Un paio di giorni dopo l'ultimo post, il Wall Street Journal prestigiosamente ci conferma che il "reshoring" costituisce una forma di pressione inflazionistica strutturale, aggiungendo un pezzo che nel nostro ragionamento avevamo dato per scontato, ovvero il fatto che uno dei motori del "reshoring", forse il più potente, non è tanto la constatazione dell'oggettiva fragilità "tecnica" di catene logistiche lunghe (quello che abbiamo chiamato l'effetto Ever Given), quanto la constatazione della loro fragilità geopolitica.
L'approccio sanzionatorio adottato in occasione del noto conflitto ha spaccato il mondo in due, credo deliberatamente, il che pone l'ovvio problema di comprare dagli amici e non dai nemici, per finanziare i primi e non i secondi:
Non si tratta quindi solo di riportare a casa le catene di produzione, ma anche, in subordine, di dislocarle presso Paesi "amici" (amici per quanto non è dato saperlo, ma questa è ovviamente un'altra questione), e un discorso analogo vale (ed è molto più evidente), anche per gli approvvigionamenti di materie prime.Comunque, il Wall Street Journal è proprio preoccupato del fatto che con questo andazzo i Paesi occidentali rischiano di non poter più importare deflazione (dei prezzi) dalla Cina (non la nominano, ma sappiamo che parlano di lei):
il che ci pone di fronte alla solita domanda, quella che dovreste porvi tutti e sempre, e che invece non si pone nessuno, quasi mai: se preoccupa loro, dovrebbe preoccupare anche noi?
La risposta è nei grandi classici dell'economia, quella con la "E" maiuscola, a partire da altri dibattiti con la "D" maiuscola (bisogna risalire di almeno un secolo per trovarne), come questo. Grattando la deflazione dei prezzi si trova sempre quella dei salari. Ma senza andare tanto indietro, senza interrogarci su quanto la legge ferrea dei salari sia ancora attuale, e su quanto l'importare deflazione sia eventualmente stato funzionale a implementarla, basterebbe ricorrere al buonsenso: se una cosa preoccupa loro, non credo debba preoccupare noi.
E, del resto, qui ci siamo detti tante volte che non è forse un caso che il boom economico si sia avuto quando eravamo divisi da una cortina di ferro (oggi di seta), essendo ovviamente (questo va detto) dal lato relativamente fortunato della cortina.
Quello dei Friends, of course...
Se ho ben capito abbiamo una buona notizia, dopo tante notizie cattive
RispondiEliminaCosì a pelle, pare di sì. Il problema sarà come "tornare indietro", in fondo era tutto così dolce e bellissimo nel mondo globalizzato, non possono dire "abbiamo fcheffato".
EliminaNon credo si facciano troppi problemi a dire tutto ed il contrario di tutto. Potrebbero tranquillamente fare copia-incolla da questo blog e dire "l'avevamo sempre detto". L'importante è che si ritorni indietro ad un ragionevoke punto di equilibrio tra capitale e lavoro
EliminaIl punto di equilibrio è il risultato dei rapporti di forza. Se il lavoro, alle elezioni, continua a votare per il partito che da un ventennio si batte, con successo, per la deflazione salariale, prima come somma di due entità (PDS, ossia appunto Partito della Deflazione Salariale + Margherita, ossia Partito sfoglia la pari opportunità), poi come ibridazione delle due entità predette innestate da venature radicalisteggianti (PD = Partito della Deflazione e basta), allora è impossibile pensare che si possa tornare indietro, perché il Partito della Deflazione (PD) continuerà ad esercitare la sua funzione di sterilizzatore del conflitto e difensore del dogma della scarsità delle risorse e dell'austerità, permanendo il fulcro di alleanze composite e a geometria variabile a sostegno di governi tecnici distanti dall'espressione del voto popolare, con il placet dei PdR di turno. Ecco perché serve sì votare, ma serve anche votare senza disperdere voti in rivoli che non riconducano ad un comune bacino. Il che è poi un invito ai nostri rappresentanti politici a cercare le motivazioni che uniscono forze anche di diversa ispirazione e sensibilità, anziché arrovellarsi in defatiganti quanto controproducenti riflessioni sui distinguo, superando le acredini e lavorando per l'obiettivo politico comune di spedire il PD nel luogo parlamentare che gli spetta da almeno 10 anni. Il Partito Deflazionista al momento del voto è infatti compatto come una falange macedone. Sul nostro versante invece è un continuo proliferare di polemiche che fiaccano l'elettorato, già provato dalle alterne vicende su temi ritenuti, a torto o a ragione, distintivi (i vaccini, le concessioni balneari, ecc). Ora io non dico che si debba cercare l'unità ad ogni costo, ma auspico almeno che ci si sforzi, che sia assicurato il massimo impegno per realizzare un'unione che, nel rispetto delle differenti sensibilità, consenta di mandare il PD all'opposizione e di mantenerlo lì stabilmente per i prossimi 5 anni.
