venerdì 7 ottobre 2016

Quelli che "le riserve si vaporizzerebbero"...

Contrordine compagni!

Dunque: finora dovevamo dire che "la liretta, l'Italietta, la carta straccia", e altre consimili scemenze. Sì, insomma, dovevamo, noi "de sinistra", esattamente come gli opinionisti degli organi di stampa del grande capitale, alimentare il mito di una Italia troppo piccola per resistere da sola alle grandi tendenze della globalizzazione. Dovevamo cioè presentare come processo oggettivo, e in quanto tale non gestibile né sindacabile politicamente, il fatto che il popolo italiano dovesse cedere la propria sovranità democratica a beneficio di interessi per definizione esteri (in quanto non nazionali: consultate un dizionario dei contrari).

Perché dovevamo fare, a sinistra, una simile operazione? Bò, questo resta uno dei grandi misteri della storia del nostro paese.

Sospetta è questa corrispondenza di amorosi sensi fra gli intellettuali di sinistra e gli opinionisti del capitale, come ho notato qualche giorno fa. Ed è anche sospetta questa incapacità di comprendere che lo spazio politico ha anche lui un suo horror vacui. Annichilire la sovranità del popolo non significa entrare in uno stato irenico ed edenico: significa solo creare un comodo spazio per la sovranità delle multinazionali, come i fatti stanno dimostrando (e se volete dettagli, vi suggerisco questo post del blog di Nuti, che forse qualcuno dovrebbe tradurre).

Ma per fortuna oggi, grazie alla sagace maieutica dello stesso Nuti e dei suoi coautori, ci siamo lasciati dietro le spalle questo retaggio di un passato subalterno, o, come io amo dire, autorazzista.

Oggi una squadra piuttosto eterogenea di intellettuali di varia estrazione ha risposto a Mario avvertendo: l'Italia è troppo grande per potersi permettere di uscire dall'euro: se lo facesse sarebbe un disastro, che porterebbe a "la sparizione della moneta unica di una delle principali aree economiche e la (sic) seconda valuta di riserva del mondo".

Ussignùr...

Eppure l'intervento di Mario e dei suoi coautori, nonché il mio sul Fatto Quotidiano, avevano un unico scopo: quello di far capire che questo non è un dibattito per dilettanti.

E invece gnente, si continua con frasi prive di senso, con un project fear che ormai i fatti dimostrano essere controproducente (come Mario & co. saggiamente ammoniscono), essere il veicolo verso la proliferazione della demagogia, essere la migliore assicurazione del fatto che l'inevitabile trapasso verrà gestito da chi avrà saputo mostrarsi più serio, o meglio meno ridicolo: purtroppo, la destra!

Comunque, cominciamo dal bicchiere mezzo pieno. Finalmente gli intellettuali "de sinistra" si sono accorti che un paese con 60 milioni di abitanti non è "troppo piccolo". Naturalmente, siccome essere "de sinistra" significa per non so quale strana alchimia odiare lo Stato (come un Giannino qualsiasi), cominciando naturalmente dal proprio, un altro difetto all'Italia bisognava trovarglielo, e se prima il difetto era di essere era troppo piccola per fare come gli pare, adesso è quello di essere troppo grande per fare come gli pare. Minimo comune multiplo: per questi intellettuali democratici i loro concittadini non possono fare come gli pare. E va bene così (chi ha letto i miei libri sa le radici storiche di questa simpatica attitudine).

Non commento il tema della "sparizione della moneta unica". Come sapete, non è né la prima né l'ultima volta che un'unione monetaria di un qualche peso scompare, il materiale lo trovate nella sezione "Per cominciare", per voi è banale e quindi non ci torno. Per inciso, colgo l'occasione per dirvi che anche quest'anno avremo al #goofy5 Brigitte Granville, la donna che era nel team di Jeff Sachs a smantellare l'area del rublo per conto di Gajdar. Sono sicuro che se al suo posto ci fosse stato l'uomo che sussurrava ai trulli i risultati sarebbero stati molto migliori: ma siccome c'era lei e non c'era lui, diciamo che abbiamo una ragionevole presunzione che Brigitte sappia di cosa parli...

