Quando mi è arrivato per posta questo articolo, ho abbozzato un sorriso, e son passato oltre, dopo avervi elargito questo tweet. Non so perché il professor Borso abbia trovato ora queste lettere: forse perché ora gli è venuto in mente di cercarle, e allora non so perché gli sia venuto in mente di cercarle ora. Ci sono tante cose che non so. Ma, d'altra parte, io sapevo, e so (io so), quello che Calvino scriveva a Scalfari, anche senza bisogno di leggerlo, perché non sono uno storico, ma un intellettuale, e quindi non ho bisogno di fare ricerche di archivio per capire a quali pulsioni obbedisca e a quale ideologia si ispiri chi auspica per il proprio paese il manganello del vincolo esterno, chi in anni tanto difficili, paragonabili, dal punto di vista economico, a un evento bellico, ha conformato la propria linea editoriale a un ottimismo di schietta impronta propagandistica, chi si è schierato apertamente con l'asse Washington-Berlino-Francoforte (IMF-CE-BCE: la troika).
So che a molti di voi questo non piacerà, ma ci sono sufficienti evidenze del fatto che il fascismo nasca per manganellare i lavoratori (di capitalisti manganellati sinceramente non ne ricordo), e per soffocare il pensiero critico (DiBozzi ci ha fornito interessanti spunti, ad esempio qui o qui, e naturalmente vi rinvio anche al lavoro di Arturo - citato da CorrettoreDiBozzi - su Orizzonte48). Naturalmente ci sono state diverse fasi, e bla, bla, bla. Tuttavia, se io vi ho confessato il mio peccato di essere stato affettivamente, emotivamente di sinistra (prescindendo da una riflessione razionale, che tante cose mi avrebbe fatto capire prima!), vorrei anche esortare quelli che qui sono di destra a fare i conti coi propri sentimenti, e ad affrancarsene per un momento. La simpatica finanza è sempre amica dei dittatori che posiziona sulla sua scacchiera di cartapesta, finché questi non pensano di poter fare come gli pare: allora finiscono impiccati, linciati, appesi a testa in giù. Nell'amore fra capitale e fascismo ci son diverse fasi, si sa: l'amore non è bello, se non è litigarello! Ma il fatto che certe storie finiscano male non vuol dire che non fossero cominciate più che bene! Si sa anche che l'amore, quello vero, è eterno. E si sa, infine, che il termine "austerità" è stato introdotto nel lessico dell'economia da un ministro fascista (ce l'ha spiegato Clara Elisabetta Mattei, in un articolo che dovete leggere).
Quindi, perché stupirsi che chi ha definito gli italiani "scavezzacolli" per il loro rifiuto dell'austerità e delle "regole" altrui abbia radici così profonde in un passato che il paese vorrebbe dimenticare? Quel passato è il presente, anche se oggi il suo nome è euro.
Abbiamo avuto diritto, per un po', alla lotta di classe combattuta col manganello delle regole. Vedrete, torneremo all'antico: e non sarà un progresso...
Effettivamente Saddam era amico degli USA....era!
RispondiEliminaAnfratti. Una cosa che mi ha sempre lasciato basito, è che gli estimatori di Ida Magli (tanti e secondo me con merito) glissano sempre sulla ricostruzione fornita dalla Magli sulla presa del potere del fascismo... poi decise di fate autonomamente.
RispondiEliminaScalfari è abituato a negare la realtà. Negò pure il terrorismo accusando Libero Mazza. Un episodio che dovrebbe essere ricordato due o tre volte al mese.
RispondiEliminaEugenio Scalfari fa il paio con Arnaldo (Dante Aronne) Momigliano, il quale da vecchio accusava Dumézil di filonazismo, e da giovane scriveva a Bottai di essere fascistissimo.Purtroppo le lettere dei letterati non sono sempre Belle Lettere. E Dumézil era contro il nazismo, vedendo in Mussolini un freno contro la volontà di potenza di Hitler: fece propaganda su ciò, ne ho le prove. Celso può confermare tutto ciò.
