Quando finisci un concerto di Scarlatti (Sandro, non Mimmo) e 500 persone ti applaudono, e qualcuno ti dice anche bravo, pensi che di Tabby e Zingy, delle loro contorsioni ideologiche, della loro sciatteria tecnica, delle loro ambizioni politiche, non te ne importa nulla. Un flauto ha otto fori, e se lo suoni hai già dimostrato di non essere un verme: mai visto un verme con otto dita! Una cosa è certa: Harvard, o quell'altra università il cui nome è un invito, saranno anche bei posti, ma non sono, in tutta evidenza,
Edita doctrina sapientum templa serena,
Despicere unde queas alios passimque videre
Errare atque viam palantis quaerere vitae,
Poveri Tabby e Zingy: una vita passata a
Certare ingenio, contendere nobilitate,
Noctes atque dies niti praestante labore
ad summas emergere opes rerumque potiri.
Rerumque potiri. La robba, come i Malavoglia. Sfigati come i Malavoglia, i Sarfatti boys. Che vita trista...
O miseras hominum mentes, o pectora caeca!
Qualibus in tenebris vitae quantisque periclis
Degitur hoc aevi quod cumquest.
Nonne videre nil aliud sibi naturam latrare, nisi ut qui
Corpore seiunctus dolor absit, mensque fruatur
Jucundo sensu cura semota metuque?
La vita è breve, oggi ce semo, domani nun ce sei, come dice sempre il maestro Romeo Crisostomo Ciuffa (qui immortalato), a suo modo un epicureo, se pure monticiano. Tabby e Zingy, apparentemente, si sentono eterni...
Ma non parliamo di loro, la vita è troppo breve anche per disprezzarli, questi Soloni che una settimana dopo le elezioni europee scoprono che l'euro non funziona... cosa che nelle riviste nelle quali pubblicano è scritto da circa cinquant'anni (perché se sapeva da prima che esistesse)! Ma certo, prima la verità non si poteva dire, sarebbe stato populiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiismo!
Dopo un viaggio avventuroso, nel corso del quale il maestro Marzetti si era visto stivare ex officio il basso di viola da una Frau Blücher della Lufthansa, adducendo motivazioni di sicurezza, le quali non tenevano conto del fatto che le simpatiche assistenti di volo condividevano con Frau Merkel un dettaglio piuttosto vistoso, che le avrebbe comunque fatte restare incastrate fra le due file di poltrone nel malaugurato caso di un incidente (indipendentemente dal fatto che il manico del basso sporgesse di pochi centimetri dall'extra seat lautamente pagato - nun ve fidate!), e dopo aver viaggiato in un bus a 38° (giuro), nemmeno fosse stato parcheggiato sotto il sole al Cairo, arriviamo a Luxeuil-les-Bains, della quale vi ho già detto che la chiesa madre fu fondata da San Colombano, quello che pensava che gli europei dovessero essere un solo popolo.
Mi reco alla chiesa di S. Pierre, più che altro per capire che aria tira, com'è l'acustica, sapete, io so' tecnico, nun so' politico, certi parametri mi interessano, e chi mi accoglie? Ma proprio lui, S. Colombano:
visibilmente inorridito dallo spettacolo di quella Europa che tanto aveva sognato (lui come altri), e che si è rivelata un incubo per tutti quelli che nel frattempo erano rimasti svegli.
Mai suonato in un'acustica migliore. Tanto ho faticato l'anno scorso, quanto ho goduto quest'anno. Unico rimpianto, non aver potuto mettere la mani su quel Dio di organo che vedete qui:
col suo bel positivo tergale, che avete potuto vedere anche nel post precedente, senza apprezzarne però la ricca iconografia. Guardate un po' che bello il re Davide con l'arpa:
(magari un giorno ve lo suono sul clavicembalo), e S. Cecilia:
e, cosa rara, anche una testimonianza iconografica di flauto dolce (e lì ho pensato: questo è il posto giusto):
e ovviamente anche "Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo ecclesiam meam, et tibi dabo claves...":
ma soprattutto il povero Atlante, quello che si sente come me quando ricevo certe lettere, o quando mi dicono di non arrendermi, o quando dimentico quelle che Uga chiama le "gocce antistress" (tenera!):
Insomma, la compagnia c'era.
