Un paio di anni fa la crisi
dell’eurozona entrava nella sua fase acuta, dalla quale ad oggi non siamo
ancora usciti. Il timore (usando un eufemismo) per le sue possibili conseguenze
sociali e politiche mi spingeva ad affiancare alla mia attività di ricerca e
insegnamento un’opera di divulgazione, sulla base della convinzione che l’unica
remota possibilità di scongiurare esiti violenti e autoritari della crisi in
corso passasse attraverso la diffusione di un’informazione fattualmente
corretta. Risulta purtroppo difficile considerare tale quella diffusa dalla
totalità dei mezzi di informazione italiani, nei quali elementi fattuali palesi
vengono sistematicamente distorti, naturalmente in un’unica direzione, quella
favorevole al progetto di unione monetaria.
Due anni dopo questo lavoro faticoso
ma appassionante comincia a dare i suoi frutti, e fra questi il più importante
è quello di avermi fatto capire che non ero solo. Tanti altri italiani
dubitavano già del fatto che l’ingresso nell’euro fosse stata una scelta
opportuna, e alcuni si erano già espressi in questo senso (fra questi Marino e
Fabrizio), ma a molti mancavano le parole, i dati, gli argomenti teorici che
confermassero a un livello più ampio e scientificamente più rigoroso e coerente
la sinistra sensazione che l’evidenza aneddotica di tutti i giorni proponeva
loro con spiacevole insistenza: quella di aver preso una colossale fregatura.
Il dialogo con tutte queste persone è stato uno stimolo prezioso: mi ha
permesso di misurare e valicare la distanza (non così ampia) che separava il
cittadino comune dalla comprensione di fatti relativamente semplici e
assolutamente ovvi per gli addetti ai lavori; mi ha fornito i mezzi per
comunicare in modo sempre più efficace “la follia dell’euro” (dal titolo di un
lavoro dell’amico Tony Thirlwall); mi ha dato l’energia necessaria per aiutare un
numero crescente di persone a combattere nel proprio ambiente una dura battaglia
quotidiana contro il “luogocomunismo”, quella funesta ideologia che a colpi di
slogan (“l’euro ci ha salvato dalla crisi! l’euro ci ha dato stabilità!”),
tanto facili da assimilare quanto scollati dalla realtà dei fatti, ha ucciso le
menti di milioni di italiani, ostacolando un dialogo aperto e mettendo così a
rischio la possibilità di una gestione democratica e consapevole della crisi.
Una tappa per me particolarmente
significativa di questo percorso è stato l’incontro con Marino alla fine dello
scorso anno (in un anno di lavoro convulso è sempre mancata l’occasione di
conoscere anche Fabrizio). Marino possiede tre qualità preziose: una visione che
a me pare estremamente lucida del quadro politico europeo, dalla quale consegue
un giusto scetticismo verso “sogni” e “visioni europee” dei nostri illuminati
governanti (quelli che ci hanno messo in questo disastro ignorando volutamente
gli ammonimenti della professione economica); una lunga consuetudine col metodo
scientifico, che gli consente di strutturare in modo rigoroso il ragionamento,
e di stimolare il suo interlocutore ad articolare in modo compiuto i suoi
argomenti (qualità della quale sono spesso stato vittima); infine, e questa forse è la qualità più preziosa, Marino
non è un economista, il che gli permette di mantenere quella freschezza e
indipendenza di giudizio che spesso manca al “professionista” dell’economia, il
cui pensiero spesso si coagula, involontariamente ma inesorabilmente, intorno a
categorie stereotipate. I più feroci “luogocomunisti”, duole ammetterlo, si
annidano proprio nella professione economica.
