Qualche giorno fa l’autorevole quotidiano di via Solferino (ancora
per poco) è caduto nell’errore, involontario, va da sé, e del tutto accidentale,
per carità, che ci eravamo permessi di anticipare
in questo blog: quello di assimilare l’attuale record di disoccupazione al valore
del 1977. Dato che i venti lettori dei due miei irrilevanti
blog era da un po’ che sentivano questa solfa, e ne avevano giustamente
piene le scatole, si è scatenato un tweetstorm
che in poche ore ha messo in ginocchio il Golia dell’informazione italiana,
come Dagospia
riportava divertito. Certo, vale il solito principio che se la fortuna è
cieca, la sfiga ci vede benissimo, e così, a botta calda, mi era capitato di esprimere su TgCom24 la
mia amarezza per l’ennesima riproposizione di un errore che non solo era stato
già smentito, nel corso degli ultimi sei mesi, da numerosi organi di
informazione (incluso questo), ma era anche stato sconfessato poco prima dai
lettori della versione online.
Strana scelta far parlare i lettori per non ascoltarli. Rettificare
è stata una necessità, dolorosa, temo, data anche la sorpresa dei redattori,
abituati da decine di anni a dire simpaticamente la qualunque senza che i
cittadini potessero reagire: non c’era Internet, non c’era Twitter, non c’erano
fonti di informazione che indicassero i dati ufficiali, consentendo verifiche
autonome delle cifre.
Ora ci sono.
E allora, visto che abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno.
Il testo della rettifica, pubblicata in pagina pari per sfuggire all’attenzione
dei lettori, è esso stesso impreciso. Leggiamolo insieme:
“Il tasso di disoccupazione registrato dall’Istat a febbraio
è stato del 13 per cento. Più del doppio di quello calcolato nel 1977 (era al
6.4 per cento), ovvero da quando sono iniziate le rilevazioni.”
Le cose non stanno proprio così, e spiegare perché sarà utile ai tanti S. Tommaso o S. Beato che hanno posto domande sul tema. Le rilevazioni trimestrali
delle forze di lavoro in Italia sono iniziate
nel 1959, non nel 1977. Certo, la disoccupazione veniva rilevata anche
prima, ma solo in occasione dei censimenti. Prima della Seconda guerra mondiale
il lavoro non era considerato un diritto, e i governi non misuravano la
disoccupazione perché non erano interessati a combatterla, pensando che sarebbe
bastato “flessibilizzare”, e il mercato avrebbe risolto il problema (vi ricorda
qualcuno)? Quello che esiste solo dal 1977 è il dato ricostruito secondo la attuale definizione di persona in cerca
di occupazione. Questo perché la definizione è cambiata
(in particolare, nel 1977, nel 1986 e nel 1992). Cambiano le definizioni, ma
non il quadro: negli anni ’70 la disoccupazione era molto più bassa di oggi.
Vedete? Le differenze, eventualmente, emergono dopo, fra la
metà degli anni ’80 e quella degli anni ’90, quando i dati ricostruiti dall’Istat (in verde) sono più
bassi di quelli rilevati in precedenza (ancora riportati dal Fondo Monetario
Internazionale o dalle vecchie edizioni dei database OCSE). Se poi vi andate a
vedere un vecchio
annuario statistico precedente al 1977, scoprirete che secondo i vecchi criteri
la disoccupazione, negli anni ’60 e ’70, era ancora più bassa (Tav. 107).
E se invece che alla disoccupazione volessimo guardare all’occupazione?
Qui i dati esistono dall’unità d’Italia
in poi, e il quadro è ancora peggiore:
In 152 anni di storia italiana, solo due volte abbiamo avuto
una distruzione di posti di lavoro superiore al -2.1% visto nel 2013: nel 1931,
e nel 1917 (i dati Bankitalia sono qui).
Va bene, sono stato pedante e vi ho annoiato. Ma cosa volevo
dire? Una cosa molto semplice. Che se lo scopo del titolo “impreciso” fosse
stato quello, nobile, di allertare la coscienza civile degli italiani,
sottolineando l’eccezionalità della situazione, allora sarebbe bastato dire la
verità, cioè che siamo ai livelli di disoccupazione più alti dal secondo
dopoguerra, con una distruzione di posti di lavoro seconda solo a quella sperimentata
nella crisi del 1929.
Se invece lo scopo era un altro, be’, allora questa volta è
andata male, ma la prossima andrà peggio. Gli italiani ormai i dati li
conoscono, la crisi è stata un’ottima maestra, e ha lasciato, purtroppo, a
tante persone molto tempo libero per studiare. Gli anni ’70 hanno avuto i loro
problemi, ma chi si trovava in difficoltà, con un’economia in crescita alla
media del 3.8%, sapeva di poter
ricominciare. Ora chi guarda davanti a sé non vede più nemmeno la luce del
proverbiale treno di Saccomanni: vede solo il buio di una crescita media al
-0.2% (nell’ultimo decennio). Questo mi dicono tutte le persone che incontro.