Mi diverte invece moltissimo, è autenticamente spassosa (posto che sia onesta) l'immagine della sparizione della seconda valuta di riserva del mondo.

Ecco: diamo per scontato che chi ragiona così sia in buona fede (perché potrebbe anche non esserlo, ma occorrerebbe provarlo: la buona fede si presume). Che immagini, cioè, che le riserve ufficiali siano immensi sacchi di juta pieni di contante estero - certo, magari non monete metalliche, ma bigliettoni - depositati nelle casseforti di qualche banca centrale in giro per il mondo. L'Italia (non più Italietta ma Italiona) esce nottetempo dall'euro e... Puff! I sacconi di juta si inceneriscono. Il giorno dopo Patel, o magari Zhou, scendono in ciabatte, ancora un po' assonnati, passano davanti alla cassaforte andando in cucina a farsi un caffè, e vengono assaliti da un dubbio, sai, quei presentimenti tanto vaghi quanto lancinanti, quelle premonizioni che proprio perché infondate, irrazionali ("ma che tte pare che stanotte qualcuno è venuto a aprimme la cassaforte?"), ti impongono il rituale della verifica... "Famme dà un'occhiata, tanto sto qua..." E così i nostri governatori girano la pesante maniglia della cassaforte (ognuno della sua), aprono lo sportello, che cigola sui cardini ("devo ricordarmi di oliare le cerniere..."), e poi si stropicciano gli occhi increduli! Ma... Ma... Ma... dove sono finiti gli euroni, quelli che così efficacemente hanno difeso i banchieri europei dalla crisi e i proletari europei dalla perdita di potere d'acquisto? Non ci sono più? Sono spariti?

Oddio, dato che la compagine è abbastanza scompaginata, magari al suo interno qualcuno che ragiona così ci sarà anche. Voglio però pensare che non arrivino a tanto, ma a un pocolino meno: cioè che si limitino a pensare che questi begli euroni di carta ballanti e sonanti improvvisamente si trovino demonetizzati (fuori corso legale nel paese che li ha emessi... e che peraltro in quanto paese non esiste!), o "svalutati". Purtroppo anche questa è una lieve imprecisione. Per quanto questo possa sembrare paradossale, la logica economica ci dice che le banche centrali di paesi terzi potrebbero addirittura guadagnarci, da una dissoluzione dell'euro.

Come?

Ma sei pazzo?

Ecco, le solite teorie strampalate di Bagnai...

Calma, amici, calma. Le teorie di Bagnai del 2011 sono diventate teorie di Giavazzi nel 2015 e di Stiglitz nel 2016. Ci sarebbe da esserne fieri, se non fosse che nemmeno nel 2011 quelle erano teorie mie, come vi ho mille volte spiegato, ma semplice Econ101. Qui, poi, non si tratta di teoria, ma di pratica.

Scusate: se voi aveste, che so, 200.000 euro di disponibilità liquide per qualsiasi motivo (vendita di un appartamento? Eredità?) cosa fareste? Andreste in banca con un sacco di juta e ve le portereste a casa in biglietti di piccolo taglio? Non credo, non sarebbe razionale, per due ordini di motivi: il primo è che correreste un rischio (se poi un ladro vi entrasse in casa, sareste spacciati), e il secondo è che non avreste un rendimento. Certo: una somma simile conviene tenerla investita in titoli, che fruttano un interesse (se pure, di questi tempi, irrisorio).

C'è un qualche motivo che fa pensare a voi, o alla sconclusionata pattuglia eurista, che un banchiere centrale pisci dalle ginocchia? (perdonate l'espressione gergale).

Perché Patel dovrebbe essere più fesso di voi, o di Trullo Whisperer? Mi dicono che non sia un bramino, ma non per questo sarà un ellissoide! Anzi... Patel, come Zhou, come Goldfajn (sì, proprio quello che fra l'altro è anche stato coautore di un saggio che i dilettanti sistematicamente ignorano e del quale vi parlai qui), esattamente come non tengono i loro dollari in contanti ma in TBill o simili, non tengono i loro euro in contanti, ma in titoli di Stato di paesi dell'area euro.

Ecco, ragioniamoci un po' su...

