domenica 27 luglio 2025

Meno Europa: perché e come?

Pubblicato da Marco Pezzini su Goofynomics il giorno 12 ago 2024, 19:43

Marco Pezzini ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "A mente fresca":


Scrivo qui un commento a corredo, dato che in altri post non li ho visti nemmeno inseriti.

Gentile dottor Bagnai, mi dispiace molto che siamo arrivati a questo punto. Fin dal primo post di quel lontano novembre del 2011 l'ho seguita. L'ho "divulgata" ad amici, conoscenti, mi sono abbeverato ai suoi insegnamenti con ardore scolastico più forse di alcuni suoi studenti. Quando scrisse il primo libro, e la piccola (allora) comunità di seguaci la spinse per entrare in politica ne ero felicemente entusiasta.

Così come del fatto che avesse trovato casa nel centrodestra seppur lei fosse dichiaratamente di sinistra. Merito a chi allora l'ha "scovata" e convinta ad entrare in un progetto politico che sembrava destinato a scardinare le regole di una imposizione dall'esterno - quanti post ho letto sul vincolo "maledetto"- determinata anche da un successo popolare oltre ogni rosea aspettativa.

Il fatto è, mi consenta, che nonostante lei sapesse, lei avesse capito prima di altri, meglio di altri, cosa sarebbe accaduto, nessuna e dico nessuna delle politiche possibili da mettere in campo è stata proposta.

Ricordo i bei tempi in cui scriveva che "l'euro non è più un problema , semplicemente perchè è morto" mentre invece...

Le forze in campo sono soverchianti, le dinamiche finanziarie in atto, soprattutto in queste settimane (citofonare Giappone), tali che nessun politico nostrano possa o potrà cambiare lo status quo. Nemmeno la Lega, che ha un segretario che tutto ha meno che la legittimazione popolare precedente, certamente data da scelte atte più a mantenere poltrone e situazioni, che da una visione propopolo.

Ricordo le parole del ministro delle finanze e suo compagno di partito in una conferenza stampa della fine dell'anno scorso, quando disse che "il mio problema è vendere ogni mattina i nostri titoli di stato"... bei tempi

La situazione dei conti pubblici, come detto è drammatica, il debito è a quota 2.9 trilioni di euro, il deficit al 7.4 da portare al 5.6 per fine anno. Il vostro governo sta vendendo tranche di pezzetti di "gioielleria nostrana" con procedure di urgenza tutto pur di salvare la capra. Forse i cavoli no.

E intanto, la commissione nuova di questa Europa è ancora in sella, come se niente fosse. Il sostegno che questo Paese sta dando a Paesi (che loro si andrebbero inseriti nelle liste canaglia) facendo pagare ai suoi cittadini un prezzo troppo caro sia economico che morale.

Non so se lei sia cambiato in questi anni, o meglio, non so se ancora una volta lei abbia svoltato la bandiera delle sue convinzioni, ma forse ora è il momento di dire basta.

O semplicemente dire la verità ai cittadini, a rete unificate: che la pacchia è finita, per noi. Non ci sono più forzieri nascosti a cui attingere o bauletti segreti da aprire.

Fino a quando ciò non accadrà, lei come molti altri saprà quello che succederà prima, lo saprà meglio, ma l'unica consolazione sarà e rimarrà "io lo sapevo".

Le auguro una buona serata e buon lavoro


Pubblicato da Marco Pezzini su Goofynomics il giorno 8 lug 2025, 18:19

Marco Pezzini ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Carità e narcisismo":


Buongiorno Professore. Parto dal suo lavoro di divulgazione, che a molti di noi ha praticamente introdotto al mondo accademico, seppur dalla porta di servizio, ha spinto ad approfondire, cercare e soprattutto di studiare. Leggo il suo blog dal terzo post pubblicato. Smettendo di parlare di me, vengo al punto: la domanda che lei ironicamente pone nel il post, pressupporrebbe a mio avviso che le sue carriere, sia quella di docente che successivamente quella di politico siano sovrapponibili. Se lo sono nella sostanza, e a volte non sembra, faccio fatica a comprendere proprio un post come questo. Tante nell'arco di questi anni sono le persone che ha mandato a spendere, che non hanno creduto, non hanno capito o peggio, voluto capire. Forse non essendo dentro il mondo universitario è un particolare che non mi "arriva", il lasciare al proprio destino lo studente recalcitrante che o non si applica o non capisce. La vita è dura come tante volte ha detto. Ma, dall'altra parte, il compito di un politico, in quanto eletto, non è quello di spiegare concretamente, con parole comprensibili al popolo, concetti o misure che per loro natura sono a volte (molto spesso) incomprensibili? Ho la certezza che il numero di preferenze personali che le sono state riconosciute alle varie tornate elettorali vengono da questo contenitore. Gente come me, che fin da subito, seppur come detto non ne avevo gli strumenti, ha compreso le capacità, l'intuizione e soprattutto la buonafede di quello che veniva detto. A questo punto, a mio parere, servirebbe fare un reset, mettere dei punti e forse crearne di nuovi. L'uscita dall'euro è ormai una battaglia persa, forse inutile? Però, sapere che sta arrivando una bufera, cercare di avvisare gli altri, poi quando arriva l'unica cosa che rimane da dire è "io ve lo avevo detto"? Il cambiamento, quello vero, ha bisogno di sostegno, sia in termini intellettuali ma più spesso di voti. Dura la legge di coloro che sanno. Diverse le battaglie di coloro che conducono le masse. E' la ragione del successo in tempi ormai lontani del grillismo. Ed il loro successo era dovuto in gran parte al successo personale del loro leader. Leader decaduto (da riascoltare nel caso, Paolo Mieli come ne parla dell'episodio del 2019 l'altra mattina a radio24 con Spethia) partito finito. Se il progetto Lega deve andare avanti, senza smembramenti o diaspore, non è il caso di ripensare a tutto il pacchetto? Se l'euro è stato il problema inziale, la gestione del covid la prova generale, quale sarà lo spettacolo che ci attende? Perchè anche se io so, avendo letto quì tutto il possibile e avendo capito quanto mi è possibile, da qualche parte dobbiamo pur andare. La mia partecipazione resta immutata, la mia volontà pure. Se ci sarà da salire sulle barricate ci sono. Altri lo faranno? Ho come la sensazione che molti sono figli della maledizione del "Sì, Ma, Però"... Con immutata stima Grazie


Pubblicato da Marco Pezzini su Goofynomics il giorno 20 lug 2025, 12:09

Marco Pezzini ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Una riflessione":


Buongiorno professore

le domande quasi retoriche che pone nel post, sinceramente a me ne suscitano altre. Che riguardano un tema da Lei trattato in uno ormai storico intervento in cui si parlava di denaro e potere. In questi giorni l'ho riascoltato con molta attenzione, e i concetti che esprime in quel convegno mi sembrano più attuali che mai. Mi riferisco al tradimento, anzi ai tradimenti, e quello che mi arriva in questi giorni è "e il tradimento attuale?" "I tradimenti attuali?"

