Il nostro allarme democratico, quello che ci ha raccolto qui in una resistenza che all'inizio sembrava disperata, ma che, contro ogni aspettativa, ha dato vita a un movimento di opinione la cui ampiezza ha nei fatti cambiato il panorama politico del Paese, è stato suscitato, almeno per quanto mi riguarda, da due elementi complementari.
Il primo, in ordine di tempo, è stato l'aristocratico sdegno di Aristide nei confronti del popolino, dei deplorables. Uno sdegno molto ante litteram (correva l'anno 2010, ancora non c'erano state né Brexit né elezione di Trump). Aristide teorizzava come gli intellettuali, cioè "i buoni" (i Saviano, i De Luca, ma su un piano meno pop i Padoa Schioppa, ecc.), in virtù della loro superiorità dovessero guidare il popolo a prescindere dalla volontà di quest'ultimo. Per quanto potessimo cercare di resistere, "eventualmente" (traduzione awanagana di eventually), cioè, in italiano, alla fine, questa esplicita giustificazione dell'oligarchia da parte di chi si professava di sinistra non poteva che spingerci a destra. Ricorderete: "Caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa." Parole che al tempo sintetizzai così: il popolo non sa quale sia il suo interesse, ma per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà.
Imparammo poi, studiando, che queste parole non erano l'allucinato delirio fascista di un docente universitario il cui ego un tantino più ipertrofico del dovuto aveva trascolorato in un superomismo inquietante, ma tutto sommato circoscritto. No, tutt'altro! Erano il precipitato di una ben precisa e ampiamente diffusa dottrina politica, il cosiddetto "federalismo" europeo, sul quale ci intrattenemmo a lungo, ad esempio qui (può anche essere utile un rinvio a questo autorevole saggio). Essi (per usare un termine che altri hanno introdotto nel dibattito) erano veramente così, ed erano tutti così. Questo loro aspetto, questo viscerale disprezzo per il popolo, uscì allo scoperto molto dopo: appunto, dopo il referendum sulla Brexit e dopo l'elezione di Trump. Credo che qui nessuno ne rimase sorpreso: ab uno (Aristide) disce omnes (i piddini).
Il secondo elemento di allarme, e quindi (etimologicamente) la seconda chiamata alle armi, fu quando rinvenimmo in una vecchia intervista di quello che sarebbe poi stato il Presidente della Commissione Europea, la teorizzazione di una esplicita volontà di aggirare il processo democratico, ovviamente simmetrica e complementare all'esaltazione dell'oligarchia. Bisogna infatti che il popolo non corra il rischio di capire quali siano i suoi interessi, e un modo per non farglielo capire è utilizzare il metodo della lettera rubata: sommergerlo di informazioni. Basta un mese di esperienza parlamentare per capirlo, cioè per capire il significato di queste parole, che molti di voi ricorderanno: "Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno".
Nota bene: la teorizzazione di questo metodo aveva infastidito gli stessi buoni, ma solo nella capitale, non nella provincia, dell'Impero, tant'è che noi ci eravamo arrivati attraverso una provocazione di Hans Magnus Enszenberger, che potete trovare sul sito di una ONLUS buona. Ci vuole un po' di contegno! Posto che si sappia ciò che si vuole, cioè comandare imponendo la propria agenda e fottendosene della volontà della maggioranza, non è mica necessario dirlo in giro! Ma tant'è... Il metodo Juncker è stato applicato anche al MES, come avrete visto, solo che questa volta una reazione c'è stata (troppo tardi, ma c'è stata): votare è servito (a poco, ma è servito). Loro ovviamente andranno avanti. Quando smetteranno? Semplice. Smetteranno di farlo quando gli impegni in aula li prenderà un premier che difenda l'interesse del Paese, e che conseguentemente faccia ben capire ai suoi incaricati che eventuali infedeltà al mandato nelle sedi europee verranno valutate ai sensi dell'art. 264 del Codice Penale. Allora vedrai sì come saranno efficienti i vari capi dipartimento e capi segreteria! I capi, insomma, quelli che comandano sul serio, cui oggi non può certo essere rimproverato di non aver rispettato un mandato che il Governo non ha trasmesso loro dopo averlo ricevuto dal Parlamento! In ogni caso le leggi ci sono, basterà applicarle (non mi dilungo su tutta una serie di altri presupposti da attuare per trasformare questa banalità in un'opportunità concreta; torno però a sottolineare che se da un lato il Parlamento, in caso di infedeltà del Governo, può solo sfiduciarlo, come abbiamo fatto, dall'altro il Governo, proprio per tutelarsi verso una sfiducia del Parlamento, in caso di infedeltà dei suoi negoziatori può proporre alla magistratura di rinchiuderli per almeno 5 anni... con il vantaggio di risolvere automaticamente anche il problema delle revolving doors e del pantouflage!).
La bestia totalitaria e antidemocratica è ferita a morte, perde rapidamente pezzi da tutte le parti, torno a dire che votare è servito, e che continuare a votare servirà, ma vorrei oggi porre rapidamente la vostra attenzione su un altro aspetto dell'allarme democratico che dobbiamo fronteggiare. Lo chiamerei, per agganciarmi all'attualità, il metodo PD.