Come funzionavano le cose prima che iniziasse questo bordello? L'euro non c'era, ma questo non significa che alcune valute europee non fossero valute di riserva. Quali? Ve lo potete immaginare: marco tedesco, franco francese, fiorino olandese, ECU, e naturalmente, fra le valute non candidate all'ingresso nell'euro, sterlina. La base dati COFER del Fondo Monetario Internazionale ci dipinge esattamente la situazione:


Nel 1995, per dire, le riserve ufficiali totali erano 1389 miliardi di dollari, di cui 355 erano "unallocated" (ultimo rigo), cioè non si sapeva come fossero investite, mentre i restanti 1034 erano allocati in otto valute (dollaro, sterlina, marco, franco, yen, franco svizzero, fiorino e ecu), e una piccola parte (49 miliardi) era allocata in altre valute (fra cui i dollari australiano e canadese). L'euro? Non c'era, naturalmente. Ma se sommiamo il controvalore delle riserve in marchi, franchi, fiorini e Ecu ci viene fuori un bel 279 miliardi di dollari, che vi ho messo in rosso, proprio per evidenziare che quello è l'ammontare delle riserve non in euro (che non c'era), ma nelle cosiddette euro legacy currencies (che c'erano).

Bene, ci siamo? Notate nulla?

Allora vi faccio il disegnino:


Ma guarda un po'! Fra 1995 e 1998 la parte del leone, con quota maggioritaria e crescente, fra le valute di riserva dei paesi europei candidati all'Eurozona chi la fa? Ma lei, proprio lei, la Germania. So che non sarete stupiti. Questo in buona sostanza cosa significa? Significa che in giro per il mondo, verso il 1998, nell'attivo delle banche centrali (incluse quelle europee), c'erano circa 176 miliardi di Bund o similari (escluderei che ci fossero 176 miliardi di monete da un marco, se non avete particolari obiezioni da farmi).

Ci siamo?

Bene. Poi ci siamo uniti, è arrivato l'euro, e l'evoluzione è stata questa:


Siamo passati da 218 miliardi di dollari di euro legacy currencies a 247 miliardi di dollari di euro, poi 278, poi 301, ecc. Una dinamica in crescita, che poi valuteremo, ma la domanda è: secondo voi, un banchiere centrale, che so, di Vanuatu o malese o messicano, che fino al 1998 aveva una certa parte delle proprie riserve allocate in marchi, cioè in Bund, appena arriva l'euro che fa? Prende, disinveste tutti i Bund, e compra titoli del tesoro portoghese o greco? E perché mai avrebbe dovuto farlo? Scusate, vi ricordate cosa ci ha portato l'euro? La convergenza fra tassi di interesse nominali, giusto? Quindi un titolo greco rendeva, fino a prima della crisi dello spread, quanto un titolo tedesco. E allora perché Rajan o Zhou o Bernanke avrebbero dovuto disinvestire i propri Bund per investire, a parità di rendimento, in titoli portoghesi? Non si capisce proprio...

In altre parole, i 1355 miliardi di dollari di riserve denominate in euro in giro per il mondo a fine 2015 è estremamente probabile che fossero pressoché tutte allocate in Bund. Se lo erano prima dell'euro, e quindi verosimilmente prima della crisi, lo saranno (razionalmente) state ancora di più dopo lo scoppio della crisi, che avrà ancora di più spinto i banchieri centrali, personcine avvedute e avverse al rischio, a rivolgersi, per investire i loro euro, verso i titoli del paese considerato meno rischioso dell'Eurozona: la Germania.

Questo cosa significa?

Ma significa una cosa molto ma molto semplice: certo, quando l'euro salterà (non se: quando) ci saranno diversi problemi, che sono conosciuti da chi ha studiato la materia invece di industriarsi in altri campi del sapere economico (o presunto tale). Ma sicuramente fra questi non dobbiamo annoverare la "sparizione delle riserve". Semplicemente, il giorno dopo Patel o Zhou si troveranno con quello che avevano il giorno prima: dei titoli di stato tedeschi che però saranno, a seconda degli scenari, definiti o in un nuovo marco o in un euro del Nord, e quindi risulteranno nettamente rivalutati rispetto al giorno prima. Quindi da questa evoluzione (che è solo una delle tante che si verificheranno in seguito all'evento) i nostri amici banchieri centrali, per i quali stiamo tanto in pena, noi di sinistra, bé, da questa evoluzione rischiano addirittura di guadagnarci.