EliminaSono perfettamente d'accordo con tutto quello che lei scrive. Purtroppo soffriamo dei due problemi che lei ha molto ben evidenziato: una rilevante e purtroppo compatta percentuale di elettorato che vota PD ed equiparati anche contro i propri interessi e una eccessiva rissosità delle forze che potrebbero opporsi a tale compagine. Sarebbe interessante tentare di capirele ragioni di tale fenomeno
EliminaGià, se la de-globalizzazione (intesa come ridotta libertà di movimento dei capitali) preoccupa Loro, significa che conviene a noi. Un ritorno della produzione in loco dovrebbe far rioscillare il pendolo del conflitto capitale-lavoro a favore di quest’ultimo, il che alla lunga significa retribuzioni più alte. Salvo che il sistema non si inventi nuovi strumenti di “repressione preventiva” e controllo sociale. Che le misure emergenzialiste degli ultimi due anni servano (anche) a questo ?
RispondiEliminaUn tempismo oserei dire sospetto.
RispondiEliminaOra sappiamo che anche al Wall Street Journal leggono goofynomics...
Il papà di Rizzo ( quello comunista ) in effetti diceva " figliuolo, se in qualche circostanza ti trovi in accordo coi padroni, vuol dire che stai sbagliando qualcosa "
RispondiEliminaIn effetto si pone il problema "ricordati degli amici". Però, come diceva il protagonista principale del film "Savage Messiah" di Ken Russell: <>. I Queen la fecero breve ipotecando il futuro con "Friends will be friends"...
RispondiEliminaIl reshoring è una cosa positiva ma, come spiegato nel post precedente, essendo potenziale portatore di inflazione va gestito con oculatezza. Te lo vedi gestito da un Gualtieri qualsiasi?
RispondiEliminauna volta c'erano stipendi che ti permettevano di vivere una vita libera e dignitosa: cosa che oggi ti pagano di meno perché ti vogliono schiavo non persona con una mente pensante ma il piccolo dettaglio che dimenticano è che ci sono persone che vorrebbero essere pagate per la quantità e qualità del lavoro che fanno come dice la costituzione italiana e si c'è un popolo da rifare: c'è un tessuto materiale da ricostituire come ha detto carlo magnani su asimmetrie
RispondiEliminaIl mio amico Maurizio proprio oggi diceva"Stavamo meglio quando c' era il muro e le cose sono peggiorate proprio da quando è stato abbattuto".
RispondiEliminaIn questo nuovo contesto commerciare con Paesi “amici” impone, in generale di ritornare a prestare attenzione alla politica estera, entrando un pelino meno a gamba tesa nella politica interna dei Paesi in questione, e nel particolare, per noi, di tornare ad essere soggetto attivo nel Mediterraneo e non passivo. Per il momento, vista anche la “brillante” politica di contrasto all’immigrazione illegale (di questo governo), non mi sembra.
RispondiEliminaRialzo dei tassi e fine del QE a luglio, annunciati oggi, come puntualmente previsto in questo post. Stanno aggredendoci in prossimità delle elezioni
RispondiEliminaA mio avviso molti fanno i conti senza l'oste che è di due tipi .
RispondiEliminaRiportare in casa certe produzioni semplicemente non si può in quanto la tecnologia obsoleta è perduta e quella nuova è solo "globale" . Riportare in casa altre produzioni non si fa in quanto è più conveniente riportarle a casa in un paese amico dove si fanno meglio .
Posso fare esempi, ma qui non ci si può dilungare.
Alla fine si ritorna dove eravamo partiti : in Italia fare aziende non è agevole e la pressione si scarica sul mercato del lavoro con la richiesta di salari bassi per compensare inefficenze varie .
Queste "inefficenze" esistono indipendentemente dal grado di "globalizzazione" e formeranno differenti gradi di inflazione e di aggiustamento della bilancia dei pagamenti fra paesi "amici" .
Il risultato per me sarà una specie di medioevo ma con netflix .
Aver spaccato il mondo in due o più ricostruisce la cornice ideologica necessaria a determinare l'ambiente ideale per azioni tese a riallungare - o mantenere lunghe - le catene di fornitura, "riacquisendo" i paesi "nemici" - in sostanza, tutto il resto del mondo, sebbene resti da capire il resto di cosa) e riportandoli nel campo dei paesi "amici", come dimostrano i tentativi in Pakistan (riuscito) e Filippine (fallito per ora), nonché le enormi pressioni anglo-americane sull'India, particolarmente visibili dallo scoppio della guerra.
RispondiEliminaLungi dal vedere buone notizie, ci vedo polarizzazione economico-finanziaria, instabilità politica e counterinsurgency/i>.