The max ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Dernière chance (i colonnelli, o l'età dell'euro i...":
Dopo l'ennesima discussione su whatsapp su euro, europa, referendum e
banche, ecco che arriva il seguente messaggio da un nostalgico:
"...serve un dittatore illuminato per tenere a bada una massa di caproni..."
Non solo in Grecia girano certe idee...
Postato da The max in Goofynomics alle 18 marzo 2016 14:01
Seguirà un post tecnico, anzi, tecnicissimo. Cosa volete? Il modello kaleckiano o la correlazione spuria? Ora però permettetemi una notazione. All'ultimo convegno di a/simmetrie, l'associazione da voi generosamente sostenuta
...mi è capitato di dire, e forse lo ricorderete, ai cari amici politici
"non potete pensare che le logiche siano ancora quelle di quando si cresceva e quindi c'era qualcosa da dividersi. Non è più così. Stiamo calando, e fra un po' non ci sarà più niente da dividersi."
(qui).
L'euro non è un mondo per tiepidi.
I politici che continuano a nicchiare si prendono la più terribile delle responsabilità. Quella di far nascere nell'elettorato un disgusto viscerale verso il metodo democratico. Si tratta del fenomeno che Panagiotis descriveva nel post precedente con riferimento al suo paese, e che non mi stupirei se attecchisse qui da noi.
Paradossalmente, il cancro della democrazia non sono qui i partiti "populisti", la cui affermazione poteva tranquillamente essere evitate cinque anni or sono parlando chiaro (cosa da me chiesta, come sapete, qui), e forse nemmeno i partiti populisti senza virgolette (cioè i "movimenti" demagogici di vario ordine e grado). Chi afferma (o fa finta di affermare) una tesi, sia pure radicale, sia pure non condivisibile, fa meno male alla democrazia di chi si barcamena affermando il nulla. Questi ultimi, a differenza dei primi, contribuiscono a rafforzare negli elettori l'idea che la democrazia sia inutile. Ed è questo che spiana la strada ai fascisti di qualsiasi colore, razza e nazionalità.
Sono quelli del piano B, delle pugnette sul tavolo, che nella loro incapacità di capire che oggi il discorso politico deve essere radicale, o non è politico, quando parlano di "altra Europa" si lasciano tagliare l'erba sotto i piedi da chi vuole un'Europa "più altra" (vedi Varufake), mentre quando timidamente si affacciano a criticarla, l'Europa, sono spiazzati da chi ha più voce in capitolo e, duole dirlo, più credibilità di loro.
Lui, pur nella sua generale inconsistenza, almeno si identifica col suo ruolo.
Loro non possono identificarsi con altro che con le loro idee.
Cioè, purtroppo per noi e per loro, con il nulla.
Il Signore abbia pietà di noi.
Ma di loro no.
Quando si parla di questi temi molta gente vuole vedere la sinistra asfaltata.Loro si sono voluti suicidare ed è giusto che si prendano le loro responsabilità.Erano già stati avvertiti da qualcuno.
RispondiEliminaIl Signore avrà pietà di noi Prof, ma loro non avranno pietà di noi però.
RispondiElimina(Saluti da Verona, spero una volta vederla nella mia città).
Pietà l'è morta.
EliminaA noi basterebbe anche solo un briciolo di contenuti razionali...a limite qualche colonnello che ci liberi dagli euristi...ma poi chi ci libererà dai colonnelli?!
RispondiEliminaProfessore, io direi correlazione spuria.
Appoggio le spurie, anche perchè ci erano state preannunciate in un post precedente...
EliminaMa secondo voi qui quanti sanno cos'è una correlazione?
EliminaPiù o meno quanti sanno cosa sia una distribuzione gaussiana o che r2 non è il nome di un personaggio di Guerre Stellari che di cognome fa d2
EliminaLo sanno lo sanno! Consideri me, non sottovaluti gli immensi vantaggi della disoccupazione! L'euro mi ha dato tutto il tempo di seguire il corso di statistica...Professore Lalla Michele, Università di Modena e Reggio Emilia...bravissimo insegnante, molto meno bravo l'allievo!
EliminaQuesto le dimostra che l'Unione è un'area valutaria ottimale endogena...
Non ci sono più i colonnelli di una volta: ce toccano i contractor...
EliminaMichele Salvati sul Corriere:
RispondiElimina"(...) Nel mio ultimo articolo sul Corriere ho cercato di dare un'idea del disegno di politica economica che il governo sta seguendo: netta opposizione all'obiettivo di uscita dalla moneta unica, tipico dei movimenti populisti, per le conseguenze disastrose che questo avrebbe in un futuro prevedibile; tentativo di ottenere dall'Unione tutti i margini possibili per una politica di bilancio più espansiva; accelerazione delle politiche strutturali per rendere il nostro Paese più efficiente nel comparto pubblico e più competitivo in quello privato. Mi sembra difficile, per un politico che ha a cuore il benessere del Paese, opporsi ai due primi obiettivi. Possibile è invece interrogarsi se si fa abbastanza e nella giusta direzione riguardo al terzo: la mia impressione è che esigenze di consenso elettorale trattengano il governo dal dare un'idea realistica della difficoltà del compito e della radicalità delle misure necessarie per assolverlo.
