sabato 27 agosto 2022

Tachipirina e vigile attesa

La campagna elettorale si presenta come il luogo d'elezione dei colpi bassi e delle mistificazioni. Ognuno si regola secondo la propria eleganza e secondo l'intelligenza del proprio elettorato. Se tutti gli elettori sapessero leggere fra le righe, i dibattiti sarebbero molto più composti. A differenza di molti musicisti, però, quasi tutti gli elettori leggono meglio sopra le righe (nel regno dei tagli in collo e in testa, dove molti amici musicisti si perdono...). Ne consegue naturaliter uno scadimento della qualità del dibattito che può essere arginato in un unico modo: coi dati, e da un solo tipo di interlocutori: quelli che, essendo in buona fede, non hanno paura dei dati, come chi vi scrive (da dodici anni a questa parte).

I simpatici siparietti in cui si sono prodotti ieri alcuni utenti diversamente onesti intellettualmente del social azzurro cesso ci offrono il destro per esemplificare questo punto di metodo e per chiarire un punto di merito: che cosa abbiamo fatto per portare in Parlamento una parola di buon senso sul trattamento domiciliare del COVID, quella cosa che secondo i virologi a gettone di presenza non si poteva fare, e che invece alcune nostre amministrazioni avevano sperimentato con successo fin dall'inizio della pandemia, in parallelo a, e attingendo a, esperienze che non sarebbero dovute passare inosservate a Roma.

Il fattore scatenante dei summenzionati siparietti è stata la scoperta, non dell'acqua calda, ma quasi: dei FANS. Ieri il Corriere della Sera ci informava che (udite, udite!):


Una cosa che tutti noi sapevamo, inclusi i medici di famiglia meno incompetenti toccati in sorte ad alcuni di noi, e che lo stesso gruppo di lavoro guidato da Remuzzi (vi indico i nomi di questi pericolosi no vax: Fredy Suter, Elena Consolaro, Stefania Pedroni, Chiara Moroni, Elena Pastò, Maria Vittoria Paganini, Grazia Pravettoni, Umberto Cantarelli, Nadia Rubis, Norberto Perico, Annalisa Perna, Tobia Peracchi, Piero Ruggenenti e Giuseppe Remuzzi) aveva già pubblicato in uno studio iniziato a marzo 2021 e pubblicato a giugno 2021:

Lo studio uscito il 25 agosto scorso, due giorni fa, è invece questo:


e il messaggio principale è il solito: i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei, in inglese NSAID, non-steroidal anti-inflammatory drugs, e quindi ibuprofene, indometacina, nimesulide, ecc.: non dico i nomi commerciali perché non sono uno scienziato a gettone di presenza...) se assunti tempestivamente abbattono in modo drastico il rischio di ospedalizzazioni. Una semplice verità che la stampa quella seria ha cercato in tutti i modi di nascondere e demonizzare, rendendosi oggettivamente corresponsabile di una lunga serie di eventi incresciosi, ma senza riuscire a sorprenderci più di tanto, essendo noi da lungo tempo abituati alle sue balle.

Questa cosa quindi si sapeva (c'erano evidenze antecedenti allo studio di Remuzzi, ma non entro in questo), tant'è che qui suppongo molti la sapessero e se ne siano giovati (come me), il che apre ovviamente la strada a una vasta serie di considerazioni, riconducibili a una, la principale: perché non se ne è voluto tenere conto a livello nazionale (visto che a livello locale c'erano best practice significative e citate perfino dalla stampa internazionale)?

Sappiamo anche la risposta, ma per il momento la teniamo per noi. Prima bisogna risolvere un problema di rapporti di forza, senza risolvere il quale la veritah rischia di avere lo stesso ruolo e di fare la stessa fine dell'onestah. Sta a voi farvi furbi, e dotarvi di una maggioranza competente e informata in Commissione d'inchiesta COVID.

Ma intanto: è vero che i FANS, la cui efficacia era riconosciuta da diversi studi e dalla pratica clinica di non pochi medici onesti e coraggiosi (oltre che incoraggiata da alcune amministrazioni di centrodestra come quella del Piemonte), non erano consigliati dai protocolli di terapia domiciliare del ministero? E in caso affermativo, come si è riusciti, prima della pubblicazione di quest'ultimo studio, a farceli rientrare?

Ieri, sui social, sentendo la malaparata (cioè l'avvicinarsi di quella che ho chiamato scherzosamente Vaccinopoli), una quantità di sozzi troll piddini negava che il protocollo per le terapie domiciliari proposto dal ministero fosse la famigerata coppia "tachipirina e vigile attesa". I FANS sarebbero stati consigliati fin da novembre 2020, si dice, e quindi da prima del primo studio di Remuzzi, e di altri passaggi su cui vi riferirò. Vediamo allora se è così. Carta canta, villan dorme, e troll crepa.

Intanto, qui trovate la circolare ministeriale 0024970 del 30 novembre 2020, quella della "tachipirina e vigile attesa", che in realtà è: "vigile attesa e paracetamolo":

 


Ho evidenziato i tre punti salienti, a pagina 10 della circolare, per mettere in evidenza che quando si parla del famigerato protocollo (che ha causato numerosi lutti, come ormai temo sia difficile nascondere, ma apprezzo lo sforzo di chi ci sta provando) ci si riferisce specificamente al trattamento domiciliare dei pazienti asintomatici o paucisintomatici. A questi pazienti i FANS non venivano consigliati. Questo è fattuale. Il fatto che a pagina 12 della stessa circolare ci sia scritto questo:


non rileva, perché la menzione dei FANS è isolata dal contesto del trattamento domiciliare. Certo, se uno ha male alle articolazioni l'ibuprofene tendenzialmente se lo prende e l'AIFA non lo sconsigliava, che è altro da dire che l'ibuprofene venisse consigliato per il trattamento domiciliare precoce del COVID. A novembre 2020 sia il ministero che i suoi esperti a gettone di presenza non consigliavano i FANS per il trattamento domiciliare precoce di pazienti paucisintomatici (di cui alcuni, se non trattati, rischiavano di diventare sintomatici, e di questi alcuni, se la vigile attesa si fosse prolungata troppo, rischiavano di lasciarci le penne).

Giusto per chiarirci le idee: volete vedere come è fatta, invece, una circolare ministeriale che suggerisce l'uso di FANS in queste circostanze (e che quindi recepisci quello che a molti di noi era chiaro e che lo studio di Remuzzi ci ricorda)? Semplice: è fatta come la circolare 017498 del 26 aprile 2021:


(...scusate, devo dire una cosa a un amico, il troll che ieri diceva che i FANS erano consigliati per il trattamento domiciliare fin da novembre 2020: la vedi la differenza, gigantesco pezzo di me…ntitore?...)

E adesso, premesso che grazie alla simpatica campagna giornalistica che vi ho documentato sopra, e grazie agli sforzi profusi dai virologi a gettone di presenza, una percentuale se non maggioritaria molto significativa di MMG questa cosa ancora non la sa, ci sarebbe da ragionare su che cosa fosse successo fra il 30 novembre 2020 e il 26 aprile 2021 per convincere il generale Speranza ad arrendersi all'evidenza.

Due cose:

1) la presentazione di questo documento in questa conferenza stampa (video qui);

2) l'approvazione di questo ordine del giorno.

Inutile chi vi dica chi ci ha lavorato, a queste cose (che sono solo una parte di quanto è stato fatto).

Sicceravate voi, ci avreste sicuramente lavorato voi (e vi sareste fatti impallinare del primo amico dell'uomo che si vuole informare che fosse passato là davanti: peraltro, anch'io la mia parte di merda me la sono presa, ma stranamente la palma del martirio la reca chi non ha fatto un beneamato cazzo perché non era in condizione di farlo...). Siccerano loro, i veritierih (degni eredi degli onestih), avrebbero sicuramente fatto meglio, come le vicende delle loro aggregazioni politiche dimostrano.

Ma c'ero io.