Poi cena dar marocchino, e io commentavo col neoborbonico: "la battaglia di Lepanto è stata combattuta invano..." (mi piace stuzzicarlo nel suo diverso terzomondismo...).
Il giorno successivo, che poi sarebbe quello appena passato, messa e prova. Ritrovo il simpaticissimo David che quest'anno ha portato un fiammingo (lo vedete nel post precedente). Caso vuole che nel bunker di Musica perduta avessimo provato con un fiammingo consimile (il loro comune antenato è al MIM di Bruxelles). Sapete, son strumenti borghesi, e quindi moralisti: su quello di David c'era scritto, dentro al coperchio, "Sic transit gloria mundi", proprio come nel coperchio di un certo strumento dal quale 35 anni fa avevo sentito per la prima volta suonare questa suite di Forqueray (il giorno dopo quella storia col flauto rimasto chiuso nel cruscotto della macchina, che forse ricorderete se avete letto il mio libro...).
Ovviamente il neoborbonico a vedere la scritta esprime un certo sconcerto: si sa, i partenopei sono diversamente non scaramantici...
Ora, come forse vi ho detto da qualche parte, essendo nato alle falde del formidabil monte sterminator Vesevo, il neoborbonico ha un suo particolare, riverente culto verso Natura matrigna, concetto al quale fa risalire tutte le infinite vicissitudini che ci occorrono durante le nostre tournée.
E anche questa volta Natura matrigna ci ha messo del suo: io faccio il primo concerto di Scarlatti, quello di apertura (qui eseguito da alcuni amatori alemanni), l'acustica risponde che è una meraviglia, mi sembra di suonare un sax, mi prendo i primi applausi, poi mi siedo modestamente al cembalo, parte il primo recitativo, attacco la prima aria accompagnando il mefistofelico Borgioni, e a battuta tre si sente il noto schiocco: si rompe il la al primo violino, la quale non si fa né in qua né in là: si fa passare il violino dal secondo e continua (e il secondo scende dal palco per cambiare la corda). Un cambio in corsa che nemmeno alla Ferrari. Noi ovviamente rock solid: quando sei lì non ti puoi fermare, devi tirare dritto (noi tireremo dritto). Non funziona come agli esami: "Professore, ma io veramente cos'è il Pil non me lo ricordo perché nel libro non c'è, e poi mi è morto il gatto, mi si è rotto il modem, è il mio ultimo esame, i marziani sono atterrati a Cepagatti e mi hanno sequestrato gli appunti...".
Quando sei lì devi andare fino in fondo.
A proposito: forse avrei dovuto dire "la prima violina", visto che si chiama Monika. Mi fate una cortesia? Citofonate voi alla Boldrini? E poi non fatemi sapere, non mi interessa molto...
Poi si va avanti, grande divertimento, grande successo, monsieur le professeur si beve una caraffa di blanc cassis, dice che l'anno prossimo ci richiamano (ne sarei felice: mai suonato in un'acustica migliore)...
Al momento di tornare in albergo, scoppia a piovere. E così, sotto una pioggia novembrina, io e il neoborbonico stanchi ma felici rientriamo, mentre lui declama:
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
In effetti avrebbe anche potuto aspettare un po', Natura matrigna. Ma va bene così.
Perché quando esco da una conferenza mi sento così esausto, così vuoto, così frusto, anche se in fondo ho solo spiegato che il cielo è blu e il prato verde, senza voler convincere nessuno, con un impiego pressoché nullo di energie intellettuali, e invece quando esco da un concerto, dove ho cercato di dire cose meno ovvie, mi sento così vivo, così colmo, così fresco?
Deve essere quella famosa storia del cibo che solum è mio e che io nacqui per lui. Non so poi se sia solum mio, ma sicuramente mi resta meno sullo stomaco dell'economia. Quando esco da una conferenza non ho mai la coscienza a posto, provo sempre un non sottile disagio, perché anche se so di non aver mentito, come mentono Tabby, Zingy, Giannino, Barisoni, insomma: tutti i sostenitori dell'euro, accomunati da un pari, elevato, spessore etico e culturale, so anche di non aver detto una verità, o per lo meno di non aver detto una verità degna di essere detta. E la vita è breve per tutti...
