(...qui il podcast...)
La prima precisazione è che questa precisazione viene data a caldo perché non ho alcuna intenzione di essere tiepido. La fine dei tiepidi è spiegata in Ap. 3, 16 e non sarà la mia.
La seconda precisazione è che a me interessa mantenere rapporti cordiali con tutti e non vedo perché non dovrei mantenerne con Giorgio Zanchini, che è persona cortese e disposta all'ascolto, e mi ha invitato nella sua trasmissione. È interesse di tutti, ma soprattutto mio, mantenere rapporti cordiali proprio perché le cose andranno come dico io, e quindi io in particolare non ho alcun motivo per inasprirmi né mi sono inasprito (e appunto non vorrei sembrasse così). Insomma, dico a me stesso quello che ho detto a tanti politici: "Ma perché non ti dai una calmata, ora che il mondo sta andando dove tu dicevi che sarebbe andato?" E infatti sono calmo, tanto che qualcuno se ne stupisce (senza motivo).
Terza precisazione: è lievemente impreciso dire che la critica alla costruzione europea sia una "mia" tesi. La frase "è cresciuto il dibattito attorno alle sue tesi", pronunciata da Zanchini credo con l'ottima intenzione di presentarmi a un pubblico che non necessariamente mi conosce, e penso anche con la lusinghiera intenzione di sottolineare che in qualche modo sono stato mio malgrado un precursore, necessita però pro veritate di una piccola chiosa. Essa è perfettamente sensata se per "sue" si intende "quelle che lei [cioè io] ha portato nel dibattito". Viceversa, avrebbe molto meno senso se con "sue" si intendesse "quelle che lei ha elaborato", perché, come qui (e ormai in Italia) tutti sanno, non mi sono inventato nulla, il fallimento dell'euro era annunciato, e, come ho ricordato in trasmissione, non esiste alcun lavoro scientifico che ne abbia mai suggerito ex ante l'opportunità, tranne uno finanziato dalla Commissione Europea, dal quale i due principali autori ancora viventi si sono dissociati. In particolare, Jean Pisani-Ferry (menzionato a p. 6 dello studio come uno degli autori) si è dissociato qui dall'idea esposta a p. 24 dello studio, secondo cui col passaggio alla moneta unica non ci sarebbero più state crisi di bilancia dei pagamenti fra paesi membri (insomma, l'idea un po' scema che i tedeschi avrebbero rivoluto indietro dai greci le dracme, ma non gli euro!), mentre Daniel Gros (menzionato anche lui a p. 6 fra gli autori dello studio) se è dissociato qui dall'assunto principale dello studio, ovvero che per un mercato unico ci volesse una moneta unica (One market, one money).
Quindi: non solo la critica all'Europa non è un mio trade mark, ma addirittura la propaganda preventiva all'euro si è talmente usurata alla prova dei fatti che chi l'ha perpetrata oggi giustamente prende le distanze. Voglio sottolineare che cambiare idea quando i fatti lo impongono è prova di maturità e quindi non intendo che il mio sottolineare certi voltafaccia venga preso necessariamente come critica: potrebbe anzi essere letto come un elogio per gli esimi colleghi che hanno avuto il coraggio di arrendersi all'evidenza. Va anche detto che la fallacia logica dei loro argomenti era stata portata alla loro attenzione ex ante, ad esempio qui, ma lasciamo perdere...
