Un amico mi ha scritto per rimproverarmi un'inesattezza del post precedente. Nonostante non sembri, io sono uno che i rimproveri li accetta, quindi faccio ammenda. Pare che l'opposizione di Fassina alla mia epurazione dal liturgico Plan B di Roma (epurazione che ha concorso a questo risultato), non sia stata "di circostanza". Fassina avrebbe sottolineato agli altri che stavano facendo un grosso errore ("big mistake"), e avrebbe rimproverato ai francesi la loro pretesa di comandare in casa altrui, per di più dando molto spazio politico a chi qui in Italia non ne ha più, per i motivi che in questo blog tutti conoscete, essendone stati testimoni (l'inettitudine del caro leader di turno).
Bene, ne prendo atto.
Ho detto un'inesattezza, e me ne scuso. Qui siamo per la verità fattuale, che ha tanti pregi, fra i quali quello di essere un potente strumento di analisi. In effetti, rettificare questo dettaglio (che non è un dettaglio) ci permette di capire meglio di che natura siano le aporie nelle quali si imbatte chi vuole promuovere un processo politico "europeo" (con l'esclusione di tutti i cantoni svizzeri, di tutti i fiordi norvegesi, e fra un po' del Regno Unito). È proprio l'energia con cui Fassina mi dicono mi abbia difeso a fare da cartina di tornasole.
Parto dal dato più evidente: in effetti, è un po' paradossale che l'esponente di una forza che in
Italia non è nemmeno rappresentata in Parlamento (Rifondazione) venga a dettare legge, in una circostanza simbolicamente così rilevante, a
chi di mandati popolari ne ha addirittura due (uno parlamentare e uno
comunale), imponendogli una decisione cui questi strenuamente si oppone. In pratica, è come prima dire, e poi ripetere al popolo italiano, nella persona di un suo rappresentante: "non
conti niente!" (e di ripeterglielo non c'è bisogno: il popolo, ormai, lo
sa, e anche, con tutto l'affetto - poco - il rappresentante...).
Sono interessanti le dinamiche che portano a questo paradosso, il paradosso per cui Fassina non può ascoltare chi gli pare in un luogo che è due volte casa sua (perché Italia, e perché Comune di Roma).
C'è innanzi tutto una dinamica di ordine brutalmente finanziario.
In questo incontro "de sinistra", come in altri incontri "de destra", mi è capitato di constatare una semplice verità: solo due entità oggi sono in grado di finanziare la politica (di pagare i biglietti degli aerei, i conti degli alberghi, l'affitto delle sale, la pubblicità - che in questo caso non c'è stata, e che ci sarebbe stata gratis coinvolgendomi, perché qui abbiamo promoso tutti i dibattiti e ascoltato tutte le voci, ecc.): il grande capitale (vedi alla voce Lingotto), e Leuropa (TM Giuse). Quindi, chi non è con il grande capitale (se non come comprimario), deve necessariamente rivolgersi a Leuropa per finanziare eventi politici. Questo fornisce ai parlamentari europei (gli unici che possono richiedere fondi europei) un ovvio potere di ricatto sui loro colleghi "nazionali", che di fondi ne hanno molti di meno. Ora, mi sembra chiaro che questa situazione distorce le dinamiche politiche a favore del capitale, per l'ovvio motivo che Leuropa è una sua creazione (i salari non li si schiaccia per sport, ma per innalzare i profitti), e che chi è parte de Leuropa (come i parlamentari europei) difficilmente vuole combattere il progetto, soprattutto quando sa che ad esso sono legate le sorti del proprio conto in banca (magari perché in patria, come nel caso in specie, non ha più alcuno spazio politico). Coerentemente, questi personaggi non vogliono combattere Leuropa: vogliono un'altra Leuropa. Peccato che questa sia impossibile, per le aporie che abbiamo messo in luce fra i primi cinque anni or sono (e i fatti non ci hanno smentito). Credo che fra chi ancora aspira a un'altra Leuropa gli ingenui siano sempre di meno: credo che ormai prevalgano i furbi, quelli che, per amor di cadrèga, o per un malinteso senso di appartenenza, offuscano dietro gli incensi delle loro liturgie l'evidenza del fatto che Leuropa è un progetto imperialistico (lo diceva Lenin), in quanto tale strutturalmente distruttivo per gli interessi delle classi subalterne. Materia di riflessione per i nemici del finanziamento pubblico dei partiti.
C'è poi una dinamica di ordine politico, la solita.
Qualsiasi evento "europeo", dato che Leuropa non esiste, è fatalmente condizionato da dinamiche politiche nazionali, che, trasposte a livello Leuropeo, diventano in re ipsa dinamiche imperialistiche. Sono manifestazione di imperialismo (culturale, antropologico, politico), in vario grado, sia la pretesa del patetico Melensone di dettare l'agenda a Roma "perché ci ho le presidenziali a casa mia", che il benign neglect di De Masi verso un evento che avrebbe dovuto essere (in teoria) così significativo, così "fondante", ma sulla cui agenda lui non riteneva di intervenire (il che, come abbiamo messo in evidenza, implica quanto meno che non legga Flassbeck). Insomma: nello spazio politico Leuropeo, sia i governi che le opposizioni continuano a essere motivati da (e a inquinare il processo politico con) istanze nazionali che, come il fatto di Roma dimostra, precludono un autentico dialogo, e confinano ogni forza all'interno di uno spazio liturgico di mera appartenenza e testimonianza, all'insieme intersezione di tutti gli insiemi delle cose che si possono dire in ciascuno dei 27 paesi dell'Unione, anzi, della Leuropa. E siccome le cose che in questi 27 paesi si possono dire, quando sei "de sinistra" (ma anche quando sei "de destra") non coincidono esattamente da un paese all'altro, per motivi fin troppo noti ed evidenti, è altrettanto evidente che l'intersezione di questi 27 insiemi disgiunti puntualmente si rivela essere un insieme politicamente vuoto. E questo, si badi, strutturalmente avviene molto di più a sinistra, per quel fenomeno adolescenziale di ricostruzione di un'identità progressista "per negazione", che ho descritto nell'avvelenato post precedente (ricostruzione "per negazione" che a sua volta necessariamente consegue dal tradimento della sinistra - genitivo soggettivo - che ho descritto a lungo qui).
