Un lettore attento mi segnala questo appello comparso su Le Monde, e sollecita un mio parere. Mi sembra giusto portarlo alla vostra attenzione.
A me il documento pare corretto nell'analisi (gli squilibri esterni come causa della crisi) e nella proposta. Del resto, sono esattamente le stesse analisi e la stessa proposta (gestire, anziché subire, l'uscita dall'euro) che ho fatto ad agosto. E quindi, nella misura in cui i tempi che viviamo ci consentono di essere d'accordo con noi stessi, non posso che trovare sensate le parole dei colleghi.
Con un unico appunto.
Quando parlano dei debiti esteri dicono "la France, dont les 30% sont dus pour l'essentiel à une accumulation de sorties de capitaux d'investissements directs à l'étranger". Detto così, sembra che il debito estero si identifichi con l'uscita di capitali. Ma questo è ovviamente sbagliato.
Pensateci: se chiedete a un vostro amico un euro per prendervi un caffè, succedono due cose: voi vi indebitate col vostro amico, e nelle vostre tasche entra un euro. Il vostro stato patrimoniale registra un debito, ma in termini di cassa avete una entrata, non una uscita, di capitali (il famoso euro). Ora, la bilancia dei pagamenti (Bdp) è redatta con un criterio di cassa: hanno segno positivo le operazioni che determinano un afflusso di valuta nel paese, negativo quelle che determinano un deflusso. Di conseguenza le importazioni di capitali, cioè gli afflussi di fondi nel paese, sono registrate col segno più nel conto finanziario della Bdp. Ma anche se hanno segno positivo, sono nuovi debiti, perché i capitali che entrano dovranno essere restituiti (salvo bancarotta). Di converso, le esportazioni di capitali sono registrate con segno meno, perché è valuta che "esce" dal paese per essere prestata a operatori non residenti. Tuttavia, anche se hanno un segno meno in termini di cassa, le esportazioni di capitale sono crediti.
Esempio: un tedesco acquista un Btp (è successo!). In Italia entrano soldi, esce un pezzo di carta, in Bdp abbiamo un segno più nel conto finanziario, ma il debito estero dell'Italia è aumentato (e quindi la posizione finanziaria netta sull'estero dell'Italia - crediti meno debiti - è peggiorata). Nella Bdp tedesca succede il contrario (Goofynomics): registra un segno meno nel conto finanziario, e un segno più nella posizione netta sull'estero.
Altro esempio: un francese acquista un pacchetto di controllo in una catena di supermercati italiani (è successo!). In Italia entrano soldi (che escono dalla Francia) e escono pezzi di carta (azioni). Quindi la Bdp italiana registra un segno più nel conto finanziario (voce investimenti diretti in entrata), ma un segno meno nella posizione netta. Il contrario in Francia.
Chiaro?
Ho come il sospetto che questo meccanismo ai colleghi sfugga. In effetti, gli investimenti diretti esteri in uscita (sorties de capitaux d'investissement directs à l'étranger) sono esportazioni di capitali (acquisti di azioni estere), quindi sono nuovi crediti, non nuovi debiti della Francia, e infatti, anche se hanno segno meno nel conto finanziario della BdP (perché è redatto col criterio di cassa che vi ho descritto: meno perché se presto soldi a qualcuno li tolgo dalle mie tasche), hanno poi segno più nello "stato patrimoniale" del paese, la posizione finanziaria netta sull'estero. Il debito è per i paesi dove i capitali arrivano, non per quello dal quale partono.
A contrario, gli investimenti diretti esteri in entrata sono un debito, anche se hanno segno più nel conto finanziario (di cassa) della Bdp. Per questo non è opportuno accogliere con animo tanto giulivo l'acquisto di aziende italiane da parte di imprenditori esteri: questi acquisti, che sono soldi che entrano, corrispondono a un aumento del debito dell'Italia verso l'estero, debito sul quale, come su tutti i debiti, si paga una remunerazione, che consiste non in interessi, ma in profitti espatriati verso i paesi di origine dei capitali. Quei profitti espatriati che sono alla causa del tracollo dell'Irlanda, e potrebbero essere un domani la causa di ulteriori tracolli italiani (laddove si materializzi la svendita).
So che sembra complicato, e forse lo è, a giudicare da quanti economisti "eterodossi" si sbagliano nel leggere la Bdp! (ce ne avrei di storie da raccontare...). Ma noi è meglio che ce lo ricordiamo. Si può essere originali nella proposta, anche essendo rigorosi nella lettura dei dati...
