(...vi sto trascurando. Sono momenti complessi, lo capirete. D'altra parte, questa comunità, che tanto ha contribuito ad arricchirmi umanamente e scientificamente, rimane per me anche una bussola per orientarmi nel procelloso mare della politica, di quella cosa che io non so fare come hanno ripetuto usque ad nauseam quelli che non sono diventati senatori volendolo, e ora devono convivere col fatto che io lo sia diventato essenzialmente non volendolo - potrebbero testimoniarvelo Claudio e Massimiliano! In che modo mi aiutate ad orientarmi? Ma è semplice! Per non sbagliare, per andare avanti, per portare il dibattito a un livello superiore, mi basta fare il contrario di quello che mi chiedete: prima era #famoerpartito - e spero che abbiate capito, finalmente, perché era una scemenza! - ora è #faierministro - e non mi metto nemmeno a spiegarvi perché è una scemenza! Dice: "Ma tu sei bravo!" Dico: "Grazie, ma che c'entra? Non funziona così, non deve funzionare così. Uno non è bravo perché conoscendo la teoria dei saldi settoriali vede le economie morte, come è accaduto per Francia e Finlandia (ex multis). Uno non è bravo perché, sapendo le basi di contabilità nazionale, alle genti svela di che lacrime grondino e di che sangue certi miracoli economici, come quello lettone o quello portoghese. Questo, certo, è un pezzo della soluzione, ma ci sono tante altre cose da imparare, da capire, a partire da come funziona la macchina dello Stato, ecc. Tutta roba che non si studia sui libri: bisogna essere lì. Ora siamo lì, ora siete lì, non siamo, non siete soli, saremo sempre di più, siamo lì per restarci, e lavoreremo per il cambiamento, che non è un assalto alla baionetta, ma una cosa un po' più complessa: si sale col passo del montanaro..." Ma tanto, che ve lo dico a fare? Qui c'è gente che ancora non ha chiaro perché S-I=X-M. Figurarsi concetti un po' più articolati! Quindi, oggi non vi parlerò né di politica, né di economia...)
Lui: "Hai qualche soldo per mangiare?"
Io: "Ecco."
(...lo guardo negli occhi. Mi ricorda un altro giovane, della Sierra Leone, quello che a un seminario dell'UNECA si alzò per dire a un mio gentile collega: "Scusi, lei ci dice che cresciamo poco perché siamo corrotti e poco democratici, ma voi? Voi avete mandato avanti un progetto politico senza chiamare gli elettori al voto, nei pochi posti in cui è successo siete stati sconfitti, e li avete fatti rivotare finché non hanno votato come volevate voi, e venite a spiegare a noi cos'è la democrazia?"...)
Io: "Da dove vieni?"
Lui: "Ghana."
(...una delle economie più stabili e prospere del continente...)
Io: "E come sei arrivato qui da noi?"
Lui: "Do you speak English?"
Io: "Yes, I do. How did you get here? Did you take a boat?"
Lui: "Yes, I did."
Io: "Whence did you leave? Libya?"
Lui: "Yes, Libya."
Io: "When did you come?"
Lui: "Two years ago."
Io: "And how did you get to Libya? The travel must be horrible, you have to cross the desert."
Lui: "I lost three friends."
Io: "How?"
Lui: "In the sea. I did not know the travel was so horrible. If they had told me, I would never quit my country."
Io: "Did you work, in your country?"
Lui: "I was a stylist. But it is impossible to find a work in Italy."
(...poi qualcosa che non ricordo sul permesso di soggiorno...)
Io: "I know. The unemployment rate in Italy is more than twice that of your country."
Lui: "Yes. But if I told my friends there, they would never believe, and they would still like to come here."
(...gli ho stretto la mano e sono andato via, dimenticando la domanda più importante: "If someone would give you the opportunity to go back to your country in a decent way, would you accept it?" Solo che sinceramente stavo perdendo lucidità. Perdere tre amici... Mendicare da due anni... Perché?... Da un paese politicamente stabile, che nell'ultimo decennio è cresciuto a una media del 7% all'anno... Venire a ficcarsi qui, in questa polveriera, perché? Perché? Come fa una persona mediamente intelligente, come lui era, a pensare che attraversare il Sahara sia una cosa agevole? Mi sembra tutto così strano: tutti mi raccontano la stessa storia, mi dicono che se avessero saputo non sarebbero partiti... Ma se questo fosse vero, allora bisognerebbe concludere che anche a casa loro, come a casa nostra, quello che uccide è la disinformazione, la menzogna. La mia fiducia nell'umanità mi impedisce di pensare che quest'ultima risponda all'intimo bisogno di trarre in inganno il proprio simile: più facile pensare che risponda al bisogno materiale di arricchirsi, a qualunque costo...)
(...ho mentito anch'io: vi ho parlato di politica, e di economia...)
Io copierei. Gli svizzeri danno una somma per il rientro dignitoso:
RispondiEliminahttps://www.swissinfo.ch/ita/una-nuova-vita-per-la-seconda-volta/5259390
Io vi racconterò un fatto personale, oggi alla tenera età di 53 anni sono convolato a giuste nozze circondato da tanta amicizia ed affetto e volevo condividerlo con voi amici del blog.....😘
RispondiEliminaAuguri da un coetaneo felicemente sposato da un bel po'.
EliminaMa auguri!
EliminaFelicitazioni :)
EliminaEcchisenefrega......
EliminaNon è mai troppo tardi per sbagliare...CONGRATULAZIONI"
EliminaUn abbraccio!!!
EliminaIn bocca al lupo!
EliminaTre anni fa un ragazzo nigeriano (forse diciassettenne) mi ha raccontato la stessa identica vicenda. Mi ha anche parlato di una "lady" che lo ha persuaso prima, finanziato poi (il primo tratto di strada, poi ha dovuto lavorarsi i soldi necessari per pagarsi ogni passaggio di frontiera), raccontandogli che c'era lavoro per lui, in Italia.