Il problema delle istanze nazionali, a loro volta, è duplice. A un primo livello, è evidente che la pretesa di dissolverle in un processo politico europeo, anziché agirle (vi piace? Oggi sono "de sinistra"...) nella sfera cui si riferiscono, quella nazionale, le snatura, le trasforma necessariamente in battaglie difensive, anziché comporle in un grande disegno di proposta. Insomma: questi ancora non ci hanno spiegato come vogliono eleggere il presidente degli Stati Uniti d'Europa, ma impediscono a me di parlare perché a casa loro devono eleggere il loro presidente. A un secondo livello, dato che i cicli politici nazionali non sono in sincrono (ma Leuropa sta rimediando...), agire a livello Leuropeo istanze politiche nazionali le rende in re ipsa tattiche e contradditorie. Esempio (già fatto nel post precedente): non ascolto tizio a Roma perché è a due gradi di separazione dalla Le Pen, facendo un gesto di censura fascista che inquina un anniversario altamente simbolico, ma poi a casa mia non invito a votare contro la Le Pen, perché se lo faccio a casa mia passo per quell'utile idiota del capitale che sono sempre stato! Non è magnifico? Per evitare di incontrare uno che in Francia nessuno sa chi sia (io) fai "a big mistake" (perché è stato "a big mistake") a casa altrui, poi però a casa tua, dove tutti sanno chi sei, non ti regoli di conseguenza perché oggettivamente non puoi farlo...
Ecco, direi che ce n'è abbastanza per capire come mai un processo politico europeo è strutturalmente impossibile. Non ci sono solo le barriere linguistiche. Io il francese lo parlo, l'inglese ci provo, e il tedesco posso far finta. Ma se ti impediscono di parlare, nessuna lingua ti permetterà di farti sentire. E ci sarà sempre un motivo di opportunità politica (nazionale) ad impedire un vero confronto politico (leuropeo). Questo, naturalmente, a meno che non si decida di fare un bel falò con tutte le costituzioni europee in sincrono (cosa che chi censura il pensiero libero potrebbe anche auspicare), facendo un salto nel buio verso il paradiso di von Hayek, che poi, come abbiamo capito due post fa, è in fondo il paradigma di riferimento della sinistra cherosene.
Tanto dovevo alle dinamiche oggettive, che sono senz'altro determinanti. Tuttavia, anche gli uomini può capitare che abbiano un ruolo. Anche la sinistra, chissà, avrà avuto il suo Lacoste. E poi, quando eravamo ggiovani, quante volte ci siamo sentiti dire che "il personale è politico"? Non ho capito bene cosa volesse significare: probabilmente che la legittima aspirazione all'autodeterminazione individuale deve essere presa in conto e mediata dai processi politici. Bene: apriamo allora uno spazio alle dinamiche soggettive, perché altrimenti mi rimane un po' di ghiaia nelle scarpe, e sto per andare in montagna, dove non so quanto potrò fare, quanto la mia salma mi seguirà: ma lo farà certamente meglio dopo aver rimosso qualche altro sassolino.
Vorrei chiarirvi, a voi, a voi lettori di questo blog, perché ve lo devo (come dovevo a Fassina la rettifica), che quello che mi indigna in quanto è successo non è l'affronto stupido e autolesionistico alla mia umile persona. Ma chi se ne fotte di andare a parlare per venti minuti a venti persone che nemmeno sono culturalmente preparate per ascoltare quanto ho da dirgli, considerando lo stato pietoso del dibattito negli altri paesi! No, qui la cosa è un pochino più complessa.
Intanto, io posso anche credere che Fassina abbia avuto stima per il lavoro che abbiamo fatto qui e abbia cercato di difenderlo in quella sede. Se lo ha detto, forse, lo avrà anche pensato. Solo che la sua azione politica non è stata coerente con questa premessa, il che, mi permetto di dire, ha concorso a renderla inefficace.
In primo luogo, se personaggie in cerca di elettore come la piccola delatrice che ha armato tutto questo casino si sono potute permettere di diffamarmi come "fascista", questo è dovuto alla sostanziale inerzia di Fassina (e D'Attorre) nel promuovere il nostro lavoro (e non solo il nostro: anche quelli di Luciano, Sergio, Vladimiro, ecc.). Vladimiro si stupiva nell'apprendere che Anschluss era sui tavoli agli eventi della Lega. Ma è colpa di Vladimiro se la Lega promuove un libro documentato, che racconta una storia che ci riguarda tutti, o è colpa della sinistra "de sinistra" se non è lei a farlo? E lo stesso discorso vale per il mio libro, e forse ancora di più, dato che il mio libro raccontava la nostra, di storia (anche se io personalmente consiglio di partire sempre dal libro di Vladimiro). Se Fassina e D'Attorre avessero fatto un decimo di quello che ha fatto Salvini per promuoverlo, sarebbe stato impossibile per una legione di fetecchie derubricarmi a intellettuale organico della Lega (ruolo che non rivesto, pur essendo grato per l'attenzione rivolta al mio lavoro). A monte della piccola delazione c'è uno stillicidio di omissioni che l'hanno resa possibile e credibile. Nei loro acrobatici giri di valzer dentro e fuori i vari partiti (dal partito della sinistra "de destra" a quello della sinistra "de sinistra", per poi scindersi fra la sinistra della sinistra di destra e la destra della sinistra di sinistra...), avrebbero anche potuto, ogni tanto, chiarire che dei testi di riferimento c'erano, no? D'altra parte, glielo aveva anche detto in faccia Fabio Petri (in mia presenza, ma Fabio non lo sapeva): "Mi sentirei di consigliare Alberto Bagnai come economista di riferimento per una sinistra che voglia tornare a difendere il lavoro" (e questo alla presentazione di un libro altreuropeista: io ci sono rimasto...).