E così ora sapete anche un'altra cosa: io il fascicolo per la Commissione d'inchiesta COVID ce l'ho già pronto. Eccolo qui:


tutto in ordine, fatto da me, perché naturalmente nel mondo del "fate qualcosaaaaaaah!", ma anche nel mondo del "quanto sei bravo quanto sei bello quanto ti amiamoooooh!", morire se qualcuno disloca una falange del suo mignolo quando ti capita di chiedergli una mano, non fosse che a mettere in fila le sentenze che hanno smantellato l'approccio del Governo, o i paper che progressivamente hanno consolidato le ragioni di chi fin dall'inizio aveva ragione. Quindi Bagnai è il segretario di se stesso, ed è per questo, del resto, che è molto soddisfatto del suo segretario (quello personale, cioè se stesso, ma ovviamente anche quello federale, cioè Matteo, e quello regionale, cioè Luigi). Ma, anche se voi non ve ne rendete conto da fuori, Bagnai è soprattutto un uomo fortunato perché è capitato in un vero partito, con un ufficio legislativo, con referenti in tutti i ministeri. Considerate l'alternativa (che non c'è): voi ce li vedete i tre senatori eletti da un partituncolo antitutto, che confluiranno nel gruppo misto egemonizzato dagli amici di Speranza, andare all'ufficio legislativo del loro gruppo e chiedere le carte (come quelle che vi ho fatto vedere e che il legislativo del gruppo sarà istruito a non dargli)? Ovviamente non gliele darebbero nemmeno se sapessero come trovarle (io le trovo nel mio hard disk perché mi sono portato avanti col lavoro). Voi vi immaginate che cosa potranno fare persone condannate non dalla politica, ma da Natura matrigna, che li ha dotati di un carattere irascibile, a stare all'opposizione, e quindi tenute rigorosamente fuori dai ministeri e dai cassetti delle loro scrivanie? Potranno fare la radice quadrata di zero, perché non avranno materialmente gli strumenti per fare qualcosa, e questo indipendentemente dalle considerazioni soggettive che vi ho esposto e di cui chi non è convinto si convincerà a suo danno, dopo aver ripercorso quel sentiero che qui da dieci anni vi esorto a non percorrere: quello dell'antipolitica.

Tanto vi dovevo. E ora, se volete continuare a ragliare cazzate in utroque, sentitevi liberi di farlo: s'ode a destra un "hai tradotoooh", a sinistra risponde un "Speranza ha sempre consigliato i FANS"...

Divertitevi così, se vi diverte. Io ho da lavorare: vado a Tortoreto alla presentazione della candidatura di un amico e di una brava persona, come sono tutti i miei colleghi: Antonio Zennaro.

Se siete nei paraggi, ci vediamo fra un'ora alla Capannina...

venerdì 26 agosto 2022

Show must go on (parte seconda)

 (...la parte prima è qui...)

(...non è perché qui ora grufolano dei porci che intendo smettere di fare quello che ho sempre fatto: condividere con voi...)

Ar cavajere nero

Et il revit soudain sa mère, autrefois, dans son enfance à lui, courbée à genoux devant leur porte, là-bas, en Picardie, et lavant au mince cours d’eau qui traversait le jardin le linge en tas à côté d’elle. Il entendait son battoir dans le silence tranquille de la campagne, sa voix qui criait : « Alfred, apporte-moi du savon. » Et il sentait cette même odeur d’eau qui coule, cette même brume envolée des terres ruisselantes, cette buée marécageuse dont la saveur était restée en lui, inoubliable, et qu’il retrouvait justement ce soir-là même où sa mère venait de mourir.

Il s’arrêta, raidi dans une reprise de désespoir fougueux. Ce fut comme un éclat de lumière illuminant d’un seul coup toute l’étendue de son malheur ; et la rencontre de ce souffle errant le jeta dans l’abîme noir des douleurs irrémédiables. Il sentit son cœur déchiré par cette séparation sans fin. Sa vie était coupée au milieu ; et sa jeunesse entière disparaissait engloutie dans cette mort. Tout l’autrefois était fini ; tous les souvenirs d’adolescence s’évanouissaient ; personne ne pourrait plus lui parler des choses anciennes, des gens qu’il avait connus jadis, de son pays, de lui-même, de l’intimité de sa vie passée ; c’était une partie de son être qui avait fini d’exister ; à l’autre de mourir maintenant.

Et le défilé des évocations commença. Il revoyait « la maman » plus jeune, vêtue de robes usées sur elle, portées si longtemps qu’elles semblaient inséparables de sa personne ; il la retrouvait dans mille circonstances oubliées : avec des physionomies effacées, ses gestes, ses intonations, ses habitudes, ses manies, ses colères, les plis de sa figure, les mouvements de ses doigts maigres, toutes ses attitudes familières qu’elle n’aurait plus.

Et, se cramponnant au docteur, il poussa des gémissements. Ses jambes flasques tremblaient ; toute sa grosse personne était secouée par les sanglots, et il balbutiait : « Ma mère, ma pauvre mère, ma pauvre mère !... »

Mais son compagnon, toujours ivre, et qui rêvait de finir la soirée en des lieux qu’il fréquentait secrètement, impatienté par cette crise aiguë de chagrin, le fit asseoir sur l’herbe de la rive, et presque aussitôt le quitta sous prétexte de voir un malade.


(...vi voglio bene, nonostante siate un po' inutili: quando vi chiesi di trovare queste parole, nemmeno Dragan, il più erudito di voi, ci riuscì! Vero è che vi avevo dato indicazioni fuorvianti...)


À maman

Mes suffocations ayant persisté alors que ma congestion depuis longtemps finie ne les expliquait plus, mes parents firent venir en consultation le professeur Cottard. Il ne suffit pas à un médecin appelé dans des cas de ce genre d'être instruit. Mis en présence de symptômes qui peuvent être ceux de trois ou quatre maladies différentes, c'est en fin de compte son flair, son coup d'oeil qui décident à laquelle malgré les apparences à peu près semblables il y a chance qu'il ait à faire. Ce don mystérieux n'implique pas de supériorité dans les autres parties de l'intelligence et un être d'une grande vulgarité, aimant la plus mauvaise peinture, la plus mauvaise musique, n'ayant aucune curiosité d'esprit, peut parfaitement le posséder. Dans mon cas ce qui était matériellement observable pouvait aussi bien être causé par des spasmes nerveux, par un commencement de tuberculose, par de l'asthme, par une dyspnée toxi-alimentaire avec insuffisance rénale, par de la bronchite chronique, par un état complexe dans lequel seraient entrés plusieurs de ces facteurs. Or les spasmes nerveux demandaient à être traités par le mépris, la tuberculose par de grands soins et par un genre de suralimentation qui eût été mauvais pour un état arthritique comme l'asthme et eût pu devenir dangereux en cas de dyspnée toxi-alimentaire laquelle exige un régime qui en revanche serait néfaste pour un tuberculeux. Mais les hésitations de Cottard furent courtes et ses prescriptions impérieuses : « Purgatifs violents et drastiques, lait pendant plusieurs jours, rien que du lait. Pas de viande, pas d'alcool. » Ma mère murmura que j'avais pourtant bien besoin d'être reconstitué, que j'étais déjà assez nerveux, que cette purge de cheval et ce régime me mettraient à bas. Je vis aux yeux de Cottard, aussi inquiets que s'il avait peur de manquer le train, qu'il se demandait s'il ne s'était pas laissé aller à sa douceur naturelle. Il tâchait de se rappeler s'il avait pensé à prendre un masque froid, comme on cherche une glace pour regarder si on n'a pas oublié de nouer sa cravate. Dans le doute et pour faire, à tout hasard, compensation, il répondit grossièrement : « Je n'ai pas l'habitude de répéter deux fois mes ordonnances. Donnez-moi une plume. Et surtout au lait. Plus tard, quand nous aurons jugulé les crises et l'agrypnie, je veux bien que vous preniez quelques potages, puis des purées, mais toujours au lait, au lait. Cela vous plaira, puisque l'Espagne est à la mode, ollé ! ollé ! (Ses élèves connaissaient bien ce calembour qu'il faisait à l'hôpital chaque fois qu'il mettait un cardiaque ou un hépatique au régime lacté.) Ensuite vous reviendrez progressivement à la vie commune. Mais chaque fois que la toux et les étouffements recommenceront, purgatifs, lavages intestinaux, lit, lait. » Il écouta d'un air glacial, sans y répondre, les dernières objections de ma mère, et comme il nous quitta sans avoir daigné expliquer les raisons de ce régime, mes parents le jugèrent sans rapport avec mon cas, inutilement affaiblissant et ne me le firent pas essayer. Ils cherchèrent naturellement à cacher au professeur leur désobéissance, et pour y réussir plus sûrement, évitèrent toutes les maisons où ils auraient pu le rencontrer. Puis, mon état s'aggravant, on se décida à me faire suivre à la lettre les prescriptions de Cottard ; au bout de trois jours je n'avais plus de râles, plus de toux et je respirais bien. Alors nous comprîmes que Cottard tout en me trouvant comme il le dit dans la suite assez asthmatique et surtout « toqué », avait discerné que ce qui prédominait à ce moment-là en moi, c'était l'intoxication, et qu'en faisant couler mon foie et en lavant mes reins, il décongestionnerait mes bronches, me rendrait le souffle, le sommeil, les forces. Et nous comprîmes que cet imbécile était un grand clinicien.