Per procedere con le riforme strutturali è necessario anzitutto mettere al riparo il Paese dal pericolo di attacchi speculativi cui l'espone il suo enorme debito pubblico. La semplice presenza di una ricchezza privata superiore e di un debito previdenziale inferiore a quelli di altri Paesi non basta: bisogna dimostrare che la maggiore ricchezza privata può essere convertita in minor debito pubblico e temo che operazioni di finanza straordinaria, di cui comprensibilmente non si parla, siano inevitabili per operare questa conversione: ai detentori dei titoli del nostro debito non interessa che gli italiani siano ricchi, vogliono essere ragionevolmente sicuri che quei titoli verranno ripagati. Così come temo sia inevitabile, nell'impossibilità di una svalutazione vera, una svalutazione interna, cioè una dinamica salariale più bassa, allo scopo di dare maggiore competitività alle nostre imprese. L'ideale, ovviamente, sarebbe una maggior crescita della produttività: ma questa in Italia ristagna da vent'anni ed è improbabile che le numerose misure che il governo ha preso per rianimarla abbia successo in tempi brevi. Nel frattempo però le esportazioni tengono a malapena il passo con le importazioni e il tasso di occupazione è molto inferiore a quello degli altri Paesi con cui ci confrontiamo.
Che di queste cose non si parli è comprensibile, dicevo: promettere lacrime e sangue non aiuta certo a vincere le elezioni. Ma ho anche l'impressione che non ci si pensi. E questo comprensibile non è."
Ora, Dio, io lo so che non esisti... ma casomai mi sbagliassi, ti prego, dai retta al Prof: con questi non avere pietà.
"bisogna dimostrare che la maggiore ricchezza privata può essere convertita in minor debito pubblico e temo che operazioni di finanza straordinaria, di cui comprensibilmente non si parla, siano inevitabili per operare questa conversione"
EliminaMa è facilissimo da dimostare, basta un semplice e rapido decreto con un bel prelievo forzoso dai conti/patrimoniale/UNA TANTUM e vedere i risultati. Però bisogna fare attenzione e denominarla in modo che uno dei termini sia "solidarietà".
Contributo di solidarietà è stato già usato, ma dazione/prelievo/consegna rimangono utilizzabili. Volendo andare sul classico, anche decima di solidarietà suona bene.
Oppure si può citare un classico della cinematografia nazionale e richiamando l'origine toscana del primo ministro e chiamarla la dazione del fiorino di solidarietà, in questo modo facendo anche un tributo al sempre compianto Troisi e facendo capire subito di cosa trattasi e degli elaborati criteri usati per determinarla.
"...ai detentori dei titoli del nostro debito non interessa che gli italiani siano ricchi,..."
EliminaMagari interessa agli italiani, esserlo. Attendiamo dunque l'editto in base al quale verrà dichiarato che non siamo più italiani, e pertanto nemmeno i nostri risparmi privati ci appartengono (perché i risparmi, invece, italiani restano).
Comunque la si guardi, non si può non riconoscere la maggior onestà intellettuale degli esattori modello Sceriffo di Nottingham, il quale aveva la limpida e inoppugnabile chiarezza di esercitare apertamente la propria arroganza e prepotenza, mandando gli sgherri armati direttamente a casa, o allestendo pubblici e ludici spettacoli con scenografie in legno, fune e accessori metallici acuminati.
Si può vomitare per la rabbia? Ecco, questo ho provato leggendo Sàlvati oggi che CHIEDE DI RIDURRE I SALARI.
EliminaLa oscena, ipocrita, mostruosa destra travestita da sinistra.
Cazzo, io devo essere anche andata in una piazza a festeggiarlo, questo ipocrita, sventolando ingenua rami d'ulivo, se ben ricordo, nella mia vita precedente (di cui mi vergogno, ma che ho ampiamente espiato su Goofynomics).
In ogni caso, come ben suggerisce Comunardo, il delicato, fine, quasi pudico "timore" che si debba necessariamente ricorrere alla svalutazione dei salari (cioè fottere ulteriormente i lavoratori, ma lui
bisbiglia tutto eufemistico "dinamica salariale più bassa", lei mi comprende contessa, la Crusca gli concederebbe subito un sentito plauso) si traduce in poche parole: "Prendetevi tutto, meno che la mia pensione".
Non può essere vero...
EliminaLa pacatezza del gerarca che ti spedisce ai forni, con decoro, ragionevolezza, sofferta inevitabilita'
Elimina"Lui, pur nella sua generale inconsistenza, almeno si identifica col suo ruolo." Aggiungo che lui, nella sua inconsistenza è pagato per fare quello che sta facendo. Il problema è che non è pagato da noi (o almeno oltre il danno la beffa, è ANCHE pagato da noi) e quindi non sta facendo i NOSTRI interessi.
RispondiEliminaE' ovvio che dopo tanto tempo perso, e visti i risultati, è logica conseguanza il pensare che non ci sia altra via che non quella del capovolgimento totale; d'altronde cosa ce ne facciamo di questa democrazia, se non a pulirci il c...?
Io i miei amici piddini (del PD) non li sento proprio più parlare. Sarà che manco li interpello più... ma credo che siamo ancora al vuoto pneumatico.
L'uomo forte.... la leggo come la nuova "profezia" del Prof, e mi fa paura, perchè so che anche questa volta ha ragione lui.
RispondiEliminaSì ma prima tocca fa' er partito...
