(...seguito della puntata precedente...)
Qualche giorno fa qualcuno di voi su Twitter, citando questo articolo di una rivista specializzata:
mi ringraziava cortesemente per essere, come dire, arrivato preparato all'argomento, avendo sentito parlare di razzi e piume su questo blog un anno fa, nella puntata precedente di questo post. Lettore cortese, quindi, cui faccio però notare che qui di "razzi e piume" si parla da molto, molto prima, direi almeno dal famoso "benza paper", concepito nel 2013 e pubblicato nel 2015. C'è più roba in questo blog, cari lettori, di quanta possa sognarne la vostra filosofia, ma mi rendo conto che proprio per questo il tempo per leggerle manca.
In ogni caso, la citazione mi ha ricordato che era tempo di tornare su uno dei nostri argomenti preferiti, l'inflazione (che nei titoli definiamo inflazzione per individuare i cretini su Twitter). Come sapete, sta scendendo. Vi do intanto il grafico "nudo e crudo":
poi quello assistito con due rette: una pari all'inflazione del giugno 2022 (in arancione), e una pari all'inflazione dell'ultimo giugno (in grigio):
Parlando di razzi e piume, queste due rette ci mostrano che in dodici mesi siamo passati dall'inflazione di gennaio 1986 a quella di aprile 1986 (quattro mesi). Attenzione però! Questo non significa che la discesa nell'ultimo anno sia stata più lenta di quella sperimentata negli anni '80. Significa solo, come si vede benissimo nel grafico, che quando a giugno scorso gli esperti mi dicevano compunti "Eh, ma ora l'inflazione scenderà perché è vicina al picco!" avevano ragione, salvo per il trascurabile dettaglio che il picco sarebbe poi stato raggiunto a ottobre (cioè qualche mese dopo quando se l'aspettavano loro). Insomma: fra gennaio 1986 e aprile 1986 la strada fu tutta in discesa. Nell'ultimo anno è stata prima in salita e poi in discesa.
Può allora essere interessante valutare se i nove ultimi mesi di discesa dal picco siano in qualche modo nel solco delle esperienze precedenti. La tabella qui di seguito elenca i principali picchi precedenti, il calo assoluto dell'inflazione nei mesi successivi, e il calo percentuale:
Come è facile intuire, il calo assoluto dell'inflazione è correlato positivamente all'entità del picco (cioè: più sali in alto, più scendo in fretta). Se fossimo calati dal picco dell'ottobre scorso alla velocità assoluta sperimentata dopo il picco di novembre 1974 saremmo al 3.6% di inflazione. D'altra parte, la correlazione con la diminuzione percentuale dell'inflazione è più debole, ma inversa: più alto è il picco, meno rilevante (in media) il calo in termini percentuali. Per mettere un po' di ordine in questi dati ve li rappresento come diagramma a dispersione:
Premesso che non c'è una correlazione fortissima (la nuvola è molto dispersa), la situazione attuale è rappresentata dal puntino rosso. Rispetto all'entità del punto di partenza, la percentuale di diminuzione dell'inflazione è superiore alla media. Insomma, la piuma questa volta sembra essere più "pesante" (o per meglio dire più aerodinamica).
Non so se sia del tutto una buona notizia. Forse va letta insieme alla notizia del giorno. Ma di questo dovremo necessariamente parlare dopo. Ora devo lasciarvi causa TG.
Buon proseguimento.
Io la collego a questa notizia di Reuters.
RispondiEliminaE se dicono che comincerà presto, forse è già cominciata...
Cosa succede ai prezzi quando diminuisce l'inflazione? :)
RispondiEliminaCrescono.
Eliminastrano...questa cosa del PIL mi aspettavo che scatenasse ringhi bavosi più selvatici, ditini puntati più assertivi, mi aspettavo di udire lame passate su cilindri rotanti di pietra ed invece non mi sembra che abbia destato tutto 'sto clamore, non quello simile a quell'altro che senti quando dai la pappa ai maiali....boh, magari preferiscono scornarsi sul twiga come caproni di montagna o praticare onanismo con piketto fratin...
RispondiEliminaCredo che il motivo sia evidente: trattandosi di recessione indotta dalla coppia "suicidio dell'economia tedesca" e "assassinio dell'economia europea da parte della Bce" si preferisce tenere toni bassi.
EliminaChe in caso di deflazione comunque le aziende tengono i prezzi dei loro prodotti non tanto discostati dal caso di inflazione perché in caso di deflazione semplicemente non ci stanno dietro. non possono vendere un prodotto a meno del costo di produzione
RispondiEliminaRiguardo la "notizia del giorno" sul blog che non esiste e dove non abbiamo imparato che Keynes, via Federico Caffé, ha sempre ragione, pure se chiede di scavare buche per non finire a Bocconi, ovviamente non potevamo avere la minima idea su cosa sarebbe successo, e perciò a febbraio non abbiamo mai detto come sarebbe andata facendo scelte troppo somiglianti a quelle dei banchieri huè e dei loro adoratori nazionali e sicari d'Ascoli! Perciò ora non abbiamo neanche molto da aggiungere. Arlecchino poteva servire due padroni perché uno, infine, era una era donna, e s'è trovato l'incastro giusto, ma quando fossero stati due maschi, la soluzione era più dolorosa per uno dei due e, come sempre, per l'utile e comoda proprietà transitiva, assai di più per tutti gli altri del seguito. Se da noi fa troppo caldo, cosa dovremmo pensare di chi ci consiglia di metterci il cappotto e andare in centro sulla Ferragni a batterie?