La quarta precisazione riguarda un punto essenziale. Quando ho affermato che "più che sulle cifre che vengono date a casaccio, svalutazioni del 50%, roba che non è nella letteratura scientifica, ci dovremmo interrogare su quale era il significato politico, magari anche giusto, di questo progetto, quando è stato lanciato, e su come sono mutate le condizioni politiche da allora", non intendevo però dire che "gli scenari sono difficilissimi da prevedere" (frase con la quale Zanchini ha riassunto il mio pensiero, suppongo per esigenze di sintesi), e infatti non l'ho detto (cosa che avrei fatto, se invece avessi avuto intenzione di dirlo), né tantomeno intendevo avallare le astruse e del tutto minoritarie (nel dibattito scientifico) tesi del mio interlocutore Lippi secondo cui l'Italia non trarrebbe benefici da un riallineamento del cambio e più in generale da una profonda revisione dell'assetto europeo. Intendevo dire quello che ho detto, cioè che nel dibattito vengono date cifre a casaccio, e che (a questo punto purtroppo devo sottolinearlo), il servizio pubblico dà loro molto spazio, senza adeguato contraddittorio. Nè è prova il fatto che Prodi ha potuto parlare di svalutazione del 50% in caso di uscita (al minuto 9:10 del podcast) quando nessuno (nes-su-no) studio scientifico, nemmeno quelli della Commissione Europea, avalla stime così catastrofiche, come ho chiarito documenti alla mano qui.
Tuttavia su un punto ha pienamente ragione Zanchini: lui non mi ha attribuito la frase che uscire fosse impossibile, come ho sbrigativamente riportato in questo tweet (e qui sono stato troppo sintetico io, e quindi me ne scuso):
Mi ha però attribuito l'idea che sia difficilissimo (non impossibile) prevedere cosa accadrà ("gli scenari in caso di uscita sono difficilissimi da prevedere"). Ora, io non ho detto questo: ho detto che nel dibattito vengono dati numeri a caso con l'acquiescenza dei media - il che, implicitamente, rende difficile per il pubblico farsi un'idea di quale sia lo scenario corretto. Non l'ho detto e non lo penso (ma di questo parlerò in altra sede). Peraltro, qui il problema non è quanto costerebbe un dollaro dopo l'uscita (probabilmente di meno), ma è un problema di democrazia, inavvertitamente messo in evidenza dai miei interlocutori: lo scopo dell'euro era costringere gli italiani a fare quello che non volevano fare. Posto anche che ciò cui li si voleva costringere fosse stata la cosa giusta (ma i risultati provano il contrario), costringere un corpo elettorale a fare cose che non vuole a casa mia si chiama fascismo.
L'ho detto nel 2011, e lo ripeto nel 2017, dopo che la vicenda greca ha chiarito cosa intendo a chi poteva capirlo.
Concludo con una osservazione, la solita: non dipende da noi.
Il sistema è insostenibile e quindi crollerà: potrebbe crollare in Francia, visto che lì ci sono politici in grado di far capire nei dibattiti televisivi quello che illustri colleghi esperti di tutt'altro non capiscono nei loro studi, ovvero che l'euro favorisce la divergenza, non la convergenza, fra i paesi membri.
A quel punto, se dovesse succedere, con che spirito prenderemmo le necessarie misure? Le prenderemmo, temo, sotto la spinta di un'opinione pubblica terrorizzata da scenari del tutto fasulli, diffusi dai media senza reale contraddittorio e senza possibilità di vaglio critico.
Ai giornalisti tutti vorrei evidenziare, col massimo rispetto e con la massima comprensione per le difficoltà oggettive nelle quali capisco che possano trovarsi, la grande responsabilità che si prendono con questo modus operandi. Aggiungo anche che questa responsabilità è direttamente proporzionale alla loro credibilità, e che a furia di raccontare, o lasciar raccontare, baggianate, i media questa credibilità la stanno perdendo. A me, come ho detto più volte, questo non rassicura, perché se da un lato implica che i vari "progetti paura" sono sempre meno efficaci, dall'altro implica che nei momenti cruciali i cittadini saranno privi di punti di riferimento attendibili, perché avranno ormai interiorizzato una radicale diffidenza verso chi gli ha preannunciato catastrofi dopo la Brexit, come del resto, prima, gli aveva preannunciato un Eden dentro l'euro.
(...ci sarebbero molte altre rettifiche da fare, ma sono superflue per voi, e inutili per chi ha sentito lievi imprecisioni in radio. Ho da fare...)