Perché vede, gentilissimo, ne vedo parecchi in giro. E seppur che in questo luogo dedicato alla divulgazione ed alla comprensione (che non è compassione e soprattutto che la seconda non è detto che sia consecutiva alla prima) dato che Lei è uomo delle istituzioni ma più di ogni altra cosa persona che può tirare le fila, lo percepisce pure Lei?

Quando colui che guidava il governo precedente ha mentito, sapendo di mentire, ed ha reiterato anche successivamente, mi sarei aspettato alcuni sussulti, diciamo...più incisivi. E invece, niente. Come ebbi modo di scriverle, non sono addentro al mondo accademico e men che meno a quello che succede nel "palazzo o nei palazzi che contano", ma una bugia palese se detta da colui o coloro che ci guidano a me sa tanto di tradimento. E a volte l'ignavia di tacere o fare finta di niente, è peggiore dell'ignoranza. Ci sono persone che "ignorano" eppure sono dotate di un coraggio da leoni. Ha presente le citazioni che ricorda in quell'intervento? Soprattutto quelle di Hengels. Ecco, penso a quei poveri cagnolini che ubbidiscono sempre. Ma siamo sicuri che siano sempre e solo i cagnolini più in basso nella catena alimentare a dire sempre si? Le auguro delle buone camminate, e soprattutto una buona domenica. Grazie mille e...le barricate ci aspettano.


L'accampamento d'inverno

L’officier aux grosses moustaches, nommé Zdrginsky, leur en fit un récit emphatique. À l’entendre, la digue de Saltanovka ne rappelait rien moins que le défilé des Thermopyles, et la conduite du général Raïevsky, s’avançant avec ses deux fils sur la digue, sous un feu terrible, pour commander l’attaque, était comparable à celle des héros de l’antiquité. Rostow l’écouta sans lui prêter grande attention ; il fumait sa pipe, faisait des contorsions chaque fois que l’eau lui glissait le long de la nuque, et regardait Iline du coin de l’œil ; entre lui et cet officier de seize ans, il y avait aujourd’hui les mêmes rapports que ceux qui avaient existé sept ans auparavant entre lui et Denissow. Iline avait pour Rostow une adoration toute féminine : c’était son Dieu et son modèle ! Zdrginsky ne parvint pas à communiquer son enthousiasme à Nicolas, qui garda un morne silence, et l’on pouvait deviner à l’expression de son visage que ce récit lui était souverainement désagréable. Ne savait-il pas, par sa propre expérience, après Austerlitz et la guerre de 1807, qu’on mentait toujours en citant des faits militaires, et que lui-même mentait aussi en racontant ses prouesses ? Ne savait-il pas également qu’à la guerre rien ne se passe comme on se le figure, et comme on le raconte après coup ? Le récit ne lui plaisait donc en aucune façon, le narrateur encore moins ; car en parlant il avait la fâcheuse habitude de se pencher sur la figure de son voisin, jusqu’à la toucher presque de ses lèvres, et d’occuper en outre beaucoup trop de place dans l’étroite hutte ! « D’abord, se disait Rostow, les yeux fixés sur lui, la confusion et la presse devaient être telles sur cette digue, que si vraiment Raïevsky s’y est élancé avec ses deux fils, il n’a pu produire d’effet que sur les dix ou douze hommes tout au plus qui le serraient de près… Quant aux autres, ils n’auront certainement pas remarqué avec qui il était, et s’ils s’en sont aperçus, ils s’en seront d’autant moins émus, qu’ils avaient dans ce moment à songer à leur propre peau, et que, par suite, le sacrifice de sa tendresse paternelle leur importait fort peu… et d’ailleurs, le sort de la patrie ne dépendait pas de cette digue… ! La prendre ou la laisser à l’ennemi revenait au même, et, quoi qu’en puisse dire Zdrginsky, ce n’étaient pas les Thermopyles ! Pourquoi alors ce sacrifice ? Pourquoi mettre en avant ses propres enfants ? Je n’aurais certainement pas exposé ainsi Pétia, ni même Iline, qui est un étranger pour moi, mais un brave garçon… J’aurais au contraire tâché de les placer loin du danger. » Il se garda bien cependant de faire part à ses deux camarades de ses réflexions : l’expérience lui avait appris que c’était inutile, car, comme toute cette histoire devait contribuer à glorifier nos armées, il fallait feindre d’y ajouter une foi entière, et c’est ce qu’il fit sans hésiter.

Meno Europa!

Due giorni fa ero ad Alghero, nella sede provvisoria del consiglio comunale:


per parlare di un tema a me caro:


in compagnia di un ospite del #goofy8, Omar Chessa, e di una sessantina di persone che avevano avuto la bontà di interessarsi di quanto avevamo da dir loro.

Nella cortese introduzione gli organizzatori avevano evidenziato come il messaggio che questo blog da sempre porta avanti fosse stato all'inizio un messaggio minoritario ed eterodosso. Ho allora esordito dicendo che il mio messaggio in effetti non era minoritario, ma solitario (perché non è che avessi molti compagni di strada, almeno per i primi due anni, fino all'arrivo di Claudio), e non era eterodosso, ma eversivo (perché da un lato era fondato sul pensiero economico più ortodosso, come sapete, e dall'altro, però, contestava in radice il fondamento delle istituzioni in cui siamo immersi). Nel ringraziare l'associazione "Identità e costituzione" mettevo in evidenza la relazione cogente fra questi due termini: non può esserci una Costituzione, una Grundnorm, senza che ci sia un popolo, cioè un'identità (collettiva) che decida di darsi una legge fondamentale, e in fondo il vulnus fondamentale dell'Unione Europea come progetto politico era ed è tutto qui: l'assenza di un demos (e quindi di un logos) europeo che preclude in re ipsa la possibilità di una democrazia europea, che non si sa in nome di chi e con la lingua di chi dovrebbe essere agita. Questo, dicevo, chiuderebbe il discorso, eppure continuiamo a sentirci dire che l'Unione Europea è un modello, e lo è in particolare l'assetto statuale e amministrativo cui asintoticamente (o forse onanisticamente) tende, vale a dire i SUE (Stati Uniti d'Europa), anche se chi ci parla di "modello europeo", come del resto facevamo noi nel sottotitolo dell'evento, ben si guarda dal dirci chi lo stia seguendo. Non gli Stati del Centro America, che darebbero vita al cacofonico (ma involontariamente espressivo) SUCA (Stati Uniti del Centro America), ma nemmeno quelli dell'America Latina, o dell'Estremo Oriente, o dell'Oceania. Pressoché ovunque nel mondo gli Stati si accordano per convivere in termini pacifici, possibilmente sfruttando in modo intelligente i rispettivi vantaggi comparati, e lo fanno nelle forme che la teoria dell'integrazione economica ci insegna: zone di scambio preferenziale, zone di libero scambio, unioni doganali, mercati unici, unioni economiche, unioni monetarie, unioni economiche e monetarie. Messi insieme, di questi esperimenti più o meno riusciti in giro per il mondo ce ne sono svariate decine, ma già quando si arriva ai mercati unici, che sono zone di libero scambio assistite dalla libera circolazione dei fattori di produzione (capitale e lavoro), gli esempi significativi scendono a due (Unione Europea e Mercosur), di unioni economiche e monetarie di un qualche rilievo ne conosciamo una sola, ma soprattutto nessuno di questi esperimenti di integrazione ha mai pensato che fosse cosa utile e giusta dotarsi di una caricatura di parlamento e di governo nazionali: al massimo, hanno istituito un organismo arbitrale di composizione delle controversie commerciali!

