domenica 29 marzo 2020

Grigliata di emendamenti

Dunque...

Come sapete, il Governo ha proposto una cabina di regia alle opposizioni, cioè un luogo finora utilizzato solo per non condividere decisioni come quella di ieri, che hanno suscitato un comprensibile allarme e una certa irritazione in molti sindaci. Questo fatto di cooperare in teoria con un Governo che non vuole cooperare in pratica rende inutilmente farraginoso il lavoro parlamentare, che già di suo, come sapete, non è esattamente snello, per la necessità di tutelare tutte le opinioni, di tenerne traccia, di dare loro modo di esprimersi.

Il decreto Cura Italia in questa fase del suo iter è l'Atto Senato 1766. La sua pagina potete facilmente raggiungerla dalla home page del Senato, ed è questa. Allo stato attuale voi potete vedere solo il testo (con la Relazione tecnica, che sta alla tragedia che incombe su di noi come l'orchestrina sta al noto iceberg: anche quell'orchestra, come la RGS, era fatta di bravi professionisti, ma il problema anche in quel caso era tragicamente un altro...), i dossier,  e le memorie depositate. Potete vedere anche la trattazione in sede consultiva, dove trovate i link alle due sedute che della Commissione che presiedo (nella prima sono intervenuto in discussione generale). Non vedete però gli emendamenti, che noi già abbiamo, raccolti nei relativi fascicoli.

Gli emendamenti a ogni articolo vengono numerati con regole precise, distinguendo intanto fra quelli soppressivi, quelli modificativi, e quelli aggiuntivi. Soppressivi e modificativi vengono numerati secondo la regola x.y, dove x è il numero dell'articolo cui si riferiscono e y il numero progressivo dell'emendamento. Il numero dell'emendamento non segue l'ordine di arrivo, ma la logica. Ad esempio, gli emendamenti soppressivi vengono illustrati, discussi e votati per primi, dato che, se li si approva, l'articolo viene appunto soppresso e non è più possibile modificarlo. Gli emendamenti identici vengono presentati consecutivamente per facilitarne la votazione congiunta. Gli emendamenti aggiuntivi, quelli cioè che propongono un articolo x-bis, o x-ter, ecc., vengono numerati secondo la regola x.0.y (cioè: c'è uno zero in mezzo).

Come sapete (?), per il deposito degli emendamenti viene fissata una scadenza in ufficio di presidenza di Commissione (che in questo caso erano le 17 di venerdì). Il relatore e il Governo però possono presentare emendamenti in qualsiasi momento, il che comporta che si assegni un certo tempo per elaborare i "sub" (emendamenti). In questo caso, siccome l'arrivo di emendamenti del Governo non era una eventualità ma una certezza, i termini li abbiamo fissati direttamente in Conferenza dei Capigruppo (dove io sostituivo il mio capo Massimiliano Romeo), e la scadenza dei "sub" è il 31.

Per una serie di problemi, oltre alla sede consultiva seguo anche la sede referente (in Bilancio abbiamo colleghi del Nord che per ovvi motivi è meglio si riguardino). Quindi, con la collaborazione a distanza dei colleghi più esperti, devo cooperare a "grigliare" gli emendamenti. Oltre al fascicolo ufficiale, infatti, ogni gruppo si fa un suo fascicolo, una "griglia", in cui inserisce le proprie valutazioni sugli emendamenti propri e altrui. Va infatti deciso quali dei propri emendamenti "segnalare", cioè proporre per una discussione approfondita, e quali di quelli altrui eventualmente approvare (o almeno non rifiutare). Non è un lavoro facilissimo in questo caso, perché il Cura Italia si occupa (male) di tutto. Di fatto è una legge di bilancio: 127 articoli (che poi diventeranno 127 commi di un maxiemendamento, prassi che serve a votare la fiducia con un'unica votazione, anziché con 127 votazioni!). Non tutti sono esperti di tutto e quindi ci aiutiamo a vicenda.

Intanto io, che ho studiato statistica, mi sono divertito a fare un grafico: quello del numero di emendamenti pro capite per gruppo parlamentare:


Vincono le autonomie, che hanno presentato 100 emendamenti, pari a 12,5 emendamenti per senatore. Noi, con i nostri 204 emendamenti, abbiamo presentato, scontentando molti colleghi che avevano cose interessanti da proporre, solo 3,5 emendamenti a testa (ricorderete anche il noto discorso dell'agganciarsi al treno). Nella maggioranza, il Gruppo Misto e Italia Viva sembrano essere piuttosto critici. Più contenti di tutti, ovviamente, i 5 Stelle, cui la prudenza suggerisce di quaeta non movere (ma tanto non durerà per sempre...).

Ora il nostro lavoro di "segnalazione" deve avvenire a due livelli: "cabina di regia" con il Governo, sperando che funzioni (per ora non ci sono segni concreti, ma aspettiamo), e ovviamente Commissione Bilancio. Siccome ci è stato detto da subito che emendamenti "costosi" non sarebbero stati accolti, la controproposta è stata di portarli in "cabina di regia" per valutarne l'inserimento nel decreto di aprile. Quindi bisognerà segnalare per la Commissione emendamenti "non costosi" (modifiche dell'ordinamento o altre a costo zero per la Ragioneria), mentre per la "cabina di regia" gli emendamenti "costosi", che in Commissione saranno però convertiti in ordini del giorno e votati, in modo che il Governo si assuma un preciso impegno a intervenire.

In teoria questa strategia ha un senso e dovrebbe essere win-win: il Governo perde meno tempo sul decreto di marzo, ma le nostre proposte più significative, venendo inserite nel testo del decreto di aprile, diventerebbero efficaci prima che se aspettassimo il termine della conversione del decreto di marzo. Infatti, mentre il testo di un decreto legge produce effetti dalla sua pubblicazione in Gazzetta (cioè prima della sua conversione), il testo di un emendamento a un decreto legge diventa legge e produce effetti solo dopo la conversione.

In teoria.

Ma in pratica abbiamo a che fare con i nostri simpatici amici la cui peculiare antropologia qui abbiamo sviscerato in tante occasioni. Possiamo immaginare che creature così ontologicamente irrazionali possano approfittare di una opportunità di miglioramento paretiano? Io sono molto scettico. Come sapete, vorrei tanto sbagliarmi, ma purtroppo ci riesco di rado.

Vedremo.

Intanto, torno alla mia grigliata...

Stampare moneta (in sette WhatsApp più uno)

Al risveglio abbiamo trovato su una prestigiosa testata nazionale un'intervista al nostro leader di cui la maggior parte dei potenziali lettori avrà scorso solo il titolo. L'invito a "stampare moneta" sostanzialmente riprende la decisione annunciata qualche giorno fa da Steven Mnuchin, che sarebbe, per capirci, il Gualtieri americano.

Tanto tempo fa uno di voi, credo in un altro blog (forse su sbilanciamoci), mi diede un'ottima chiave di lettura per capire come mai la gente quando si parla di moneta irrimediabilmente sclera, perde totalmente razionalità, dice imbecillità senza capo né coda, in totale contrasto con la prassi, l'evidenza, la teoria economica, e il buonsenso. C'è qualcosa di prerazionale, di preconscio, di più profondo. Tutto è riconducibile, sosteneva questo lettore, a un trauma infantile cui molti di noi siamo andati incontro (i cosiddetti "liberisti" senza riuscire ad elaborarlo), quando di fronte al carrello del gelataio, vedendo nostra madre ricevere l'oggetto dei nostri desideri (un cono) in cambio di un foglietto di carta sporca, abbiamo chiesto: "Mamma, come mai ti danno un gelato in cambio di un pezzo di carta?"

Le mamme hanno tante virtù, direi tutte, tranne una: non riescono a spiegare a un cinquenne l'economia monetaria (materia su cui alcuni cinquantenni continuano a dibattere e la stragrande maggioranza degli economisti a dibattersi). Il diniego di una risposta razionale da parte dell'essere che risolveva ogni nostro problema, argomentava il mio lettore, è stato per la maggior parte di noi un trauma irredimibile, tale da scatenare, nell'età adulta, tempeste emotive difficilmente spiegabili e gestibili ogni volta che si nomina quell'oggetto archetipico che è la moneta (l'ammonitrice, come certamente saprete).

Per evitare che la mamma del mio caro amico Giuseppe (no, non sei tu... sì: sei tu!) si preoccupasse, ho immediatamente redatto un rapido "primer" (non questo, questo) in sette WhatsApp più uno su come va il mondo. Affinché tanta opera non vada dispersa, la condivido qui seco voi, disponendomi con animo paziente e caritatevole a registrare sotto questo post gli scleri degli austriani.

Siete pronti?

Via!




1) la moneta oggi è totalmente fiduciaria: un foglietto di carta con cui puoi acquistare beni perché lo Stato dice che puoi farlo (corso legale). Non è più una risorsa scarsa (oro) e non è nemmeno più agganciata a una risorsa scarsa tramite un obbligo di conversione (in Italia non lo era nemmeno nel 1800: vedi alla voce “corso forzoso” che ricorderete dai libri di storia). Quindi: se l’Italia dovrà stampare buoni pasto, che cosa vieta alla Bce di stampare euro come appunto vuole fare la Fed americana?

2) ma allora lo Stato potrebbe dare un milione a testa? No! Perché? Perché se tutti andassimo a spenderlo non troveremmo abbastanza beni sul mercato e i prezzi si alzerebbero per la legge della domanda e dell’offerta che ogni casalinga conosce (quando acquista il pesce sabato alle 14 anziché venerdì alle 12). Quindi uno Stato responsabile “stampa” responsabilmente.

3) siamo in recessione da anni, con disoccupazione a due cifre. Finché ci sono risorse inutilizzate il problema dell’inflazione non c’è: i beni necessari per soddisfare la domanda possono essere prodotti assumendo persone. Prova: Draghi ha "stampato" quasi 3000 miliardi di euro e i prezzi non sono ripartiti (qui c’è un’obiezione confutabile, vado avanti poi ci torno se interessa).

4) QUINDI (attenzione: è un grande quindi): se noi distruggiamo capacità produttiva, cioè facciamo chiudere le fabbriche dove la gente potrebbe lavorare, allora in prospettiva creiamo un rischio di inflazione, perché quando alla fine lo Stato interverrà con il solito QE (stampando moneta troppo tardi) non ci saranno i luoghi della produzione.

5) è teoria? No, è storia. Infatti gli episodi di iperinflazione in occidente sono tutti legati a eventi bellici, in cui per definizione:

a) lo Stato si finanzia emettendo moneta perché non puoi tassare le persone che mandi a morire al fronte;
b) l’offerta (aka produzione) di beni è per definizione ristretta perché il nemico ti bombarda le fabbriche.

Credo siano chiare le analogie con la situazione attuale.

6) RI-QUINDI: è cruciale intervenire ora con un misurato stimolo monetario (1000 a testa?) che tenga su famiglie e imprese, perché se interverremo tardi avremo iperstagflazione: prodotto fermo e inflazione a due cifre. Il tema è la liquidità.

7) concludo: la Bce lo farà? No, perché è ancorata al paradigma ideologico della moneta come risorsa scarsa (non come strumento gestito dallo Stato a servizio dell’economia reale). Quindi...

La conclusione (cioè il punto “più uno”) è questa: se ci dicono di no, o meglio se non ci dicono di sì abbastanza in fretta, ascoltiamo quello che dice un vero intellettuale e vero servitore dello Stato.



E naturalmente, siccome voi sapete che quello che dico prima o poi succede, ad adjuvandum è immediatamente arrivata la realtà, ricordandoci che il rischio di inflazione da offerta è ormai una realtà concreta.

domenica 22 marzo 2020

Priorità e FAQ

Priorità e FAQ.


(...frutto di infinito ascolto e coordinamento, non si può dire che abbiano il pregio dell'estrema originalità: sono solo cose di buon senso, e sono cose realizzabili. E allora, anche se le cheerleaders del novello Winston - o John Fitzgerald - non lo vogliono intendere: ci voleva molto a buttar giù due idee e dirle prima, magari senza far cifre, se parlare di denaro è inelegante? Le associazioni di categoria sono disperate, percepiscono di aver a che fare con chi una roba così - cioè una RiBa - non l'ha mai vista, con chi non ha mai compilato una fattura, con chi non ha mai dovuto spedire merce in giro per il mondo, con chi pensa che un'azienda si spenga come una lampadina. Ci sono anche spunti vostri, e come al solito vi ringrazio. Se avete domande, trovate l'indirizzo qui...)

sabato 21 marzo 2020

Venezia

Mentre aspetto la conferenza stampa del Bisconte (un amico, scherzando, dice: "Forse lo hanno sequestrato i militari..."), fra le cui innumerevoli virtù non annoveriamo la puntualità, un avviso del telefonino mi ricorda che oggi sarei dovuto essere a Venezia, per suonare al Complesso dell'Ospedaletto. Un mese fa, quando dovevo scegliere una stanza, ebbi lo shining e feci annullare la prenotazione fatta dal mio solerte staff. Me ne vado a dormire dopo una giornata passata a capire se gli iscritti all'Enasarco prendono o meno i 600 euro di mancia, come deve essere effettuata la comunicazione ex art. 56 comma 2 del decretone, in che modo si possa attivare l'opzione prevista dall'art. 58, ecc., e vi lascio con un brano che avremmo eseguito, e che comunque, prima o poi, eseguiremo:


Una storia triste, con un lieto finale, come sarà quella che stiamo vivendo.