RispondiEliminaScusate, molto probabilmente (anzi, quasi sicuramente) sono io che non ho capito ma a me sembra che questa cosa di scavare buche di Keynes faccia il paio con la mano invisibile di Adam Smith...
EliminaIo quel passo di Keynes lo interpreto così: Non:
Io credo che bisogna scavare buche e poi riempirle per migliorare l'economia
Bensì:
Rispetto a ciò che normalmente si fa in base al cosiddetto "senso comune" o per difficoltà politica, perfino una cosa irrazionale come scavare buche e poi riempirle - come quando scaviamo per cercare oro - ha più effetti positivi... Ora, sarebbe molto più razionale in effetti che lo Stato desse direttamente lavoro alla gente tipo per costruire case o cosette così, eliminando la disoccupazione, ma se proprio non ce la fate a superare i vostri assurdi dogmi e fare la cosa giusta allora... perfino scavare buche è meglio di niente.
Cioè, cita l'esempio più per sottolineare l'irrazionalità del "sistema" - che infatti era quello che aveva bisogno di scavare buche (o peggio, della guerra) come scusa per aumentare la massa monetaria - e non come soluzione al problema della disoccupazione.
"It is curious how common sense, wriggling for an escape from absurd conclusions, has been apt to reach a preference for wholly “wasteful” forms of loan expenditure rather than for partly wasteful forms, which, because they are not wholly wasteful, tend to be judged on strict “business” principles. For example, unemployment relief financed by loans is more readily accepted than the financing of improvements at a charge below the current rate of interest; whilst the form of digging holes in the ground known as gold-mining, which not only adds nothing whatever to the real wealth of the world but involves the disutility of labour, is the most acceptable of all solutions.
If the Treasury were to fill old bottles with banknotes, bury them at suitable depths in disused coalmines which are then filled up to the surface with town rubbish, and leave it to private enterprise on well-tried principles of laissez-faire to dig the notes up again (the right to do so being obtained, of course, by tendering for leases of the note-bearing territory), there need be no more unemployment and, with the help of the repercussions, the real income of the community, and its capital wealth also, would probably become a good deal greater than it actually is. It would, indeed, be more sensible to build houses and the like; but if there are political and practical difficulties in the way of this, the above would be better than nothing."
Ho capito male io?
Bellissimo commento Mauro Santoro.
EliminaHo capito così anch' io.
Come ho capito, grazie a lezioni frontali, che Adam Smith aveva un problema teorico gigantesco da risolvere.
L' eterogenesi dei fini che scaturiscono quando ognuno persegue il proprio interesse. Senza demonizzarlo (l' interesse egoistico), però non si poteva concordare con i paradossi moralmente perniciosi di Bernard Mandeville, cioè che gli unici sentimenti morali utili in società fossero l' egoismo e la paura, così una società civile andrebbe incontro alla disgregazione.
Mandeville è un autore molto profondo, e non era facile smontarlo. Adam Smith, come filosofo morale, ci ha lavorato una vita, fino all'ultimo anno, quello di morte, quando pubblicò una VI edizione, scrivendo un libro che non esiste, esattamente come questo blog.
Se mi è concesso, i bersagli polemici del suddetto libro di Smith, che non esiste, e che non è in contraddizione (come certi critici tedeschi del secolo successivo avrebbero voluto farci credere), con quel ben più famoso testo citato da Alberto cliccando sul link di Mauro, non sono soltanto l' egoismo senza empatia, sulla quale Smith si sofferma in un tutto il testo, e la paura (che favorisce narcisismo, isteria di massa e depressione), ma soprattutto Smith riflette sulla vanità in una likecrazia, la likecrazia della seconda metà del '700.
EliminaUn tema molto dibattuto all' epoca, come molto dibattuto era il tema della mania e della malinconia (oggi depressione o disturbo bipolare, se ne occupò acutamente Bernard Mandeville, era la sua professione).
Parafrasando una frase di Alberto di anni fa, se Bagnai non è un economista, cos' è?
Sì, Mauro, ovviamente hai ragione. La frase su Keynes è grossolanamente fraintesa non solo dai "libberisti" (inclusa la variante spiritosa, come il nostro amico Matteo), ma anche dagli stessi keynesiani. Per farla stretta (ma se occorre posso spiegare) è veramente desolante che si prenda come paradigmatico della politica fiscale keynesiana un passo in cui Keynes si occupa di politica monetaria. Ma purtroppo la superficialità, il luogo comune, hanno facile smercio...
EliminaÈ dura d'estate mantenere il passo, non dappertutto c'è internet, dunque eccomi solo ora ad aggiungere un rigo.
EliminaScusate, ma perché io c'ho detto? In alternativa alla austerità espansiva, di bocconiana stirpe, altro che suggerire di scavare buche e riempirle, direi che è preferibile persino tirarsi una chiodata in fronte usando un martello grosso, se non altro si fa prima. Se si fossero solo scavate buche per poi riempirle la nazione non sarebbe ridotta in questo stato. Così se ora il rimedio vorrebbe essere quello dei cappotti e delle macchine a batteria stiamo ancora più freschi.
Poi d'accordo, Keynes e Adam Smith sono fraintesi, Roncaglia e Sylos Labini ci hanno perso i capelli per cercare di rettificare, però mi chiedo se questo rigore filologico, in un contesto più generale, aiuti veramente, ovvero, con altre parole, mi chiedo perché infine lo slogan ha tutta questa presa? Possibile che le sorelle improvvisate abbiano solo accidentalmente più ascolto dei più grandi e acuti filosofi fratelli?