Quindi il modello non è tale, perché nessuno lo segue, e nessuno lo segue perché è un fallimento politico, ed è un fallimento politico perché è un fallimento logico, una interminabile sequenza di aporie e paradossi.

L'idea che "grande è bello" veniva sostenuta, intorno agli anni '10 di questo secolo, con l'argomento che "oggi c'è la Cina!". Era la teoria del pennello grande, che esposi per la prima volta qui:


le cui fallacie sono fin troppo evidenti. Del resto, siccome il legno storto non si raddrizza, non è paradossale che una Unione che doveva nascere per combattere la Cina oggi vaneggi di allearsi con la Cina per combattere gli Stati Uniti! Di male in peggio, ma questo non sorprende, perché la logica antagonistica insita nel progetto europeo è distante anni luce dal ragionamento economico sulle dimensioni ottimali di uno Stato. Quest'ultimo ragionamento, come abbiamo ricordato più volte, era stato impostato da Alesina in termini di scelta fra capacità decisionale e capacità di ammortizzare gli shock esterni: un grande conglomerato di Stati perde in capacità decisionale (oggi lo ammette perfino Cottarelli, quando confessa che l'UE non è un negoziatore efficace perché deve difendere gli interessi di Stati troppo disparati), ma acquista in capacità di ammortizzazione delle recessioni mondiali, perché in teoria può contare su un ampio mercato interno.

E qui sta il primo paradosso: andando con l'unione monetaria verso "più Europa" abbiamo distrutto il mercato interno, perché abbiamo costretto un insieme di Stati precedentemente abbastanza floridi a privarsi del meccanismo di aggiustamento dato dal tasso di cambio, scaricando sui salari il peso dell'aggiustamento alle recessioni mondiali. Abbiamo cioè costretto questi Stati ad abbattere i salari per mantenere convenienti le proprie merci in caso di recessione mondiale, in modo tale che quando il resto del mondo si trovava senza soldi per comprare i nostri beni, noi toglievamo soldi dalle tasche dei nostri cittadini per inseguire i mercati del resto del mondo offrendo beni a buon mercato! Non era a questo che doveva servire l'Unione economica, ma non poteva che funzionare così una volta trasformata in Unione monetaria.

L'altro paradosso evidente è che l'Unione europea, che tanto esalta e glorifica l'economia di mercato fin dai primi articoli dei suoi Trattati costitutivi, con altrettanta involontaria incisività confessa di non essere altro che un colossale esperimento (non riuscito) di manipolazione del mercato. L'europeista mediano (a pelo lungo o corto) a un certo punto del suo discorso vi dirà che "grazie all'UE abbiamo potuto godere di tassi di interessi bassi come quelli tedeschi...", senza rendersi conto del fatto che non c'è alcun particolare motivo per cui in Germania e in Italia, a fronte di economie sufficientemente distinte, il denaro debba avere lo stesso costo, e che per l'Italia (ma in generale per i Paesi della periferia) avere un costo del denaro troppo basso è anche (e soprattutto) una iattura, perché incita al sovraindebitamento. Un prezzo deve tendere al suo valore di equilibrio: se lo si forza verso il basso, consegue errata allocazione e spreco di risorse. L'eccesso di debito privato nei Paesi del Sud è frutto appunto di questa gigantesca distorsione del mercato.

Per non parlare, poi, del costo della valuta! Oggi ci sentiamo dire che l'euro forte danneggia le imprese. Dovremmo quindi concludere che la lira "debole" le avvantaggiava! Ma allora perché i porci negazionisti hanno sempre contraddetto questa evidente simmetria, arzigogolando che le "svalutazioni competitive" della liretta danneggiavano il Paese? A parte che, come vi ho dimostrato per tabulas, la maggiore stabilità dell'euro rispetto alla lira è una fake news, il punto è che non era la "liretta" a svalutare, ma il marco a rivalutare, e per vederlo basta considerare che tutte le valute mondiali, non solo la lira, cedevano rispetto al marco.

Da questi (e altri) fallimenti logici conseguono fallimenti politici, che spesso vengono concettualizzati in termini di "distanza". Si dice che l'UE non può amministrare efficacemente perché è lontana dai cittadini. Giusto (forse), ma bisogna naturalmente riflettere sul perché le cose siano andate in questa direzione: ci sono andate perché, come tanta letteratura qui compulsata da oltre un decennio ci ha illustrato fin dagli anni '90, l'invenzione di un livello politico sovranazionale era strettamente funzionale allo scarico dei responsabilità da parte delle classi politiche nazionali verso "santuari" tecnocratici "al riparo dal processo elettorale" (sottinteso: nazionale). Il problema non è tanto quello della "distanza", che oggi sarebbe anche sormontabile, ma quello della voluta mancanza di accountability (problema insormontabile perché per molti in realtà è una soluzione: basta guardare la von der Leyen ancora in sella dopo il fallimento catastrofico del green deal)!

Gli argomenti economici ormai sono ampiamente fatti propri dalla controparte: il più fiero nemico dell'austerità oggi è Draghi! Per questo la frontiera del dibattito si è spostata sul tema della responsabilità politica e della supremazia dell'ordinamento comunitario su quelli nazionali. Ma di questo era più competente l'altro relatore cui passavo la parola.

La relazione di Chessa è stata molto interessante, sono seguite delle domande, e al termine, quando ci si avviava a concludere, ho ripreso la parola per dire: "Scusate, ma qui nessuno ha fatto, almeno a me che ora sono formalmente un nemico, la domanda che mi sarei aspettato di sentirmi porre: va bene, abbiamo capito che questa cosa non funziona e forse lo avremmo o lo avevamo capito anche da soli, ma tu che sei un politico vuoi dirci come se ne esce? Insomma, mi aspettavo che dalla spiegazione del "perché" meno Europa, emergesse una curiosità sul "come" meno Europa!". E mi sono messo a spiegarlo.

Ma in quel momento ha cominciato a piovere, e siccome il pubblico non la pensava come quel giocatore di rugby secondo cui "la pelle è impermeabile" abbiamo dovuto sospendere i lavori...