Buonanotte.

Il tradimento, la morte

Il avait pris la main de Jean, il l’amenait devant la fenêtre.

– Regardez là-bas, sur la crête des coteaux.

Par-dessus les remparts, par-dessus les constructions voisines, la fenêtre s’ouvrait, au sud de Sedan, sur la vallée de la Meuse. C’était le fleuve se déroulant dans les vastes prairies, c’était Remilly à gauche, Pont-Maugis et Wadelincourt en face, Frénois à droite ; et les coteaux étalaient leurs pentes vertes, d’abord le Liry, ensuite la Marfée et la Croix-Piau, avec leurs grands bois. Sous le jour finissant, l’immense horizon avait une douceur profonde, d’une limpidité de cristal.

– Vous ne voyez pas, là-bas, le long des sommets, ces lignes noires en marche, ces fourmis noires qui défilent ?

Jean écarquillait les yeux, tandis que Maurice, à genoux sur son lit, tendait le cou.

– Ah ! oui, crièrent-ils ensemble. En voici une ligne, en voici une autre, une autre, une autre ! Il y en a partout.

– Eh bien ! reprit Weiss, ce sont les Prussiens... Depuis ce matin, je les regarde, et il en passe, il en passe toujours ! Ah ! je vous promets que, si nos soldats les attendent, eux se dépêchent d’arriver !... Et tous les habitants de la ville les ont vus comme moi, il n’y a vraiment que les généraux qui ont les yeux bouchés. J’ai causé tout à l’heure avec un général, il a haussé les épaules, il m’a dit que le maréchal de Mac- Mahon était absolument convaincu d’avoir à peine soixante-dix mille hommes devant lui. Dieu veuille qu’il soit bien renseigné !... Mais, regardez-les donc ! la terre en est couverte, elles viennent, elles viennent, les fourmis noires !





(...l'amico era dalle parti di Rubécourt, e in effetti, come la storia ha dimostrato: "Oui, l'armée est très mal plantée à Sedan!"...)



Ieri è morta la madre di una carissima amica di Roberta. Niente a che vedere col COVID: si nasce, si vive, e si muore da tempo, è un'altra di quelle cose che funzionano così. Le amiche e gli amici non hanno potuto e non possono essere vicini alla figlia. La defunta non voleva essere cremata, ma sarà cremata (in ossequio al principio che gli assenti hanno sempre torto). I nipoti sono dispersi per Leuropa e stanno cercando di tornare. Nella nostra cerchia ristretta credo che la nostra amica sia la prima a non avere più entrambi i genitori. D'altra parte, non siamo più dei quarantenni, e fra un po' il massimo che potremo augurarci sarà di essere noi, i prossimi, e non i nostri figli.

Generatio preterit, generatio advenit, Terra autem in aeternum stat.

La tristezza di questo momento è amplificata dal non poter rendere ai nostri morti le consuete onoranze. D'altra parte, siamo diventati umani, anzi, umane bestie, quando abbiamo appreso a togliere alle fere i miserandi avanzi, e dell'umanità passata, delle generazioni preterite, quello che ce le ricorda, e ci consente di identificarle come umane, se pure bestie, sono appunto per lo più le necropoli. La memoria di chi non ha avuto memoria dei suoi morti se non si è del tutto spersa, è senz'altro più labile, per il semplice fatto di non aver edificato luoghi di conservazione della memoria (dei morti, e quindi dei vivi).

Insomma, questa storia ci sta sottraendo non solo la democrazia, che è un'acquisizione abbastanza recente e forse mai definitivamente perfezionata, ma in qualche modo anche l'umanità, e questo è senz'altro motivo di avvilimento per tutti voi, e per me.

Ma quel che più mi grava le spalle, in questo momento, è sapere e vedere quelle file di formichine nere, che sfilano laggiù, sui colli, che alacremente, silenziosamente, incessantemente si adoperano per consegnarci ai soliti noti: en voici une ligne! En voici une autre, une autre, une autre ! Voi non le vedete e non le conoscete come le conosco io, che a mia volta sono ben lontano dal conoscerle tutte. Le formichine di Sedan, di cui per primo mi parlò il Gaddus, sono sempre al lavoro, ma oggi non sono prussiane, oh, no!

Sono italiane.


E questo è veramente duro da sopportare.




(..."da giorni, sottotraccia": ve lo dicono loro che la democrazia è sospesa e che le leggi della Repubblica sono carta straccia. Ve lo dicono come se fosse una cosa normale, anzi, una abilità commendevole, per un Governo, sottrarsi al controllo del proprio Parlamento. E, per una volta, non è una fake news...)

(...ho compassione di questi "servitori dello Stato", tutti spocchia e taccagneria. Per non essere stati in grado di percepire l'incoerenza interna della favola liberista, ora perderanno ciò cui più tengono: i loro soldi. Già ne vedo qualcuno sorridere verde. Avete voluto il mondo del mercato? Bene. Il mercato dà, il mercato toglie. Apprezzerete mordendo la polvere i vantaggi del modello sociale keynesiano, la saggezza e l'umanità dell'intermediazione pubblica del risparmio, del welfare state da voi così tanto detestato. A voi non resterà nulla: a noi resteranno le nostre letture, e i nostri morti...)

martedì 17 marzo 2020

La semplice macroeconomia del dopo crisi

La crisi è appena cominciata, o forse dovremmo dire che non è mai terminata, non sappiamo quanto sarà profondo questo terzo scalino verso il basso, ma siccome sappiamo che non è vero che questa volta è diverso, e siccome Ray Dalio (un uomo che sa come navigare attraverso le crisi) si è posizionato al ribasso, sappiamo che qualcosa dovrà succedere, e possiamo cominciare a farci delle idee basandoci sull'esperienza storica.

Intanto, oggi Goldman Sachs ci fa sapere che secondo lui andrà così:



Un bel -3.4%, secondo me ottimistico, che ci riporterebbe al Pil del 2000, cioè indietro di un ventennio esatto (il ventennio eurista, by the way). Mi sembra ormai chiaro, come lo sembra credo alla maggior parte di voi, che andiamo invece incontro a un evento di un ordine di grandezza superiore, più simile al 2009, quando, come vi ricorderete e come si vede dal grafico, facemmo un bel -5.5%. Ma insomma, non cambierebbe molto: sarebbe sempre un ventennio perduto, mese più, mese meno.

Resta da capire come andare avanti dopo, perché il problema, come facilmente capite, non è tanto e solo quello del calo dell'attività, con tutte le tragedie umane che comporta: la chiusura di negozi, alberghi, ristoranti, fabbriche, la perdita di posti di lavoro, in un clima sociale già reso preoccupante dalla visibile mancanza di controllo della situazione da parte di chi ci governa. Quello è solo l'inizio del problema, perché poi ce n'è un altro, ovvero la sostenibilità del debito: di quello privato, e di quello pubblico.

Soffermiamoci un attimo sul secondo, che è l'unico del quale i cretini parlano (sorprendentemente, cinque anni dopo questo articolo e nove dopo questo c'è ancora qualcuno in giro che non ha capito come stanno le cose, ma va bene così). Se prendiamo le cifre di cui disponiamo ora, che sono ovviamente tutte delle stime, e utilizziamo le note equazioni di accumulazione del debito, tenendo ogni altro valore uguale, e considerando le stime del FMI e della NADEF, visto che la NADEF dava un indebitamento netto di -2.2, cui si aggiunge un -1.1 per i noti motivi, arrivando a -3.3, con il Pil in calo di -3.4, immaginando (per essere molto generosi) un'inflazione all'1%, e quindi una crescita nominale al -2.4, succede che in un solo anno dal 133% di rapporto debito/Pil si passa al 140% (provare per credere, gli elementi li avete tutti). Questo nello scenario ottimistico. Secondo me si rischia di andare oltre il 140% del rapporto debito/Pil.

Da vedere sarebbe una cosa di questo tipo:


Ora, come sapete, non esiste alcuna soglia magica oltre la quale il debito diventi insostenibile o magari comprometta la crescita. I due illustri colleghi che hanno provato a dimostrare l'esistenza di una simile soglia, per fornire una abietta giustificazione ideologica all'austerità che ci ha massacrato dal 2011 in poi, hanno fatto una figura di palta di dimensioni siderali. Quindi, il fatto che si vada al 140% (stima conservativa) o oltre (come plausibile), non mi preoccupa tanto di per sé, nell'immediato, quanto per l'ovvia considerazione che comunque a un certo punto il debito dovrà cominciare a diminuire.

Questo ci insegna la Storia.

Come ben sapete, la Storia non ci permette, o almeno non da sola, di individuare quando il debito comincerà a diminuire. Su come il debito possa diminuire invece la Storia è piuttosto categorica. Da un ammontare di debito insostenibile si può rientrare in soli tre modi, che sono quelli che qui abbiamo tante volte discusso, avvalendoci in particolare di un lavoro di due economiste, Carmen Reinhart e Belen Sbrancia:

1) crescita (assistita da regolamentazione dei mercati finanziari)
2) iperinflazione
3) default

La soluzione indolore sarebbe quella di favorire la crescita, ma questa strada ha una controindicazione, non per voi, ma per le classi dominanti: la crescita porta uguaglianza. L'austerità, come qui abbiamo imparato, non è tanto un problema di quantità, quanto di distribuzione del reddito: serve ad abbassare i salari, per recuperare competitività (ridurre i costi variabili di produzione rispetto ai concorrenti esteri), ma anche (e soprattutto) per espandere i profitti. Abbandonare il dogma della moneta "risorsa scarsa", cioè regolarsi nel modo che una volta era convenzionale (nel senso di scontato, normale), e che con tanta fatica ci hanno appreso a disapprendere, è un'operazione sgradita alla classe dominante (il capitale finanziario), perché ridurrebbe la sua quota nella distribuzione del reddito. Certo, se, come negli anni '50, '60, '70, e anche '80, si monetizzasse una parte del fabbisogno, cioè si finanziasse una certa parte della spesa pubblica con emissione di moneta (rectius: con acquisti di titoli di Stato sul primario da parte di una Banca centrale nazionale), ci sarebbero infrastrutture meno fradicie, e anche, cosa che non guasterebbe, un'inflazione meno asfittica. Perché dobbiamo sempre ricordarcelo: l'obiettivo della Bce, l'obiettivo che lei ha dato a se stessa, nella sua insondabile autodichia, è il 2%, e noi questo 2% non lo vediamo da parecchi anni. In fase di deflazione, il finanziamento diretto della spesa pubblica non crea inflazione, non è materialmente possibile che lo faccia.

E bisogna anche capirsi su che cosa sia la spesa "produttiva", la spesa "buona", la spesa "che fa crescere", cioè la spesa per investimenti.

Per gli sciocchi è solo spesa in formazione di capitale fisso: macchinari, attrezzature, capannoni, e naturalmente infrastrutture materiali. Ma forse anche nella loro vasta platea qualcuno ha avuto modo di accorgersi che esiste anche il capitale umano, che non è solo istruzione (ediuchescion, come la chiamano appunto quelli lì), ma anche sanità (cioè salute, come la chiamano sempre quelli lì). Sarò brutale, ma è meglio che lo sia io, piuttosto che la vita. Caro amico che credi a Oscar Giannino, io non ti auguro di esserci, come non lo auguro a nessuno, e comunque quello che io mi auguro è del tutto irrilevante, perché non dipende da me né evitarlo, né favorirlo, ma posto che in questo momento stia toccando a te (e comunque se non tocca a te tocca in questo momento a tanti altri che ugualmente ne avrebbero fatto a meno e ugualmente non lo meritavano), posto che ci sia tu, lì, voglio dirti una cosa che forse non sai: lo stipendio dell'infermiera che ti attacca al respiratore, come del resto quello dell'insegnante di università che ha insegnato al medico che ti sta curando quando è il caso di attaccare un respiratore, come del resto anche lo stipendio del medico stesso, ecco, quei soldi lì, proprio quelli lì, sono i soldi che tu volevi tagliare, perché nella tua contabilità sono spesa corrente improduttiva.

Il paradigma oggi è questo: di capitale umano ci si riempie la bocca sui testi dei grandi economisti, salvo poi lasciarlo deperire in pratica negandogli istruzione e sanità pubblica (che, mi perdonino gli sciocchi, non è la salute pubblica). Se ci si nega la possibilità di una crescita ordinata, con mercati finanziari regolamentati, cioè la possibilità per lo Stato di finanziare monetariamente parte della spesa pubblica, allora al termine dell'accumulazione di debito restano due soli esiti: l'iperinflazione (a tre cifre, per capirci), o la bancarotta.

Entrambi distruttivi, entrambi evitabili, ma entrambi inevitabili a meno di un cambio di paradigma.