Una delle intuizioni a mio parere più
profonde di Marino e Fabrizio è anche, se vogliamo, la più ovvia (tanto ovvia
che, naturalmente, ben pochi la prendono in considerazione): la valutazione dei
costi dell’uscita dall’euro deve risultare dal confronto fra scenari (è, come
dicono gli economisti, un’analisi “controfattuale”), il che comporta che ai
costi dell’uscita vadano sottratti i costi della permanenza. Calata nella
cronaca di questi giorni, questa intuizione ci suggerisce che lo stillicidio
dello spread altro non è che un pagamento
anticipato per il costo che gli investitori dovrebbero sostenere se l’euro si
sfaldasse. Di fatto, lo spread prezza
il rischio di svalutazione sui titoli detenuti dagli investitori esteri. La
conclusione che se ne trae è che noi stiamo già pagando il nostro biglietto di
uscita dalla trappola... ma lo stiamo pagando per restare intrappolati! Forse,
se si capisse appieno che stiamo già
pagando i costi dell’uscita, diventerebbe più naturale pretendere che ci si
appropri anche dei suoi benefici (svalutando effettivamente la nostra valuta e
rilanciando così il commercio e l’economia, secondo i meccanismi che Marino e
Fabrizio descrivono con precisione ed efficacia).
Condivido totalmente un’altra loro convinzione,
quella che è utopistico attendere una svolta da una reazione politica
articolata a livello transnazionale paneuropeo. Le classi lavoratrici dei
singoli paesi europei stanno subendo una dopo l’altra i colpi di maglio
dell’austerità, senza preoccuparsi minimamente di organizzare una reazione
comune, senza averne gli strumenti, né le possibilità. La reazione alla
macelleria sociale compiuta in Grecia è stata un timido “io speriamo che le la
cavo”. Ma in assenza di una simile coscienza di classe europea, la logica della
politica e quella dell’economia vogliono che alla segmentazione dei mercati del
lavoro corrisponda una segmentazione delle valute nazionali, senza la quale
qualsiasi shock esterno fatalmente si tradurrà in una richiesta di
“svalutazione interna”, cioè di taglio dei salari. In termini politici, Marino
e Fabrizio pongono nei termini più corretti e razionali il tema del recupero
del concetto di sovranità nazionale come condizione imprescindibile per
l’attuazione di politiche di contrasto allo strapotere del capitalismo
finanziario. Una riflessione estremamente coraggiosa in un paese nel quale
perfino (anzi, soprattutto!) la sinistra “di sinistra”, mentre bolla come
“nazionalismo” qualsiasi riflessione critica sulla (illusoria) razionalità
dell’euro, continua a favoleggiare di un (altrettanto illusorio) “sindacato
europeo”, quando non esistono, perché nessuno ha voluto che esistessero, un
sistema educativo, un mercato del lavoro, e un sistema previdenziale europeo. Il
capitalismo del Nord, del resto, ha lucrato proprio sulle divergenze fra i paesi
(secondo il meccanismo ben individuato da Roberto Frenkel, del quale Marino e
Fabrizio danno conto nella parte quinta del testo), ed è difficile e
soprattutto ingenuo aspettarsi la sua collaborazione a un progetto che riduca
efficacemente queste divergenze.
Scorrendo il testo constato con un
certo orgoglio quanto Marino e Fabrizio citino la mia opera di divulgazione, e
sono loro grato per l’attenzione che hanno dato al mio lavoro. Devo dire che
sono quasi in imbarazzo, perché in fondo continua a sembrarmi strano di esser tanto
citato e tanto ringraziato per aver detto cose che a me (e ai migliori colleghi
esteri) sembrano tanto ovvie, cose che, come non mi stanco di ripetere, sono in
tutti i libri di testo. Ma, chissà, forse queste cose tanto ovvie non sono, certamente
in Italia c’era bisogno di ribadirle, e probabilmente nel nostro paese occorre
ancora un po’ di incoscienza per esporsi così. Mi sembra doveroso
contraccambiare notando come gli articoli di maggior successo del mio blog
siano quasi tutti nati da stimoli ricevuti da Marino e Fabrizio. Il loro
intuito nell’individuare quali fossero le domande più pressanti per il
cittadino comune è stato un elemento importante per il successo della mia opera
di divulgazione. Auguro altrettanto e più successo a questa loro fatica, che
certamente lo merita, e che certamente contribuirà a riequilibrare nel senso
della verità dei fatti il dibattito su un tema così importante per le vite
nostre e dei nostri figli.
(p.s.: con matematici così, chi ha bisogno di economisti? Certo non io. Vado ad accordare, e poi mi vedo Brave - in inglese - al cinema coi figli. Altro che far spallucce quando si parla di fascismo, salvo poi venire a patti coi peggiori di loro. Povera Italia, come sei ridotta male...)
