Eccezionalmente sto lavorando da un ombrellone anziché da una croce di vetta, ma… poco cambia! Il #goofy14 prende forma, sto organizzando il convegno e la mia relazione, e vi segnalo qui, a mo’ di appunti, qualche articolo che confluirà nel mio intervento. Scoprirete che molte cose che non si potevano dire e che dicevo e vedevo solo io oggi si possono dire ed escono in riviste con “pirreviù” (o in blog importanti…). Non credo sia per voi una sorpresa, ma… buona lettura!
1) le nuove regole di bilancio sono nate morte, firmato: un autore delle nuove regole di bilancio! Utile per rispondere alla insopportabile lagna ortottera del: “Ma voi avete approvato le nuove regole che strangoleranno il paese!1!!1!1!”.
2) l’euro ha significativamente impoverito la periferia dell’Eurozona (strano, vero?).
3) il cambio fisso a partire dal 1997 ha rallentato la crescita dei salari reali in Italia (e anche qui lo sforzo per stupirci suggerisce di indossare un cinto erniario prima della lettura).
Ce ne sarebbero anche altri, ma per oggi mi fermo qui: ci sono ancora parecchi dettagli da sistemare…
The strange non-death of the EU fiscal rules
RispondiEliminaSperando di non disturbare, mi permetto di dissentire (anch’io da sotto un ombrellone) sulla presunta morte delle nuove regole di bilancio europee.
In tutta onestà non credo basti un articolo su Bruegel per decretarne la morte.
I fatti – come a suo tempo sottolineato da un vecchio populista - hanno la testa dura e dicono che ad oggi, le regole di bilancio sono vive, vegete e lottano insieme a noi.
Tanto è vero che la prossima legge di bilancio dovrà essere portata a casa nel rispetto del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, presentato ed approvato lo scorso anno dal Ministro Giorgetti. Con in più una serie di ulteriori variabili nel frattempo sopravvenute, la principale delle quali è il 5% del PIL sulle spese militari decretato in sede NATO (ed accettato dal governo italiano).
Si tratta del resto dello stesso ministro che ha – dal suo punto di vista comprensibilmente - definito il pareggio di bilancio un “dovere morale” (https://www.mef.gov.it/inevidenza/Giorgetti-pareggio-di-bilancio-un-dovere-morale.-Banche-italiane-no-algoritmo-ma-braccio-operativo-del-Paese/). E che quindi sembra rivendicare politicamente il senso profondo dell’impianto sottostante quella riforma del Patto di Stabilità che sarebbe, non si capisce bene perché, morta.
Tempo addietro lei aveva affermato che la morte delle regole di bilancio europee sarebbe arrivata – sintetizzo - dal rifiuto francese di applicarle. La tesi sottostante era che – dato il peso politico e strategico di quel paese – non sarebbe stato possibile imporre alla Francia e ai francesi un “Monti Moment” analogo a quello imposto all’Italia e agli italiani nel 2011/2012.
Tesi legittima, che sembra però essere smentita dai fatti.
La conferenza stampa di Bayrou dello scorso 15 luglio è stata la replica – quasi 15 anni dopo – della famosa conferenza stampa di Monti con le lacrime della Fornero. E ciò che è più interessante notare è che i vostri alleati del RN hanno accettato in pieno la retorica "fiscally conservative" sul debito pubblico à la Musk, pur rivendicando la possibilità di trovare strade diverse per recuperare i circa 40 miliardi indicati da Bayrou quale obiettivo di bilancio.
In conclusione, parafrasando il titolo di un bel saggio di Colin Crouch di qualche anno fa, quella delle regole di bilancio europee sembra essere una strana non-morte. In molti ne decretano la prematura dipartita (come in molti decretavano all’epoca la dipartita del neoliberalismo) ma loro – testarde – restano in realtà sempre vive a condizionare le dinamiche politiche e sociali di milioni di persone.
Se mi passa la battuta spero anch’io di morire un giorno come le regole di bilancio UE.
Saluti!