Buona domanda. Al di là della superficialità a buon mercato evidenziata da Alberto (Adam Smith è facile, il Prof. mi ha messo 30 in Storia delle dottrine economiche, anche Keynes l' ho capito, in sociologia ho preso 28), mi vengono in mente gli effetti collaterali dell' iperspecializzazione del lavoro intellettuale. Da un lato se sei un cardiologo è meglio che tu ti astenga dall' estrarre un molare, ma dall' altro se vuoi studiare le politiche di Margaret Thatcher ti rivolgi ad una prestigiosa facoltà di Scienze Politiche (e speri di trovare il Prof. giusto), ma se vuoi studiare Keynes, forse è meglio che tu ti iscriva ad un prestigioso dipartimento di economia (anche qui sperando), mentre se t' interessa Adam Smith, che più che un economista è filosofo morale, allora un salto in una facoltà di Filosofia lo farei, poi con gli appunti presi, tornerei dove mi hanno spiegato Keynes.
EliminaNel frattempo i quotidiani escono tutti i giorni, e dettano l' ordine del giorno delle discussioni pubbliche, nei TG, nei talk show, nell' offerta politica, nei bar, nelle scuole...
Scusami, non funziona così. Se usi le parole, o le metafore, o gli argomenti fuorvianti dell'avversario, non fai il gioco dell'avversario: sei l'avversario. E se tu lo sia consapevolmente o meno a me non interessa. Ci ho messo anni a spiegarvi (senza riuscirci) perché a me della "buona fede" di Prodi (grande tema di dibattito agli albori del Dibattito) non fregava niente, non ripeterò perché non me ne frega niente della "buona fede" di Matteo. Se fai Oscar Giannino sei Oscar Giannino, esattamente come se fai Grillo (#aaaaapoltrona, #ervitalizzzzio...) sei Grillo.
EliminaLo so benissimo che uno tsunami non si può fermare con le mani. Ma se da politico ho imparato, da colleghi più saggi di me, che quando il messaggio ha preso una certa direzione è meglio assecondarlo che contrastarlo, qui, da intellettuale, ho sempre fatto il contrario, ed è così che (non volendolo) sono diventato un politico.
Non smetterò oggi, e non chiederò a voi di non pensare a come dite quello che dite.
È piuttosto evidente che la dichiarazione d'innocenza dell'imputato ha valore nullo, per evidente struttura logica. Se può servire, però, sono talmente nessuno, né men che meno giro per proseliti o cadreghe, che con me si può star tranquilli; certo posso essere ignorante, questo sì, ma non scrupoloso, questo direi proprio di no. Se in più può consolare, dopo essere venuto qui, miracolato qui, e ho già raccontato il come, ho in seguito maturato il desiderio di riiscrivermi all'università per studiare più a fondo di economia, e questa però se non è merito di questo sito allora ne è colpa. Ho citato Roncaglia e Sylos Labini perché dei loro diretti discepoli ho dovuto seguire i corsi e dare gli esami d'economia politica; e la loro roba andava studiata bene, e, dai numeri, io direi: piuttosto bene la studiai. Ciò non toglie che si possa rimanere ignoranti, anzi credo che sia infine un male incurabile, però il sospetto di prodismo, gianninismo e grillismo, mi umilia troppo, e poi nessuno dei tre vuole uscire dall'europa per principio, dunque non se ne parla, ma so che la virtù, quando sospettata, non è più virtù, come diceva il mio vecchio professore di filosofia. Se poi mi si chiede come nel profondo la penso, io stesso sarei piuttosto imbarazzato nel trovare una risposta univoca, quindi spargo sale sulla ferita. Diciamo che simpatizzo e quindi, convengo, posso diventare pericoloso, ma questo è un rischio che ogni maestro deve prendersi, credo. Se sono un nemico, e può essere, appartengo ad una schiera diversa, una schiera composta da me solo, e a questo tengo sempre indipendentemente dai contenuti. Una volta, preso dal raptus della rete, che è una brutta bestia, cioè la mania di protagonismo al coperto, dopo aver letto un libro di Brancaccio, per inciso conosciuto saltando da un ramo di questo sito, come anche Boldrin per la precisione, e nuovamente se è colpa non può essere tutta colpa mia perché i consigli fervidi che qui venivano dati io seguivo da buon discepolo, ebbene gli scrissi una mail facendogli i miei complimenti per la sua acutezza e chiarezza, ma aggiungendo che questo, comunque, non poteva significare adesione incondizionata ai pareri in tutto e per sempre. Infine credo che questo sia pure un dovere dello scolaro discepolo, e si spera che vada a vantaggio anche del maestro, però, insomma, dopo Bontadini è venuto Severino, io non ambisco a tanta grazia, però insomma per tagliar corto, come discepolo: se mi sbaglio mi corriggerete.
EliminaRiprendendo l'inizio, ciò non significa niente dal punto di vista oggettivo, e fa bene l'onorevole ad infischiarsene delle profondità dell'animo mio, come docente meno, come docente s'è votato alla sofferenza, e dovrebbe gioire anche di discepoli indiscepolinati, come però, se ho capito bene, tuttora fa, o almeno sopporta, non essendo ancora stato completamente consumato dal “potere”, sia a nostro vantaggio che a suo.
