mercoledì 11 gennaio 2023

Il contributo dell'edilizia alla crescita del PIL

Rispondo qui alla domanda di uno di voi: quanta parte del buon risultato dell'economia italiana nel 2022 è attribuibile all'edilizia?

I tre metodi di calcolo del Pil

Un modo per rispondere è prendere i conti del valore aggiunto e calcolare il contributo del settore delle costruzioni alla crescita del valore aggiunto complessivo. Ricordo infatti in estrema sintesi che il Pil, il prodotto interno lordo, può essere calcolato in tre modi diversi, che forniscono un risultato coincidente:

  1. come somma della spesa finale in beni e servizi (consumi, investimenti, esportazioni nette);
  2. come somma dei valori aggiunti ("produzione") dei diversi settori produttivi (agricoltura, industria, ecc.);
  3. come somma delle retribuzioni corrisposte a chi ha partecipato al processo produttivo (salari, profitti).

Ne abbiamo parlato più in dettaglio qui parlando del miracolo lettone, ma una spiegazione che non è per niente male la trovate qui:


e vi suggerisco assolutamente di consultarla.

I tre punti di vista sul Pil sono funzionali a tre diverse analisi: la prima, a capire quale parte della produzione viene destinata a investimento, cioè a creazione o mantenimento di capacità produttiva; la seconda, a verificare il contributo dei diversi settori all'economia nazionale; la terza, ad analizzare la distribuzione del reddito prodotto. A noi interessa la seconda.

La scomposizione del tasso di crescita di una somma

L'abbiamo già spiegata qui, ma la rispiego (male non fa), riadattando le cifre per evidenziare il punto fondamentale del ragionamento:

Supponiamo che z sia la somma di x e y. Il primo anno x = 2, y = 12, quindi z = 2+12=14. Poi x aumenta del 100%, cioè raddoppia da 2 a 4, e y aumenta del 33%, da 12 a 16. Di quanto aumenta z? Spero non diciate del 133%! No: il nuovo z è z = 4 + 16 = 20, quindi è aumentato del 43%. In altre parole, il tasso di crescita di una somma non è uguale alla somma dei tassi di crescita.

Come si calcola il contributo di x e y alla crescita di z?

Nel primo periodo x è il 14% di z (2/14=0.142857 ecc., arrotondiamo a due cifre), quindi y è l'86%  di (12/14=0.86). I contributi di x e y alla crescita di z sono il prodotto dei rispettivi tassi di crescita per queste quote. Il contributo di x quindi è 1x0.14 = 0.14, e quello di y è 0.33x0.86=0.29. Il tasso di crescita della somma (cioè di z) è la somma di questi contributi: 0.14+0.29=0.43=43%.

Questi contributi possono essere standardizzati, facendo così 100 la crescita complessiva (cioè 0.43). Quindi, ad esempio, 0.14 è il 33% di 0.43, e 0.29 ne è il 67%, il che significa che anche se x è cresciuto del 100%, il suo contributo alla crescita totale di z è solo di un terzo (il 33%), mentre y, che è cresciuto solo del 33%, fornisce un contributo alla crescita totale del 67%, semplicemente perché il suo peso complessivo nella somma è superiore (l'86%).

Il contributo dell'edilizia

Veniamo ora al contributo dell'edilizia. L'ultima versione disponibile dei dati sul valore aggiunto è quella di novembre scorso, già citata, che trovate qui. Lo "spacchettamento" del valore aggiunto totale in quattro macrosettori (agricoltura, industria in senso stretto, costruzioni, servizi) è questa (le cifre sono in milioni di euro a prezzi 2015):


Faccio tre osservazioni:

  1. il valore aggiunto totale non coincide, come qualcuno avrà notato, col Pil ai prezzi di mercato. Per ottenere quest'ultimo, cioè la spesa totale in beni e servizi prodotti, bisogna aggiungere l'Iva al valore della produzione (e sottrarre i contributi alla produzione). Di media, il Pil è circa l'11% più alto del valore aggiunto totale ai prezzi base (sì, l'Iva è al 22%, ma non su tutti i prodotti, e in più vanno sottratti dal calcolo i contributi alla produzione, quindi i conti tornano). Ad esempio, nel 2019 il Pil è stato 1728 miliardi, cioè l'11,2% in più dei 1554 miliardi di valore aggiunto ai prezzi base (1554123 milioni, nell'ultima colonna della tabella).
  2. per il 2022 i dati non sono definitivi, usiamo il dato acquisito, cioè quello ricostruito immaginando che nell'ultimo trimestre dell'anno si mantenga il livello di reddito del penultimo trimestre (cioè l'ultimo dato misurato);
  3. in una economia moderna i servizi sono la parte di gran lunga preponderante del Pil: in Italia oltre il 73%, come risulta dai dati.

Con questi dati e col metodo descritto sopra otteniamo questi risultati:


che possiamo rapidamente commentare.