Ve ne fornisco un rapido esempio: l'esperienza è la madre di ogni scienza, e un esempio vale più di mille parole:
Questo anonimo trafiletto, apparso fuggevolmente sul Resto del Carlino del 12 dicembre scorso, riprende quasi integralmente una notizia apparsa il giorno prima su FsNews: roba per addetti ai lavori! La sintesi però credo sia chiara. All'apparir del vero, e prima di cadere misera, la maggioranza consiliare indice una bella gara europea (il magico aggettivo che tutto sana!) per assicurare al management attuale, con qualche minimo elemento di ricambio, la gestione del servizio per i prossimi quindici anni, estendibili a ventidue. Nessuno mette in dubbio, fino a prova del contrario, la competenza degli esperti coinvolti, il punto non è certo questo! Non sono nemmeno sicuro che in questo caso si applichino queste considerazioni, che però hanno un loro peso. Chissà, forse la legge imponeva di farlo adesso (il percorso era stato avviato da un po'), e di farlo per quindici anni (la stabilità, si sa, è un valore, e poi sarà comunque previsto, prima o poi, il rinnovo degli organi di gestione, almeno credo). Non sono un esperto di diritto amministrativo. Il dato è che su un tema di questa importanza per la gestione regionale la futura giunta ai suoi primi passi rischia di confrontarsi con una società (cooperativa) il cui management è sostanzialmente ereditato da una esperienza politica tramontata.
Diciamo che c'è spazio, anche qui, come nel caso del negoziato a Bruxelles, per riflettere sul principio di distinzione: una riflessione tanto più urgente, alla vigilia di un inevitabile ed epocale cambiamento di indirizzo politico a livello dell'intero Paese (cambiamento non effimero, perché riflette il definitivo fastidio delle plebi - cioè nostro - verso la cosiddetta globalizzazione), quanto più viene intralciata dal fatto che oggi l'esercizio di funzioni un tempo affidate ad organi centrali o periferici dello Stato è affidato a una galassia di società partecipate di varia natura e di varie funzioni, offuscando la distinzione fra pubblica amministrazione e settore privato (e, nel caso di Bruxelles, negoziati un tempo condotti dal livello politico - ministri e sottosegretari - vengono oggi affidati al livello tecnico - capi dipartimento e membri rigorosamente anonimi degli High Level Working Groups).
Tutto molto "tecnico", molto "indipendente", molto "efficiente", molto "trasparente" (tant'è che in Emilia Romagna questa cosa la sanno forse in tre, esclusi gli interessati!).
Per una che ne vedi, ce ne sono cento che ti sfuggono: è così che essi sopravvivono, nel sottobosco: il livello politico arretra, quello amministrativo garantisce la continuità: questo è il metodo PD...
Mi ci son trovato anch'io, ad un altro livello, a dover gestire una roba di questo tipo, quando il governo Gentiloni, ormai privo di poteri, a Camere sciolte, nominò in fretta e furia a capo di una importante autorità indipendente una persona di sua fiducia, che poi risultò essere in conflitto di interessi con la Commissione Europea, a detta della stessa Commissione Europea. Fu un caso molto diverso da quello che vi ho sottoposto oggi, con due soli elementi di possibile analogia: le competenze tecniche dei soggetti in questione non erano in discussione, così come non era negabile la volontà del livello politico uscente di assicurare (assicurarsi) una continuità al livello amministrativo (indipendente o meno).
Insomma, per usare una parola che a me personalmente fa ribrezzo, uno dei tanti falsi amici che l'europeese e l'accademichese ci consegnano, concluderei dicendo che i buoni sono inclusivi, sì, ma ovviamente con se stessi! Non c'è nulla di male: prima caritas incipit ab ego!
Basta saperlo...