RispondiEliminaCaro Bagnai
RispondiEliminaProvo a dare io qualche risposta alle domande un po' retoriche che si fa. In Ghana il salario medio annuale non supera i 1000 dollari. Il tasso di disoccupazione è bassissimo, vero, e la crescita è sicuramente cinese, ma parliamo di una economia agricola e di una manodopera poco qualificata. I qualificati evidentemente aspirano ad una vita migliore, perché le sembra così strano? Poi certo, sarà bellissimo quando anche in Ghana o in Nigeria, Paese pure con potenzialità enormi, la gente sarà contenta di restarci. Ma per ora le nigeriane vengono qui a fare le prostitute, nonostante la crescita. E raccogliendo pomodori a Rosarno, dormendo in baracche, si possono mandare alla famiglia in Ghana in un mese i denari che lì si guadagnano in sei mesi. Io penso che lo sappiano, che qui non si diventa tutti Berlusconi. Penso anche che la loro speranza sia di andare in Paesi dove magari lavorano in condizioni migliori, in Europa ce ne sono.
Ma nel frattempo in condizioni per noi intollerabili si guadagna quello che lì si guadagna in un anno.
Quanto al viaggio, si rischia la morte perché non c'è un modo legale di entrare in Italia, nessun visto possibile per lavorare, nessun permesso di soggiorno a meno di non fare domanda d'asilo. Non ci sono imbroglioni che li ingannano come la stampa farebbe in Italia. E' domanda e offerta, chi vuole partire e chi organizza i viaggi. E i prezzi del viaggio rispondono alla stessa legge, dovrebbe saperlo, da economista. Dunque chiedono l'asilo o la protezione umanitaria perché non hanno altro modo per restare.
Anche se in Ghana non c'è la guerra, sa, quello è l'unico modo per restare, intanto. Non farebbe lo stesso anche lei?
Al prossimo migrante che incontra provi a a chiedere la cosa che ha dimenticato: se potessi tornare indietro lo faresti? Secondo me le risponde di no. Le dirà sì per farle piacere o per fare un po' la vittima, ma poi secondo me rimane. Anche se qui fa una vita di merda. Scommetto 1 cent con lei che quelli che il partito per cui siede in Parlamento chiamano clandestini non andranno a consegnarsi al Viminale pronti al rimpatrio su un bel comodo volo alitalia (a decent way) per tornare ad Accra a coltivare il cacao a 3 dollari al giorno. Qui almeno, con gli "schiavisti" e i "caporali" li guadagnano all'ora.
Caro, ognuno ha diritto alle sue opinioni (per esempio, lei ritiene che per una donna sia una prospettiva allettante prostituirsi, io invece credo di no, ma non posso avere di questo esperienza diretta), ma nessuno ha diritto ai suoi dati. I suoi 1000 dollari sono grossolanamente fasulli come quantità, e molto rozzi come unità di misura. Col suo ragionamento, d'altra parte, staremmo tutti premendo alle frontiere del Lussemburgo. Perché non lo facciamo? In fondo a ogni anima bella "de sinistra" si cela sempre lo squallore del capitale più vile: domanda e offerta, dice lei. Domanda e offerta di libbre di carne umana: con o senza sangue? E le baracche di Rosarno, quelle, non le commentiamo: in fondo, questi neri che "fanno un po' le vittime" se le meritano!
EliminaEcco: non ci sono parole per descriverla, o meglio: io non ne ho. Mi bastano le sue. Stia bene.
Non so se ci sono imbroglioni che li ingannano ma ci sono (indagini in corso) trafficanti che li comprano un tanto al chilo per farli lavorare per un poco (pochissimo) all'ora in modo da guadagnarci loro, il massimo.
EliminaDi sicuro una comunicazione più in sintonia coi fatti li scoraggerebbe dal partire e suggerirebbe loro di accontentarsi di quel poco (?) che hanno.
L’altro giorno in tv ci hanno fatto vedere quell’orribile foto del povero cristo morto in mare con scritto a caratteri cubitali “ pacchia”, per polemizzare con il neo ministro dell’Interno.
RispondiEliminaQualcosa di squallido per non dire di peggio.
Però l'immagine è forte e colpisce.
Bisognerebbe utilizzarla e lanciarla dagli aerei che sorvolano le zone di partenza per informare della realtà.
Questa comunicazione violenta è sempre sbagliata.
EliminaSignore pedonali, perché non sanno quello che fanno.
RispondiEliminaO forse sì?
http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/sicilia/migranti-il-procuratore-di-catania-trafficanti-forse-finanziano-alcune-ong_3068778-201702a.shtml
Il sistema mediatico , la sua supposta pluralita' , la colonizzazione di spazi e reti mainstream da parte dei detentori delle leve del modello economico e filosofico dominante cioe' il Liberalismo hanno creato masse di individui senza bussola e con convinzioni fideistiche quantunche autolesionistiche nei risultati difficili a scalfire .
RispondiEliminaCome Lei diceva , pero' pero' il livello del disagio misurato in benessere economico , sicurezza personale , della propria famiglia e naturalmente le aspettative hanno toccato via via categorie e classi qualche tempo fa ancora agiate .
Eccoci ora qua con questa " rivoluzione giallo/verde" osteggiata dagli ottimati , i loro ascari e migliaia di utili idioti fan dei diritti individuali ( e per i motivi sovracitati dimentichi di quelli sociali) .
Lottiamo.
L'ho sempre pensato anch'io.
RispondiEliminaPerò esisteva la classica risposta preconfezionata evidentemente inculcata dal pensiero unico dominante: se hanno affrontato tutto questo, pensa quanto devono star male nel loro paese!
Caro Alberto, continuo a pensare che sarebbe stato meglio non candidarti, ma ormai è fatta. La politica è davvero una roba che cambia in peggio, credo non sia una novità, impone sacrifici anche nel pensiero scientifico. I gazzettieri fanno il loro sporco mestiere e sono parte del sistema, un sistema squilibrato quindi e che andrebbe riequilibrato ma i tempi sono stretti; già non seguivo i media prima di voi, tantomeno li seguo oggi, mi arrivano solo riflessi lontani delle loro bugie, e d' altronde gli ultimi dati ADS ne danno conto in modo inequivocabile.
RispondiEliminaComunque da alcuni riflessi che mi arrivano stamane dico che forse c' è solo da attendere ancora, chiudendomi in un religioso e cupo silenzio. Buona fortuna.