Il contributo delle costruzioni alla crescita del Pil nel 2022 dovrebbe essere in termini percentuali analogo a quello del 2021, cioè un po' più del 14% del totale. Nel 2021 le costruzioni hanno contribuito con l'1% a un totale di 6.6% (il 14.6%), nel 2022 contribuiranno con 0.5% a un totale di 3.8% (il 14.3%). Significativo ma non determinante. Viceversa, le costruzioni hanno dato un contributo relativamente minore al tonfo del 2020. Del crollo complessivo, pari a -8.5%, solo -0.3%, cioè il 3,1%, dipende dal settore delle costruzioni, che quindi in quell'anno ha manifestato una tenuta relativamente buona. In tutti i casi, sia nel bene che nel male, il contributo più significativo è quello dei servizi, che, ad esempio, contribuiscono con -5.9% alla (de)crescita del 2020, cioè ne spiegano il 69.2% Nel 2021 l'industria manifatturiera ha dato una spinta alla crescita più significativa di quella delle costruzioni, contribuendo con 2.2% al 6.6% totale (quindi spiegando il 32.8% della crescita totale). Quest'anno il contributo dell'industria manifatturiera sarà significativamente inferiore, perché ovviamente i costi dell'energia si fanno sentire e hanno costretto molte azienda a operare a ritmi ridotti, o addirittura a chiudere. Notate il contributo sempre in calo dell'agricoltura.

Insomma: eliminando l'intero settore delle costruzioni, secondo questi calcoli, nel 2022 cresceremmo del 3.3%, anziché del 3.8%. Sarebbe un risultato cattivo, ma non catastrofico.

Ma è anche un risultato attendibile?

No, perché una simile valutazione controfattuale non può essere fatta in termini puramente contabili, ragionieristici. Per analizzare scenari simili, ma, più in generale, per avere un'idea corretta del contributo dell'edilizia alla crescita dell'economia, bisogna studiare le interdipendenze fra settori. Il grande risultato del settore "servizi" nel guidare la ripresa dipende anche da geometri, ingegneri, architetti, e altri professionisti non strutturati in aziende del comparto edilizio, che hanno tratto dalla ripresa dell'edilizia un beneficio, che però è contabilizzato in altro settore. Lo strumento che occorre è quello delle tavole input-output o matrici delle interdipendenze settoriali, che l'Istat aggiorna regolarmente (anche se per elaborarle occorrono tre anni di stime e calcoli, per cui le ultime fotografano la struttura dell'economia italiana nel periodo 2015-2019). Uno studio che usa questa metodologia è quello del Censis, che trovate qui. Vale la pena di dargli un'occhiata.

Se poi volete chiedermi del superbonus, io qual è il problema ve l'ho già detto in privato e in pubblico, ad esempio qui, qui, qui, qui e qui. Non sono io a dover capire come stanno le cose: è l'Eurostat.

Ma di questo parliamo un'altra volta.

(..."qui è sostanzialmente in atto una battaglia ideologica"...)

14 commenti:

  1. Grazie mille Professore.
    Ora mi sono più chiare le dimensioni relative del settore edilizia rispetto al PIL complessivo del Paese.
    Proprio a proposito del superbonus e della lotta ideologica che rischia di stritolare tante imprese e professionisti, vorrei sottoporre alla sua attenzione un particolare a mio avviso interessante.
    Una parte considerevole degli interventi di ricostruzione privata post terremoto, all'interno del cratere sismico, si è spostata verso il superbonus (cosa d'altro canto favorita dalla normativa e anche richiesta ed ottenuta dal Commissario per la ricostruzione Legnini).
    https://sisma2016.gov.it/2021/12/21/legge-bilancio-superbonus-110-in-aree-sisma-fino-al-2025-grande-soddisfazione-di-legnini/

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  2. Interessante! Ora sarebbe altrettanto interessante capire in quali termini la sofferenza, financo la chiusura di un numero imprecisato di aziende operanti nel settore edile gonfie di crediti ma prive di liquidità per i noti meccanismi di stop allo sconto da parte del comparto finanziario, impatterà sul PIL ma anche banalmente sulle casse dello Stato per via dei susseguenti licenziamenti e/o CIG, immancabili "evasori fiscali" (termine usato da coloro che ritengono tali i soggetti passivi che dichiarano ma che non ce la fanno a pagare", e quant'altro....io personalmente credo che la genialata di trasformare i crediti in debiti mediante un accesso "agevolato" al credito bancario sia una sorta di "ravvedimento poco operoso" da parte del legislatore nei confronti dei soggetti "solati" con lo stop al meccanismo di cui sopra....e non mi si venga a dire che "c'erano le truffe" (ma dai?). Infine una domanda: il Senatore Borghi ha affermato in una intervista che ha delle perplessità sugli attuali prezzi della benzina...tali perplessità derivano dalla valutazione di un parametro che non è stato, a suo avviso, tenuto adeguatamente in considerazione, ovvero l'andamento del dollaro...questo gli crea delle sacche di pensiero ipotetico che lo porterebbero a pensare che qualcosa non gli torna. Affermazione un filino vaga che spero Lei Egregio possa articolare in una qualche declinazione comprensibile come se avessimo 5 anni (cit.)
    Cordialità.