(...e quindi, per concludere: votare serve, altrimenti il MES sarebbe stato già firmato, ma non basta. Bisogna insistere, perché, come voi credo possiate capire, il vero tema è quello di esercitare un'egemonia culturale sul sottobosco. Ora, il motore dell'egemonia culturale è sempre il solito: il portafogli! Finché il ceto semicolto "de sinistra", che è magna pars della classe dirigente italiana, riterrà fonte unica e vera della conoscenza economica gli editoriali o gli sproloqui radiofonici di qualche nostro variopinto amico, capite bene che sarà molto difficile far intendere loro ragione, metterli di fronte ai reali termini del problema. Con il sedere al caldo, e ben al riparo da qualsiasi responsabilità di ordine politico, come pure dalla riprovazione sociale alimentata ad arte contro la politica - da cui però viene schermato chi il potere attivamente lo esercita - è difficile che essi possano rendersi conto del fatto che negando spazi alla democrazia non si tutelano, ma anzi si condannano a un inevitabile deterioramento del proprio stile di vita. Ha ragione Galli: non è vero che non ci sono più le ideologie: ce n'è una sola, il neoliberismo. Lo Stato come una famiglia, la moneta come risorsa scarsa, le esportazioni come motore principale della crescita, ecc. Tutti i funzionari e gli amministratori con cui vengo in contatto, qualsiasi cosa amministrino e quale che sia la loro autopercepita provenienza politica, sono schiavi di questo polveroso ciarpame pre-keynesiano, e non sono in grado di capire che il confine fra chi da questa visione del mondo trae vantaggio, e chi invece in essa soccombe, si sposta lentamente ma inesorabilmente verso l'alto: molti di loro sono già al di sotto, senza nemmeno saperlo. Uno spettacolo triste e tragico. Un intero ceto dirigente che fa il danno del Paese pensando di fare l'interesse proprio, salvo scoprire, come altresì ci ricordava Galli, di essere rimasto senza pensione "d'oro", o "belinato" in banca, ecc. Naturalmente, come ci siamo più volte detti qui, finché non lo scoprono operano attivamente a favore di chi credono tuteli questo ordine delle cose, il Partito Deflazionista (PD), e quando poi lo scoprono è troppo tardi, per loro e per tutti. Il lavoro da fare è lungo e paziente, ed è, e resta, un lavoro tanto culturale quanto politico: ne ero convinto da intellettuale, ne sono ancora più convinto da politico, e credo sia utile per tutti che ci riflettiate anche voi...)
Ottimo post, grazie.
RispondiEliminaSalve,
RispondiEliminail metodo PD in Toscana è seguitissimo, ma ce ne accorgiamo solo a posteriori quando succede qualcosa di eclatante. Come intercettarlo prima?
Prof.,
RispondiEliminacome direbbe Gramsci, casamatta per casamatta dovremmo riconquistare il paese ognuno nel proprio ambito.
Ma questo è possibile anche grazie al suo lavoro politico/culturale e a quello di pochi altri (fra cui Borghi).
La vera paura è che molti di questi “buoni” nel perdere il posto hanno tentato, tentano e tenteranno di avvelenare i pozzi e far saltare i ponti cosa che è dobbiamo evitare a tutti i costi per noi e per chi verrà dopo di noi come i nostri figli.
Se è utile che noi ci riflettiamo su, sarebbe miracoloso se ci riflettessero i seguaci di Mori, di cui comunque non bisognerà preoccuparsi: non entreranno in parlamento!
RispondiEliminaIl potere ha scelto le Sardine, anche perché appoggiare l'ennesimo leader che vuole risolvere i problemi per via giudiziaria non è più attrattivo, quantomeno a livello elettorale.
"Un intero ceto dirigente che fa il danno del Paese pensando di fare l'interesse proprio, salvo scoprire, come altresì ci ricordava Galli, di essere rimasto senza pensione "d'oro", o "belinato" in banca, ecc.".
RispondiEliminaLa mancanza di consapevolezza delle vittime è il miglior alleato del carnefice.
Senatore, oggi leggo questo: https://www.corriere.it/economia/finanza/20_gennaio_22/se-rilancio-dell-italia-arrivare-alpi-svizzere-davos-piano-sbloccare-nostro-paese-8c1a1ef6-3d1b-11ea-a086-4a0558b00e99.shtml
RispondiEliminaChe sia un consesso di burocrati riuniti in Svizzera a pianificare il futuro del mio Paese è già di per sé scandaloso, che lo facciano a porte chiuse grida vendetta.
Dopo le élites compradoras la borghesia compradora
RispondiEliminaAvevo l'età e gli strumenti per capire e darmi da fare non dico all'epoca del Governo Monti ma, almeno, a quella del Governo Renzi. In effetti qualcosa capivo, ma non abbastanza. Spero di recuperare terreno e di essermi avviato, già da qualche tempo, nella giusta direzione
RispondiEliminaAnche se ci vorrà ancora tanto tempo per rimediare ai tremendi danni che hanno fatto i fautori della coruzzionebrutta, i discorsi che si riescono a sentire in giro dimostrano sempre più spesso una chiara insofferenza nei confronti della ideologia egemone, uniformante e antidemocratica che ha governato negli ultimi decenni.
RispondiEliminaIl metodo PD della continuità amministrativa è anche il metodo comunitario della continuità burocratica negli incarichi di alto livello e ancora di più nella scelta del metodo normativo.
RispondiEliminaI Trattati, per dirne una, sono zeppi di norme dettagliatissime sul piano delle procedure e dei risultati, assolutamente incompatibili con la pretesa "vocazione costituzionale" degli stessi.
Il motivo è che anche nella UE si è sempre voluto limitare il potere politico, anche da parte di quell'organo strutturalmente compromesso con l'ideologia integrazionista, ma pur sempre eletto e dunque potenzialmente in condizioni di cambiare impostazione a seconda della volontà degli elettori, che è il Parlamento UE.
Anche per questo è importante non smettere di fare politica. E in tanti hanno deciso di cambiare, perchè anche in Emilia Romagna, smettere di essere di sinistra, si può.
Buona campagna elettorale.