(...di tempo per elaborare il lutto ce n'è stato, come avrete capito e come vi avevo detto. Maman non ha mai saputo che io fossi diventato un parlamentare, non credo mi abbia mai riconosciuto in una trasmissione televisiva: la persona "qui pourrait me parler des choses anciennes", che mi ha visto bambino, non c'era più da un bel pezzo. Non ho fatto in tempo a darle la soddisfazione - o il dolore, perché vi ricordo che era piuttosto piddina - di vedermi in Senato, ma ho fatto in tempo a farle vedere due bei nipoti, e questa è la cosa più importante, verosimilmente l'unica cosa importante. Ora vorrei vedere io i miei, ma, sia chiaro: non intendo mettere fretta a nessuno! Il FATE PRESTO non mi appartiene!

Lo spartiacque della morte fisica si è collocato così tanto a valle di quello della morte spirituale che il lutto, più che elaborato, è stato "rottamato", come una cartella esattoriale. L'esattore in questo caso è un'esattrice. Mi è stato così risparmiato di intenerirmi su me stesso come un Caravan qualsiasi, e mi è stato consentito di restare lucido, mantenendo l'aplomb e la muflerie di Swann [questo, per motivi che non ho mai compreso, era uno dei suoi passi preferiti: ma le piacevano anche molto - e lì usciva la piddinitas - le insopportabili tirate sulle aubepines...]. Cosa oltremodo utile, disais-je, l'aplomb, considerando, per dire, che nel primo modulo ISTAT che è girato maman risultava deceduta per "polmonite acuta acquisita in comunità"... da una persona che da dieci anni non usciva di casa! E così, fino all'ultimo, e certo in modo involontario, data la sua assenza non più solo spirituale ma anche fisica, maman ha continuato a insegnarmi qualcosa: ad esempio, mi ha insegnato che in Italia se non hai almeno un figlio parlamentare dotato di ottimo carattere - la mia fama mi precede! - e di capacità di persuasione finisci contro ogni ragionevole evidenza nelle statistiche sbagliate - che evidentemente per qualcuno sono quelle giuste. Quindi non venite a spiegare a me come funziona: lo so. E se vedete che non faccio nulla, ricordatevi di quello che vi ho detto a Como: le cose vanno fatte nell'ordine giusto, che generalmente consiste nel non dirle prima di farle. Nil inultum remanebit. Ma dovete restare freddi, che è sempre preferibile a diventarlo, no?

Ho imparato da lei anche cose più utili e meno scontate di questa. Ho imparato a distinguere Giotto da Duccio, il che non mi ha fatto diventare bravo come Candiani, ma mi permette di orientarmi in un museo. Ho imparato dov'è il do centrale, e il resto è venuto più o meno da sé. Ho imparato ad arrivare in fondo alle cose e ad arrivarci da me. Ho imparato a leggere. E soprattutto ho imparato due cose apparentemente contraddittorie: ho imparato che un imbecille può essere un ottimo medico [pare strano, dopo due anni in cui ci vengono esibiti ributtanti imbecilli che sono anche dei pessimi medici], e che si fa tutto con la stessa testa. Questo me lo disse quando dovendo prendere la patente - la prima nell'infinita lista delle cose di cui non mi fregava nulla che la vita mi ha sottoposto - mi preoccupava l'esame di pratica. E la risposta fu: "Tu hai orecchio, capirai da te quando cambiare marcia, si fa tutto con la stessa testa". C'è il momento dell'istinto, e c'è il momento della razionalità, e la razionalità tende a essere una, come sono spesso le soluzioni dei problemi di ottimo.

E così, ora, raggiunto il traguardo della ricandidatura, mi si presenta un altro traguardo: quello di arrivare almeno al 2049, e possibilmente con la mia testa. Ma se il primo traguardo dipendeva principalmente da me, sul secondo non ho controllo. Sarà quel che Dio vorrà, e poi scopriremo se nel pacchetto oltre alla resurrezione dei corpi è prevista anche quella delle anime...)

giovedì 25 agosto 2022

Come non usare l'email di un parlamentare (poi fate voi...)

Fra le prime cose che spiego a chi prendo in staff ci sono le tre regole fondamentali per la gestione dell'email. Ve le riporto brevemente qui, prima di passare a cose più serie, perché prevenire è meglio che curare, anche se curare è facilissimo: basta ignorare. Le due regole fondamentali derivano dal principio "tutti uguale nessuno".

Regola numero uno: da tutti uguale da nessuno

Caro esponente di categoria che si sente ingiustamente vessata per motivi reali o presunti, ti segnalo che "er meilbombing" è un modo particolarmente stupido e controproducente di portare avanti una battaglia. Il motivo è molto semplice: la lavorazione degli emendamenti avviene in Commissione. Far inviare a tutti i parlamentari (inclusi quelli delle altre Commissioni) la stessa lettera su un tema specifico non sposta in nulla i termini politici del problema, e carica di un lavoro inutile solo i loro assistenti: quello di cancellare, senza leggerle, le lettere che arrivano. Qui la regola è che dopo la seconda lettera che arriva con lo stesso oggetto le prime due e tutte le successive vengono cancellate senza nemmeno essere aperte. La probabilità che un mailbombing abbia per oggetto un argomento sul quale non si hanno reali possibilità di interlocuzione è in effetti molto alta, come è alta la possibilità che lasciando queste email sul server si perdano di vista quelle effettivamente importanti per il proprio lavoro. Quindi la cancellazione ad nutum è una strategia evoluzionisticamente superiore.

Suggerisco (non è difficile e ho spiegato come si fa) di andare a vedere sui siti istituzionali chi si sta occupando del tema che per voi è cruciale (e quindi chi è il relatore, chi è il presidente di Commissione, chi è il capogruppo della forza politica cui volete rivolgervi in quella Commissione) e di scrivere a lui.

Per capirci meglio: se faceste un mailbombing per sollecitare il raddoppio di quelli che voi chiamate i "lauti emolumenti" dei parlamentari, prima cancellerei tutte le vostre email e poi voterei contro.

Perché il metodo viene prima, e chi sta qui da un po' lo sa e sa perché.

Regola numero due: a tutti uguale a nessuno

Anche in assenza di mailbombing, le email inviate a tutti i parlamentari, o, in alternativa, a una lunga lista di destinatari fra cui il Papa, il Presidente della Repubblica, il primo ministro, i Presidenti delle Camere, i leader politici, e qualche parlamentare eminente o presunto tale, hanno probabilità zero di essere lette. La mia precedente capo segreteria le chiamava "pesca a strascico" e nemmeno me le faceva aprire. Qui il problema è molto più semplice: nel caso delle email scritte a tutti, si crea un evidente problema di moral hazard, dato che ognuno può presumere che l'email sia stata letta da un altro e che quindi del problema se ne stia occupando quell'altro, e un altrettanto chiaro problema di tragedy of commons, dal momento che il costo del biasimo per non essersi occupati del problema importantissimo di cui volete farci partecipi viene socializzato, cioè diviso fra tutti, e questo per il semplice fatto che voi avete deciso di rivolgervi a tutti (decisione che quindi non è una buona idea...). Chi invece decide di rivolgersi simultaneamente a PdR, PdCM, e via giù per li rami fino al sottoscritto, dimostra di non aver ben chiaro come funzionano le cose, e si autoseleziona nella categoria del matto o dell'umarèll: qui il problema, lo avrete capito, è l'adverse selection, con la connessa scomparsa di una possibile transazione. Rivolgersi a persone che certamente non risponderanno (e che di frequente esprimono linee politiche non del tutto condivisibili dagli altri destinatari) non è il modo migliore per invogliare gli altri destinatari a rispondere.

Regola numero tre: molto uguale niente

Spiace, ma il tempo è poco. Oltre la decima riga non riesco proprio ad andare. I toni "indinniati" mi provocano uno spiacevole effetto lassativo. La punteggiatura espressionistica "è uno scandalo!!!!!!!!!!!!!!!!" mi fa sbadigliare. Non c'è nulla che scriviate in cento righe che non possa essere scritto in dieci, e comunque se fra le prime dieci righe non spunta il germe della follia o del grillismo (periodo ipotetico dell'irrealtà) sarete ricontattati per avere le altre novanta. Ma se partite con cento, finite nel cestino con probabilità uno.

Considerazione e sintesi

Per motivi a me ignoti, queste strategie evidentemente autolesionistiche vengono adottate prevalentemente da mondi colti o semicolti come quello dei miei ex colleghi o della scuola. Non mi è dato capire perché e trovo questo risultato particolarmente controintuitivo: chi dovrebbe avere maggiore capacità di mediazione culturale dimostra di esserne drasticamente sprovvisto. Poveri figli nostri, verrebbe da dire!