E in effetti, tanto per esser chiari, se osservate il noto grafico delle due economiste, quello qui tante volte analizzato:


noterete un unico episodio significativo e prolungato di discesa del debito pubblico nei paesi avanzati in cui la "repressione" (cioè regolamentazione) finanziaria abbia giocato un ruolo, ed è quello successivo alla Seconda guerra mondiale, nel periodo in cui le politiche keynesiane, rese sostenibili dal controllo dei movimenti internazionali di capitale, determinarono una crescita moderatamente inflattiva, con il costo del finanziamento del Tesoro tenuto sotto controllo tramite la cooperazione fra Tesoro e Banca Centrale.

Ma c'era voluto un cambio di paradigma, quello che io chiamo l'effetto Chichijima.

E voi direte: Chichijima? E ve la andrete a googlare (come farei io...).

A Chichijima, una splendida isola del Pacifico, come spiegavo l'anno scorso al capo Molinari, accadde un episodio minore, ma significativo, della Seconda guerra mondiale. Uno stormo di Grumann Avenger che era andato a far danni venne tirato giù dalla contraerea giapponese. Capita. Di nove aviatori che riuscirono a salvarsi, otto vennero catturati dai giapponesi, che per non sbagliare li decapitarono, e ne consumarono alcune parti. Uno si salvò perché stette un po' a mollo finché non passò di lì un sommergibile della classe Gato, che se lo caricò. In effetti, quando sei a mollo nel Pacifico, meglio incontrare un sottomarino (anche se inquina) che uno squalo bianco, per dire. Questo episodio ovviamente non avrebbe alcuna relazione col tema della distribuzione del reddito, che è quello di cui qui ci occupiamo, se non fosse che il fortunato aviatore era uno de passaggio.

Avrete quindi capito qual è la mia tesi. Una tesi, se vogliamo, un po' alla Padoa Schioppa. Io sostengo, ma sono ovviamente qui per discutere questa asserzione, che i cambi di paradigma sono resi più facili quando è la classe dominante ad essere avvicinata, direttamente o indirettamente, alla durezza del vivere. Qualcosa deve segnalare a chi è nato dalla parte giusta della distribuzione del reddito che non ce n'è per nessuno. La stagione keynesiana dal Secondo dopoguerra si è nutrita della necessità di superare gli orrori appena vissuti, che avevano anche una dimensione soggettiva se vogliamo banale, prosaica, ma non per questo meno pedagogica: puoi essere ricco quanto vuoi, ma te ne fai poco se tuo figlio viene fatto a pezzi.

Mi avrete sentito dire molte volte, in privato o in pubblico, che in un mondo pre-nucleare noi avremmo già combattuto una guerra coi nostri fratelli europei, e già staremmo ricostruendo il nostro Paese. Lapace ovviamente non ce l'ha data Leuropa, ma Latomica. I fondamentali economici, così come i corsi e ricorsi storici, si inchinano di fronte a quelli fisici. Il mio ragionamento trascurava però quell'altro potente strumento di riequilibrio drastico dei rapporti fra lavoro e capitale che sono le epidemie, la cui funzione è descritta con rara efficacia da Cipolla nella Storia economica dell'Europa preindustriale. Per secoli le epidemie hanno avuto sulle guerre il vantaggio di distruggere solo lavoro, non capitale. Il vantaggio, naturalmente, era per il lavoro superstite, che, diventato relativamente scarso, riusciva ad avvantaggiarsi per un po' nella distribuzione del reddito. Oggi siamo bravi: ci laviamo le mani, e visto che tessuti relativamente comodi non hanno più costi esorbitanti, e chiunque se li può permettere, non indossiamo i vestiti dei morti (cosa che contribuiva, come ricorderete, a trasmettere la peste), e poi non dormiamo nello stesso letto, ci nutriamo in modo relativamente sano, ecc. Questa cosa orribile quindi prima o poi la fermeremo, anche se forse ci vorrà più di quanto possiamo supporre, e sicuramente non ci farà gli stessi danni della peste (anche se la spagnola in termini assoluti ne fece di più: ma nel 1918 c'era più gente in giro che nel 1348...). L'effetto "distruzione di lavoro" non sarà determinante in termini economici, ma sarà, anzi, è già soggettivamente così forte da farci sperare in un cambio di paradigma, in parte spontaneo, e in parte indotto.

La parte spontanea è quella dei liberisti che, nell'alternativa fra soffocare e avvalersi dell'odiata spesa pubblica improduttiva, fanno (quasi tutti) la scelta giusta, e si affidano al Servizio Sanitario Nazionale, che qui abbiamo difeso in tempi non sospetti. Qualcuno non capirà nemmeno così (capire non è obbligatorio), ma molti stanno capendo. La parte indotta è quella pilotata dai grandi media: con un sistema sociale ed economico al collasso, incapace di ripartire per i noti motivi, lo stato d'eccezione determinato dal virus consente un artificio mirabile: presentare come eccezionali rimedi di politica economica del tutto normali, come l'uso della politica di bilancio a fini espansivi, e il finanziamento monetario della spesa pubblica.

Le due parti del cambio di paradigma non sono ugualmente progressive. Quella spontanea lo è: la paura è un insegnante formidabile (anche etimologicamente). Quella indotta non lo è: far credere che l'intervento dello Stato nell'economia, e in particolare l'uso della sovranità monetaria, siano elementi motivati e motivabili solo con uno stato di eccezione ha due elementi chiaramente regressivi. Il primo è quello di assolvere le élite dalla colpa di non aver fatto ricorso ad essi per evitare altri lutti e altra miseria. Il secondo, più subdolo, è quello di tenere aperta una porta all'abbandono questi strumenti, cioè degli strumenti di una normale gestione keynesiana di un'economia capitalistica, non appena la pressione determinata dallo stato d'eccezione si attenui.

Un buon mezzo per prepararsi questa ritirata è quello di presentare l'esercizio di normali strumenti di politica economica sotto forme inutilmente stravaganti: l'helicopter money, per esempio, può sembrare keynesiana solo a uno sciocco (e infatti sembra keynesiana a molti), ma di keynesiano non ha nulla. Keynesiano, come qui abbiamo imparato, è l'intervento dello Stato nel circuito di intermediazione del risparmio, è la regolamentazione dei mercati (in primo luogo quelli finanziari), cioè è esattamente il contrario del dare soldi a pioggia agli individui, sperando che il meccanismo di coordinamento dei prezzi conduca a un ottimo sociale. Keynesiano sarebbe un grande piano di infrastrutturazione, ma soprattutto pagare decentemente gli insegnanti, a partire da quelli elementari, pagare decentemente gli infermieri, i medici, e gli agenti di polizia (tutta spesa corrente), sarebbe avere un governo politico che facesse politica economica avendo a disposizione tutti gli strumenti della politica economica, e un corpo elettorale che potesse giudicare lui la qualità dei politici, anziché farla giudicare dai mercati della cui infallibilità nei prossimi giorni avremo plurime prove.

I cambi di paradigma hanno molti nemici: si trovano nella minoranza avvantaggiata dallo stato delle cose. Ma hanno anche un grande alleato: la Storia.

Io ci dormo sopra: domani sarà un giorno interessante, e io sarò in capigruppo per il mio partito.

Buona notte...


(...a scanso di equivoci: credo vi sia chiaro che chi tifa MES tifa default, questo lo capite, no? Ecco, questo non è un cambio di paradigma...)

domenica 15 marzo 2020

Leuropeisti anonimi (ancora sul MES)

Vorrei approfittare di questa occasione in cui, dopo il calcio in faccia della Lagarde e i 550 miliardi "col trucco" dei tedeschi, sono ormai rimasti pochi europeisti ancora acritici, che resistono come gli ultimi giapponesi sulle isole. E forse pure quelli sulle isole stanno incominciando a farsi qualche domanda.

Avrei quindi una riflessione anche per voi unioneuropeisti, assolutamente a-partitica, anzi persino pro-euro (sì avete letto bene). La trovata della Lagarde, che quasi sicuramente è stata intenzionale ma che rischiava di mandare a catafascio tutto ed ha richiesto quindi la veloce smentita del Capo Economista della BCE, ha reso chiaro e cristallino il fatto che (l'ha dovuto confermare anche Visco) è l'azione e l'intenzione della BCE che regola lo spread e il costo e la disponibilità de iSoldi(TM).

Non possono deviare da quello che devono fare, nemmeno per minaccia, senza riparare subito in fretta, altrimenti crolla l'Euro. Vi piace (o non vi piace) l'Euro? Non importa, qui abbiamo una BCE che agisce, gratis, per tenerlo su. DEVE farlo. Bluffa finché può (causando scosse che se non ci fosse la Fed a pararci andrebbe persino peggio che -16%) ma, messa alle strette, lì deve andare.

Mi spiegate dunque, cari unioneuropeisti, perché vorreste firmare e riconfermare il MES per pagare assai salato quello che potete avere GRATIS????? Non ha alcun senso economico farlo, di qualsiasi parte politica voi siate. E' come comprare a caro prezzo una Seat Marbella oggi come auto di scorta, quando col contratto auto di cortesia c'è già scritto che, se serve, vi danno una Ferrari.

Anzi visto che siete pro-Euro ha meno senso per voi che per noi, che potremmo volere il MES perché se mai lo si dovesse usare, è più conveniente uscire dall'Euro che ristrutturare i BTP per applicare il MES (una uscita con shock ma... perdita probabile e recuperabile contro perdita certa e definitiva; altro ragionamento assolutamente apolitico - come diceva Zio Paperone, "gli affari sono affari").

Probabilmente si può scrivere meglio di come l'ho scritto io, ma credo sia un punto importante che può far riflettere. In fondo anch'io un tempo ero Leuropeista. Poi ho riflettuto. Sarebbe una riflessione da fare alle riunioni tipo alcolisti anonimi.

Leuropeisti Anonimi!

Postato da Ussi in Goofynomics alle 15 marzo 2020 13:49



(...siccome invece non credo che si potesse dire meglio di così, ve lo metto in evidenza. Ci sono gli stupidi, i maledetti stupidi, e i Leuropeisti anonimi, che però, a quanto pare, possono decidere di smettere. Fallo anche tu!...)

(...i beneinformati mi segnalano che la signora dalla vita appagante - lo dice lei ai giornali, quindi posso ripeterlo su un blog - l'ha fatto apposta, ma è stata respinta con perdite da Trump, che ha manifestato appoggio all'Italia, e dai mercati, che hanno sottratto appoggio a Francia e Germania. Sai com'è: dopo anni passati a segare un ramo, non è che puoi mettertici a ballare sopra! Meglio tenere un profilo basso, come giustamente hanno costume di fare i banchieri centrali. Ho una lunga sfilza di cose che trovo discutibili nella gestione Visco, ad esempio, ma di una cosa non posso che essergli grato: di non aver rivelato al mondo dettagli della sua vita privata! Sulle dichiarazioni a mercati aperti, invece, qualcosa da dire che l'avrei, ma, come ben sapete, questo non è il momento delle polemiche...)

sabato 14 marzo 2020

Domandare è lecito...

Scusate, a futura memoria, perché magari serve, la lista delle nostre richieste al Governo. Comments welcome, come sempre (compresi quelli di Serendippo):


Settore finanziario

Sospensione dei mutui: adoperarsi perché l’Accordo sul credito fra ABI e categorie produttive diventi effettivamente operativo con automatismi o almeno norme certe e uniformi.
Linee di credito agevolato soprattutto per il finanziamento del capitale circolante.
Innalzamento a 5 milioni dell’importo garantito dal Fondo di garanzia per le PMI.

Fisco e aziende

Sospensione per l’intero territorio nazionale dal 16/3 fino al termine della crisi da COVID19:

  • dei termini di tutti i versamenti e gli adempimenti tributari, contributivi e assistenziali
  • di tutti i termini procedimentali e processuali e legali connessi alle procedure esecutive
  • dell’applicazione degli ISA 
  • del codice appalti con adozione modello europeo
  • dell’art. 3 del Decreto fiscale 2019, consentendo lo sblocco delle compensazioni fiscali
  • della sugar tax, della plastic tax e delle limitazioni all’uso del contante

Moratoria anche nella riscossione ordinaria, straordinaria, coattiva e in pendenza di giudizio.

Innalzamento da 400.000 a 2.000.000 euro di fatturato per la sospensione generalizzata dei versamenti IVA (secondo la definizione di microimpresa)

Innalzamento da 700.000 euro a un milione del limite per la compensazione dei crediti.

Regimi sperimentali sul triennio 2020-2022

Regime forfettario al 15% come da L. Bilancio 2019 (espungere modifiche LB 2020) a tutti i soggetti con volume d’affari fino a 100.000 euro con coefficienti di redditività ATECO.