In altre parole: "Belli de casa: mettetecela la faccia, su! La vostra non basta: dovete far capire a chi ha capito che avete capito, e per farlo dovete utilizzare il lavoro di chi ha aiutato a capire...".
Ecco, perché poi il punto è questo: questo stillicidio di omissioni, condito, per di più, dall'esaltazione del lavoro di una schiera di utili idioti e idiote (o idiotesse) tutte "austerità brutta/euro bbello" e distintivo (volto a inquinare ulteriormente il dibattito), avveniva in un contesto nel quale quotidianamente il nostro lavoro aiutava chi avesse dubbi a toglierseli. Chi dubbi non ne ha, non se li toglierà mai, e il lavoro del politico dovrebbe essere (anche) di farglieli venire. Ma perché farsi terra bruciata intorno evitando di convincere chi vacilla? Salvo poi, regolarmente, venire da me a fare il noto discorsetto: "i nostri non sono ancora pronti, non riusciamo a farci capire...". Ma Dio santo! Se oscurate regolarmente, se vi vergognate letteralmente di citare un testo dove lo sforzo didattico è stato fatto, se impedite a chi sa comunicare di aiutarvi a trovare le chiavi per forzare le menti più indurite, se continuate ad agire in modo frammentario, sconnesso, velleitario, scoordinato, come potete pensare che i "vostri" capiscano voi? I vostri capiscono me, e se voi non mi volete con voi, dopo un po' i vostri non saranno con voi. Io, più che offrire aiuto, cosa posso fare?
La verità è che persone come Fassina hanno continuato a sputarmi (e quindi sputarci) in faccia per anni senza che io volessi accorgermene e senza che io vi stessi a sentire, nella mia testardaggine, forse anche perché tratto in inganno da atti riparatori sporadici, avulsi da un percorso strategico, e quindi, in definitiva, controproducenti: chiedere scusa per i danni fatti dalla sinistra al paese un attimo prima di tornare da Bersani, indicarmi come intellettuale "coraggioso" (grazie) poco prima di sostenere la terza carica della Stato nella sua allarmante battaglia per la censura della rete...
Ecco, vogliamo parlarne, di questa cosa?
L'unico argomento "valido" da oppormi, quando gli rimproveravo la loro ignavia, era: "Eh, ma i tuoi toni...". Allora, parliamone. Argomento: i miei toni. Personaggi: io e loro. Domanda: "Perché devo urlare?" Risposta: "Perché ti hanno lasciato solo." Domanda: "Chi mi ha lasciato solo?" Risposta: "Noi." Domanda: "Allora perché, invece di rimproverarmi i miei toni, non manifestate in modo organico e strategicamente coordinato vicinanza, così io posso usarvi come megafono e abbassare la voce?" Risposta: .... [la sto ancora aspettando perché non c'è].
Ma ormai siamo andati troppo oltre. Inutile farmi dei complimenti formali se poi non ti distanzi recisamente da chi censura: i complimenti ti servono a perdere anche i miei nemici, ma certo non possono riavvicinarmi a te, perché la censura di Stato, il Ministero della Verità, sono un Rubicone che tu hai deciso di traversare, non so perché, né con quali intenzioni, ma con ovvie implicazioni oggettive. Questo blog, e tutta l'attività divulgativa che ne è conseguita, non sarebbero stati possibili nel mondo auspicato dal Presidente della Camera. Si avvicina il momento in cui per potermi esprimere dovrò andare all'estero o cautelarmi con opportune garanzie. Quelle che voi siete strutturalmente nell'impossibilità di offrirmi (quand'anche ne ravvisaste l'opportunità).
E a questo contesto voi non state facendo nulla per opporvi.
Non solo!
Oltre a non promuovere voci di verità, to add insult to injury, promuovete chi diffonde menzogne, elogiando il macchiettistico dibattito del noto quotidiano coi libri sulla strada del tribunale! Ringraziare Zingales per l'ennesima presa in giro? Ringraziare uno che dopo aver proclamato in modo altisonante le regole di un dibattito nel quale ha preso tutte le posizioni possibili, regole fra cui rientra quella di argomentare in modo scientifico e con riferimenti bibliografici, pubblica come esordio un articolo dove si racconta che la moneta è come l'olio nel motore di una macchina? Il riferimento bibliografico qual è? Topolino? Ma siamo pazzi!? Ma ci si comporta così!? Fra l'altro, è assolutamente ovvio che Zingy è il candidato del grande capitale (in quota PD o 5 stelle a seconda delle convenienze tattiche del momento, come da scenario), cioè è in teoria un tuo avversario politico, al quale non mi sembra tanto il caso di fare un bell'inchino, in un momento in cui per capire da che parte stai bisogna veramente fare un enorme sforzo (che fa passare la voglia). Se fai così, perdonami, ma si capisce solo che hai capito chi vincerà, e che non vuoi resistere: vuoi piegarti.