Guerra e pace

Qualche giorno fa è venuto a trovarmi Nello Preterossi per motivi consentiti dalla legge, e al termine, per descrivergli il mio stato d'animo, gli ho citato il passo di Guerra e pace che riporto qua sopra, ma non sono sicuro che Nello lo abbia correttamente situato, né sono sicuro di averglielo correttamente indicato io: l'opera è troppo complessa, e il tempo a disposizione poco. Ma poco importa: qui qualcuno di voi potrà capirmi, e potrà capire perché i commenti in sequenza di Marco mi rinviano allo stato d'animo dell'ussaro di Pavlograd che è in me - perché c'è anche lui, e ogni tanto, raramente, si fa vedere.

Lo stato d'animo infastidito, disincantato, ma (seppure di malanimo) per quieto vivere accondiscendente, con cui il veterano Rostov ascolta il resoconto artefatto e ontologicamente mendace dei fatti d'arme di Saltanovka è sempre più il mio, lo provo ogni volta che mi affaccio alla cloaca, e tanto mi infastidiscono le narrazioni, quanto, come il conte Rostov, sono infastidito da certi narratori, non solo quelli che ignari di anatomia ti parlano nel naso, ma più in generale quelli che animano, per ottime ragioni, un epos che però non ha ragione di essere, non rende il senso di quali siano e dove siano le difficoltà da superare (e quindi i progressi fatti), e costringe perciò a quello che ad altri sembra un slittamento, un regresso, mentre magari non lo è, come Claudio eroicamente cerca di spiegarvi... Ma l'experience m'a appris que ce serait inutile, e quindi taccio. I sette anni che mi separano dal mio ingresso in Parlamento, del resto, sono i sette anni che separano la carica degli ussari di Pavlograd a Schöngraben, nel novembre 1805, quella di cui parlammo qui, da quella a Ostrovna, nel luglio 1812, il giorno dopo aver passato la serata a far baldoria con gli amici, dopo l'inizio di serata un po' infelice che ho riportato qua sopra.

Sette anni che separano due domande ugualmente lancinanti, urgenti, ma profondamente diverse, la cui drammatica opposizione dà conto di quanto possa maturare in sette anni un essere umano, e di quanto forse avremmo potuto, o dovuto, maturare noi (e forse lo abbiamo anche fatto). Il Nicola Rostov di Schöngraben si chiede: perché vogliono uccidermi? Quello di Ostrovna si chiede: perché voglio ucciderlo? In mezzo c'è la maturazione tecnica, quella che permette di non cadere da cavallo durante una carica, ma c'è anche una maturazione morale, forse favorita o accelerata dal fastidio arrecato da tante narrazioni stereotipate e convenzionali di fenomeni complessi, difficilmente riducibili a formule semplici e di immediata applicazione.

Marco Pezzini era entusiasta a Schöngraben: finalmente vedeva "i nostri" attaccare l'avversario, varcare con slancio generoso il tremendo limite dell'ignoto e del terrore. Quella carica, quello slancio, si è interrotto nel 2019, e i motivi li ho spiegati per filo e per segno qui: non c'entrano niente le poltrone o le situazioni (quali?), non è venuto meno alcuna spinta "propopolo" (parola il cui unico merito è stato quello di avermi facilitato la ricerca del commento). Semplicemente, si è sacrificato un obiettivo tattico a un obiettivo strategico: affossare la riforma del MES, e la stessa cosa è poi accaduta nel 2021, quando l'obiettivo strategico era: evitare che si spaccasse il partito. Gli obiettivi strategici sono stati entrambi conseguiti, almeno finora, ed è un vero peccato, ma non un fatto imprevisto, che per conseguirli si siano dovuti lasciare tanti caduti sul campo. Chissà, fra questi caduti magari al prossimo giro ci sarò anch'io: continuerò a ritenere hegelianamente che la scelta fatta sia stata razionale. Mi sembra un po' ingiusto accusare di inconsistenza un leader che ha guidato il suo partito verso due obiettivi così difficili in periodo così turbolenti, e comunque non vedo molta razionalità nelle accuse che Marco muove al governo: quella di svendere le partecipate (è possibile dettagliare, per cortesia?), quella di piegarsi alla logica dei mercati.

Certo: un ministro del Tesoro ha il dovere di gestire il debito pubblico, che significa anche renderlo appetibile agli investitori. Non solo quelli esteri, peraltro. Il debito collocato all'estero era il 32% del totale nel 2019, è stato il 31% nel 2024 (dati qui), non si vede questa svendita e questa penetrazione. Si vede invece che Giancarlo fino a oggi è riuscito a risolvere, nonostante il conseguimento di alcuni obiettivi strategici come il no alla riforma del MES, un grosso problema di credibilità del Paese, il cui debito ora è relativamente meno oneroso. Dobbiamo preoccuparci perché le agenzie di rating, che sono il nemico, ci fanno i complimenti? Ma amici cari: qui continuiamo a dire che sarebbe migliore un mondo in cui le scelte dei governi non venissero rimesse al giudizio dei mercati (considerando che questi regolarmente si schiantano per i motivi illustrati dettagliatamente qui, e per questo motivo non danno prova di una saggezza particolarmente superiore)! Resta un piccolo dettaglio: se il mondo funziona in questo modo, non tenerne conto è qualcosa di peggio che cadere da cavallo a Schöngraben: è semplicemente girare il proprio cavallo e caricare contromano il proprio schieramento! Che cosa può andare storto? Ora i mercati non ci rompono più i coglioni. Dobbiamo considerarlo un tradimento o una sconfitta? Secondo me no, perché questa non è una guerra lampo (nessuna guerra lo è): è una guerra di logoramento (tutte le guerre lo sono), e la stagione dello spread ci ha logorato abbastanza, facendoci perdere tanto tempo che si sarebbe potuto dedicare a scopi strategicamente più validi, come la costruzione di una classe dirigente, cui abbiamo cominciato a dedicarci con metodo solo dal 2021 (sotto le bombe dei grandi media anglosassòni e i trabocchetti degli operatori informativi nostrani sinceramente non era proprio facilissimo organizzarsi).

Dice: "avreste dovuto pensarci prima!"

Ah, beh, certo! E allora anche tu, che dopo dici che ci si doveva pensare prima, avresti dovuto essere con noi. E perché non c'eri? Perché non eri a Schöngraben? Perché volerci essere, amico caro, presuppone un certo grado di incoscienza che se pure può essere condizione sufficiente per un fallimento, è altrettanto condizione necessaria per un tentativo. Tu, Marco, non eri lì perché già sette anni fa eri troppo saggio...