Certo, a meno che il giorno prima non abbiano venduto tutti i Bund per comprare Btp. Ma se avessero fatto una fesseria simile, sapreste dirmi un singolo cazzo di motivo al mondo per il quale non dovrebbero pagarne le conseguenze?

Ecco: e qui allarghiamo un momento l'obiettivo, per inquadrare in una bella foto di classe (in senso marxista) i nostri simpatici difensori del potere d'acquisto del povero lavoratore, cioè gli euristi di sinistra. Ti fanno la lezzzioncina (sbagliata: cherry picking piuttosto insulso) sul fatto che il riallineamento (che loro chiamano svalutazione) non rianimerebbe il commercio, ma dimenticano quello che fingono di ricordare, cioè il lato finanziario della vicenda. Vedete, se avesse avuto la dracma, la Grecia avrebbe naturaliter fatto un haircut: una svalutazione è anche questo, è restituire meno valuta nazionale a chi te l'ha prestata incautamente (senza valutare correttamente il tuo merito di credito, come hanno fatto le banche tedesche nel prestare ai greci, e ormai anche la Bce tranquillamente lo ammette). E qui si vede quale classe difendano i difensori dell'euro. L'unica cosa che interessa loro è che il capitalismo finanziario cialtrone e bancarottiero del Nord, quello di DB imbottita di derivati e delle Landesbanken imbottite di crediti marci, non sia chiamato a pagare il conto delle proprie scelte sbagliate attraverso un normale meccanismo di prezzo. Insomma: sono i difensori senza se e senza ma del capitalismo dove testa vinco io, croce perdi tu. Questo è il lato che evidentemente li affascina e li soggioga intellettualmente dell'istituzione euro, forse perché da questo peculiare aspetto di tale iniqua istituzione traggono alimento.

Io non emetto alcun giudizio. Mi limito a far notare che, come sempre, chi si incaponisce a difendere un'idea sbagliata perché ingiusta dopo un po' resta a corto di argomenti, e deve necessariamente usarne di ridicoli.

L'immagine del povero Patel in ciabatte atterrito alla scomparsa dei propri euroni è sufficientemente plastica. Ridiamoci sopra, e scusatemi se vi ho fatto perder tempo con fesserie simili. Ma, d'altra parte, un keynesiano sa che è la domanda a creare l'offerta. Questo credo valga anche per le lievi imprecisioni. Quindi, meglio intervenire per regolarne il mercato...

49 commenti:

  1. Grazie per l'instancabile opera divulgativa, e qundo è stanco, per me rimane comunque instancabile

    RispondiElimina
  2. Se non ci sarà,nei prossimi anni,una sinistra vera la colpa sarà solo di questi qui.Sono stati capaci di ignorare il conflitto di classe,messo in evidenza in questo post quando si parla dell'aspetto finanziario,non prendendo in considerazione il fatto che i primi a perderci saranno quei soggetti che hanno tratto grossi benefici grazie a quelle politiche distributive sfavorevoli ai lavoratori...

    RispondiElimina
  3. Grazie, grazie per questa luce che ci mette a disposizione in questa voluta, lunga notte dell'euro e dell'Europa

    RispondiElimina
  4. interesse è quello del capitale finanziario, barra Caracciolo ha affermato che nonostante l'euro non funziona, c'è un interesse mercantile da parte della Germania che non lo abbandonerà facilmente. in fin dei conti ci guadagna! secondo quello che più mi allarmato è che Caracciolo afferma che anche gli S.U non staccheranno la spina dell'euro, fino a quando a noi latini non ci avranno insegnato il valore del lavoro e della produzione, non avranno privatizzato tutto... questo era il concetto espresso in parole semplici. Abbiamo tutti contro e in più è facile che si comprino i nostri politici così come hanno fatto in passato.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. già, alla fine dei conti sono sempre e solo gli USA i "nostri" padroni...