Ci tengo a precisare anche qua... il mio twitt era rivolto ad interventi precedenti di prodi monti e varoufakis, soprattutto dei primi due, che hanno messo a dura prova la mia capacità di self control ma sono stata imprecisa nel twitt, colpa mia. Resta il fatto che ammiro e invidio la tua "calma" a cui indubbiamente aspiro. Chissà un domani forse... La tua linea di condotta mi è ben chiara e la condivido (quasi sempre), e concordo sul fatto, apprezzabile, che ci siano media che danno spazio (con motivazioni diverse, senza dubbio) ad un tema tabù fino a 5 anni fa.
RispondiEliminaIl resto di quello che penso te lo dirò a voce, che è mejo... :)
Se i giornalisti e i politici, non vogliono porsi la domanda o comprendere cosa accadrebbe in caso di uscita dall euro dell Italia, almeno si ponessero la domanda: ma se un paese diverso dall Italia, uscirà dall euro, quale dovrà essere il nostro atteggiamento? Qual è il piano B? Se un politico non sa rispondere significa che non è capace di gestire le dinamiche di un paese.
RispondiEliminaA me diverte come Prodi senza alcun imbarazzo propugni il darwinismo sociale "o diventiamo una potenza mondiale o spariamo dalla storia" un po' "o si cresce o si muore" di Guglielmo II e un po' "ci serve lo spazio vitale" di Adolfo.
RispondiEliminaL'ascolto della prima parte della trasmissione, mi ha fatto esplodere delle bolle sulla pelle che non vedevo da vent'anni. Orrore! Per guarire è stato necessario fare subito una donazione ad Asimmetrie. Guarigione immediata. La libertà costa, come ci ricorda spesso il Professore ed ognuno di noi deve accollarsi la propria parte. Detto questo, è ormai inutile commentare o farsi venire il sangue amaro ed eczemi cutanei dopo aver constatato che saranno duri a morire (ovviamente in senso lato) e che molte altre sofferenze ci aspettano prima di riprenderci il nostro paese. Una considerazione leggermente OT. Sono tornato da poco da una lunga permanenza in Nuova Zelanda: area territoriale pari all'Italia, controllo preciso dei confini, 4,6 milioni di abitanti, moneta sovrana, accordi commerciali di libero scambio ed ottimi rapporti con i giganti vicini: Australia, Est Asiatico, Giappone, ed udite udite...Ciiiiiiiiina!. Risultato: crescita del PIL 3,4% anno, disoccupazione al 4%, ricchezza diffusa e percebibile, sistema paese ai primi posti nelle classifiche del fondo monetario e banca mondiale. Ma si sa, il sig. Prodi ci dice, pareafrasando una vecchia pubblicità "per dipingere una grande parete ci vuole un pennello grande". Forza Professore non demorda!
RispondiEliminaCome dice la7 (Macron) uscire significa distruggere il potera d'acquisto dei cittadini.
RispondiEliminaCome dice porter, restare significa distruggere l'acquisto del potere da parte dei cittadini.
EliminaHo ascoltato fino alla fine.
RispondiEliminaSanta pazienza.
(Alessandra/Cassandra da Firenze. Lui nasceva oggi e poi il 31. A volte ritornano)
Chiarissimo Professore, intervengo rapidamente - continuo a seguire questo bellissimo blog per ricaricare le riserve di ossigeno, prima di reimmergermi nell'intenso lavoro di questi ultimi mesi - per dirle che Furfaro appartiene alla corrente di Sel che ha abbandonato Fassina e la sua svolta di radicale rifiuto di scendere a compromessi con il PD per correre in soccorso del cd. campo progressista di Pisapia, la stampella di sinistra a vocazione governativa di un PD per così dire rimodernato e riconfezionato in una sorta di zombificazione dell'Ulivo. Purtroppo devo darle ragione: la sinistra non esiste più. Tra l'altro l'interessante chiave di lettura offerta dal Prof. Pivetti e da un suo collaboratore (Barba) in riferimento ad una simile constatazione di decesso riconosce come momento fondato di tale disfatta, oltre alla mancanza di aggiornamento sui temi economici (il che per coloro che si professavano marxisti finirebbe per dare la misura della loro siderale distanza dal Mentore) già denunciata dal prof. Cesaratto e da Lei, la contaminazione filosofica e di linguaggio operata da Foucalt e suoi epigoni in Francia con correnti di pensiero di chiara ispirazione individualistico-liberista. Sono spaesato, senza punti di riferimento politici, perché il senso di appartenenza è un qualcosa di positivo, ma può anche rivelarsi una condanna all’isolamento quando scopri che quelli a cui pensavi di appartenere sono profondamente 'corrotti' (non nel senso di corrrrrruzzzzione) al punto da essere diventati altro.
