giovedì 2 dicembre 2021

Dichiarazione di voto

 (...non me l'hanno fatta pronunciare in aula perché non c'era tempo, quindi ve la metto qui...)


Grazie Signor Presidente,

Ringrazio anche tutti i colleghi che hanno preso parte alla discussione di questo provvedimento in Commissione a partire dai presidenti D’Alfonso e Matrisciano (in ordine alfabetico) che hanno gestito con perizia questa discussione. Il gruppo cui mi onoro di appartenere voterà a favore del provvedimento. Se la dichiarazione di voto non termina qui, naturalmente, è perché a questa frase segue una rispettosa, ma determinata e argomentata congiunzione avversativa, che declinerò nel rispetto del vostro tempo e dei tempi regolamentari.

La lavorazione di questo decreto è stata per i colleghi del mio gruppo un’esperienza veramente appagante, perché da molto tempo non ci capitava di essere coinvolti, almeno come Commissione Finanze e Tesoro, nell’esame di un provvedimento di una certa ampiezza. Tuttavia, non è mancato un certo senso di amara frustrazione, per almeno due ordini di motivi, uno di merito e uno di metodo.

Nel merito, parafrasando il compianto Neil Armstrong, questo decreto è stato un piccolo passo per l’uomo, ma anche per l’umanità, purtroppo e nonostante la buona volontà di tutti. Per quell’umanità sofferente, provata da una crisi che non è iniziata nel 2020, ma nel 2012, quando misure fiscali scellerate, irresponsabili, scientificamente infondate, stroncarono il rimbalzo dell’economia italiana dopo la crisi finanziaria globale. Quell’umanità che aspetta ancora delle risposte che tutti qua dentro, ne sono certo, auspichiamo di darle con la legge di bilancio.

Ci riusciremo?

Dipende dalle risorse, naturalmente, ma credo dipenda anche dal metodo, dalla nostra capacità di gestire positivamente e di lasciarci dietro le spalle le criticità che l’attuale prassi di produzione legislativa porta con sé, evitando che la logica dell’emergenza continui a comprimere le nostre prerogative e a logorare le nostre energie migliori. La prassi cui mi riferisco, verso cui eravamo avviati già prima dell’emergenza, ma che l’emergenza ha consolidato e cristallizzato, è quella di un monopolio governativo dell’iniziativa legislativa, esercitata in un regime di monocameralismo di fatto tramite provvedimenti d’urgenza non molto rispettosi del principio di omogeneità di contenuto. Ricordo “a me stesso” che questo principio è affermato da diverse sentenze della Suprema Corte, come la 22 del 2012, o la 32 del 2014, a sua volta citata dal Presidente della Repubblica nella sua lettera del 23 luglio 2021. Mi rendo conto che questa deriva è stata in qualche modo necessitata dalle condizioni di straordinaria emergenza in cui il Paese si è trovato e non mi permetto quindi di esprimere critiche.

Desidero però accertarmi del fatto che esista una coscienza condivisa e trasversale del fatto che questa non è, né deve, né può essere, la normalità.

In tutta umiltà ricordo a me stesso alcune criticità cui questa prassi ci espone.

Intanto, il fatto di legiferare prevalentemente per decreti omnibus (quello che stiamo licenziando è un’eccezione) determina di fatto un’egemonia della quinta commissione, che è poi la causa del fenomeno che ricordavo all’inizio: la marginalizzazione delle altre Commissioni di merito, schiacciate su un ruolo consultivo. In questo modo, però, fatta ovviamente salva la facoltà puramente teorica di ogni collega di intervenire nei lavori di qualsiasi Commissione, si determina in pratica una sterilizzazione delle migliori competenze tematiche che questo Parlamento esprime e che non sempre riescono a essere coinvolte nell’esame di provvedimenti cui potrebbero apportare un contributo significativo. 

A sua volta, ciò determina una difficoltà nella lavorazione dei provvedimenti, per la necessità di verificare tanti passaggi coi colleghi competenti per materia, che conduce fatalmente al monocameralismo di fatto: l’aspettativa che il provvedimento avrà una sola lettura diventa una self fulfilling expectation, perché per paura di perderle per strada i colleghi del ramo del Parlamento non coinvolto veicolano a quelli del ramo coinvolto le loro proposte, rendendo la situazione difficilmente gestibile per gli uffici legislativi e di Commissione, precludendo quindi la possibilità della doppia lettura. Si determina così una delle tante situazioni di scollamento fra Costituzione formale e materiale su cui forse bisognerà riflettere e intervenire.