  • Applicato alle ditte individuali, professionisti, sas, snc, studi associati e srl in opzione
  • Nessuna tenuta della contabilità
  • Senza fatturazione elettronica od invio telematico corrispettivi
  • Non applicabilità degli ISA
  • Non applicabilità IVA e ritenute
  • Versamento solo a saldo 2021, acconto non superiore a quello versato anno precedente;

Soggetti IRES e Irpef con va da 100.000 fino a 10 milioni (piccola impresa, definizione europea)

  • IRES/IRPEF al 20% su reddito in contabilità ordinaria e semplificata
  • Cancellazione dell’Irap con compensazione alle Regioni
  • Acconto non superiore a quello versato anno precedente
  • No ISA per triennio 2020/2022

Aliquota fissa del 5% per 3/5 anni Spa, srl, snc, sas, ditte individuali e professionisti

  • Che iniziano una nuova attività 
  • Che sono in stato di crisi conclamata come da codice crisi impresa (concordato preventivo, ristrutturazione aziendale…) ed ex legge fallimentare


Cedolare secca e locazioni

  • Cedolare secca con aliquota del 15% a estesa a tutti gli affitti commerciali, direzionali, artigianali ed industriali, se viene applicata contrattualmente una riduzione dell’affitto praticato di almeno il 30% rispetto anno 2019
  • Credito d’imposta (o onere deducibile) riconosciuto al proprietario e conduttore in misura pari all’imposta di registro versata sui contratti di affitto.

Provvedimento generale di riapertura termini per:

  • rottamazione ter
  • saldo e stralcio anno 2018.
  • chiusura liti pendenti processo tributario 2018

Lavoro

Estensione della Cassa Integrazione Guadagni in deroga a tutti i settori colpiti dalla crisi.

Rimozione dei paletti dal Fondo di Integrazione Salariale per renderlo accessibile alle microimprese (partite IVA a partire da un dipendente).

Enti locali

Contributi straordinari a Comuni Consorzi e Provincie per infrastrutture, scuole, manutenzioni e opere pubbliche (sul modello spagnolo) per almeno 3 miliardi.

Sblocco di qualsiasi vincolo di destinazione delle entrate correnti dei bilanci dei Comuni a fini di spesa corrente in presenza di pareggio di bilancio.

Rinegoziazione di tutti i mutui dei Comuni e Provincie.


Imprese

Piano di rilancio delle grandi opere infrastrutturali sul modello Genova.

Piano di produzione straordinaria e controllo della distribuzione di materiale di protezione (mascherine e detergenti), con controllo delle speculazioni.

Moratoria sul pagamento delle bollette di acqua, luce e gas, con successiva rateizzazione.

Misure per il rilancio delle zone rosse

Rapida certificazione di queste zone come ZES (zona economica speciale).

Totale defiscalizzazione del lavoro straordinario affinché i lavoratori possano essere incentivati al recupero della produttività persa causa sospensione dell’attività.

Automatismi per definire le modalità di “copertura” totale per i lavoratori della zona rossa impossibilitati ad andare al lavoro causa ordinanza governativa.



(...ora vediamo...)

MES (2)

Il 12 marzo scorso il Ministro Gualtieri ha risposto alla lettera in cui chiedevo la sua disponibilità ad una audizione sui temi del prossimo ECOFIN. Nella risposta, come era naturale e prevedibile, il Ministro argomenta che pur riconoscendo l'importanza del tema e la necessità di trattarlo con un adeguato coinvolgimento parlamentare, le attuali circostanze gli impediscono di accordare la sua disponibilità, che resta però riconfermata appena terminerà la fase di emergenza.

Ieri ero in Senato, ma senza staff, che sto tenendo a casa, quindi fino a tardi non ho avuto notizia della lettera del Ministro, fino a quando il suo gabinetto non ha chiamato la mia segreteria tecnica.

Ho particolarmente apprezzato la lettera sia per la sensibilità istituzionale che per il tono cortese. Non è effettivamente colpa del Ministro se il Paese è in emergenza. Ci sarebbe magari da dire qualcosa sul senso di opportunità di certi colleghi recentemente rientrati da Wuhan (si parla di una recente audizione in Commissione XII interrotta da colpi di tosse: ma io, per fortuna, non c'ero). Episodi come questo ci lasciano presumere che l'operatività degli organi parlamentari potrebbe essere ulteriormente compromessa. Cina o meno, tutti noi siamo al centro di una rete di relazioni che fatalmente ci porta a uno o zero gradi di separazione da un contagiato. Dopo di che, conta il caso.

La ridotta operatività del Parlamento comporta due cose: la prima è che ovviamente non si potrà dare spazio ad audizioni; la seconda è che la lavorazione dei decreti potrebbe diventare molto difficile, se non addirittura oggettivamente impossibile. Resterebbe allora da capire quale scappatoia adottare per reiterarli in modo che gli effetti si prolunghino oltre i 60 giorni o comunque vengano fatti salvi. In ogni caso, in questa fase sarebbe imperativo evitare quello che, a quanto posso capire, non si sta evitando, cioè che anche questi decreti, per una volta dettati da un'oggettiva urgenza, vengano visti come treni cui attaccare i vagoni più disparati (come vi avevo spiegato qui).

Non è pensabile che dopo la legge di bilancio (lavorata alla Camera) e il milleproroghe (lavorato al Senato) il Governo ci proponga uno o più marchettifici in una situazione in cui il Parlamento oggettivamente non può esercitare alcuna funzione emendativa. Le cose da dire sono poche e semplici, e sono quelle che chiedono le categorie produttive (fra due giorni ci sono importanti scadenze fiscali): non essere svantaggiati rispetto ai nostri concorrenti europei.

In ogni caso, oggi ho risposto per email, in modo dematerializzato (seguirà papiro appena possibile), apprezzando la disponibilità, ma chiarendo che ci aspettavamo che non venisse né chiesto né dato alcun avallo politico alla riforma del MES, proprio perché il Governo attuale e il precedente avevano preso con il Parlamento l'impegno ad acquisire un atto di indirizzo che le circostanze attuali impediscono di esprimere. Non credo che convenga a nessuno, tanto meno alle istituzioni europee, far passare il messaggio che l'approvazione di un trattato così importante avviene in un agguato portato a termine approfittando di circostanze eccezionali, e sono quasi certo che non sarà così.

venerdì 13 marzo 2020

Il crepuscolo dei babbei

Che spettacolo!

Non so se e quanto ve ne rendiate conto.

Certo, non se ne possono rendere conti i turisti del dibattito, quelli arrivati qui perché "ce sta quer senatore strano da a Lega che c'a er blogghe". Non se ne possono rendere conti gli operatori informativi che una pulsione voyeuristica spingesse qui, su queste pagine, alla ricerca di materiale con cui scrivere il pezzo di colore che attiri qualche sprovveduto, nell'inane speranza di sottrarre le loro testate al meritato e quindi inevitabile fallimento. Ma a quelli di voi che hanno una consuetudine "risalente" con queste pagine, pur nell'angoscia di queste ore, nella giustificata apprensione per la salute propria, e dei propri cari, nella motivata ansia e irritazione per il comportamento sinceramente incomprensibile di un Governo che si ostina pervicacemente a decidere di non decidere su niente, ne sono certo, a tutti loro, questa situazione strapperà anche un sorriso più o meno agrodolce.

Alla cialtronaglia mediatica fatta di buffoni di corte laureati in qualsiasi cosa non fosse l'economia, al clero secolare degli ordinari di alto bordo, incapaci di prezzare un litro di latte o di compilare un F24 (che, lo dico per quelli dalla desinenza tronca, non è un caccia americano), al pattume degli "esperti" di qualsiasi risma, partoriti da centri studi lautamente finanziati per fare propaganda terroristica priva di qualsiasi appiglio con la prassi e i risultati della ricerca scientifica, a questi nani del pensiero, a queste ballerine della politica, possiamo dedicare le parole che Leopardi dedicò al grande amore della sua vita (o almeno, così ce la raccontarono al liceo, perché poi crescendo l'abbiamo sentita raccontare in modo... diverso):

All'apparir del virus
tu misera cadesti...

Eh, la cialtronaglia, poverina, si ritrova oggi sguarnita, debellata dalla sua stessa pochezza culturale, che è in molti casi pochezza intellettuale (non è mica scritto da nessuna parte che si debba essere tutti intelligenti allo stesso modo), ed è evidentemente in tutti i casi pochezza umana, incapacità di mettersi nei panni dell'altro, di comprenderlo, di compatirlo, di soffrire con lui il comune destino, la comune fragilità umana, e di arrivare, così, alla conclusione cui inevitabilmente giunge chiunque comprenda e compatisca: la vita umana è troppo breve e precaria (lei sì!) perché la si debba sprecare in vane contese, perché se ne possa ignorare, e anzi deprecare, la sua dimensione naturale, che è sociale e politica.

Quante ne hanno prese, i babbei che per anni ci hanno vilipeso solo perché affermavamo limpide e comprovate verità, quante ne hanno prese, in queste ultime poche ore...

Ma rivediamole insieme, a partire dalla sberla che si sono presi a seguito delle dichiarazioni di quella dalla vita sessuale appagante (se ci potessimo permettere un consiglio, sarebbe appunto quello di tornare a dedicarsi ad essa, magari professionalmente): "we are not here to close spreads"... Questo improvvido "whatever it takes" al contrario non ha mancato di suscitare un certo scompiglio nei mercati, per i quali, in tutta evidenza, le cose dovrebbero andare in un tutt'altro modo, cioè come noi (io e Claudio, in particolare) abbiamo sempre detto.

In sintesi: lo spread non è un fenomeno fiscale, non dipende dal deficit, come ritenevano certi pavidi e afoni civil servant, con l'occhio spalmato sui terminali Reuters. Lo spread è, viceversa, principalmente un fenomeno monetario, per la semplice ragione che le banche centrali, se vogliono, possono, con la loro illimitata potenza di fuoco, decidere di acquistare i titoli che "il mercato" dovesse rifiutare, sostenendone quindi il prezzo, e tenendo di converso basso il loro tasso di interesse (la relazione fra prezzo e tasso di interesse voi la sapete). La situazione, in questo senso, è ben diversa da quando "iMercati" nel 1992 speculavano contro la lira. Allora la Banca centrale, cioè la Banca d'Italia, per sostenere il prezzo della lira (cioè il suo tasso di cambio) doveva acquistarla pagandola ovviamente non in lire (che gli speculatori appunto vendevano), ma in marchi o in dollari, di cui aveva una dotazione limitata. I dollari o puoi stamparteli, o prima o poi finiscono; ma siccome puoi stamparteli solo se sei la Fed, se sei la Banca d'Italia va a finire così.

La situazione adesso è ben diversa: ora "iMercati" speculano contro gli Stati dell'Eurozona vendendo titoli denominati in euro, e quindi la Banca centrale (cioè la Bce), che gli euro può stamparli (e lo sta facendo), ovviamente può continuare ad acquistare questi titoli indefinitamente, volendo farlo. Più esattamente, può farlo sul mercato secondario (precisazione inutile sia per chi le cose le sa che per chi non le sa).

In questo senso, e solo in questo senso, essere entrati nell'euro in teoria ci proteggerebbe dalla speculazione.

Per questo motivo, non appena la signora dalle doti nascoste ha detto che lei in pratica non era intenzionata a garantire un ordinato svolgimento dei mercati, questi, ovviamente, hanno risposto in modo disordinato:



(la conferenza stampa era nel pomeriggio del 12 e l'impennata dello spread è evidente).

Non è che ci volesse un grande intuito per indovinarlo, tant'è che fra quelli del mestiere c'è anche chi dice che lo abbia fatto apposta. Nessuno però è in grado di dirmi, fra quelli bravi, quale sarebbe stato lo scopo di una scemenza simile. Che cosa voleva fare? Andare in challenge col Governo italiano per quale motivo? Far capire ai tedeschi che la musica era cambiata? Ma la musica l'ha cambiata un esserino di 100 nanometri (mille angstrom, per capirci), che senza tanta prosopopea, senza tanta morgue (che in francese, significativamente, vuol dire sia alterigia che obitorio...), si sta incaricando di riavvicinare alla durezza del vivere tutti, anche quelli che, nati nella bambagia, vissuti negli agi e nel distacco dalle cure della vita terrena, auguravano agli altri questo salutare esercizio nella consapevolezza di non doverlo mai sperimentare.

Se sapeste quante ne sento, grazie alla mia modesta rete internazionale... trovereste meno inspiegabili certi repentini cambi di orientamento!

No, nessuna raffinata strategia. Solo tanta inadeguatezza e un po' di stupidità. Ma, come ben sapete, dal letame può nascere un fiore. E infatti, dalla gaffe (per così dire) della signora molto in forma per la sua età è nato il fiorellino esile, gracile, e tanto più prezioso quanto inatteso, di una verità. E guarda caso, a dircela, questa verità, è arrivata l'ultima persona da cui ce lo saremmo aspettato, tali e tante erano state le volte in cui aveva affermato il contrario (cioè il falso). "La Bce se necessario può concentrare i suoi acquisti di titoli per sostenere un qualsiasi paese membro". In altre parole: la Bce può, se lo desidera, governare gli spread (il modo ve l'ho spiegato sopra).

Fine delle balle, fine dell'"ha stato Borghi", fine della "teoria fiscale dello spread", già colpita a morte dal fatto che lo spread era calato (non aumentato) quando il Governo italiano aveva annunciato che avrebbe quasi triplicato lo sforzo fiscale inizialmente proposto, portandolo a 25 miliardi (era mercoledì 11, si vede nel grafico qua sopra). E infatti le parole di Visco hanno temporaneamente riportato ordine sui mercati, con una chiusura dello spread, molto marcata, ancorché momentanea (e anche questo lo si vede nel grafico).