Ecco: questa sera mi sono rimesso la coscienza a posto. Ho parlato, e sono stato capito. E da domani ricominciamo a scrivere di quelle cose che a voi interessano così tanto, e a me così poco. Da ciascuno secondo i suoi bisogni, a ciascuno secondo le sue possibilità...
(e David è talmente contento di come faccio parlare i suoi bambini che mi ha invitato a Lille, dove pare che la birra sia buona. Vi farò sapere, chiamo io...)
Lei avrebbe dovuto fare l'artista.
RispondiEliminaPerché, che sto facendo?
EliminaChe ce vòi fa', anch'io mi appago di più ad innaffiare le zucche che a parlare con un piddino, anche se le due cose sono più simili delle tue...
RispondiEliminaOddio, non è che parlare con voi sia più appagante... per lo meno non in pubblico! ;)
EliminaSan Colombano sembra ritratto nell'attimo che immediatamente precede un epico gesto dell'ombrello..
RispondiEliminaAh, devo dire che l’aneddoto del flauto lasciato a cuocere sul cruscotto mi ha molto divertito e ti ha reso (possiamo darci del tu? Del resto tu cominciasti in post precedente) assai simpatico alla mia considerazione. Un pò perchè ho studiato ad Urbino, lavoro e risiedo qui ormai da più di un ventennio, bazzicando quando posso da profano il Festival di Musica Antica, un pò perchè mi ricorda l’esperienza sentimentale giovanile quando impegni e orari venivano stranamente e facilmente dimenticati all’inseguimento (spesso vano) di qualche giovincella di varia nazionalità.
RispondiEliminaChiusa la parentesi autobiografica, c’è da dire che sulla natura matrigna ha visto bene il nostro corregionale Leopardi, nel suo acuto agnosticismo. Aggiungo che Natura in certi aspetti è anche benevola e lungimirante, ma non voglio qui interloquire su questo con il Recanatese.
Mi interessano di più le implicazioni del concetto di Natura Matrigna e in particolare quello di Umanità Stupida. Il Leopardi, ponendo il dato ineludibile della finitezza e precarietà delle risorse naturali, postula una alleanza delle comunità umane tra di loro e contro gli aspetti avversi dell’ambiente naturale come unico modo per una esistenza dignitosa della specie umana.
Ne consegue ovviamente che ogni cannibalismo interno alla nostra specie nuoce a tutti e finisce per essere una forma di stupidità evolutiva. Tanto più che specie etichettate come meno evolute hanno al loro interno comportamenti molto meno aggressivi e molto più cooperativi dei nostri.
Questo problema sollevato da Leopardi (figura attualissima a mio avviso), centrato sul rapporto tra natura e cultura, mi sembra proprio adatto per leggere meglio i tempi che viviamo, nonchè alcuni temi di questo blog.
Per alleggerire un pò la serietà del tutto, per smentire l’immagine stantia del Leopardi come antico e noioso pessimista, aggiungo una citazione dalle sue lettere giovanili, quando andò a Roma per cercare un pò di movimento, come si direbbe oggi. Scrisse al fratello Carlo, lamentandosi del fatto che le ragazze romane non erano così diverse dalle recanatesi, che:
Elimina‘non la danno (credetemi) se non con quelle infinite difficoltà che si provano negli altri paesi’
Moderno, non c’è che dire.
Dal che si evince che un giorno Simone Previti sarà un grande poeta.
EliminaPer prima cosa, congratulazioni di cuore.
RispondiEliminaPoi, notare la finezza del Prof nei seguenti due punti:
1) "La battaglia di Lepanto è stata combattuta invano".
L'affermazione rimanda a un grande storico, Fernand Braudel, in "Civiltà e imperi del Mediterraneo nell'età di Filippo II", Torino, 1986, pagg. 1181-1184, studio che non fingerò di aver letto, a cui rimanda la seguente:
"E' inevitabile, a questo punto, affrontare la domanda che infastidiva Fernand Braudel: ma la battaglia di Lepanto ebbe delle conseguenze, o non servì a niente?"
in "Lepanto - La battaglia dei tre imperi", di Alessandro Barbero, Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari, 2010, pagg 616-17.