Perdonami, sei una persona garbata, istruita, e forse anche, tangenzialmente, del mestiere, ma evidentemente ti sfugge un dettaglio che non è un dettaglio. Bruegel non è la GUE: Bruegel è la GUE cinque o sei anni prima. Se vuoi elaboro e fornisco esempi, ma se sei del mestiere questa osservazione ti basterà. Sulla Francia, aspettiamo dicembre. Su Giancarlo, che cosa vuoi che dica? Europa brutta cacca pupù? Giancarlo fa il ministro in modo intelligente, ma di questo parliamo nel prossimo post.
EliminaForse la posizione di Giorgetti la sto capendo.. Tranquillizzare i mercati e gli interlocutori per ragioni di aspettative... Però dovrebbe fare anche come fecero a loro tempo con l alta velocità... Cioè ci siamo capiti
Eliminaio attenderei la UE alla prova del Trump moment per capire a fondo la resilienza delle politiche economiche e monetarie della UE; finora la UE e gli USA sono stati un sistema binario in equilibrio, nonostante i Monti, i Draghi e compagnia circense. Ora potra accadere un semplice redde rationem o un auspicabile mors tua vita mea
EliminaNon discuto la rilevanza di Bruegel e l’influenza dallo stesso esercitata sul complesso politico-burocratico che governa l’UE tra Bruxelles e Francoforte. Ma tra riconoscerne l’influenza ed affermare che sia “la GUE cinque o sei anni prima” c’è un’ampia serie di soluzioni intermedie che credo non andrebbero scartate, soprattutto nel caso di specie.
EliminaCredo lei sottovaluti il peso (rectius: l’egemonia) che la retorica fiscally conservative à la Musk (o alla De Romanis, per restare in Italia) continua ad avere nel dibattito pubblico, soprattutto quello dei due principali paesi UE: Germania e Francia.
Se l’ossessione dei tedeschi in materia è nota (ed è emblematico che si siano dovuti inventare la minaccia Putin per aggirarla), quella dei francesi sta raggiungendo livelli parossistici, come dimostra non tanto la conferenza stampa suicida di Bayrou quanto il fatto che tutti – dicasi tutti - gli oppositori (da sinistra a destra) abbiano accettato il framework de “il debito pubblico è insostenibile” (cosa ovviamente falsa) come terreno di scontro politico.
Lei ha ovviamente ragione nel sottolineare l’insostenibilità (soprattutto politica) del Patto post-riforma, soprattutto in Francia.
Il problema è che esiste una chiara contraddizione tra la suddetta insostenibilità e l’egemonia della retorica stile Musk/DOGE sul debito insostenibile che va tagliato a tutti i costi altrimenti falliamo (cosa anche questa falsa, come noto almeno dall’articolo di Domar del 1944, che uno del mestiere come lei certamente conoscerà).
Che questa contraddizione si risolva con “la riforma della riforma” del patto è a mio avviso molto meno scontato (eufemismo) di quanto lei creda.
E aggiungo che lo sarebbe ancor meno se nel 2027 vincesse il RN (cosa che per una lunga serie di ragioni non credo accadrà), perché sarebbe proprio a quel punto che l’UE pretenderebbe dalla Francia - in ossequio all’antico principio di Giolitti per cui le regole si interpretano per gli amici e si applicano ai nemici – il rispetto delle regole alla lettera.
Quanto a Giorgetti, resto sintonizzato con grande interesse per il prossimo post.
Se fosse possibile, più che concentrarsi sull’illustre ministro di Cazzago Brabbia, allargherei il discorso per cercare di capire un semplice punto: nell’ambito degli attuali partiti – e della Lega nello specifico – esistono sedi simil-democratiche in cui discutere e giungere a sintesi su questioni cruciali come il fatto che l’avanzo primario sia (o meno) un dovere morale o sull’opportunità di trattative unilaterali con gli USA (https://www.repubblica.it/politica/2025/07/15/news/zaia_dazi_italia_intervista-424731357/)?
L’impressione che si ha da fuori è che tali sedi non esistano e che tali decisioni siano prese a valle di quello che uno del mestiere come lei definirebbe un processo stocastico.
Saluti!
La sfera di cristallo ovviamente non ce l'ha nessuno, ma nell'articolo ci sono ragionamenti interessanti.