Dedicato a Sergio, che mi parla di direttorio franco-tedesco. Ma secondo te, quanto può essere stabile un duumvirato dove uno dei due ha crediti esteri netti per il 40% del Pil o giù di lì, e l'altro debiti per il 30% del Pil (come ricordano i colleghi, sempre che abbiano letto bene!)... Per la cronaca, secondo le statistiche del Fmi, nel 2009 la Francia aveva un debito estero netto di 315 miliardi di dollari, e la Germania un credito di 1270 miliardi. Come dicono a Livorno, fa' un po' i' cconto te... Povero Sarkonano... lo so che ti sta antipatico, ma a me fa tanta pena...
Prof Bagnai,
RispondiEliminabel blog (laconico ma dritto al punto).
Una curiosità: le è mai capitato di dare un'occhiata al modello Stock-Flow Consistency Model di Wynne Godley e Marc Lavoie?
http://www.levyinstitute.org/pubs/wp_494.pdf
http://www-cfap.jbs.cam.ac.uk/publications/downloads/wp20.pdf
http://sfc-models.net/
in Italia c'è Gennaro Zezza dell'Università di Cassino, che utilizza questo modello.
saluti
Pensi che io lo vorrei proprio strangolare.
RispondiElimina@Claudio
RispondiEliminaIn realtà sei solo invidioso... di Carlà!
Anche se off topic, non so se sta leggendo Repubblica oggi. Adesso anche il mondo " piddino" parla male della Germania ( ma non era il paradiso terrestre ai tempi di Berlusconi? ) Che ne pensa di queste " interessanti giravolte degli antiberlusconiani di tipo A " ?
RispondiEliminahttp://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1881%3Ale-interessanti-giravolte-degli-antiberlusconiani-di-tipo-a&catid=78%3Aitalia
Ero piddino anch'io, un giorno vi dirò come ho smesso. Adesso lasciatemi in pasto alla burocrazia, altrimenti non riuscirò a evadere...
RispondiEliminaVorrei precisare: "piddino" mai. Diciamo che votavo distrattamente quello che c'era. Da quando c'è esattamente il PD credo di non aver mai avuto l'opportunità di votare, sono purtroppo sempre stato all'estero.
EliminaIl caso mi ha risparmiato una vergogna insanabile!
Grazie. Io effettivamente le avevo chiesto qualche cosa del genere qualche mese fa. La mia natura razionale comporta che non possa valutare la bontà di un obiettivo senza che mi siano chiari una serie di passi credibili e conseguenti per arrivarci. I francesi quanto a razionalità, vino, formaggi ed altre bazzecole hanno sempre avuto qualche cosa da dire al mondo. Oggi mi hanno concesso di capire con una certa approssimazione come si potrebbe demonter l'euro. Ho sempre invidiato la loro capacità di non sentirsi ridicoli nelle loro manie di grandezza, cosa che occasionalmente gli ha permesso di raggiungere traguardi incredibili (oltre a ingloriose figure di merda).
RispondiEliminaNon sono un buon giudice, io la Francia la amo.
Solo per dirle, caro Prof., che - benché non sia più un giovine studiante, o forse proprio per questo - sto imparando molto dal suo blog a proposito della ostica economia.
RispondiEliminaEppoi chi ama metter di mezzo il Gaddus anche nelle faccende dei gioielli domestici, non può che ricevere il mio plauso
roberto
@Massimo
RispondiEliminaNon sono convinto che odiare renda migliori giudici!
@Roberto
RispondiEliminaA differenza del piddismo, il gaddismo non è una malattia contagiosa. In compenso, però, è incurabile.
Comunque, non si fidi nemmeno di me. Segua l'esempio del buon Sergio...
@istwine
RispondiEliminaSì, ho dato un'occhiata. Il problema della coerenza fra stock e flussi è abbastanza antico nella modellistica economica, e le difficoltà maggiori si incontrano a livello applicativo, più che concettuale. Sicuramente è più facile muoversi negli Stati Uniti, che elaborano una contabilità "ai flussi di fondi", che da noi, dove questa contabilità manca. Ma ci sarebbe bisogno di approfondire questa strada anche per le economie europee.