"...ma anche dagli stessi keynesiani. Per farla stretta (ma se occorre posso spiegare) è veramente desolante che si prenda come paradigmatico della politica fiscale keynesiana un passo in cui Keynes si occupa di politica monetaria".
EliminaProvai a leggere il Roncaglia Storia del pensiero economico o un titolo simile, ma non mi ci trovai bene. L' esame andò bene. M' interrogò su Rifkin L' economia all' idrogeno. Mi ha affascinato.
Ma non so come oggi sarebbero considerate, alla luce di tutte le riflessioni fatte qui e da Asimmetrie, quelle sue tesi. Non ne capisco molto, è un argomento difficile.
A me piacerebbe, che il Prof., ci scrivesse ancora su Keynes. Ho provato a leggerlo, i saggi sono comprensibili, la Teoria... io non ce la faccio. È un autore acutissimo.
Mi è stato utile invece Sei lezioni di economia di Sergio Cesaratto. Contestualizza storicamente le idee, ed ha un approccio molto didattico.
Arrivo alla domanda:
Keynes fa una rivoluzione copernicana, sono gli investimenti che decidono i risparmi, e non viceversa come sostenevano i marginalisti.
Però Cesaratto scrive che teoricamente, per superare le teorie marginaliste (definisce Keynes arruffone) sono necessarie le critiche di Sraffa - Garegnani- Pasinetti. Perché gli autori (Modigliani 1944) della sintesi neoclassica sanno che Keynes in pratica ha ragione, ma vogliono dargli torto in teoria.
È una domanda di approfondimento.
Erik Babini, me l'augurerei anch'io perché Keynes un po' l'ho letto: Le conseguenze economiche della pace, Trattato sulla probabilità, la Teoria Generale, ma non è l'unico che ho letto, e sarei interessato a capire la mia nemicità in cosa consiste, e questo senza astio perché mi consentirebbe di capire se si tratta di un semplice errore di comprensione o se realmente sono diventato un nemico. Per esempio, pur conoscendo il legame tra Trattato sulla probabilità e Teoria Generale, Roncaglia si è speso anche su questo, il Trattato sulla probabilità mi suscita più di qualche perplessità, ad esempio la distinzione tra probabilità e peso dell'argomento, però a questo non associo una presa di distanza dal Keynes economista. Per quanto riguarda Cesaratto, invece, devo dire prima una cosa. A statistica a Roma è naturale finire su Sraffa, partendo da Sylos Labini. Inoltre ho trovato un professore di economia politica e storia dell'economia che è un tecnico e ne gestisce il patrimonio culturale, Nerio Naldi, che credo ancora diriga il centro di ricerca e documentazione dedicato a Sraffa a Roma Tre. Il corso di economia politica di Naldi l'ho seguito 2 volte, e poi col covid online anche quello che trattava di storia dell'economia, perché Naldi è un professore di una chiarezza esemplare, e gentilezza, e disponibilità: l'ho un poco tartassato anche online. Comunque a statistica dai libri di Roncaglia si finisce per forza su Sraffa, che lui ha conosciuto direttamente, ma Sraffa è enigmatico, o peggio enigmista come sostiene Gattei perché nasconde tra le righe il suo vero pensiero, così poi obbligatoriamente si deve giungere a Garegnani e Pasinetti, che però hanno sensibilità diverse. Su Pasinetti avrei dovuto tenere ad aprile un piccolo intervento in Mathesis Abruzzo per gli insegnanti di matematica della primaria, perché a mio avviso si presta molto bene per l'Educazione Civica a cui tutti i professori devono contribuire, ma l'incontro è stato rimandato a novembre e non so adesso come andrà a finire. Quello che dice Cesaratto lo dice anche Roncaglia, e da moltissimo tempo, Cesaratto però, ad di la della storia dell'economia, ha un suo orizzonte che non riesco ancora ad inquadrare bene del tutto, diciamo così.
Elimina...e difatti Eros ha le ali, come tutti sanno - volare nel metaxù, nella continua ricerca di qualcosa che per sua natura non può che sfuggire.
EliminaAhia! Forse ho capito, forse, la notte porta consiglio, forse. L'onorevole forse per delicatezza scrive che non gli importa se sono in buona fede, magari pure sì, però magari pure propende per una mia intenzionalità nemica appunto. Potrebbe essere, dico potrebbe essere, che si sia interpretato quel mio scavar buche per riempirle come una difesa del reddito di cittadinanza, lì, in effetti, si danno soldi a prestazione nulla. Se così, niente di più lontano dalle mie intenzioni, so bene che questa è una iniziativa reazionaria e iperliberista, Milton Friedman la propugnava per ridurre i malumori degli esclusi e depotenziare il potere contrattuale dei sindacati, e, per dirla tutta, io non ho mai creduto alla buona fede di Grillo in proposito. La seconda possibilità, invece, è un riferimento al 110 per cento, ma qui prima di tutto m'era sembrato che l'onorevole fosse di vedute molto disponibili, avrò capito male non so, ma comunque io la cosa la riferisco più all'ing. Fabio Conditi e a quelli di Moneta positiva, e, per inciso, anche qui credo che le 5 stelle siano andate un poco a naso su una roba vista come nuova, piuttosto che per intima convinzione o strategia. Comunque con me le 5 stelle non passano né passeranno mai; per sincerità aggiungo che sono motivo di litigo giornaliero con mia moglie che, invece, li ritiene la novità che salva il mondo e non riesco a schiodarla da anni, mi fa parlare, spiegare, documentare ma niente da fare, e figurarsi un poco se posso cedere io.