Così saggio che ti esorterei a non decretare la fine di una battaglia che non hai combattuto, quella per liberare il Paese dall'euro. Il fatto che questa battaglia non sia sulle prime pagine dei giornali non significa che il problema non esista più: significa solo che abbiamo imparato a lasciare che siano gli altri a logorarsi. Un euro che funziona come la lira, svalutandosi al punto di far imbelvire gli Stati Uniti, per noi va anche bene, in un certo senso. Quando i giornali oggi titolano che la moneta forte ci fa male, dopo aver titolato che la moneta forte ci avrebbe protetto, può non esserti evidente, ma abbiamo vinto noi, abbiamo minato un'altra casamatta della narrazione. Sì, è ovvio: a beneficio del tuo morale tu vorresti il gesto eclatante, la certificazione narcisistica del fatto che non hai votato per dei traditori, che ha sostenuto delle persone giuste, delle persone "propopolo", come dici tu. Sei dispostissimo ad accettare la morte dei tuoi campioni, pur di rimettere all'ordalia, e non alla strategia, la soluzione del problema! Questo significa veramente vivere orazianamente, all'insegna del carpe diem! Se mi fossi dato fuoco in Piazza di Montecitorio gridando "euro merda!" chi avrebbe schiacciato il pulsante rosso sul grugno del MES? Se Claudio si fosse fatto esplodere a Palazzo Madama al grido di "lira o morte!" chi avrebbe cucito i fili di un discorso che mi annoia profondamente, quello sull'OMS, convincendo i Fratelli (coltelli) a schiantare gli emendamenti al Trattato pandemico? E questi sono solo due esempi, i più simbolici e quindi, forse, i meno sostanziali, di battaglie combattute e vinte. E perché dovremmo alzare bandiera bianca ora che abbiamo imparato come si combatte, ora che siamo sul campo di Ostrovna, non su quello di Schöngraben? 

La verità da dire ai cittadini non è che "la pacchia è finita", come dici tu, come un Monti qualsiasi, non è che "non ci sono forzieri cui attingere" (?). La verità da dire ai cittadini è che ogni giorno si sta facendo un passo avanti. Meno OMS è meno Europa, perché l'Europa, catturata dalle lobby farmaceutiche, voleva più OMS. Meno MES è meno Europa, perché l'Europa, subalterna alle grandi centrali finanziarie, voleva più MES (per farci saltare in aria immediatamente, dichiarando insostenibile il nostro debito: e invece abbiamo outlook positivo).

Non lo vedi?

Mi dispiace.

La mia vita negli ultimi quindici anni è consistita nel parlare a persone che non mi capivano, o mi capivano troppo tardi, e anche nei tuoi tre messaggi, in fondo, un progresso (lento) si vede.

Qui non c'è nessuna bandiera da innalzare se non il tricolore italiano. Il bianco è solo un pezzo della storia: ci sono anche il rosso, e il verde.

Tutto qua...


(...come vedete, in ossequio al principio nil inultum remanebit tutti i vostri commenti avranno risposta. Sono in coda, ora non potete cancellarli...)

(...ai refusi pensateci voi, ora ho da fare...)

34 commenti:

  1. Sempre più perplesso: io qualche grado di cambiamento nella rotta lo intravedo. Dall'altra parte dell'oceano si mette addirittura in discussione l'indipendenza della banca centrale. Scricchiolìi che non si possono ignorare.

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    1. Che vuoi che ti dica? Si capisce che mi sono girati i coglioni? Non voglio le cheerleaders, ma un minimo di oggettività…

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    2. Credo che al di là del narcisistico bisogno del gesto eclatante, il nostro caro amico non abbia inteso una semplice questione di numeri.
      Ci sono altre forze in campo, molto più numerose, di quelli che credono ad un'altra narrazione e che fanno massa critica per spingere la storia in una direzione lontana dalla nostra visione - è un discorso che ho già sentito fare da Claudio, per altro, non c'è niente di nuovo.
      Come si può pensare di ottenere una vittoria totale di un punto di vista, il nostro (?), senza tenere conto degli altri?
      L'esempio pratico è il diritto al conto corrente, c'è sulla cloaca chi unisce i puntini (perché hacapitotuttoh!) con i vari passaporti sanitari, spid, eccetera, fino all'obbligo di cc. Ovviamente senza aver considerato che a fronte di chi vorrebbe vivere il sogno bucolico, ce ne sono milioni che vorrebbero avere tutto su telefonino e sono una massa che legittima certe scelte politiche che avanzerebbero come bulldozer senza queste protezioni.
      Ma ho scritto troppo, il tutto si riassume in un: ci vuole tempo e pazienza!

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    3. Motivo per cui quella legge mi sono limitato a presentarla e farla approvare all’unanimità ma non ne parlo nella cloaca (anche se creerebbe hype).

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    4. Difendere i diritti di chi li confonde con obblighi e liberare da obblighi chi li confonde con diritti, necessitando del suo consenso per farlo. L'indirizzo di una complicata partecipazione politica che chi non fa confusione ha apprezzato, apprezza, apprezzerà.

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  2. [quote]come la costruzione di una classe dirigente, cui abbiamo cominciato a dedicarci con metodo solo dal 2021 [...]
    La verità da dire ai cittadini è che ogni giorno si sta facendo un passo avanti [/quote]

    Una riflessione: sul lungo periodo rischiamo di far vincere i nostri avversari, perchè man mano che muoiono quelli della vostra generazione, e magari anche di qualcuna successiva, scompaiono coloro che hanno gli strumenti e le capacità per ricostruire ciò che è stato distrutto.

    Anche una certa classe imprenditoriale, i cosidetti "piccoli imprenditori", derivavano da scuole professionali in cui si svolgevano molte ore di laboratorio: con la riforma dei professionali così non è più. Non solo, nella maggioranza delle scuole professionali e tecniche ci sono problemi di disciplina da far accapponare la pelle, per cui la qualità dell'insegnamento è quella che è.

    Alle elementari non esistono più bocciature, alle medie neppure... Questo comporta che ragazzi bravi, con potenziale alto, sono mischiati in classe con alunni problematici, caratteriali, con forti problemi disciplinari. Quindi il livello generale delle classi crolla...


    Una bella botta al problema la darebbe una semplice riforma: abolire il cosidetto "voto di Consiglio", ossia quella procedura che consente ai Consigli di Classe di votare a maggioranza cambiando il voto inizialmente assegnato dal docente, con il solo fine di promuovere sempre tutti.

    La inviterei a documentarsi su certe dinamiche che riguardano le classi inferiori rispetto a quelle a cui lei è abituato ad insegnare, perchè secondo me questo aspetto sta diventando prioritario anche sull'Euro a questo punto.

    Poi ci sarebbe da pensare alle droghe, abbiamo un problema demografico enorme; quelli che nascono in compenso si distruggono il cervello a 15 anni. Come faremo ad avere una classe dirigente all'altezza?

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    1. Ho domenticato di citare i licei, che non solo sono anch'essi in grande difficoltà, ma il termine liceo è svilito anche nel significato, per via di indirizzi che si chiamano "liceo" ma non prevedono nè il Latino nè il Greco.

