questa ė l'acqua ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Dal Brasile con riconoscenza (tutto il mondo è pae...":
Caro Professore e cari amici del blog, quest'anno, con immenso
dispicere, non potrò venire a Pescara: è dal mese di agosto che io e mio
fratello assistiamo i miei genitori. Mio padre è gravissimo e mia madre
è caduta con frattura dell'anca. Tutto si ferma. Si continua a lavorare
in attesa della pensione, a marzo, dopo 46 anni di lavoro, e si assistono i
propri cari con difficoltà enormi. Unico contatto di vita vera questo
blog. Non ho mai smesso di leggere. Nonostante le notizie non siano
buone io solo qui mi sento viva. Altri hanno saputo analizzare meglio di
me il perché, non posso che dire grazie, un enorme grazie. Mentre
guardo mio padre morire, capisco che nulla è più importante della
consapevolezza. Buon goofy5 a tutti.
(...ne parliamo dopo. Ho distrutto la mia famiglia, ma ho creato una bella famiglia...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
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lunedì 31 ottobre 2016
Dal Brasile con riconoscenza (tutto il mondo è paese)
(...perché dopo aver parlato di chi vi ha tradito, per par condicio vi parlo di chi non vi ha tradito. Del resto, si sa, adoro parlare di me...)
Dall'altra parte dell'Oceano ricevo e volentieri pubblico (dato il contenuto informativo):
Egregio Professore
Sono [Paolo Rossi (o Mario Bianchi)] e sono un dottorando in [patafisica] dell'Università di Buopoli. Le scrivo per ringraziarla di avermi fornito finalmente degli strumenti per leggere la realtà, o almeno per provarci. Ho scoperto il suo blog e di conseguenza i suoi libri circa sei mesi fa. Essi mi hanno fornito finalmente un'analisi dell'attuale situazione nazionale e europea di cui sentivo fortemente il bisogno. Da vari anni il pensiero più o meno unico di gazzette e gazzettieri mi lasciava sempre perplesso: soluzioni contradditorie, considerazioni qualitative miste ad una certa banalità non mi convincevano mai del tutto, anzi mi davano la sgradevole impressione che l'economia non fosse nemmeno lontanamente paragonabile ad una Scienza. Poi è arrivato lei. Come ha scritto meravigliosamente ne 'Il Trotzkista e il Liberista' : "Perché se quando parli, o quando suoni, ti capita (e può capitare) di entrare in contatto con la verità, allora scopri l’immenso potere comunicativo e persuasivo che la verità, la semplice verità di una melodia, o di un ragionamento, esercita sugli astanti, e li senti con te." Tutto finalmente era chiaro, avevo finalmente degli strumenti e l'Economia poteva finalmente tornare nel mio personale olimpo scientifico.
Perchè le sono particolarmente grato per avermi fornito strumenti di analisi? Da quasi un [po' di tempo] ormai mi trovo in Brasile per un periodo di 'internazionalizzazione' e anche quì la situazione non è florida. Ciò che ha iniziato a disturbarmi dopo aver letto i suoi libri è stata la straordinaria somiglianza delle ricette proposte per 'risollevare il paese': austerità, pareggio di bilancio, lotta alla corruzione, privatizzazioni. Il tutto però in una situazione di bilancio pubblico assolutamente non disastrosa, molto diversa da quella degli anni '80 e '90. Altra nota stonata era la presenza nei mezzi d'informazione di un'unica visione della crisi, la solita statocastacriccacorruzzioneblutta. Memore dei suoi insegnamenti ho fatto allora una verifica semplice: ho cercato sul sito della banca centrale il famigerato 'conto corrente'. Di nuovo un barlume di Verità. Successivamente seguita da scoperte di articoli come questi dell'economista Felipe Rezende (che riporta un'udienza alla commissione affari economici brasiliana!), accompagnati ad articoli e video del professor Jesse Souza (che lei ha già indicato anche su Goofynomics), ad esempio questo.
Come in Europa in sintesi scopro che il problema è il debito privato, problema perfettamente diagnosticabile dall'analisi della bilancia dei pagamenti (non la ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire la 'stregoneria' di questo strumento così semplice ma così chiaro nella sua essenza meramente fenomenologica) in cui la passività del conto corrente era drogata da un cambio assolutamente fuori dal valore di equilibrio (come lei mostra anche nell'ultimo post del suo blog, il Brasile è terzo in quanto a sopravvalutazione). Questo in un contesto di disuguaglianza estremamente accentuato dove le elite economiche usano l'informazione e l'uso strumentale della corruzione per rovesciare i governi meno asserviti. Il pareggio di bilancio così diventa di nuovo lo strumento di compressione salariale (tra cui il mio) per ripagare i debitori esteri, magari uccidendo il paese. Sempre il solito canovaccio.
Insomma la ringrazio immensamente. Anche se non cambierà nulla in nessuna della due sponde dell'atlantico almeno grazie a lei sono diventato meno stupido e, forse, meno preso per i fondelli.
Cordiali saluti
Un Espatriato
P.S. Mi dispiace non poter venire quest'anno al 'Goofy5' dato che la mia partecipazione alla 'generazione Erasmus Mundi' per la costruzione degli Stati Uniti della Terra finiràl'anno prossimo. Cercherò assolutamente di rimediare l'anno prossimo.
(...lo sappiamo, no, che quello brasiliano è il solito golpe colorato, vero!?...)
(...la cosa che più mi ha fatto piacere di questa lettera è l'essere riuscito a difendere ed affermare la dignità della mia scienza di fronte a un giovane studioso di scienze "dure", e questo contro il debordante delirio dei miei colleghi che "la svalutazzzzzzzione...." o "ildebbitopubblico". Ne vedremo ancora, di questi fenomeni, non dubitate. Ma ogni giorno che passa c'è una persona in più che è in grado di "irridere" - parola di Fabio Petri - questi "cialtroni" - parola di Gennaro Zezza. E già il fatto che io non sia più solo a chiamarli cialtroni, e a sottolineare la necessità di seppellirli con una risata, può essere considerato una vittoria e un punto di svolta importante, come ho evidenziato sabato a Corviale...)
