Andrea Boghi ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Il compagno Serra":
Io ho pietà e le racconto brevemente la mia storia. Sono stato di centro-sinistra fino al 2014. In quell'anno ci sono stati degli eventi internazionali che mi hanno mostrato due cose. La prima è quanto il progetto UE non sia socialista ma liberale, la seconda è quanto la nostra stampa, ma tutto sommato anche quella estera sia bugiarda. La seconda cosa l'ho capita perchè mi sono ritrovato testimone indiretto di eventi che sapevo non essere andati come ci venivano raccontati. Questa cosa mi ha fatto capire che ogni regime ha la sua retorica e la sua propaganda, l'UE non fa eccezione. Così mi sono messo a cercare canali alternativi di informazione, tra i quali byoblu di Messora, e tramite byoblu ho conosciuto Bagnai. La storia che veniva raccontata in questi canali aveva senso, i pezzi si incastravano, le previsioni di Bagnai si realizzavano. Cresceva in me una consapevolezza tremenda. Anche se non su tutto, ma su un buon 80% delle questioni la Lega aveva ragione. Ho passato un paio d'anni a cercare di votare partiti di super-sinistra che in teoria dovevano difendere i lavoratori, ma non arrivavano all'1%. Ricordo a fine 2017 una conversazione con un mio amico filosofo marxista in cui concluse che la cosa migliore da fare era votare Lega. Dovetti ammettere che aveva ragione. E così a Marzo 2018 presi coraggio e feci quello che nella vita mai mi sarei aspettato di fare: votare a destra. Lo stesso feci per le Europee l'anno successivo. La sa una cosa? E' stata un'esperienza liberatoria, sono contento di averla fatta. Purtroppo, siccome non so mentire, ho perso tanti amici e ho litigato con la famiglia varie volte. Lei non è obbligato a rivelare per chi vota, in teoria può continuare a frequentare il circolo PD e a fare la crocetta sul simbolo della Lega alle elezioni. Io non ci riuscirei. E' dura perdere gli amici ma è più dura continuare a fare qualcosa che si sa essere sbagliato. Mi creda, la abbraccio.
Postato da Andrea Boghi in Goofynomics alle 20 luglio 2020 00:05
(...fra le tante cose che la maturazione politica che avete subito vostro malgrado, entrando nel Dibattito, cioè in questo blog, vi ha fatto conoscere, possiamo annoverare la violenza dei nonviolenti, il fascismo degli antifascisti, la censura dei tolleranti, la cattiveria dei buoni. Loro sono il male, anzi, il Male: il male della banalità, del conformismo. Con la stessa indifferenza con cui i volenterosi carnefici di Hitler accompagnavano alla morte decine, centinaia di persone, forti del loro sentirsi dalla parte giusta della Storia, così, sentendosi dalla parte giusta della Storia, i nostri amici di sinistra calpestano affetti, amicizie, legami familiari... tutto viene travolto dalla loro ideologia! Per carità... andrebbe anche bene, se non fosse che purtroppo quale sarà la parte giusta della Storia starà alla Storia a dirlo, e credo che chi ha frequentato il Dibattito possa fin da ora fare un educated guess! Aver vilipeso la propria umanità non sarà servito a nulla, se non a essere ricordati con meritato disprezzo, e naturalmente a essere ripagati con la stessa moneta. Non potete farci niente, cari amici "de sinistra". Del resto, quando commentai le prime avvisaglie dell'atteggiamento repressivo e censorio che la sinistra stava inevitabilmente e inesorabilmente portando avanti, lo definii un regalo alle destre di tutta Europa. E ora che sono a destra, di questo regalo non posso che essere grato! Verranno le urne, verrà il momento di scartarlo e di usarlo. In qua mensura mensi fueritis remetietur vobis. Vale per tutti, sempre, e a tutti i livelli. Quindi... occhio!...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
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lunedì 20 luglio 2020
domenica 19 luglio 2020
Forsan et Giuseppi olim meminisse iuvabit
(...da Charlie Brown, che non sono io, perché lui non è me, e non è nemmeno quello che pensate voi, perché non è mai come pensate voi, ricevo questo pezzo che condivido, nel senso che lo trovo condivisibile, e quindi lo condivido con voi...)
Il fallimento di Conte al vertice "recovery" era scontato (chi entra zerbino esce pattumiera).
Ma Conte è solo una membrana unicellulare: dietro a lui sta il DNA unionista.