Ma insomma: io vi ho detto come funziona, obbedendo a quel principio di trasparenza e lealtà nei vostri riguardi che ho sempre adottato, fin da prima della mia esperienza parlamentare.

Poi, fate voi...

martedì 23 agosto 2022

Il programma di campagna

Torno a chiedere il vostro aiuto, dopo quello che mi avete dato per emendare il discutibile documento della Commissione amore e quello che ci avete dato sul programma del partito.

Come forse sapete, nella terra del cignale (aper, apri…) non ci sono capitato per caso ma per scelta: a chi 17 anni fa si offriva o mi chiedeva di brigare per farmi chiamare dalla “Sapienza” opposi un cortese rifiuto: ero felice di poter iniziare una nuova sfida in in nuovo ruolo, quello di professore associato, e in una nuova terra, che fino a quel momento avevo visto per di più dall’alto delle sue montagne incontaminate (perché in spiaggia ci va chi vuole - me compreso! - ma in montagna ci va chi può - e sempre con umiltà, se vuole anche tornare: il che, peraltro, si applica anche alla boa rossa dei trecento metri, e alle campagne elettorali!).

La dea bendata mi aveva fatto atterrare in un Dipartimento di Economia e Storia del Territorio (DEST) diretto da un geografo di lunga esperienza scientifica e, come poi appresi, anche politica, che aveva fatto la mia stessa scelta di amore per l’Abruzzo e di investimento nella Gabriele d’Annunzio molti anni prima di me e che è diventato un amico, Piergiorgio Landini (lo avete visto a qualche nostro convegno). Quello che so del territorio, di come è e di come dovrebbe essere, l’ho imparato soprattutto lì, come correlatore di tesi sul credito territoriale,  sulla geografia del turismo, sullo sviluppo  infrastrutturale e via dicendo, organizzando convegni sui distretti industriali o sull’economia del vino, come relatore di dottorati industriali sul reshoring, parlando coi colleghi e con gli imprenditori, e last but not least, come persona che ha vissuto metà del suo tempo a Francavilla (andandosene a correre in spiaggia, anche con la neve, quando farlo era permesso…).

L’esperienza politica come senatore dell’Abruzzo, quindi, non mi ha trovato impreparato, ma mi ha senz’altro fatto crescere ulteriormente in consapevolezza, e mi ha anche dato il piacere di contribuire a risolvere, con l’ascolto, qualche piccolo problema qua e là, in un collegio molto vasto.

Ora sono alla vigilia di un altro probabile salto di qualità in questa mia scelta di amore per una terra che se lo merita e che non riceve dalla comunità nazionale l’attenzione che dovrebbe avere e che solo rappresentanti ben attrezzati possono portarle. Andrò in campagna con le 208 pagine del programma del mio partito, ma vorrei costruire con quelli di voi che abitano nella provincia di Chieti (e almeno uno c’è: il mio ex padrone di casa!) un breve elenco di temi che ritenete prioritari per voi: dieci idee per migliorare la vostra vita e quella dei vostri concittadini e per restituire a Chieti una centralità non solo geografica.

Io le mie idee ce le ho: aspetto le vostre!


P.s.: per esprimersi non è necessario possedere il certificato di residenza, quello che i piddini mi chiederanno nel loro inesausto e inane “gne gne gne”. Sono altrettanto e forse anche più utili le impressioni di chi in provincia ci è passato per lavoro o per diletto…


lunedì 22 agosto 2022

Ioh non dimenticooh!

Buongiorno Senatore, 


approfitto delle ferie estive per scriverle due parole perché io mi sarei leggermente scocciato di quelli che "iooh non dimenticooh!" e vorrei dire la mia, del resto nulla che lei non sappia già. 

Anche io ho i miei difetti e perciò non ho dimenticato quando i tedeschi rilevarono la società di cui ero dipendente e cominciarono a tagliare le retribuzioni e a licenziare. Non ho dimenticato le minacce subìte dalla collega che chiedeva il prolungamento della maternità. Non ho dimenticato che, alla richiesta di permessi per accompagnare la moglie incinta, ad un ingegnere fu risposto: "dille di abortire". Imprese che si dichiarano orgogliosamente green, sostenibili, inclusive. 

Alla fine toccò pure a me il licenziamento, con quattro bambine da mantenere. Lo ammetto, leggevo già goofynomics, ma non ero preparato a quel trauma e lo vissi come un dramma. 

Tecnico di automazione con esperienza più che ventennale, inviai centinaia di CV, bussai a molte porte ma non ebbi nessun colloquio di lavoro, neppure per sbaglio. E non ho dimenticato gli imprenditori che "fanno i piangina" dicendo di non riuscire a trovare personale specializzato in automazione per colpa della scuola, della naspi, del rdc, del "non hanno voglia di lavorare". Ma quelli come me (età più di cinquant'anni) non li hanno neppure voluti convocare per un misero colloquio. 

È passato qualche anno da quel periodo durissimo e ora mi ritrovo a lavorare dall'altra parte di Milano: 1 ora e 15 minuti all'andata, 1 ora e 30 minuti al ritorno. Tempo sottratto agli impegni di famiglia (anche mia moglie è impiegata). La retribuzione attuale è la metà di quella che avevo 10 anni fa. Le figlie da mantenere però sono ancora quattro. 

Non ho dimenticato nulla di tutto quanto mi è accaduto ed sono abbastanza grande per poter dire che oggi le condizioni di lavoro di molte persone ledono profondamente la loro dignità, la loro integrità psicofisica, la loro vita affettiva e sociale. 

Quando arrivò la pandemia, ormai l'esperienza passata mi aveva insegnato la lezione ed ero preparato a quanto stava per accadere. In quella occasione, avere una bassa retribuzione e una elevata specializzazione fu un vantaggio per non cedere ad alcun ricatto. 

Per tornare all'inizio, vorrei dire una cosa a quelli che "iooh non dimenticooh!". Trovo curioso che chi dica di non voler dimenticare pare abbia già dimenticato che molti uomini e donne hanno perso e stanno perdendo lavoro e dignità pur senza alcun obbligo di "punturina". Quelli che "iooh non dimenticooh!" dove erano quando io già leggevo il mio futuro prossimo sulle pagine di goofynomics? 


(…beh, qualcuno era qui con te a leggere il futuro prossimo, ma accecato dall’ambizione e dalla brama di usare il nostro lavoro come ascensore sociale evidentemente non capiva di che cosa stessimo parlando, se non altro perché di futuro gli interessava il suo, più che quello degli altri. Messi di fronte alla loro inadeguatezza, questi amici sono impazziti di rabbia. Sono la minoranza rumorosa. Poi ci sono gli altri. Fa un po’ impressione girare per i borghi dell’interno - ieri ad Altino, quasi baricentrico nel mio collegio - ed essere accolto dall’affetto di molti e dal rispetto di tutti. Vi assicuro che in giro non c’è l’aria malsana che respirate sui social. Vi confermo che gli italiani hanno capito che il loro primo nemico è il PD, non perché ha candidato Speranza, ma per un motivo risalente e preliminare: perché si identifica con quella parte del Paese che per sentirsi migliore dell’altra, e quindi legibus soluta e naturalmente predestinata al predominio, ha raccontato a se stessa di aver vinto una guerra che il Paese aveva perso. Questo l’ha portata a considerare naturale e giusto che l’altra parte non potesse né dovesse esprimersi, fino al punto di considerare con un infastidito stupore non tanto che gli altri si esprimessero, ma che qualcuno - quorum ego - lo ritenesse cosa naturale e sana.

Il PD sa di poter vincere solo se non vi esprimerete, e sa di perdere se vi esprimerete nel modo corretto. Non vi sembra di aver già dato coi movimenti antisistema? Volete farvi coglionare un’altra volta?

Feel free… ma prima rileggete bene la lettera del nostro amico!…)






domenica 21 agosto 2022

I (non) trastatori

 (…un piccolo cahier de voyage…)






(…non vorrei che vi faceste delle illusioni: per diventare santi dovreste prima arrivare a Mylapore, con quel che ne consegue, e non credo che dai vostri dubbi scaturiranno miracoli: i segni arrivano a chi se li merita, e non tutti possono presumere di meritarseli…)

sabato 20 agosto 2022

Chieti

(...oggi i giornali hanno annunciato da par loro la mia candidatura: non potendo storpiare il mio nome come ai bei tempi, perché ormai è troppo noto e storpiandolo farebbero la figura di ciò che sono (è quasi ora di cena...), si sono rifatti sulla mia candidatura! Il Sole 24 Ore mi ha addirittura collocato in un uninominale di Roma:


quando non è che le agenzie lasciassero molto spazio a dubbi...

Ragazzi che si divertono, come al solito.