EliminaTecnicamente osservo comunque che Keynes quelle cose le ha scritte, e quando si riferisce al senso comune, mi viene da pensare che intenda le stesse cose di quando dice che si fanno scelte sentendo le voci nell'aria, e cioè che il principale obbiettivo fosse sempre il becero liberismo sempre allineato col potere, allo stesso modo di come era nelle mie intenzioni di dire, contrapponendo quella semplificazione pur brutale alla sublime scienza bocconiana dell'austerità espansiva, che poi è solo una nuova mascheratura della solita mentalità; stigmatizzata ultimamente in modo feroce e documentato da Gallegati ad esempio, che pare si sia trattenuto dal chiamare in causa i più noti e in vista sol perché uno di loro era appena morto, quindi per pura delicatezza umana. Sbaglio lo stesso così?
Io sul reddito di cittadinanza ho dei dubbi.
EliminaUn argomento è che si proporrebbe come misura per "ridurre i malumori degli esclusi e depotenziare il potere contrattuale dei sindacati".
Un altro argomento è invece che potrebbe configurarsi come una possibilità che il lavoratore ha per rifiutare un lavoro sottopagato in assenza di piena occupazione.
Considerando un welfare che è presente, ma non sempre riesce ad assicurarti durante eventi spiacevoli della vita, io non sono così contrario alla misura.
Certo, quei soldi potrebbero essere usati per creare occupazione. Ma parliamo sempre di un sistema economico che è costretto da regole assurde a vivere al di sotto dei propri mezzi. Ed è questa la vera ragione del depotenziamento del potere contrattuale dei sindacati, non il reddito di cittadinanza.
Inoltre, non tutti sono persone disposte a lavorare. Le eliminiamo? Nessun centesimo del reddito verrebbe risparmiato, tranne forse i 100 euro che si possono ritirare in contante. Avrà un moltiplicatore inferiore ad un investimento pubblico oculato, ma posso garantire che se la vita ti mette in difficoltà, a volte è impossibile ritornare nel mondo del lavoro.
E gli assegni di invalidità civile sono inchiodati a cifre risibili, anche se sei malato grave.
Insomma, ho dei dubbi che sia una misura in se stessa liberista. Dipende dai dettagli e dal contesto. Anche se fosse una misura senza una scadenza.
Beh, messa giù così, fa in un certo senso tornare a quel che sopra dicevo quando mi chiedevo a che serve un eccesso di filologia quando noi possiamo ben ridare oggi ai concetti o anche agli slogan un altro orizzonte. Filologicamente richiamerei, invece, Hayek per il quale, in Legge, legislazione, libertà trovo scritto: “Non vi è motivo per cui in una società libera lo stato non debba assicurare a tutti la protezione contro la miseria sotto forma di un reddito minimo garantito, o di un livello sotto il quale nessuno scende. È nell’interesse di tutti partecipare all’assicurazione contro l’estrema sventura ...”, e naturalmente ciò non nell'ottica di beneficiare i poveri ma per la tenuta del mercato minacciato dall'eccesso di esclusi, che è appunto "nell'interesse di tutti". Se si parla invece di imposta negativa allora questa roba di M. Friedman la si trova in Capitalismo e libertà del 62, e, anche qui, che la sua reale preoccupazione fossero i poveri fa il paio con quella delle banche centrali che alzano i tassi per fermare l'inflazione la quale colpirebbe prima di tutto la vedova e l'orfano, e topo Gigio naturalmente che è sempre quello che soffre di più. Però io, infine, sono sempre disponibile a maneggiare anche le mine già armate se serve, penso che se il ragionamento non è dogmatico e espressione d'una religione indiscutibile, come ad esempio il cambiamento climatico, a tutto si può dare dignità. All'austerità espansiva no, per esempio, è fede e religione, è un surrogato della divinità oramai definita assente, il rassicurante stato naturale e meccanico del non pensiero!
EliminaUn autore va letto nelle parole che sceglie, e contestualizzato storicamente nel dibattito dell' epoca e nell' intera sua opera.
EliminaIl riferimento alle fonti dirette è imprescindibile per evitare pensieri deliranti.
Salvaguardare il mercato dagli esclusi, frase non contestualizzata, mi trova concorde.
Hayek non l' ho studiato direttamente, ma dai manuali traspare che oltre una cieca fiducia nella spontaneità del mercato (si rende conto però che produce disoccupazione e esclusi), critica l' analisi delle aspettative razionali, concludendo controintuitivamente che bisogna aver fiducia nelle istituzioni, il mercato, perché l' agente non può avere tutte le informazioni necessarie per agire razionalmente. È una critica alla teoria neoclassica.
È un autore che va studiato.
E studiare un autore non significa citarne qualche frase per scopi strumentali.
Il reddito di cittadinanza è una misura complessa, ed in un momento drammatico ha salvato molte persone e famiglie disagiate.
Le maggiori critiche arrivate dai media sono state l' incentivo al lavoro nero e l' aumento contrattuale nella contrattazione col datore di lavoro che non trova personale, e che è un costo che le casse dello stato non possono sostenere.
Ma era tutta spesa per consumi. Questo i media non lo dicevano.
E avrebbero ben potuto citare Hayek, dobbiamo difendere il mercato.
Ma leggere un trattato di un pensatore, è cosa diversa dal citarlo strumentalmente senza contestualizzarlo storicamente e senza cogliere le diversità nel caso specifico, tra economia neoclassica e scuola austriaca. È un modo di procedere che mi infastidisce parecchio.