Quindi questo non è il fallimento dell’avvocato di sistema Conte (il quale ha comunque centrato i suoi obiettivi professionali) ma un “momento verità” per il clan unionista e per tutti noi:
È appurato per tabulas che la UE non è una unione politica ma un accordo intergovernativo soggetto alle mutevoli circostanze, convenienze, ed esigenze dei firmatari. L’Olanda ha come obiettivo il non essere sopraffatta da una proiezione illimitata della Germania con la scusa della gestione “maggioritaria” dei fondi recovery. La Kasner nel suo inaugural speech alla presidenza del consiglio UE non ha menzionato la crescita ma la “coesione” (il che oggi vuol dire convergenza verso l’egemonia tedesca e secondariamente francese);
È appurato per tabulas che la UE manca degli strumenti base di tutela di una vera unione politica: essa ha trattato le emergenze esistenziali sanitaria (Covid) ed economica (collasso post Covid) come “situazioni” da gestire con negoziati multilaterali. La politica resta in capo ai singoli Stati. “Più Europa” è una scemenza: questo È lo zenit dell’Europa unionista;
È appurato per tabulas che l’unione è una costruzione capitalistica e non una costruzione sociale. Essa è quindi logicamente ed ineluttabilmente basata sui rapporti di forza all’interno di “regole” che inevitabilmente vengono implementate a favore degli Stati più forti. La forza che oggi conta è quella economica; un domani conterà la forza militare con conseguente esplosione di tensioni franco – tedesche in una cornice ancora una volta asimmetrica (la Germania non ha una sua force di frappe).
Forsan et Giuseppi olim meminisse iuvabit.
Il fallimento di Conte al vertice "recovery" era scontato (chi entra zerbino esce pattumiera).
Ma Conte è solo una membrana unicellulare: dietro a lui sta il DNA unionista.
Quindi questo non è il fallimento dell’avvocato di sistema Conte (il quale ha comunque centrato i suoi obiettivi professionali) ma un “momento verità” per il clan unionista e per tutti noi:
È appurato per tabulas che la UE non è una unione politica ma un accordo intergovernativo soggetto alle mutevoli circostanze, convenienze, ed esigenze dei firmatari. L’Olanda ha come obiettivo il non essere sopraffatta da una proiezione illimitata della Germania con la scusa della gestione “maggioritaria” dei fondi recovery. La Kasner nel suo inaugural speech alla presidenza del consiglio UE non ha menzionato la crescita ma la “coesione” (il che oggi vuol dire convergenza verso l’egemonia tedesca e secondariamente francese);
È appurato per tabulas che la UE manca degli strumenti base di tutela di una vera unione politica: essa ha trattato le emergenze esistenziali sanitaria (Covid) ed economica (collasso post Covid) come “situazioni” da gestire con negoziati multilaterali. La politica resta in capo ai singoli Stati. “Più Europa” è una scemenza: questo È lo zenit dell’Europa unionista;
È appurato per tabulas che l’unione è una costruzione capitalistica e non una costruzione sociale. Essa è quindi logicamente ed ineluttabilmente basata sui rapporti di forza all’interno di “regole” che inevitabilmente vengono implementate a favore degli Stati più forti. La forza che oggi conta è quella economica; un domani conterà la forza militare con conseguente esplosione di tensioni franco – tedesche in una cornice ancora una volta asimmetrica (la Germania non ha una sua force di frappe).
Forsan et Giuseppi olim meminisse iuvabit.
(...ovvero, per chi ignora il latino: non sta andando benissimo, ma consolatevi: andrà peggio! Si apra la discussione...)
lunedì 13 luglio 2020
Il compagno Serra
Qualche giorno addietro un sollecito Alfredo D'Attorre su Twitter citava con accorati accenti di assenso un articolo in cui Michele Serra, noto economista, discettava (senza saperlo) di monopoli naturali, invocando l'intervento dello Stato. La privatizzazione fu un errore, ci diceva compunto Alfredo, mentre elogiava la concinnitas di Serra, che nel suo pezzo si scagliava contro "il presupposto della concorrenza come elemento salvifico e migliorativo", che decadrebbe nel caso di infrastrutture nevralgiche che per loro natura sono "un unicum". E qui siamo di fronte a due "mirabilia maragdagali", di cui stenterei a dirvi quale sia la più sorprendente! Non so se mi stupisce di più la fresca naïveté di Alfredo, che definisce "un errore" le privatizzazioni (quando invece furono una deliberata e consapevole scelta strategica di chi allora governava: e chi governava, allora?), o la tardiva resipiscenza, la riscoperta delle virtù dell'intervento pubblico in economia, da parte di chi elogiava Monti "vero liberale", dopo aver difeso a spada tratta il vero liberalizzatore Bersani. Eppure, era stato Prodi a spiegare a Serra che cosa vuol dire privatizzare! Come mai quella spiegazione ora non lo convince più? Credo che voi lo capiate bene, e quindi non devo spiegarvelo io.
Attenti, compagni: la rete nasconde, ma non ruba!
Yours.
Attenti, compagni: la rete nasconde, ma non ruba!