Mi pare che si possano applicare, alla bilancia dei pagamenti, gli stessi principi di economia aziendale, ovvero della partita doppia. Spero di non scrivere cretinate. Se in azienda registro una entrata di denaro (in dare del conto corrente) per una acquisizione azionaria (paragonandola all’IDE), dovrò di contro registrare un debito (in avere del patrimonio netto) verso l’azionista perché dovrò restituire la quota di capitale sociale. O ancora se la banca mi presta soldi avrò una entrata (in dare del conto corrente) ma dovrò registrare (in avere) un debito perché dovrò restituire le rate di mutuo. Infatti, il saldo del conto corrente bancario aziendale (conto delle partite correnti della BDP, escludendo in questo esempio il conto capitale) è uguale al saldo dei debiti e crediti del passivo dello stato patrimoniale aziendale (conto finanziario della BDP). Infine, un’altra assonanza con la contabilità aziendale riguarda l’analisi di bilancio che in economia aziendale si divide in analisi di stock e analisi per flussi, in contabilità di Stato l’analisi di stock è la BDP e dei flussi è la posizione netta sull’estero. Grazie al prof. per la lezione. Per approfondire consiglio il manuale della Banca d’Italia (http://www.bancaditalia.it/statistiche/quadro_norma_metodo/metodoc/manuale_bilpag.pdf) molto sinteticamente esposto su wikipedia.
RispondiElimina@Marco Palermo
RispondiEliminaIl principio è esattissimamente quello della partita doppia, e infatti il saldo contabile della bilancia dei pagamenti è sempre identicamente zero (che è poi il motivo per il quale noi italiani abbiamo inventato la partita doppia: verificare in fretta se i conti sono a posto).
Non ho voluto evocarlo perché avevo paura di essere troppo tecnico, ma il punto è esattamente questo.
Ne consegue, tra l'altro, che (a spanna) la somma del saldo "beni" e di quello "capitali" è zero (uso una terminologia volutamente imprecisa: lo segnalo altrimenti Sergio mi azzanna alla giugulare! Chi sa la partita doppia ha capito perché, e per chi non lo sa preparerò un esempio tratto dalla crisi del 1992, quella della quale l'euro, come tutti vedono, ha scongiurato il ripresentarsi).
Ma che lettori bravi che ho!
Ho appena letto un articolo che dice che la Germania ha abbassato il tasso di disoccupazione ad un piu' ragionevole 6,7%. Stanno cambiando direzione o cosa?
RispondiEliminaGrazie,
Marco
Luca Pacioli e Gino Zappa non sono certo nomi tedeschi ;)
RispondiEliminaA proposito di saldi contabili, se mi è permesso, aggiungo un piccolo saldo basilare che sicuramente qui in questo blog è stato più volte scritto ma come sapete non sembra essere chiaro al governante medio:
RispondiEliminaDomestic Private Sector Net Saving = Government Sector Deficit + Current Account Balance
dove la somma di questi tre è 0.
Di conseguenza si può scrivere che (S-I) = (G-T) + NX in modo tale che si colga la stretta correlazione tra il risparmio netto del settore privato (banche, famiglie, imprese) e il deficit di bilancio del settore governativo. Ulteriore conseguenza è che quando il governante barista dice "se lo Stato fa surplus, risparmia soldi" si dimentica il macroeconomico effetto negativo sugli asset finanziari netti del settore privato che dunque tendono a diminuire, oppure "pareggiare il bilancio è bello" che dimentica nuovamente che se hai un conto delle partite correnti in deficit, il pareggio di bilancio porta matematicamente il settore privato a livello aggregato ad avere un deficit e così via, ragionando sull'identità contabile. questa è una bella immagine che rende l'idea:
http://1.bp.blogspot.com/-1a0JLvj-BOw/TZh9prS8StI/AAAAAAAAAYU/wyr_DMPnmWo/s1600/balances.png
Saluti a tutti.
Carissimo,
RispondiEliminagrazie, hai anticipato un tema del quale volevo parlarvi.
Io costruisco il mio corso di globalizzazione su questa relazione, che chiamo modello a tre deficit. Non è altro che la prima riga della matrice dei flussi di fondi. Non è una scoperta "eterodossa", Gandolfo ci basa da sempre il suo corso (capitolo 6 di "International finance"), ne ho appreso da lui l'importanza, la spiego nel capitolo V del mio testo di modelli di sviluppo, e agli studenti in classe la spiego più o meno così o così.
Ma ve la spiegherò ex novo, perché bisogna capirla bene per apprezzare lo scontro del secolo. Uno scontro fra veri colossi dai piedi d'argilla come non potete nemmeno immaginarvelo. Ma prima fatemi espatriare.
...ma non era Frank... Zappa?
RispondiEliminaGrazie per la risposta dedicata prof. e complimenti per la scrivania, sono certo che quella di tanti altri "prodi" accademici sia ordinatissima, anzi a questo punto nella mia ignoranza economica semmai dovessi incontrare un'economista da vicino starò attentissimo a controllare che la scrivania non sia troppo ordinata, a quanto pare sarebbe bruttissimo segno.