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    1. Una delle regole non scritte di questa community è di non chiedere mai ad uno il commento delle parole di un altro. Questo è un comportamento da feccia: so che tu non lo sei, e mi limito a ricordarti che qui non è ammesso. Avete in molti smesso di frequentare i luoghi in cui è ammesso: non vedo perché cominciare qui!

      Sul resto: vedremo. A occhio penserei che le conseguenze sull'economia reale potrebbero essere piuttosto rilevanti. Ricordo però quando al tempo in cui ci toccò introdurre la fattura elettronica molti di voi paventavano perturbazioni dell'asse di rotazione terrestre, asteroidi, ecc. Non successe nulla di tutto questo, nonostante le grandi seccature che questo passaggio provocò a tanti operatori (fra cui molti miei amici). Enfatizzare un messaggio è la strada maestra per depotenziare tutti i messaggi, purtroppo. Anche le vicende del COVID lo dimostrano, peraltro. Quindi calma e gesso...

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    2. è già la seconda volta che sbaglio, chiedo scusa e nel prosieguo mi atterrò alle regole anche non scritte. Sul resto: grazie per il suo tempo (a rispondermi).

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  3. Piu' che il contributo dell'edilizia io valuterei il contributo della spesa pubblica. Per come la vedo io e' abbastanza surreale valutare sulla stessa scala nazioni che hanno contributi di spesa pubblica al 20 e al 60% rispettivamente. Meno ancora nazioni che quel contributo lo realizzano in deficit o in surplus, o con debiti pubblici al 60% o al 150%

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    1. Ho oramai un rigetto.
      Non sono più in grado di ragionare su questo tipo di esternazioni.
      A volte mi strappano un sorriso.
      A volte una bestemmia.

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  4. Caro Professore, la ringrazio per i continui spunti di riflessione ed approfondimenti che porta all' attenzione dei suo lettori e confermo il fatto che Lei abbia spesso riferito nei colloqui pubblici e privati (Tortoreto Lido - Maggio 2022) che il problema del Superbonus si è generato principalmente per una "non felice" considerazione da parte di un' importate Istituzione dello Stato, riguardo la circolazione della "moneta fiscale". Purtroppo il tema Superbonus sta concentrando tutte le discussioni riguardanti le costruzioni private e rimane tuttora fortemente "incagliato"; da operatore del settore delle fonti rinnovabili mi preme fare un parallelismo tra la situazione attuale e quella vissuta nel 2011 con il Decreto Romani. Negli anni 2005-2012 furono emanati i famosi Conti Energia che promuovevano incentivi al fotovoltaico che di fatto hanno permesso la realizzazione dell' 85% dell' attuale potenza fotovoltaica disponibile in Italia, che assomma a circa 22,5 GWp (a fine 2013 la potenza installata era pari a 18,5 GWp). Inoltre l'industria fotovoltaica italiana era la seconda in Europa (dietro la Germania) con migliaia di addetti mentre nel 2010 le aziende italiane attive nel fotovoltaico avevano raggiunto un fatturato totale di circa 40 miliardi di Euro, contribuendo al PIL nazionale per oltre il 2%. A causa del Decreto Romani emanato a marzo 2011 che di fatto sanciva lo stop al fotovoltaico per l'anno successivo, TUTTE le aziende italiane produttrici di moduli fotovoltaici attive nel 2010 (nessuna esclusa) fallirono nel giro di 3 anni con la perdita di intere filiere produttive anche per i componenti di elettronica di potenza. Il paradosso è che oggi, dopo 10 anni esatti, vengono incentivate nuove filiere produttive sul fotovoltaico in Italia. La situazione del Superbonus sembra molto simile a quella del 3 Marzo 2011.

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  5. Domanda: una azienda che produce ad esempio piastrelle, rientra nel settore delle costruzioni o dell'industria in senso stretto? E una che produce cazzuole?

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    1. La fabbricazione di piastrelle corrisponde al codice ATECO
      23.31.100 che rientra fra le attività manifatturiere. La produzione di cazzuole corrisponde al codice ATECO 25.73.11 che rientra fra le attività manifatturiere. Hai capito come funziona?...

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  6. Ah nessuna delle 2 indicizzata come edile 😅 quindi anche vetrocemento verosimilmente manifatturiero

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  7. Professore, leggendo l'ultimo post mi sono fatto una domanda: quanta parte nella ripresa hanno i concorsi pubblici, cioè l'immissione in ruolo nella pubblica amministrazione di migliaia di giovani, e la stabilizzazione sempre presso la p.a. di numerosi dipendenti precari?

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  8. Mi piacerebbe conoscere il contributo del battaglione Azov alla crescita, giacché quel sussidio non è mai in discussione.

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