      Elimina
  5. Un post bellissimo, prof. Quando è così chiaro e fa così ridere insieme divento matta. Ho cercato di tuittarlo tutto a 140 caratteri alla volta, ma ammetto che ho dovuto desistere.

    RispondiElimina
  6. A Roma splende il sole e Bagnai e' il boato del cannone di mezzogiorno che ci dice «sveja regazzi' e l' ora »

    RispondiElimina
  7. Che dire, grazie professore! I suoi post dovrebbero metterli obbligatori nella scuola dell'obbligo. Almeno gli Italiani del futuro sarebbero preparati e informati e magari anche i genitori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Saverio, nella scuola dell'obbligo le maestre acquisiscono il materiale per la classe, scegliendo nei cataloghi Coop ed Esselunga grazie ai punti raccolti durante la spesa dalle famiglie e poi portati in classe....

      Elimina
    2. @Celso

      Le maestre ancora ancora si accorgono dell'invasione. Inquietanti sono i genitori che se ne fanno in massa promotori!

      Elimina
  8. Quando la forma si accoppia alla sostanza, la lettura diventa un piacere anche se i contenuti sono tragici ed angoscianti...

    RispondiElimina
  9. Nesuna perdita di tempo: loro, gli euristi "de sinistra", stanno con l'acqua (o qualcos'altro) alla gola, e io sono meno ignorante d'un'ora fa

    RispondiElimina
  10. Grazie dal profondo del cuore prof.

    RispondiElimina
  11. Prof, lo traduco io il post di Nuti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Però allora dovresti metterti in contatto con vocidallestero.

      Elimina
    2. @Margherita Sono certa che gli amici di Vocidallestero ne saranno felici. Manda loro una mail a vocidallestero@gmail.com

      Elimina
  12. Io la vedo come un'opportunità, personalmente parlando.

    RispondiElimina
  13. Gli €uropdi sono in sostanza come gli spagnoli e i turchi del XVI secolo. Gli piace il pennello grande. I galeoni giganti dell' invincibile armata poco manovrabili nello stretto, e i megacannoni difficilmente trasportabili sul terreno o montabili sulle navi.Alcuni divertenti aneddoti li racconta Cipolla in "Vele e cannoni"
    Prevalsero le navi agili e veloci e i cannoni maneggevoli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Euro-pdi o EUROPODI ?
      Lamellibranchi , gasteropodi, europodi, fantozziani, ecc. ecc ?

      Elimina
    2. @Dino977
      ciò dimostra che i piddini sono sempre esistiti e sempre esisteranno.

      Elimina
  14. Buongiorno Professore,
    semplicemente complimenti per la "frivolezza",sono contento di questa (anche se OT).

    RispondiElimina
  15. Professore, mi meraviglia come questi ancora non abbiano capito con chi, Voi, hanno a che fare.....Ormai è un persistere a volersi arrampicare sugli specchi, ma quelli belli verticali....Non hanno scampo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo, fino a prova contraria, quelli che non hanno scampo siamo noi.

      Elimina
  16. https://www.google.it/amp/www.lastampa.it/2016/10/07/esteri/juncker-basta-parlare-di-stati-uniti-deuropa-la-gente-non-li-vuole-h3HPFd2hUASRdBZhyKwcfO/amphtml/pagina.amp.html LAGGGENTE NON LI VUOLE.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho capito se Juncker si rende conto che non conta un cazzo, o se l' ha capito e cerca di barcamenarsi alla meglio fino al maggio 2019, anno in cui a novembre scadrà anche il mandato di Draghi e Draghi continuerà a fare la spola tra Berlino e Francoforte sempre senza risolvere il problema di stimolare l' economia dell' eurozona fino al momento in cui la sua credibilità sarà completamente compromessa e allora quel discorso che fece nel 2012 " whatever it takes..." voglio proprio vedere in cosa si tradurrà; probabilmente sarà "Whatever you want, wathever you like, whatever you say, you pay your money"(senza Status Quo

      Elimina
    2. Albe', secondo me sono solo mezzucci dialettici di chi cerca di rivoltare una frittata già spappolata: dato che a questi degli Stati Uniti d'Europa democraticamente e socialmente intesi non glien'è mai fregato un cazzo, e i primi a odiare l'Europa per quello che ha cercato di essere nel secondo dopoguerra sono sempre stati loro, adesso che stanno alla frutta mandano avanti il loro stuntman di punta per vedere se il loro odio se lo possono rivendere in questo modo senza prendere troppi sganassoni in primis da quelli che verrebbero 'riprogrammare' secondo questo nuovo frame. Non c'è bisogno che ti dica che Juncker l'hanno ingegnerizzato apposta per questo tipo di compiti.