Gli è andato dietro il mio troll da compagnia, Sderenippo (vi prego di seguirlo e lovvarlo tantissimo), erede o reincarnazione di quello sfigato di Peter Yanez (chi se lo ricorda?), con un tweet più sciocco del solito:


dove quello che mi ha dato fastidio non è tanto la megarosicata (poverino) nel constatare che il partito in cui mi onoro (e sono grato) di militare mi ha offerto un seggio che il Centro (giornale non esattamente amico) descrive così:

il che smentisce tutte le scemenze che il turpe omuncolo ha profferito per quattro anni sulla mia posizione marginale e minoritaria, sulla mia probabile, anzi certa epurazione da parte di un fantomatico partito del Nord, ecc. - dopo di che di sicuro c'è solo la morte, ma non le sue cause, come vedremo in un post successivo....

Le cose che un simile omuncolo - ma anche omuncoli diversi da lui - possono dire su di me non arrivano a lambire la punta del mio augusto alluce (cit.). Viceversa, ho trovato fastidiose le parole di disprezzo per Chieti, e le ho rettificate così...)


Su questa storia che nella provincia di Chieti, dove sono insediate aziende come Honda, Sevel, Pilkington, DENSO, Dayco ecc. non si “fa PIL” stenderei un velo pietoso. Abbiamo il secondo distretto italiano dell’automotive e lo difenderemo (reportaziende.it/chieti). Abbiamo importanti infrastrutture come il porto di Ortona e una centralità geografica sulla costa orientale che sono un nostro vantaggio strategico da secoli e se assistite da investimenti possono portare sviluppo, come dimostra l’esperienza di San Salvo. Grazie alla qualità del clima e delle acque, a Fara San Martino abbiamo una delle capitali mondiali del prodotto forse più noto del Made in Italy: la pasta! Non faccio nomi, li conoscete bene!

E vogliamo parlare di vino? A Tollo abbiamo una delle due DOCG abruzzesi, e in tutta la provincia sei delle sette DOC e quattro delle otto IGT abruzzesi. Un settore in forte crescita anche qualitativa. Quando me ne occupai scientificamente, nel 2017, portando alla D’Annunzio i massimi esperti mondiali, la DOCG Tullum non esisteva ancora. Tenacia e qualità premiate nel 2019.

Abbiamo l’ateneo più popoloso d’Abruzzo, uno dei 41 su 96 atenei italiani classificato nei QS World University Rankings 2022, motore di ricerca e sviluppo cui è associato un polo ospedaliero di eccellenza riconosciuta. In un territorio industrioso e vocato alla ricerca abbiamo una delle eccellenze nazionali, il SOC di Leonardo, che ho avuto il privilegio di visitare lo scorso anno: fa PIL e protegge chi fa PIL dai cyber-attacchi in Italia e non solo.

Dal livello del mare sulla Costa dei Trabocchi, ai 2700 e oltre del massiccio della Majella (la vetta è dei fratelli aquilani 🤗), le nostre bellezze naturali attirano turisti da tutto il mondo e offrono grandi margini di valorizzazione, come dimostra l’esperienza di Fossacesia. Abbiamo tre millenni di storia, che significa turismo culturale nelle nostre splendide città d’arte (Chieti, Lanciano, Vasto e Guardiagrele: abruzzoturismo.it/it/citta-darte) e nei nostri piccoli borghi: cinque fra i 25 più belli dell’Abruzzo e otto fra i Borghi autentici, tutti da scoprire: destinazioni d’eccellenza per un turismo lento a due ore da Roma o da Napoli.

In tremila anni ne sono successe di cose! Solo nel capoluogo (Chieti) ci sono due musei archeologici nazionali e i resti della città romana, con teatro, anfiteatro, terme… Non fanno PIL? Noi sappiamo come farglielo fare. Miracoli non possiamo farne, ma quelli avvenuti nel nostro territorio portano fedeli in pellegrinaggio, come a Lanciano, importante meta di turismo religioso.

È un onore essere chiamato a rappresentare un territorio così complesso e affascinante, che nei miei 17 anni di servizio nel suo ateneo mi ha garantito il bene più prezioso: la libertà. È il momento di restituire qualcosa a chi mi ha dato tanto. Col vostro aiuto ce la faremo!

(...chi è qui da un po' di tempo sa quanto ce le hanno gonfiate con la storia della piccola università di provincia e quanto ho lottato per difendere la dignità del mio lavoro e quindi, innanzi tutto, del luogo che mi consentiva di svolgerlo. Alle legioni di cialtroni che sono venuti ad attaccarci con questo tipo di argomento mi sento di rispondere adattando - si parva licet - le parole di un altro politico: la provincia logora chi non ce l'ha!...)

(...e non ce l'avrete!...)

venerdì 19 agosto 2022

La maggioranza silenziosa

 Carissimo Alberto, 


volevo lasciare un commento sotto il tuo post Click day! ma non so per quale motivo non mi fa accedere all'account google e non me lo fa postare.  Ora non ce la faccio a sbrogliare questa faccenda, per cui ho pensato di mandartelo via mail perché comunque volevo lasciarti la mia testimonianza, anche come dovere visto che son da queste parti da un pezzo.... 

Scusandomi per il modo improprio, e sperando di non causare troppo disturbo, te lo
incollo qui: 

"Son qui dagli albori, e nella panoramica che hai fatto mi classifico tra quelli che per umanità hanno riconosciuto la verità in chi gli stava di fronte. In quanto tale, devo dire che ho sofferto molto anch’io dei famosi cucchiai di merda da ingoiare, e mi sono sforzata di comprendere perché mai questa cosa di stare dentro al governo dovesse proprio essere fatta, intuendo, grazie anche ai famosi capannelli, le risposte. Continuo a non credere che la scelta sia stata quella giusta (come forse anche voi...), ma penso che, se è stata fatta, fosse in qualche modo inevitabile e spero che il prezzo che sarà necessariamente pagato non sia troppo alto, e possa dimostrare alla fine che valeva la pena di tanto sacrificio.

L’idea poi di non uscire a livello personale per entrare nel fritto misto, come qualcun altro ha fatto, non ho avuto nessuna esitazione a comprenderla e anche apprezzarla, per il duro sacrificio dell’ego che sicuramente ha comportato (sacrificio comunque utilissimo per altri e più elevati obiettivi!). Scegliere di chiudersi nel recinto irrilevante degli “alternativi” per mantener fede alla propria immagine di sé -  in un contesto “politico”, dove quello che è in gioco non è la propria persona, ma un fine di interesse generale! – diciamo che può far gongolare di soddisfazione personale chi questa scelta la fa, e chi con lui/lei si identifica perché fatto della stessa pasta (o anche, a voler essere più compassionevoli e forse più giusti verso qualcuno, semplicemente permette di sollevarsi dal tremendo peso della riprovazione altrui), ma non è di nessuna reale utilità al fine generale che per definizione si persegue! (A meno che, ovviamente, non ci fosse una grande massa popolare degna di questo nome a sostenere queste posizioni, cosa che ovviamente non è). Ed ecco, la forza e la capacità di mettere il fine generale al di sopra del proprio piccolo se stesso è una cosa che in me – donna ordinaria e madre di famiglia -  suscita vicinanza e ammirazione.  

La stessa considerazione si adatta anche a tutti quelli che ora pontificano sull’astensionismo organizzato o il voto antisistema…che purtroppo intorno a me sono tanti, e come si dice da queste parti “non argovisco”,  non ce la faccio, lo sconforto mi fa mancare le parole…ma qui c’entra tanto quel richiamo alla follia che non è genio e all’intuizione che non è arte … oh! se ognuno fosse capace di stare al suo posto..."

Non sono sicurissima di farcela a venire al Goofy, ma in tutti i modi ci proverò. 


Ti abbraccio


(…e non credo ci sia molto da aggiungere. La morale della favola credo sia che ho insegnato molto a chi non aveva necessità di imparare, e nulla a chi ne avrebbe avuto un dannato bisogno. Insomma, per dirla con Quèlo: la risposta era già dentro di voi, e in molti casi era sbagliata. Non è un male, vi assicuro, se ci siamo depurati delle sozze e spregevoli canaglie. Peraltro, voi non lo ricordate, ma nella storia di questo blog ho già promosso operazioni simili, come quella che azzerò la cosiddetta “colonna genovese” e alimentò un goofy posticcio, effimero e fallimentare sulla costa toscana. Fu il più grande successo della neuro, e vi consiglierei di rileggere con molta attenzione il relativo post: c’era già tutto, ma proprio tutto, quello cui state assistendo oggi.

Solo un breve ragionamento su obiettivi e strumenti.

Io vorrei sapere che garanzie danno quegli scappati di casa il cui unico obiettivo manifesto è quello di distruggere la Lega perché ci sono Borghi e soprattutto Bagnai.