RispondiEliminaIl prof. Dario Borso non ha trovato le lettere di Calvino, che sono note dal 2000, quando furono pubblicate. La corrispondenza fra Calvino e Scalfari è ampiamente citata e discussa, per esempio, in Mirella Serri, I perdenti, Corbaccio 2005. Il prof. Borso ha scovato gli articoli di Scalfari sulle altre riviste fasciste citate da Calvino nelle sue lettere. Dubito peraltro che leggere un liceale che disquisisce di tragedie greche (da perfetto ignorante, diceva Calvino) sia in alcun modo interessante. Che Scalfari vada dove tira il vento lo ha dimostrato lui stesso già all'epoca: diventò antifascista il 25 luglio 1943. Va da sé che diventerebbe un fervente antieurista, se solo il Gran Consiglio dell'eurismo, se esistesse, facesse fuori i vertici della BCE.
RispondiEliminaPerdonami, Luca: la precisazione è bene accetta, e te ne ringrazio. Mi interesserebbe però anche sapere se e perché ritieni che questa eventualmente alteri il senso del mio discorso, che poi è semplicemente che se si sapeva che un'attività del genere era esistita, finora gli storici di cosa si sono occupati? Avevano judo?
EliminaNon credo che la precisazione alteri il senso del discorso. Temo però che il lavoro degli storici non sia molto visibile al grande pubblico, anche quando di queste cose si occupano seriamente, come ha fatto Mirella Serri all'epoca. Ne approfitto per correggere un mio svarione. Il titolo del saggio è "I redenti", non "I perdenti".
EliminaDiciamo che la parte visibile al pubblico è quella che il sistema vuole che si veda. Siamo tutti utili idioti, il che, in fondo, è un bene, perché così è possibile andare ad analizzare le inevitabili, sottili, differenze.
EliminaGinevra, 29 settembre (11 ottobre) 1867
RispondiElimina„Sono arrivato qui proprio per l'inizio del Congresso della Pace, a cui partecipava anche Garibaldi. Garibaldi se n'è andato quasi subito, ma il fiume di sciocchezze che questi signori, socialisti e rivoluzionari – che io conoscevo già dai libri, ma che vedevo con i miei propri occhi per la prima volta – sono stati capaci di riversare dall'alto della tribuna davanti a cinquemila spettatori è assolutamente indescrivibile! Non c'è descrizione che possa rendere adeguatamente un tale spettacolo. La ridicolaggine, la debolezza, l'assurdità, il disaccordo, le contraddizioni – no, davvero tutto questo non è possibile descriverlo! Ed è proprio questa gentaglia che istiga la disgraziata classe lavoratrice! È una cosa molto triste. Hanno esordito con l'affermazione che per ottenere la pace in tutto il mondo bisogna sradicare la fede cristiana. Bisogna distruggere i grandi Stati e crearne di piccoli; bisogna eliminare tutti i capitali, perché tutto sia di proprietà comune su richiesta di ognuno, e così via. E tutto questo viene sostenuto senza che venga suffragato da nessuna prova, tutto questo l'hanno imparato a memoria venti anni fa e continuano a ripeterlo tale e quale. E sopratutto bisogna mettere tutto a ferro e a fuoco, e quando tutto sarà stato distrutto, a sentir loro, la pace regnerà.“
F.M. Dostoevskij
Lettere sulla creatività
Feltrinelli
p. 81
Si tratta del Congresso Internazionale per la Pace , la Libertà e gli Stati Uniti d’Europa (Ginevra 1867), quest anno 150° anniversario, ma se trovate delle analogie con la situazione odierna potrebbero essere casuali. :)
7 marzo: «La faccenda del vivaio giovanile non è molto chiara. Scrivi meno balle, racconta fatti e ambienti e persone. Adesso il giornalino non è più del vivaio, è dell’Azione Cattolica. Che casino! […] Quando la finirai di pronunciare al mio cospetto frasi come queste: “tutti i mezzi son buoni pur di riuscire” “seguire la corrente” “adeguarsi ai tempi”? Sono queste le idee di un giovane che dovrebbe affacciarsi alla vita con purezza d’intenti e serenità d’ideali?»
RispondiEliminaMi chiesi allora se questo suo auspicio, fosse solo un problema legato alla sua senilità; evidentemente mi sbagliavo, non conoscevo le sue profonde pulsioni caratteriali.
Lettere pubblicate su micromega che è edita dal gruppo. Che si sia esaurita la spinta propulsiva del fondatore?
RispondiEliminaNon ho capito scusi:Micromega è di proprietà di chi? Del gruppo Espress@?
EliminaPare proprio di sì.