EliminaMi ritengo fortunato di avere un roccolo in alta montagna. In una valle perfettamente controllabile. E se l'Inverno aiuta isolata per tre mesi.
RispondiEliminaDa bombarolo, permettimi di darti un consiglio: alleva pecore. Ti serviranno per il salnitro (cosa avete capito? Il salnitro serve per conservare la carne delle pecore, dopo salagione ed affumicatura. Si chiama "Bergna", in bergamasco di qualche tempo fa....).
EliminaChiado accoglienza. So fare anche lavori manuali, ed ho un'ottima mira...
RispondiElimina"contribuiscono a rafforzare negli elettori l'idea che la democrazia sia inutile."
RispondiEliminaBagnai-sensei, non appena ho letto questa frase mi è subito venuta in mente quest'altra frase, sempre scritta da un grande sensei.
"Uno dei più attenti osservatori dell'epoca, di fronte alla serie continuata di schiaffi morali piovuti sul volto della verità e della libertà, e passivamente subiti, di fronte all'eliminazione dei partiti e dell'ordine parlamentare, provava la sempre più precisa sensazione "che le cose che qui da noi vengono tolte di mezzo in realtà non importassero più molto ai tedeschi di ambo i sessi."
(Joachim Fest, Hitler - una biografia, pag. 511)
Era solo questione di tempo prima che si arrivasse al fatidico "ah, quando c'era LUI!!". Adesso ci siamo.
Chinacat
Vorrei sottoporvi questo paper. Se ho capito bene quel che c'è scritto, la ricerca scientifica conferma che più una persona "sa di sapere" e anzi ha davvero rilevanti competenze matematiche, più diventa un disastro quando il problema che deve risolvere coinvolge e soprattutto stravolge le sue convinzioni da piddino.
RispondiEliminaRicapitolando: abbiamo la prova sperimentale che il disastro nel quale siamo ficcati non è causata da una psicosi collettiva o da un complotto rettiliano, ma dal purtroppo normale funzionamento della mente umana.
È una tristezza, ma la ricerca conferma che quando c'è di mezzo la politica i fatti proprio non contano.
Vorrei non essere d'accordo.
Oppure: la mente umana tende ad essere psicotica per via normale, se non si tiene in esercizio attraverso un costante discernimento.
EliminaNo guarda, è peggio di come dici. PIÙ la nostra mente è "attrezzata" e più siamo preda del "sapere di sapere"... È questo il dramma: che non sia l'ignoranza il problema, ma la "cultura"... ("cultura" con le viegolette, ma tant'è!)
EliminaNon mi meraviglia troppo la conclusione. Ricordo le definizioni di specialista e non specialista che si usavano nel settore scientifico da quando, affinando gli strumenti di misura e le teorie, si richiedevano conoscenze molto specifiche per approfondire le singole branche. Il non specialista era definito come quello che "sa nulla di tutto", mentre lo specialista è quello che "sa tutto di nulla". In questa categoria si possono inserire quelli che sanno di sapere. A quelli che sanno di matematica si può anche proporre il problema del pescatore a cui cade in acqua la bottiglia del cognac. A quelli che non hanno una specifica preparazione scientifica si può porre la famosa domanda "Un uomo può sposare la sorella della sua vedova?" pretendendo la risposta in dieci secondi massimo. Per l'enigma del pescatore ci sentiamo più tardi.
Elimina@Stefano Longagnani
EliminaChiariamoci sui termini. Il senso che attribuisco all'esercizio del discernimento significa indagare costantemente sul valore del sapere, su quello dei presupposti e sulla validità dei dati in base alla circostanza (ed è sostanzialmente ciò che riporta un buon dizionario della lingua), il che esclude a priori il "sapere di sapere", che è in realtà una cristallizzazione del noto quantificabile, rigettando a priori le possibilità ignote inquantificabili. La stessa elaborazione statistica offre un responso probabilistico su dati raccolti in modo probabilistico. Per quante probabilità affermative vi siano, significa mantenere il dubbio, o il cosiddetto beneficio d’inventario, che possano essere reali, possibili e realizzabili, secondo altre modalità, anche le scarse probabilità negative, benché poi non vengano indagate direttamente (Holmes lo esprimeva dicendo che “Una volta eliminato l'impossibile ciò che rimane, per quanto improbabile, dev'essere la verità” – PaMar mi corregga se anche stavolta commetto una imprecisione riguardo a Conan Doyle). È quanto si affermava un tempo col dire che un uomo di conoscenza dovrebbe essere libero da pregiudizi: ma libero da qualsiasi forma dei medesimi, e non solo da quelli riconosciuti, o avvertiti come tali (il che spinge all’indagine continua anche su questi). Altrimenti qualsiasi forma di sapere è a rischio di creazione di dogmi, precisamente ciò che si osserva nella pervicacia antropologicamente “piddina” a ribattere lo stesso ferro e nello stesso modo, pena lo smarrimento della propria identità “culturale” (ma se una identità non è in grado di indagare pure se stessa per mantenersi vitale, mostra d’essere anch’essa soltanto una più sottile forma di feticismo). Del resto, non è una novità che scoperte del sapere siano state ostacolate proprio in virtù (meglio sarebbe dire vizio) della presunzione del “sapere” stesso, allorché si cita da se medesimo come definitivo, o perché deve difendere il prestigio di qualche protagonista che, come mi risulta disse Jung a proposito del proprio maestro, si preoccupa più della sua reputazione che della conoscenza. Sto dunque parlando di mantenere in esercizio la propria vivacità riflessiva (induttiva o deduttiva), che non opera per accumulo o sedimento (caratteristiche che escludono la presenza di una reale vivacità d’intelletto, ma conducono lentamente alla sclerosi e alla psicosi): direi che, tra i due atteggiamenti, intercorre una certa differenza.