Si apre viceversa, per ora informalmente, poi formalmente con una class action, l'epoca del diritto e della ragione, in cui qualcuno dovrà capire che se in pressoché tutte le lingue, tranne che nel bancacentralese, indipendenza e responsabilità sono due parole diverse, un motivo ci sarà, ed è che chi è indipendente, e in quanto tale esercita un grande potere, deve essere più, non meno responsabile, degli altri. Certe dichiarazioni a mercati aperti ce le ricordiamo tutti. Da oggi, inoltre, ci ricordiamo che se un paese dell'Eurozona dovesse subire una crisi dello spread, sarà solo perché e nella misura in cui la Bce lo starà tollerando (o provocando). L'ha detto, per quanto implicitamente, Visco, quindi sarà vero...

Ma mica finisce qui!

Perché a quelli delle regole europee, delle generazzzzioni future, e via scemenzando, la sberla più grossa l'ha data un loro amico, un tedesco, Scholz. Io l'avevo ben detto in Senato, di fronte a un'aula semideserta, quale fosse la strategia più corretta da seguire e perché l'emergenza offrisse una opportunità tattica:


Ma i piddini, in riunione, non volevano saperne: "Non possiamo dare al Governo l'impegno a fare qualsiasi cosa sia necessaria, non possiamo rilasciare deleghe in bianco...". Poi, oggi, il whatever it takes fiscale chiesto, in particolare, da Brunetta, è arrivato: prestiti illimitati alle imprese fino a concorrenza di 550 miliardi (ma ovviamente alle imprese tedesche).

E mica solo questo! Perché gli arancioni sono arrivati di rincalzo: 90 miliardi per il sostegno della loro economia (fiscalmente parassitaria).

Noi, come al solito, imbecilli subalterni...

Tant'è che io, che ho un buon carattere, non ci ho visto più dalla rabbia e ho mandato a un collega che mi sta simpatico (sono un debole), questo messaggio:

Vedi, so che può sembrare strano e presumo che possa non essere ricambiato, come sentimento, ma tu mi sei molto simpatico: hai una ottima postura e sei intellettualmente onesto. Ora, ti scrivo solo per sottolineare che avremmo potuto per una volta provare a essere come Paese leader anziché follower. Nota bene che la vostra timidezza per me, politicamente, dovrebbe essere un'opportunità: vi espone ad attacchi. Eh... quanta pazienza ci vuole a far politica in un sistema che falsa tutte le vere dinamiche (quelle di classe)!

La risposta è stata abbastanza sorprendente:

In effetti non mi aspettavo che la Germania uscisse con questi ordini di grandezza. 
Probabilmente hai ragione per l’altro giorno.

Voi, che siete abituati a vedermi aver ragione da nove anni a questa parte, non sarete sorpresi del fatto che io avessi ragione, quanto del fatto che qualcuno potesse aspettarsi che i tedeschi rispettassero le regole! E chi dovrebbe riprenderli? Gentiloni!? Ma dai...

E poi loro le regole se vogliono le cambiano, le hanno già cambiate: basta aiuti di Stato (i loro non lo sono stati mai, i nostri sempre), basta austerità (per loro, a noi troveranno il modo di applicarla), ecc. Ma è una novità? C'è da esserne sorpresi? Non sono anni che va avanti questa storia?

E quindi, quante altre novità ci aspettano nel prossimo futuro, che per noi non saranno tali! Immagino che scopriremo che il debito pubblico non implica alcun particolare fardello sulle generazioni future (pensate: lo diceva perfino Milton Friedman, ma che volete che ne sappia quel burbanzoso giovinotto del contado), e poi scopriremo che uno Stato sovrano può emettere moneta per finanziarsi (è scritto su tutti i manuali di macroeconomia), e via dicendo, di sorpresa in sorpresa (per gli altri).

Noi ci ricorderemo i nomi di chi ci ha mentito (e io so chi lo ha fatto sapendo di farlo, e, non essendo Pasolini, ho le prove: quante lettere a base di "Bagnai, lei ha perfettamente ragione, ma...").

Chiudo con una rapida glossa.

Non so se state seguendo i miei consigli di lettura. Dovreste. Se non li avete seguiti, non capirete subito quello che sto per dire: lo capirete fra un po'. Lo capirà subito l'autore del libro, perché se tanto mi dà tanto, non essendo uno scemo, sarà qui (in disaccordo, ma ci sarà). La glossa è questa: la débâcle cui stiamo assistendo non è solo la sconfitta di un governante dissimulatore, narcisista e accentratore, che diffidente come un imperatore della decadenza affastella sulla propria scrivania tutte le pratiche per non risolverne nessuna; non è solo la rotta di una maggioranza variegata e incompetente, incapace di decisione perché incapace di visione; ma è anche e ahimè soprattutto la rovinosa disfatta del deep state italiano, di quel cordone sanitario di civil servant di alto bordo posti dal potere a perimetro e custodia dei politici, il tracollo di quegli uomini che effettivamente sono, anche quando non lo rivendicano con amabile alterigia, il potere.

Bene.

Quello che preoccupa me è che quel potere, quel deep state, con la vicenda del coronavirus (ma in effetti anche con altre) ha dimostrato di essere platealmente inadeguato. Lo ha dimostrato sottovalutando le situazioni, lo ha dimostrato perdendo il controllo dell'ordine pubblico, lo ha dimostrato (più prosaicamente, ma non meno significativamente) mandando in giro decreti, ordinanze, editti, grida, tutti confusi e contraddittori, e tutti accomunati dal fatto di essere scritti, mi duole dirlo, me ne spiaccio, me ne vergogno, me ne scuso, ma devo dirlo: col culo! Dove sono i capi ufficio legislativo competenti, i capi di gabinetto callidi e lungimiranti, le segreterie tecniche agguerrite e reattive di una volta? Il contatto con l'antipolitica deve aver contaminato anche loro. Ogni antitesi ha bisogno di una tesi, perché si giunga a sintesi. E qui, tutto è solo degrado: degrado la politica, quindi degrado l'alta amministrazione, costretta ad esondare dalla sua funzione di servizio in una funzione di supplenza che non le compete e in cui, fatalmente, non può dare il meglio di sé, non più di un fegato che venisse trapiantato al posto di un cuore.

Questo è quello che mi preoccupa realmente. Al resto si può passare sopra, o lo si può comunque affrontare e superare. Ma la Narrendämmerung, il nostro peculiare Ragnarök, non sarà una passeggiata per nessuno.

Intanto, pensate alla salute, e non preoccupatevi se mi vedete così negativo. In certe circostanze è decisamente meglio esserlo...

La versione dell'ANSA

Questo il nostro lancio delle 16 correttamente ripreso da 9Colonne:


CORONAVIRUS, LEGA: MENTRE GOVERNO ELEMOSINA 25 MLD LA GERMANIA NE SPENDE 550

9CO1049358 4 POL ITA R01 CORONAVIRUS, LEGA: MENTRE GOVERNO ELEMOSINA 25 MLD LA GERMANIA NE SPENDE 550 (9Colonne) Roma, 13 mar - "Due giorni fa, nell'aula del Senato, la maggioranza ha rifiutato la proposta del centrodestra, che autorizzava il Governo a prevedere nello scostamento dal deficit previsto 'qualsiasi cifra dovesse rivelarsi necessaria alla realizzazione di tutti gli interventi in ambito sanitario ed economico-finanziario utili a fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19'". Lo ricorda in una nota il Dipartimento Economia della Lega. "La maggioranza - evidenzia la Lega - ha preferito attestarsi su una somma che nel dibattito con l'opposizione ha confessato di sapere già superata dai fatti: 25 miliardi. Apprendiamo ora che il Governo tedesco ha comunicato al Parlamento un piano fino 550 miliardi di euro per prestiti illimitati alle aziende in difficoltà". "Ancora una volta la subalternità culturale della sinistra verso il progetto europeo mette in situazione di svantaggio competitivo il Paese, per obbedire a regole che gli altri Paesi saggiamente ignorano. Bisogna mettere un termine a questa stagione di sottomissione - concludono i rappresentanti della Lega - cominciando fin da subito a intervenire nelle sedi parlamentari per rimuovere dalla Costituzione il principio di pareggio di bilancio, introdotto in ossequio al Fiscal compact. Non possiamo permetterci di cristallizzare nella nostra carta costituzionale regole che gli altri Paesi considerano superate e eludono a loro piacimento".


e questa la versione dell'ANSA:


Coronavirus:Lega, da governo 50mld Germania ne spende 550

Coronavirus:Lega, da governo 50mld Germania ne spende 550 (ANSA) - ROMA, 13 MAR - "Due giorni fa, nell'aula del Senato, la maggioranza ha rifiutato la proposta del centrodestra, che autorizzava il Governo a prevedere nello scostamento dal deficit previsto "qualsiasi cifra dovesse rivelarsi necessaria alla realizzazione di tutti gli interventi in ambito sanitario ed economico-finanziario utili a fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19". E' quanto si legge in una nota il dipartimento Economia della Lega. "La maggioranza - prosegue - ha preferito attestarsi su una somma che nel dibattito con l'opposizione ha confessato di sapere già superata dai fatti: 25 miliardi. Apprendiamo ora che il Governo tedesco ha comunicato al Parlamento un piano fino 550 miliardi di euro per prestiti illimitati alle aziende in difficoltà. Ancora una volta la subalternità culturale della sinistra verso il progetto europeo mette in situazione di svantaggio competitivo il Paese, per obbedire a regole che gli altri Paesi saggiamente ignorano. Bisogna mettere un termine a questa stagione di sottomissione - concludono i rappresentanti della Lega - cominciando fin da subito a intervenire nelle sedi parlamentari per rimuovere dalla Costituzione il principio di pareggio di bilancio, introdotto in ossequio al Fiscal compact. Non possiamo permetterci di cristallizzare nella nostra carta costituzionale regole che gli altri Paesi considerano superate e eludono a loro piacimento".


Questo il nostro lancio successivo, correttamente ripreso da DIRE:


CORONAVIRUS. LEGA: GOVERNO PENSI A URGENZE NO DL OMNIBUS

DIR2610 3 POL 0 RR1 N/POL / DIR /TXT CORONAVIRUS. LEGA: GOVERNO PENSI A URGENZE NO DL OMNIBUS (DIRE) Roma, 13 mar. - "Le bozze di decreto che stanno circolando sulle fonti di stampa ci lasciano interdetti nel merito e nel metodo". Lo dichiara in una nota il Dipartimento Economia della Lega. "Nel merito, il Governo aveva detto di volersi soffermare su poche priorita', in buona parte condivisibili, quali il rafforzamento dei presidi sanitari e la tutela della liquidita' aziendale, con l'indifferibile proroga dei versamenti previsti per il prossimo 16 marzo, e con una giusta sollecitudine verso le Regioni piu' colpite. In pratica invece la bozza consta di un centinaio di pagine, in cui le forze di maggioranza hanno fatto confluire per mille rivoli provvedimenti non tutti particolarmente urgenti, qualche volta ereditati dalla lavorazione del milleproroghe". "Nel metodo- evidenziano i rappresentanti della Lega- perche' il Governo aveva promesso condivisione in cambio di riservatezza, ma la seconda evidentemente non c'e', visto che le bozze circolano, e della prima, dopo l'incontro di ieri, non si e' piu' vista traccia. Considerata anche l'oggettiva difficolta' dei passaggi parlamentari in questo momento - concludono - sarebbe veramente utile se il Governo si attenesse alla promessa di emanare un provvedimento snello, che tenga conto delle effettive urgenze: quella sanitaria, e quella della liquidita' aziendale. Confidiamo che questa richiesta costruttiva, fatta nel rispetto dei ruoli, venga accolta".


e questa la versione dell'ANSA:


++ Coronavirus: Lega, bozza decreto ci lascia interdetti ++

++ Coronavirus: Lega, bozza decreto ci lascia interdetti ++ (ANSA) - ROMA, 13 MAR - ''Le bozze di decreto che stanno circolando sulle fonti di stampa ci lasciano interdetti nel merito e nel metodo''. Lo dichiara in una nota il Dipartimento Economia della Lega. ''Nel merito, il Governo aveva detto di volersi soffermare su poche priorità, in buona parte condivisibili. Invece la bozza consta di un centinaio di pagine, in cui le forze di maggioranza hanno fatto confluire per mille rivoli provvedimenti non tutti particolarmente urgenti. Nel metodo perché il Governo aveva promesso condivisione in cambio di riservatezza, ma la seconda evidentemente non c'è".


Per esercizio, trovate voi le differenze...


(...eh, ma er povero stagggista, eh, ma sei un complottista, sei una bbruttaperzonah... No: io ho studiato statistica, e so che è un po' difficile che lanciando in aria una moneta esca sempre testa. Un errore (50 invece di 25) a favore del Governo, una omissione (quella in cui lamentiamo l'assenza di condivisione) a favore del Governo, e così via... Sarebbe tutto più facile senza questi giochini, ma non è comunque difficile: la qualità, se c'è, si vede, ma a differenza di altro, che non si vede se non c'è, la qualità si vede anche se non c'è...)

mercoledì 11 marzo 2020

Sull'ordine dei lavori (2)

Ho votato e potrei andarmene, ma prima di farlo vorrei intanto capire se potrò tornare a palazzo (perché la mia scrivania richiede un intervento urgente!), e poi proseguire nel mio vano sforzo di darvi un'idea di come funzionano le cose.