EliminaLegga in calce qui
http://temi.repubblica.it/micromega-online/eugenio-scalfari-e-il-vivaio-giovanile-fascista/
Informazioni sul gruppo
GEDI Spa, gruppo editoriale Spa, controllato da CIR, qui
http://www.gedispa.it/it/nc.html
Che Iddio ci conservi in salute a lungo l'EU-genio. Ogni suo delirante domenicale CREDERE-OBBEDIRE-COMBATTERE, completamente fuori dalla realtà, fa perdere copie a Repubblica e voti al PD. Lo voglio con noi per vedere il PD al 20% (o meno) già alle prossime politiche.
RispondiElimina[1 di 2] Ho un'obiezione che si riallaccia a ciò che ha ricordato Luca: Scalfari ha auspicato il manganello del vincolo esterno in veste di esponente di spicco dell'intellighenzia liberale italiana (più o meno de sinistra),¹ non come sbarbatello imbrattacarte su riviste del regime fascista.
RispondiEliminaOvvero appartiene a un gruppo d'influenza che ha fatto la sua parte nell'impedire che la democrazia sociale, perseguita dai nostri costituenti, si realizzasse appieno, promuovendo la democrazia liberale, la cui crisi ci "regalò" la crisi economica del '29, i regimi fascista e nazista, la seconda guerra mondiale.
Per chiarire cos'è la democrazia sociale sancita dalla nostra Costituzione queste parole di Lelio Basso segnalate su Orizzonte48 mi sembrano illuminanti:
«Ed ecco allora il senso del secondo comma dello stesso art. 3 da me introdotto: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”. Messo immediatamente di seguito al primo, questo comma ha un netto significato polemico: la Costituzione stessa riconosce che un principio fondamentale, come quello dell’eguaglianza, non è e non sarà rispettato in Italia finché non muteranno radicalmente le condizioni economiche e sociali. Ma la stessa polemica si rivolge, può dirsi, contro tutta la Costituzione: nessuna libertà è effettiva finché sussistono le attuali condizioni; il voto dei cittadini non è uguale finché perdurano ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini; la stessa sovranità popolare, base della democrazia, è un’illusione se non tutti i lavoratori possono partecipare effettivamente all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Da ciò discende un’altra conseguenza importante. L’ordine giuridico è stato sempre edificato a difesa dell’ordine sociale, per impedire o punire i tentativi di modificarlo; ora, per la prima volta, abbiamo nell’ordinamento giuridico una norma che condanna l’ordine sociale esistente e impone allo Stato di correggerlo. In altre parole se nella concezione tradizionale la pretesa di modificare l’ordine sociale costituiva un’offesa all’ordinamento giuridico, oggi è vero il contrario: è la volontà di conservazione dell’ordine sociale che costituisce un’offesa allo stesso ordinamento giuridico. Non dirò naturalmente, che la prassi di questi trent’anni si sia conformata a quest’ordine costituzionale. Ma l’affermazione rimane e sta a noi esigerne l’applicazione, anche con il voto del 20 giugno. La Costituzione - diceva Lassalle agli operai tedeschi - siete anche voi perché siete una forza e la Costituzione è, in ultima istanza, un rapporto di forze.»
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1. Intellighenzia liberale foraggiata, come il Mussolini degli esordi, anche dai servizi britannici (secondo documenti desecretati degli stessi servizi) che non sono certamente espressione del proletariato (il partito inglese, come è stato soprannominato in Colonia Italia, credo almeno in parte sovrapponibile al quarto partito di cui parlava De Gasperi).