Ti ringrazio per il paper molto bello. In effetti, i risultati dello studio sono in linea anche con la mia umile esperienza professionale. Non so voi, ma io nel mio lavoro quotidiano ho constatato molte volte una resistenza impensabile al cambiamento di comportamenti o abitudini, errati sulla base di evidenze scientifiche inconfutabili, da parte di professionisti molto preparati, esperti e dotati di strumenti di conoscenza assai elevati. La capacità di misinterpretare e distorcere i risultati e le evidenze scientifiche sembra essere inversamente proporzionale alla capacità di conoscenza e interpretazione dei dati stessi. E' come se, nel profondo della coscienza di molti di noi, agissero alcuni archetipi potentissimi per impedire di riconoscere le contraddizioni, le verità non gradevoli, le evidenze non allineate con le aspettative e le convinzioni radicate, con i luoghi comuni.
EliminaForse ci vorrebbe l' aiuto dello psicoanalista per interpretare questo meccanismo diffuso di resistenza alla corretta interpretazione della realtà. O forse è soltanto questione di stupidità e della distinzione tra erudizione e cultura, della quale abbiamo più volte discusso.
@Citodacal
EliminaSono d'accordissimo! Quello che scrivi in modo espressivamente stupendo mi era bene o male confusamente chiaro pure prima di leggere il paper di cui ho messo il link, e mi sembra sia patrimonio comune delle diverse (ma simili) vie alla saggezza elaborate dall'umanità nel corso dei millenni.
Quel che mi ha colpito negativamente è l'inaspettata (per me) relazione di proporzionalità inversa tra livello degli strumenti "culturali" a disposizione di una mente (nel caso del paper si parla di abilità di "numeracy") e la capacità della stessa mente di operare appunto discernimento, pensiero critico, riforma dei propri pre-giudizi (alla faccia del luogo comune che gli ignoranti sono più manipolabili).
È in qualche modo la prova del perché il prof Bagnai venga compreso meglio dai "semplici" (meno attrezzati "culturalmente") rispetto a chi invece dovrebbe capire come stanno le cose con maggiore facilità avendo studiato per esempio economia.
E non sto parlando di persone per le quali capire vorrebbe dire mettere a rischio il proprio stipendio, il proprio status sociale, il proprio potere (che è la spiegazione che ingenuamente mi ero dato per tutti quei casi, passati e recenti, nei quali le persone di "cultura" avversavano il cambiamento di paradigma). No, qui il problema è probabilmente consustanziale al funzionamento neurologico: la mente, dialetticamente in rapporto con la propria storia, più fatica ha svolto e più in profondità si è strutturata, più probabilmente soffre a ri-strutturarsi nuovamente. O no?
@Claudio Luppi
Elimina...Forse no.
"In effetti, la diffusione delle teorie psicologiche con la
svolta verso ıa gestione comportamentale della scuola, è
andata di pari passo con il declino dell'autorità dell'adulto e dall'ascesa degli esperti."[... ]
"Così l'influenza della psicologia del comportamento ha acquisito un peso ancora maggiore negli anni'90,
quando i classici problemi legati all'istruzione sono stati
ridefiniti [sarebbe più corretto dire "medicalizzati" NdR] in relazione ad una serie di deficit emotivi, come la psicologizzazione del concetto di stima di sé". (Frank Furedi "Fatica sprecata" 2012)
@Stefano Longagnani (I)
EliminaSono contento che ci si comprenda (nessuno ci ha pagato per farlo, nessuno di noi vuole svettare sull’altro, nessuno ne ricerca una qualche forma di vantaggio: ci avviciniamo alla dialettica socratico-platonica) e ti ringrazio per l’ “espressivamente stupendo” (più che altro perché confido nel fatto che, essendo l’oggetto espressivo, possa appunto offrire più possibilità di spunto e dialogo). Concordo sul fatto che l’attitudine delineata coincida col patrimonio comune delle vie di saggezza, sia che sostino sull’aspetto razionale, sia che procedano verso quello metafisico (e debbano essere viepiù rigorose per questo, direi, ricordando quanto ebbe ad affermare Werner Heisenberg: "Il primo sorso dal bicchiere delle scienze naturali rende atei; ma in fondo al bicchiere ci attende Dio", il che non vuole essere affatto un appello rivolto agli atei, poiché chiunque deve prima arrivarci, in fondo al bicchiere, senza limitarsi a credere che ciò sia possibile: e ciò può accadere con modalità, cammin facendo, imprevedibili…).