Vorrei che una cosa fosse chiara. Finché gli sputi me li sono presi io, me li sono più o meno tenuti (non tutti, come sapete). Ma l'elogio al dibattito sul Sole 24 Ore è stato un insulto a tutti voi, l'avallo al progetto di censura (noto come lotta alle "fake news") è stato un insulto a tutti gli ideali che ho sempre considerato di sinistra, e l'acquiescenza all'imperialismo dei compagni ultramontani è stato un insulto a tutto il paese.
Io non c'entro, ma non posso non registrarlo. Sì, è stato un "big mistake". E non sono io a dover rimediare.
Peraltro, l'andazzo è e continua a essere questo.
Ve ne racconto un'altra (ma ne ho ancora molte da raccontarvi, se vi divertono: la storia della sinistra europea è costellata di farseschi processi politici...). Avrete visto che la CNN insieme a me ha intervistato Sergi Cutillas, che non conosco, ma che apparentemente fa sul serio. Sergi mi ha invitato a un meeting di Erensep a Barcellona. Erensep è stato messo su da Lapavitsas e Flassbeck. Sapete quale attenzione ho dato a queste due persone e al loro lavoro, a vari livelli. In cambio non mi hanno invitato al primo meeting della rete (che era ad Atene, quindi forse i mal di pancia lì erano di Costas, e dato il contesto oggettivamente delicato non mi sono nemmeno permesso di fare una domanda), non mi hanno invitato nemmeno a Roma (e questo è già più strano), e non mi hanno invitato (loro) nemmeno a Barcellona (Sergi mi ha prima "sondato" tramite un altro amico, Antoni Soy, e poi mi ha scritto). Io ho invitato queste persone in Italia a parlare a centinaia di persone attente, portandole nei trending topic di Twitter e diffondendo su Youtube i loro interventi a migliaia di persone. In risposta, questi mi invitano (per interposta persona) a parlare a quattro gatti, in un momento in cui ho bisogno soprattutto di pensare alla salute. Loro credono che questa sia politica, lo so: non c'è nulla di personale. Ma siamo sicuri che sia veramente politica? La politica, ancora, è fatta di uomini, ed è fatta in polis che non si sono ancora dissolte in una nube di cherosene...
Voi che dite, ci vado a Barcellona? Vale la pena di orripilare incontrando nei corridoi Ska Keller, o di provare disagio incontrando Fassina, per avere il piacere di incontrare Cutillas o Durand, che posso invitare al #goofy6?
Insomma: volevo solo dirvi che io ci ho provato in tutti i modi possibili.
Voi avete visto solo quando ci ho provato con le cattive, ma, vi assicuro (e tre di voi lo sanno): ci ho provato anche con le buone. Mi è difficile distinguere il ruolo del singolo da quello dei processi "oggettivi". Mi guardo indietro, e cerco di capire se avrei potuto fare di più, o meglio. Sarà senz'altro così, molti di voi mi hanno consigliato, rimproverato, alcuni senza avere sufficienti informazioni, altri con maggior costrutto e fondamento, altri, come il simpatico rico di qualche post fa, senza aver la benché minima idea di che lavoro stessimo facendo qui. Ma evidentemente con queste persone ho fallito, e alla fine, nella situazione in cui siamo, il punto resta uno, e uno solo: hanno capito che se si parla al "popolo" il "popolo" capisce e vogliono censurare chi lo fa. A me pare così strano che nessuno si renda conto dell'estrema gravità di questa decisione, per il suo contenuto, e per i modi in cui viene proposta e adottata. Per l'ennesima volta, dopo, verranno a dirmi che avevo ragione. Ora, però, non si rendono conto (forse perché non vogliono farlo) che in una fase storica critica come questa chiudere spazi di mediazione politica è una responsabilità enorme. Eppure tutti i loro atti politici, da quello che è successo al Plan B alla battaglia contro le fake news, vanno concordi in questa direzione. Coincidenze? Come Renzo Tramaglino, anch'io "posso aver fallato". Ma per questi Don Rodrigucci, per questi Gauleiterini della potenza imperialistica di turno, il destino è tracciato, ed è il fango della storia. L'ho detto e lo ripeto, e, in tutta umiltà, non posso rimproverarmi che una singola cosa: il tempo perso nel tentativo di sottrarre queste persone a un destino tanto meritato quanto inevitabile.
Ora guardiamo avanti.
(...e io faccio le valigie: ho bisogno di aria: Luft, Luft...)
Dài Prof, non prendertela, ci servi in forma. Riposati, riprendi forze, guarda solo cose belle (ne esistono assá) suona, ascolta. Questa piena di fango passerá.
RispondiEliminaCon stima, magiallosái...
Già. Inevitabile.
RispondiElimina"Salga il fascismo ai fastigi e ai fastidi del potere. Nell’ultima tappa del suo cammino troverà molte schiene curve. L’esercito di quelli che sogliono inchinarsi al vincitore è senza numero. Noi no".
RispondiEliminaPietro Nenni - "Avanti!", 29 ottobre 1922
Grazie, ancora una volta, per tutto
Tra l'altro com'è che chi si pone virtuosamente contro le fake news poi pubblica articoli come questo
RispondiEliminahttp://www.repubblica.it/economia/2017/04/24/news/finlandia_eurozona-163613063/
(prima parte, fatti, seconda parte, fiction "le cavallette, e i debiti rimarrebbero in Euro, e la Finlandia non è l'unica nazione dell'estremo nord in crisi perché è l'unica con l'euro, ma è la crisi è la conseguenza della particolare crisi finlandese (già la nota crisi tautologica) - notare che per ora non si azzardano a dipingerli come lazzaroni in salsa greca o italiana. Per ora. Il pigro finlandese non sa ancora che sta vivendo al di sopra dei propri mezzi (glielo diciamo solo dopo avergli venduto abbastanza BMW).