Dall'altra parte dell'Oceano ricevo e volentieri pubblico (dato il contenuto informativo):
Egregio Professore
Sono [Paolo Rossi (o Mario Bianchi)] e sono un dottorando in [patafisica] dell'Università di Buopoli. Le scrivo per ringraziarla di avermi fornito finalmente degli strumenti per leggere la realtà, o almeno per provarci. Ho scoperto il suo blog e di conseguenza i suoi libri circa sei mesi fa. Essi mi hanno fornito finalmente un'analisi dell'attuale situazione nazionale e europea di cui sentivo fortemente il bisogno. Da vari anni il pensiero più o meno unico di gazzette e gazzettieri mi lasciava sempre perplesso: soluzioni contradditorie, considerazioni qualitative miste ad una certa banalità non mi convincevano mai del tutto, anzi mi davano la sgradevole impressione che l'economia non fosse nemmeno lontanamente paragonabile ad una Scienza. Poi è arrivato lei. Come ha scritto meravigliosamente ne 'Il Trotzkista e il Liberista' : "Perché se quando parli, o quando suoni, ti capita (e può capitare) di entrare in contatto con la verità, allora scopri l’immenso potere comunicativo e persuasivo che la verità, la semplice verità di una melodia, o di un ragionamento, esercita sugli astanti, e li senti con te." Tutto finalmente era chiaro, avevo finalmente degli strumenti e l'Economia poteva finalmente tornare nel mio personale olimpo scientifico.
Perchè le sono particolarmente grato per avermi fornito strumenti di analisi? Da quasi un [po' di tempo] ormai mi trovo in Brasile per un periodo di 'internazionalizzazione' e anche quì la situazione non è florida. Ciò che ha iniziato a disturbarmi dopo aver letto i suoi libri è stata la straordinaria somiglianza delle ricette proposte per 'risollevare il paese': austerità, pareggio di bilancio, lotta alla corruzione, privatizzazioni. Il tutto però in una situazione di bilancio pubblico assolutamente non disastrosa, molto diversa da quella degli anni '80 e '90. Altra nota stonata era la presenza nei mezzi d'informazione di un'unica visione della crisi, la solita statocastacriccacorruzzioneblutta. Memore dei suoi insegnamenti ho fatto allora una verifica semplice: ho cercato sul sito della banca centrale il famigerato 'conto corrente'. Di nuovo un barlume di Verità. Successivamente seguita da scoperte di articoli come questi dell'economista Felipe Rezende (che riporta un'udienza alla commissione affari economici brasiliana!), accompagnati ad articoli e video del professor Jesse Souza (che lei ha già indicato anche su Goofynomics), ad esempio questo.
Come in Europa in sintesi scopro che il problema è il debito privato, problema perfettamente diagnosticabile dall'analisi della bilancia dei pagamenti (non la ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire la 'stregoneria' di questo strumento così semplice ma così chiaro nella sua essenza meramente fenomenologica) in cui la passività del conto corrente era drogata da un cambio assolutamente fuori dal valore di equilibrio (come lei mostra anche nell'ultimo post del suo blog, il Brasile è terzo in quanto a sopravvalutazione). Questo in un contesto di disuguaglianza estremamente accentuato dove le elite economiche usano l'informazione e l'uso strumentale della corruzione per rovesciare i governi meno asserviti. Il pareggio di bilancio così diventa di nuovo lo strumento di compressione salariale (tra cui il mio) per ripagare i debitori esteri, magari uccidendo il paese. Sempre il solito canovaccio.
Insomma la ringrazio immensamente. Anche se non cambierà nulla in nessuna della due sponde dell'atlantico almeno grazie a lei sono diventato meno stupido e, forse, meno preso per i fondelli.
Cordiali saluti
Un Espatriato
P.S. Mi dispiace non poter venire quest'anno al 'Goofy5' dato che la mia partecipazione alla 'generazione Erasmus Mundi' per la costruzione degli Stati Uniti della Terra finiràl'anno prossimo. Cercherò assolutamente di rimediare l'anno prossimo.
(...lo sappiamo, no, che quello brasiliano è il solito golpe colorato, vero!?...)
(...la cosa che più mi ha fatto piacere di questa lettera è l'essere riuscito a difendere ed affermare la dignità della mia scienza di fronte a un giovane studioso di scienze "dure", e questo contro il debordante delirio dei miei colleghi che "la svalutazzzzzzzione...." o "ildebbitopubblico". Ne vedremo ancora, di questi fenomeni, non dubitate. Ma ogni giorno che passa c'è una persona in più che è in grado di "irridere" - parola di Fabio Petri - questi "cialtroni" - parola di Gennaro Zezza. E già il fatto che io non sia più solo a chiamarli cialtroni, e a sottolineare la necessità di seppellirli con una risata, può essere considerato una vittoria e un punto di svolta importante, come ho evidenziato sabato a Corviale...)
domenica 30 ottobre 2016
Chi ci ha tradito e chi ci sta tradendo
Il tema del tradimento della sinistra (genitivo soggettivo) ormai è entrato nel dibattito, tant'è che cominciano a parlarne intellettuali riconoscibili come "de sinistra" dalla sinistra di sinistra. Ci siamo lasciati dietro le spalle quelli che vaneggiavano sulla natura "non politica" della categoria di tradimento, in quanto categoria "soggettiva e non oggettiva"... Poveracci che, volendo fare sfoggio di approfondita cultura politica, mostravano solo di ignorare le basi della cultura occidentale. Una ignoranza tattica, naturalmente, volta solo a evitare quella cosa veramente di sinistra che da tempo sto chiedendo e che ora sembra arrivare, con un pochino di ritardo: l'autocritica (si veda qui il punto 3).