A sua volta, questo monocameralismo di fatto sta determinando l’appiattimento del regolamento del Senato su quello della Camera, un appiattimento che si iscrive nel solco della totale omologazione fra i due rami del Parlamento, una omologazione che lascia piuttosto freddo chi vi parla. L’esempio più preclaro di questa omologazione è l’adozione anche in senato della prassi dei cosiddetti “segnalati”, intesi come “emendamenti”. Il nostro regolamento prevede all’art. 100 comma 11 (che strictu sensu si riferisce alla discussione in assemblea, ma che si suppone possa essere con interpretazione analogica applicato anche all’esame in Commissione), l’istituto dell’accantonamento “nell’interesse della discussione” (sottinteso: parlamentare), non quello della segnalazione “nell’interesse degli uffici” (sottinteso: governativi). Nel nostro Regolamento la parola “segnalazione” è usata solo all’art. 110 con riferimento a eventuali irregolarità nella votazione (come il malfunzionamento dei dispositivi elettronici), che devono, appunto, essere segnalate. Non agli emendamenti.

Credo che la prima e ultima volta in cui ho sentito parlare di accantonamento di emendamenti sia stata durante la lavorazione dell’ultimo decreto fiscale di una certa incisività, il 119 del 2018, quello che, per capirci, dispose la rottamazione ter e il saldo e stralcio, due provvedimenti su cui dopo un evento epocale come la pandemia da COVID-19 avremmo voluto aprire una seria e concreta riflessione.

Il fatto che nella fattoria degli emendamenti alcuni emendamenti siano più emendamenti di altri determina poi, per un ovvio problema di moral hazard, un’incontinenza dei gruppi parlamentari. Come si fa a ostacolare il desiderio di un collega di portare il proprio contributo o di segnalare un punto politico, quando “tanto l’emendamento non verrà segnalato, ma intanto mi serve per la comunicazione”? A questa incontinenza il Governo cerca di opporsi con una garbata moral suasion velatamente repressiva, destinata però a essere frustrata per ovvi motivi: i fascicoli si ammucchiano nei banchi delle Commissioni, la cartaceità (espressione cara al collega D’Alfonso) divora alberi e soprattutto tempo, e così ci ritroviamo a tarda notte a vederci impediti perfino in quella che per un parlamentare dovrebbe essere l’attività di elezione: parlare (perché questa dichiarazione di voto è stata depositata in forma scritta).

Qui bisogna capirsi.

Se l’emergenza esiste sul piano sanitario, allora se ne deve tenere conto anche su quello economico, e in questo senso nell’approvare questi provvedimenti ribadiamo il nostro auspicio di interventi più incisivi.

Per dirlo in un altro modo, un’emergenza che giustifica simili forzature della Costituzione formale, a nostro avviso avrebbe dovuto giustificare anche forzature delle regole di bilancio europee, a maggior ragione in quanto queste ultime sono certamente sospese (mentre la Costituzione non dovrebbe esserlo)...


(...l'ho conclusa a penna perché dovevo consegnarla. Il resto lo leggete sullo stenografico. Quelli bravi lo leggeranno fra le righe...)

3 commenti:

  1. Senatore,
    ancora una volta vorrei ringraziarla moltissimo per il lavoro straordinario che sta facendo. Lei e l´Onorevole Borghi state svolgendo un ruolo fondamentale, e personalmente sento di essere ben rappresentato da voi.
    La mia speranza é che alla fine del mandato non manchino in voi le motivazioni per proseguire il vostro impegno politico, se devo essere sincero il fatto che possiate rinunciare mi preoccupa (magari sbaglio, spero di sbagliarmi). Ho notato che alcuni compagni di viaggio si sono persi per la strada. Se da un lato dispiace, spero che almeno queste parole magari banali possono farvi sentire che non siete soli e che ci sono tante persone che vi sostengono e capiscono la situazione in cui vi trovate.
    Grazie di tutto, la battaglia continua e non siete soli.

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  2. Il momento è molto delicato.Per quel che conta, ha tutta la mia fiducia. Grazie.

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