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    2. L'ho già detto e mi ripeto, d'altronde è privilegio dell'età che avanza: Istruzione, Giustizia, Informazione, con questi tre pilastri corrotti dal nemico è difficile una consistente revisione positiva delle previsioni per il futuro. Tre bastioni indispensabili da riconquistare. La consapevolezza, però, non è solo nostra perché ci si sta oggettivamente provando, è solo molto, molto difficile. Se Informazione e Giustizia hanno effetti immediatamente cogenti, perché possono inchiodare qualsiasi iniziativa e quindi è giusto iniziare da lì, l'Istruzione è la più critica sulla distanza, è vero. E è oggettivamente in condizioni disastrose, se anche si riuscisse a partire subito, Informazione e Giustizia permettendo, sarebbe un processo di decenni, tra l'altro quello per il quale minore sarebbe il consenso. Quanti accetterebbero volentieri un ritorno a un'istruzione più rigorosa? Speriamo bene.

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    3. Appunto , proprio per tutte le ragioni che hai scritto , rischiamo di arrivare "morti" alla " salvezza" ( e probabilmente "morti" lo siamo già)
      Ma questo non significa che non si stia combattendo la "battaglia giusta" datosi che tutte le altre sono certamente "sbagliate" e quindi l' unica alternativa resta solo l' ignavia de l' " apres moi le deluge".

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    4. I "cittadini" non vogliono sentire verità.
      I "cospiratori" le comprendono da soli.

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  3. Nel mio ultimo intervento sul blog forse troppo ottimisticamente affermavo di intravedere delle crepe nell'ordalia europea e, mi chiedevo, "cosa accadrà dopo, con cosa sostituiremo questo schifo di insieme di regole astruse per 27 paesi profondamente diversi gli uni dagli altri?". Questo suo intervento, come sempre lucido e razionale, spiega perchè dobbiamo aver pazienza e perchè le guerre si vincono con le giuste e pazienti strategie. La guerra sarà dura perchè i campioni del mainstream non mollano e sono tanti. Del resto per loro ammettere che più Europa è un ossimoro per chi pensa che quella sia la strada per migliorare le condizioni di vita di TUTTI i cittadini europei, cioè significherebbe non avere più diritto di cittadinanza nei talk show e, quindi, di che vivere! Dobbiamo attendere la testardaggine dei fatti più che le parole dei monti, dei draghi, delle von di turno. La storia ha una propria inerzia e propri tempi, dobbiamo saper attendere e prepararci per costruire un racconto alternativo a questo. Anch'io nel mio piccolo cerco da quando frequento il blog di fare proselitismo. Non è facile però qualche cosa sono riuscito ad inculcarla in alcune teste (non in quelle che continuano a votare "a sinistra", area dalla quale io stesso provengo). Lei continui la sua straordinaria opera di divulgazione su questo blog, noi faremo il nostro. Attraverso le difficoltà, alle stelle!

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  4. Scusi ma da quello che vedo Ursula avrebbe "negoziato" un accordo con gli Usa a dir poco pessimo haha in pratica gli Usa vogliono riequilibrare e appunto avremo più prodotti usa qui... Addirittura suv e Pick up haha chissà la lobby dell auto tedesca come sarà felice... Cioè mazziati e cornuti haha almeno quello che si sa ora i dettagli non si sanno tutti... Forse meloni è stata furba a lasciare fare Ursulina così da non aver lei responsabilità del cetriolone

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  5. Caro Bagnai quelli che vi sostengono, lottano in silenzio e non si lamentano, sanno le cose che avete per il bene del Paese. Deo gratias

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  6. Quello di cui non ci si rende conto è che qualsiasi parola, qualsiasi scelta deve tenere conto del fatto che il paese, in questi ultimi decenni, è stato raso al suolo da anni di politiche procicliche. Fare gli idioti estremisti in parlamento farebbe molta scena, ma rischierebbe di minare ancora di più le classi dominate, le quali hanno bisogno di crescita economica, più che di gesti plateali. Il punto è che avere un atteggiamento eccessivamente idealistico significa fare lo stesso errore degli europeisti: questi hanno agito mossi da ideali che non hanno permesso loro di capire che le loro azioni avrebbero danneggiato il paese; ne consegue che essere realisti, agire passo passo significa non imitare gli errori dei propri avversari. L’idealismo è una bella cosa, ma non lo si fa sulla pelle degli altri: girare con la bandiera italiana con cori antieuro è un bene se si è adolescenti, ma da adulti bisogna cercare un compromesso tra le proprie idee e le condizioni reali, consapevoli che qualsiasi errore, qualsiasi passo falso può significare la perdita di posti di lavoro per chi già ha subito il peso della malagestione della crisi del 2008. Inoltre i tempi storici sono diversi dai nostri: a molti sembrano tanti gli anni passati, ma dal punto di vista storico non è passato chissà quanto tempo

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  7. Giusto oggi ho letto un sondaggio che riportava una €uro disapprovazione media degli italiani al 75% ( gli altri evidentemente erano i piddini ) con punte del 90% sul REarmEU ( e annessa guerra alla Russia).
    Si possono discutere queste cifre ma non la loro sostanza che ci dice due cose:
    1) quella che un tempo era una opinione di infimo peso ( tutti allora lodavano le magnifiche e progressive €urosorti) oggi è "pensiero comune" , spesso anche fastidioso nel sentirlo , pure espresso male, in tante bocche un tempo piene di €uroentusiasmo.
    Quindi "mission accomplished" , come diceva "quello".
    2) L' €ur(SS) sta oggi nella stessa condizione in cui stava l' URSS 45 anni fa : un roboante gigante ancora apparentemente "possente" in attesa di andare in frantumi sbattendo in una crisi autoprodotta.
    E questa crisi è già qui , e si chiama " guerra in Ucraina" con tutti i suoi annessi inevitabili ( e Dio non voglia anche "nucleari").
    Quindi , non è più questione di "scelte politiche ", il "meno €uropa" verrà presto ( e non sarà una "bella esperienza" ).

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  8. Confesso di fare molta fatica a comprendere il significato autentico dei commenti di Marco.
    In fondo, riciccia le note critiche che in questi anni difficili vi sono state rivolte da più parti e alle quali è stata fornita ampia spiegazione razionale.
    Ma spiegare non basta mai, perché evidentemente alcuni continuano a confondere i propri desideri con la durezza della realtà.
    A volte penso con terrore a un ipotetico governo piddino al posto dell'attuale e sento i brividi scorrere lungo la schiena: MES approvato, patrimoniale sugli immobili, via libera all'OMS e ai suoi sgherri, porti aperti a immigrazione irregolare e traghettatori di schiavi per il capitale, ulteriori cessioni di sovranità come la perdita del diritto di veto nel Consiglio UE.
    Il consenso nei confronti dell'UE e della Commissione non sono stati mai così bassi in Italia e questo è stato realizzato grazie al costante lavoro della Lega e di chi, come lei e Claudio, ha dedicato il proprio tempo a informare, sensibilizzare, spiegare, approfondire.
    Io vi dico solo grazie e sono fiducioso che presto i risultati di questo duro lavoro politico saranno visibili anche a chi oggi esprime critiche e dissenso.

