Come da prassi, e come previsto dal regolamento, quando si arriva alla conversione di un decreto legge le opposizioni pongono le questioni pregiudiziali, eccependo l'inesistenza dei presupposti di necessità e urgenza: una prassi che scaturisce dal lecito desiderio dell'opposizione di ritagliarsi il maggior numero possibile di spazi per esprimere la sua visione politica. Lo abbiamo visto accadere anche in sede di presentazione del decreto fiscale. Tuttavia, sul fatto che non ci fosse necessità e urgenza di intervenire in questo caso, in particolare accordando ai contribuenti il beneficio di una "rottamazione" (definizione agevolata) dei vari carichi a condizioni meno onerose di quelle previste dalle precedenti (ampliando la rateizzazione), mi permetto di dissentire civilmente, partendo dai dati, che non sono come le opinioni. Di opinioni, ognuno ha le sue, ed ha diritto ad averle e esprimerle, mentre nessuno ha diritto ai propri dati. Quelli è meglio prenderli dalle fonti statistiche, e il breve ragionamento che voglio svolgere con voi si basa su dati della fonte più autorevole, il Fondo Monetario Internazionale. Qui trovate la pagina da cui attingere, e qui trovate per vostra comodità i soli dati utili ai nostri fini: livello e tasso di crescita del Pil reale in Italia e Stati Uniti (ci trovate anche la Germania, se vi interessa).
Il ragionamento è molto semplice: a me sembra che ad alcuni fra i miei tanti illustri colleghi non sia esattamente chiaro quanto catastrofica sia la situazione del nostro paese. Forse converrà fare qualche disegnino che la metta in prospettiva, e chiedere che venga allegato al resoconto di seduta, in modo tale che anche chi non ha familiarità con le statistiche economiche non possa poi dire di non aver capito quanto la necessità e l'urgenza in un contesto simile siano motivate e non pretestuose. Si potrà, dopo, discutere civilmente sulla direzione che si sarebbe dovuto o voluto prendere, ma non si potrà affermare, alla luce dei dati che mostro (non a voi, che li conoscete, ma chi non li conosce o finge di non conoscerli), che il paese non sia in condizioni tali da giustificare necessità e urgenza.
Partiamo da qui: secondo il Fondo Monetario Internazionale, nel 2023 (cioè fra cinque anni) l'Italia sarà ancora lievemente al disotto del livello di reddito precedente all'inizio della crisi (1687 miliardi di euro nel 2007). Sono d'accordo con voi che le previsioni di questa illustre e prestigiosa istituzione tecnica lascino il tempo che trovano (un esempio preclaro lo trovate qui), ma al di là di quanto ci metteremo per tornare dove eravamo dieci anni fa, resta il fatto che oggi siamo ancora sotto del 4.4% (usando le ultime stime riferite all'anno in corso).
Quello che va capito bene, però, e che regolarmente viene frainteso, è che quando nel 2023 saremo tornati al livello pre-crisi (scopriremo poi che le riforme proposte da questo governo ci permetteranno di accorciare i tempi, ma questo è un altro discorso), quando saremo lì, non avremo risolto tutti i problemi, e questo per un motivo molto semplice: perché saremo sempre ben lontani da dove ci saremmo potuti ipoteticamente trovare se, facendo opportune politiche anticicliche (impedite dalle note regole che i Soloni europei continuano a volerci imporre, nonostante a casa loro stiano determinando qualche lieve criticità), avessimo potuto contenere lo shock del 2008 entro margini minimamente compatibili con le esperienze storiche precedenti. Invece è andata come vedete: dal 2012 (cioè da Monti) l'Italia ha fatto un ulteriore gradino verso il basso che l'ha posta su una specie di "divergenza parallela" rispetto all'ipotetico percorso di lungo periodo, che qui ho stimato molto rozzamente estrapolando la tendenza storica dal 1980 al 2007. Qualche analfabeta economico vorrà adesso venire a spiegare a me quello che devo ancora terminare di spiegare a voi, e glielo lasceremo fare (siamo pacati e pazienti). So benissimo che un esercizio di questo tipo può avere al più valore descrittivo, ma prima di parlar male dei trend lineari, vediamo cosa succede se questo tipo di analisi lo applichiamo a un altro paese, come, ad esempio, gli Stati Uniti:
Diciamo che le cose anche lì non sono andate benissimo: la crisi è stata persistente, più delle precedenti, ma almeno in prospettiva si vede un ricongiungimento con il sentiero di lungo periodo del Pil.