Ma la storia, i cui processi sono, in effetti, oggettivi, non aspetta che le fragili soggettività individuali si rendano conto della necessità di un atto di coraggio, di un'assunzione di responsabilità (come quella fatta da D'Attorre pochi giorni or sono sul Fatto Quotidiano), e tira dritto.
Ed è appunto in questo tirare dritto, nell'oggettività dei processi storici, che si materializza l'oggettività del tradimento.
Mi spiego meglio: vi ricordate di quelli che "la svalutazione schianta la vedova e l'orfano e quindi restiamo dentro l'eurone che ci protegge"? Quanto ho fatto, qui, per far capire la natura stolta e dilettantesca di queste affermazioni! Avevamo cominciato il 25 aprile di quattro anni fa, e poi battuto e ribattuto su questo argomento, ad esempio nella serie delle leggende metropolitane (la trovate elencata in calce a questo post). Ma non è servito a nulla. Indisturbati da parte dei politici di riferimento, pochi colleghi privi di scrupoli hanno continuato a fornire dati in contrasto con l'evidenza fattuale, terrorizzando soprattutto il sindacato rispetto alle conseguenze di una possibile uscita.
Perché soggettivamente l'abbiano fatto non lo so, posso solo supporlo. Ma quale sia stato oggettivamente il risultato lo vedete: il sindacato è ancora compattamente eurista, e per difendere l'euro ha accettato il jobs act, fra le altre cose, anche perché gli era stato detto da persone prive di scrupoli e di etica professionale che l'alternativa sarebbe stata un'inflazione al 20%.
Ora, il punto è che chi, con la solfa dell'uscita a sinistra, ha terrorizzato i sindacalisti, paralizzandone l'azione, ha oggettivamente comprato tempo coi soldi dei lavoratori per regalarlo al capitale. La vera uscita a sinistra, infatti, non è quella che propone Tizio che si sveglia nel 2014, scopiazzandola da un libro pubblicato nel 2012. Direi proprio di no. La vera uscita a sinistra è quella che avviene prima. Prima di cosa? Prima e basta. Perché finché continuiamo a comprare tempo da una posizione di debolezza, il poi per noi sarà sempre peggiore.
Secondo voi, sarebbe stato più "di sinistra" uscire prima del Jobs act, o dopo il Jobs act? Chiaro che nel mondo di poi, cioè posteriore al jobs act, i datori di lavoro hanno in mano uno strumento di ricatto che prima non avevano. Quindi, non ci sono santi: in queste condizioni è perfettamente ovvio che una uscita avrà effetti meno favorevoli ai lavoratori di quelli che avrebbe avuto nelle condizioni precedenti.
Del resto, noi qui lo sappiamo bene: la rigidità del cambio serve proprio ad accumulare tali tensioni sulla competitività da rendere credibile il messaggio di chi ci chiede (ma in realtà ci impone) di fare un "ultimo" sacrificio smantellando qualche altro pezzetto di stato sociale.
Il punto è che questi effetti sono largamente irreversibili. La crisi del 1992 è servita a rasare completamente la scala mobile e a introdurre la concertazione. Vi risulta che dopo lo sganciamento si sia tornati indietro? No.
E sapete perché?
Perché c'è un altro aspetto perverso, il più subdolo, il più disgustoso, il più vile, il più ributtante, del raccontino di quelli che "bisogna uscire a sinistra altrimenti sarà una catastrofe". E siccome nessuno ve lo ha fatto notare, ve lo faccio notare io, che sono qui per questo. Siccome la catastrofe che i cialtroni paventano non ci sarà, le persone ricominceranno a vivere meglio in termini assoluti (gli entreranno più soldi in tasca), e quindi, fatalmente, si disinteresseranno di come stiano andando le cose in termini relativi, cioè di lottare per avere la loro giusta quota del prodotto nazionale, e le istituzioni che la tutelano.
Capite? Ma c'è poco da capire: è già successo (nel 1992).
Un conto è dire: "sarà una catastrofe, recessione dell'80%, inflazione del 30%...". Chi agisce così è fascista due volte: la prima perché vuole mantenere una situazione nella quale è avvantaggiato solo il grande capitale, e la seconda perché contribuisce involontariamente (ma oggettivamente) a creare la sensazione fasulla che con l'uscita, visto che la catastrofe non ci sarà, sarà risolto tutto.
Insomma: è fascista due volte chi vi chiede di lottare ora per mantenere il sistema che vi opprime, e oggettivamente contribuisce ad illudervi che non sarà necessario lottare dopo, quando questo sistema continuerà a cercare di opprimervi.
Un altro conto è dire, come facciamo qui: ci sono delle criticità, naturalmente, ma sono gestibili e il problema non è il durante, il problema è il prima (in cui non possiamo lottare, perché inseriti in un contesto istituzionale che non lo permette) e il dopo (in cui dovremo lottare, sfruttando ogni centimetro che l'arretramento del grande capitale ci lascerà, senza lasciarci fuorviare dal mancato verificarsi delle previsioni catastrofistiche dei cialtroni).
Ecco.
Vi ha tradito chi non ha fatto abbastanza per far maturare la coscienza, che qui è stata limpidissima e coerente fin dal primo momento, della necessità di un cambiamento. Vi sta tradendo chi prospetta catastrofi, perché oggettivamente coopera a farvi abbassare la guardia nella fase più delicata: quella della gestione del cambiamento.
Ricordateli nelle vostre preghiere, come io faccio nelle mie, e guardate con attenzione al futuro.
Ma la storia, i cui processi sono, in effetti, oggettivi, non aspetta che le fragili soggettività individuali si rendano conto della necessità di un atto di coraggio, di un'assunzione di responsabilità (come quella fatta da D'Attorre pochi giorni or sono sul Fatto Quotidiano), e tira dritto.
