lunedì 27 giugno 2022

QED99: senatori a disagio e altre storie

Fedeli al nostro principio di non occuparci dell'attualità, che è l'unico modo per anticiparla (come mi accingo a dimostrarvi), tralascio il commento del fatto del giorno (l'esito del voto amministrativo), che per quel che mi riguarda può essere riassunto da questo tweet:



(ovviamente su questa antropologia ci sarebbe molto da discutere e altrettanto ovviamente in questo blog se n'è ampiamente discusso) per tornare sul nostro ultimo post, quello in cui ci si interrogava sui misteri della fede contabile.

Tre giorni fa, cioè quattro giorni dopo il nostro post, l'ANSA ci informa che:



i senatori provano "disagio" (vedi il dizionario).

Ci sarebbero molte considerazioni da fare, per chi il Dibattito lo ha seguito. Potremmo ad esempio chiederci perché colleghi che hanno plaudito all'austerità quando qui, fedeli al nostro compito di essere inattuali, annunciavamo come sarebbe andata a finire, ora si dissocino in disordine e senza speranza dal metodo di governo che hanno rivendicato con tanta orgogliosa sicurezza. Potremmo anche ricordare che l'applicazione di questi occhiuti controlli non ha impedito al debito di esplodere proprio a partire dall'approvazione della legge che nel 2012 che ha introdotto il cosiddetto "pareggio di bilancio" in Costituzione (e se una legge non funziona, forse andrebbe cambiata - dico forse, eh!).

Per aiutarvi ad anticipare, però, vorrei svolgere con voi due considerazioni forse meno ovvie, ragionando brevemente con voi di teoria lamarckiana delle élite, e di marchettificio. Sono considerazioni che ho avuto modo di esporre nel corso dell'ultimo weekend a diversi imprenditori e professionisti del mio collegio territoriale, saggiandone la resistenza dialettica, e qui ve le offro, a voi che siete il mio collegio digitale.

Partiamo dalle élite.

Dato l'argomento, potreste legittimamente supporre che l'aggettivo "lamarckiano" si riferisca a Roberto IV de La Marck, duca di Bouillon, conte di Braine, signore di Sedan e di vari altri luoghi, nonché maresciallo di Francia e capitano dei cento svizzeri della guardia reale (questo e altri dettagli sulla sua famiglia qui). Più élite di lui! Scelto per comandare un corpo scelto: se élite viene da eligere, cioè da scegliere, non potremmo trovare esempio migliore!

Ha un solo difetto: non c'entra nulla con quello che volevo dirvi. La mia personale teoria delle élite non è lamarckiana nel senso di Robert ma in quello di Jean-Baptiste, il Lamarck del collo delle giraffe, per capirci, quello che: "l'uso sviluppa l'organo".

Ecco, appunto: se l'uso sviluppa l'organo, un Paese colonizzato fatalmente avrà élite di qualità scadente, per il semplice motivo che a mano a mano che si restringono i suoi spazi decisionali, compressi da condizioni e condizionamenti (quelli che voi chiamate "condizionalità") della più svariata natura, cioè a mano a mano che diminuiscono le scelte da fare (perché sono fatte altrove), l'organo che deve farle, cioè l'élite, si atrofizza. Le élite italiane sono ampiamente atrofizzate. Episodi come quello stigmatizzato da Liturri su La Verità di ieri:

(la tardiva notifica alla DG COMP della misura "Decontribuzione sud") sono all'ordine del giorno e sono sintomatici di questa atrofia (si potrebbe ragionare sul caso MPS, ad esempio...).

Ci viene detto che se non siamo in grado di difendere i nostri interessi in "Europa" è colpa nostra, perché non andiamo in quelle sedi a difendere i nostri interessi. Ma si dimentica sempre di dire che chi per lavoro dovrebbe difenderli, questi interessi, non ha alcun incentivo, neanche economico o di carriera, a farlo, perché appartiene a un blocco di potere che trae la propria legittimità dal compiacere i voleri del podestà straniero.