Sì, lo so, voi volete che io infierisca, rendendo ridicolo un personaggio col quale Madre Natura già non è stata particolarmente generosa. E io invece oggi me ne vado al cinema e domattina in spiaggia, perché sono gli ultimi due giorni di vacanze dei miei figli, che non hanno avuto vacanze perché qualcuno stava scrivendo un libro che non ha ancora finito di scrivere. Poi ci togliamo tutti i sassolini dalle scarpe, uno per uno, continuando a chiedere ai nostri partiti e movimenti da che parte stanno. L'8 settembre è passato, ora bisogna scegliere, cari... Non potete glissare...
RispondiEliminaTranquilli: scorrerà il sangue, a fiumi...
speriamo solo in senso figurato
EliminaChe bello prenoto una poltronissima, perchè per nulla al mondo mi perderei lo spettacolo:)
EliminaMi scusi prof., credo di essermi perso qualche pezzo importante. Cosa è successo l'8 settembre?
EliminaGrazie.
sto già seduto in riva al fiume...vediamo cosa passa...
Elimina4 settembre 1943.. o de qua o de là
EliminaSandra, Andrea, scusate, ma credo che il sangue non scorrerà prestissimo perché ho appena montato le parti del prossimo concerto e sono disperato! Mi toccherà dedicare il tempo libero a della buona musica anziché a dei pessimi economisti, e ormai sono talmente pervertito che mi diverto più in quest'ultimo sciocco modo! Per chi volesse, Foligno 22 settembre, tutte sonate di Fontana (G.B.)...
EliminaPer un attimo ho pensato che fosse il suo libro... comunque sono contenta lo stesso, lo comprerò (di Badiale ne ho già letti 2, uno con Tringali, e mi sono piaciuti).
EliminaGrazie a lei, a Marino e Fabrizio e a tutti quelli che hanno dato ai cittadini comuni la chiave di lettura e gli strumenti necessari a interpretare correttamente gli avvenimenti politici ed economici di questo periodo, così distorti dai mass media.
Cerco di farne buon uso.
Complimenti professore, il Fontana e' roba da palati sopraffini. Se possibile lo metta su youtube!
EliminaComplimenti anche da parte mia, si dedichi con gioia alla meritata pausa musicale che i fiumi di porpora possono attendere:) Nel frattempo io con altrettanta gioia mi diletterò in qualche piccolo raid giacobino su FQ.
Elimina...macché pervertito. Al più, cominci a guarire. Ciao!
EliminaCarlo (quello del flauto)
Il Fontana è soprattutto molto difficile!
EliminaSono tutti commossi.
RispondiEliminaGià prenotato su Amazon.
RispondiEliminaAspettiamo il suo, professore!
Prof, lei poi dovrà anche partecipare al Meeting di Pescara del 21 settembre. Prepari il suo arsenale ( mazze ferrate, lance e spadoni medievali ): a giudicare dal tono del libro di Moro ci sarà del gran luogocomunismo..
RispondiEliminaLei continua a ripetere che le informazioni forniteci sono considerate banali da tutti gli economisti.
RispondiEliminaIo mi permetto di farle notare che le informazioni "banali", e cioè le informazioni che oramai fanno parte del nostro DNA professionale, sono le più ostiche da comunicare ai profani in quanto, da molto tempo, ci siamo dimenticati dei passi e della fatica che abbiamo dovuto fare all'inizio per assorbire quei concetti.
Inoltre, in questo momento, c'è una forte carenza di una "semplice" descrizione della realtà.
Mentre sono tutti presi a scrivere editoriali (cioè opinioni) la cronica carenza di cronisti (ovvero persone che descrivano i fatti) rende faticosissimo decifrare quanto accade.
Per questo i suoi grafici sono così importanti (anche se, le confesso, l'ho odiata per la fatica di ricordare tutti i concetti necessari a leggerli).