Ed è appunto in questo tirare dritto, nell'oggettività dei processi storici, che si materializza l'oggettività del tradimento.
Mi spiego meglio: vi ricordate di quelli che "la svalutazione schianta la vedova e l'orfano e quindi restiamo dentro l'eurone che ci protegge"? Quanto ho fatto, qui, per far capire la natura stolta e dilettantesca di queste affermazioni! Avevamo cominciato il 25 aprile di quattro anni fa, e poi battuto e ribattuto su questo argomento, ad esempio nella serie delle leggende metropolitane (la trovate elencata in calce a questo post). Ma non è servito a nulla. Indisturbati da parte dei politici di riferimento, pochi colleghi privi di scrupoli hanno continuato a fornire dati in contrasto con l'evidenza fattuale, terrorizzando soprattutto il sindacato rispetto alle conseguenze di una possibile uscita.
Perché soggettivamente l'abbiano fatto non lo so, posso solo supporlo. Ma quale sia stato oggettivamente il risultato lo vedete: il sindacato è ancora compattamente eurista, e per difendere l'euro ha accettato il jobs act, fra le altre cose, anche perché gli era stato detto da persone prive di scrupoli e di etica professionale che l'alternativa sarebbe stata un'inflazione al 20%.
Ora, il punto è che chi, con la solfa dell'uscita a sinistra, ha terrorizzato i sindacalisti, paralizzandone l'azione, ha oggettivamente comprato tempo coi soldi dei lavoratori per regalarlo al capitale. La vera uscita a sinistra, infatti, non è quella che propone Tizio che si sveglia nel 2014, scopiazzandola da un libro pubblicato nel 2012. Direi proprio di no. La vera uscita a sinistra è quella che avviene prima. Prima di cosa? Prima e basta. Perché finché continuiamo a comprare tempo da una posizione di debolezza, il poi per noi sarà sempre peggiore.
Secondo voi, sarebbe stato più "di sinistra" uscire prima del Jobs act, o dopo il Jobs act? Chiaro che nel mondo di poi, cioè posteriore al jobs act, i datori di lavoro hanno in mano uno strumento di ricatto che prima non avevano. Quindi, non ci sono santi: in queste condizioni è perfettamente ovvio che una uscita avrà effetti meno favorevoli ai lavoratori di quelli che avrebbe avuto nelle condizioni precedenti.
Del resto, noi qui lo sappiamo bene: la rigidità del cambio serve proprio ad accumulare tali tensioni sulla competitività da rendere credibile il messaggio di chi ci chiede (ma in realtà ci impone) di fare un "ultimo" sacrificio smantellando qualche altro pezzetto di stato sociale.
Il punto è che questi effetti sono largamente irreversibili. La crisi del 1992 è servita a rasare completamente la scala mobile e a introdurre la concertazione. Vi risulta che dopo lo sganciamento si sia tornati indietro? No.
E sapete perché?
Perché c'è un altro aspetto perverso, il più subdolo, il più disgustoso, il più vile, il più ributtante, del raccontino di quelli che "bisogna uscire a sinistra altrimenti sarà una catastrofe". E siccome nessuno ve lo ha fatto notare, ve lo faccio notare io, che sono qui per questo. Siccome la catastrofe che i cialtroni paventano non ci sarà, le persone ricominceranno a vivere meglio in termini assoluti (gli entreranno più soldi in tasca), e quindi, fatalmente, si disinteresseranno di come stiano andando le cose in termini relativi, cioè di lottare per avere la loro giusta quota del prodotto nazionale, e le istituzioni che la tutelano.
Capite? Ma c'è poco da capire: è già successo (nel 1992).
Un conto è dire: "sarà una catastrofe, recessione dell'80%, inflazione del 30%...". Chi agisce così è fascista due volte: la prima perché vuole mantenere una situazione nella quale è avvantaggiato solo il grande capitale, e la seconda perché contribuisce involontariamente (ma oggettivamente) a creare la sensazione fasulla che con l'uscita, visto che la catastrofe non ci sarà, sarà risolto tutto.
Insomma: è fascista due volte chi vi chiede di lottare ora per mantenere il sistema che vi opprime, e oggettivamente contribuisce ad illudervi che non sarà necessario lottare dopo, quando questo sistema continuerà a cercare di opprimervi.
Un altro conto è dire, come facciamo qui: ci sono delle criticità, naturalmente, ma sono gestibili e il problema non è il durante, il problema è il prima (in cui non possiamo lottare, perché inseriti in un contesto istituzionale che non lo permette) e il dopo (in cui dovremo lottare, sfruttando ogni centimetro che l'arretramento del grande capitale ci lascerà, senza lasciarci fuorviare dal mancato verificarsi delle previsioni catastrofistiche dei cialtroni).
Ecco.
Vi ha tradito chi non ha fatto abbastanza per far maturare la coscienza, che qui è stata limpidissima e coerente fin dal primo momento, della necessità di un cambiamento. Vi sta tradendo chi prospetta catastrofi, perché oggettivamente coopera a farvi abbassare la guardia nella fase più delicata: quella della gestione del cambiamento.
Ricordateli nelle vostre preghiere, come io faccio nelle mie, e guardate con attenzione al futuro.
sabato 29 ottobre 2016
Appunti per Corviale...
(...sto andando qui, e mi servono come promemoria questi grafici...)
(...perché? E fatevi i fatti vostri! Chi verrà vedrà. A proposito: esco...)
(...perché? E fatevi i fatti vostri! Chi verrà vedrà. A proposito: esco...)
venerdì 28 ottobre 2016
Global currency misalignments (il terzo punto)
(...seguito del post precedente...)