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  9. Bah, oggi ho letto con piacere i giornali che parlano di UE sconfitta da Trump. Il mito dell'UE grande, invincibile e quindi ineluttabile si distrugge con episodi come questo. Quindi sto pessimismo non lo capisco proprio. Certo, noi rispetto al maggio 2019 siamo in una posizione peggiore. Ma migliore (con fatica) del 2021-2022.

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    1. è il momento dello strappo..la germania ci sta pensando (e non intendo il volk ma quelli che contano); Meloni e Salvini, assemble!

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    2. se Merz non strappa quel 5-10% in più, che Trump si è tenuto per sè, quelli di Made For Germany si faranno sentire perchè i loro affari languono https://www.dw.com/en/made-for-germany-german-companies-show-optimism/a-73362630

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    3. In questo caso la sconfitta dell'UE rappresenta però anche un danno per l'Italia, perchè io sono favorevolissimo ai dazi, ma in questo caso sono fortemente asimmetrici ed a svantaggio nostro.

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    4. Il danno viene dall'aver fatto la trattativa come Europa. Ho sentito in un micro-flash concesso a Siri in qualche tg rai il punto nevralgico: l'obiettivo della cara Ursula era mitigare il dazio sull'automotive tedesco, che passa dal 27.5 al 15.

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  10. Abbiamo quindi il dato fattuale: UK spunta un 10% mentre UE(ona) tutta insieme si becca il 15% con genuflessione e clausole capestro. E quindi cosa dice "quello"? Ci vuole più europa! (cito Capezzone: Ma dove cazzo vogliamo andare?!). Cosa vuoi fare contro quelli che negano l'evidenza? Gli puoi dare anche 100 euro mensili in busta paga in più (come è stato fatto), gli puoi aumentare le pensioni con il recupero dell'inflazione (come è stato fatto), gli puoi migliorare finanziariamente il CCNL mentre il sindacato non vuole (come è stato fatto), gli puoi semplificare la vita con regimi fiscali più snelli e tesi ad un'inclusione sempre maggiore di soggetti coinvolti (come è stato fatto e si tende ancora a fare), puoi cercare di incrementare la sicurezza sulle strade (come è stato fatto e si tende a fare), puoi cercare di evitare di avvitarti su problematiche prive di ogni contropartita realmente pregnante come le cagate sui diritti LGTBQ PLUS PLUG-IN HIBRYD (come si sta cercando di fare), puoi rendere il cittadino più vicino ai centri decisionali e più consapevole dell'operato dei propri rappresentanti sfrondando sovrastrutture completamente inutili, costose e pericolose per l'autonomia decisionale del popolo sovrano (vedi OMS, MES, etc. come è stato fatto), puoi addirittura porti ad assumere una postura dubitativa e non radicale in ordine alle questioni green (come si sta facendo) nonostante il GIGANTESCO tracollo per non dire azzeramento di interi comparti continentali titolari di consolidate flagship economiche mondiali.... e che succede?! Beh...può succedere che la reazione si adatta gattopardoscamente facendo propri i tuoi precetti e rilanciando un rafforzamento dello stesso sistema che quei precetti aborriva.

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  11. Mi spiace per marco Pezzini, ma quando in uno scritto sulla situazione economica italiana leggo 'la pacchia è finita', mi fermo lì. Credo che alcune espressioni, usate fino alla noia negli ultimi 20 anni per screditare il nostro Paese, e che tutti qui sul blog conoscono bene, segnalino un'adesione, magari inconsapevole, ai peggiori luoghi comuni propagandati dalla stampa euro-globalista, e inficiano alla radice tutto il resto del discorso.

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  12. Occorre eliminare il rumore di fondo.

    Al di là dei proclami dei vari Fulbright, Kalergi, Monnet & Co., la UE fu una costruzione americana molto utile per gestire uno dei due fronti più importanti della guerra fredda e per avere ampia capacità industriale bellica a disposizione. Occorreva evitare un bis dello scenario coreano: truppe d'intervento innestate nel conflitto da oltremare le quali, benché ottime e ben armate, si sgretolano di fronte ad un potente blocco militare terrestre il quale avanza sul confine combattendo per linee interne (battaglia del bacino di Chosin). Ed infatti la UE fu strettamente collegata ad una NATO difensiva.

    L'euro, al di là dell'opportunismo franco-tedesco, fu adottato in ossequio alla dottrina OMOM (One Market One Money).

    Quindi, all'epoca (alleanza industriale difensiva + OMOM) = UE

    Oggi il primo elemento non c'è più: la NATO è da tempo dedita ad una missione espansionistica aggressiva tesa ad assicurare il compimento del "destino manifesto", ossia del prevalere dei nostri valori (anzi dei valori americani).

    OMOM domina ancora la narrativa, ma in senso bellicistico (OWOM One War One Money).

    La UE è quindi a sua volta passata da un ruolo difensivo ad uno aggressivo, guarda caso a trazione britannica:

    " Take up the White Man's burden—
    Send forth the best ye breed—
    Go bind your sons to exile
    To serve your captives' need;
    To wait in heavy harness
    On fluttered folk and wild—
    Your new-caught, sullen peoples,
    Half devil and half child." (Kipling)

    Pertanto la battaglia di questi giorni contro l'euro passa anche per il ripudio dell'ideologia del bellicismo espansionistico idealistico ("esportare democrazia"), in nome del nostro inequivocabile dettato costituzionale e della necessità concreta di assumere la pace sostenibile come obiettivo primario e sovraordinato.

    Ad esempio, il patto Briand-Kellogg va interpretato nel senso che costituisce un crimine anche minacciare la pace con politiche espansive che minacciano gli altrui interessi vitali. Ciò in quanto concorso nel crimine della guerra di aggressione. La questione ucraina fornisce una immediata opportunità in tal senso.

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  13. Da quando esiste la "seconda Repubblica" nessuna coalizione politica è riuscita a "vincere" (ottenere maggioranza parlamentare) per due legislature consecutive. Per la prima volta in oltre trent'anni sembra concepibile che il centrodestra possa ambire all'impresa se resta compatto, arriva a fine legislatura coeso, non perde consenso e gli avversari restano divisi e indeboliti. La capacità di restare compatti e mettere a segno due vittorie consecutive sarebbe epocale: in termini di formazione classe dirigente, continuità di presenza nelle istituzioni e nella politica estera, possibilità di conquista del Quirinale ove Mattarella si è barricato con tutta l'intenzione di resistere 14 anni consecutivi (mai vista una democrazia occidentale repubblicana in cui il capo dello stato resta in carica così a lungo, a parte Weimar). Marco, non so perché stai sbandando: mai come ora la svolta strategica sembra alla portata. È doloroso ma occorre stringere i denti e continuare ad avanzare lentamente, metro dopo metro.