Gentile Professore,
RispondiEliminaio la sua analisi la condivido totalmente. E come lei non voglio cadere nel pregiudizio razzista verso gli italiani inadatti e così via. Ho però un dubbio nell'abbracciare completamente le sue conclusioni. Se è vero che non c'è un sindacato europeo, che non c'è un'istruzione europea, movimenti europei e quant'altro, i nostri sindacati, le nostre istituzioni educative sono messe al tappeto, cooptate o marginalizzate. E se i luoghi tradizionali di conflitto sono sconvolti (ne sorgeranno di nuovi si spera, ma io nun so' un cazzo né veggente, né amo quelli che li profetizzano) il soggetto del conflitto è confuso. Dice bene Fumagalli: 6 euro l'ora con contratti precari e orari variabili e invasivi dei tempi di vita ce l'hanno la domestica, il raccoglitore di pomodori, il ricercatore universitario. Ma valli a mettere insieme, dagli una visione comune, un sindacato o pratiche di lotta che li proteggano. E la coscienza di classe che giustamente lei invoca a livello europeo manca anche a livello italiano - fanno riflettere i minatori Alcoa che intonano Fortza Paris come inno di lotta.
A volte penso che la prospettiva di un piano più alto, finalmente europeo, potrebbe dar linfa nuova in un contesto fortemente depressivo, che l'uscita dall'Euro e la fine del sogno europeo (per fallace che sia, è condiviso da molti) rischia secondo me di deprimere ulteriormente (in senso non economico ma psichiatrico). Anche perché molti hanno pagato volontariamente (per quanto frodati) abbonamenti e sottoscrizioni per questo sogno, che manco il manifesto.
Sia chiaro, condivido (ex post, e la ringrazio per avermi aperto gli occhi) la sua accusa a chi ci ha messo in questa trappola, chi ha pensato che fosse meglio non rendere il popolino partecipe della realtà ma illuderlo. Solo, non so se "tornando al punto di partenza" ci perderemmo i rimasugli di speranza, dopo aver già perso (e lei ha spiegato bene come) già molta della nostra capacità di pesare nelle decisioni in un Paese in cui, comunque, non abbiamo vinto quasi mai.
Attendo fiducioso il suo libro.
Aiuto! Er Palla vuole giocare alla Wii, e che Mii si è inventato? "Piddino"... Vado a sconfiggere il piddino...
RispondiEliminaCi possiamo aggiungere anche il "Decrescemo", ossia il fautore della decrescita felice
EliminaMa che trascina pure dei poveri innocenti nelle sue pericolose derive populiste?
RispondiEliminaMeno male che ci pensano le due mummie a convocare una riunione d'emergenza per perfezionare la loro e la nostra integrazione nella grande costruzione europea. SuperMario salvaci tu...
Ma perchè, perchè nessuno pensa ai bambini?
Fiuuuu!!! Che sospiro di sollievo... l'Europa ci pensa sì ai bambini...
EliminaSUSSIDIARIO DI QUINTA ELEMENTARE
Titolo dell'argomento: La patria Europa
bla bla bla
Sottotitolo: Che cos'è l'Unione Europea?
Possiamo paragonare l'Unione Europea a un grande condominio. Prima del 1993 ogni stato europeo era paragonabile a un'abitazione dove un guardiano fermava all'ingresso i visitatori chiedendo loro la carta d'identità e dove nessuno poteva trattenersi senza il permesso dei padroni di casa. Oggi è come se tutti i cittadini dell'Unione Europea facessero parte dello stesso condominio: possono viverci, circolare liberamente, contribuire con somme di denaro che vadano a vantaggio di tutti, partecipare alle assemblee e decidere insieme insieme agli altri condomini su molte questioni.
bla bla bla
Riquadrato grassetto:
Come avrai capito abitare nel "condominio Europa" è per te una vera fortuna. Moltissime persone, provenienti soprattutto dall'Africa, chiedono ogni anno di poterci vivere. Gli stati dell'Unione stanno concordando una politica europea per l'immigrazione stabilendo criteri precisi, validi per tutti, per concedere permessi di soggiorno agli extracomunitari e per combattere l'immigrazione clandestina.
La cosa che mi rende veramente perplessa è in pagina seguente.