Nicola Nisco ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Nixon moment?":
@ Alberto Bagnai
Professore dopo questa sua affermazione va osservato che tra due punti passa una e una sola retta ma infiniti cerchi.
La prossima volta sia più buono, ci dia almeno tre punti almeno un paio di aree riusciamo ad individuarle.
So di non sapere
Postato da Nicola Nisco in Goofynomics alle 28 ottobre 2016 11:48
...mmmmmh! Dato che questo blog inizialmente riscosse molto successo fra quelli che "per tre punti passa una sola retta", vi fornisco il terzo punto, tratto da un lavoro che sto facendo con Claudio:
(fonte)
(...ora di punti ne avete ben tre, e sono tutti allineati lungo la stessa retta. Poi nun dite che nun ve l'avevo detto...)
Nicola Nisco ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Nixon moment?":
@ Alberto Bagnai
Professore dopo questa sua affermazione va osservato che tra due punti passa una e una sola retta ma infiniti cerchi.
La prossima volta sia più buono, ci dia almeno tre punti almeno un paio di aree riusciamo ad individuarle.
So di non sapere
Postato da Nicola Nisco in Goofynomics alle 28 ottobre 2016 11:48
...mmmmmh! Dato che questo blog inizialmente riscosse molto successo fra quelli che "per tre punti passa una sola retta", vi fornisco il terzo punto, tratto da un lavoro che sto facendo con Claudio:
(fonte)
(...ora di punti ne avete ben tre, e sono tutti allineati lungo la stessa retta. Poi nun dite che nun ve l'avevo detto...)
mercoledì 26 ottobre 2016
Nixon moment?
(fonte)
"The third indispensable element in building the new prosperity is closely related to creating new jobs and halting inflation. We must protect the position of the American dollar as a pillar of monetary stability around the world.
In the past 7 years, there has been an average of one international monetary crisis every year...
I have directed Secretary Connally to suspend temporarily the convertibility of the dollar into gold or other reserve assets, except in amounts and conditions determined to be in the interest of monetary stability and in the best interests of the United States.
Now, what is this action — which is very technical — what does it mean for you?
Let me lay to rest the bugaboo of what is called devaluation.
If you want to buy a foreign car or take a trip abroad, market conditions may cause your dollar to buy slightly less. But if you are among the overwhelming majority of Americans who buy American-made products in America, your dollar will be worth just as much tomorrow as it is today.
The effect of this action, in other words, will be to stabilize the dollar."
(fonte)
(...sono sotto i cocci del muro dello stress. I punti sono due e quindi ci passa una sola retta. Non potrò gestire la discussione. Divertitevi voi, che potete...)
(...solo un dettaglio: Nixon parla di svalutare per controllare l'inflazione e proteggere la stabilità del dollaro. Certo, a orecchie ingenue suona paradossale. Io non sono un presidente degli Stati Uniti, ma qualcuno lo sarà...)
(...p.s.: noi quando ce lo meriteremo un politico che parla di problemi in modo accessibile?...)
venerdì 21 ottobre 2016
O vos omnes qui transitis per viam...
(...lunedì mattina tornavo dall'aver accompagnato SAS Er Palla a scuola. Incolonnato nel traffico sulla via di casa, ascoltavo trasognato la rassegna stampa di Stefano Feltri, così, per capire cosa sta succedendo nel mondo del contingente, per vedere a quale pagina del Tramonto dell'euro siamo arrivati. Mi aspettava una puntata di Coffee Break in compagnia del simpatico Romano, inteso come cognome, quello che mi chiama "professore", e quindi non volevo farmi trovare impreparato come uno scolaretto. Ma le cose come vanno si sa: il governo continua imperterrito a curare dal lato dell'offerta una crisi di domanda, perché non ha gli strumenti politici, istituzionali e culturali per fare altro. Da qui un certo mio disinteresse. Poi, alle 8:16...)
Alessandra: Pronto, sono emozionatissima. Mi chiamo Alessandra, chiamo da Roma, ascolto questa trasmissione da più di 30 anni, quando posso l’ascolto tutte le mattine, e sono grata a questa trasmissione che ci dà la possibilità di poter parlare, di poter dire la propria opinione, di fare qualche domanda.
Alessandra: Pronto, sono emozionatissima. Mi chiamo Alessandra, chiamo da Roma, ascolto questa trasmissione da più di 30 anni, quando posso l’ascolto tutte le mattine, e sono grata a questa trasmissione che ci dà la possibilità di poter parlare, di poter dire la propria opinione, di fare qualche domanda.
Le
istituzioni non mi danno ascolto, sono in uno stato di assoluta
povertà, praticamente ho perso ogni speranza di sostentamento, di tutto.
Lavoravo, avevo un lavoro dignitosissimo, ho lavorato, ho fatto
tantissimi lavori di restauro... purtroppo molto saltuariamente, ho
lavorato sempre con la ritenuta d’acconto e non mi hanno calcolato nel...
cioè... non ho nessuna pensione per quello che ho fatto, ho sempre
versato ma non ho ricevuto...
Stefano: Posso chiederle quanti anni ha?
Alessandra: Ho
60 anni, adesso io non ho più speranza di rientrare in qualsiasi tipo
di lavoro, non mi vogliono neanche come pulitrice di scale... non mi
vogliono da nessuna parte.... veramente, posso fare giusto lavori tipo...
neanche come baby sitter, son troppo vecchia, io lo farei anche
volentieri... ma comunque non c’è speranza, nessuna..
Io
sono 5 anni che continuo a girare a vuoto per tutti gli uffici
supplicando in ginocchio... ma nessuno mi da retta, nessuno mi prende
sul serio... non credo di essere l’unica, vorrei che questo uscisse allo
scoperto. Devo pagare le tasse, la mia vita è una lotta per non
perdere la casa che mi sono conquistata, mio padre mi ha dato un
contributo per avere questa casa, è morto, come tutti... La mia famiglia
praticamente non esiste quasi più, oppure sono indifferenti... Sto
perdendo tutti gli amici perché nella mia condizione non posso
condividere niente con nessuno. Ho appena... qualche soldo... vado a
raccogliere la cicoria nei campi, o cose del genere... ho una casa che
cerco di mantenere. Non si può vivere per non perdere la casa, che si è
conquistata.