EliminaViene esplicitato che ci si può anche aspettare che la commissione cerchi di raccontare queste regole come un successo, del resto chi non difenderebbe il proprio operato, a maggior ragione se, come nel caso della Commissione Europea, l'unica cosa che produci è carta, visto che di risultati manco mezzo - anche perché di responsabilità politiche non può e non vuole averne?
Però Breugel, che non è la voce dei "nemici dell'UE" declinati nei vari -ismi, bensì la voce con cui le istituzioni UE millantano la propria autorevolezza, dice chiaramente che stavolta il gioco può non funzionare.
"Agreeing on the April 2024 reform of the EU fiscal framework was difficult and it is understandable that the Commission may wish to dismiss concerns about the future of the framework raised by these developments6. In particular, it may be tempted to accommodate the new German posture on fiscal policy – in other words, papering over possible violations of the EU fiscal rules. Allowing Germany to fudge the EU rules to achieve domestic objectives is unlikely to raise strong objections in the rest of the EU, given that an expansionary German fiscal stance would help lift growth across the continent. However, this would compound the doubts on the working of the new fiscal framework raised by the early activation of the national escape clause. In particular, it would rekindle long-standing preoccupations with ‘equal treatment’, bearing in mind that Germany reformed its fiscal rules without any consultation with the EU."
In sintesi, ora che le regole stanno strette alla Germania, comincia a dare fastidio che anche a questo giro abbia fatto come sempre il cavolo che gli pare, per andare dietro a beghe politiche interne (e i sovranisti sarebbero gli altri eh?). Inoltre, visto che la commissione sa benissimo che della Germania non ci si può fidare - perché anche al primo giro ha "promesso" cambiamenti che poi non ci sono stati - diventerebbe ancora più difficile difenderne l'operato visto che non ci sono più porci da macellare. Al primo giro hanno potuto nascondere gli squilibri della Germania assecondandone la narrazione razzista sull'immoralità degli altri, ma oggi che pure Draghi critica l'austerità, e nessuno ha più il coraggio di parlare di debiti sovrani, Breugel avverte la commissione che le conviene cambiare narrazione prima, accettando di cambiare le regole, perché dopo, quando la Germania come al solito le violerà, la commissione perderà definitivamente la faccia.
E visto che a sto giro il default lo rischia la Francia, potrebbe essere un colpo di grazia fatale per la credibilità di istituzioni che ormai non hanno più nemmeno il fondo del barile da raschiare.
Penso che gli ultimi post "a tinte fosche" tornano utili per risponderti. Se quello che interessa a te sono "simboli", atti o leggi che dicano quello che vuoi sentire dire a conferma dei tuoi desideri politici, stai combattendo male. Se quello che interessa è che il sistema cambi, il fatto che il Ghostwriter dell'Unione europea annunci candidamente che per come stanno andando le cose diventerà impossibile raccontarla dovrebbe farti sentire un po' come i soldati la notte prima della battaglia definitiva. Sembra proprio che la resa dei conti si avvicini inesorabilmente. Ricordiamoci che crisi finanziarie non ci sono da 17 anni, che gli schock sono dietro l'angolo e facciamoci trovare pronti quando arriveranno. Quando le regole andranno riscritte, perché lo saranno, dovremo essere nella stanza dei bottoni e avere la forza per premere quelli giusti. Tutto il resto non conta nulla.
Quello che mi chiedo è: chi saranno gli ultimi giapponesi di austerità ed Eurozona? Gli operatori informativi? gli intellettuali piddini? Gli accademici? Il deep state quirinalizio?
RispondiEliminaGli accademici sono dei conformisti: saranno verosimilmente gli ultimi a cambiare.
EliminaForse mi è sfuggito ma non ha condiviso "Aboliamo la pasquetta per fare quadrare i conti" in Francia....in linea con i suoi articoli... Sembrano messi maluccio chissà cosa accadrà.... Anche se di fatto le regole per i francesi già non valgono haha
RispondiEliminaparte 1/2
RispondiEliminaRingrazio del lavoro svolto con tenacia e dedizione e vorrei portare un punto di vista, non necessariamente il mio, utile per l’analisi del voto disperso e non recuperato dopo il 2019. La principale differenza tra lo scenario del 2019 e quello di oggi è la mancanza, oggi, di una prospettiva di approdo. Nel 2019 era tangibile e quindi percepibile lo visione di una uscita dall’euro e di una ritrovata sovranità: l’uscita dall’euro era vista come concretamente possibile e tangibile (miniBot), la ritrovata sovranità lo era in modo più vago e anche per questo ancor più efficace nel tenere insieme istanze e sensibilità diverse (sovranità nazionale Italiana o sovranità regionale dei territori?).