Capite bene che la sfida intellettuale, culturale, antropologica che questo stato delle cose pone si situa a un livello sideralmente distante dalla pur comprensibile ottusità di chi "voto PD perché la punturina" (vedi la prima figura di questo post). Vorrei solo ricordare, per far capire ai petulanti di che cosa stiamo parlando, che i contratti sul noto siero della discordia sono contratti europei, fatti e segretati in Europa. Ora che i petulanti hanno capito che stiamo parlando anche dell'unica cosa che interessa loro, nella loro tardiva presa di coscienza, possiamo riprendere il nostro cammino, lasciando che i bambini continuino a prendere a calci la gamba del tavolo sul cui spigolo hanno sbattuto la testa perché erano distratti (da trent'anni, ma va bene così).

Per cambiare questo stato di cose occorre un lavoro lento e paziente. Se i tempi di questo lavoro non sono compatibili con gli umori dell'elettorato, questo lavoro non arriverà a compimento. Non è un mio problema: sono anni che qui descriviamo le più varie sfaccettature politiche, sociologiche, antropologiche, perfino neurologiche del fenomeno! E conseguentemente sono anni che qui ci siamo rassegnati a un dato: se uno stato delle cose insostenibile è anche irreversibile (così ci è stato detto) la transizione verso uno stato sostenibile sarà necessariamente traumatica. Ci siamo anche raccontati più volte che per attenuare le conseguenze di quel trauma sarebbe stato meglio se ci fosse arrivati con (i) una presa di coscienza più ampia possibile e (ii) una presenza minima di senzienti (cioè di persone in grado di capire le dinamiche profonde in atto e quindi di anticipare gli eventi) nelle istituzioni. Tuttavia, dal bilancio degli ultimi due anni traiamo due considerazioni relativamente nuove: intanto, per quanto ampia possa essere la presa di coscienza, non potrà mai esserlo abbastanza in un contesto in cui il controllo dei media è della controparte e i social media sono sempre più soggetti a censure e inquinamenti di vario tipo (un bel pezzo dei "nonvivotopiuuuh", come vi ho più e più volte dimostrato su Twitter, sono parte di questo  inquinamento, trattandosi per lo più di gente che non ci ha mai votato - tralascio anche il fatto che non avendo mai voluto il consenso non ho nemmeno più "e sti gran cazzi!?" da offrire loro in risposta...). Aggiungo, sul tema "presa di coscienza", che l'autentica presa di coscienza è quella promossa da solidarietà: insisto sul fatto che chi si sveglia perché sono venuti a mettergli le mani addosso sotto questo profilo è e resta totalmente inutile. Sul tema "contenuto minimo di senzienti", l'esperienza fatta dentro la macchina ha luci ed ombre. Le persone consapevoli sono un po' ovunque e nei ruoli più svariati, ma metterle in rete è un compito arduo se non impossibile, in primo luogo perché una visione alternativa del Paese, quella di un Paese non colonizzato, è soggetta ovunque a uno stigma sociale di fronte al quale quello di cui tanti ultimi arrivati si lamentano è poca cosa (e qui dovreste saperne qualcosa, e forse dovreste aver finalmente capito che declassare il patriottismo a sovranismo non è stata un'idea geniale, come spiegato a suo tempo). Aggiungo che è difficile anche solo quantificare il contenuto minimo di senzienti organizzati necessario per fare un lavoro che vada oltre la dimensione testimoniale, che possa incidere sulle scelte cruciali. Certo, in alcune situazioni anche un singolo uomo può fare la differenza, nelle piccole come nelle grandi cose (esempio recente: se non mi fosse venuto in mente di farvi leggere la bozza di relazione finale della Commissione amore, con tutte le cose che ho da fare, sarebbe passato un documento che esortava ad assoggettare i fondi europei alla "lotta contro l'odioh" e propugnava l'istituzione di una authority "contro l'odioh"). Resta il fatto che la trasmissione efficiente di un indirizzo politico richiede il coinvolgimento di una quantità sterminata di persone, il che ci riporta a una considerazione qui più volte svolta: con buona pace del racconto moralizzante e irenico di quelli che si vantano di aver vinto una guerra che il Paese aveva perso, l'Italia è stata ricostruita coi e quindi (anche) dai fascisti, e così la costruzione di una nuova autonomia strategica non potrà prescindere dall'apporto di quelli che stavano tanto bene in un paese ad autonomia ridotta. Vedo che invece sui social continua a prevalere l'atteggiamento sillano-grillino della "lista di proscrizione". A Silla non è andata bene e a Grillo non sta andando meglio, ma si sa che la storia insegna ecc. Qui però qualcosa abbiamo imparato, e quindi, oltre a proseguire nell'ammagliare la rete sparsa di chi è consapevole, impariamo a relazionarci con gli inconsapevoli, nell'attesa di doverli coinvolgere.