Ho
comunque tantissimi interessi, non sono mai caduta in depressione e
credo che non ci cadrò mai, per fortuna ho una buona salute – almeno
spero, ancora – che mi permette di muovermi, di continuare a studiare, a
vedere, perché sono un’appassionata di storia dell’arte... e pure di
continuare a fare un lavoro praticamente inutile come il medaglista, che
ho fatto tanti anni fa... la scuola alla zecca dello stato, una cosa
meravigliosa... purtroppo lì, ormai, è un lavoro relegato nei ricordi
del passato, non è nemmeno più un lavoro....
Stefano Feltri: La ringrazio per la sua testimonianza.
Alessandra: Vorrei che uscisse questo problema della povertà su qualche giornale...
Stefano Feltri:
Grazie, è stata molto efficace nel raccontarci questa sua storia, che
si lega un po’ alle questioni che stavamo trattando prima, un po’ alle
scelte di priorità che una politica pubblica, economica. Per questo
dicevo che forse preoccuparsi di chi un lavoro ce l’ha e – come dire –
vorrebbe solo andare in pensione qualche anno prima, con tutto il
rispetto per chi è nella condizione di chi si è ritrovato bloccato dalla
riforma Fornero, che ha fatto lavori molto pesanti... ma se si devono
mettere delle risorse, bisogna anche pensare a chi è nella condizione
della nostra ascoltatrice e ha più bisogno di un intervento sociale che
sia tale da parte dello Stato, e mentre sulla povertà, per esempio,
nella manovra, adesso non mi ricordo la cifra esatta dell’ultimo
intervento ma dovrebbero essere, mi pare, 600 milioni complessivi…
eccolo qua, sul sociale sono previste riforme di 500 milioni di aumenti
del fondo per la povertà e 50 milioni del fondo per la non
autosufficienza.
Senza
permettermi minimamente di giudicare le biografie, le vite altrui, la
storia della nostra ascoltatrice aveva anche una cifra molto italiana;
cioè assenza di reddito o reddito molto basso ma casa di proprietà.
Questa è una scelta che fanno tanti, cioè è una condizione in cui si
trovano tanti italiani, specie anziani, che va detto con molta
franchezza però non è una scelta comune nel resto d’Europa, perché una
casa di proprietà, specialmente in una grande città, specie a Roma e a
Milano, è una grossa quota di patrimonio immobilizzato che è un
sacrosanto diritto avere, è una sacrosanta aspirazione, ma bisogna
essere consapevoli che è una grossa quota di patrimonio immobilizzata,
che in caso di necessità – come ad esempio la perdita di un lavoro –
dovrebbe essere possibile, non dico monetizzare in senso completo, ma
almeno attingere a quel salvadanaio di mattone.
Ci
sono vari sistemi che sono stati tentati, per esempio quella specie di
mutuo al rovescio, in cui uno che ha una casa di proprietà se la fa
rifinanziare dalla banca e alla fine la banca ha la casa ma il
proprietario ha un reddito come se attingesse alla sua casa come un
bancomat. È spiacevole da dire ma bisogna considerare che se uno ha
200.000 euro, 300.000 euro ma anche solo 50.000 euro immobilizzati in
una casa deve essere messo in condizioni di poterli utilizzare anche
sapendo di mettere in discussione magari il sogno di una vita, della
proprietà.
(...per tutta la settimana mi sono chiesto... ma... ma... ma... dove ho già sentito questa storia? Poi, oggi, al termine di una giornata emotivamente impegnativa per tanti motivi - perché il mio ex direttore di dipartimento, una persona per me molto importante, dalla quale ho imparato tanto, nel cui carattere passionale mi sono così tante volte riconosciuto, si è accomiatato: va in pensione; perché ho chiamato un amico e gli ho fatto una domanda alla quale sapevo che avrebbe risposto piangendo e scusandosi delle sue lacrime, perché io purtroppo so, ed è questo il problema; perché in mattinata avevo avuto almeno un paio di occasioni di urtarmi con la mia inadeguatezza nel gestire il mio progetto, che non posso portare avanti da solo, ma che non riesco a far camminare da solo né nelle grandi né nelle piccole cose - al termine di questa giornata, mentre ascendevo verso lo spartiacque, per isolarmi due giorni da SAS er Palla e da SAR la sua riverita madre, che amo e che mi sopporta, pensando di passare due giorni sotto la pioggia ad aspettare il passaggio dell'orso, con l'acqua che mi cola lungo la schiena, come al povero Nicola Rostov, al termine di questa interminabile giornata, scosso, frustrato, anelando al momento in cui potessi finalmente Gast sein, nicht immer Soldat sein, per un paio di giorni, mi ha traversato la mente un'intuizione. Questa:)
Le lendemain matin, comme Marguerite entrait dans la chambre de Fantine avant le jour, car elles travaillaient toujours ensemble et de cette façon n'allumaient qu'une chandelle pour deux, elle trouva Fantine assise sur son lit, pâle, glacée. Elle ne s'était pas couchée. Son bonnet était tombé sur ses genoux. La chandelle avait brûlé toute la nuit et était presque entièrement consumée.
— Seigneur ! la chandelle qui est toute brûlée ! il s'est passé des événements !
— Jésus ! fit Marguerite, qu'est-ce que vous avez, Fantine ?
— Je n'ai rien, répondit Fantine. Au contraire. Mon enfant ne mourra pas de cette affreuse maladie, faute de secours. Je suis contente.