Alessandro Babero mi pare uno storico interessante e certo uno scrittore capace, come si vede meglio in uno studio più agile "9 agosto 378 - Il giorno dei barbari", e ancor meglio nel primo romanzo "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle, gentiluomo" (Premio Strega 1986, tradotto in sette lingue), romanzo storico di invenzione interessante e ottimo intreccio, sulle peripezie di uno statunitense catapultato negli stati tedeschi come spia per l'Inghiterra circa aspettative e timori per una ancora incerta invasione napoleonica.
Per i veramente interessati allo storico e ad altri periodi segnalo, non letti, i saggi sul Medioevo tra cui "Carlo Magno - Un padre dell'Europa", anche se ora il termine Europa associato a padre mi fa rabbrividire e per la storia romana "Barbari - Immigrati, profughi, deportati nell'impero romano", che al mio catastrofismo latente suona come "nell'impero alemanno"...
2) "tutte le infinite vicissitudini che ci occorrono durante le nostre turnée".
Altra finezza che al Prof sembra venir naturale; si tratta dei disguidi o incidenti o imprevisti che "capitano" durante le tourné, cioè occorrono in senso etimologico, da "obcurro", corro incontro, vengo incontro nel senso di corro verso, e spesso, va da sé, in senso non positivo.
Su Leopardi modernissimo come viene più volte segnalto da lettori, direi all'avanguardia e aggiungerei "sempre", non c'è proprio dubbio, a cominciare dalla presa in giro dei contemporanei illuminati e tronfi che reputano che l'epoca loro abbia risolto tutti i problemi umani; inoltre, ricordare la fragilità dell'uomo come suo costituente necessario (nel senso etimologico che "non può non essere"), la materialità del suo essere com'è, è un richiamo radicale alla reali dimensioni dell'umano, al di qua e al di là di ogni possibile progresso e ottimismo anche quando, aggiunta mia, può essere motivato dalle singole circostanze, e figuriamoci quando proprio ne viene smentito.
L'appello alla solidarietà sull'assunzione seria e profonda e incessante dell'umana esposizione alla morte, dei singoli come degli imperi. Su questo si dovrebbe riflettere.
Aver focalizzato il "necessario" della condizione umana, comprese le domande di fondo, (chi siamo? etc, quelle del pastore nel "Canto notturno") rende il Lepardi non "moderno" o "attuale", esposto dunque alla ondivaghezza delle mode e dei modi di questo o quel singolo momento, quanto "eterno", nel senso di intramontabile all'interno dell'orizzonte umano.
Quanto all'osservazione sulle donne, presente mi pare in una lettera, avevo apprezzato la vivacità e lo spirito nonostante la situazione: anche nelle rare lontananze dalla famigliaccia, il suddetto era comunque sempre poco fornito di soldi e di salute, elementi che possono predisporre a maggior fortuna, pure momentanea, in vari ambiti.
Ora, però, gli aitanti e benestanti non si rinfranchino troppo, perché ci sono ambiti in cui l'aitanza e la benestanza (neologismo estemporaneo) non sempre sono decisive...
"
Salve,
EliminaMr Pyle non era una spia al servizio dell'inghilterra, ma un gentiluomo in missione diplomatica per il governo statunitense. Solo per la precisione. Grande libro, consigliato.
@ffff
EliminaMi pareva di ricordare fosse negli stati alemanni in sostituzione del cugino inglese e su incarico dell'Inghilterra.
Mi associo alla valutazione e ricordo la gradevolezza della scrittura nella rappresentazione di episodi, persone e ambienti naturali, nonché il senso di curiosità, pacatezza e ironia del protagonista verso un mondo a lui sconosciuto.
"Quando sei lì devi andare fino in fondo".Parole sante.