Oggi, anno 2025, una classe dirigente di “destra” cresciuta e maturata a tappe forzate tra crisi esterne (Covid, guerre) ed interne (scontro con il Potere della macchina burocratica amministrativa) da un lato ha compreso che non basta la carta per fare i miniBot ma dall’altro ha perso, agli occhi di parte dell’elettorato, la capacità di trasmettere la visione di un punto di approdo che sia allo stesso tempo verosimile e seducente. Oggi la narrazione “sovranista”, agli occhi di alcuni, ha virato verso una pragmatica visione democristiana: si governa tenendo conto delle peculiarità dell’Italia che ne hanno fatto una nazione a sovranità limitata in forza delle reti di condizionamento interne ed esterne; si sceglie il male minore tra USA e Cina, ad esempio, ma non si immagina neanche di essere alla pari; si riconosce la funzione che fu dei partiti nella selezione della classe dirigente ed i limiti della democrazia diretta ma si finisce per cantare le lodi del penta-partito, e dell’assetto immobile delle prima repubblica. Prima repubblica che da un lato garantì una crescita del benessere mai prima sperimentata ma che dall’altro lato conteneva in sé stessa, fin dall’inizio, tutti gli elementi che porteranno, a partire dagli anni ‘80, prima all’arresto della crescita economica e sociale e poi al declino del paese con annessa e consapevole devoluzione di responsabilità ed autorità, da parte della classe dirigente, verso l’Europa nel tentativo di protrarre la propria posizione di privilegio all’interno della società italiana; il tanto agognato vincolo esterno che serviva da paravento ad una classe dirigente divenuta ormai solo parassitaria. Questo tipo di elettorato, non più giovane, potrebbe ricordare che i danni dell’Europa nascono ben prima del Covid e anche prima del “salvataggio” della troika in Grecia. A seconda delle vicende personali ciascuno ricorderà la propria battaglia persa verso l’Europa, dalle quote latte, in vigore dal 1984 al 2015, ai mutui in ECU https://www.treccani.it/enciclopedia/ecu_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza) vicende entro le quali ciascuno in diversa misura avrà potuto sperimentare direttamente o indirettamente la funzione marxista del potere giudiziario, ovvero di dare ragione alla classe dominante: https://www.altalex.com/documents/news/2014/02/10/mutuo-ecu-cambio-eccessiva-onerosita-soppravvenuta-risoluzione-alea.
parte 2/2
RispondiEliminaMa non fu di certo l’Europa ad inventare le guerre contro le PMI ed i ceti produttivi, il governo centrale di Roma ci aveva pensato da sé a mandare gli accertatori e la finanza contro gli imprenditori leghisti del nord stanchi di pagare tasse e ricevere poco o nulla in cambio. La storia di alcuni esponenti della prima Lega andrebbe, se non rivalutata, almeno riletta e raccontata, sono emblematiche, ad esempio, le vicende e le lotte di Fabio Padovan https://fabiopadovan.blogspot.com/p/biografia.html e
https://www.ilgiornale.it/news/limprenditore-padovan-e-sua-guerra-allitalia.html. Alcune battaglie la Lega non le ha dimenticate, ad esempio le quote latte, e questo è un grande e raro onore, anche se si parla di salvare il salvabile a 30 anni di distanza e non certo di vincere la battagliahttps://www.treccani.it/enciclopedia/ecu_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza). Chiudendo chi vuole ri-mobilitare questo elettorato, che di certo non si può tacciare di essere formato da “punturini” dell’ultima ora o da “fatequalcosisti”, deve dare una prospettiva affascinante anche se lontana di cosa c’è alla fine del tunnel; una visione di come sarà l’Italia che vogliamo domani (sovrana, unita e federale?) perché di certo non faremo la rivoluzione per morire democristiani.