In alcuni casi specifici, quelli di qualche coglioncello più o meno accademico, mi verrebbe da chiedermi come si possa pensare che chi, superata la barra dei 50, non ha ancora risolto il suo Edipo, possa essere in grado di risolvere problemi un filo più intricati e che coinvolgono più soggetti, oltre la propria splendida e irripetibile individualità (che per lo più non è riuscita a combinare un cazzo nella vita, ovviamente per colpa del destino cinico e baro o comunque degli altri). Ma più in generale, che garanzie vi dà di poter costruire qualcosa qualcuno il cui unico scopo visibile e dichiarato è distruggere? Per carità, anche la distruzione può avere dignità di scopo, se assistita dai mezzi per realizzarla. Ora io mi chiedo: ma in quale garage della Valnerina o di Batteria Nomentana questi Sacripanti tengono nascoste le divisioni corazzate con cui intendono bombardare la BCE, il Quirinale, o più semplicemente Bellerio?

Ecco, direi che l’argomento si chiude qui…

La scelta di entrare in maggioranza è stata sbagliata?

Anche qui, dipende dall’obiettivo. Se l’obiettivo fosse stato massimizzare un consenso da darsi in faccia subito dopo le elezioni - non avendo potuto nemmeno iniziare a concepire un minimo di rete e di classe dirigente - allora certo, la scelta sarebbe stata sbagliata, e come sapete io la sconsigliai in relazione a quell’obiettivo. Fatto sta che se fossimo stati fuori, il Governo sarebbe ancora lì, con la sua bella maggioranza Ursula. Non potendo uscire - e uscire con FI! - da una maggioranza in cui non fosse entrata, la Lega non avrebbe potuto determinare un caso politico. Insomma: stando all’opposizione saremmo stati irrilevanti anche per i fini dei tanti “signor Distruggere”, dei tanti sicceròi - gli eroi del “si ccèro io”!

Ma capisco che questo ragionamento richiede addirittura tre neuroni: impossibile chiederlo a tristi figuri che sono soggettivamente del PD - e quindi mononeuronali - perché lo sono oggettivamente, dato che il loro messaggio - che sia l’astensione teorizzata dagli spin doctor del PD o il voto per partituncoli dal backstage torbido - porta oggettivamente acqua al mulino del PD!

Ma quanta gliene porta?

Poca.

Questo è il punto, e chi mi segue sa di poterlo assumere come dato, visto che questa è la pagina su cui viene scritto prima quello che accade dopo, soprattutto se, come in questo caso, è già successo prima! Non fatevi trarre in inganno da un ovvio problema di selezione avversa: è assolutamente ovvio che la maggioranza delle persone che conoscete sia consapevole del Dibattito, e siccome la Natura è matrigna, è facile che la summenzionata maggioranza sia a sua volta infestata da una maggioranza di cojoni.

Ci sta!

Ma il punto, amici cari, è che i Sacripanti, ma anche - e soprattutto - i Rodomonti (perché quello che prevale in loro è in effetti il rodimento: il rodimento dei Rodomonti!), non solo non hanno le divisioni corazzate parcheggiate sotto casa - spero sulle strisce bianche, altrimenti imparerebbero presto che la politica costa! - ma non hanno nemmeno la cazzo di fanteria!

E no che non ce l’hanno!

Perché se quando portavano sugli scudi me e Claudio non sono riusciti a incidere in modo sostanziale sui rapporti di forza, come è credibile che possano riuscirci ora, considerando che si sono frantumati in mille riottose fazioni?

Partiranno mijoni, e torneranno cojoni. La prossima volta che passo a S. Lorenzo cerco un marmista…

Ora: questo tema ci interessa, qui?

Sì e no.

Io qui non faccio propaganda: io qui rifletto con voi. Lo spettro delle riflessioni si è progressivamente allargato, e paradossalmente, ma non tanto, questo allargamento ha escluso fasce di lettori progressivamente più ampie. Perché se quando parlavamo di economia risultavano in re ipsa esclusi quelli a disagio con le tabelline, quando abbiamo cominciato a parlare di politica sono risultati esclusi i disagiati tout court, gli incapaci di carità, che sono molti, ma molti di più. Ma sono molti all’interno di uno zero virgola del corpo elettorale.

A noi interessa che il Dibattito prosegua con la nobiltà che Carmen dimostra. Depurarci dalle scorie ci permetterà di crescere sani.

E ora vi lascio: prima di quella degli zerovirgolisti ho un’altra lapide da scrivere, meno divertente ma non meno attesa. Saetta previsa vien più lenta: state saldi e rideteci su: è la cosa migliore da fare…).



giovedì 18 agosto 2022

Chiuso per Campli

 


(…arte e cultura. Le gioie del territorio. Volevo scusarmi: ci sono molti commenti interessanti, ma non posso rispondere oggi: non si scrive con la bocca piena…)


mercoledì 17 agosto 2022

La progressistività della flat tax

Questa mattina sono andato ad Agorà, e quindi prima, da soldatino diligente (obbedisco e combatto), mi sono accuratamente letto la rassegna stampa, contenendo i conati, fino a quando mi sono imbattuto in un passaggio sorprendente, che mi ha allietato la giornata e che desidero condividere con voi. Sappiamo che la posizione del mainstream è in rapida evoluzione (lo era anche ieri, quando scrivemmo il dizionario), ma mai mi sarei aspettato che lo fosse al punto da convincere Boeri e Perotti a scrivere una cosa di buon senso!

Boeri, ve lo ricorderete, era quello che confondeva la monetizzazione del deficit (di cui abbiamo parlato qui e che comunque è argomento dei manuali di macro) con l'emissione di miniassegni (praticamente, il #cazzocentra del secolo), Perotti fu quello che accettò cortesemente un nostro invito, salvo poi fare considerazioni non del tutto cortesi su di voi.

Insomma: qualcosa di molto simile alle nostre attuali virostar, come quella che trancia giudizi su come Matteo Salvini avrebbe gestito la pandemia (dall'opposizione!):


dimenticando di essere consulente di una procura che sta indagando su chi la pandemia l'ha gestita stando al Governo (e sarebbe lecito chiedersi quale sia il significato della candidatura che chi ha gestito la pandemia ha offerto a chi ha indagato sulla pandemia).

(...scusate l'inciso: era solo per ricordare ai pandemici che purtroppo non c'è nulla di nuovo in quanto sta succedendo: è tutto già successo e prima fate pace con questo concetto prima proviamo a ragionare insieme su come evitare questo eterno ritorno - posto che voi vogliate ragionare...)

Torniamo alle sorprendenti affermazioni del prestigioso duo di egonomisti. Ve le cito qui:


"Tutto qua!", verrebbe da aggiungere.

Ora, direte voi: ma che c'è di strano in queste parole? Sono parole di buon senso, sono concetti che abbiamo espresso tante volte!

Appunto!

C'è di strano che dei così raffinati intellettuali progressisti rinuncino a brandire come una clava, per limitarsi a leggerla, la Costituzione più bella del mondo, e che degli economisti col fetish del "controintuitivo" ("è del poeta il fin la meraviglia") ripieghino su considerazioni assolutamente intuitive, di buon senso.

Da loro non ce lo saremmo mai aspettato, ma vediamo il lato positivo.

Siccome il piddino, l'essere che sa di sapere, ma nulla sa, vive di principio di autorità (avendo deposto qualsiasi malriposta ambizione ad un pensiero autonomo), ora ce l'avete in pugno: due fra i più pennuti e bargigliuti sciamani del suo villaggio sono arrivati al punto da dove noi semplici e rozzi artigiani di provincia eravamo partiti: la flat tax non è incostituzionale! C'è di che uscire vincitori da qualsiasi disputa coi propri trimascherati vicini di ombrellone!

Ma suggerirei di cambiare ombrellone: rientra nello spettro del possibile.

Cambiare la testa a un piddino no.

Provare per credere: il piddino attiguo non vi darà retta nemmeno se gli citerete i suoi sciamani di riferimento! E in fondo è per questo che noi, ai piddini, vogliamo bene, e quasi ci dispiace per quello che sta per succedergli, se non fosse che non possiamo nascondere a noi stessi che se lo sono ampiamente meritato...


P.s.: nel caso qualche piddino incredulo, dopo essersi sentito ripetere dai suoi media che la flat tax è incostituzionale, vi accusi di inventare di sana pianta le parole degli sciamani, accludo qui per completezza di informazione i riferimenti all'articolo:



martedì 16 agosto 2022

Produzione industriale

 …torniamo al mesto ufficio e pio di mettere le cose in prospettiva. È uno sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo: lo abbiamo fatto qui per anni, scatenando l’inseguimento scomposto di una serie di sguarniti epigoni, come gli Econofagiany del Volkischer Beobachter salmonato. Dedichiamogli un affettuoso sorriso e andiamo al sodo.