Ma capisco che i tempi frenetici di una redazione non consentano sempre di
ascoltare il nostro prossimo, lettori compresi. Che poi penso fosse il motivo per il quale Quel tipo strano ce l'aveva con gli scribi...
"Guai a voi dottori della legge! Perché avete sottratto la chiave della scienza; voi stessi non siete entrati e ne avete impedito l'accesso a coloro che entravano".. brano significativo
RispondiEliminaLe balle con le balle...
RispondiEliminahttp://www.huffingtonpost.it/michele-di-salvo/economisti-beppe-grillo_b_5197389.html?utm_hp_ref=italy
Le balle stanno sempre insieme, in genere, si fanno compagnia :-)
EliminaSul tempo libero da dedicare allo studio, quello del prof. è puro vangelo.
Inoltre, la verità esiste, e per alcuni è una fastidiosa allergia ( leggi traditori ), per altri, invece, è un caldo piumino.
E di balle ne scrive anche l'autore, proprio quando parla di euro e svalutazione.
EliminaNoi dobbiamo competere con la Germania e altri paesi europei (principalmente), non con la Cina. Nemmeno la Germania compete con la Cina (la quota di import-export da/verso la Cina è irrisoria se confrontata con quella dei paesi EU). Il nostro mercato di sbocco è principalmente quello europeo.
"Gli italiani ormai i dati li conoscono, la crisi è stata un’ottima maestra, e ha lasciato, purtroppo, a tante persone molto tempo libero per studiare."
RispondiEliminaLei è un genio.
Grazie
Triste verità. Spesso mi chiedo se sia meglio essere "ignoranti benestanti" o "informati nullatenenti".
EliminaEssere informati consente di operare quelle scelte che alla lunga risultano premianti. Essere ignoranti, anche a partire da condizioni di partenza agiate, alla lunga porta ad essere svantaggiati rispetto a chi compie scelte in modo informato. Ma non ha senso, secondo me, essere informati sull'euro e poi non capire come muoversi nel posto di lavoro o nel settore in cui opera la propria impresa.
EliminaQuindi l'osservazione secondo me è posta non nel modo corretto.
Me lo sono sempre chiesto anch'io. Sono giunto alla conclusione che non è un problema di scelta ma di condizione: o l'uno o l'altro. Molti non si informano non per scarsità di fonti ma per poca volontà, o peggio per malafede. Non è un problema culturale, di posizione sociale, ma di sensibilità e di istinto. Questo mi fa ben sperare per il futuro: la disinformazione può uccidere tutto ma non l'istinto e la sensibilità dell'individuo!
EliminaSegnalo che alle ore 01.20 del 25 aprile il video del servizio a TgCom24 su Youtube, a cui rimanda il collegamento presente nell'articolo, non compare; al suo posto si può leggere la seguente motivazione: "Questo video non è più disponibile a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di R.T.I..". E' una possibilità contemplata dalla prassi, oppure l'ennesima trovata orwelliana (o, peggio, entrambe)?
RispondiEliminaC'e' ancora questo video, che ho copiato se serve ripostare da qualche altra parte.
EliminaE' contemplata dalla prassi ma, visto il valore commerciale del video (direi 0), è, in realtà, orwelliana
EliminaProprio in occasione dell'ennesima svista del quotidiano serale, per curiosità mi misi alla ricerca di dati precedenti agli anni '60. La mia era puramente una curiosità storica. Sono riuscito a rintracciare all'interno del sito della Banca d'Italia un documento pdf che fornisce alcuni dati sulla disoccupazione nei principali paesi (Italia, Germania, Francia, Regno Unito, USA) per il periodo 1935-1965. Ho notato alcune differenze (ovviamente solo per il periodo 1960-65) con i dati OCSE. In particolare i dati dal documento che segnalo sembrano più bassi. E sinceramente non ne capisco il motivo. Ovviamente il suo discorso non cambia affatto. Piuttosto mi sembra che quei dati possano solo rafforzarlo. Ovviamente se riuscissi a capire se e quanto sono attendibili.
RispondiEliminaVolevo invece segnalare che il video del suo intervento al Tgcom non è visibile all'indirizzo da lei linkato, dove invece si trova il seguente messaggio: "Alberto Bagnai a TGCO..." Questo video non è più disponibile a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di R.T.I..
utile come sempre, grazie
RispondiEliminarenzi: grazie ai ribelli di allora che ci hanno reso liberi. Io dico grazie ai ribelli di oggi che contro corrente fanno informazione. Buon 25 aprile prof. E anche a noi lettori.