Vi sono correnti di pensiero ed esperienza tradizionali che spiegano l’inversa proporzionalità tra livello degli strumenti "culturali" e discernimento, con l’eccesso di sviluppo della parte analitica della mente, a discapito di quella sintetica: è riassumibile col noto esempio di chi, incaponendosi sull’albero, perda di vista la foresta. Per sintesi, ovviamente, non s’intende un pateracchio “democraticamente” raffazzonato, quanto piuttosto la capacità di operare sia per modalità analitica che per modalità intuitiva (sensibile o sovrasensibile); l’aneddoto di Kekulé che intuisce la formula di struttura del benzene mentre dorme, sognando un Ouroboros che si morde la coda, può essere un esempio di riferimento, sempre che non si ceda alla tentazione di darne una spiegazione meramente psicologica o immaginativa (perché la volontà della fase di veglia è più o meno sospesa in quella di sogno, e comunque anche nella prima accadono fenomeni intuitivi involontari).
Molti di coloro che vengono considerati saggi nel senso metafisico avevano un grado di scolarizzazione basso, se non addirittura erano analfabeti (ma anche questa non è una regola); ancora adesso le Confraternite sufi, le scuole induiste, buddiste e taoiste – ma anche correnti cristiane come quelle espresse dal “De Docta Ignorantia”, caro a Buffagni - considerano l’eccesso di nozioni analitiche un ostacolo all’intuizione (il che ovviamente non vuol dire vadano disprezzate - per misurare l’acidità resta più comodo, veloce e dimostrabile l’uso di un pH-metro, che non sviluppare la facoltà di misurarlo per via intuizionale…): il banale esempio di una moltitudine di particelle in sospensione che intasino lo scarico del lavandino potrebbe essere un punto di partenza, e se la realtà è composta anche da una porzione sovra-logica, pure le maggiori possibilità degli elaboratori di calcolo risultano alfine inadeguate, almeno in certi picchi di frequenza (questione infatti di frequenze dilatate e imprevedibili, che in genere consideriamo trascurabili: lo sono, finché non si verificano – vedasi all’uopo il crollo della Galassia Centrale, di Asimov). (continua)
@Stefano Longagnani (II)
EliminaC’è un’immagine simbolica che potrebbe suggerire qualcosa, quella d’una brocca piena, la quale per quanto capiente possa essere, è sempre definita: sicché, per contenere dell’altro (ovvero prendere in sé, e dunque “comprendere”) dev’essere regolarmente svuotata. Più che un ciclo di ristrutturazioni, ha a che fare con la possibilità che la mente si destrutturi formalmente (ovvero perda la propria forma e si accorga di poterne fare a meno) restando vuota e recettiva (il che non significa distruggere quanto già assimilato), o simile allo specchio che riflette ciò ch’è vero senza deformarlo. Per chi fosse interessato a cimentarsi con un linguaggio più criptico e intuitivo, suggerisco le opere di Takuan Soho, monaco zen vissuto dal 1573 al 1645; qualora si temesse la natura puramente astratta e teoretica dei suoi testi, occorre ricordare come venissero studiati anche dai samurai dell’epoca e come Takuan fosse un caro amico e confidente di uno dei principali consulenti del potente clan Tokugawa, il maestro di sciabola Yagyu Munenori.
Mi scuso per essermi dilungato.
Grazie a te, Stefano, per gli spunti e per il discernimento.
Noto che la stanchezza per una battaglia condotta numericamente in minoranza inizia a farsi sentire in molte persone, e che lo sconforto spinge a prendere in considerazione futuribili scenari solo pochi anni fa inimmaginabili e ora palesemente purtroppo fin troppo realistici e finanche auspicabili da alcuni (della serie "meglio una fine disperata che una disperazione senza fine", aforisma di Jim Morrison).
RispondiEliminaPersonalmente, da buon ensifero, vedo, voglio vedere, mi illudo di vedere ancora un'ultima chance per l'Italia: so già di incontrare la Sua più completa ed assoluta riprovazione, ma mi lasci continuare, almeno per 1-2 anni, ad essere utopista, ingenuo e sognatore. E se poi la Sua battaglia (diventata anche mia e nostra, pur nella diversità di ruoli, posizioni e gerarchie) continuerà ad essere senza esito, solo allora, ma in pace con me stesso e la mia famiglia, potrei farmi travolgere serenamente da locuste, cavallette, colonnelli e generali assortiti (naturalmente cercando di portarmeli il maggior numero con me)
"Non è una disgrazia non raggiungere le stelle, ma non avere stelle da raggiungere" B.E.Mays
Caro, ovviamente, considerando da dove vieni, sei scusato se hai una comprensione lievemente sfuocata della realtà. Tu continua pure a essere un pezzo del problema. Se sei stanco, il problema è tuo. Noi non siamo stanchi, e se prendiamo in considerazione scenari prima immaginabili e ora realistici (ma non auspicabili) è semplicemente perché questi scenari sono realistici (e nostri amici di un certo spessore culturale ce lo confermano). Tutto è come sembra, caro, anche se tu purtroppo vieni da un posto dove, come dire, a questa evidenza non ci si rassegna.
EliminaPiù che contento di leggere "noi non siamo stanchi": evidentemente avevo mal interpretato alcune parole… E sono più che conscio che gli scenari sono realistici e, nel mio piccolo, mi sto attrezzando
Elimina"Non è una disgrazia non raggiungere le stelle, ma non avere stelle da raggiungere"
EliminaNon so chi sia questo B.E. Mays e non lo googlo neanche. Magari è o è stato un genio, non lo so, dammi pure dell'ignorante.
Detto questo: di frasi come quella da te citata ne ho piene le palle.
P.s. Citare Jim Morrison, superati i venticinque anni, è molto pericoloso.