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  14. "abbiamo vinto noi, abbiamo minato un'altra casamatta della narrazione"
    Lol, lamo even, come direbbe qualcuno: al più, abbiamo assistito impotenti all'ennasimo aggiornamento del firmware dell'elettorato.

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    1. Anche la rivoluzione francese non nacque immediatamente col botto, bensì fu un lento deteriorarsi delle condizioni in atto che culminò con la presa della bastiglia. Purtroppo dobbiamo uscire da questa visione scolastica delle rivoluzioni per la quale queste nascano dall’oggi al domani.La storia, spesso, è il risultato di lenti mutamenti, che culminano con un evento che è l’unico ad essere effettivamente ricordato. In filosofia delle scienze si usa la metafora dell’uovo: prima si cuoce la parte bianca e solo alla fine si arriva al tuorlo. Diciamo che chi pensa che, arrivato Bagnai, scatti la presa della bastiglia, è un po’ troppo “naive”

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  15. Ecco qui un altro pezzo che cade giù: https://quifinanza.it/lavoro/magneti-marelli-venduta-creditori/922087/

    Ma non si potrebbe statalizzare pagando poi le eventuali multe alla UE? Oppure fare come con MPS?

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  16. È abbastanza evocativo leggere un frammento di "Guerra e Pace" dove sono ora, cioè in una tenda, arrotolata in un sacco a pelo ad ascoltare il vento e la risacca del mare di Ortona (fa piuttosto fresco).
    Rostov è un personaggio quasi ordinario, forse un pò "schiacciato" da Pierre Bezukhov e Andrej Bolkonsky. Eppure nell'opera è anche quello che si prende "carico" di incarnare le contraddizioni ed il conflitto tra doveri e desideri personali, tra idealismo e senso della realtà e tra impulso e lealtà (il pensiero per Pétia ed Iline è un esempio).
    Forse non è il più profondo intellettualmente o spiritualmente, non cerca un senso "oltre" la vita o al di là di ciò che essa manifesta, ma in qualche modo nella sua stessa manifestazione. Non so, alla fine mi sembra che visto il contesto attuale, il suo arco narrativo ci offra degli spunti (e qualche lezione) molto meno ovvi di quanto si immagini.
    E forse è meglio che ora vada a dormire.

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  17. E, cambiando discorso, Kutúzov cominciò a parlare della guerra di Turchia e della pace conclusa. – Già mi hanno rimproverato non poco, - disse Kutúzov, - e per la guerra e per la pace… ma tutto viene a suo tempo. Tout vient à point à celui qui sait attendre.

    Lev Tolstòj - Guerra e pace -Vol II - Pagina 165

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  18. Parto dai ringraziamenti ovviamente. Di aver conservato i commenti fin da quello dell'agosto del '24, fino agli ultimi di questi giorni. Un pochino devo ammetterlo, mi compiaccio. Anche se, come sospettavo, un determinato tipo di commento non avrebbe portato altro se non il "pubblico ludibrio". La questione che per un ultima volta ci tengo a porLE, seppur a denti stretti, riguarda molto il passaggio in cui mi risponde "Il fatto che questa battaglia non sia sulle prime pagine dei giornali non significa che il problema non esista più: significa solo che abbiamo imparato a lasciare che siano gli altri a logorarsi". Ecco, se immagino l'euro come una persona, quella persona oggi, essendo nata nel 1997, ha 28 anni. E aldilà del fatto che negli ultimi 14 anni nulla è cambiato (e quì mi permetto di essere nemo profeta di sventura anche in patria) da qui in avanti non cambierà. Quello che sarà successo è che due generazioni di cittadini avranno pagato dazio (quello pesante) alla causa. L'euro è una battaglia? Per chi? E se lo è, quali armi servono per combatterlo. Perchè se è certamente vero che dire no al MES (sacrosantemente) sia una battaglia legittima, sono i sì per dovere di partito o di coalizione che fanno peggio. Tralascio le conseguenze sui dazi, perchè solo per la parte di spesa energetica valutata in 750miliardi di euro sarà un salasso per le imprese e le famiglie. Ci aggiungo i 600miliardi in infrastutture? Ci sarebbero da aggiungere gli spicciolini degli 800miliardi in riarmo.
    Quando la signora che guida la coalizione dice sui giornali (purtroppo lì ne parlano, anche in tv è vero) che sono sostenibili o che poteva andare peggio, si è consultata con lei? O legge questo blog? Dove lei, meritoriamente analizza la macroeconomia e ce la spiega.
    Caro onorevole, la ringrazio per il lavoro che svolge e che svolgerà, però non perda tempo a definirmi in qualche modo, non sono piddino e nemmeno grillino. Però ho creduto in questo partito fin da quando ne presi la tessera nel lontano 1995.
    Sono cambiate tante cose da allora, per la gente come me e meno per alcuni come lei. Le battaglie che lei mi elenca che andavano fatte ed alle quali non ho partecipato, non le porto come un onta.
    Questo governo di cui lei fa parte, in questo particolare momento, sta lasciando che accadano cose che al mio debole cuore danno un dolore enorme. E di nuovo, i si che vengono avallati, con il silenzio dei cagnolini da scranno, fanno ancora più male all'anima.
    Perdoni la digressione filopalestinese, ma sa, se vedo un bambino che muore di fame, un pelino (come ha bene detto lei rispondendo ad un primo commento in calce ai post da lei pubblicati) mi girano i coglioni. Meglio tornare a parlare di economia...
    Le auguro buon lavoro ed un sincero augurio di fine legislatura.

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    1. Su una cosa non posso che darti ragione: il tempo non necessariamente gioca dalla nostra parte. Le persone si abituano, soprattutto quelle che come te sono sensibili ai luoghi comuni e alla propaganda di regime (il "tesoretto", la "pacchia", i 750 miliardi di energia - cifra fuori da ogni ragionevole schema, gli 800 miliardi di armi - anche qui, un ballon d'essai di cui si è persa traccia, ecc.). Io qui non aspiravo a insegnare la macroeconomia. La macroeconomia o la sai o non la sai, e la sai se ti rendi conto che i soldi che entrano hanno un più e quelli che escono un meno (e fino a qui ci arrivano tutti) e se hai capacità di astrazione (e qui non ci arriva quasi nessuno). Qui ambivo a tenere vivo il vostro spirito critico, ma posso convivere con un fallimento. Del resto, anche il dolore cui il tuo debole cuore rischia di cedere (e mi spiacerebbe) è alimentato da fake news, lo sai? Quaerendo invenietis! Il problema non è "avere la tessera dal [anno a piacere]". Questo non vuole essere il blog delle persone che hanno la tessera dal 1995. Vuole essere il blog delle persone che hanno deciso di usare la testa nel 2011.

      Tutto qua.

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