Anch'io, parlando con persone provenienti dall'"Africa nera", ho inteso che fossero pentiti di essere venuti qui, che da loro l'informazione sembra dicesse "andate andate", che non erano creduti quando raccontavano la realtà ai concittadini rimasti nel loro Paese. Infine, con grande tristezza mi dicevano che per loro sarebbe stato impossibile tornare indietro. Ho provato a chiedere loro come mai di questo, ma non ho avuto risposta. Spero che il dibattito su questo post mi aiuti a capire.
RispondiEliminaMolto interessante è Nolliwood. Purtroppo, bisogna trovare una traduzione, perché non ho mai visto film in inglese. Un topos molto diffuso è quello dell’emigrato in Europa che rientra ricco.
RispondiEliminaIl governo del cambiamento potrebbe modificare intanto l'informazione in Italia che fedelmente alla tradizione fascista conserva ancora la categoria chiusa dei giornalisti imponendo un monopolio di fatto (senza giornalista non si può aprire un giornale né informare con cadenza periodica) che almeno ai tempi del fascio poteva essere forse visto come una necessità (sostegno a regime e difesa contro propaganda nemica e supporto morale truppe) ma che oggi a me pare una porcata per impedire cambiamenti politici.
RispondiEliminaSe si decide di lasciare l'ordine dei giornalisti suggerisco di occuparne le fila esattamente come hanno fatto i predecessori (ripagare con stessa moneta)... soprattutto sconsiglio di lasciar insultare gli avversari (fascisti razzisti omofobi e balle varie) perché anche se razionalmente gli insulti non hanno effetti, a livello reale ledono l'onorabilità (e pure il consenso) inoltre attivano una scintilla di conflitto che potrebbe avere effetti molto molto brutti.
L'informazione nei paesi africani si può fare con pubblicità progresso nelle loro televisioni locali (costo irrisorio) ma non credo che risolverebbe il problema poiché chi arriva in Europa vivo non dice quasi mai che è peggiorato e se lo dice nessuno gli crede.
Blocco navale? troppo facile? facciamocome Malta (o la Spagna) e dopo un po' o cambiano strada o smettono di venire.
Leggendo quanto detto dal ragazzo, mi è venuto in mente questo racconto (da prendere cum grano salis, come tutto il resto) letto tempo fa. L'ho trovato icastico, molto più delle tante storie strappa lacrime che inondano i nostri media.
RispondiElimina“Ai ragazzi che vogliono andarsene in Europa io dico: non fatelo. Non andate. Andrete incontro alla morte o diventerete degli schiavi. E allora gli racconto la mia storia”. Ti danno retta? “No, nessuno di loro”
http://www.meltingpot.org/Schiavi-all-asta-alle-porte-d-Europa.html#.WxzSPHDOOEd
Scusate, per chi non sa l' inglese (io ho studiato francese), è possibile la traduzione delle frasi in italiano? Grazie mille.
RispondiEliminaLui: "Parli inglese?"
EliminaIo: "Sì, come sei arrivato qui? Con una barca?"
Lui: "Sì."
Io: "Da dove sei partito? Dalla Libia?"
Lui: "Sì, dalla Libia."
Io: "Quando sei arrivato?"
Lui: "Due anni fa."
Io: "E come sei arrivato in Libia? Il viaggio deve essere orribile, bisogna attraversare il deserto."
Lui: "Ho perso tre amici."
Io: "Come?"
Lui: "Nel mare, non sapevo che il viaggio fosse così orribile. Se me lo avessero detto, non avrei mai lasciato il mio Paese."
Io: "Lavoravi, nel tuo Paese?"
Lui: "Facevo lo stilista. Ma è impossibile trovare un lavoro in Italia."
(...poi qualcosa che non ricordo sul permesso di soggiorno...)
Io: "Lo so. Il tasso di disoccupazione in Italia è più del doppio che nel tuo Paese."
Lui: "Sì, l’ho detto ai miei amici laggiù, loro non ci credono e vogliono sempre venire qui in Italia."
Comunque c'è sempre il traduttore di Google...
- parla inglese?
Elimina- si, come sei arrivato qui, sei salito su un'imbarcazione?
- sì
- da dove sei partito? Libia?
- sì Libia
- quando sei arrivato?
- due anni fa
- e come sei arrivato in Libia? Il viaggio dev'essere terribile, devi attraversare il deserto.
- ho perso tre amici
- come?
- in mare. Non sapevo che il viaggio fosse così orribile. Se me lo avessero detto, non avrei mai lasciato il mio Paese
- lavoravi nel tuo Paese?
- ero uno stilista. Ma è impossibile trovare lavoro in Italia
- Lo so. Il tasso di disoccupazione in Italia è più del doppio di quello del tuo Paese
- sì, ma se lo dico ai miei amici là non ci crederebbero e vorrebbero ancora venire qua
Ho studiato a scuola francese anch'io, quindi mi sono sentito solidale ☺
@Barbara Brogioni
EliminaLui: "Parli inglese?"
Io: "Sì. Come sei arrivato qui? Hai preso un barcone?"
Lui: "Sì."
Io: "Da dove sei salpato? Libia?"
Lui: "Sì, Libia."
Io: "Quando sei arrivato?"
Lui: "Due anni fa."
Io: "E come sei arrivato in Libia? Dev'essere un viaggio orribile, c'è da traversare il deserto."
Lui: "Ho perso tre amici."
Io: "Come?"
Lui: "In mare. Non sapevo che il viaggio fosse così orribile. Me l'avessero detto, non avrei mai lasciato il mio paese."
Io: "Lavoravi, nel tuo paese?"
Lui: "Ero uno stilista. Ma è impossibile trovare lavoro in Italia."
(...poi qualcosa che non ricordo sul permesso di soggiorno...)
Io: "Lo so. Il tasso di disoccupazione in Italia è più che doppio rispetto al tuo paese."
Lui: "Sì. Ma se lo dicessi ai miei amici laggiù, non ci crederebbero mai, e continuerebbero a voler venire qui."
gliele le traduco io, se prima mi traduce il post precedente in francese ["nessuno fa niente per niente", la legge zero dell'economia a quanto so (e non ne so altro)].
EliminaIo: "Yes, I do. How did you get here? Did you take a boat?"
Eliminacome sei venuto qui? hai preso una barca?
Lui: "Yes, I did."
Sì
Io: "Whence did you leave? Libya?"