Qui da noi no.
Quello che è successo nel 2008, a causa del modo in cui è stato gestito a partire dalla fine del 2011, resterà visibile come una cicatrice nella serie storica del Pil italiano per i secoli a venire. In condizioni come queste venire incontro al contribuente, proponendo una rateizzazione che consenta di superare è un'esigenza di razionalità, cioè di umanità. Poi sul resto si può discutere, e in effetti si è discusso e si sta discutendo.
Aggiungo una breve supercazzola tecnica a beneficio dei colleghi: se poi mi volete dire che il Pil è caratterizzato da una tendenza stocastica (cioè è la somma di tutti gli shock passati, motivo per il quale non abbiamo particolari motivi di aspettarci mean reversion), allora vedete che la pensate come me? Proprio perché le cose stanno così non possiamo permetterci un atteggiamento di politica economica che non solo è passivo, ma anzi è addirittura prociclico (ma solo quando le cose vanno male, perché quando vanno bene dobbiamo comunque fare sacrifici, come ci spiegano i vari Daniel Gros, cioè dobbiamo diventare anticiclici)! L'isteresi determinata dall'esistenza di radici unitarie impone una immediata reazione a shock aversi tramite politiche di gestione della domanda. E questo, come al solito, non lo dice solo il senatore leghista già professorino di provincia: lo dite voi, cari colleghi farisei! Leggetele le cose che scrivono quelli col CV, magari non solo quando dicono quello che vi fa comodo per attaccare l'asino dove vuole il padrone di turno (attenti: i padroni cambiano...).
Insomma: il quadro normativo e regolamentare all'interno del quale ci stiamo muovendo è totalmente assurdo alla luce di quanto sappiamo del funzionamento di un'economia moderna. Prescindendo dal fatto che in sette anni di studio abbiamo imparato quale metodo soggiaccia a questa follia, resta che è una follia. Questo governo potrà fallire in alcuni, o perfino in tutti i suoi scopi (non contateci troppo), ma un obiettivo lo ha già raggiunto, ed è quello di mettere in evidenza l'assurdità consistente nell'applicare regole procicliche in recessione e anticicliche in espansione. Assurdità apparente perché lo scopo del gioco sappiamo quale sia: influenzare la distribuzione del reddito, cioè mettere le fasce deboli della popolazione in condizione di accettare remunerazioni particolarmente basse per il proprio lavoro. L'austerità non è solo una politica di taglio dei redditi: è soprattutto una politica di redistribuzione dei redditi.
Ma questo voi lo sapete, e chi nel 2018 non l'ha ancora capito lo capirà, purtroppo, senza bisogno che ci sforziamo di insegnarglielo.
(...e per questo motivo annuncio il voto favorevole del gruppo L-SP-PSdAz...)
La prego caro Senatore... alleghi un grafico dei deficit americani per affrontare la crisi dal 2008.... lo stampi e ne dia una copia a tutti i suoi colleghi dell'opposizione fissati sulle "regole condominiali" da rispettare.... in pratica se ci fosse un'alluvione questi ci direbbero di rimanere nel piano interrato perché sarebbe vietato salire sui piani alti e occuparli per sopravvivere....!
RispondiEliminaImmenso
RispondiEliminaGentile presidente Bagnai,
RispondiEliminada odierne (28 novembre 2018) notizie di stampa, risulta che nel decreto legge fiscale purtroppo non sia stata inserita, in occasione della discussione in Senato per la sua conversione in legge, la disciplina in materia di c.d. "saldo e stralcio" delle cartelle esattoriali a beneficio dei contribuenti in difficoltà economica.
E ciò, nonostante mi sembri di ricordare che esponenti del governo, e segnatamente della Lega, nei giorni scorsi ne avessero preannunciato l'introduzione per il tramite dell'emendamento "omnibus" presentato dal relatore.
