(...chiedo scusa: avevo con grande enfasi promesso che avrei mantenuta aperta casa nostra, poi mi sono dileguato, ma un motivo c'era: dopo il compleanno del blog mi ero preso l'impegno col neoborbonico di passare un weekend a pascermi con lui di quel cibo che solum è nostro, incidendo un disco nella chiesa del Girone - quella che alcuni di voi conoscono. Natura Matrigna, sponsor di Musica Perduta, trovandosi nella difficile scelta fra flagellare con una tormenta di neve la falesia di Pizzoferrato, o infliggere a voi uomini di pianura la siccità, aveva optato per la seconda soluzione. Avevo scommesso sul global warming, e avevo vinto un inizio di novembre mite, con panorami di un nitore abbacinante:
[qui vedete a sinistra, in secondo piano, il monte Amaro - un mucchietto di ghiaia bianca - e al centro, prominente, il monte Acquaviva]! Come Dio volle, ci mettemmo per due giorni in cantoria all'organo:
e poi il terzo giorno, domenica scorsa, al cembalo giù nella navata:
e con santa pazienza, sotto il presidio della Madonna del Girone, portammo a termine la registrazione delle canzone a basso e organo di Frescobaldi, delle fantasie di Selma y Salaverde, e di qualche altra cosetta che ascolterete quando sarà pubblicata. Non potevo fare a meno di pensare che un'incisione è come la conversione di un decreto, o una legge di bilancio. Ogni brano è un articolo, ogni take un emendamento, su ogni emendamento si discute ["il re era troppo basso, non mi è piaciuto come ho fatto l'arpeggio, questa non puoi usarla, facciamone un'altra subito..."...] finché non si trova la quadra e non si passa oltre. "Chiudere" la registrazione di un brano per passare al successivo dà la stessa sensazione di sollievo che "chiudere" l'esame di un articolo. Ci vuole pazienza, per questa, come per altre cose, ma la pazienza non ci manca... Ho scoperto di poter ancora crescere a 62 anni. Certo: non suonerò mai il Concerto Imperatore o gli studi di Chopin, ma a 42 anni non avrei portato in fondo nemmeno una certa canzona di Frescobaldi. La mente, o quel che ne resta, conserva una sua rassicurante plasticità. Certo, poi, dopo quattro giorni separato dal cellulare, la settimana successiva - cioè quella appena trascorsa - è stata tutta in salita, e non poteva essere altrimenti. Sono riuscito al massimo a sbloccare qualche vostro commento, e a dare qualche risposta sintetica, ma di stimoli che meritavano di essere raccolti ce n'era più di uno, e oggi vorrei in particolare dedicarmi a una richiesta del buon Sherpa810...)
Sherpa810 ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Draghi vs Blanchard":
Sarebbe interessante, sebbene temporalmente ridotto e quindi non so quanto significativo, vedere l'andamento dal 1987 al 1992 (Sme, banda larga e stretta di oscillazione cambio).
Pubblicato da Sherpa810 su Goofynomics il giorno 1 nov 2024, 09:09
La richiesta ha una sua fondatezza, ma ho preferito fare una cosa diversa: confrontare la produttività di Eurozona, Usa e Giappone a partire dal 1980, per vedere se l'entrata nell'età dell'euro causava quello che prevedono i modelli teorici illustrati al #goofy13 (cioè quelli passati in rassegna e sottoposti a verifica empirica nel paper su "integrazione monetaria e disintegrazione reale"). Il focus di quello studio era sulla divergenza fra la produttività dei Paesi del Nord e del Sud dell'Eurozona (se ne consideravano due dei primi, Francia e Germania, e due dei secondi, Italia e Spagna). L'idea era che alla fine questo gioco fosse un gioco a somma zero: a livello di Eurozona, pensavamo, l'aumento di produttività dei Paesi del Nord, avvantaggiati dal dumping salariale e valutario, che apriva loro nuovi mercati incentivando la produttività, compensava la situazione uguale e contraria dei Paesi del Sud (dove cambio sopravvalutato e conseguenti politiche di deflazione salariale deprimevano la produttività). La divergenza era evidente, in una figura che poi l'editor della rivista decise di sacrificare per motivi di spazio:
Nel periodo successivo all'introduzione dell'euro, la crescita della produttività si azzerava in Italia e Spagna, dando luogo a quella "disintegrazione reale" cui avevamo intitolato il paper.