Allora eliminiamo il welfare perché Otto von Bismarck lo concepì per sottrarre terreno ai socialisti?
Credo che in questo luogo certe operazioni siano inappropriate.
E te lo dico da ignorante, che sa di esserlo.
Prendo atto che si continua a prediligere la correttezza filologica, dunque conviene che io precisi quanto già detto, riportando però quindi necessariamente brani attinenti ma più lunghi.
EliminaDa Free to Choose, a cavallo di un paragrafo:
“An attractive alternative to the present welfare system is a negative income tax. This proposal has been widely supported by individuals and groups of all political persuasions. A variant has been proposed by three Presidents; yet it seems politically unfeasible for the foreseeable future.
THE EMERGENCE OF THE MODERN WELFARE STATE
The first modern state to introduce on a fairly large scale the kind of welfare measures that have become popular in most societies today was the newly created German empire under the leadership of the "Iron Chancellor," Otto von Bismarck. In the early 1880s he introduced a comprehensive scheme of social security, offering the worker insurance against accident, sickness, and old age. His motives were a complex mixture of paternalistic concern for the lower classes and shrewd politics. His measures served to under- mine the political appeal of the newly emerging Social Democrats.”
Ma non c'è paradosso, aggiunge, che una dittatura di desta abbia fatto da apripista a riforme proprie dei regimi socialisti, perché entrambi condividono la fede nel governo centralizzato; ma questo seguito interessa poco, perché ciò che emerge chiaro fin dall'inizio è che l' “attractive alternative” al welfare passato presente e futuro “is a negative income tax”. Non sono io a metterglielo in bocca, dunque. Tantomeno a eseguire una decontestualizzazione ostile se riporto anche quest'altra: “un breve calcolo permette di capire che questa proposta sarebbe” => “di gran lunga meno costosa” <= “in termini finanziari”, da cui difficilmente si evince l'emergere di una qualche empatia per il povero.
Su Hayek riporto tutto il brano da cui ho precedentemente “decontestualizzato”, sempre se basta:
“Non vi è motivo per cui in una società libera lo stato non debba assicurare a tutti la protezione contro la miseria sotto forma di un reddito minimo garantito, o di un livello sotto il quale nessuno scende. È nell’interesse di tutti partecipare all’assicurazione contro l’estrema sventura, o può essere un dovere di tutti assistere, all’interno di una comunità organizzata, chi non può provvedere a se stesso. Se tale reddito minimo uniforme è fornito” => “ fuori dal mercato” <= “a tutti coloro che,” => “per qualsiasi ragione, non sono in grado” <= “di guadagnare sul mercato un reddito adeguato, ciò non porta a una restrizione della libertà, o a un conflitto col” => “primato” <= “del diritto.”
A cui a me verrebbe solo d'aggiungere: “e anche dello storto”.
Ecco, non so, io in questi due vedo solo empatia per il libero mercato, e molto poca per gli esseri umani, ma forse mi sbaglio. Per chiudere, se a volte può accadere che si faccia violenza su un autore, spesso ciò può dipendere dal fatto che sia lo stesso autore a pretendere di far violenza sul lettore, e a volte persino su se stesso.
Ciao Matteo, quando ho risposto non volevo controbattere a te né ad altri, anche perchè in economia sono molto più ignorante di voi, non avendola studiato. La mia sincera intenzione era approfittare dello spunto per condividere con voi l'impressione che ebbi quando lessi quel passo di Keynes per vedere se la condividevate.
EliminaCredo che il Prof., se ho ben capito, non sollevi un punto di merito bensì di metodo, nel senso che usare le metafore (sbagliate ed approssimative) del "nemico" aiuti sempre e solo il "nemico", indipendentemente dalle nostre intenzioni. Ed è una cosa in cui molti di noi tendiamo a cadere, se non altro a causa della tendenza di noi esseri umani ad ascoltare e ripetere - un istinto molto utile ma che si rivela controproducente laddove il "nemico" è "culturalmente" egemonico.
Sul merito sono d'accordo con Erik (e mo' sono a serio rischio di pigliarmi il cazziatone dal Prof. pure io) sul non essere contrario in linea di principio al RDC, per lo meno non nei termini delle critiche amplificate dai media. Anzi, forse proprio grazie a quelle critiche.
Cordiali saluti
@Mauro Santoro Non c'è il minimo problema, anzi fa sempre bene confrontarsi, d'altronde il mio primo intervento non era una tesi di laurea, era un intervento a base scherzosa, dunque tutto ci sta. Avevo allegato una ultima precisazione ad Erik, perché anche lui mi chiedeva più precisione nelle citazioni, ma forse devo aver aggiunto caratteri particolari per evidenziare i punti che ritenevo cruciali che evidentemente sono stati interpretati come strani dal software di gestione e deve essere andato perduto per per conflitti interni, mi perdonerà Erik, e ad un'altra occasione magari allegherò delle citazioni più aderenti e circostanziate. In effetti in questo thread ho un po' dilagato, ma è perché è estate e c'è più tempo da perdere, diciamo così.
EliminaMatteo, ho l' impressione che, anche per colpa mia, ci siamo fraintesi.
EliminaMi spieghi questa tua frase:
"Beh, messa giù così, fa in un certo senso tornare a quel che sopra dicevo quando mi chiedevo a che serve un eccesso di filologia quando noi possiamo ben ridare oggi ai concetti o anche agli slogan un altro orizzonte".