— Ah, Jésus Dieu ! dit Marguerite. Mais c'est une fortune ! Où avez-vous eu ces louis d'or ?
— Je les ai eus, répondit Fantine.
Les deux dents étaient arrachées.
Le lendemain matin, comme Marguerite entrait dans la chambre de Fantine avant le jour, car elles travaillaient toujours ensemble et de cette façon n'allumaient qu'une chandelle pour deux, elle trouva Fantine assise sur son lit, pâle, glacée. Elle ne s'était pas couchée. Son bonnet était tombé sur ses genoux. La chandelle avait brûlé toute la nuit et était presque entièrement consumée.
Marguerite s'arrêta sur le seuil, pétrifiée de cet énorme désordre, et s'écria :
— Seigneur ! la chandelle qui est toute brûlée ! il s'est passé des événements !
Puis elle regarda Fantine qui tournait vers elle sa tête sans cheveux.
Fantine depuis la veille avait vieilli de dix ans.
— Jésus ! fit Marguerite, qu'est-ce que vous avez, Fantine ?
— Je n'ai rien, répondit Fantine. Au contraire. Mon enfant ne mourra pas de cette affreuse maladie, faute de secours. Je suis contente.
En parlant ainsi, elle montrait à la vieille fille deux napoléons qui brillaient sur la table.
— Ah, Jésus Dieu ! dit Marguerite. Mais c'est une fortune ! Où avez-vous eu ces louis d'or ?
— Je les ai eus, répondit Fantine.
En
même temps elle sourit. La chandelle éclairait son visage. C'était un
sourire sanglant. Une salive rougeâtre lui souillait le coin des lèvres,
et elle avait un trou noir dans la bouche.
Elle envoya les quarante francs à Montfermeil.
Du reste c'était une ruse des Thénardier pour avoir de l'argent. Cosette n'était pas malade.
Fantine jeta son miroir par la fenêtre. Depuis longtemps elle avait quitté sa cellule du second pour une mansarde fermée d'un loquet sous le toit ; un de ces galetas dont le plafond fait angle avec le plancher et vous heurte à chaque instant la tête. Le pauvre ne peut aller au fond de sa chambre comme au fond de sa destinée qu'en se courbant de plus en plus. Elle n'avait plus de lit, il lui restait une loque qu'elle appelait sa couverture, un matelas à terre et une chaise dépaillée. Un petit rosier qu'elle avait s'était desséché dans un coin, oublié. Dans l'autre coin, il y avait un pot à beurre à mettre l'eau, qui gelait l'hiver, et où les différents niveaux de l'eau restaient longtemps marqués par des cercles de glace. Elle avait perdu la honte, elle perdit la coquetterie. Dernier signe. Elle sortait avec des bonnets sales. Soit faute de temps, soit indifférence, elle ne raccommodait plus son linge. A mesure que les talons s'usaient, elle tirait ses bas dans ses souliers. Cela se voyait à de certains plis perpendiculaires. Elle rapiéçait son corset, vieux et usé, avec des morceaux de calicot qui se déchiraient au moindre mouvement. Les gens auxquels elle devait, lui faisaient « des scènes », et ne lui laissaient aucun repos. Elle les trouvait dans la rue, elle les retrouvait dans son escalier. Elle passait des nuits à pleurer et à songer. Elle avait les yeux très brillants, et elle sentait une douleur fixe dans l'épaule, vers le haut de l'omoplate gauche. Elle toussait beaucoup. Elle haïssait profondément le père Madeleine, et ne se plaignait pas. Elle cousait dix-sept heures par jour ; mais un entrepreneur du travail des prisons qui faisait travailler les prisonnières au rabais, fit tout à coup baisser les prix, ce qui réduisit la journée des ouvrières libres à neuf sous. Dix-sept heures de travail, et neuf sous par jour ! Ses créanciers étaient plus impitoyables que jamais. Le fripier, qui avait repris presque tous les meubles, lui disait sans cesse : Quand me payeras-tu, coquine ? Que voulait-on d'elle, bon Dieu ! Elle se sentait traquée et il se développait en elle quelque chose de la bête farouche. Vers le même temps, le Thénardier lui écrivit que décidément il avait attendu avec beaucoup trop de bonté, et qu'il lui fallait cent francs, tout de suite ; sinon qu'il mettrait à la porte la petite Cosette, toute convalescente de sa grande maladie, par le froid, par les chemins, et qu'elle deviendrait ce qu'elle pourrait, et qu'elle crèverait, si elle voulait. — Cent francs, songea Fantine. Mais où y a-t-il un état à gagner cent sous par jour ?
— Allons ! dit-elle, vendons le reste.
L'infortunée se fit fille publique.
(...e ora sono triste, ma non ho mal di testa. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: a sessant'anni è difficile che Alessandra possa seguire il destino di Fantine, e, soprattutto, noi non la guarderemo mai negli occhi...)
"Devo farti
una confessione", esordì Ivan, "non ho mai potuto capire come si
possa amare il prossimo. Secondo me, è impossibile amare proprio quelli che ti
stanno vicino, mentre si potrebbe amare chi ci sta lontano. Una volta ho letto
da qualche parte la storia di "Giovanni il misericordioso", un santo:
un viandante affamato e infreddolito andò da lui e gli chiese di riscaldarlo e
quello lo fece coricare nel letto insieme a lui, lo abbracciò e prese a
soffiargli nella bocca, putrida e puzzolente a causa di una terribile malattia.
Io sono convinto che egli lo facesse per una lacerazione piena di falsità, per
il dovere di amare che gli era stato imposto, per una penitenza che si era
inflitto. Perché si possa amare una persona, è necessario che essa si celi alla
vista, perché non appena essa mostrerà il suo viso, l'amore verrà meno".