Da dove sei partito? Libia?
Lui: "Yes, Libya."
Sì
Io: "When did you come?"
Quando sei arrivato?
Lui: "Two years ago."
2 anni fa
Io: "And how did you get to Libya? The travel must be horrible, you have to cross the desert."
E come sei arrivato in Libia? Il viaggio dev'essere stato orribile, hai da attraversare il deserto.
Lui: "I lost three friends."
Ho perso 3 amici.
Io: "How?"
Come?
Lui: "In the sea. I did not know the travel was so horrible. If they had told me, I would never quit my country."
In mare. Non sapevo che il viaggio fosse così orribile. Se me lo avessero detto non avrei mai lasciato il mio paese.
Io: "Did you work, in your country?"
Lavoravi nel tuo paese?
Lui: "I was a stylist. But it is impossible to find a work in Italy."
Ero uno stilista. Ma è impossibile trovare un posto in Italia.
(...poi qualcosa che non ricordo sul permesso di soggiorno...)
Io: "I know. The unemployment rate in Italy is more than twice that of your country."
Lo so. Il tasso di disoccupazione è più del doppio di quello del tuo paese.
Lui: "Yes. But if I told my friends there, they would never believe, and they would still like to come here."
Sì. Ma se lo dicessi ai miei amici non mi crederebbero e vorrebbero comunque venire qui.
(...gli ho stretto la mano e sono andato via, dimenticando la domanda più importante: "If someone would give you the opportunity to go back to your country in a decent way, would you accept it?"
se qualcuno ti desse l'opportunità di tornare nel tuo paese in maniera decente lo accetteresti?
Ecco la traduzione da Lei richiesta.
EliminaLui: "Parli inglese?"
Io: "Sì. Come sei arrivato qui? Hai preso una barca?"
Lui: "Sì."
Io: "Da dove sei partito? Dalla Libia?"
Lui: "Sì, dalla Libia."
Io: "Quando sei arrivato?"
Lui: "Due anni fa."
Io: "E come sei arrivato in Libia? Il viaggio dev'essere orribile, bisogna attraversare il deserto."
Lui: "Ho perso tre amici."
Io: "Come?"
Lui: "Nel mare. Non sapevo che il viaggio sarebbe stato così orribile. Se me lo avessero detto, non avrei mai lasciato il mio Paese."
Io: "Lavoravi, nel tuo Paese?"
Lui: "Facevo lo stilista. Ma è impossibile trovare un lavoro in Italia."
(...poi qualcosa che non ricordo sul permesso di soggiorno...)
Io: "Lo so. Il tasso di disoccupazione in Italia è più del doppio di quello nel tuo Paese."
Lui: "Sì. Ma se lo dicessi ai miei amici lì, non lo crederebbero mai, e vorrebbero comunque venire qui."
Poi nella conclusione "If someone would give you the opportunity to go back to your country in a decent way, would you accept it?", e cioè "Se qualcuno ti desse la possibilità di tornare decentemente in patria, accetteresti?"
Ottenuto con Google traduttore..
EliminaIo: "Sì. Sì. Come sei arrivato qui? Hai preso una barca?"
Lui: "Sì, l'ho fatto".
Io: "Da dove sei partito? Libia?"
Lui: "Sì, Libia".
Io: "Quando sei venuto?"
Lui: "Due anni fa."
Io: "E come sei arrivato in Libia? Il viaggio deve essere orribile, devi attraversare il deserto."
Lui: "Ho perso tre amici."
Io: "Come?"
Lui: "Nel mare, non sapevo che il viaggio fosse così orribile, se mi avessero detto, non avrei mai lasciato il mio paese".
Io: "Hai lavorato, nel tuo paese?"
Lui: "Ero uno stilista, ma è impossibile trovare un lavoro in Italia".
Io: "Lo so, il tasso di disoccupazione in Italia è più del doppio di quello del tuo paese".
EliminaLui: "Sì. Ma se lo avessi detto ai miei amici lì, non avrebbero mai creduto, e avrebbero comunque voluto venire qui."
Grazie
RispondiEliminaCiò che scrive è assolutamente vero.
RispondiEliminaUn anno fa ho diviso la mia camera di ospedale con un operaio senegalese.
Parlammo molto: lui venne in Italia nei primi anni 2000 con visto regolare e volo di linea. Lavorava in una conceria sfruttato in modo bestiale, 11 a volte 12 ore al giorno infilandoci dentro una mezz'ora o se andava bene un'ora di pausa; contratto regolare manco a parlarne...aveva una roba rinnovata di settimana in settimana con diritti immagino ridotti al minimo.
Cercai di essere il più delicato possibile nel parlarne perché non sapevo se ne avesse intenzione: in Senegal a quanto mi disse se uno voleva lavorare non c'erano problemi; impieghi da autista o agricoltore o impiegato non mancavano.
Tutti partono per cercare qualcosa di meglio ma non sono fortunati.
Mi ha spiegato che stando a tutti i racconti di chi ha trovato a mendicare per strada lo schema è sempre lo stesso: questi ragazzi vengono adescati nei loro villaggi con una promessa di una vita migliore in Italia; si indebitano per fare il viaggio chiedendo prestiti a tutta la famiglia e non solo; arrivati qui si accorgono di essere stati ingannati e si ritrovano per strada, non hanno più soldi per tornare a casa e oltretutto subiscono la vergogna di aver fatto contrarre debiti alle famiglie e non sanno come poterli ripagare.
Questo accade, mi ha spiegato, perché i visti non vengono più rilasciati con facilità e i costi sono lievitati, perciò l'unico modo per espatriare è farlo da clandestini.
Lui tutte le volte che torna in Senegal prova a convincere chi vuole partire a restare a casa perché in Italia non c'è più lavoro ma non gli credono e anzi gli porgono una domanda: "se si sta così male tu perché torni laggiù?"
Credo che nonostante sia sfruttato torni qui perché ha più possibilità di provvedere alla sua famiglia; pensate che ha una moglie e 3 figli e li vede se va bene una volta all'anno.
Spero vivamente che stia meglio e sia uscito dall'ospedale.
Io cerco di raccontare questa storia a tutti perché capiscano cosa vuol dire per queste persone lasciare la propria terra, nessuno dovrebbe farlo è un'ingiustizia enorme.