      Elimina
    3. Caro Fabrizio, questa volta non sono d'accordo con te. Quello che c'è "dietro" è molto evidente e ve ne ho già parlato, come ve ne ha parlato Quarantotto. Semplicemente, la Germania, avendo occupato tutte le istituzioni tecniche di raccordo intergovernativo, procede spedita verso l'adozione di un modello europeo di carattere intergovernativo e non federale, non avendo peraltro mai voluto quest'ultimo, come chiunque abbia letto con un telescopio da 1000 metri la copertina di uno qualsiasi dei miei libri dovrebbe avere intuito da tempo. Niente sganassoni, niente riprogrammare, niente di tutto questo. Lasciamo gli sganassoni a Bombolo. Questo disegno è chiaro fin dall'inizio.

      Elimina
    4. Credo di dover riconoscere il mio sostanziale fallimento comunicativo (probabilmente per eccessiva ellitticità). Nel senso che davo per scontato (ma solo per coloro a cui certi disegni sono o sono diventati chiari) il sostanziale "grande obiettivo" dell'Europa intergovernativa ordoliberalmente 'disciplinata' a trazione tedesca (kapo' su delega USA) come corrispettivo, in termini di 'pars construens' (dal loro malato punto di vista), del propedeutico odio distruttivo (ovvero anti Europa sociale nazional-democraticamente strutturata) di cui parlavo. Semplicemente, secondo me, preso atto che il frame degli USE non attacca più, fanno prove tecniche per sostituirlo in corsa, cosa mi pare non agevolissima. Comunque per capirlo basta aspettare un po' e vedere che succede, in termini di reazioni sdegnate in primis a livello dei vari Castaldi & Co., SE insistono su questa linea: in effetti, stiamo parlando del solito metodo Juncker, applicato questa volta a un frame strumentale invece che a una riforma strutturale.

      Elimina
    5. Non a caso Andreotti diceva voglio talmente bene alla Germania che ne voglio vedere sempre due!!!!

      Elimina
  17. Professore, la ringrazio per quel raro e prezioso "minimo comune multiplo" (per i diversamente ingegneri MULTIPLO non DENOMINATORE ...).

    ing. PIERGIORGIO ROSSO

    RispondiElimina
  18. Romano Prodi parla al convegno con Stiglitz e Gianni Riotta:

    http://tv.ilfattoquotidiano.it/2016/10/09/euro-il-nobel-stiglitz-si-puo-essere-in-europa-anche-senza-moneta-unica/565611/

    RispondiElimina
  19. Ultima dichiarazione di Prodi dopo l'incontro con Stiglitz a Bologna: "Se l'Italia abbandonasse la moneta unica sparirebbe per 4 secoli come ha fatto dopo il rinascimento".
    Immaginate l'effetto che può fare una dichiarazione del genere su molte persone. Chi frequenta questo blog sa che è soltanto terrorismo mediatico ma la maggioranza si tocca gli zebedei.
    Grazie al Dott. Bagnai per quello che sta facendo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Intanto va in giro a sconsigliare altre organizzazioni dal fare la moneta unica prima delle convergenze e dell'unione politica (ASEAN)

      Elimina
    2. Ma è lo stesso Prodi che prediceva: "Con l'euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più?".

      Perché, se è la stessa persona, non mi preoccuperei molto ... Rosso Piceno

      Elimina
    3. Veramente stiamo sparendo adesso.

      Elimina
  20. Io di riserve vaporizzate ricordo quelle che il compianto emerito Presidente Ciampi si "fumò" per difendere un cambio insostenibile e arricchire Soros.
    Sarà che non sono "de Sinistra"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da quell'evento, l'economista emerito, capì che bisognava assolutamente avere una moneta forte come il marco tedesco.