Io parlavo di Rdc.
Se una misura di welfare la propone un liberista, invece che un socialista o socialdemocratico, posso pensare che il socialista o socialdemocratico abbia a cuore sì il welfare, ma anche la piena occupazione, perché la disoccupazione per la sinistra non è volontaria, come afferma convintamente il liberista
(secondo il quale il disoccupato non accetta un salario di mercato), ma involontaria (il livello dei consumi non è adeguato ad assorbire la produzione dei mezzi a disposizione, e quindi bisogna immettere liquidità nelle tasche dei cittadini occupati o meno), ma sempre una misura di welfare è.
E si può sostenere, che senza adottare regole assurde (indipendenza delle banche centrali, cambio fisso, regole prive di scientificità sul livello sostenibile di debito pubblico ecc.), saranno misure sostenibili e congrue ai bisogni.
La mia critica, riguardava il rifiuto a priori di misure che alimentano la domanda e contrastano, oppure alleviano la povertà.
È ovvio che l' obiettivo di un liberista degli anni '80 (anno di pubblicazione del libro che citi, quindi contestualizziamo storicamente i testi), sia disinnescare lo scontento sociale perché l' URSS esiste e influenza prepotentemente i movimenti comunisti e socialisti nel mondo.
Ma la misura proposta è un male in sé?
La mia risposta è no.
Ora non c'è più l' URSS, la sinistra è subalterna alle "ideologie" del capitale (che assomigliano più a "pensieri magici" piuttosto che a visioni del mondo coerenti e strutturate), ed è disperata, propone misure bandiera per recuperare un minimo di dignità.
Potremmo aprire una discussione anche sul salario minimo, per il quale seguo attentamente le tesi di Lidia Undiemi.
Sono misure che vanno valutate nel dettaglio e contestualizzate (abbiamo prospettive di aumentare i salari nel breve periodo? Quanto tempo dovrà trascorrere? I sindacati sono attrezzati organizzativamente e culturalmente per sostenere contrattazioni collettive dignitose in questo quadro di regole? Sono domande da porsi).
Io sono d' accordo con te Matteo, il primato della piena occupazione è un obiettivo programmatico della Costituzione.
Ma anche il welfare.
E il Rdc ha svolto un ruolo importante di contrasto alla povertà. Quali che siano le intenzioni dei proponenti.
Anche per Otto von Bismark, che aveva il problema del più strutturato partito socialista europeo negli anni ' 80 dell' Ottocento, vale l' identico discorso. Aboliamo le pensioni perché proposte dal Cancelliere di Ferro?
Spero di essermi chiarito meglio, e ti ringrazio per l' opportunità che i tuoi interventi mi hanno concesso.
Caro Erik, ho poco da aggiungere, quella frase voleva aprire spazio esattamente a quello che tu qui affermi. C'era stato un sottile rimprovero per averla messa su alla carlona sulla storia delle buche da scavare e riempire, avevo convenuto, ma poi m'ero anche chiesto se noi non siamo in grado di rivoltar in positivo anche frittate nate male. Da un lato i tempi cambiano, dall'altro la nostra intenzionalità può ben ridare sangue anche a vecchie idee, magari in origine pure pensate per essere nemiche o liberticide.
EliminaPer quanto riguarda i sindacati, invece, mi pare che abbiano ripercorso la strada dei naufragi delle varie internazionali; e questo vorrà pur dire qualcosa. Nel 90 io ero in Bordoni, una società di ricerca in cui come cavie dovevamo mandare avanti progetti europei, esperimenti in vitro; bene era solo un florilegio di scambi di letteracce di reciproche accuse e insulti, dalle quali emergevano, anzi grondavano tutti i più vecchi pregiudizi tra i popoli, e gli italiani erano, naturalmente, il bersaglio preferito. Io, dopo un po', mi licenziai e conseguentemente ero contro Maastricht già prima che la facessero, è una roba che intrinsecamente non funziona, e i sindacati nulla possono; il problema irrisolto, e irrisolvibile almeno per questo millennio, è racchiuso nello stesso motivo del fallimento delle internazionali, che, bisogna aggiungere, non fu un problemino senza conseguenze di sangue.
Ma qui non sto capendo niente, forse avrò sbagliato ideologia.😅
Elimina(Una precisazione: ricordo che nel corso della prima internazionale i bakuniani collaborarono coi marxisti nell' evento storico del secolo.
La Comune di Parigi.
La storiografia ha sempre accentuato le divisioni senza sottolineare le, anche solo temporanee, convergenze, Bakunin contro Marx, Marx contro Bakunin, alle origini del frazionismo delle sinistre, acd Antonio Moscato).
Vabbè! Nanni Moretti esprimeva la fretta di un'epoca piena di preconcetti da assimilare in fretta per non restare fuori dalla "lotta", e io evidentemente non sono in grado in poche righe di riassumere esperienze e riflessioni decennali, e forse è una pretesa assurda, e me ne scuso. Aggiungo solo che quell'esperienza "europea" per me non fu accademia intellettuale, fu un vero e proprio shock esistenziale; una vita a prepararmi con entusiasmo per lavorare nella ricerca, e poi quell'abisso di follia isterica. Magari fosse stato solo un'accentuazione di sfumature, me ne sarei fatto carico e ora sarei, forse, dico forse, un ordinario in procinto di pensione; ma non c'era spazio per stringere i denti; ad una realtà dilaniata non si pone rimedio fingendo di ignorarne l'irragionevole. Ma non pretendo che questo sia condivisibile da chi ascolta i racconti dei guai altrui; per me fu una delusione profonda su questa esistenza, in mano ad altri, ma scriteriati!, superata con grandi sacrifici e impegno solo dopo molto molto tempo. Forse superata!