Ho gli stessi riscontri da fonti locali: aggiungo che i "promoter" che adescano gli ignari sono Africani come le loro vittime: sarebbe bello che qualcuno indagasse sulle organizzazioni che stanno a monte (ma sono sicuro che è già stato fatto: occorre solo aspettare che maturino le condizioni politiche giuste per scoperchiare finalmente questo vaso di Pandora: siamo solo all'inizio).
EliminaRicordo chiaramente la lezione di quel maestro, quando ero alle elementari; ci ha fatto supplenza, era un ottimo disegnatore (era anche un cacciatore, e impagliatore - quello l'ho scoperto più tardi). Quella mattina, alla lavagna, ci ha mostrato gli 'uccelli di passo autunnale'. Bellissimi disegni, colorati, perfetti, come le illustrazioni dei libri. Così ho scoperto che gli uccelli migrano, stagionalmente, e i cacciatori li aspettano al varco, sull'Appennino. Disinformazione e menzogna. Questi, si direbbe, sono i mezzi utilizzati. E quali sono, allora, i fini? Non è possibile che tutto questo movimento di massa sia un fatto biologico, come le 'migrazioni' degli uccelli... Armi di migrazione di massa. Oggi le cose sono cambiate, nel Paese, e confido che qualcuno dirà quello che c'è da dire, e farà quel che c'è da fare, nel modo opportuno.
RispondiElimina"Perdere tre amici... Mendicare da due anni... Perché?... Da un paese politicamente stabile, che nell'ultimo decennio è cresciuto a una media del 7% all'anno... Venire a ficcarsi qui, in questa polveriera, perché? Perché? Come fa una persona mediamente intelligente, come lui era, a pensare che attraversare il Sahara sia una cosa agevole? Mi sembra tutto così strano: tutti mi raccontano la stessa storia, mi dicono che se avessero saputo non sarebbero partiti... Ma se questo fosse vero, allora bisognerebbe concludere che anche a casa loro, come a casa nostra, quello che uccide è la disinformazione, la menzogna."
RispondiEliminaIl ritmo di questa prosa è molto bello: non sono un laureato in lettere, a differenza di Fubini, ma mi ricorda, addirittura, quello di Dostoevskij.
Salve, non sono un economista, punto.
RispondiEliminaEssendo ignorante a riguardo le pongo quindi una domanda (spiegando poi i dati da cui deriva): si può affermare che in molti paesi di provenienza dei migranti si lavora di più, ma si vive di meno e peggio?
L'ho pensato quando, dopo un breve confronto di alcuni dati (prendendo ad esempio alcuni dei paesi di provenienza dei migranti elencati dalle ultime statistiche dell'UNHCR, come Nigeria, Tunisia, Bangladesh, Eritrea, usando le banche dati della Banca Mondiale), ho notato che:
1) l'aspettativa di vita (nel 2016) era 82 anni in Italia, 75 in Tunisia, 72 in Bangladesh,v64 in Eritrea e 53 in Nigeria (quindi in Italia si vive di più);
2) guardando al "GNI per capita" (calcolato col metodo Atlas, nel 2016), esso è 31,7 in Ita, 3,6 in Tunisia, 2,4 in Nigeria, 1,3 in Bangladesh e 0,5 in Eritrea;
3) la disoccupazione invece nel 2017 è al 15% in Tunisia, all'11.3% in Italia, al 7% in Nigeria, al 6.4% in Eritrea, al 4.4% in Bangladesh (quindi si lavora di più altrove, ma in che modo? Il GNI non mi sembra rassicurante, ma so che come dato isolato non è realmente rappresentativo, da cui la domanda iniziale).
Insomma, in tal caso mi sembrerebbe esagerato dire che "se avessero saputo non sarebbero partiti", e più sensato dire "se avessero saputo avrebbero scelto un'altra meta": d'altronde i miei amici che lavorano nel settore mi riferiscono che i migranti non vogliono venire qui, ma vorrebbero solo passarci per andare altrove (e la disinformazione in tal caso c'è comunque, ma sta nel non aver capito che qui ci rimarranno o al massimo torneranno indietro...).
Nota - la seguo da prima della sua spiegazione del Franco CFA nel 2012 (motivo per cui, tra l'altro, non ho scelto i paesi di quell'area) e ovviamente non ho mai pensato di poterla confutare; oggi ho dei dubbi solo perché non riesco a trovare piena conferma della sua tesi nei dati - che tra l'altro non sono solo "economici" - ed è la prima volta in 7 anni (ho imparato a osservare i dati anche e soprattutto grazie a lei - e non le sarò mai abbastanza grato! - ma se stavolta ho sbagliato è solo colpa mia, s'intende!).
Grazie in ogni caso per l'attenzione e per ciò che mi ha insegnato finora.
Interessante la tesi implicita secondo cui basta venire a vivere in Italia per aumentare la propria speranza di vita. Non facciamolo sapere in giro, altrimenti dovremo veramente stringerci molto. Il resto mi sembra tutto piuttosto ovvio, ma il punto è che non capisco molto cosa c’entri col post. Non mi è chiaro quale soluzione lei proponga al problema degli squilibri di reddito fra paesi. Andare tutti dove “si sta bene” ovviamente non è una soluzione, se non per i criminali che gestiscono la tratta, siamo d’accordo?
EliminaSono d'accordo e mi scuso per la "lieve imprecisione" sulla speranza di vita.
EliminaMa in fondo anche lei è migrato a destra, quindi immagini di essere rimpatriato a sinistra per forza: sarebbe un incubo no?
Portando all'estremo un certo ragionamento, un cittadino di un qualsiasi paese raggiunta l'età adulta dovrebbe ad un certo punto guardarsi una tabella con indici di sviluppo sociale ed economico dei vari paesi del mondo per scegliere il posto migliore dove andare a vivere.
EliminaNon si preoccupi se ci trascura, l'importante è lavorare, come lei sta facendo, per passare dalle parole ai fatti, anche considerando che il vento della storia tira dalla nostra parte.