RispondiEliminaDiversamente la ha pensata il maestro che sabato sera,al cantiere di Montepulciano,ha fermato l'esecuzione dell'Orfeo di Gluck per un errore di un orchestrale.Il collega che suonava dentro (Teatro Poliziano) mentre io suonavo fuori (Piazza Grande) mi ha riferito che il fattaccio,avvenuto ben dopo l'intervallo,è
stato causato da fallo (entrata in anticipo) della prima tromba (studentessa ventenne) grave ma più che recuperabile.Indovina la nazionalità del somaro è un gioco troppo facile,piuttosto sarebbe utile mostrare il video a Matteo Renzi,prima che si avventuri per l'€uropa a chiedere flessibilità.
Il problema del crucco di turno è che nella sua cruccaggine non si è reso conto di aver mancato di rispetto alla ventenne (che magari se lo meritava), al pubblico (che non si sarebbe accorto di un beneamato cazzo), e soprattutto a Gluck, che, per quanto sopravvalutato per i noti motivi ideologici (in fondo era un piddino), comunque ha dimostrato di saper fare qualcosa. Il che non si può dire di Renzi.
EliminaPeraltro, se in un'orchestra qualcuno entra prima, la colpa di chi sarà? Capirei in un consort, dove non c'è un direttore, che non sta li solo per prendere i soldi ma anche per dare gli attacchi...
Salutami la terra dei miei avi. Avevate pubblico? Penso di sì: lì è pieno di tedeschi, che sono migliori come pubblico che come colleghi (con rare eccezioni).
"Perché quando esco da una conferenza mi sento così esausto, così vuoto, così frusto, anche se in fondo ho solo spiegato che il cielo è blu e il prato verde, senza voler convincere nessuno, con un impiego pressoché nullo di energie intellettuali, e invece quando esco da un concerto, dove ho cercato di dire cose meno ovvie, mi sento così vivo, così colmo, così fresco?"
RispondiEliminaE grazie maestro, lei mi paragona una trippa mal lavata al pane degli angeli!!!
Gli è che la musica è la sua consolazione, la divulgazione (dell'economia) la sua vocazione...
Qualcuno di voi possiede ulteriori informazioni e/o sa se quanto si legge nell'articolo linkato sotto è vero?
RispondiEliminahttp://www.libreidee.org/2014/07/prelievo-forzoso-il-piano-del-fmi-per-prenderci-tutto/
Buongiorno professore(anche se mi piacerebbe dire Maestro e fregiarmi della definizione di " collega" musicista) Sono un paio di annetti che la seguo e colgo l'occasione per ringraziarla per aver contribuito ad erudire (sono solo all'inizio lo so')
RispondiEliminala mia sete di conoscenza economica con uno strato scentifico prezioso e sempre didatticamente ben efficace e comprensibile.Ma non sono qui per questo.
A me interessa il Bagnai Clavicembalista.Un chitarrista ha incomune con un clav. diverso repertorio, ad es. Mimmo Scarlatti e Giovanni Sebastiano,come lei sa per noi sono trascrizioni.Es la bwv 997 che è sopratt.per clavic. prima che per liuto.Ebbene,pensa che questo blog possa ritagliarsi un angolino musicale?Mi piacerebbe conoscere il suo tipo di approccio,stesso dicasi per gli abbellimenti di Scarlatti.E poi quest'anno agli studenti dei bienni accademici in conservatorio devo parlare delle trascrizioni dal clavic....Ma prob. sono fuori tema...l'ho gia' annoiata troppo....
PS : anchio ho un "fogno".Averla nel mio conservatorio in "doppia veste" per una serata...meraviglioso...ci.provero'...ma...troppi piddini in giro....non so' se riusciro'!
Suo affezionato " bagnaiallamenouno" (nel senso che mi considero il Suo modesto reciproco,ossia molto annoiato dal mondo inutile accademico dei musicisti,ma incuriosito da quello dell'economia)
Albè na semplice curiosità.
RispondiEliminaMa quando vai a fare un concerto, ti interessa di più l'acustica o gli alcolici tipici del posto?
Per me che non capisco una fava di acustica la scelta è facile, magari per te è più difficile.
La custica non è una scienza, quindi non si sceglie, si subisce (e ci si adatta).
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