Sempre sperando che a quel punto il loro collo si allunghi, cioè, fuor di metafora (altrimenti i norimberghisti equivocano), che dovendo prendere finalmente delle decisioni, maturi rapidamente in loro l'orgoglio e la capacità di farlo.

Proseguiamo (rapidamente) col marchettificio.

Nessuno può sospettarmi di antipolitica: tutta la battaglia culturale (persa) di questo blog è stata indirizzata a mettervi in guardia contro una cosa ovvia: in una democrazia parlamentare chi scredita il Parlamento lo fa per privare il popolo della capacità di incidere sull'indirizzo politico del Paese. Al termine di questo degrado ci siamo trovati con un Governo che esplicitamente indirizza il Parlamento e esplicitamente rifiuta di accettare gli indirizzi parlamentari. Il giochino dell'antipolitica, oltre a essere ovvio, è anche del tutto scoperto: si squaderna ogni giorno davanti ai vostri occhi, ma sono pochi, veramente pochi quelli che non si lasciano distrarre, e sarei tentato, se non mi fossi imposto per metodo di non farlo, di pensare che siamo oltre il punto di non ritorno. Fatta questa premessa, vorrei dire che la levata di scudi contro la Ragioneria a campagna elettorale iniziata (ma come? Non è finita? No, è iniziata! Visto che siete sempre in ritardo?...) si presta in effetti a essere interpretata come una difesa strumentale del "marchettificio", e forse, per essere totalmente onesti, lo è. Se il Parlamento fosse effettivamente favorevole a una (o più) misure cui il Governo oppone la mancanza di risorse, potrebbe anche decidere di votare contro il parere del Governo, come più volte ha fatto. Del resto, il grafico del post precedente ci chiarisce il mistero per cui in assenza di uno scostamento di bilancio degno di questo nome si siano però trovati "nelle pieghe del bilancio" svariati miliardi per sovvenire alle più varie esigenze (in particolare, all'aumento dei costi dell'energia). Le risorse se si vuole si trovano. Ma allora, perché il Parlamento non si impone?

In parte credo dipenda dalla natura esageratamente ibrida di questa maggioranza, che rende sostanzialmente impossibile trovare un tema comune sufficientemente forte da giustificare un'opposizione trasversale, o comunque la creazione di una maggioranza alternativa, tant'è che quando si è riusciti a mandare sotto il Governo lo si è fatto su temi che avevano una  loro trasversalità geografica... L'idea di farsi dare la croce addosso da tutti i giornali per un atto di ribellione non sufficientemente "resistente" spiace ai gruppi, e quindi invece di prendere in mano la situazione ci si lamenta. Fatto sta che quando queste critiche vennero espresse più di due anni or sono dal nostro capogruppo, non si riuscì a trovare un gran consenso, anzi!

Ci sarebbero poi altre considerazioni da svolgere sulla disciplina di partito e sul PNRR. Ma le faremo più tardi: ora iniziano le riunioni...