RispondiEliminaio noterei anche il dato inquietante del Cicap come miglior sito educational.
RispondiEliminaA proposito di video rimossi, qui almeno c'è lo spezzone girato dai 101 dalmata sulla Grecia.
RispondiEliminaMa nel grafico si vede anche altro che merita una spiegazione :
RispondiElimina- il deciso aumento della disoccupazione tra '93 e '96, cioè negli anni successivi alla ultima svalutazione della lira ('92)
- il deciso calo della disoccupazione fino ai valori minimi, tra il '99 e il 2007, cioè nel periodo di ingresso dell'Italia nella moneta unica.
Penso che questi due fenomeni meritino un suo commento, grazie.
Si mi associo, soprattutto sul primo punto, nel caso del calo della disoccupazione nell'era euro dovrebbe essere dovuto alla flessibilizzazione del lavoro
Eliminaè quello che avevo chiesto anche io, e non voleva essere una domanda polemica
EliminaIo non guarderei solo l'andamento del tasso di disoccupazione. Forse conviene guardare anche cosa è successo agli occupati (a causa di come viene definito il tasso di disoccupazione). Quindi trarre le dovute conclusioni
EliminaIl video citato (qui in copia) parla di politiche volte a togliere risorse a una parte della popolazione, per stimolare consumi, e flessibilizzare il mercato del lavoro.
EliminaMa, avendo adottato un cambio sbagliato, come nello SME credibile di fine anni '80, le risorse finiscono fuori dal sistema paese, e ti ritrovi, gie' flessibilizzato, con poche risorse e con poche sicurezze per il futuro.
Con gli squilibri accumulati fino al '92, questo e' servito per togliere la scala mobile, riformare le pensioni, fare patrimoniali, "privatizzare" aziende pubbliche, mandare a lavorare in banche d'affari ex funzionari del Tesoro.
Esempi di riforme: Riforma Dini, Pacchetto Treu, Legge Biagi.
Se mi permette Professore ...e mi corregga se sbaglio.
EliminaLeggiti il post di giovedì 6 settembre 2012 "Inflazione, svalutazione e quota salari".
Vedi Danilo il post del 6/9/2012 l'ho letto e riletto ma non credo sia molto attinente. La mia domanda riguarda il grafico della disoccupazione e non la distribuzione della ricchezza alla quota salari. Quello che non capisco (e ti assicuro che ho "studiato" i lavori del prof. Bagnai, e ne ho seguito anche alcune conferenze ) è l'andamento del grafico della disoccupazione. Penso anche io che in parte c'entrino le leggi per rendere il lavoro più flessibile e che queste abbiano dispiegato i loro effetti in contemporanea all'ingresso nell'Euro. Se però ammettiamo un fatto simile dobbiamo ammettere una sostanziale non-correlazione tra disoccupazione ed Euro. Mi piacerebbe davvero un intervento del prof Bagnai su queste modeste osservazioni. Grazie.
Eliminapuò darsi che quel dato sia dovuto all' effetto doping della entrata nella moneta unica fino allo shock del 2008, ricordo che proprio in quegli anni ho comprato una macchina tedesca coi soldini gentilmente offertimi da una finanziaria tedesca... sono stato uno stupido lo so...
EliminaMah, il ciclo di Frankel spiega benissimo il gonfiarsi della nostra economia, drogata dal credito facile. Peccato però che sia stata crescita di precariato, terziario demmerda e aziende vendute da delocalizzare al primo accenno di crisi... spesso le tre cose insieme
EliminaTERZA FASE DEL CICLO DI FRENKEL: 3. Il flusso di liquidita’ fa crescere consumi ed investimenti, quindi crescono Pil e OCCUPAZIONE.
Elimina4.Tuttavia aumentano anche l’inflazione e il debito privato; inoltre si creano bolle azionarie e immobiliari.
5.Un evento casuale crea panico tra gli investitori stranieri, che arrestano i finanziamenti.
6.Inizia la crisi
Effettivamente rileggendo, tra il 1993 e il 1996 anch'io mi sarei aspettato un aumento dell'occupazione o meglio un non aumento della disoccupazione. In questo periodo post svalutazione. Probabilmente intervengono fattori di definizione della forza lavoro in cerca di occupazione, che come sopradescritto è stata modificata nel 1992. Però effettivamente sarebbe da capire perché il ciclo di Frenkel spiega il boom drogato che però comporterebbe anche un temporaneo aumento degli occupati e non viceversa. Anche a me interesserebbe più che come correlazione con l'€ come correlazione con la svalutazione.
