mi portano sempre inevitabilmente a traslare gli argomenti sul livello storico (a volte spinto fino ai millenni) e dell'antropologia culturale, da decenni ormai totalmente ignorato, discipline apolidi per eccellenza in questa éra..
A questo si aggiunge la quasi certezza che come mio solito la prenderò inizialmente molto larga e la finirò su altri argomenti correlati.
--- ABSTRACT ---
Sul giusto dimensionamento degli Stati le idee sarebbero abbastanza chiare, non per nulla ci sono in Italia millenni di Storia e di etnologia ed una geografia estremamente variegata e complicata a dare una mano per la risposta.
1/n
Cominciamo col ragionare sulle figure politiche che rappresentano le istanze dei territori.
RispondiEliminaIl confronto di riferimento del pensiero grilloide di non molto tempo addietro era il classico tra Italia ed USA, sul quale hanno anche poggiato la tesi della riduzione dei nostri parlamentari.
E allora, secondo il grillo pensiero, vediamo in ragione della popolazione di USA e Italia, fatte proporzioni e calcoli, quanti parlamentari l’Italia dovrebbe avere...
Popolazione USA : 340 milioni
Parlamentari USA : 541
Popolazione Italia: 59 milioni
Parlamentari Itali = ?
Secondo la tribù degli onestih l’italia dovrebbe avere circa 95 parlamentari !
95 ...
Ricordo che qualche anno fa su questo argomento mi capitò di incalzare Marcello Veneziani durante la presentazione di un suo libro dalle mie parti (mi odiò tanterrimo :D ), il quale con mio grande dispiacere adottava lo stesso ragionamento che porta a 95. E’evidente che abbiamo tanto lavoro intellettuale ancora davanti.
La nostra penisola è troppo diversificata territorialmente ed etnicamente, ha avuto percorsi storici e culturali estremamente variegati. Vi sono peculiarità che l’osservatore o il visitatore estemporaneo non colgono ma chi vi abita percepisce chiaramente e con essi deve fare i conti anche nella gestione dei rapporti con il vicinato. Vi sono infatti territori anche vasti nei quali i rapporti di vicinato tra province sono da secoli fraterni e cordiali e solidali, come quelli dall’Abruzzo in giu, ed altri territori che nonostante le piccole dimensioni presentano forte rivalità, conflittualità e scarsa solidarietà. Esempio monumentale: La Toscana... che non sa che abruzzesi e molisani invece si vogliano bene! ;)
2/n
E dunque come possono conciliarsi tante enromi differenze etniche e culturali in un territorio non enorme come l’Italia e con un percorso storico che ha un peso unico al mondo?
RispondiEliminaSemplice: non costringendole.
Si conciliano esattamente nel modo opposto a quello deciso (fuori confine) un secolo e mezzo fa, quando si impose una forma di Stato liberale centralista di matrice giacobina.
Andrebbe fatto conoscere che, nel mentre, gli sforzi da noi erano da tempo rivolti verso la creazione di una confederazione di Stati sovrani, anzitutto per finalmente costituire una lega difensiva avverso le ininterrotte millenarie calate da nord Europa. Progetto che, sabotato dall’esterno, alla fine si arrestò a Roma con un coltello mazziniano piantato nel petto del grande giurista Pellegrino Rossi, pupillo di Pio IX, già co-estensore della Costituzione confederale svizzera.
L’idea sana di mente la ebbero, ma prevalse l’ideologia, prevalse l’ignorare completamente le popolazioni e la Storia.
E se ora osserviamo che c’è stato addirittura, e c’è ancora purtroppo, chi (al solito su procura) che ha pensato, fuori tempo massimo, magari con quell’esercito unico tanto agognato da Prodi e Mieli, di replicare tale modello su scala continentale europea, non possiamo che fare una risata di isterica sconforto, mentre intere biblioteche di etnologia vanno in fiamme.
Stupido è quel che è stato fatto in occidente, appiccicare addosso a tutti delle forme e strutture di Stati sul modello centralizzato ‘a la francese rivoluzionaria, considerando allaabase una umanità piatta. Non può funzionare. E se ci appare più o meno funzionare è solo perché ci si è abituati, poiché non si può avere un controfattuale, e non si riesce ad immaginare altro. There is no alternative ™.
In particolare, il mio territorio è stato fin dall’antichità suddiviso per province in base a connotazioni etniche, geografiche e carattieristiche economiche.
Una strutturazione formale risale ai primi anni del 1200, ben definita e strutturata, 22 province con i propri rappresentanti provinciali che afferivano alle capitali Napolitana e Palermitana.
https://it.wikipedia.org/wiki/Suddivisione_amministrativa_del_Regno_delle_Due_Sicilie#/media/File:Suddivisione_amministrativa_del_Regno_delle_Due_Sicilie.png
Zero Regioni. Mai sentito nessuno parlare di Regioni.
Superflue, avrebbero rappresentato un allontanamento dei centri deicisionali. Ma di più, il rischio sarebbe stato generare un livello politico, basato su territori più vasti, che più che rappresentare le istanze dei cittadini sarebbe servito come infrastruttura per competere con il ruolo delle capitali.
State osservando analogie con l’oggi e con quanto sussurrato da Cossiga?...
Naturalmente, essere suddivisi in piccole province non significa essere succubi del potere centrale. Le province erano capaci di tessere relazioni politiche di scopo e fare massa critica. Ma il vantaggio di base rimaneva che le province erano amministrate capillarmente da una classe dirigente che conosceva il territorio e gli abitanti come le sue tasche.
Oggi poi (thanks Mario) siamo andati in lievissima controtendenza: abbiamo di fatto abolito le province depotenziandole e ci siamo invece tenute le regioni, con consiglieri che conoscono solo i grandi centri urbani (elettoralmente più allettanti), mentre un presidente di provincia, che vittime di sudditanza culturale chiamiamo governatore, dei territori di un’intera Regione di fatto non sa nulla.
La solidarietà tra le popolazioni è un valore fondamentale che non si può imporre. Si forma nei secoli e nei millenni.
Se nelle mie province tale valore esiste un motivo c’è. Altrettanto non si può immaginare da parte dei PISL , o verso di loro. Deve interveniere la norma centrale. Ma a svantaggio di chi è finora intervenuta? Tutelando quali interessi egemonici? Traendo vantaggio da quali assetti macroeconomici e finanziari?
E dunque forse si potrà ammettere che la Svizzera e Pellegrino Rossi avevano capito tutto. Ed alla fine anche Cossiga.
3/n
(continuo?)
* mentre un presidente di REGIONE,
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