"(...) molti di voi mi hanno consigliato, rimproverato, alcuni senza avere sufficienti informazioni, altri con maggior costrutto e fondamento, (..)"
RispondiEliminaForse poteva fare meglio? Io non saprei come onestamente. Forse ha sbagliato? Se si non me ne sono proprio accorto. Ha tirato fuori dalle sacche dell'ignoranza economica e politica tanta di quella gente (tipo me) che neanche immagina.
"(...) A me pare così strano che nessuno si renda conto dell'estrema gravità di questa decisione (...)"
No no prof, ce ne rendiamo conto. Anche io sono pronto a chiudere il mio blog (non ho risorse per proteggerlo da un tale attacco nel caso riuscisse) e a fare le valigie. In più ho capito che anche se ho un lavoro "sicuro", non sono sicuro per niente. Il problema è che amo l'Europa (quella vera) - quindi dove me ne vado?
Guardiamo avanti. Intanto, mi sono accorto che le tradizionali celebrazioni del 25 Aprile, nel mio Comune, amministrato dal PD, non riguardano più la "Liberazione dell'Italia dall'occupazione nazista e dal regime fascista" (cito da wikipedia), ma il 25 Aprile "sarà il giorno delle commemorazioni della fine della guerra in Europa". Non ho parole.
RispondiElimina"...non posso rimproverarmi che una singola cosa: il tempo perso nel tentativo di sottrarre queste persone a un destino tanto meritato quanto inevitabile."
RispondiEliminaAndava fatto, non c'è dubbio possibile. D'altra parte non si tenti di costruire su terreno noto come franoso. Si otterra' un Vajont. Te lo può confermare un qualsiasi ingegnere.
In realtà scrivo questo commento perché, per la prima volta, sono stato assalita da imbarazzo leggendo il post (e non sono di viscere deboli).
Quando saranno pronti chiameranno e verranno accolti fraternamente.
La frana del Vajont era attesa, addirittura auspicata per avere finalmente un pendio stabile (lo shock fisiologico).
EliminaVi fu anche un tentativo di controllarla correlando spostamenti e livello del lago (il vincolo esterno).
Quello che sorprese (e quello che indusse il disastro) fu la velocitá, dato che valanghe/frane non si comportano come semplici corpi galileiani in scivolamento (l'equivalente del "populismo"? Dell'interpretazione dell'economia secondo visioni empiriche degli anni '20 ? Non so).
Probabilmente a questi signori de LAsinistra, che credono di poter rifondare Leuropa con un'altra Leuropa quando non sono nemmeno capaci di contrastare Renzi nonostante la batosta che ha preso al referendum, servirebbe un trapianto di testicoli, ma credo che il rigetto sarebbe inevitabile.
RispondiEliminaD'altronde non sorprende il fatto che il loro nuovo idolo sia Macron, ex ministro del disastroso governo francese di Hollande e prodotto delle grandi Banche.
Visto che a sinistra sei costretto a confrontarti con simili personaggi, bisognerebbe fare con costoro come D'Hubert con Feraud nel duello finale: dichiararli politicamente “finiti” e separare le proprie strade per sempre.
RispondiEliminaIl dibattito, il dibattito. Questa mattina a Coffee Break su La7, eravamo ancora al cambio Lira-€ sbagliato. Uno degli ospiti parte con la tiritera evergreen su cambio sbagliato e speculazione dei prezzi. Siccome "er dibbattito" poggia su solide basi scientifiche, ecco che estrae la prova inconfutabile :"prima dell'€ la pizza margherita costava 5000 lire, oggi costa 8€". Interviene il sempre ben informato Piller, che afferma compiaciuto "certo, perchè in Italia c'è poca concorrenza. Sulla piazza ci sono sempre le solite 3 pizzerie e per aprire la quarta ci vuole troppo tempo per i permessi".
RispondiEliminaA volte mi stupisco di come il mondo progredisca su tutto, ma i media mainstream no.
Ecco un'ignobile sintesi di altre strofe di colui che scrisse pure di Lorenzo Tramaglino,
RispondiEliminala quale serva da monito soprattutto a me stesso, che confesso d'essere stato talmente fesso da sperarci, e per evitar d'oltraggiare oltremisura l'opera originale e completa, rinominerò il plagio in:
L'eterna disputa tra Franchi e Longobardi
“Dagli atrii muscosi, dai Fori cadenti,
dai boschi, dall’arse fucine stridenti,
dai solchi bagnati di servo sudor,
un volgo disperso repente si desta;
intende l’orecchio, solleva la testa
percosso da novo crescente romor.
…..............................
Udite! Quei forti che tengono il campo,
che ai vostri tiranni precludon lo scampo,
son giunti da lunge, per aspri sentier:
sospeser le gioie dei prandi festosi,
assursero in fretta dai blandi riposi,
chiamati repente da squillo guerrier.
…................................
E il premio sperato, promesso a quei forti,
sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
d’un volgo straniero por fine al dolor?
Tornate alle vostre superbe ruine,
all’opere imbelli dell’arse officine,
ai solchi bagnati di servo sudor.
Il forte si mesce col vinto nemico,
col novo signore rimane l’antico;
l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.
Dividono i servi, dividon gli armenti;
si posano insieme sui campi cruenti
d’un volgo disperso che nome non ha.”
E perché il verso “l’un popolo e l’altro sul collo vi sta.” mi si fissi in mente meglio focalizzato,
altri versi, già censurati, aiuteranno:
“Di vostre speranze parlate sommesso,
Dormite fra i sogni giocondi d’error.