Titolo: L'Europa nel mondo
Abbiamo parlato finora del condominio Europa e di quello che rappresenta per te che ci abiti. Osservando la carta, però, puoi renderti conto che in confronto ad altre zone della Terra l'Europa occupa solo una piccola parte, anche se molto popolata e molto ricca. Il Nord America, come la UE, ha un elevato tenore di vita dei suoi abitanti, ma ci sono anche terre molto vaste, affollate e povere che il condominio Europa ha il dovere di aiutare, contribuendo al loro sviluppo e offrendo aiuti umanitari.
Segue carta tematica con segnate le zone "aiutate" dal condomino Europa (praticamente il mondo intero), con tanto di pila di denaro più croce rossa per indicare gli aiuti umanitari (con cifra in milioni di euro) e pila di denaro più una C (credo) per indicare i progetti di cooperazione e sviluppo (con cifra in milioni di euro).
Sotto, in grassetto, riquadrato in rosso.
Ogni singolo stato europeo mette a disposizione parte delle proprie risorse per aiutare il resto del mondo: in che modo?
Seguono tre didascalie:
sostegni umanitari; sicurezza alimentare; assistenza sanitaria.
Fine della favola del "condominio Europa".
Ora, i sussidiari delle elementari scrivono quattro informazioni essenziali: questa è la visione che si vuole dare dell'Europa nel mondo (lasciamo perdere che nel frattempo gli stati membri vengono massacrati senza pietà)?
E i "poveri" abitanti del resto del pianeta, alcuni dei quali sono in Italia e stanno studiando sul suddetto sussidiario? Devono proprio vedere mortificato il rapporto della loro madrepatria con l'UE in termini di fruizione di aiuti da parte dei "fortunati condomini"? Non vengono indicati infatti scambi commerciali di altro tipo, secondo il testo la funzione dell'Europa nel mondo è quella di distribuire aiuti umanitari e contribuire allo sviluppo dei continenti sfigati.
Sono molto interdetta,a me sinceramente sembra razzismo e mi chiedo che valore possa avere una cartina del genere: tutta l'America latina, quasi tutta l'Africa (manca la Libia), l'India, la penisola indocinese e l'Indonesia, la Cina e tutta la Russia aiutate dalla UE...
Mi potresti dare l'ISBN del volumetto?
EliminaGuarda il libro è questo qua.
EliminaPer carità tutti i testi scolastici sono agiografici riguardo l'UE, ciononostante presentare le cose come se l'UE reggesse sulle sue spalle il resto del mondo...
(Prof, se per caso violassi qualche norma di copyright le chiedo scusa e non pubblichi)
Grazie Emanuela
EliminaMe ne procurerò uno; voglio leggerlo con attenzione, mi interessa molto.
Sì ma non sprecare soldi per quattro pagine, la parte "divertente" è quella che ho messo online.
Elimina(Comunque anche secondo me tante durezze di cervice si spiegano perché un certo tipo di europeismo delle fate e degli gnomi è stato assorbito come un catechismo in età che precedono il pensiero critico.)
Non avevo intenzione di comprarlo, vendendo libri non ho problemi a procurarmi una copia in visione. Quando posso mi piace vedere come viene trattato l'insegnamento della storia antica nelle scuole primarie, per questo mi aveva incuriosito il caso da te segnalato anche se trattava di altro.
EliminaAmbè io mi stavo a preoccupare per i tuoi euri, se puoi procurartelo gratis anche queste sono quattro pagine di storia antica (!?!) veramente pregne...
EliminaBene, un in bocca agli autori del libro. Poi volevo rivolgere un saluto tutti, compreso Goofy naturalmente. Scrivo poco, ma vi leggo sempre volentieri.
RispondiEliminaNon credo di essere off topic, purtroppo: Crisi greca, Atene agli sgoccioli tenta la carta dei danni (tedeschi) di guerra
Questa storia sta prendendo una brutta piega, veramente brutta.
Caro Prof. Bagnai,
RispondiEliminail FQ ce l'ha con le casalinghe!
Un paio di amiche mie sono state "bocciate", i miei commenti free standing non sono pervenuti. Eppure una chiedeva solo se quelli che commentavano da ore a manetta contro di lei al grido di statobruttobabypensionatiimproduttivilavativiconlalira ecc. erano disoccupati, cassaintegrati, universitari, pensionati o casalinghi/e.
mi sa che se nei commenti infili quei neologismi goofyiani vieni bannata. Meglio utilizzare il più noioso italiano che ha la pessima abitudine di staccare parole che il luogocomunismo unisce in un unico olistico concetto.