RispondiEliminaGiuseppe
In effetti non so a chi si deve la scoperta (che poi, è semplicemente basato sulla contabilità nazionale), io l'ho imparata da Wynne Godley e dai lavori del Levy Institute, quello che so è che alla base dell'approccio cosiddetto Sectoral Balances Approach, ma qua non mi addentro perché le diatribe tra eterodossi e ortodossi non mi competono. So che Martin Wolf sul Financial Times analizza spesso la questione europea in questi termini.
RispondiEliminaSì, meglio non entrare nelle diatribe. Questa, eventualmente, sarebbe fra post-keynesiani britannici e yankee. Questi ultimi mi sembrano abbastanza propensi a inventare il filo per tagliare... l'acqua calda! Mi spiego: non vedo perché mettere un'etichetta tanto pomposa a una semplice identità di contabilità nazionale (non parlerei di scoperta, o eventualmente la attribuirei a Kuznets).
RispondiEliminaPiù seriamente: so bene che una certa "economia" trascura i dati e la loro struttura, e quindi ben venga chi ci riflette.
Personalmente: utilizzo relazioni stock/flusso nei miei modelli come chiunque, ma senza tanti squilli di tromba. La relazione fra i tre deficit, ad esempio, in termini scientifici l'ho usata per spiegare la situazione cinese. Pensavo che il referee di China Economic Review avrebbe cassato questa parte del discorso, perché banale, invece l'ha mantenuta, il che significa che in fondo banale non è. Tuttavia, si tratta solo di capire che se prendi dei soldi in prestito qualcuno te li ha prestati...
Ancora più seriamente: attenzione nel passaggio da identità contabili a spiegazioni di tipo causale (A causa B). Spesso saltano fuori spiegazioni di tipo "casual". Ma di questo si parlerà spesso.
Si infatti prima non l'ho scritto perché non volevo dire corbellerie, ma penso anche gente come Kalecki, Kaldor e Keynes conoscessero queste relazioni. Semmai, un campo di studi in cui la macroeconomia non si è mai spinta oltre è capire che relazione c'è tra la comprensione di queste relazioni e la K del cognome. Difatti, Karl Kraus la capiva e molto bene e anche Kandinskij, per non parlare di Gene Krupa.
RispondiEliminaParlando seriamente però bisogna in effetti riconoscere che non tutti sembrano comprenderle. Io non son un grande esperto né ho grossa esperienza nel mondo accademico ma quei pochi libri di testo che mi è capitato di leggere e studiare partivano da concetti come "la somma del risparmio privato e del risparmio pubblico (cioè del settore governativo) è uguale al risparmio dell'economia". ma questa cosa non significa nulla, essendo il primo l'esatto inverso dell'altro in un'economia chiusa. e comunque inversi anche in un'economia aperta. Da qui, quindi, pareggiare è bello, teniamo i conti apposto che se no i detentori dei titoli s'incazzano ecc ecc. Anche qui, queste frasi e questi assunti derivano da una conoscenza della Banca Centrale, decisamente povera, ma è un altro discorso, non voglio essere prolisso.
saluti
Attenzione perché confondi lordo e netto... La frase che critichi ha senso, altrimenti il risparmio nazionale esisterebbe solo in economia aperta. In termini netti, cioè di surplus (o deficit) settoriali, hai ovviamente ragione. Ma non prendertela troppo con i libri di testo...
EliminaSì, son stato poco accurato, ovviamente intendevo in termini netti. è che per un emittente della propria valuta, è a mio avviso insensato lo stesso concetto di "risparmio". Ma questo so che è molto controverso, comunque il punto è l'aspetto ideologico che spesso guida quella frase, anche l'utilizzo di determinati schemi è sempre volto in un certo qual senso a demonizzare lo Stato spendaccione che non "risparmia".
RispondiEliminaPerfettamente d'accordo. Se rimani in ascolto, fra una decina di giorni cerco di portare questa discussione all'attenzione del grande pubblico con un po' di dati sul 1992, sul 2001, e sul 2012...
EliminaInteressantissimo articolo. Pero' credo che si debba anche tener presente che le imprese che investono all'estero, diciamo in irlanda per esempio, pagano anche degli stipendi in quel paese ed in qualche modo "distribuiscono" la ricchezza. Ovviamente questo minimizza solamente il problema e a conti fatti, il fatto che i profitti escano dal paese resta comunque un problema per il bilancio della nazione.
RispondiEliminaCaro Chicco, ma tu i numeri te li sei andati a vedere? L'Irlanda aveva un servizio del debito estero di proporzioni comparabili a quelle della Repubblica Democratica del Congo (i numeri sono nell'articolo della voce.info citato da questo post)...
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