RispondiEliminaHo guardato con fiducia all'esperimento di Fassina, pur consapevole delle difficoltà che Stefano avrebbe incontrato e quasi certo del fallimento in cui sarebbe incappato: l'ho fatto per che intimamente sento di 'appartenere' ad una comunità che condivide la gran parte delle idee, delle proposte, delle sensibilità tipiche di quelli che Bobbio avrebbe un tempo fatto ricomprendere nella categoria di 'sinistra'. Una comunità che si riconosce nel concetto dell'uguaglianza, un concetto totalmente smarrito dal PD, ma anche da quei piccoli agglomerati nati per gravitargli attorno e per catturare gli illusi che persistono. Un concetto che, declinato in maniera differente, trovo invece in certi interventi di Triolo o di tanti altri uomini di destra che frequentano con passione questo suo blog. Mi piacerebbe che tra quel che resta dei frammenti di quella che un tempo era la sinistra italiana maturasse la convinzione della svolta epocale che stiamo vivendo.
Forse coltivo ancora una speranza che mi farà morire disperato. Ma non posso (o non voglio) arrendermi all’evidenza di una diaspora di soggetti che ancora impiegano le loro risorse mentali a disegnare scenari ipotetici futuri.
La battaglia non è su quello che potrà accadere nel lungo periodo (quando, si sa, saremo tutti morti): la battaglia è qui ed ora. E se è del tutto chiaro che l'euro è l'elemento di coagulazione di forze che sono contrarie all'uguaglianza (salvo poi concedere, caritatevolmente, l'uguaglianza dei diritti cosmetici), ed è talmente chiaro ormai che persino Perry Anderson, dalle colonne, udite - udite, di Le (im)Monde Diplomatique, conclude per il tanfo che emana l'Euro e l'Unione Europea ed invita le forze di sinistra a disfarsi dell'Unione Europea e dell'Euro, allora deve poter divenire consequenziale che uno come me, di sinistra, sia disposto a combattere la battaglia a fianco di chi, come i Triolo, dalle sue rispettabili posizioni, ritenga di dover contrastare una simile deriva. Che cosa è stata la resistenza - e mi perdonino per il riferimento i lettori di provata fede destrorsa - se non l'esperienza di voci le più disparate ma motivate e unite dall'obiettivo comune di proporre una diversa di idea di Paese? Che cosa è stata la Carta Costituzionale se non una magnifica sintesi di diverse sensibilità accomunate dall'obiettivo di restituire al Paese dilaniato da una guerra civile e uscito a pezzi da una guerra persa, piagato per quanto accadeva sul fronte orientale, un tessuto unitario di valori condivisi? L'art. 1 della nostra Costituzione è l'esemplificazione di che cosa voglia dire unire le forze per un obiettivo comune, lasciando da parte le divise e le casacche. L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. E' la Costituzione Repubblicana che parla, per bocca di Fanfani (un democristiano di quelli che conosceva l'arte della faticosa mediazione, della ricerca dell'unità degli opposti, un economista tra l'altro). Ma come ricorda il prof. Canfora è anche la Costituzione Repubblichina che parla (l'articolo 9 del Manifesto di Verona afferma che 'base della Repubblica Sociale e suo oggetto primario è il lavoro"). A testimonianza del fatto che, quando c'è da rifare un Paese, le appartenenze contano, certo che contano, ma per costruire assieme qualcosa che appartiene a tutti. Lasciamo i Vyšinskij di ogni schieramento al loro destino di utili idioti e proviamo a tessere una rete che raccolga il fronte più ampio possibile. Chiamatemi rosso-bruno, chiamatemi come ve pare, ma quel che è certo che non appartengo a quelli dell'Euro e che per poter far sì che il mio Paese esca da questa trappola non c'è niente, davvero niente che non sarei disposto a fare sul piano delle scelte politiche.