Stanchi? Ce stammo facenno certi resate...
Eliminahttp://www.iustitia.it/14_marzo_16/documenti/apertura.htm
Mons Colombo, non potrei mai darti dell'ignorante, anche semplicemente perché l'indice di correlazione tra ignoranza e lettori di questo blog è prossimo a -1.
EliminaCitare Jim Morrison, superati i venticinque anni, è molto pericoloso, ma superati i sessanta è doveroso
Oh cavolo, pensavo avessi più o meno la mia età (43), sarei stato più gentile (educazione vecchia scuola)
EliminaPerò, veramente, parlare di sogni e stelle (magari pure gialle su sfondo blu) in questo luogo è come parlare di salari in una sede della CGIL
Diamo a Morrison quel che gli appartiene, dicendo che è pericoloso citarlo dopo i ventisette...
EliminaQuando parlo con conoscenti e amici sento ripetere continuamente che il problema in Italia è che le cose non cambiano mai, perché si discute troppo e nessuno fa niente. In molti credono che sia quello che non è stato fatto, e non ciò che invece è stato precisamente voluto dai nostri ceti dominanti ad averci ridotto così.
RispondiEliminaQuesto luogo comune porta tanta gente ad appoggiare riforme, come quelle elettorali e costituzionali ma non solo, che soffocano la democrazia e danno più potere ad un leader e ai potenti che lo circondano.
Quando penso a questo circolo vizioso, e cioè al fatto che la mancanza dell'esercizio della democrazia porta all'oligarchia che, a sua volta, ha come conseguenza la dittatura e, forse, la guerra, solo allora comprendo pienamente il significato di questa frase:
"Le politiche della destra, nel lungo periodo, avvantaggiano solo la destra"
A tutti coloro i quali "appoggiano le riforme" occorrerebbe ricordare che, diversamente da quanto credono e a stretto giro, le riforme si appoggeranno a loro.
EliminaUna lezione sulle correlzioni spurie penso sarebbe utile. Normalmente, nella testa di tanti, esiste una correlazione tra "dichiararsi di sinistra" ed "essere dalla parte dei più deboli". Credo che più spura di questa non ce ne siano, ma ci sono più cose tra un R^2 ed una distriuzione normale dei residui che tra cielo e terra. Quindi, confido nel Prof.
RispondiEliminaHo capito. Aggiungerò il 5 per mille.
RispondiEliminaPiù che sognare o credere io credo sia utile provare a fare, ognuno quelllo che può. Ogni giorno che leggo i post del Prof. e i commenti dei vari lettori divento sempre più consapevole del grande lavoro che questo blog ha svolto sulla mia conoscenza e comprensione dei fenomeni. 5 anni fa l'articolo di Salvati mi sarebbe parso in molti punti condivisibile (confesso: sono un ex bocconiano); oggi mi fa salire la pressione a 1000 e imbraccerei il fucile a difesa della mia ed altrui ricchezza (o povertà) poiché comunque guadagnata col sudore.
RispondiEliminaMa poi mi dico che devo fare ciò che posso, con realismo e perseveranza, posto che ho un lavoro per fortuna e disgraziatamente poco tempo, aiuterò il progetto con contributi economici e userò la mia (poca) capacità di convinzione sulle persone a me vicine per aprire loro gli occhi, prima che sia troppo tardi. Che Dio ci aiuti.
Non sò se tutto ciò sia più triste o surreale, ma quella di un'invasione armata di un membro dell'UE finalizzata a proteggerlo da sè stesso, sarebbe un'eventualità piuttosto probabile e stavolta non più con mercenari, ma con una SS europea.
RispondiEliminaUna sorta di presa di potere da parte di un dittatorello locale costituirebbe un movente d'eccellenza per gli esportatori di democrazia...
Belle, belle prospetive...
Anch'io rifletto su come verrebbe gestito un eventuale "dopo". Quella che avanzi è una opzione probabile: l'Europa che "difende i diritti umani" come in Ucraina (cioè rimette i suoi dittatori al posto di quelli locali). La mancanza di reazioni da parte degli altri popoli europei a quanto è successo nel 2015 rende questa strada praticabile. C'è anche un'altra strada. Se gli eventuali "colonnelli" rassicurassero gli USA circa la loro fedeltà alla NATO (che è stata il problema dell'estate scorsa, come ricorderete), probabilmente si andrebbe a un "Grecia brutta che non rispetti i diritti umani! Noi non ti vogliamo!", e quindi la seprarazione potrebbe essere giustificata appoggiandosi su un tema che i piddini di tutto il mondo capiscono (l'unico) anziché sul tema "strutturale" (quello dell'euro), il che la renderebbe politicamente proponibile per le elites.
EliminaCerto, se i colonnelli proponessero al contempo l'uscita dall'euro, il matrimonio di qualsiasi tipo e magari, per sopraggiunta, anche l'eutanasia (o altro diritto "civile" a scelta), spiazzerebbero questo simpatico meccanismo. Ma non si può chiedere a un colonnello di essere così creativo!
Una curiosità: metti l'accento su "sò" per distinguere questo monosillabo da quale altra parola della nostra lingua?