RispondiElimina"Perdere tre amici... Mendicare da due anni... Perché?... Da un paese politicamente stabile, che nell'ultimo decennio è cresciuto a una media del 7% all'anno... Venire a ficcarsi qui, in questa polveriera, perché? Perché? Come fa una persona mediamente intelligente, come lui era, a pensare che attraversare il Sahara sia una cosa agevole? Mi sembra tutto così strano: tutti mi raccontano la stessa storia, mi dicono che se avessero saputo non sarebbero partiti... Ma se questo fosse vero, allora bisognerebbe concludere che anche a casa loro, come a casa nostra, quello che uccide è la disinformazione, la menzogna. La mia fiducia nell'umanità mi impedisce di pensare che quest'ultima risponda all'intimo bisogno di trarre in inganno il proprio simile: più facile pensare che risponda al bisogno materiale di arricchirsi, a qualunque costo...)"
RispondiEliminaCon queste esplicative parole mi è venuto in mente un proverbio usato dalle mie parti(non so se anche conosciuto bel resto d'Italia):"TUTTO IL MONDO È PAESE"
Sono d'accordissimo con te quando dici che non si devono fare assalti alla baionetta. La cosa più importante è che finalmente anche sui media si incominci a vedere un qualche dibattito sull'euro e tutto quello che esso comporta. La goccia d'acqua scava la montagna.
RispondiEliminaNon solo la disinformazione..
RispondiEliminaPer la questione ministro non ho scommesso molto su questa cosa e non ci tenevo (a limite avevo dubbi sulla candidatura ma stiamo vedendo che forse questo è un periodo di svolta o per lo meno di cambio di consapevolezza).
Ad essere sinceri, servono anche persone nella PA che cambino il paradigma attuale e non solo i ministri (che insomma, sono importati ma non i soli)
Arrivato a pagina 175, comincio a capire qualcosa sul processo di specializzazione : che non è di per sé un male ma che potrebbe portare a problemi in caso di shock idiosincratici . Ancor meglio io capisco la cosa attraverso le addotte esemplificazioni : nel caso la birra più non piaccia, è la Germania a trovarsi nei guai ; se invece, nella produzione del formaggio è la Nuova Zelanda a diventar competitiva, chiaramente la Francia se la vedrebbe male. Tocca infine all’ Italia : “ poniamo che nel resto del mondo i mariti decidano di assolvere con maggiore frequenza e fantasia i propri doveri coniugali : l’ Italia si troverebbe certamente in difficoltà ( ci sarebbe minore domanda di bagnini) “ !
RispondiEliminaSu cotal preciso riferimento agli italici bagnini, caro Alberto, vado ancor oggi ridendo e non poco apprezzando la tua incredibile vena umoristica : riesci a rallegrare anche pagine alquanto impegnative.
Per la qual cosa, ho deciso di ringraziarti,con altrettanto umoristica barzelletta tratta dal solito : “ Der jüdische Witz “-
“ Zwei Ex-Nazis treffen sich auf der Straße.
- Wie geht es dir?
- Miserabel! Ich habe als alter Nazi meine Stellung verloren. Und du ?
- Mir geht es glänzend!
- Wie machst du das?
- Ich halte im Keller EINEN REICHEN JUDEN versteckt .
- Was : jetzt ? ( ma che davéro !) Achtzehn Jahre nach dem Krieg !
- Ja, aber ich hab’s ihm NOCH NICHT GESAGT „!
- Saluti aquilani !
I vescovi africani già qualcosa dicevano nel 2015.
RispondiEliminaA quanto sembra completamente ignorati in Vaticano.
Esiste una formula che sintetizza bene la parte finale del suo post: D-M-D'. Sono d'accordo con lei, non è una questione antropologica. Grazie per il suo prezioso lavoro. Mi raccomando, la scuola.
RispondiEliminaPiù di venti anni passati a lavorare in sette diversi paesi africani, tra cui appunto il Ghana.
RispondiEliminaNon è un problema di comunicazione, loro non ti crederebbero comunque. È una partita persa in partenza, ti ascoltano, ma non ti credono e restano tutti della loro idea.
Nessuna soluzione da questo lato.
Sono convinto anch'io. Non penso sia possibile per loro rendersi conto. Nota anche che se noi gli proponiamo i nostri modelli di consumo per utilizzarli come mercati di sbocco, è naturale e inevitabile che loro siano insoddisfatti dei loro modelli di vita e desiderino "emanciparsi". Il tema è complesso, ma non si può risolvere con la tratta degli schiavi, per il semplice motivo esposto qui.
EliminaMah, uno dei primi provvedimenti potrebbe essere proprio quello di riportare una corretta informazione nei paesi da cui provengono i flussi dell’immigrazione. Si tratterebbe prima di tutto di demolire quella che sembra sia una propaganda costruita apposta per spingere quelle persone ad abbandonare le loro case per una promessa di benessere e abbondanza che non ha riscontro con la realtà.
RispondiEliminaBisogna anche agire con una concertazione internazionale, perché per fermare i flussi di migranti economici è necessario collaborare allo sviluppo di quelle aree trovando accordi con chi come la Cina sta già lavorando in questo senso e coinvolgendo imprenditori che vogliono investire in Africa perché è lì il futuro del mondo, ma anche aiutando quegli africani che vogliono ritornare per dare vita a delle iniziative imprenditoriali. A questo proposito ci sono già create associazioni, reti che favoriscono scambi fra africani espatriati desiderosi di tornare e quelli che sono già tornati fondando un proprio business. https://it.sputniknews.com/opinioni/201805226036570-osare-il-ritorno-libro-guida-per-migranti-africani-italia-problema-attuale/
Poi, per le popolazioni che fuggono dal caos portato dagli islamisti e dall’occidente che li sostiene, l’unica azione che sia veramente di aiuto e che possa risparmiarci dal possibile conflitto esportato con le infiltrazioni terroristiche su suolo europeo, è quella di fermare la guerra e creare le condizioni perché quelle persone possano tornare alle loro case. Come? Innanzitutto abbandonando il piano del “Grande Medioriente allargato”; non finanziando i gruppi terroristici e non appoggiando la politica neo ottomana di Erdogan e sottraendoci ai suoi ricatti; aiutando la Russia a stabilizzare l’area rafforzando quei governi laici che hanno sempre garantito la convivenza interconfessionale, e quindi, puntare a una riconciliazione tra sunniti e sciiti; favorendo la costituzione di simili governi in Iraq e Libia; e poi coinvolgendo Iran, Egitto e altri paesi disponibili a partecipare ad un piano che dia stabilità all’area sostenendo, anche in questa direzione, il lavoro diplomatico della Russia. La soluzione può venire da un piano concordato con Russia e Cina e dall’intimare alle nazioni europee che spingono, con le loro politiche neocoloniali, per destabilizzare il Medioriente, di abbandonare i loro progetti sulla Siria e le altre nazioni della regione perché ne andrebbe di mezzo la coesione della UE. Ma bisognerà vedere fino a che punto il Ministero degli Esteri affidato a Moavero sia disponibile per un impegno in questo senso.