Domani, al destarvi, tornando infelici,
Saprete che il forte sui vinti nemici
I colpi sospese, che un patto troncò.
Che regnano insieme, che sparton le prede,
Si stringon le destre, si danno la fede,
Che il donno, che il servo, che il nome restò.”
O, come suol dirsi sbrigativamente: i culi resteranno sempre gli stessi.
E chiedo scusa per quest'ultima volgarità, ma la sdoganò Luttazzi, e dunque s'è fatta lecita; e siccome pasti gratis non ci furono mai, bisogna pur disvelare le dolorose conseguenze a chi ancora alloggia negli atrii muscosi, e insensatamente gioisce spensierato dello scampato pericolo per Leuropa, perché qualcuno dovrà pur piegarsi e sopportare il gesto dei Franchi, con ciò che gli resta, e subirne il costo, e lo spessore. Luttazzi docet.
Tu pensa che a me questi versi li ha insegnati una scalfarian-montiana nel 2012.
EliminaEhi qui si copia. Il coro dell'Adelchi lo avevo citato io parlando di vincolo esterno.
EliminaBeh, è che ci sono molto affezionato.
EliminaE' talmente rappresentativo del sentire dell'italiano, che, non c'è da fare, è un monito permanente e permanentemente ci si ricasca. Qui volevo sottolineare che ero proprio io che ci sono ricascato. E sarà perché sono italiano, e dunque ho grande speranza e insieme nessuna speranza, che ne so?!
Comunque siccome veramente ci sono molto affezionato, non volevo interferire con la tua citazione, casomai ricitavo me stesso che ne avevo già scritto qui nel 2013: http://goofynomics.blogspot.it/2013/05/il-modello-tedesco-e-la-notte-dei.html
Evidentemente ne sono proprio malato.
Il PCF ha giá sbracato. La semplice parola d'ordine né con i fascisti del FN, né con i fascisti dell'UE si è rivelata troppo difficile da mantenere. Una prece per tutti. I padroni possono continuare a tenere la Le Pen in panchina, pronta a subentrare.
RispondiEliminaA dispetto delle ferite e dei calli che rimangono, è bello e liberatorio, dopo tanto paziente sopportare, il rumore della ghiaia appena evacuata che sfrigola allegramente sotto le scarpe, e sparpagliandosi a mucchietti via via più radi schizza da un lato all'altro del cortile, sotto i calci dei ragazzi che giocano a chi tira il sassolino più lontano. Soprattutto - mi si conceda almeno questo - se a qualcuno dei suddetti sassolini capita di finire in fronte a chi, eventualmente avvicinatosi per sbirciare di nascosto, di quel cortile non è degno di calpestare nemmeno le canine deiezioni.
RispondiEliminaIo ci andrei a Barcellona e li prenderei a pesci in faccia, come meritano. Però, non mi arrovellerei troppo sulle motivazioni dei loro errori e non mi chiederei "se avrei potuto fare di più, o meglio".
RispondiEliminaDopo questo blog, dopo i tuoi lavori e libri, l' impegno che hai manifestato in questi anni, cosa sarebbe stato ancora necessario per convincere l' elite di sinistra della urgenza dell'uscita dalla moneta unica ?
Sono dei poracci, dei cialtroni, con la sola eccezione di Fassina e D' Attorre (peraltro con fasi alterne e grande ambiguità) e meritano il destino che la storia ha in serbo per essi.
Scrivo queste parole il giorno successivo al primo turno elettorale per le politiche francesi, che ha visto MLP soccombere all’ennesimo “nuovo che avanza di centro sinistra” Macron. Vi scrivo da Milano Malpensa, in attesa di prendere l’ennesimo volo per Hannover in ritardo, guardando distratto la variopinta umanità intorno a me (e considerando che mi sembra meno variopinta qui che a San Babila).
RispondiEliminaHo deciso finalmente di scrivere questo breve commento in quanto sono seriamente preoccupato della piega che il nostro amato continente, più o meno consapevolmente, ha deciso di prendere. La vittoria di Macron (centro sinistra ultra-mega-backed dai banchieri) è segno che manca in larghe parti dell’elettorato una visione sincretica di dove siano i loro interessi; i motivi di questa situazione possono essere molteplici, e sono certo che molti di voi punterebbero il dito sul ruolo dei media come fonte primaria del problema. E’ vero, oggi è così; tuttavia la propaganda martellante dei media ha una funzione che definirei “di mantenimento”, cioè è continuamente costretta a ripetere una bugia di fondo per evitare che la verità faccia prima o poi capolino.
La verità, in quanto intrinsecamente naturale, segue spesso percorsi di minimo potenziale; percorsi sostanzialmente semplici, cioè “coerenti”, non ha bisogno di sforzo aggiuntivo per essere compresa che non sia quello strettamente necessario a seguire il suo naturale percorso. Soprattutto, una volta compresa, è e rimane quella ed ogni informazione aggiuntiva la completa e la perfeziona, non la contraddice.
Al contrario, la menzogna, in quanto anti-naturale, necessita di continua energia per essere mantenuta simile al reale (necessita quindi di “lavoro” in senso fisico); pertanto, senza questo mantenimento, rischia di lasciar trasparire la propria architettura di costrutto.
Ritengo che i media abbiano quindi questa funzione di mantenimento, di distrazione permanente, ma partecipino poco alla costituzione stessa del costrutto, sostanzialmente scritta da altre mani e poi passata al canale dei media. La ricerca dei motivi di fondo della narrativa a mio parere va invece cercata in una prospettiva storica; oggi (ma anche ieri… siamo in ritardo) la prospettiva storica da indagare con più urgenza è quella relativa allo strumento primario che da più di 150 anni viene utilizzato per allontanare le persone dal dato naturale: la cosiddetta sinistra, segnatamente quella di stampo marxista, e la sua panoplia di “valori” ed “ideali”.