Sarei allora interessato a sapere se, a suo avviso, sia verosimile l'inserimento del c.d. "saldo e stralcio" in questione in sede di discussione alla Camera dei deputati per la conversione del decreto legge fiscale. Oppure si tratti di ipotesi ormai definitivamente tramontata ed accantonata, sebbene oggetto di un impegno assunto nel contratto di governo (v. pag. 21, Detassazione e semplificazione per famiglie, imprese e partite IVA).
La ringrazio per l'attenzione.
Lei crede che sarà possibile portare a casa la manovra come l'avete pensata? Sarete (saremo) in grado di sostenere lo scontro con l'Europa? Io lo spero davvero
RispondiEliminaTi voglio bene
RispondiEliminaGià Condiviso su fb e tw: La Pravdania (Tommaso Mongelli su fb) mi ha insegnato al goofy7 (fumavo fuori)che..vabbè ora ho perso il filo..ma Vede Molto Lontano..non esageratamente ma molto.
RispondiEliminaGrazie, di tutto.
RispondiEliminaGrande.
RispondiEliminaPresidente Bagnai. Molto semplicemente faccia estendere alla rottamazione bis le stesse agevolazioni che nel testo sono consentite a coloro che hanno aderito alla prima rottamazione. Sarebbe un grande passo avanti assumere provvedimenti che non rendano i cittadini o figli e o figliastri. Grazie per tutto
RispondiEliminaWow! Che post,ricominciamo a abbeverarci dalla fonte salvifica di questo BLOG.
RispondiEliminaIn questi giorni rileggendo il Tramonto dell'Euro riflettevo su quanto mi sia arricchito leggendo i suoi libri e le infinite lezioni di economia presenti qui,che RICCHEZZA!!.
Grande intervento al Senato.
Grazie.
Quando parla dei suoi illustri colleghi che vogliono il diritto ad avere dei loro dati, sono gli stessi che negherebbero volentieri ogni diritto ai loro amati e, grazie al cielo ora solo potenziali, 'sudditi'?
RispondiEliminaChe lascino il diritto almeno al tempo d'esser galantuomo, proprio ora che "Da che le mal vietate Alpi e l’alterna /onnipotenza delle umane sorti, / armi e sostanze t’invadeano, ed are / e patria, e, tranne la memoria, tutto".
Il prof, da buon senatore, è (troppo) politicamente corretto. Cambiamo la frase:
RispondiElimina"L'austerità non è solo una politica di taglio dei redditi: è soprattutto una politica di redistribuzione dei redditi."
in
"L'austerità non è solo una politica di taglio dei redditi: è soprattutto una politica di CONCENTRAZIONE dei redditi.
a quando i video del goofy di quest'anno? grazie
RispondiEliminaDovrebbero uscire su ByoBlu.
EliminaMa l'emendamento governativo da inserire nel DL non doveva prevedere il saldo e stralcio per chi ha ISEE inferiore a trentamila euro..? Questo è stato detto dal governo al momento della pubblicazione del DL, o mi sbaglio...?
RispondiEliminaDovrebbero uscire su ByoBlu.
RispondiEliminaBagnai is back! E io mi sento meno orfana. Grazie
RispondiElimina'austerità non è solo una politica di taglio dei redditi: è soprattutto una politica di redistribuzione dei redditi. Immenso prof.
RispondiEliminaGrazie, anzi GRAZIE, da noi che capiamo poco, solo quel tanto che basta per avere una FEDE granitica nel Suo lavoro, una SPERANZA luminosa nel futuro prossimo, e una incrollabile vilipesa CARITA' di Patria.
RispondiEliminaDa una parte mi auguro che arriveranno a capirlo, ma dato che (purtroppo) dipendo troppo da gente che non ha ancora capito, quando saranno nelle condizioni di capire sarà ulteriormente peggio anche per me, che, per sfortuna, ho già capito.
RispondiEliminaChe ppalle
L’interdipendenza è un serio problema.
EliminaCredo che con "tanto lavoro" siamo avviati a risolvere la sconsolazione rouseauiana.