34 commenti:

  1. Potrebbe essere anche darwiniano: un "Paese colonizzato fatalmente avrà élite di qualità scadente, per il semplice motivo che a mano a mano che si restringono i suoi spazi decisionali compressi da condizioni e condizionamenti della più svariata natura, cioè a mano a mano che diminuiscono le scelte da fare ", verranno selezionati (naturalmente o artificialmente) quei soggetti che non si scandalizzano del fatto che esse diminuiscano, che si trovano a loro agio a non prenderle, o che trovano cause alternative a tale diminuzione garantendo alle cause reali di continuare a generare i propri effetti.

    E come come per la biologia il passo successivo alla selezione artificiale è agire direttamente sul codice genetico per indurre mutazioni espressamente volute e rapide, così nella politica si arriva ad agire direttamente sul codice istituzionale per indurre le mutazioni espressamente volute senza attendere che la selezione faccia il suo effetto.

    RispondiElimina
  2. " che chi per lavoro dovrebbe difenderli, questi interessi, non ha alcun incentivo, neanche economico o di carriera, a farlo, perché appartiene a un blocco di potere che trae la propria legittimità dal compiacere i voleri del podestà." Sublime Musica 🎶 🎵

    RispondiElimina
  3. Non mi sembra che le élite dei padroni siano molto più capaci. Forse essere convinti che la Storia sia finita non aiuta a sviluppare capacità dialettiche adeguate ad affrontare le sfide di un mondo complesso.
    D'altra parte, paesi semi-colonizzati, come Russia e Cina, hanno saputo sviluppare classi dirigenti ben più all'altezza rispetto alle controparti occidentali. Quindi il problema non sembra essere la condizione servile in sé.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi trova d'accordo: la colossale figura di piddino fatta dall'apparato occidentale in Ucraina (allego spiega per chi legge i giornali https://mobile.twitter.com/ArmchairW/status/1541634015492317184) dimostra che l'assenza di concorrenza nella nicchia biologica "superpotenza" ha fatto danni forse non risolvibili all'Occidente.
      Il che però ci porta a chiederci perché è mancata la concorrenza nella nicchia biologica "elites italiane": forse è vero che stare troppo bene spinge al riposo - almeno finché non arriva "'aapunturina", ovviamente?

      Elimina
    2. Dipende dal tipo di terreno di gioco che consideri. Su quello della politica economica europea direi proprio di sì. Fino a prova contraria, decisioni come la transizione ecologica sono state prese ad uso e consumo dell'economia tedesca (e in parte francese) senza alcuna reale capacità delle élite nostrane di difendere gli interessi delle nostre aziende.

      Elimina
    3. Capacità o interesse? Se ti fai eleggere e sai che, se perdi le elezioni successive, ti danno un posto in un'università gestita da MI6 o DGSE o in qualche stipendificio come ONU o IMF o consimili, qual è l'interesse a gestire bene per il paese?

      Elimina
    4. Se ha scritto interesse hai già la risposta...

      Elimina
    5. A Rubin sfugge che in Italia avevamo dovuto cambiare governo proprio per fronteggiare gli impegni politici-militari che si delineavano in Kosovo… Prodi a ottobre aveva espresso una disponibilità di massima all’uso delle basi italiane, ma per la presenza di Rifondazione nella sua maggioranza non avrebbe mai potuto impegnarsi in azioni militari. Per questo il senatore Cossiga e io ritenemmo che occorreva un accordo chiaro con l’on. D’Alema. [...] Due parti. La prima era il rispetto dell’impegno per l’euro […] la seconda era il vincolo di lealtà alla Nato: l’Italia avrebbe dovuto fare esattamente ciò che la Nato avrebbe deciso di fare.

      Elimina
  4. Ragionamento al culmine, del vertice del TOP!. Condivido in toto. Preciso (per gli inconsapevoli) che quando il governo usa la frase: "Nelle pieghe del bilancio" quelli "Piegati" siamo noi. L'angolaazione sceglietela voi.