RispondiEliminaLa citazione della Corea che si dotò della moneta forte per crescere (e infatti è saltata in aria) riassume più della svalutazione al 50% (magari!) il grado di accanimento terapeutico in essere
RispondiEliminaPS: lo won è sottovalutato (non come il "marco" potenziale ma sottovalutato).
RispondiEliminaMa come si può andare? ovvio che in un mondo in cui queste discussioni vengono svolte deliberatamente in stile bar, ogni parere (giusto e puntuale che sia) debba essere annoverato come "opinione", nel marasma caotico dei bla bla bla.
E allora via con "secondo me" per cui ognuno può tirare i dadi a piacimento e dire ciò che vuole.
d'altro canto qualcuno ha inventato il generatore di c.!
ma loro sguazzano con questo metodo.. spararne 99 in modo che la cosa detta si confonda.
E con la scusa appiano pure democratici (parlano tutti)
la domanda del' ascoltatore sul dopo l' euro ,anche se fatta con fini polemici pro "remain",è il tema più importante.Ricordo uno dei primi video del Prof. ,fattomi vedere quasi a forza dalla mia prole,che trattava anche dell' argomento https://www.youtube.com/watch?v=nGXx3_QItyk ( per me la colpa allora era delle "SVALUTAZZZZZIONIICOMPETITIVE E DELLA CRICCACASTACORRUZZZIONEEEE e l' euro era solo una moneta )
RispondiEliminaFantastico!
RispondiElimina#nodirettivaLottizzati?
#itspopcorntime!
#avetevolutoleuropa?
#ciaone!
#tuttieuristicolculodeglialtri?
#ilmercatoèilvostropastoreperchésietepecore!
Dopo la "vittoria" della "democrazia" in Olanda, chissà perché Ricciolino è nervosetto ... in realtà pensava a Juncker.
RispondiEliminaQuella maschera di lardo cadente e quella flemma flaccida falso-bonaria nascondo uno degli animi più meschini dell'epoca contemporanea.
RispondiEliminaAbbiamo bisogno di essere umiliati ancora di più?
Lui è la massima umiliazione del genere umano.
Per par condicio citerei anche la presidentessa maxima.
EliminaCaro Professore,
RispondiEliminacome ci insegna non sono uno studioso di economia e quindi non posso esprimere una valutazione sui calcoli di svalutazione in caso di uscita dall'Euro. Noto soltanto che dire che la lira si svaluterebbe del 50% rispetto al marcoeuro equivale a confessare l'esistenza di un enorme problema di squilibrio all'interno dell'eurozona. Più si paventa uno scenario catastrofico di uscita, più di fatto si sta ammettendo che l'attuale assetto economico ha prodotto nel tempo danni e squilibri per i quali sarebbero necessari forti azioni correttive prima che inevitabilmente la situazione esploda. Paradossalmente chi sostiene l'euro coerentemente dovrebbe affermare esattamente il contrario, che in caso di uscita nell'immediato non succederebbe proprio nulla o solo effetti trascurabili, perché ciò significherebbe dire che il sistema è stabile. Se invece dice il contrario è molto probabile che stia facendo leva solo su argomenti irrazionali, ovvero sul diffondere paure e timori per accettare l'attuale stato delle cose e le sue conseguenze.