Qualche giorno fa l’ISTAT ha pubblicato il dato mensile della produzione industriale di giugno (con poco più di un mese di fisiologico ritardo: per costruire statistiche attendibili occorre tempo). Il dato è in flessione, cosa da noi ampiamente prevista (perché è roba da ECON102, da corso introduttivo di macro), così come avevamo ampiamente previsto il consequenziale “Silvia moment” del Governo Draghi: “all’apparir del vero tu misero cadesti”:


(i lettori un po’ più esperti mi scuseranno per qualche ripetizione, ma vedo un certo numero di niubbi e devo essere molto didascalico).

I giornaloni si sono trovati in grandi ambasce, perché a giugno c’era ancora Lui (caro lei!), ed era quindi complicato raccontare che nonostante che ci fosse Lui la produzione industriale stava derapando da due mesi! Quando a ottobre ci saranno i dati di agosto si potrà dire (se saranno, come penso, non brillanti) che la colpa sarà stata del vile agguato perpetrato a luglio dalla Lega, che ha interrotto un’emozione (quale? Quella di veder scivolare giù la produzione industriale? Ma no! Quella di essere governati dal migliore…). Ma dire che a giugno #hastatoSalvini è un po’ più difficile. Ne scaturiscono esilaranti equilibrismi, come quello di Repubblica, secondo cui sì, il dato è negativo, ma se lo riportiamo in base trimestrale allora è positivo

Vabbè…

Il grafico riportato dall’ISTAT chiarisce la natura truffaldina di questa impostazione:


È ovvio che il secondo trimestre 2022 sembri in crescita: dipende dal fatto che il primo trimestre era stato in calo, con un -3,3 a gennaio (preceduto da un -1,1 a dicembre). Ma anche il grafico dell’ISTAT, nel mostrarci solo gli ultimi cinque anni, qualcosa ci nasconde. Questo:


Siamo ancora del 21% sotto all’ultimo massimo pre-crisi finanziaria globale (aprile 2008). La ripresa avviata nel2009 dall’ultimo governo di centrodestra venne stroncata dalla stagione dell’austerità. I numeri sono lì. Un decennio di PD ha fatto il resto, cioè niente, lasciandoci dove i volenterosi carnefici di Bruxelles ci avevano gettato.

Credo che sia il caso di cambiare musica.

Voi no?







lunedì 15 agosto 2022

La tecnologia e il progresso

(...su un tema attinente...)

Quando per fare gli auguri bisognava andare in cartoleria, comprare un biglietto e una busta, andare in tabaccheria, comprare un francobollo, tornare a casa, scrivere il biglietto, uscire di casa, imbucare la busta, non mi ricordo che si facessero gli auguri di Ferragosto.

E voi ve ne ricordate?

domenica 14 agosto 2022

Grande è bello (una storia europea)

In questo blog che ha rianimato il dibattito su meriti e demeriti dell’integrazione europea abbiamo spesso risalito il flusso della Storia, o della SStoria, andando alla ricerca di lezioni e di categorie che potessero esserci utili nell’interpretare la stagione presente e viva, e il suon di lei. Lo abbiamo fatto con una particolare attenzione alla dialettica interna al progetto imperiale in cui da millenni, volenti o nolenti, siamo coinvolti. In questi giorni mi è capitato di leggere un libro che invece si concentra sulla dialettica esterna, cioè su come l’Europa abbia affermato la sua supremazia sul resto del mondo. Il libro, consigliatissimo ai pochi che non lo abbiano ancora letto, è Vele e cannoni, di un autore a me carissimo e consigliatomi da una persona particolarmente brillante, Lorenzo Parola, di cui vi suggerisco di ascoltare o riascoltare gli interventi in questo webinar di a/simmetrie:


Il libro è denso di dati e di stimoli, ma come sempre, come in ogni ambito dell’umano agire, più che il merito delle varie questioni affrontate a me interessa il metodo, in particolare il metodo di analisi. Sì, è importante capire come abbiamo soggiogato il resto del mondo creato, ma è più importante la riflessione sottostante sui rapporti fra egemonia politica e tecnologia, fra tecnologia e disponibilità di materie prime, fra disponibilità di materie prime ed egemonia politica (e il cerchio si chiude).

Insomma: su quello che sta succedendo ora, sotto i nostri occhi, e che molti di noi (mi ci metto anch’io, ogni tanto…) hanno difficoltà a leggere, forse proprio perché è sempre successo, ma, per qualche strano motivo, non riusciamo a rendercene conto, perché nella Storia tout court soggiaciamo alla stessa illusione cui siamo soggetti in quella finanziaria: l’illusione che questa volta sia diverso (mentre è tragicamente e spesso fantozzianamente uguale…). Ci sarebbe da riflettere sulle radici psicanalitiche di questa coazione a ripetere. Forse sono da rintracciare nell’attitudine tutta piddina, cioè propria di chi “sa di sapere”, consistente nel negare, a tutela dell’immagine di se stessi, che si siano commessi errori che si potevano evitare.

Se “questa volta” fosse veramente diverso, l’errore sarebbe scusabile, perché indotto da circostanze imprevedibili, e l’onore salvo!

Ne consegue che per salvare l’onore bisogna negare che il passato abbia qualcosa da dirci, cioè bisogna condannare noi stessi non tanto a sbagliare, quanto a ripetere esattamente gli stessi errori, come qui abbiamo argomentato parlando di Azincourt (una storia europea), un post che ci spiega bene la dialettica fra anglosfera e impero europeo.

Alla lista degli errori di prospettiva tipicamente europei che facemmo in quel post (il rifiuto della storia, la cultura politica dell’ottimismo totale, il delirio della competitività totale, l’illusione del numero, l’inganno della rigidità) la lettura di Vele e cannoni mi porta ad aggiungerne uno, quello che secondo Woody Allen è tipicamente maschile: l’invidia del pene, aka “grande è bello”. Perché leggendo Cipolla mi sono reso conto che anche lui, come me e penso tanti altri, si era chiesto per quale accidenti di motivo i francesi nonostante le lezioni di Crécy e Poitiers continuassero a insistere con la cavalleria pesante, e ho scoperto che lo stesso errore era stato anche di altri ordinamenti (tipicamente, i cavalieri mamelucchi), e dipendeva dalla necessità di affermare il prestigio della classe feudale sulle classi subalterne: insomma, dal bisogno di alcuni di proporsi come indispensabili, quando invece l’evoluzione tecnologica li aveva resi inutili. E ho anche scoperto che questo atteggiamento, oltre a determinare un’inferiorità tattica verso l’anglosfera, la determinò anche verso l’Oriente, tant’è che quando “noi”, gli occidentali, avevamo preso il controllo dell’Oceano Indiano da un secolo e fischia, “loro”, gli orientali, arrivavano alle porte di Vienna, perché i loro eserciti si articolavano sulla più efficace cavalleria leggera. E ho infine potuto, senza troppa sorpresa, constatare che il successo degli inglesi derivò, fra l’altro, dall’aver capito che “piccolo è bello”: come per il ben noto pennello, per vincere una battaglia non occorreva un cannone grande, ma molti (piccoli) grandi cannoni. L’Europa riconquistò un sopravvento tattico sulla terraferma quando riusci a fondere cannoni piccoli e trasportabili, quando dall’artiglieria da assedio (offensiva e difensiva) evolse verso l’artiglieria da campagna. Ma naturalmente sottostante a questa evoluzione c’era una parallela evoluzione delle classi sociali, il sopravvento della borghesia sull’aristocrazia terriera, ecc.

Le scemenze sul “grande è bello” che ultimamente hanno riecheggiato nei commenti di questo blog sono un pezzo del nostro collettivo non apprendere dai nostri errori, e le considerazioni dei mandarini cinesi riportate da Cipolla mi ricordano tanto quello che le mie orecchie ascoltano nei corridoi di Bruxelles. Quello che fu la fusione di cannoni in ferro oggi verosimilmente è Starlink e divremmo riflettere con serenità sulla nostra collocazione in questo scenario. Nel passare il testimone sarebbe opportuno non farsi del male inutile, per cecità ideologica, e conservare la dignità.

Ma questa volta non è diverso…

Buona lettura e a presto!

(…parleremo anche di questo al #goofy11…)



sabato 13 agosto 2022

Identità digitale: l'ultimo rifugio delle canaglie

A quanto pare, dopo l'uscita del nostro programma, che ha smontato le tante bufale diffuse in rete principalmente dai nostri ex amici, l'ultimo rifugio di cotali canaglie (perché di questo si tratta: di sozze, spregevoli, ma per fortuna irrilevanti canaglie) è diventato il tema dell'identità digitale.