"Più di una
volta, lo starec Zosima ha parlato di questo", osservò Alëša; "ha
anche detto che spesso il viso di un uomo, per chi è inesperto in amore,
diventa un ostacolo per l'amore. Tuttavia, c'è anche molto amore nell'umanità,
amore quasi comparabile a quello di Cristo, questo l'ho visto io stesso,
Ivan..."
"Be', io non
ne so niente di questo per ora e non posso capire, e, come me, una moltitudine
innumerevole di uomini. La questione è se questo è dovuto alle cattive qualità
degli uomini o se tale è la loro natura. Secondo me, l'amore di Cristo per gli
uomini è una specie di miracolo impossibile sulla terra. Vero è che egli era
Dio. Ma noi non siamo dèi. Supponiamo, per esempio, che io soffra
profondamente: un'altra persona non potrà mai sapere fino a che punto io
soffra, perché lui è un'altra persona e non è me, e, soprattutto, è raro che un
uomo sia disposto a riconoscere in un altro un uomo che soffre (come se si
trattasse di un'onorificenza). Perché non è disposto a farlo, tu che ne pensi?
Perché, ad esempio, ho un cattivo odore, perché ho una faccia stupida, o perché
una volta gli ho pestato un piede. E poi c'è sofferenza e sofferenza: una
sofferenza degradante, umiliante come la fame, per esempio, il mio benefattore
me la può ancora concedere, forse, ma quando la sofferenza è a uno stadio
superiore, quando, per esempio, si soffre per un'idea, quella non me la
accetterà, perché, diciamo, dandomi un'occhiata, ha visto che non ho affatto la
faccia che, secondo la sua immaginazione, dovrebbe avere una persona che soffre
per un'idea. E quindi egli mi priva immediatamente dei suoi favori, e non si
può dire che lo faccia per cattiveria. I mendicanti, soprattutto quelli nobili,
non dovrebbero mai mostrarsi, ma dovrebbero chiedere l'elemosina rimanendo
nascosti dietro i giornali. Si può amare il prossimo in astratto, a volte anche
da lontano, ma da vicino è quasi sempre impossibile. Se tutto fosse come a
teatro, nei balletti, dove, quando appaiono mendicanti, essi indossano stracci
di seta e pizzi lacerati e chiedono l'elemosina danzando leggiadramente, be',
in tal caso, li si potrebbe ancora ammirare. Ammirare, ma non amare. Ma
finiamola con questo argomento. Volevo soltanto esporti il mio punto di vista.
Volevo parlare delle sofferenze dell'umanità in generale, ma è meglio se ci
soffermiamo solo sulle sofferenze dei bambini. Questo riduce le mie
argomentazioni ad un decimo della loro portata, ma è meglio parlare solo dei
bambini, sebbene questo non vada a mio vantaggio. In primo luogo, i bambini si
possono amare anche da vicino, anche se sono sporchi, brutti di viso (anche se
a me pare che i bambini non siano mai brutti). Il secondo motivo per cui non
voglio parlare degli adulti è che, oltre ad essere disgustosi e incapaci di
meritarsi l'amore, per loro si tratta anche della giusta punizione: hanno
mangiato la mela, conoscono il bene e il male, e sono divenuti "come
Dio". E continuano a mangiarla anche adesso. I bambini invece non hanno
mangiato niente e per ora non sono colpevoli di nulla. Tu ami i bambini, Alëša?
So che li ami e certo capirai per quale motivo voglio parlare solo di loro. E
se anche loro soffrono terribilmente su questa terra, è ovviamente per colpa
dei loro padri, sono puniti a causa dei loro padri che hanno mangiato la mela;
ma questo ragionamento appartiene ad un altro mondo, ed è incomprensibile per
il cuore umano qui sulla terra. Gli innocenti non devono soffrire per le colpe
degli altri, soprattutto se sono innocenti come i bambini! Forse ti
meraviglierò, Alëša, ma anch'io amo moltissimo i bambini. E nota bene che le
persone crudeli, passionali, sensuali - la gente tipo i Karamazov, insomma -
non di rado amano molto i bambini. I bambini, finché rimangono piccoli, diciamo
fino all'età di sette anni, sono molto diversi dagli adulti: sembrano degli
esseri a sé stanti, con una natura tutta propria. Conoscevo un criminale che
stava in prigione: nella sua carriera gli era capitato di sterminare intere
famiglie, si introduceva nelle loro case di notte per rubare, aveva anche
trucidato alcuni bambini. Eppure, mentre si trovava in prigione, nutriva uno
strano attaccamento ai bambini. Non faceva altro che guardare dalla finestra
della prigione i bambini che giocavano nel cortile del carcere. Ad uno di essi
insegnò a salire fino alla sua finestra e così divennero grandi amici... Sai a
quale scopo ti sto dicendo tutto questo, Alëša? Non so, ho mal di testa
e sono triste".
(...voi lo sapete, e sapete come continua, e come va a finire, ma se ve lo foste dimenticato, un pezzo è qui...)
(...er Palla ama molto i bambini: li ama da quando era un bambino, perché già da bambino era un Karamazov, come il su' babbo...)
(...perché i nostri pastori ci esortano ad amare il nostro distante? Io credo di sapere anche questo: perché temono che noi riconosciamo nel nostro prossimo la nostra umanità, temono che noi ci guardiamo negli occhi, e che da questa agnizione scaturisca una comune battaglia per la difesa della nostra dignità, quella dignità che nelle parole di Alessandra era così presente, così ulcerante. Non est dolor sicut dolor meus, perché io so che questo dolore è inutile, e che non possiamo fare nulla per evitarlo...)
"Devi
sapere, novizio, che le assurdità sono necessarie sulla terra. Il mondo si
regge sulle assurdità e senza di esse forse non sarebbe mai accaduto niente sulla
terra. Noi sappiamo quello che sappiamo!"
(...quanto è bello leggere queste parole a vent'anni, quando non capisci un cazzo: un affettuoso saluto a Giovinia...)