Visti i soggetti che hanno portato avanti la rivoluzione ucraina, non sarebbe sorprendente una rivoluzione greca a trazione nazionalsocialista, ma la rivincita del nazionalismo greco potrebbe dare nuova vita alle speranze indipendentiste delle popolazioni sud europee. Perchè non lasciarle invece rassegnate davanti all'idea che il federalismo europeo avverrà "whatever it takes"? Le parole di Monti sottendono che "quest'Europa è un fiasco perchè ce n'è troppo poca", per cui la "sommossa" greca sarebbe una ventata fresca capace di distogliere dall'unica via lasciata possibile. Chiaro che ci si può anche arrivare per psicologia inversa: "fuori la Grecia che non rispetta i patti" e attendere il filoeuropeista che ricorda la centralità greca nella storia europea...
EliminaQui mi sembra l'hotel California, dove puoi pagare il conto tante volte quanto vuoi, ma non te ne puoi mai andare...
Francamente non lo so perchè ho messo l'accento, direi che si tratta dei postumi dell'influenza. Occhio agli apostrofi!
Dato il tema, propongo alla Vs. riflessione questo aforisma attribuito a Karl Kraus:
RispondiElimina"il Nazionalsocialismo non ha annientato la stampa, ma è la stampa che ha creato il Nazionalsocialismo".
Attualizzato a tutto ciò che sui media ruota attorno all'€uropa, lo trovo tragicamente vero.
Si fa presto a dire “ci vorrebbe una buona dittatura militare e patriottica” o che “serve un dittatore illuminato per tenere a bada una massa di caproni”. Non siamo mica nella Roma Repubblicana dove era il popolo a invocare la dittatura. Oggi la realtà è che le dittature arrivano quando serve al Potere, solitamente quando si sente messo nell'angolo e deve ricorrere alla forza bruta per ristabilire il “suo” ordine. Purtroppo in questa fase non sembra proprio che il Potere che ci governa attraverso gli apparati statali e maggiormente quelli centrali dell'Unione, stia perdendo di forza, al contrario mai come ora riesce ad imporre lacrime e sangue alle classi subalterne, recuperando in breve buona parte di quelle concessioni a cui era stato costretto durante i Trente Glorieuses. Nella quasi totale assenza di proteste popolari l'austerità è stata imposta ovunque, e chi ha ardito opporsi o s'è arreso o s'è venduto. In sempre più Paesi d'Europa la democrazia sta subendo una sorta di svuotamento sostanziale che ne lascia intatto l'aspetto formale, mentre il volere popolare viene disatteso. Dunque non serve al Potere la dittatura, anzi ne rovinerebbe l'immagine, e del resto, grazie alla paura del terrorismo e dell'esodo dei profughi, è riuscito benissimo a militarizzare la società, senza bisogno di alcuna junta golpista. Se poi aggiungiamo che in questo vuoto di idee, i vertici militari sembrano quelli con più raziocinio in testa, decisamente non riesco a vedere nessuna dittatura militare all'orizzonte.
RispondiEliminaInfatti, come avrai capito, la frase sui caproni l'ha detta un caprone, cioè non il nostro amico max, ma uno che in qualche modo gli ha attraversato la strada, e che sicuramente ragiona così da quando è nato (la crisi qui c'entra poco). Quello che sta succedendo in Grecia però è una cosa leggermente diversa. Dobbiamo sempre considerare che quel paese viene da un'esperienza recente di dittatura, dalla quale si è liberato, ma se ne è liberato per stare, alla fine, peggio. Quindi che in quel contesto ci siano nostalgie concrete e - condizionatamente alle informazioni disponibili ai nostalgici - fondate è comprensibile, che non significa condivisibile.
EliminaCirca il fatto che la dittatura non risolverebbe i problemi del proletariato, sono assolutamente d'accordo, visto che, come forse avrai notato, non c'è riuscita nemmeno la dittatura del proletariato.
D'altra parte, però, devi pensare che la situazione in Grecia non è tranquilla come da noi. Credo che fra un po' il Potere con la "P" maiuscola, come tu lo chiami (peraltro, se ci dai l'indirizzo di questo Potere andiamo a citofonargli a casa, ma questa è un'altra storia), il Potere, dicevo, troverà che una dittatura militare è la linea di minor resistenza per gestire il dissenso lasciando invariati certi assetti. Insomma: all'inizio, per schiantare i poveracci lasciando intatti gli armatori può andar bene anche uno Tsipras. Ma non può durare per sempre.
Spero che sia chiaro il ragionamento, perché ovviamente l'ultima cosa della quale ho bisogno è che qualcuno cominci a ragliare Bagnai fasssssiiiiistaaaaa (oddio, magari se lo fa in modo che ci riesca a tirar su due soldi ci si può anche pensare, ma se siete in buona fede lo sconsiglio).
Caro Prof, temo che il "disgusto viscerale verso il metodo democratico" sia già a buon punto anche in Italia. Basta sommare i NonVotanti (cioè circa la metà degli aventi diritto) e i FiloOrtotteri (oggi circa il 25% dei votanti). Veda lei...