EliminaMa abbiamo usato l'italiano senza alcun accenno a Goofy! Da casalinghe...
EliminaAbbi pazienza Silvia, io stò cercando di trattenermi dallo sfidare il filtro inventando originali insulti per certi cretini.
EliminaIl problema è che andrei a sfidarli sul loro piano, ossia il niente condito dal nulla.
Povera Italia con tutti stì caciaroni imbecilli come Wilfattonequotidiano o Teodosio. Purtroppo per manifesta trollaggine non banneranno temo.
Livorosamente Vostro
Ivan Mazzola
Professore, io mi scuso se approfitto dello spazio e della presenza, ma visto che l'amico Wilfattoquotidiano mi ricorda nella discussione che sono (ma perchè?) una sorta di pappagallo decelebrato, dimostrandosi un assiduo lettore, posso confermare qui sperando di essere letto che lo ritengo un ottimo esemplare di imbecille?
EliminaPurtroppo il Fatto mi cancella commenti pericolosissimi come ricordare che una ricerca della CGIA di Mestre ha ricordato che su ben 173 casi di tasse maggiori legate a tagli nel pubblico ben 173 volte ha portato a recessione (ma va?), figurarsi se me ne uscissi con certe cagate io senza stare dal lato giusto della barricata (secondo il Fatto Quotidiano, inizio a temere).
Mi perdoni ancora il livore, ma ho scoperto purtroppo è una malattia che colpisce qualsiasi schieramento :(
Pressò,ce risiamo......Cce sta er moderatore de Cobraf(quello co 'a foto de n'orso,er coraggio de metterce a faccia n'do 'o trova)che è proprio de coccio!Ma po esse che nun capisce che emette moneta(monetizzà er debito fare QE e sposà banca e tesoro so roba isomorfa?
RispondiEliminaNun è che nun capisce secondo me,secondo me cce fa....deve da esse proprio nartro che vole che m'portamo er fascismo all'amerikana,come quell'artro er papero!Magari ccià quarche atomica 'garage!
"Il presidente della corte suprema Andreas Vosskuhle ha annunciato che il patto fiscale sara' infatti "limitato dal consenso e dall'approvazione del popolo tedesco" e che entrambe le camere del parlamento dovranno essere informate su qualsiasi decisione presa sul Meccanismo euroepo di stabilita'."
RispondiEliminaDiciamo che è un modo per dire: "abbiamo scelto di prepararci a uscire dall'€uro ma avete ancora un pò di tempo per cercare un riparo".
Del resto la Germania è l'unica che almeno avrebbe un ritorno politico dall'uscita dall€euro (pure Finlandia, Austria, olanda..)
Visto che non legge il manifesto, le riporto questo passo dell'intervista a Van Bommel, non quello der Milan ma quello der Partito Socialista olandese che dovrebbe cambiare gli equilibri europei secondo qualcuno...
RispondiElimina“- La vostra è un’Europa dei popoli?
- No, vediamo l’Europa principalmente come una forma di cooperazione economica, e non crediamo che ci sa consenso a favore di un’unione politica. Non crediamo che il popolo olandese né quelli di altri Paesi vogliano rinunciare alla propria sovranità. Siamo contrari ad un’unione politica e non pensiamo che ci possa essere una qualunque forma di politica comune su esteri e difesa, perché i Paesi europei hanno posizioni troppo distanti tra loro in merito. Crediamo anzi che ci sia il pericolo concreto che e istituzioni europee stiano sfruttando la crisi per accelerare il processo dell'unione politica, il che alla fine ci porterebbe ad avere un super-Stato europeo cui ci opponiamo nettamente.”