      Elimina
  21. Splendida lezione di economia politica (e pro quota politica economica).
    Grazie.
    P.S.: Ringrazio anche Dino977 per la segnalazione di "Vele e cannoni" di Cipolla.

    RispondiElimina
  22. Sono stato un paio di giorni in montagna, le riflessioni che mi sono venute in mente non sono (mi pare) estranee al dibattito in corso, ve le propino in estrema e radicale sintesi...

    Da wikipedia
    "L'anarchia (dal greco antico: ἀναρχία, ἀν, assenza + ἀρχός, leader o governatore) è l'organizzazione societaria agognata dall'anarchismo basata sull'idea libertaria di un ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui, contrapposto ad ogni forma di potere costituito compreso quello statale[2]."

    In specifico, l'ANARCHIA sostiene che una volta dissolto lo STATO DI DIRITTO, la società si organizzerebbe assai meglio da sè, e in questo si identifica sostanzialmente con l'ideologia del MOVIMENTO DAL BASSO.
    Ora, il punto è che, in assenza di legge, vige la legge principe della natura, la LEGGE DEL PIU' FORTE.
    Per cui l'ANARCHIA non è un'utopia, ma piuttosto un'ideologia che paventa un REGRESSO ad una Società preistorica, o protostorica organizzata in famiglie/clan/tribù, come ad esempio la Società ebraica delle origini (12 tribù d'Israele). In famiglia, il più forte è il capofamiglia, quello che procura il cibo o quello che, con la sua saggezza, è in grado di risolvere difficoltà impreviste. Il modello di MOVIMENTO DAL BASSO proposto dall'ANARCHIA non funziona però su grande scala, per ragioni che qualsiasi sociologo può spiegarvi assai meglio di me. Evidenzio però che il più forte cambia a seconda della numerosità della popolazione. Con pochissimi individui è il più muscoloso, poi diventa quello più astuto, il più carismatico, il più armato, e infine il più ricco.
    Ed ecco l'equazione che riassume le equivalenze
    ANARCHIA=DISSOLUZIONE DELLO STATO DI DIRITTO=MOVIMENTO DAL BASSO=LEGGE DEL PIU' FORTE.

    Ora, chiudiamo il cerchio.
    Oggi, come sopra accennato, quando si parla di legge del più forte si parla essenzialmente di LEGGE DEL PIU' RICCO.
    Cosa sostengono gli ultraliberisti (non voglio metterci in mezzo proprio TUTTI i liberali/liberisti...)?
    L'idea di "STATO MINIMO", l'idea di "AUTOREGOALMENTAZIONE DEI MERCATI IN ASSENZA DI LEGGE", dove i mercati sono dove si compra e si vende, dove cioè principalmente si esercita la forza del ricco.
    Ehi, ma allora:
    ANARCHIA=DISSOLUZIONE DELLO STATO DI DIRITTO (AUTOREGOLAMENTAZIONE)=MOVIMENTO DAL BASSO=LEGGE DEL PIU' FORTE=LEGGE DEL PIU' RICCO=ULTRALIBERISMO

    Ecco un del po' di analogie su cui riflettere...
    E come si inserisce la sinistra in questo schema (con gli anarchici? con i movimenti dal basso?)

    RispondiElimina
  23. Già negli anni 60-70 Gianfranco La Grassa sosteneva che la dinamica evolutiva oggettiva del personale politico del PCI "revisionista" (si usava allora questa ambigua categoria polemica), non lo portava affatto verso una sorta di opportunismo piccolo-borghese ed interclassista, come allora fantasticava l'estremismo gruppettaro operaistico, ma lo spingeva progressivamente verso l'assunzione diretta di responsabilità politiche di gestione e di rappresentanza dei gruppi dirigenti del grande capitale. Profetico, no? Così si spiega il carattere antinazionale di intellettuali e politici di sinistra. Ma ormai non si distingue più bene, chi è di sinistra o di destra, in quanto stanno tutti sullo stesso libro paga. Complimenti Prof. Bagnai per la sua consueta lucidità e onestà. Saluti da Michele

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.