EliminaScusate l'OT. ma sono ancora ossessionato dal climate change.
RispondiEliminaUna simpatica prova inconfutabile del global warming, l'orso grolare
Una nuova anomalia (dopo il porto di Terracina) che mi da l'idea che i mari siano arretrati dall'epoca romana (circa 3 km rispetto ad oggi). quindi sarebbe plausibile "Oggi, il mare dista all’incirca 3 km dal porto di Claudio, oramai completamente interrato".
Qualcuno mi sa spiegare come sia potuto accadere questo fenomeno se non che il livello marino sia diminuito di qualche metro con tutte le conseguenze che ne derivano?
Scusa, ma l'orso grolare che cosa ci dimostra?
EliminaCirca il porto, la puoi tranquillamente spiegare coi sedimenti alluvionali, secondo me (te lo dice il fiumarolo, non il geologo), ma aspettiamo l'esperto di turno.
EliminaL'orso grolare (che sembra esista davvero) era solo una facezia per evidenziare il fatto che viene utilizzato ogni argomento per dimostrare le tesi dei gretini.
EliminaPassando ai porti Romani interrati le ipotesi che fanno i cosidetti esperti sono, acriticamente a mio modesto avviso, quelle che citi tu (ovviamente mancando qualsiasi studio che analizzi il fenomeno da un punto di vista anche quantitativo) ma l'entità del fenomeno in termini di Kmq e la distanza dalla foce dell'Idroscalo di circa 5 Km rispetto all'area aeroportuale, mi inducono ad essere dubbioso, nel caso di Terracina a mio avviso è addirittura escluso data l'assenza di fiumi importanti nei paraggi ma detti effetti potrebbero sommarsi non escludendo il fenomeno del decremento del livello dei mari avvenuto dall'epoca Romana (detto periodo caldo romano) causati da un raffreddamento climatico, cosa descritta anche in un articolo di Nature del 1999
La mia ipotesi sembrava quindi ben coordinarsi con lo studio di Nature che fra l'altro spiegherebbe anche l'ipotesi che quando Annibale attraversò le Alpi in periodo invernale con gli elefanti, a quota di circa 3000 mt. (notoriamente non idonei a sopportare temperature rigide).
Ciò premesso, data l'importanza della questione mi sono permesso di fare una provocazione che sarebbe a mio avviso importante approfondire, e lo studio sarebbe avvincente e multidisciplinare.
Solo perché non hai mai dovuto spalare il fango dalla banchina dopo una normale piena autunnale. E in 2000 anni oltre alle piene normali ci sono anche quelle anormali: i claimeiticiengisti pensano che siano occorse solo nell'ultimo decennio, la storia ci racconta che l'umanità ci ha sempre dovuto fare i conti.
EliminaC'è una bellissima lezione del prof. Barbero sulla cd. "crisi del '300". Clima impazzito, epidemie, guerre. https://www.youtube.com/watch?v=9F1wSUrZKVM&t=2915s
EliminaMi permetto di insistere, le temperature marine erano più alte di oggi in epoca romana.
EliminaI fenomeni sono sovrapponibili e si esaltano di sicuro, ma 2° C, 2000 anni fa e ci stanno scassando la minchia con 2 ° in più nel 2050 per effetto antropico.
Ergo quali cause provocarono innalzamento temperature e mari allora?
Cause certamente naturali.
Ammetto, mai spalato fango alluvionale esperienza che mi manca ma terribile come abbiamo visto quest'anno in Emilia e Romagna.
Barbero molto interessante come al solito. Questa analisi del periodo dell'ultimo millennio da però l'dea della inaffidabilità di molti studi.
EliminaIo ritengo che ci siano dei dati fondamentali ovvero le glaciazioni le cui cause fondamentali sono ancora molto controverse, probabilmente nell'emisfero nord la causa secondaria è l'arresto della corrente del Golfo ma quale è la causa primaria scatenante?.
Sul riscaldamento invece, a mio avviso si sa poco e tutto il castello sembra basarsi sugli anelli di accrescimento degli alberi che evidentemente appare critico.
Lo studio ISPRA che ho citato, sembrerebbe abbastanza serio e lì si cita che il riscaldamento interglaciale massimo avvenuto 125.000 anni fa comportò un innalzamento marino di 7 metri a fronte di una diminuzione di 120 mt nel culmine del periodo glaciale.
Al termine del "Dryas recente", nel 9600 a.C., la temperatura media (rilevata dai carotaggi in Groenlandia) è aumentata di 10 gradi centigradi in 10 anni: "it is estimated from the annually-banded Greenland ice-core that the annual-mean temperature increased by as much as 10°C in 10 years" (https://ocp.ldeo.columbia.edu/res/div/ocp/arch/examples.shtml)
EliminaGrazie Paolo.
EliminaHo letto il bel documento, interessante, documentato e ampio.
Purtroppo da noi, mi sembra che l'arbitro giochi giochi con la squadra avversa.
Forse così prensano, giustamente, di vincere anche se sbagliano loro.
Magari la prossima era glaciale sarà colpa dell'uomo e la prossima era di alte temperature idem. Ovvio che non sapendo nulla di preciso dovranno cercare chi ha sbagliato, ovviamente non loro!