EliminaSe secondo Smith il mercato deflagra la convivenza civile in assenza di sentimenti morali condivisi, con Kant la razionalità strumentale si rende ancella riottosa della ragione morale.
Ma i giardini dorati d' Italia sono soprattutto le nostre Chiese, il nostro blog: libertà.
Goofynomics è solo un soffio, i nostri cuori risonanti il diapason d' Europa.
Così sarebbe dovuto essere.
Così è ora. Retto sforzo: "siate saldi (non strutturalmente) moralmente".
La malattia mentale non esiste.
1' Non offendere.
Quando leggo o ascolto il nostro Professore mi trovo a sperimentare un fenomeno strano: più ci dice che siamo a livelli post bellici e che di questo periodo resterà una cicatrice eterna e profonda nelle statistiche della nostra economia, più mi sento sollevata nel sapere che c’è, che ora siede in Senato e che può parlare ad un pubblico più vasto di questo bellissimo e istruttivo Blog. Credo sia il destino degli outsider intelligenti e preparati: inascoltato profeta, ignorato per anni dai circoli di “quelli che contano”, è riuscito a catalizzare intorno a sé i primi dubbi e il dissenso verso l’euro, fino a quando i fatti (e i dati!) hanno costretto molti suoi concittadini (quelli capaci di avere dubbi) a cercare nuove e diverse risposte rispetto alla vulgata dominante, che non sa più spiegare la nostra tragedia: per i difensori dell’euro, pare che “tanto peggio per i fatti”, se non si accordano alle loro teorie. O no?
RispondiEliminaDevo dirvi: lo ascolterei per ore, il Nostro. E’ davvero bravissimo a parlare e spiegare. Tanto che mi sono posta il problema se sia il suo modo di parlare, così ironico e accattivante, che mi convince prima ancora dei contenuti, oppure il mio desiderio di credere a priori a quello che ci racconta, perché dietro al suo amaro sarcasmo per la drammatica realtà a cui ci hanno condotto gli euristi, c’è sempre una grande speranza (“l’Italia può farcela”!)
L’altra sera mio figlio mi ha chiamata per farmi vedere il servizio delle Iene sui “terrapiattisti”: avete presente? Quelli che sostengono che la terra è piatta, che Einstein era un ballista e che nessuno è mai sbarcato sulla luna. Le certezze incrollabili di queste persone nel negare l’evidenza dei dati e delle verità più scientificamente provate mi ha fatto riflettere molto. Non è che Bagnai – ho pensato - con la sua ostinata campagna contro l’euro, sta facendo lo stesso con noi? Anche lui dice cose opposte a quelle che sostengono quasi tutti i più famosi economisti sui i media, gli esperti di finanza, Prodi, Monti.. Poi torno al suo libro, ascolto le sue interviste, leggo i dati: e mi convinco che no, i terrapiattisti sono loro, gli esperti dell’euro, che contestano fatti così evidenti senza uno straccio di dati che provino le loro ragioni!
Se non l’avete visto, perdete qualche minuto a guardare il servizio delle Iene(https://youtu.be/fJGW-J0mDP0), ne vale la pena: per capire come è stato possibile convincere i popoli europei a seguire chi ci ha portato fino qui!
La nostra mente non è razionale, non decide in base ai dati, ma alle emozioni, all'autorità, al pensiero dominante dell'ambiente in cui vive: e una volta che il nostro cervello ha sposato una teoria (per quanto assurda e non provata) è difficilissimo modificare il percorso senza che qualche fattore traumatico renda necessario rivedere il sistema.
Einstein lo diceva, che è più facile spezzare un atomo che un pregiudizio. Ma Einstein era un ballista.. quindi..
Per mantenere un approccio il più possibile imparziale, i Matematici dicono che quando cerchi di dimostrare un teorema, dovresti provare a dimostrarlo di giorno e a confutarlo di notte
RispondiEliminaRedistribuzione dei redditi.... cioè che prenderemo tutti pochissimo se continuiamo con l'austerity
RispondiEliminaNo: che molti prenderanno pochissimo perché pochi prendano moltissimo.
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