Tuttavia, il discorso di Draghi, quello il cui video è misteriosamente scomparso, e il cui testo è ancora per poco qui (salvatelo), spiegava (senza volerlo) una cosa che il nostro grafico evidenziava (a nostra insaputa), ovvero che se dall'adozione dell'euro in poi la variazione della produttività si azzerava al Sud, al Nord comunque diminuiva. Insomma: il gioco dell'euro, l'abbattere i salari gli uni rispetto agli altri, non faceva poi tanto bene nemmeno ai Paesi del Nord (o che tali si sentono, come la Francia). In altre parole, non era un gioco a somma nulla (cui comunque a noi non sarebbe convenuto partecipare, visto che eravamo il pollo della situazione): era proprio un gioco a somma negativa! Detto ancora in altri termini: l'integrazione monetaria, attraverso i tre canali che il paper evidenziava e che vi ho spiegato a Montesilvano (tassi di interesse troppo bassi, salari troppo bassi, cambio reale troppo alto) non danneggiava solo la produttività italiana: danneggiava quella dell'intera Eurozona.
Il suggerimento dell'amico Sherpa810 mi ha spinto a fare una cosa che non avevo mai fatto finora: tracciare la produttività dei tre poli dell'economia mondiale (prima dell'avvento della Cina): Eurozona, Usa e Giappone, negli ultimi quarant'anni, cioè dal 1980, dall'inizio della terza globalizzazione. Vado dritto al risultato, perché il tempo è poco:
Chi è qui da un po' non ha bisogno di grandi spiegazioni, e credo comunque che il messaggio sia chiaro anche per gli altri. Per quanto attiene a Eurozona e Stati Uniti, è evidente come per una ventina d'anni, fino al pieno compimento dell'integrazione monetaria (e conseguente disintegrazione reale), la loro produttività sia cresciuta pari passu. Poi arriva l'euro, l'Eurozona si ferma (strano! Lo prevedono solo tutti i modelli teorici...), gli Stati Uniti no, e il resto è storia dei nostri giorni. Merita una sottolineatura anche la dinamica della produttività giapponese, particolarmente gagliarda fin verso la fine degli anni '80, quando si arresta, verosimilmente per motivi riconducibili a questa storia di cui vi ho parlato spesso. Quello che si vede in questo grafico, del resto, non è diverso da quello che si vede nel precedente: lì avevano la media dei tassi di crescita pre- e post-euro, qui abbiamo il numero indice, ma tant'è.
Merita una (lunga) discussione il modo in cui i dati riferiti all'Eurozona sono stati costruiti, in modo che chi lo desidera possa replicare, o confutare, questi risultati. Il database AMECO online, raggiungibile direttamente da qui, oppure dalla pagina di AMECO, fornisce la produttività dell'Eurozona solo a partire dal 1995. Per risalire al 1980 ho seguito due procedimenti dichiaratamente approssimativi e sostanzialmente equivalenti, considerando la produttività media dei quattro Stati membri più grandi (Germania, Francia, Italia e Spagna). La media è stata calcolata in due modi: come media non ponderata delle produttività dei singoli Stati, o come rapporto fra il totale del prodotto (al numeratore) e il totale degli occupati (al denominatore) nei quattro Stati (che corrisponde de facto a una media ponderata delle singole produttività nazionali). Non cambia sostanzialmente nulla: utilizzando il secondo procedimento, in teoria più accurato, il grafico che si ottiene è questo:
Scommetto 200 euro che aggiungendo gli altri paesucoli dell'Eurozona il quadro non cambia, e vi lascio fare i calcoli. Il decoupling strutturale fra dinamica della produttività europea e americana (cioè eurista e statunitense) inizia intorno al 2000, e non credo che dipenda dal millennium bug.
Secondo voi da cosa dipende?