Parto dalla seconda cosa (per la prima non potete aiutarmi). Ognuno di noi è impegnato in almeno una Commissione Permanente e ovviamente in Assemblea. La rappresentanza nelle Commissioni Permanenti è proporzionale alla dimensione dei gruppi in Assemblea, e siccome le Commissioni Permanenti sono 14, chi appartiene a gruppi con meno di 14 membri partecipa ai lavori di più Commissioni (e spesso deve scegliere se presidiare l'una o l'altra). Credo che abbiate capito che partecipare ai lavori di una Commissione può significare, ad esempio, fare il relatore, e quindi, almeno in teoria, doversi studiare atti legislativi, con note di lettura e dossier (questo è solo un esempio a caso), oltre al fascicolo degli emendamenti (che spesso viene in uno, due, tre,... volumi).

Ma comunque, nessuno di noi è membro di una sola Commissione.

Io, ad esempio sono anche membro:

1) della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, una Commissione bicamerale istituita con L. 26/3/2019 n. 18 (una delle poche leggi di iniziativa parlamentare passata per la mia Commissione, come ricorderete);

2) della Commissione di vigilanza sulla Cassa Depositi e Prestiti, completamente bloccata perché il Presidente (pro tempore, in quanto membro anziano) del PD non la convoca, dato che alla prima convocazione gli voteremmo contro assegnando la presidenza a un membro dell'opposizione, come è anche giusto che sia per una commissione che deve vigilare, e tanto più dovrebbe farlo in questa stagione di nomine (peraltro, tutte abbastanza inceppate per ragioni simili...);

3) della Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, la cosiddetta Commissione Segre, il simpatico tribunale politico voluto dal PD per censurare il web (come da noi ampiamente anticipato), che per ora non si è riunita.

Immaginatevi che le Commissioni bicamerali normalmente sono a palazzo S. Macuto (accanto a S. Ignazio), la Commissione CDP si riunisce appunto alla CDP (accanto al MEF), e la Commissione contro gli psicoreati ancora non si riunisce. Capirete lo sbattimento di muoversi da una parte all'altra, considerando che in effetti l'attività parlamentare inizia il martedì e termina il giovedì. Ognuna di queste Commissioni significa altre carte da leggere, a pena di irrilevanza. Non mi sto lamentando: ho accettato spintaneamente di aderire a ognuna di esse, per varie motivazioni. Ma, insomma, ora ne faccio parte, e quindi i luoghi in cui sono chiamato a scambiare idee (o virus) sono almeno cinque.

Sempre nell'ambito dei luoghi formali, ultimamente mi è capitato di dover sostituire il capogruppo nella Conferenza dei capigruppo, e se l'emergenza sanitaria continua, credo che potrebbe toccarmi di nuovo. Altra esperienza molto interessante...

Poi ci sono i luoghi informali. Ad esempio, in questo momento sono delegato a tenere i contatti coi tecnici economici di centrodestra (Brunetta e Fazzolari), e questo significa altri incontri.

Questi incontri si svolgono nel tempo, non sono come le aste del banditore walrasiano. Ci sono corridoi da attraversare, scaloni da salire, o da scendere, porte da aprire, colleghi da ascoltare, poi c'è il tempo di esprimersi, ecc. E naturalmente nessuno di noi è ubiquo: se sei da una parte, non puoi essere da un'altra... almeno entro certi limiti! Ad esempio, oggi, mentre in Sala Koch presiedevo la mia Commissione, simultaneamente concordavo coi colleghi di centrodestra un testo di risoluzione, e separatamente lo condividevo col negoziatore del PD. Questo perché alle 14 avevo, in simultanea, tre riunioni: la seduta della mia Commissione, una riunione coi delegati dei vari partiti per concordare il testo di una risoluzione comune, e una riunione della segreteria politica del mio partito. Ho dovuto rinunciare alla più interessante, perché comunque oggi, come sapete, ero di scena.


(...e mentre rileggevo quello che vi ho scritto, ho vinto un altro tavolo: quello tecnico fra governo e opposizione sul decretone COVID - le famose quattro gambe di cui ha parlato oggi il Ministro! A questo punto corro a casa a riposarmi: devo leggermi tutte le proposte delle associazioni di categoria, senza trascurare la lettura necessaria del ventennio. Ma di quest'ultima parleremo con calma, quando sarà possibile: il Potere mi ha appena chiamato...)

lunedì 9 marzo 2020

MES

Ed eccoci qua:




Vi prego di apprezzare tre dettagli che non sono dettagli.

Primo: la riforma del MES doveva essere firmata ad aprile. Scoppiata l'epidemia, con i Parlamenti nazionali impossibilitati ad operare (ancora non sappiamo se sarà possibile audire il Ministro), l'Eurogruppo l'ha anticipata a marzo. Difficile sfuggire alla sensazione che questa sia una manovra per sottrarre vigliaccamente la riforma all'esame parlamentare, e questo in un quadro in cui il Governo italiano per due volte (a giugno e a dicembre 2019) aveva promesso al Parlamento di lasciarlo esprimere con un atto di indirizzo. Peraltro presso la mia Commissione, come sapete - e da ieri sapete anche come trovarla - la bozza di riforma è incardinata come affare assegnato, relatore D'Alfonso: ma stiamo ancora aspettando che la maggioranza proponga una risoluzione sul punto, e non sembra che lo intenda fare.

Secondo: "Ma un atto di indirizzo è inutile, perché l'accordo è concluso politicamente!", ci è stato detto. Ah sì!? E allora perché all'ordine del giorno dell'Eurogruppo si parla di "avallo politico del pacchetto"? Perché l'Eurogruppo mette all'ordine del giorno una cosa che in teoria dovrebbe già esserci? La risposta è semplice: perché questa cosa non c'è, un po' come la spina dorsale di chi ci governa.

Terzo: Last but not least, per non farsi mancare nulla, i grigi Eichman di Bruxelles prendono una allure da don Vito Corleone, e snocciolano le loro priorità nel seguente ordine: prima il MES, poi il meccanismo di sostegno del sistema bancario, e poi, se resta tempo, parliamo di COVID19. Quindi, se volete misure di sostegno all'economia, non ci fate perdere tempo col primo punto.

Bene.

Queste priorità ritenete siano le vostre? Più precisamente: ritenete che siano le priorità del subcontinente europeo? Lo hanno capito sì o no questi signori che se non facciamo molta attenzione rischiamo di passare momenti molto brutti (non solo noi, anche loro: ormai non lo si può più ignorare, nonostante le loro statistiche sui virus siano affidabili quanto quelle sulle emissioni dei loro diesel)?

Dice: "Ma ci vuole l'unità nazionale!"

Certo! Però, vedete, sono anni ormai che con lo stato d'eccezione, comunque provocato, anzi: reso endemico, si comprime la democrazia. Un'emergenza sanitaria non può diventare un'emergenza autoritaria. Sapete benissimo che io da sinistra deprecai la deposizione di Berlusconi in nome di un'emergenza tutto sommato meno pressante di quella che si sta profilando. Allora, molto semplicemente, se ci vuole unità nazionale, tutti uniti chiediamo all'Europa di concentrarsi sulla vera priorità, la pandemia (cosa che la Lega ha già chiesto civilmente nelle sedi deputate, non venendo ascoltata), e di mettere una sacrosanta moratoria su tutte le altre decisioni non urgenti. In fondo, il MES esiste già. Sulla sua riforma si può discutere: c'è chi dice che lo migliorerà, c'è chi dice che lo peggiorerà, ma presentarla come un'esigenza prioritaria rispetto a quella del COVID19 è un'operazione che giustifica i peggiori sospetti. Quindi, l'unità, chi la chiede, cerchi anche di meritarsela facendo capire agli italiani di essere in grado di parlare con la voce di 60 milioni di persone.

Dice: "Ma state ancora a fare polemicucce politiche? Ma che ci importa del MES: c'è il virus!"

Ah, bè, certo, voi siete quelli dell'antipolitica, voi volete il tecnico. Allora vi informo che i tecnici sono quelli che vi hanno tolto medici e posti letto (qualcuno lo scopre oggi, noi ce ne occupiamo da almeno otto anni), e degli antipolitici mi limiterò a dire che ora alla politica sembrano essersi affezionati anche loro. Lo considero un dato positivo: ci vuole più, non meno politica, quando un Paese deve scegliere in quale direzione andare!

Questo modus operandi è inaccettabile, non da noi perché siamo all'opposizione. Dovrebbe essere inaccettabile da qualsiasi italiano. Non siamo quindi noi a dare un segno di divisione, ma si divide dall'Italia, chi, avendo in questo momento la responsabilità di governarla, non si indigna per un ordine del giorno che inverte le priorità, e non lo respinge al mittente, chiedendo una giusta e sacrosanta moratoria sulla riforma del MES fino a quando il Parlamento non si sarà potuto esprimere.

Chi calpesta il Parlamento calpesta voi. Chi cerca di convincervi del contrario è un nemico della democrazia. Credo che voi, qui, lo abbiate capito. Con delicatezza, se capita, fatelo capire agli altri.

domenica 8 marzo 2020

Sull'ordine dei lavori

(...visto che per un po' dovrete star chiusi in casa, vi offro un post un po' lunghetto, come quelli del bel tempo andato, che potrebbe anche essere il primo passo di un nuovo percorso didattico, ove mai non avessi quotidiana conferma del fatto che il percorso fatto fin qui sia stato sostanzialmente inutile...)


Interrompo la lettura dell'AS 1746, di cui mi sono provvidamente nominato relatore, per segnalarvi alcune varie ed eventuali che potrebbero esservi sfuggite. In particolare, voglio darvi qualche informazione che vi aiuti a seguire meglio me e i lavori del Parlamento.

Seguire me

Twitter

Probabilmente mi avrete conosciuto qui o su Twitter. Avrete forse capito che uso Twitter per cercare di informarmi (ci ho trovato, ad esempio, l'interessante articolo del New England Journal of Medicine dove si stabilisce che il paziente zero era dove statistica voleva che fosse...), o per distrarmi in compagnia degli amici più cari (o comunque delle persone spiritose che questa community di sciroccati produce). Ne consegue che blocco senza pietà e anche senza motivo noiosi o disinformatori (non solo i professionisti: anche i dilettanti). Ricordatevi la legge di Guerrato: se interagite con me, ma avete meno di 100 follower, il blocco è un'eventualità molto probabile. Ricordate anche la legge di Gibilisco: se interagite con me, ma anche se non lo fate, e avete la bio in inglese, il blocco è una certezza.

Telegram

Aspettando l'inevitabile epilogo (la censura assoluta dei social, o comunque forti limitazioni alla libertà di espressione, inclusa quella dei parlamentari) ho attivato un canale Telegram, la cui linea editoriale è molto semplice: lo uso per condividere rapidamente flash di agenzia e documenti (ordini del giorno dei Consigli dell'Unione Europea, disegni di legge, decreti legge, dossier o note di lettura parlamentari), senza molti commenti. Si tratta di roba comunque pubblica, roba pubblica che però avreste difficoltà a trovare (un po' meno se arriverete in fondo a questo post). Anticipazioni non ne do, anche se ovviamente mi arrivano, come a tutti: non sono un grillino, e poi non voglio giornalisti trai piedi. Considero la loro presenza nei miei social un'intrusione, una violazione della mia intimità: ma capisco che questa è una mia fisima che deriva dal rapporto molto personale e privato che ho stretto con voi negli anni in questo luogo pubblico. Uso Telegram (come Twitter) anche per informarvi della pubblicazione dei post di questo blog, perché ho come la sensazione che Google non sempre lo faccia. Seguendomi su Telegram restate al corrente degli sviluppi dell'attualità politica ed economica e avete le basi documentali per valutare il lavoro dei disinformatori certificati (quelli iscritti all'ordine, per capirci).

Instagram

Per disciplina di partito mi sono iscritto a Instagram. Confesso che inizialmente ero molto riluttante, e poi, invece, ho cominciato a divertirmi. Su Instagram non parlo né di economia né di politica e schianto subito chiunque desideri farlo. Ci vado per rilassarmi e per condividere con voi il ricordo di momenti passati in mezzo alla natura, o in mezzo all'arte. Se vi interessa, bene. Se non vi interessa, meglio.

Facebook

Altresì per disciplina di partito ho aperto una pagina Facebook. Non la gestisco direttamente, e ha una linea editoriale molto semplice: vi informa sui lavori della Commissione e sui miei eventi, oltre a essere usata per condividere i post e le dirette dei miei colleghi di partito. Intervengo su Facebook di rado, rispondo di radissimo ai commenti, e non rispondo mai ai vari messaggi. Non so nemmeno come si faccia, e non voglio saperlo. Ho due indirizzi email pubblici, perché tenuto ad averli nella mia qualità di dipendente di due amministrazioni, chi vuole mi scrive lì, e chi non ci riesce è un grillino (alcuni capiranno, agli altri è inutile spiegarlo). Peraltro, quando decadrò dalla Presidenza di Commissione ho come l'idea che la pagina resterà silente, considerando che non avrò più risorse da dedicare a chi attualmente se ne occupa.