Professore, come volevasi dimostrare, dopo l'arma di distrazione di massa rappresentato dallo Spread, siamo arrivati all'arma di migrazione di massa. Delle due questa credo sia la più efficace. Il trucchetto dello Spread-fateprestismo è infatti stato scoperto e grazie all'opera di divulgazione compiuta da Lei e dai suoi valorosi collaboratori in tutti questi anni quello strumento di tortura abilmente utilizzato in passato ormai fa solo venire il solletico. L'opera di intermediazione fatta con i social, saltando i mezzi di comunicazione tradizionali ha poi fatto il resto. Le elite su quel fronte sono arroccate attorno ai soliti noti che però ormai parlano al vento. Con i migranti è diverso. Il nostro è un Paese profondamente cattolico, anche se non praticante il francescanesimo, la caritas, il porgere l'altra guancia, il mantello di San Martino, sono nel nostro dna culturale (e non solo: ho collaborato e sono coautore di due studi di genetica di popolazione pubblicati nel 2006 e 2007 su due autorevoli riviste scientifiche internazionali di settore, uno dei quali anche tuttora molto citato). Chiunque di noi ha un parente o un conoscente che é stato o è un religioso. Siamo cresciuti con le omelie e le offerte per le giornate dei Missionari, dei lebbrosi. Abbiamo condiviso le testimonianze di chi viveva a fianco di quei popoli recando speranza. Abbiamo dato loro offerte, medicinali, fondato scuole, curato. Questa è anche la nostra storia e non può essere violentata. E aggiungo che é un bene che sia così. Siamo un popolo accogliente. E siamo un popolo che sa integrare le conoscenze e farle evolvere, eredità dell'eclettismo romano (prima parte.
RispondiEliminaDalla fine della seconda guerra punica, nella nostra lingua di terra protesa nel Mediterraneo, abbiamo sopportato e accolto per secoli dal 410 fino al 1918 genti di ogni tipo. E i loro passaggi, certamente anche traumatici, hanno lasciato tracce indelebili nei nostri dialetti, nei nostri costumi, nelle nostre opere d'arte e non solo. Non solo: siamo stati e siamo terra di emigrazione. Chiunque di noi ha avuto un parente o un conoscente che é stato costretto ad andare via di casa. Mio nonno è dovuto emigrare in Argentina all'inizio degli anni 20 ed è poi tornato in Italia nel 30. I suoi racconti del viaggio stipato sulla nave, del modo con cui fu accolto, della solidarietà tra connazionali sono stati parte costitutiva della mia infanzia. Quei poveri Cristi su quei gommoni sono come i nostri nonni. E questo non lo possiamo dimenticare. Dipingerci come respingenti é un insulto. Atteggiarsi a costruttori di mura serve solo a portare acqua al mulino di chi ci insulta e a chi specula per dividere le nostre forze. Dovremmo ribaltare la modalità del racconto. Dovremmo avere la forza di ribadire che anche in queste circostanze Leuropa dà prova di non esistere, mentre l'Italia esiste e dà prova di essere orgogliosamente diversa da Germania, Francia e Spagna. Loro sono colonizzatori, loro usano i respingimenti, loro lasciano solo un consociato ad affrontare un'emergenza, anzi loro la provocano come hanno fatto innescando la crisi in Libia e accodandosi in Siria, lasciandoci con il cerino in mano. Rispondiamo loro mostrandoci per come la storia ci ha resi: anche noi siamo stati colonizzatori, anche noi abbiamo i nostri massacri alle spalle, ma lo siamo stati con alterne fortune e con modalità comunque differenti. Credo perciò che dovremmo accogliere la nave. Abbiamo già ottenuto una vittoria mediatica dimostrando che gli altri Paesi chiacchierano e basta. Abbiamo dimostrato che come non esiste un' Europa Unita monetaria, non ne esiste neppure una sociale e solidale. Sono i soliti Stati colonialisti. Che si danno regole a loro uso e consumo. Ebbene stiamo alle loro regole: accogliamo la nave, dimostriamo che non c'era nessuna emergenza a bordo e che sarebbe potuta attraccare dovunque e a quel punto, come da regole di ingaggio scritte da quegli Stati coloniali, arrestiamo il comandante con l'equipaggio, trainiamo la nave al confine con le acque territoriali francesi, la cannoneggiamo e la affondiamo (seconda parte).
RispondiEliminaSono come i nostri nonni? Nel senso che anche noi abbiamo un'economia in crescita e una Ellis Island dove fare la cernita? Oppure la tua è una valutazione soggettiva (e in questo caso al tempo stesso profonda e banale, visto che dalla dichiarazione dei diritti dell'uomo in poi siamo tutti uguali, anche se rigorosamente in teoria)?
EliminaRiflessione evidentemente soggettiva. Evocata dalla memoria dei racconti di mio nonno. E non aveva affatto lo scopo di proiettare le aspirazioni e le angosce di mio nonno in viaggio verso Buenos Aires partendo da Napoli su questi sfruttati che si imbarcano sulle coste libiche. Volevo solo richiamare l'attenzione sul fatto che noi italiani, specialmente quelli meridionali come me, abbiamo almeno un emigrante nel nostro albero. E questo i nostri avversari (italiani e non) lo sanno e non hanno avuto né avranno esitazioni a sfruttare questa situazione nel tentativo di erodere il consenso fin qui acquisito dalle forze ora al governo. Poi, per fortuna, é comparso sulla scena Macron che con le sue uscite sprezzanti ha ricompattato il fronte, ma le posso assicurare, Professore, che nei primi giorni del braccio di ferro con la Aquarius, ho temuto che la cd luna di miele con il Paese stesse per concludersi anzitempo, pensando, tra me e me, "ecco, adesso questi faranno in modo che si crei un incidente e buonanotte ai suonatori". Timore, Professore. Solo soggettivo, profondo timore.