La letteratura scientifica, la scienza, una risposta ce l'ha, come sapete, ma qui accogliamo tutte le opinioni. Ora però vado, che non voglio far aspettare i sindaci che ho per cena...
(...i refusi correggeteli voi. Correggete almeno quelli, visto che la perseveranza, la pazienza, la tigna per correggere la SStoria non si può dire che ce l'abbiate tutti. Io sì...)
Grazie, e come si dice in questi casi lampanti "Niente da aggiungere vostro onore".
RispondiEliminaCiamp è nostro amico, ma contro questo temo non possa fare nulla nemmeno lui. E, lo ripeto: un altro esito sarebbe stato catastrofico!
EliminaSalve prof! Buon weekend...ottavo rigo dopo la figura con gli istogrammi delle produttività : è scritto " che al che" invece di che
RispondiEliminaGrazie.
EliminaPerò anche "i sindaci che ho per cena" fanno molto Hannibal Lecter.
EliminaE di che? è stato un piacere!
EliminaSento dire continuamente "in Cermania stipenti essere molto alti, si guadagna pene".
RispondiEliminaStesso discorso vale per la Francia.
Naturalmente il cittadino che vuol spiegare agli amici o ai nemici che in Cermania i salari sono stati svalutati ha un certa difficolta' nel conciliare questa affermazione con le prime diciotto parole di questo commento, dopotutto in Cermania si guatagna pene.
Quindi io mi chiedo, qualcuno ha mai fatto vedere agli abitanti della Tedeschia o della Francesia quanto potere di acquisto hanno perso con l' EURO o con pratiche di deflazione salariale malgrado si guadagno pene? (nessuno poi si chiede bene rispetto a cosa)
Se lo vedono li' lo possiamo far vedere anche qui ad amici e nemici.
Qualcuno lo ha mai calcolato?
Professoooooreeeee!!!
PS: se e' stato calcolato e me lo sono perso, chiedo scusa.
Egregio Onorevole,
RispondiEliminacercando conferme su FRED, ho trovato la seguente serie storica:
https://fred.stlouisfed.org/series/ULQELP01EZQ661S
Sembra che la produttività calcolata dal OECD sia diversa da quella dei suoi grafici. Ovvero che cresca fino al 2018, quando la "locomotiva" tedesca si è fermata.
Un saluto,
Fabio
E la produttività americana dov’è?
EliminaEgregio Onorevole,
Eliminalei ha ragione e io ho perso 200 €uri.
Ho ricreato il suo grafico (dati WB), splittando le serie: EA, EA BIG 4, EA OTHERS.
Link: https://x.com/FFlumian/status/1855573564562280535
La cosa che salta agli occhi è la seguente: la serie EA OTHERS dal 1990 al 2020 segue lo stesso trend degli USA e non risente dell'introduzione dell'euro. Perché?
Per la precisione, i dati WB per l'EA partono dal 1983. Per cui ho assegnato il valore di partenza pari a 105 agli indici EA, EA BIG 4, EA OTHERS.
Grazie,
Fabio
con quell'andamento della produttività e con il tasso di cambio euro/dollaro, volutamente ?!) e continuamente sbilanciato a favore degli americani, la UE avrebbe dovuto avere un Trump per salvare la produzione, quantomeno in settori produttivi strategici
RispondiEliminaChiedo venia per il fuori tema, ma potrebbe esplicitare in un breve post l'ultima frase del suo TW?
RispondiEliminaGrazie.
TW @AlbertoBagnai 7:41 AM · 11 nov 2024
In effetti è da un po’ che intendo farlo. Se ci riesco provo già domani, altrimenti ti chiedo la cortesia di ricordarmelo nel fine settimana perché mi interessa sapere le vostre posizioni.
EliminaMa quindi gli accordi del Plaza ci hanno messo 4/5 anni a colpire la produttività giapponese? Non è un po' di
RispondiEliminaTroppo come ritardo?
In effetti… La letteratura sul loro decennio perduto (noi abbiamo perso un ventennio) è sterminata: sicuramente avrai una spiegazione più articolata da propormi, giusto?
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