Yours.
domenica 5 luglio 2020
Iniziativa parlamentare
Sempre per farvi capire come funziona, nello spirito dei vari post "sull'ordine dei lavori", condivido con voi la risposta che sto per dare a questa email:
Gent.Le Sen. Bagnai,
mi rivolgo a Lei in qualita' di Presidente della 6 Commissione preposta all'esame della richiesta di modifica di cui all'oggetto come da iniziativa parlamentare della sen. Laura Garavina. A tal riguardo, gradirei conoscere, anche a nome di tanti altri miei connazionali residenti all'estero, lo stato attuale della procedura di esame di tale richiesta e le previsioni di definizione di essa.
Ringrazio anticipatamente per un Suo cortese riscontro e Le porgo i migliori saluti.
A parte che la collega è Garavini (non ho mai avuto modo di chiederle se è parente), e che io Presidente lo sarò ancora per poco, vedo che, come è anche naturale che sia, sfugge qualcosa su come funzioni in pratica il "fare leggi".
Ho fatto il possibile per farvi capire che l'iniziativa ormai è totalmente in mano al Governo, e che se si prosegue col bombardamento dei decreti ai parlamentari non resta oggettivamente tempo per altro (le ore sono 24 anche per noi).
Questo basterebbe a chiudere il discorso. Con un decreto di oltre 250 articoli alla Camera, non dovete pensare che al Senato non ci fosse da fare. Dato che la lettura è, per forza di cose, unica, quando un decreto arriva in un ramo del Parlamento, lo si "lavora" (se pure a distanza, con un controllo minore, e con una minore capacità di definire le priorità politiche) anche nell'altro ramo. Insomma: fra gli emendamenti che il duo Garavaglia-Comaroli ha valorosamente difeso in Commissione Bilancio Camera ce ne erano anche di provenienti dal Senato, e quindi anche noi, al Senato, se pure non in Commissione, ma nelle varie riunione tecniche e politiche siamo stati impegnati dal Rilancio. Questo per dire che se si procede per decreti monstre si paralizza l'intero Parlamento (non solo il ramo cui formalmente incombe, pro tempore, il ruolo di analizzare il provvedimento).
Voglio però farvi presente un altro banale aspetto procedurale, che può forse permettervi di distinguere il politico dal politicante.
Presentare un disegno di legge è certamente un gesto importante: ogni parlamentare può farlo, auspicabilmente in accordo con la linea politica del proprio gruppo (altrimenti può accomodarsi al misto). Si deposita, si fa un primo lancio di agenzia, poi il disegno viene assegnato a una Commissione, e allora si fa l'intervista al giornale locale, ecc. Un modo come un altro per certificare al proprio collegio la propria esistenza in vita!
Ma affinché il disegno di legga venga effettivamente discusso, occorre un altro passaggio: occorre che in Ufficio di Presidenza il capogruppo di Commissione del partito proponente alzi la manina e dica: "Vorremmo mettere all'ordine del giorno il disegno di legge tale!" A quel punto si apre una discussione e si decide cosa fare. Ovviamente, se la maggioranza è d'accordo con se stessa, e propone qualcosa, il Presidente non ha modo di opporsi. Laddove le decisioni non fossero unanimi, si potrebbe al più andare a votare in Commissione, e la maggioranza, coi suoi numeri, avrebbe in Commissione come in aula il potere di imporre il proprio ordine del giorno e il proprio calendario dei lavori.
Se non lo fa, è semplicemente perché, per un motivo o per un altro, ha altre priorità. Sta al proponente combattere dentro al suo partito una battaglia perché la sua proposta vada avanti, o accontentarsi dell'intervista al quotidiano locale. Va detto, per totale onestà, che le condizioni oggettive sono tali da precludere, come già vi ho raccontato, anche a una Commissione che lavora molto come la mia, di evadere tutta la quantità di disegni di legge depositati. Anche quelli, per capirci, che non sono dei meri certificati di esistenza in vita, depositati con funzione esclusivamente segnaletica.
Ma chiedere a un Presidente (per poco) di opposizione di preoccuparsi dell'iter di un disegno di legge di maggioranza è, se pure lecito, un tantino ingenuo, e questo non perché io voglia ostacolare la maggioranza (non ce n'è bisogno: fa tutto da sola, e a differenza di altri io non mi voglio prendere meriti che non ho), quanto perché non si può stare in Paradiso a dispetto dei santi: se i beati della maggioranza non hanno intenzione di parlare di "equiparazione dell'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia dai cittadini italiani residenti all'estero alle abitazioni principali, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso", tema che a livello individuale mi rendo conto possa assumere grande rilevanza, purtroppo chi sono io per poterli convincere?
Ecco, le cose funzionano così, cioè esattamente come i cialtroni de #aaaaapolitica non vorrebbero che sapeste che funzionano (perché così potrebbero continuare a raccontarvele in un modo funzionale al loro progetto fascista di abolizione della democrazia rappresentativa).
E per oggi è tutto: devo occuparmi di cose che non racconterò ai giornali...