EliminaNon forniamo loro l'opportunità di serrare i ranghi, capovolgendo la realtà. Sarà anche vero, come diceva Lenin, che la Comune di Parigi fallì per l'irresolutezza dei comunardi di non portare fino alle estreme le condizioni rivoluzionarie. Ma é altrettanto vero che ai bolscevichi quella lezione servì per portare a compimento il processo rivoluzionario, adattandolo alla realtà di un paese comunque già portato dalla sua evoluzione storica a essere guidato. Qui non c'è stata nessuna rivoluzione, solo un voto popolare rivoluzionario e reazionario insieme. Ma pur sempre voto. E le condizioni storiche del nostro Paese non vanno trascurate. Quando ci fu il naufragio della nave carica di profughi albanesi nel presunto speronamento di una nostra fregata, Silvio Berlusconi, lo stesso che oggi corre a supporto di Salvini, si fece riprendere in lacrime mentre prestava soccorso e giurava di aprire le porte di casa sua. Senza fare paragoni che non esistono, il consenso larghissimo di cui godeva Mussolini incominciò ad incrinarsi con le leggi fascistissime nei riguardi degli ebrei. Si toccano nervi scoperti della nostra storia. È una trappola in cui ci vogliono confinare. Rispondiamo sorprendendoli, non quindi proponendo loro schemi di risposte che si attendono per attaccare a testa bassa come già stanno facendo (fine).
RispondiEliminaEccellenza,
RispondiEliminala prossima volta gli chieda come aveva appreso, in origine, che l'europa e l'italia in particolare sono tanto meravigliose da valere certi sforzi. internet? la televisione? aveva letto goethe?
...è una curiosità che nutro davvero, e senza sarcasmo; e la nutro non da oggi, ma almeno dai tempi dei lavavetri polacchi ai semafori di roma.
(io di solito mi rispondo "solo uno su centomila ce la fa, e il prossimo sarò io"; ma non sono pienamete convinto)
Buon lavoro, Senatore. E continui pure a "trascurarci" così.
RispondiEliminaBuongiorno,
RispondiEliminaho avuto un'esperienza molto simile proprio pochi giorni fa durante un servizio di volontariato.
Inizio a parlare con un ragazzo del Bangladesh il quale mi racconta che per andare in Francia pagò circa 8.500 € mentre successivamente per ottenere il permesso di soggiorno in italia pagò circa 3.600 €, in 24 comode rate mensili da 300 €.
Da quel che mi ha raccontato in pratica i soldi servivano per fargli ottenere un contratto farlocco (o un reddito tramite partita IVA) necessario per ottenere il permesso di soggiorno. Anche lui come il ragazzo del Ghana se avesse saputo che sarebbe finito ad elemosinare un piatto di pasta ed un panino, non sarebbe mai venuto in Europa.
Mi ha raccontato che prima lavorava a Singapore, dove avendo un lavoro stabile (!) era riuscito a mettersi da parte i soldi necessari per il viaggio ed i documenti, perchè pensava che in Europa sarebeb stato meglio. Inutile dire la rabbia che ho provato nel sentire la sua storia.
Purtroppo anche a me è passato di mente di porre la domanda più importante che però spero di poter fare il prossimo giovedì quando farò di nuovo servizio.
Spero che ti legga il giovane appassionato Nicola Pace qui sotto.
Eliminaesistono eterni ed acerrimi nemici dell'umanità e son quelli che adorano la Menzogna e la propagano per ogni dove, anche in Ghana, non per guadagno, lei sa meglio di me che i soldi li fanno dal niente, ma per il piacere del distruggere - senza mettere questo fattore il sistema non si spiega......
RispondiEliminaUna persona che conosco personalmente ha tentato di fare arrivare un suo amico africano (proprio del Ghana) in Italia in modo regolare, con biglietto aereo e visto d'ingresso. Non c'è stato verso di fargli ottenere il visto d'ingresso.
RispondiEliminaIl messaggio sembra chiaro: devono arrivare sui barconi!
A chi giova questo stato di cose?
Il pil pro capite in Ghana è di 1600, in italia 30'000 euro. Siamo il 7 stato per pil al mondo. Il Ghana l'87esimo. Forse il problema non è la disinformazione in ghana, ma la povertà e la mancanza di civilità, per questo i ghanesi sognano l'italia. Un mio modesto parere, onorevole Bagnai. Un giovane appassionato, Nicola Pace.
RispondiEliminaCarissimo, sei appassionato, ma non di grammatica. Pace. Sul punto, grazie per averci ricordato queste cifre. La domanda quindi è: perché i ghanesi non sono tutti morti (visto che con 1600 euro alla fine dell'anno non ci arrivi)? E la risposta è che intanto, se li consideri a parità di poteri d'acquisto, questi 1600 diventano 4729 (secondo l'ultimo IMF), che sono sempre pochi, ma... Vedi: il problema col tuo ragionamento è uno: quelli che se ne vanno, per definizione, non sono i poveri (che non avrebbero i mezzi per farlo), ma la classe media (che ha i mezzi per farlo), cioè quelli che in quei paesi stanno relativamente bene. Posso anche essere d'accordo sul fatto che se ne vadano via per stare meglio, e naturalmente nessuno contesta loro questa legittima aspirazione, solo che... qui non c'è modo di farli stare meglio. Quindi non è un problema di "civilità" (come dici tu), perché a loro sta benissimo quella che hanno, come è giusto che sia, ma di povertà: e anche a noi basta quella che abbiamo. Queste persone vengono ingannate: viene loro descritto un Eden che non c'è. Vengono offerte loro opportunità che non esistono. Non so se è chiaro.
EliminaPenso che una buona domanda sarebbe anche:"Volevi fermarti in Italia, o solo attraversarla?"
RispondiEliminaNon credo che siano solo gli scafisti ad avere interesse in questo giro di affari, e comunque non credo nemmeno che ci sia solo mera induzione. Verosimilmente, loro guardano come i media ci raccontano, e non possono quindi vedere come noi siamo.
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