    RispondiElimina
  5. Circa la lettera della presidente Casellati, va sottolineato, come giustamente accennato nel post, si tratta di una iniziativa piuttosto singolare, posto che le resistenze del ministero del tesoro-ragioneria generale intanto diventabno insuperabili in quanto vengano fatte poroprie dalla commissione bilancio. Il Parlamento, malgrado tutto, resta ancora formalmente l'organo da cui il governo ricava la sua legittimazione, sicchè l'eventuale volontà politica della maggioranza prevale in ogni caso sulle obiezioni della ragioneria generale. Il punto è che da molti, troppi anni si procede a colpi di 'fate presto', di emergenze e di voti di fiducia, e la dialettica politico-parlamentare è ridotta ai minimi termini, sicchè la sottomissione ai voleri del 'pilota automatico' governativo è diventata la regola. E la conseguente sensazione che i propri rappresentanti abbiano sempre minori strumenti per incidere nei processi decisionali alimenta il crescente astensionismo degli elettori.

    RispondiElimina
  6. Oltre a coinvolgere "quelli che stavano tanto bene in un paese ad autonomia ridotta" è necessario coinvolgere gli immigrati cioè coloro che sono arrivati in Italia a seguito delle politiche di "chi stava tanto bene", perchè non sarebbe possibile una piena solidarietà all'interno del paese senza sanare questa situazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gli immigrati, come gli emigranti, vanno semplicemente espulsi: non si sana il problema con una sanatoria.

      Elimina
    2. Non credo che Alberto parlasse di sanatoria e non credo che l'espulsione degli immigrati regolari sia una soluzione. Credo anzi che loro siano i primi a essere messi in pericolo dall'attuale "gestione" dell'immigrazione irregolare da parte del ministro Lamorgese, e che quindi siano nostri alleati nella lotta per ripristinare un minimo di buon senso.

      Elimina
  7. Sarebbe da indagare sul perché assistiamo ad un dilagare imponente di irrazionalità sia tra le élite che tra i cittadini. Si manifesta in modo diverso e le élite hanno almeno la scusante di ottenere dei vantaggi ed essere al riparo dai danni (per ora), mentre per i cittadini/elettori che si astengono non vale nemmdno questo, ma sempre irrazionalità è

    RispondiElimina
  8. Mi sono reso conto da tempo che il sistema piace, ma è anche visto come qualcosa al passo con i tempi, capace di traghettarci nel futurosplendido™.
    In realtà sono vent'anni che si è semplicemente smesso di pensare concretamente, vuoi per pigrizia, vuoi per il dolce cullarsi nell'utopico "con 2 righe di leggi vedrai che risolviamo il problema".
    Basta vedere la "crisi bollette", quanti imprenditori non l'hanno vista arrivare?
    Il tentativo è stato buono, ma fallimentare. Alla maggioranza che conta e che potrebbe spendersi per cambiare, piace rimanere in questo sistema.
    Siamo oltre il punto di non ritorno ovviamente (secondo me già da qualche anno), ma anche questo mi sembra in linea con la definizione di storia. Quante volte si legge il passato e abbiamo in mente il "ma si vedeva che finiva così!". Ogni volta in cui si poteva fare massa critica per cambiare il corso della storia, si è finiti esattamente dove non si voleva.
    E così finirà anche questa storia cominciata vent'anni fa (sono in movimento forze ben più potenti del voto punitivo).
    Quindi in fin dei conti, la % del voto ormai conta poco. Conta soltanto il lavoro fatto fin qui di comprendere la direzione verso la quale si sta andando.
    Al momento opportuno chi ha capito conterà più di mille "ma io stavo beneh!" e quarantasettemila "hai traditoh".

    RispondiElimina
  9. Riassumendo: è come cercare di far sterzare con racchette da sci un camion da 20+ t, questa LunioneLeuropea.
    Perché piace, perché non c'è massa critica.
    Il cambiamento verrà e sarà molto più traumatico (del resto quando si cerca di sfuggire all'ineluttabile...).