RispondiEliminaPerò non mi sentirei di criticare gli ortotteri in questo senso. Mi spiego: io per ora mi attengo al mio modello che li vede sostanzialmente cani da guardia del liberismo (con le migliori intenzioni del mondo, tutte brave persone, ecc.: non ricominciamo ogni volta il discorso). Però loro il risultato lo ottengono con una applicazione parossistica, quasi caricaturale, del metodo democratico: votano on-line su (quasi) tutto, dove il trucco sta nello scegliere bene il "quasi", ma non si piò certo dire che essi fomentino una sfiducia nella possibilità di formare un consenso partendo dalla base. Ribadisco: qui il problema non sono quelli che danno l'impressione (vera o falsa) che la politica serva a qualcosa. Sono quelli che danno la certezza che la loro politica non serve a niente. I "questisti", gli "altreuropeisti", quella roba là, insomma. Sono un problema enorme e sottovalutato, perché siccome si collocano "a sinistra", per diritto divino si ritiene che dal loro letame non possa nascere la malapianta di un qualche fascismo. Invece non è necessariamente così. Il popolo, se nessuno lo ascolta, diventa populista, signora mia...
EliminaQuesta Sua risposta mi apre l'animo alla speranza per due motivi:
Elimina1) forse (e sottolineo il forse) la sua completa condanna agli Ortotteri (ma, come ben sa, io preferisco il termine Ensiferi) non è ancora definitiva… Diciamo che forse nel terzo grado di giudizio potrebbe esserci qualche novità
2) Introduce la risposta con un "per ora": c'è quindi la remota possibilità che per noi si aprano le porte del Purgatorio? Che si possa leggere questo blog senza sentirsi come biechi figuri indegni di frequentarlo e così imparare?
Grazie ancora
Lesson number one: di quello che preferisci permettimi di disinteressarmi (e viceversa). Già vi va bene che non vi abbia derubricato a Eterotteri (coi quali condividete la piacevolezza).
EliminaLesson number two: per ora il Sole è sorto.
Lesson number three: ci sono critiche secondo me fondate, e critiche secondo me infondate.
Sintesi: pensa il cazzo che ti pare, ma non venire qui a esibirci la tua anima bella, perché il presupposto fondamentale di questo blog è che si ci fossero meno anime belle succederebbero meno cose brutte. Epicuro consiglia di vivere nascosto. Io non ho seguito il suo consiglio, ma a te mi sento di darlo, e lo faccio, ti assicuro, con simpatia e affetto. Ma tu seguilo.
Non posso far altro che seguire il consiglio del padrone di casa e, quindi, non La disturberò mai più.
EliminaCon immutata stima
Non avevo considerato il problema sotto questo punto di vista. È vero: parlando con (parecchi) conoscenti che votano 5Stelle il principale "motore" del loro appoggio al movimento è fondamentalmente positivo ed è uno dei motivi che hanno spinto, credo, tanti di noi a seguire il suo blog, cioè la coscienza di non essere rappresentati dai partiti tradizionali. Purtroppo i vertici, al posto di spiegare con chiarezza il vero meccanismo che ci stritola, hanno preferito dare un messaggio "di pancia" che raccoglie nel breve periodo facili consensi ma rischia di diventare, come sempre, peggio del problema. Ma mi rendo conto di non dire nulla di originale, per lo meno su questo blog. Grazie.
EliminaProfessore, scusi l' impertinenza, ma lei pensa di rientrare presto in Italia?
RispondiEliminaPenso di rientrare quando sarà scaduto il mio contratto di ricerca presso il CREAM, cui sono affiliato e che mi ospita per fare roba così.
Eliminauna domanda-curiosità: da giorni molti post del blog mi finiscono nello spam, succede lo stesso a voi?
RispondiEliminaForse qualcuno l'ha già ricordato, ma sugli effetti politici della depressione intanto c'è questo studio del solito Eichengreen (et alii): "Our statistical results (see Annex for details) show that that [sic] the Depression was good for fascists." "Our analysis suggests that the danger of political polarisation and extremism is greater in some national circumstances than others. [...] Above all, it is greatest where depressed economic conditions are allowed to persist."
RispondiEliminaApprezzo l'erudizione, ma a cosa ci serve sapere che Eichengreen ha scoperto l'acqua calda? Lo spessore morale di Eichengreen è inversamente proporzionale al suo buon senso. Ci consiglia nel 2010 di restare nell'euro avendo tentato di dissuaderci nel 1993 e avendoci spiegato nello stesso 2010 (ma anche prima) che chi era uscito per primo dal gold standard si era trovato meglio. Io di queste persone che vogliono, sempre vogliono, fortissimamente vogliono cascare in piedi ne ho strapieni i coglioni. Li considero i peggiori nemici della democrazia, peggio di Salvati, per capirci, che almeno nelle sue esternazioni è diretto, dice quello che vuole, e si mostra per l'incompetente che è (invocare la deflazione salariale quando perfino gli esperti della Merkel dicono che ha creato problemi e non funziona è un capolavoro assoluto di incompetenza, credo se ne possa convenire. Peraltro, elite simili giustificano, ahimè, il peggiore autorazzismo: Salvati e Giannino sono in effetti due esempi di self-fulfilling self-racism...).
EliminaSe in Grecia dovessero intervenire i militari, le esperienze storiche mi farebbero propendere per una soluzione più sul tipo Invergordon o Potëmkin piuttosto che la dittatura militare.
RispondiEliminaA meno che i burocrati dell'FMI non hanno cambiato impostazione: sentendo parlare Cottarelli e compagnia di giro, sembrerebbe di no.
Bisognerebbe chiedere agli interlocutori greci se Tsipras ha tagliato il personale militare e delle forze dell'ordine, ne ha ridotto gli stipendi e contratto le spese militari (che non siano le forniture dall'estero).