La ricerca di che cosa sia davvero la sinistra parte dal presupposto quindi di essere una ricerca verso la verità storica fattuale. Si tratta di un argomento alquanto spinoso, in quanto sono stati posizionati accuratamente dei checkpoint (molto ben presidiati) sulla strada della ricerca di dati storici atti a farci comprendere come e perché il pensiero internazionalista marxista (e la sua attuale versione “soft” à la Orwell che -per ora- l’europa ci propone) sia stato il principale grimaldello volto a scardinare le nostre identità.
Ritengo però tale ricerca imprescindibile sulla base dei seguenti presupposti:
- La sinistra è il maggior ostacolo verso una risoluzione pacifica (politica) del tentativo di sterminio oggi in atto su specifici segmenti delle popolazioni europee, in quanto efficace strumento inibitore della vittoria elettorale di forze agenti a favore della tutela delle popolazioni stesse.
- Una buona parte dei voti attualmente recepiti dalla sinistra in europa proviene da persone che, pur criticandone l’attuale assetto, votano tale formazione perché credono di condividerne “gli ideali”, “le idee di fondo”. Mostrare l’evidenza che tali “valori” sono in realtà intrinsecamente fallaci (e, se sono falsi, ciò deve essere possibile) è pertanto rilevante a disinnescare il meccanismo istintivo di appartenenza e a spezzare quindi l’effetto inibitore verso una risoluzione pacifica dell’attuale situazione.
Comunque se viene a Barcelona faccia sapere. La volta buona che la vengo a sentire.
RispondiEliminaChe tristezza.
RispondiEliminaIo Le scrivo solo per dirLE Grazie, come al solito. Una piccola briciola ma forse le farà capire che a noi, a chi non ha altra speranza è servito ciò che ha fatto.
Io nel mio piccolo continuo a sentire solo discussioni che 'sesomagnatitutto, facciamoci governare dai tedeschi', piuttosto che 'Renzi comunque rimane il migliore'. Escluso questo Blog e la galassia che ruota attorno, continuo a non vedere purtroppo dibattito o apertura mentale alcuna da parte di nessuno. Dunque non so come poter sperare in una soluzione (?) magari anche pacifica di questo pasticcio.
Dal basso della mia ignoranza penso che il suo carattere e i suoi toni di certo non sono troppo vicini alla diplomazia che si respira nei salotti in cui si fa politica, e che possano anche essere scomodi in certi contesti, ma d'altra parte anche usare toni educati se servono solo per prendere per il culo gli elettori, che senso ha?
Insomma io ormai non nutro (da ignorante e spettatore) troppe speranze.
Ma venire qui (in questo blog) almeno mi illude di non essere l'unico vivo in un mondo di Zombie.
Anche se non ha vinto la battaglia, è stato importante per quelli per cui è l'unica speranza.
Grazie di nuovo, per ciò che ha fatto.
I lavoratori Alitalia di Milano respingono in massa l'accordo-ricatto. Avranno avuto le loro ragioni. E invece no, ribatte il solerte sindacalista: "Ha prevalso la pancia". Già, quella vuota. Che miseria.
RispondiEliminaDelrio: "la nazionalizzazione non è un opzione".
EliminaUn altro fenomeno.
"I contribuenti non l'accetterebbero"
Elimina"In 40 anni spesi 8 miliardi per Alitalia"
Fomentano la guerra tra poveri.
E i 60 miliardi per salvare le banche francesi e tedesche in quanti anni li abbiamo spesi?
Grazie.
RispondiEliminaLa triste parabola umana e politica in commento imporrebbe un ingiustificato ed inefficiente spreco di tempo e parole. Mi limito ad esprimere la solidarietà a chi, avendo veramente a cuore le sorti della sinistra, ha dedicato al loro rinsavimento tempo, impegno e salute. Non è stato inutile, mi creda. Ha aiutato tanti a capire
RispondiElimina«... hanno capito che se si parla al "popolo" il "popolo" capisce e vogliono censurare chi lo fa.»
RispondiEliminaCerto che il popolo capirebbe. Se non capisce (o capisce parzialmente) è perché nessuno vuole realmente che sia istruito, correttamente informato, si emancipi e partecipi attivamente e consapevolmente al dibattito e alle decisioni politiche.
Il ruolo della sinistra è sempre stato ambiguo in proposito, ha informato, lusingato e aizzato il popolo quel tanto che bastava per avere il suo appoggio quando si trovava in opposizione, ma poi ha l'ha sempre tradito quando è riuscita a raggiungere posizioni di governo.
I miglioramenti di cui abbiamo goduto in Europa e negli USA non sono stati raggiunti (se non forse in minima parte) grazie alla sinistra, ma per necessità economiche congeniali alla sopravvivenza del capitalismo e anche per necessità dello stesso capitalismo di ben figurare rispetto ai vari comunismi, specialmente quello sovietico (e infatti il capitalismo ha fatto un veramente figurone finché c'era l'URSS).
Insomma, per il popolo, se non volontariamente, concretamente ha fatto molto più un Keynes, liberale sui generis, intellettuale borghese che con il popolo non si è mai identificato, di qualsiasi comunista/marxista/socialista.
Così come ha fatto di più lei di tutti i meschini partiti di sinistra e sindacati insieme. Dovrebbe gioire che la tengono a distanza.