[2 di 2] Per concludere credo sia opportuno riflettere su queste parole di Jean-Claude Michéa, tratte da IL VICOLO CIECO DELL'ECONOMIA, Sull'impossibilità di sorpassare a sinistra il capitalismo, pp. 15-16:
RispondiElimina«L'esistenza di questa matrice originale, comune al pensiero della sinistra e al liberalismo illuminista, spiega secondo me le ragioni che hanno sempre indotto la prima ad avallare lo spirito del secondo sull'essenziale, quantunque le sia capitato spesso (e le capiterà ancora) di volerlo correggere (o regolare) su questo o quel dettaglio specifico. Queste ragioni non riguardano dunque in prima istanza la particolare psicologia della maggior parte dei capi di quel movimento (l'amore per il potere e il senso di tradimento che questo implica), ma sono fondamentalmente ontologiche, cioè attengono alla natura stessa della sinistra. Vista in questa prospettiva, l'idea di un «anticapitalismo» di sinistra (o di estrema sinistra) parrebbe improbabile come quella di un cattolicesimo rinnovato o «rifondato» che prescinda dalla natura divina del Cristo e dall'immortalità dell'anima. Sono pertanto le esigenze stesse di una lotta coerente all'utopia liberale e al rafforzamento della società classista che essa genera inevitabilmente (e con questo intendo semplicemente un tipo di società in cui la ricchezza e il potere indecenti [p. 16] degli uni hanno come condizione principale lo sfruttamento e il disprezzo degli altri) a rendere oggi politicamente necessaria una rottura radicale con l'immaginario intellettuale della sinistra. Capisco benissimo che l'idea di una rottura del genere ponga a molti seri problemi psicologici, perché la sinistra, da due secoli, ha soprattutto funzionato come un surrogato della religione (la religione del «progresso»); e si sa bene che qualsiasi religione ha come funzione principale quella di conferire un'identità ai suoi fedeli e di assicurare loro una pace interiore. Non faccio nemmeno fatica a immaginarmi che numerosi lettori considereranno un inutile paradosso questo modo di contrapporre radicalmente il progetto filosofico del socialismo originale ai diversi programmi della sinistra e dell'estrema sinistra esistenti; penseranno cioè che sia una provocazione aberrante e pericolosa, tale da fare il gioco di tutti i nemici del genere umano. Io credo invece che questo modo di vedere sia l'unico che dia un senso logico alla spirale di fallimenti e di sconfitte storiche a ripetizione che ha caratterizzato il secolo scorso, e la cui comprensione resta evidentemente oscura per molti nella strana situazione che è oggi la nostra. In ogni modo, è più o meno questa l'unica possibilità non esplorata che ci rimane, se vogliamo davvero aiutare l'umanità a uscire, finché siamo in tempo, dall'«impasse Adam Smith», dal vicolo cieco dell'economia.»
(Grassetto mio.)
Caro Correttore, ti leggo sempre con grande piacere e spero di rivederti prima o poi. Non capisco "obiezione" rispetto a cosa. Scalfari è sempre stato fedele a se stesso: ha sempre voluto la stessa cosa (non mi riferisco all'arrampicare, ma al conculcare le classi lavoratrici), e l'ha sempre voluto con i mezzi e i modi che i tempi gli suggerivano come più efficaci e meno pericolosi per lui. Io ho detto questo (molti non lo avranno capito, ma tu sì). Forse non ho sufficiente capacità di concentrazione in questo momento, perché faccio una vita frenetica, ma non capisco in cosa le tue citazioni obiettino a questo dato di fatto: un fascista è come un diamante: è per sempre.
EliminaL'obiezione è relativa proprio a ciò su cui poni l'accento nel tuo discorso: su Scalfari come fascista ab origine. Il piddino di centro-destra liberalqualchecosa, scopertosi più o meno di recente #noeuro sulla via di Damasco, non si sente toccato perché Scalfari è de sinistra, non coglie il nesso fra liberalismo, fascismo storico, UE, abbandono delle istanze sociali da parte della sinistra... e non fa alcuna autocritica (su questo punto abbiamo constatato che anche i nostalgici di Benny in genere non ci sentono, soffrono di sordoliberismo).
EliminaQuando gli si mostrerà l'agenda Bagnai facile che il più delle volte la troverà imperdonabilmente illiberale (scommetto soprattutto i controlli sulla circolazione dei capitali). Non sarebbe la prima volta, già ti hanno accusato di essere "statalista" — quale orrore!
Comunque, come hai giustamente fatto notare in più di un'occasione, coi rapporti di forza attuali è improbabile che insistere su tutto ciò possa fare alcuna differenza. Perdona la mia pedanteria, è che ancora fatico ad abituarmi all'idea che verremo travolti dagli eventi senza poter fare granché.
Leggere le parole di Calvino è stata una gradevole esperienza, lo ammetto. Un piccolo errore nel post: l'asse è Washington-Bruxelles/Lussemburgo (non Berlino)-Francoforte. Ma in fondo cambia poco...
RispondiEliminaUna volta tanto voglio ringraziarla non per il contenuto del suo post (eccellente comunque) ma per la raccomandazione e il link all'articolo di Mattei, l'ho trovato illuminante e ricco dal punto di vista storico e politico.
RispondiEliminaOra muoio di sonno (l'ho letto un po' tardino) ma ne è valsa senz'altro la pena :)
Saluti cordiali