Questo è quanto vi occorre sapere per seguire me, quando non potete farlo qui.

Seguire i lavori parlamentari

Abbiamo ormai capito che "open" è il nuovo numero della Bestia, il 666 del grande capitalismo finanziario. Ad alcune sue declinazioni, quali ad esempio quelle riferite all'attività parlamentare, si applica il noto aforisma del Pedante: "se non serve a niente, serve a qualcos'altro". Sì, perché dato che il Senato (e la Camera) sono due istituzioni estremamente "aperte" e trasparenti (tutti gli ordini del giorni e gli atti sono resi disponibili con congruo anticipo in formato digitale, alcune sedute di Commissione e tutte quelle dell'Assemblea sono trasmesse in streaming e comunque i resoconti sommari o stenografici di tutte le sedute sono disponibili a stretto giro sulle pagine delle Commissioni o dell'Assemblea, ecc.), sinceramente "aprirle" ulteriormente è inutile, e, per dirvela tutta, non è poi difficilissimo capire a che cosa serva oggettivamente tanto inutile zelo: a fornire un'idea totalmente distorta di cosa sia il lavoro politico parlamentare, e quindi di come si misuri la sua produttività. Missione compiuta. Anche voi, come tutti, siete stati convinti che il lavoro del parlamentare sia "fare leggi" e si esegua schiacciando tasti "secondo coscienza" in Aula. Il lavoro di Commissione e quello politico, preliminare allo schiacciamento del tasto in Aula, che è per lo più un gesto politico meramente simbolico, non esistono, non vi vengono spiegati, e anzi vi è stato insegnato a demonizzarli, a considerarli cosa spregevole (mi riferisco, ovviamente, al lavoro politico in senso stretto, cioè a quello di confronto, anche informale, di mediazione e di compromesso).

Per rimediare ai danni di questo attentato alla democrazia, non meno grave e anzi più radicale dell'attentato all'economia per rimediare al quale aprii questo blog, ci vorrebbero anni, e sinceramente non so nemmeno quanto possa valere la pena avviare un percorso didattico qui con voi, o in altre sedi.

Tuttavia visto che, come vi dicevo, fra un po' potrei non essere in grado di informarvi puntualmente (via Facebook) del lavoro parlamentare in Commissione, vorrei comunque spiegarvi come potete documentarvi da soli, e poi, se avanzasse tempo, vi vorrei chiarire un paio di cose su come va "er monno", prendendo spunto dalle sollecitazioni che mi sono arrivate da due cittadini, e che tradivano una certa inconsapevolezza, del tutto comprensibile e non censurabile, dei meccanismi parlamentari e di come quindi incidere eventualmente su di essi.

Allora: per capire che cosa si fa in 6a Commissione basta andare sulla sua pagina, che raggiungete cliccando nella home sulla sezione Commissioni:


Vi troverete di fronte questa schermata:


in cui vi prego di notare che a sinistra trovate incolonnate le 14 Commissioni permanenti e le Giunte (regolamento, elezioni, biblioteca), mentre a destra potete accedere agli ordini del giorno delle Commissioni riunite e congiunte, e alle pagine delle bicamerali (e a tante altre cose, ma qui mi soffermo sull'essenziale).

Non me ne occuperò oggi, ma intanto vi spiego che le Commissioni riunite si hanno quando un atto viene assegnato per l'esame a più di una Commissione. Esempio chiaro: la riforma della giustizia tributaria, il cui esame è stato assegnato alle Commissioni 2a e 6a del Senato. Le Commissioni congiunte si hanno quando per economia dei lavori una determinata procedura informativa viene svolta simultaneamente dalle Commissioni omologhe di Camera e Senato. Ad esempio, la Relazione alle Camere ai sensi dell'art. 6 comma 3 della L. 243/2012 "Disposizioni per l'attuazione del principio del pareggio di bilancio" richiede, prima della discussione in aula, un parere delle Commissioni bilancio, che si verrà dato, o, per meglio dire, dovrebbe essere dato in congiunta martedì. Naturalmente ci sono anche le congiunte riunite: per esempio, se il signor Ministro dell'Economia vorrà scongiurare il sospetto che le istituzioni europee abbiano cinicamente speculato sullo stato di eccezione provocato dalla crisi sanitaria per anticipare da aprile a marzo la stipula dell'accordo sulla riforma del MES in modo da evitarne l'esame parlamentare, allora si presenterà di fronte alle Commissioni Bilancio e Finanze riunite di Camera e Senato (e quindi anche congiunte).

Se non lo farà gliene saremo ugualmente grati, perché ci avrà ugualmente chiarito come stanno le cose (per noi, in effetti, è solo l'ultimo di una inesauribile serie di win-win in cui ci colloca l'aver avuto il coraggio di scegliere il lato giusto della Storia).

Tornando alle permanenti, se cliccate sulla sesta arrivate finalmente alla sua pagina:


che normalmente vi si aprirà sull'ordine del giorno dell'ultima seduta. Il menù a sinistra è piuttosto articolato, ma dovrebbe essere abbastanza comprensibile.

Una prima parte riguarda la composizione della Commissione, del suo ufficio di presidenza, e degli eventuali comitati ristretti, fra cui la Commissione pareri (che abbiamo preferito non costituire, per cui l'attività consultiva la svolgiamo in plenaria).

Una seconda parte riporta:

  1. le prossime convocazioni (quelle che abitualmente vi rilancio su Facebook), da cui sapete quando la Commissione si occuperà di un certo atto e chi sarà chiamato a riferire (ad esempio, questa settimana io mi occupo dell'AS 1746 e Tiziana Drago dell'AG 150)
  2. l'ordine del giorno, da cui sapete quali argomenti sono incardinati presso la Commissione (indipendentemente dal fatto che essa voglia o possa occuparsene in una certa settimana, e che quindi essi siano riportati nelle convocazioni: ad esempio, normalmente nelle settimane riservate ai lavori di assemblea le Commissioni si riuniscono solo per esaminare gli atti urgenti del Governo, come la conversione di decreti legge, e quindi i disegni di legge di iniziativa parlamentare, anche se sono all'ordine del giorno, non risultano dalle convocazioni)
  3. l'archivio degli ordini del giorno passati
Una terza parte riporta i resoconti sommari e gli stenografici. I primi sono redatti dalla segreteria di Commissione, per i lavori ordinari (referente e consultiva), mentre gli stenografici sono redatti dal Servizio dei resoconti per le sedi deliberante e redigente e per alcune procedure informative (ad esempio, per le audizioni del ministro, di cui qui trovate un esempio: l'audizione sul MES tenuta da Gualtieri il 27 novembre scorso di fronte alla 6a e 14a riunite). In questa terza sezione del menù, insomma, trovate quello che si è detto in Commissione, laddove interessi (e spesso è interessante). Aggiungo subito che se volete seguire la discussione di un determinato provvedimento, vi conviene accedere ai resoconti dalla pagina di quel provvedimento

Una quarta parte riporta gli atti di cui la Commissione si è dovuta, dovrà, o dovrebbe occuparsi, e quindi i disegni di legge assegnati, i pareri su atti di Governo, e le Risoluzioni su atti dell'Unione Europea.

La pagina sui disegni di legge assegnati può essere di lettura un po' complessa, perché col procedere della legislatura, fra quelli utili, e quelli meno utili, il magazzino si riempie rapidamente. A meno di due anni dall'inizio dei lavori ne abbiamo 187:


che ovviamente non esauriremo mai. La colonna di destra offre un interessante filtro per trovare rapidamente quello che vi interessa, magari perché ne avete sentito parlare, o per altri motivi:


La prima sezione (Natura) ci informa che dei 187 disegni di legge assegnati (in sede referente), dieci sono stati leggi di conversione di decreti legge (poi vediamo che fine hanno fatto).

Scendendo alla sezione "Stati non conclusi", vedete che di 160 non è nemmeno stato possibile iniziare l'esame, mentre 12 sono in corso di esame e ovviamente coincidono con quelli che vi trovate all'ordine del giorno. Allo stato attuale, abbiamo in esame la "legge mutande" (per la quale sono stati presentati tre disegni di legge: Lannutti, Urso e De Petris), la riforma della giustizia tributaria (per la quale sono stati presentati cinque disegni di legge: Vitali, Caliendo, Nannicini, Romeo e Fenu), il 5X1000 alle forze di polizia (due disegni di legge Rufa) e le quote rosa (due disegni di legge: Bonfrisco e Conzatti): 3+5+2+2=12, i conti tornano.

Quindi: 160 non ancora esaminati più 12 in corso di esame fa 172. Per arrivare a 187 ne mancano 15, e li troviamo appunto fra i conclusi, che si suddividono così: 

  1. sette approvati in prima lettura (e quindi passati all'esame della Camera per l'approvazione definitiva, o per ulteriori emendamenti): si va dal contrasto al finanziamento delle mine antiuomo (di iniziativa parlamentare), che è la prima rogna di cui noi, anzi, il Senato si è dovuto occupare in questa legislature (AS 1), alla riduzione del cuneo fiscale (conversione di decreto), che è l'ultima rogna inviataci dal Governo, ora passata alla Camera in forma blindata;
  2. cinque approvati definitivamente da noi: si va dal famigerato decreto dignità al decreto Bari;
  3. uno assorbito, perché il relatore del provvedimento ha deciso di considerare come testo base sulla stessa materia un altro disegno di legge: è l'AS 494, cioè il disegno di legge Urso per la costituzione di una Commissione d'inchiesta sul sistema bancario, che il relatore, senatore Di Piazza, decise di esaminare congiuntamente all'AS 690 Patuanelli. Nella seduta n. 31 del 9 ottobre 2018 il relatore adottò come testo base quello del suo compagno di partito (come è normale che sia), e quindi il testo Urso risultò definitivamente assorbito;
  4. un decreto legge decaduto, per motivi abbastanza misteriosi e controversi (un altro pezzo della crisi di governo, in effetti...), ovvero quello sul golden power;
  5. un testo approvato definitivamente ma non ancora pubblicato, ovvero quello sulle aree demaniali di Chioggia.
Quindi: 7+5+1+1+1 = 15, che sommati a 172 fanno 187 disegni di legge: 160 non assegnati, dodici in corso di esame, sette approvati in prima lettura, cinque approvati definitivamente in Senato, uno assorbito, uno decaduto e uno approvato ma non ancora in Gazzetta.

Sempre nella quarta parte del menù di sinistra, insieme ai disegni di legge, abbiamo i pareri su atti del Governo, dove si annida il contributo che la Commissione può dare a Leuropa: tramite pareri sugli schemi di decreto legislativo di recepimento (ad esempio, al recepimento della direttiva 2016/1065 sui buoni corrispettivo, che suppongo avrà occupato le vostre notti insonni...), e tramite atti di indirizzo (risoluzioni) che vanno recapitati direttamente a Bruxelles, ovviamente passando per l'ufficio del Presidente Casellati (perché io, come Presidente di Commissione, non ho potere di rappresentanza esterna). A titolo di esempio, vi segnalo le due risoluzioni sulla proposta di direttiva relativa ai gestori dei crediti, e quella sulla copertura minima delle esposizioni deteriorate. Due letture interessanti, che vi faranno capire come passo il tempo quando non sono qui a scrivere per intrattenervi: qualcosa, comunque, scrivo...

C'è poi una quinta parte del menù, non meno interessante, che è quella dedicata alle varie attività istruttorie:

  1. procedure informative, cioè indagini conoscitive (come quella sulla semplificazione del rapporto fra fisco e contribuente), comunicazioni del governo (come quelle sugli esiti dell'Ecofin), e interrogazioni in Commissione (come quella del collega De Bertoldi sul processo di revisione del trattato istitutivo del MES);
  2. audizioni e documenti acquisiti, con cui si acquisiscono informazioni sui vari provvedimenti (ad esempio, qui trovate quello che l'Ufficio parlamentare di bilancio pensa del decreto cuneo fiscale);
  3. esame di affari e documenti, che a sua volta può articolarsi in affari assegnati (come quello sulla bozza di riforma del Trattato istitutivo del Meccanismo Europeo di Stabilità, attualmente insabbiato dalla maggioranza che non riesce a pronunciarsi con un atto di indirizzo), esame di documenti (come la NADEF), o relazioni assegnate alla Commissione.
Tutto questo nell'ambito di cui la Commissione si occupa, che è specificato qui.

Ci starebbero ora, se la batteria me lo consente, due parole su come gira er monno, e già dai meri dati fattuali che vi ho elencato alcune considerazioni le potremmo trarre.

Ad esempio: se andiamo a vedere quali atti la Commissione è riuscita a portare a termine, constateremo, senza grande sorpresa, che su dodici (sette in ultima e cinque in prima lettura), nove, cioè i tre quarti, ovvero il 75%, sono conversioni di decreti. Le tre leggi di iniziativa parlamentare portate a termine sono state quella istitutiva della Commissione d'inchiesta banche, quella sul finanziamento alle mine antiuomo, e quella su Chioggia.