    RispondiElimina
  10. Che la ricostruzione di un Paese indipendente e sovrano (e di uno Stato, cioè di un apparato in grado di garantire e preservare ed esercitare la sovranità) non possa prescindere dall'apporto di tanti (un vero e proprio pezzo della classe dirigente) che hanno tollerato l'autonomia ridotta e magari hanno addirittura prosperato grazie all'autonomia ridotta, credo sia una necessità, come è stata in passato. Tuttavia il paragone con la ricostruzione post-1945 è opportuno svolgerlo per intero. I fascisti sono stati sconfitti, costretti alla resa a discrezione, disarmati, eccetera ... per POI essere, da sconfitti, in parte recuperati alla causa della ricostruzione democratica (o magari ad una pluralità di cause, come era giusto che fosse in un sistema pluralista). Ad esempio, l'attenzione del PCI verso il multiforme mondo compromesso col Fascismo, dalla politica culturale all'amnistia Togliatti, venne dopo che il fronte antifascista aveva vinto la guerra civile, non prima. La Costituente non è stata fatta coi Fascisti; certo, c'erano liberali che avevano pensato di usare il fascismo per ristabilire l'ordine, c'erano cattolici che avevano guardato con interesse al corporativismo, ma il fascismo era stato sconfitto e le forze politiche rappresentate in Costituente avevano a suo tempo fatto (o avevano dovuto fare) una scelta di campo netta in favore dell'antifascismo perché le circostanze (la sconfitta e la resa dell'Italia, l'invasione e l'occupazione straniera) lo imponevano. Sicuramente la trasmissione di un indirizzo politico richiede/richiederà l'apporto di pezzi della classe dirigente che fino ad oggi hanno vissuto comodamente nella dimensione dell'autonomia limitata, ma perché ciò accada immagino sia necessario che (prima, a mio avviso, non dopo) quei pezzi di classe dirigente (politica e non) siano e si sentano sconfitti - cosa ovviamente ancora piuttosto lontana dal verificarsi. Dico tutto questo non per auspicare liste di proscrizione o altri orrori. Voglio solo dire che prima di pensare a cosa fare dell'avversario sconfitto (che siano il metodo sbrigativo di Silla, quello "inclusivo" di Cesare che comunque qualche inconveniente lo comporta, o il virgiliano parcere subiectis, debellare superbos) bisogna sconfiggerlo e renderlo inoffensivo. Prima di sconfiggerlo, al massimo si potrà cercare di convertirlo ... ma alle conversioni di massa credo poco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' difficile far convertire coloro che dispongono della cabina di guida, del pilota (automatico) e della forza motrice economica e che dispongono pure di eserciti di riserva (disoccupati con RdC ed immigrati). Forse è più probabile che si venga trascinati attaccati al treno Italia sui binari del PNRR.

      Elimina
    2. Non sono del tutto convinto che tutti i fascisti siano stati "sconfitti e disarmati". Alcuni sono semplicemente diventati antifascisti.

      Elimina
  11. dunque, vediamo. Ci sono tanti "senzienti" nell'ombra e l'obiettivo è di accrescerne il numero e di costruire una rete. Dato che molti di questi senzienti sono in parlamento e appoggiano lo stesso governo non dovrebbe essere un obiettivo impossibile. Costruisca, costruisca, sempre nell'ombra, mi raccomando...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi sa che non hai proprio capito a quale livello si situa il discorso. Evidentemente sei un turista del dibattito, portato qui dalla punturina o dalla mia elezione in Senato. Eppure ho dedicato molto tempo a spiegare i meccanismi del potere e vi ho anche consigliato letture utili. Chi c'è in Parlamento e se sia senziente o meno non c'entra proprio nulla col mio ragionamento. I parlamentari non sono (in molti sensi) una élite proprio perché gli ortotteri come te non hanno voluto (nel bene e nel male) che lo fossero. Questo ovviamente complica il compito sia degli elettori che desiderano essere rappresentati che di chi vuole incidere sui veri processi decisionali.