Di che si tratta?

Ve lo racconto in breve.

I miei colleghi vengono variamente accusati, in un delirio etilico-complottistico, di essere compartecipi della famosa "agenda" (il patto per controllare le nostre vite scritto col sangue di una vergine su una pergamena di capro nero e suggellato alla presenza di Satana dai cinque vertici del pentacolo demoplutomassonico), perché, avallando il famigerato sistema di crediti sociali alla cinese, propugneremmo l'adozione indiscriminata di strumenti di controllo pervasivo e repressivo sull'esistenza di ogni e ciascuno di voi. Ora, io mi ricordavo che gli amici dei cinesi fossero altri, e mi ricordavo anche che ci eravamo presi delle belle palate di sterco in faccia dai media per esserci opposti al green pass, ma le sozze e spregevoli canaglie sono fuuuuuuuuuuuuuuuurbe, la sanno luuuuuuuuuuuuuuunga, e hanno trovato una prova, una prova schiacciante, che ci inchioda alle nostre esecrande responsabilità: il fatto che noi vorremmo "mettere l'identità digitale in Costituzione".

Ora: ci vuole poco a dimostrare che qui qualcuno è scemo: o noi, o le canaglie.

Mi sembra del tutto evidente, e lo testimonia la benevola attenzione che i media liberi e la magistratura indipendente ci prestano, che al Potere come lo immaginano loro (ma anche al Potere come esso effettivamente si manifesta e come vi ho suggerito di studiarlo) noi non siamo esattamente graditi, o sbaglio?

#hastatoSalvini (come prima #hastatoBorghi: io sono un pochino meno Henry de Cusances e un po' più Võ Nguyên Giáp, o almeno a questo modello vorrei ispirarmi, e poi ho un ottimo avvocato, e in generale non minaccio: querelo, e forse per questo gli #hastatoBagnai sono molto meno frequenti...), #hastatoSalvini, dicevo, è l'alfa e l'omega del loro racconto dei fatti: piove? Ha stato Salvini. Arriva la siccità? Ha stato Salvini. Le città non sono sicure? Ha stato Salvini. L'inflazione aggredisce i salari? Ha stato Salvini.

Ma ve ne siete accorti o no, che il bersaglio del Potere Degenerato (PD) siamo noi?

Perché se non ve ne foste accorti, sareste, come dire, distratti.

Se invece ve ne siete accorti, di questa campagna diffamatoria e discriminatoria che il PD e le sue ubique propaggini disperatamente conducono verso di noi, ma nonostante questo pensate che in un contesto simile, avendo contro tutti i media e tutte le stanze del potere, noi propugneremmo l'adozione di strumenti di controllo digitale della società e quindi del dissenso politico, ecco: se le cose stessero così, ci troveremmo di fronte a un interessante dilemma:

  • o saremmo scemi noi a mettere in mano al nostro nemico una simile arma fine di mondo, che immediatamente ci verrebbe ritorta contro,
  • o sarebbe scemo chi dà retta alle sozze e spregevoli canaglie, perché magari le cose stanno in modo diverso, e forse addirittura opposto, a come le sozze e spregevoli canaglie le raccontano.

Ora, siccome stiamo parlando di legislazione, cioè di carte che cantano, risolvere questo dilemma non è poi così difficile.

E si torna sempre al solito punto: mentre i pandemici punturini si sono svegliati solo nel 2021 (perché per la maggior parte di loro prima della pandemia le cose non andavano troppo male, e il 2020 è stato addirittura un sugo di pesce: a casa con lo stipendio pagato, what else?), magari noi a certe criticità che la "rivoluzzione diggitale" presentava ci stavamo pensando da prima, e stavamo cercando di affrontarle non con lo scolapasta (o il cappello di stagnola) in testa, ma con strumenti legislativi.

Il controllo digitale sulle nostre vite esiste, ed è esercitato in forme talmente diffusive e subdole che praticamente tutti voi, prima del greenpass, ci convivevate serenamente, tant'è vero che prendevate molto sottogamba i miei reiterati appelli ad evitare almeno le forme più ingenue di autoviolazione della vostra privacy, quelle che praticavate concionando sui social. Perché ci siamo rassegnati a questo? Semplice: perché l'oggettiva comodità offerta dai tanti servizi digitali (dal Bancomat in giù) oltrepassa la scomodità soggettiva di studiare per capire come evitare che le nostre vite siano tracciate e dai nostri dati si estragga valore, e li si usi per condizionare le nostre scelte, a nostra insaputa. Quindi tutti voi, tutti noi, che non ci prendiamo nemmeno il tempo di rifiutare i cookies sui siti dove navighiamo, o di cancellarli dalla cache del nostro PC, o più banalmente di cambiare regolarmente le nostre password, abbiamo accettato per facta concludentia di essere esposti a continue violazioni della nostra identità, della nostra persona, che oggi è anche e soprattutto una persona digitale, un nodo di relazioni (commerciali, affettive, professionali) intermediate dalla rete.

Il luddismo non è un'alternativa.

Certo, può essere igienico passare un weekend sconnessi dalla rete, soprattutto per chi, non contando una fava, può permetterselo (per chi, come me, rientrando troverebbe centinaia di messaggi da gestire lo è un po' meno). Chi può esser lieto sia, ma il fatto è che questo è il nostro mondo. Vero è che rifiutare il mondo è un tema nobile e ricorrente nella nostra cultura. Fra qualche giorno mi recherò proprio dove riposa uno dei più famosi esponenti di questa tendenza culturale (e anche uno dei più insigni simboli del suo fallimento, perché tu puoi rifiutare il mondo quanto vuoi, ma quando una crisi di Governo dura due anni, magari il mondo del tuo rifiuto se ne frega e ti viene a cercare). In tempi più recenti, si parva licet, gli hippie andavano in India: era il loro modo di rifiutare il loro mondo (che, pensandoci bene, alla fine faceva molto meno schifo del nostro, no?). Quindi: viva il contemptus mundi, che, come il suo opposto dialetticamente coincidente, cioè il cosmopolitismo, è un'ottima cosa per chi se la può permettere.

Ma non tutti possono: e qui finite voi, e cominciamo noi.

La proposta di legge costituzionale AC 2016 dell'on. Morelli e altri rubricata "Modifica all'articolo 22 della Costituzione, in materia di tutela del diritto all'identità, anche digitale, della persona" e presentata alla Camera il 24 luglio 2019 (quindi prima della crisi del governo giallo-verde) consta di un unico articolo:

Ricordo che l'art. 22 dice che: "Nessuno può essere privato, per motivi politici, della capacità giuridica, della cittadinanza, del nome." Mi sembra sufficientemente chiaro che cosa intendessero perseguire i colleghi Camera (Morelli, Molinari, ecc.) con questa aggiunta: esattamente evitare che l'identità digitale di una persona potesse essere violata per motivi politici. Cioè, in buona sostanza, l'esatto contrario di quello che ci attribuiscono le sozze e spregevoli canaglie. Basta leggersi la relazione introduttiva (la trovate nel pdf):


A me le sozze e pregevoli canaglie sembrano veramente sceme: accecate dal sangue che gli inietta gli occhi, non capiscono che la nostra proposta intende mettere sotto la più alta tutela prevista dal nostro ordinamento la "persona" digitale, intende dare rilievo costituzionale a fattispecie quali il furto di identità digitale, ma anche l'esclusione digitale (cioè l'impossibilità per alcune fasce di popolazione di accedere a certe infrastrutture socialmente utili), un dato affrontato per altri versi dalla proposta di legge Siri sul rapporto di conto corrente. Tra l'altro, tutte queste proposte sono da due anni in bella vista sul sito della Lega (ce le ho fatte mettere io), e sono depositate in Parlamento. Perché svegliarsi ora? E perché, se il Grande fratello viene percepito come un problema, non fare prima una battaglia culturale per accrescere la consapevolezza dei cittadini, come sta facendo ad esempio a/simmetrie:


in non affollatissima compagnia?

Le sozze e spregevoli canaglie, insomma, non capiscono, o forse non vogliono capire. Per me poco conta: io non faccio processi alle intenzioni e vi ho spiegato molto bene perché, fin dal tempo dell'insistita e petulante domanda "Ma Prodi era in buona fede?"

Alle sozze e spregevoli canaglie, ai puri e duri di comprendonio, ai nuovi catari asserragliati nella loro Béziers virtuale, dedico affettuosamente le parole del buon Arnaldo. A fare il lavoro sporco ci penseranno gli elettori, che vi macelleranno per il semplice fatto che non sanno chi siate, dato che loro hanno una vita vera e dei problemi veri.

Un caro saluto.