Qui le considerazioni da fare sono due.

La prima riguarda gli scemi della produttività, i cricetini di Soros, i quali probabilmente avrebbero qualcosa da ridire sulla bassa produttività di una Commissione che "fa" solo sei leggi all'anno (una ogni due mesi). Come avrete visto, oltre all'attività in sede referente, redigente e deliberante, c'è una grande attività in sede consultiva, che non sempre risulta chiaramente agli atti. Nel sito vedete quella sugli atti di Governo, che è molto delicata (perché influisce sul recepimento delle direttive europee) e non è per niente semplice. Se volete, potete ad esempio divertirvi a studiare l'AG 152 attualmente all'esame in sede consultiva, riguardante le operazioni triangolari (che però, per semplificarci la vita, vengono ribattezzate "meccanismi transfrontalieri"). Voi ve la sentireste di dare un parere a caso? Forse qualcuno si è regolato così anche all'epoca del bail in, non credete? E adesso il suo nome, volendo rintracciarlo negli atti, è marchiato dall'infamia ed esposto alla riprovazione dei posteri per aver avallato senza lasciar traccia a verbale un provvedimento che gronda letteralmente sangue (e di quel sangue noi siamo innocenti). E poi, c'è l'attività consultiva non al Governo, ma alle altre Commissioni, che in quanto tale non risulta direttamente dal sito della nostra Commissione (non c'è un archivio dei pareri rilasciati), ma è più facile da rinvenire andando sui siti delle Commissioni di merito. Non è un'attività facile, occupa tempo ed energie. Guardate ad esempio la simpatica discussione sul parere che abbiamo dovuto rendere alla quinta per la Legge di bilancio. Qui, oltre a problemi di merito, c'erano anche problemi di metodo (tempi compressi, ecc.), con la necessità di gestire le giuste rimostranze dell'opposizione (cui peraltro io all'epoca appartenevo!).

Se qualcuno cerca di convincervi che il lavoro del parlamentare è stare in assemblea a schiacciare tasti o è uno scemo o è un fascista, e in entrambi i casi sconsiglio di perderci tempo.

Ma c'è anche un altro problema che questi numeri evidenziano: considerando che l'attività consultiva prende tempo e riguarda materia complessa, che gli orari di aula e quelli di commissione si accavallano, per cui difficilmente in una settimana si riesce ad avere più di tre ore per il lavoro formale di Commissione (e non molte di più per quello informale), va a finire che se il Governo bombarda il Parlamento di decreti, il tempo per i disegni di iniziativa parlamentare è veramente risicato.

Di conseguenza, la vera attività legislativa non si fa proponendo leggi. I 160 disegni di legge in attesa presso la mia Commissione sono per lo più destinati ad avere un mero valore segnaletico. Sono scritti cioè da colleghi che, per proprio percorso personale o su sollecitazione lecita e sacrosanta dei portatori di particolari interessi, desiderano segnalare l'esistenza di un problema, e, per dirla tutta, anche la propria. Desiderano, insomma, poter tornare nel proprio collegio e poter raccontare che hanno scritto un disegno di legge, o che lo hanno depositato. Ma le cose non funzionano così: questa attività è per lo più destinata a non dare frutto (ovvero, in altri termini, il magazzino dei disegni di legge continuerà ad accrescersi senza poter essere mai veramente esaurito, fino a quando la fine della legislatura non lo azzeri). La vera attività legislativa infatti si svolge ormai in un altro modo, cioè "agganciando" a un treno-decreto un vagone-emendamento. Può anche darsi che il vagone-emendamento parta come disegno di legge, ma è pressoché certo che non arriverebbe mai a destinazione se non venisse agganciato a un decreto, e questo per il semplice fatto che, ai sensi dell'art. 77 della Costituzione, il treno-decreto deve arrivare in sessanta giorni. Il clima di instabilità perenne e di battibecco distruttivo in cui si vive ovviamente consiglia a chi vuole portare a casa un risultato di affidarsi a questo strumento.

Ora, il fatto che ormai un po' tutti vediamo i decreti come strumenti per realizzare la qualunque (tanto poi se hai la maggioranza schianti qualsiasi questione pregiudiziale), determina come conseguenza che gli emendamenti siano molti e difficili da gestire. Sotto quello che avete visto finora, quindi, c'è il vero iceberg, ovvero la trattazione in Commissione degli emendamenti. Per capire un po' meglio quanto lavora chi scalda le poltrone, quindi, dovreste prendervi un qualsiasi atto approvato, ad esempio il decreto fiscale del 2018, e, cliccando sull'apposita linguetta:


accedere al fascicolo degli emendamenti. Perché la vera battaglia è lì.

Ad esempio, una norma fondamentale per mettere in sicurezza almeno quella parte del Credito Cooperativo che desiderava essere messa in sicurezza, cioè le Raiffeisen, è l'emendamento 20.0.5 al decreto fiscale, da me fortissimamente voluto e difeso, perché ritenevo che fosse giusto evitare che tutte le BCC italiane diventassero significant (con conseguenze che Giorgetti alla Camera e io al Senato avevamo spiegato a maggio 2018, e che il mondo del credito cooperativo non germanofono sta cominciando a capire solo ora). Ecco. La Banca d'Italia questo emendamento proprio non lo mandò giù. Il fatto che un politico osasse fare politica creditizia, quella politica che all'Istituto di vigilanza non compete, ma che è comunque abituato a fare con lo strumento di ricatto del potere sanzionatorio che gli è conferito, questo ardimento, veniva visto come un intollerabile abuso, e l'approvazione dell'emendamento fu poi vissuta dichiaratamente come un lutto da elaborare. Ci misero infatti un po' a elaborarlo: mesi dopo il TUB presente sul sito di Bankit non era ancora stato aggiornato, come notai in un'occasione pubblica, in cui raccontai cos'era stato, dall'interno, opporsi alla scellerata riforma Renzi del credito cooperativo (dal minuto 35:30), raccontai la fatica del legislatore, e ovviamente non mi negai la soddisfazione di prenderli in giro (al minuto 1:12:00): "speriamo che così si passi dalla fase della negazione a quella dell'elaborazione del lutto". Ecco, ora andare sul loro sito e vedere a pag. 69 del loro PDF le parole che ho scritto:


mi dà una certa soddisfazione, soprattutto quando dalle proprietà del file constato che Essi (qui ci sta) si affrettarono ad aggiornarlo il giorno dopo essere stati meritatamente sbertucciati in sala Nassirya:


Per sei mesi avevano cercato di operare tamquam non esset. Le trombe del "mobbasta" li richiamarono alla realtà: era successo! 

Peraltro, far approvare quella roba lì fu una sbatta incredibile. Ricordo ancora l'ultimo passaggio: accantonato nella seduta pomeridiana del 22 novembre 2018,  l'emendamento venne poi approvato nella seduta antimeridiana del 23 novembre 2018.

Che cosa era successo?

Che qualcuno dei fieri alleati (e posso facilmente immaginare chi), aveva fatto intendere al suo capo politico (Di Maio) che siccome l'emendamento salvava le Raiffeisen allora danneggiava le banche del Sud! Ma io dico: un non sequitur di proporzioni galattiche! Se al Sud volevano mettere la testa nel cappio, come poi avrebbero fatto, non era mica necessario che lo facessero anche al Nord! Il danno, le banche cooperative del Sud, se lo facevano con la loro governance (quella che ci attaccava sui giornali e che poi esse stesse accantonarono, ma la storia è lunga e non entro in questo...). Insomma, quel pomeriggio ancora me lo ricordo. Il lavoro di un mese stava arrivando a compimento, bastava quel fottuto voto, e improvvisamente percepisco il pericolo: nei banchi alla mia sinistra, dove siedono i colleghi a cinque stelle, percepivo sconcerto, qualcosa non va: i miei sensi di Presidente pizzicavano... Mi avvicino alla collega capogruppo, che mi dice che lei non sa che cosa fare, che il suo sottosegretario non le spiega, che lei non riesce a lavorare così, ma che pare che Luigi sia contro. Ovviamente mi prende un certo sconforto, che nascondo con molta signorilità, e dico: "Va bene: se non ci parlate voi, con Luigi, ci parlo io. Accantoniamo l'emendamento". E io chiamavo, e quello non rispondeva... Mi ricordo che quella sera ero andato a cena con dei colleghi di Commissione, cena bipartisan qui. A un certo punto Luigi richiama, io schizzo in mezzo alla strada e con molta calma cerco di spiegare che nessuno sarà danneggiato e che anzi questo sarebbe potuto diventare un modello virtuoso per tutte le banche di territorio, anche quelle che al Sud ancora non si sentivano pronte (come poi in effetti sta succedendo). Alla fine lo convinsi, e mi tornò l'appetito.

Ecco: un criceto di Soros, un "open qualcosa",  mai potrà capire che io lì, al telefono, mentre spiegavo al leader dei nostri alleati il senso di un nostro provvedimento, stavo facendo politica, stavo facendo il mio lavoro di parlamentare anche se non stavo schiacciando nessun tasto, e se non ero in aula ma a via dei Baullari, e se anche potesse capirlo lui, sarebbe pagato per non farlo capire a voi, perché a chi lo manda i Parlamenti tanto simpatici non possono stare.

Avrete capito che in tutta questa storia il nome "Bagnai" non compare se non nell'emendamento (che deve essere rinvenuto negli atti parlamentari): solo gli addetti ai lavori sanno com'è andata e capiscono che cosa è stato fatto. Il risultato non è la "legge Bagnai", ma il comma 1-bis dell'art. 37-bis del TUB (che detto così fa ridere: "un articolo del tub"). In campagna elettorale non potrei parlarne: chi mi capirebbe? Non mi capirebbero nemmeno quelli che un giorno grazie a queste poche parole potranno ottenere credito per la loro azienda o per mettere su casa. Ma insomma: funziona così, e grazie a Dio ho altre cose cui dedicare la mia vanità.

E quindi, tornando al punto dopo questo lungo esempio, che comunque meritava di essere sviluppato (perché in qualche modo, non so perché, mi fa tornare in mente un episodio di un film famoso), il fatto che la battaglia sia sugli emendamenti ai decreti, e non sui disegni di legge di iniziativa parlamentare depositati in Commissione, fa sì che ovviamente la lavorazione dei decreti sia particolarmente dispendiosa in termini di tempo e di energie. Ne consegue che una trattazione accurata può essere fatta solo in un ramo del Parlamento, che quindi sostanzialmente opera in un regime monocamerale de facto: chi si trova nella Camera dalla quale il Ministro per i rapporti col Parlamento decide di far partire il decreto ha un vantaggio tattico notevole, soprattutto se è nella Commissione di merito o ha amici in quella Commissione, perché può seguirne l'iter, ma va comunque detto che la decisione di cosa passi e non passi è sempre presa in sedi politiche informali (nelle varie riunioni di maggioranza, o nel confronto, quando possibile, fra maggioranza e opposizione, o comunque nel negoziato fra parlamentari influenti per ruolo o per percorso: ricordate la telefonata a via dei Baullari?).

Ne deriva, come spiegavo qualche giorno fa a un'amica preoccupata, che se qualche collega vi dice che interverrà su un decreto già approvato da un ramo del Parlamento, lo fa per imbonirvi, perché nessun decreto può andare in terza lettura. Tecnicamente sarebbe forse possibile, ma in pratica normalmente non lo è. Chi perde un treno-decreto deve quindi aspettare il successivo per attaccarci il suo vagone-emendamento. E chi vi dice "però presenterò un ordine del giorno" diciamo che vuole tenervi buoni, ma fa una cosa che, per quanto meritoria in termini segnaletici, è del tutto inutile in termini operativi. Sì, d'accordo, su un ordine del giorno cadde un Governo piuttosto longevo: ma la verità è che se vuoi ottenere qualcosa, devi andare a parlare con chi può negartela, piuttosto che dichiararlo all'aula per lasciare traccia sul verbale. Quando ho voluto qualcosa, mi sono regolato così, e qualche volta è andata bene.

E per oggi vi ho annoiato abbastanza: ma credo, soprattutto se avrete seguito tutti i link, di avervi anche insegnato qualcosa di utile...



(...al vertice di centrodestra un collega di altro partito, non dirò quale e non dirò chi, ha detto: "Dobbiamo chiedere che Leuropa faccia l'Europa!" Ed ho capito che l'egemonia culturale di questa community era un fatto, e un fatto fecondo...)

(...ah, e per parlare dell'argomento du jour, mi avrebbe anche fatto piacere dirvi di quella volta che durante la controriforma del credito cooperativo mi trovai sul Sole 24 Ore dei miei emendamenti che nemmeno avevo depositato in Commissione. Questi sono i privilegi del lavorare con gli apritori di scatolette. Ma questa volta la loro particolare predisposizione per la discrezione e la professionalità gli è tornata in faccia: a quei due o tre con cui sono rimasto in buoni rapporti perché se lo meritano non telefono nemmeno, perché mi vergogno per loro...) 

(...Death amendments! Let's Charlie know who did this!...)