Leggendo, ho pensato al mio commento di prima, e ai tanti sostenitori del "Più Europa"; e più indietro, a quando è capitato di far notare ad un amico innamorato ed euforico che, forse, quella che lui pensava destinata ad essere la donna della sua vita aveva in mente qualcosa di meno serio, un rapporto più occasionale ecco...
qualcuno potrebbe linkarmi uno o più post del Professore in cui si descrivono i motivi per cui Ciampi,Amato,Prodi,Monti, pur essendo italiani ed a conoscenza dei danni che l'euro avrebbe provocato all'Italia anche considerato quanto prescrivono i Trattati, hanno comunque agito decisamente verso l'euro?vi sono post del Professore che hanno trattato precisamente questo argomento?Io ho compreso il discorso generale che fa il Professore,ma su questo punto ho cercato dei post attraverso il motore di ricerca del blog,però i risultati sono talmente tanti che ho ritenuto più opportuno chiedere a Voi se potete aiutarmi in maniera più precisa.
RispondiEliminaVi ringrazio.
Compressione salariale.
EliminaIn linea di generale comunque io non darei per scontato che un membro della classe dirigente debba necessariamente agire nell'interesse del suo paese. Insomma, ci sono molti mestieri per sbarcare il lunario...
Schneider (compresso)
La premessa è che "danni all'Italia" non vuol dire danni per tutti gli italiani. Alla stessa maniera Monti può ben essere convinto di operare per il bene dell'Italia e con ciò portare beneficio solo ad alcuni. D'altronde Monti è quello che dichiarò che la crisi greca dimostra il successo dell'euro e non il suo fallimento.
EliminaQuesta breve premessa per introdurti all'amara storia di Aristide, raccontata dal Prof. Bagnai in questo post.
Ho acquistato il libro. Mi era piaciuto molto, di Badiale, un precedente saggio intitolato "La sinistra rivelata", libro che ha già un efficace sottotitolo che potremmo tradurre, ancor più efficacemente, in "manuale del perfetto piddino". Insomma condivido quanto scrivi su di lui nell'introduzione.
Eliminapotere della Goofynomics ?!?
RispondiEliminaipse dixit
Il costo di una rottura della zona euro potrebbe aggirarsi tra i 1.300 e i 3.300 miliardi di euro, ma anche la sua tenuta potrebbe essere non meno dispendiosa. E' quanto ha calcolato l'ad di Hvb, Theodor Weimer,che ha ricordato che ad oggi il salvataggio della zona euro è costato circa 700 miliardi di euro.
"Anche se una rottura è costosa, tirare avanti è allo stesso modo caro e ogni settimana che passa lo diventa di più", ha precisato l'ad della controllata di Unicredit.
MilanoFinanza 5 settembre 2012
Un altro tentativo di aprire un dibattito a sinistra...
RispondiEliminahttp://forum.albasoggettopoliticonuovo.it/viewtopic.php?f=44&t=1019
Poi aggiungo:
Uno dei luoghicomuni più ricorrenti di fronte alla ipotesi di un eventuale ritorno alla valuta nazionale recuperando la sovranità monetaria è il seguente:
<< con il cambio lira/dollaro saremo gravemente penalizzati nelle importazioni di ENERGIA e il prezzo della benzina salirà alle stelle >>.
Non ricordo se avevi affronato questo argomento da qualche parte. In questo momento non riesco a ritrovarlo nel blog.
L'argomento più generale può essere posto in questi termini:
<< tornando alla valuta nazionale e svalutando si rilancia sicuramente l'export dei prodotto nazionali ma saremo penalizzati per le importazioni di tutte le materie prime che non troviamo a casa nostra e che SIAMO COSTRETTI ad importare dall'estero. Ci sono dei calcoli quantitativi di questo "sbilancio" ? Cioè i ricavi per le maggiori esportazioni riescono a controbilanciare i maggiori costi per le importazioni dei beni che NECESSARIAMENTE dobbiamo importare e che non possiamo "produrre" a casa nostra ? >>
Grazie,
Sandro.
Sandro, guarda qui, dal commento di diecidimeno ore 19.31 in poi. C'è la risposta del prof. Bagnai a chi fà tale domanda.
Eliminabasta guardare ogni volta cosa è successo alla bilancia dei pagamenti quando abbiamo svalutato.
RispondiEliminae chi cammina in autostrada sa di quanto sia calata la velocità.. non certo per le norme del codice civile visto che nella rosolini catania piazzano 1 autovelox ogni 15 anni!