      Elimina
    2. Io non sono un turista del dibattito!!
      La seguo dall'apertura del blog, con tanto di lettura dei suoi libri e quelli consigliati.
      I grilli sono arrivati dopo, quando oramai molti danni erano fatti da decisioni terrificanti prese da noti salvatori della Patria che razzolano nei posti di potere da decenni.
      Lei aveva ben compreso il film in cui eravamo immersi. Lo ha detto più volte.
      Eppure la storia ha fatto il suo corso, il peggiore è tornato, acclamato da tutti e sostenuto da tutti!
      Meno Fdi che è stata scelta per essere il nuovo M5stelle o lega.
      Alla fine noi pur avendo capito o meglio studiato non abbiamo spostato un filo d'erba sugli avvenimenti e scelte che sono state prese.
      Aveva ragione lei nel dire che il tutto era solo per un lascito a chi verrà, una piccola prova che alcuni avevano capito!!
      Buon lavoro a lei !!
      È stato un buon insegnante ma credo che per mio conto, mi ritengo sconfitto.
      Alcune scelte e parole hanno ferito troppo in profondità per essere sanate.
      Saluti!

      Elimina
    3. Bla bla bla bla... E hai ancora il coraggio di sparare sentenze dopo aver votato tutte le porcate del governl dei draghi? Sarai ricordato come uno dei peggiori senatori della Repubblica.

      Elimina
    4. Scusa, Tafazzi, visto che ti ricordi del fatto che ho visto il copione prima degli altri (e nel copione, come ricorderai, c'era anche l'esito greco, che poi è quello che stiamo vivendo), da che cosa (oltre che dal personaggio che interpreti) trai la certezza che questo copione io lo stia interpretando male? Ti ricordi forse anche che sono amico di colleghi economisti che si sono trovati in situazioni simili alla mia (in Grecia, Lapavitsas) e puoi magari immaginare che io abbia imparato qualcosa dai loro fallimenti. Proprio non uscite dal paradigma "partita di calcio". Non dura 90 minuti, non c'è una vittoria o una sconfitta definitiva, non funziona così...

      Elimina
    5. Scusa, Giulio, tu come lo chiami uno che spara cazzate? Perché è quello che hai appena fatto. Mi sembra che a un certo punto lo rimproverassero a Renzi...

      Elimina
  12. vabbè, ma così non vale, io contavo sulla solita censura...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dai, ciccio bello, lo vedi che non sai come funziona qui?

      Elimina
  13. Purtroppo le elites italiane si accorgeranno del problema solo quando toccherà a loro, esattamente come il piddino medio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Due domande.
      1) Sicuro che al nostro establishment toccherà mai (escludendo le attenzioni dello zio Vlad)? Mi sapresti fare il nome di qualche potente (ma potente vero) senza residenza e interessi all'estero?
      2) Ti risulta che ci siano ancora elettori del Pd "delusi"? Ormai il Pd lo votano solo più gli oligarchi e i clientes, cioè gente che campa di associazioni, no-profit, mediazioni culturali, appalti della pubblica amministrazione, etc.

      Elimina
    2. Ormai, aggiungo, il PD vince in retromarcia: l'astensionismo ha danneggiato la Lega. Il Veneto, poi, è la terra della Balena Bianca, che non si è affatto estinta, specialmente come metodo di governo. Ma la situazione Toscana è interessante: la retromarcia non fa vincere il PD se la controproposta parte dal basso e promuove l'inclusione.

      Elimina
    3. Valerio: 1) magari hanno un indirizzo all'estero, ma all'estero non avranno mai il potere che potrebbero avere in Italia, all'estero c’è sempre qualcuno più potente di te; sarebbe meglio per loro governare un'Italia che funzioni. 2) Mi risulta che i dipendenti pubblici si lamentino degli stipendi che non crescono (o addirittura diminuiscono) da 15 anni. Ovviamente non interrogandosi sulle cause votano sempre gli stessi.

      Elimina
  14. Segnalo refuso: ...sarebbe stato meglio se ci fosse arrivati con...

    RispondiElimina
  15. Riguardo la "aapunturina" anche Matteo Brandi esprime lo stesso punto di vista (con un po' di ritardo forse).
    Non ho notato però nessuno che lo accusasse di sottodimensionare il problema.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Devo aver sbagliato qualcosa, questo è il link
      https://youtu.be/GTFAG2S1Sws

      Elimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.