EliminaSi tratta di situazioni molto diverse: oggi c'è la volontà di mantenere alto il tasso di disoccupazione infatti tale valore è stato utilizzato come denominatore per il calcolo del PIL strutturale (pura invenzione!!) e poi questo utilizzato per il calcolo del deficit di bilancio, vale a dire che all'aumentare delle imposte e quindi del tasso di disoccupazione, aumenta anche il deficit di bilancio, insomma una situazione insanabile legata a calcoli "contestabili".
EliminaNegli anni '90 si trattava di disoccupazione strutturale legata alla capillarizzazione delle applicazioni informatiche che generò disoccupazione in prima battuta poi colmata da ottimizzazione della produzione grazie all'informatizzazione stessa.
La quasi piena occupazione dei primi del 2000 è stata invece una forte spinta del settore servizi che non poteva reggere senza un substrato agricolo-industriale (v. Serge Latouche)
Ma nessuno ha visto il tgla7 che, parlando del debito (pubblico naturalmente) ha detto: " Debito pubblico al 130efischia%, questo significa che, per ogni 100€ di pil, 33 sono di debito!".
RispondiEliminaIo i tg me li ascolto tutti o quasi, ma non ho ancora capito se mi fa più schifo il tg1 o la7 che dopo queste perle lascia scorrazzare la Gruber con canottoemezzo e i suoi ospiti che dicono la qualunque senza contradditorio.
Dal primo grafico sembra che il tasso di disoccupazione dal 1998 al 2007 sia stato sempre in discesa, come mai?
RispondiEliminaTERZA FASE DEL CICLO DI FRENKEL: Il flusso di liquidita’ fa crescere consumi ed investimenti, quindi crescono Pil e OCCUPAZIONE.
EliminaAnche se oggi mi tocca lavorare, e pure domani e dopodomani ecc...
RispondiEliminagrazie a te Alberto e a voi tutti questa è la LIBERAZIONE PIU' VERA della mia vita.
Buon 25 aprile a tutti voi
Prof c'è Simone che ha bisogno .
RispondiElimina*Misery Spread*
RispondiEliminaInteressante, fra tanti dati macroeconomici e finanziari che non hanno diretto impatto sulla vita quotidiana, capire come si colloca l'Italia nella classifica della miseria nel mondo quando si tratta di fare la spesa e cercare di trovare un lavoro o fare un mutuo per comprare la prima casa.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaI miei commenti non vengono MAI visualizzati, ho uno pseudonimo non vuol dire che non sia interessato
RispondiEliminaIl PUDE scatenato!
RispondiEliminaArticolo di Malagutti per l'Espresso "E BAGNAI PER PROFETA" qui il pdf - 1245K
Nella pagina Ctrl+s per download
Quando non puoi attaccare gli argomenti - vedi le TRE righe finali di "argomentazione" nel merito - non ti resta che attaccare l'uomo. L'articolo come ai tempi del miglior berlusconismo usa le biografie, snocciolate al millesimo, con tanto di alberi genealogici. Che brutta ha fatto anche L'Espresso...
EliminaSufficientemente viscido e disgustoso, ma secondo tutte le ragionevoli previsioni questo non è nemmeno l'antipasto, solo i grissini con il coperto.
EliminaGli insulti saliranno assieme alla nostra credibilità, dunque nervi a posto e un sorriso sempre più allegro (non ho detto buono).
Carissimo Alberto...bellissima riflessione, ho tantissima stima di te e altrettanto stima per Claudio, (vi seguo da parecchio) ma da meridionale, la lega il mio voto se lo scorda...
RispondiEliminaGentile Prof. Bagnai,
RispondiEliminaSono pigro per andare a cercarmelo da solo. mi suggerisce un candidato nella circoscrizione SUD? Sono ancora indeciso tra Grillo e Lega. ma se ci fosse un Borghi a sud da votare non avrei dubbi.
Senza contare l'aumento della popolazione :) L'occupazione è in grado di assorbire la popolazione che aumenta ? http://streettalklive.com/daily-x-change/1780-why-the-unemployment-rate-is-irrelevant.html
RispondiEliminaProviamo a studiarci un po' da noi....Mi pare che il Prof.. quarcosina da fare ce l'abbia!
RispondiEliminahttp://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_68/QEF_68.pdf
Veramente ci sono dei dati che partono dal 1935 : FONTE: B.R. Mitchell, European Historical Statistics 1750-1975, The Macmillan Press Ltd, London e Basingstoke 1981 e B.R. Mitchell, International Historical Statistics. The Americas 1750-1988, Stockton Press, New York 1993.
RispondiEliminahttp://www.bancaditalia.it/statistiche/storiche/tabelle-csbi/tav9/tav9.pdf