Le resta la nostra riconoscenza (per quel che vale), ma del popolo, degli umili, dei poveri, degli onesti, è il regno dei cieli (per chi crede); neppure Gesù si è mai arrischiato a promettere qualcosa in terra e quello che lui stesso ha avuto lo sappiamo.
Chi sta con i perdenti, su questa terra, perde. Io spero che resti comunque sempre insieme a noi che con tutti i nostri limiti e difetti siamo comunque meglio.
Perdoni tanta rassegnazione, non è mancanza di fiducia in lei (anzi è incredibile quanto sia riuscito a fare e mi auguro che continui) ma le lezioni quotidiane che la vita ci dà, nelle grandi e nelle piccole cose, sono terribilmente incisive e l'esito è scontato.
Ecco Silvia ha detto quello che io ho solo balbettato malamente. Grazie.
EliminaSarei tanto curioso di conoscere la tua condizione oggi se non ci fossero state le lotte contadine e operaie prima e lo spauracchio dell'URSS poi.
EliminaP.S.: Marx ed Engels era proletari? E Filippo Turati?
Be', mica tanto. Keynes ha potuto - parzialmente - farsi ascoltare perché dopo un secolo di ribellioni quegli altri avevano una paura nera di ritrovarsi i bolscevichi in casa aiutati dal loro proletariato in rivolta!
EliminaCorrettore, in che cosa si differenzia il mio commento dal tuo?
EliminaHo espressamente citato il ruolo positivo dello spauracchio URSS per l'occidente capitalista. Il fatto che sia stato negativo per i poveri sovietici è appunto prova del tradimento della sinistra.
Non ho affatto commentato negativamente le lotte operaie e contadine, ho scritto che quei poveretti sono stati usati quando e finché hanno fatto comodo dai vertici della sinistra. E poi traditi.
Lo stipendio, i turni e il tenore di vita degli operai hanno tratto più giovamento da lotte e scioperi o, ad esempio, dagli interessi personali di un Ford (ovvero dalla necessità di un consumismo di massa)?
Adesso che il buonsenso e la lungimiranza difettano nel capitale, la sinistra cosa fa?
Per la diffusione di un certo relativo benessere hanno avuto un ruolo più importante le teorie economiche di Marx o di Keynes? E negli USA che, economicamente, stanno e sono sempre stati meglio di noi?
Quello che idealizzi non è il comunismo, ma Laltrocomunismo.
Pellegrina,
Keynes ha salvato il capitalismo prima di tutto dai capitalisti, poi forse anche, di riflesso, dall'invasione dei bolscevichi.
Silvia non idealizzo una beata fava, credo che alcuni miei commenti passati possano testimoniarlo (ma capisco chi non avesse sentito la necessità di leggerli).
EliminaQuello che stiamo dicendo è diverso: tu sostieni che l'intera storia del movimento socialista sia da buttare nel cesso e per farlo sposi le tesi del nemico. Ma la Costituzione si è pensata, scritta e approvata da sola? O ce l'ha telegrafata Ford? Leggi e provvedimenti in favore dei lavoratori anche?
Non è per caso che ci ritroviamo con una classe politica che non ci rappresenta più.
Caro Correttore,
Eliminaleggo sempre i commenti, i tuoi in particolare perché trovo che siano tra i più interessanti.
Questa è forse la prima volta che non sono d'accordo con te.
Primo perché mi metti in bocca parole che non ho scritto: non ritengo che l'intera storia e tutte le teorie socialiste siano da buttare, ci sono indubbiamente principi validi e condivisibili.
Ho scritto che i vertici di tali movimenti non hanno mantenuto i loro ideali quando si sono trovati in una posizione di governo: non è un'idea molto originale, almeno dopo che Orwell ci ha scritto un romanzo.
Comunque nessuna forma economica non capitalistica ha mai prodotto per i lavoratori benefici superiori o ugualmente diffusi a quelli prodotti dal capitalismo.
Dunque, per quanto imperfetto e per certi aspetti disdicevole, non ritengo il capitalismo il peggiore nemico delle classi più basse e non vedo sistemi migliori con cui sostituirlo.
Distinguo invece tra varie forme di capitalismo e noto che nei periodi più keynesiani (ad esempio all'epoca della stesura della nostra Costituzione), quando il capitalismo era più lungimirante e autonomamente disposto alle concessioni (anche per ben figurare contro l'antagonista comunismo), la sinistra era combattiva (quasi inutilmente dal momento che certe concessioni venivano dall'alto).
Mentre adesso che ci sarebbe davvero bisogno di una sinistra combattiva, i vertici della sinistra sono baldanzosamente schierati con il capitale e la finanza più predatoria e il loro ruolo è quello della vaselina.
Silvia non ti ho attribuito parole che non hai scritto, tant'è vero che stai reiterando il concetto. Riassumo la tua posizione: il movimento socialista ha espresso solo gruppi dirigenti che, una volta raggiunto il potere, hanno tradito l'essenza del socialismo.
EliminaQuello che contesto di questa posizione è che confonde il fondamentale problema del potere (o meglio: del potere quando è amplificatore del male) per una malattia "genetica" del socialismo nelle sue varie declinazioni, mentre si tratta di un problema molto più ampio.
Anche la successiva affermazione “Comunque nessuna forma economica non capitalistica ha mai prodotto per i lavoratori benefici superiori o ugualmente diffusi a quelli prodotti dal capitalismo” è evidentemente falsa se non qualificata. Il capitalismo laissez-faire (ciò che per i liberisti è il vero capitalismo†) ha peggiorato le condizioni dei lavoratori ovunque sia stato applicato (le obiezioni standard dei liberisti: a) non è vero b) il laissez-faire non è stato applicato in maniera assoluta, l'unica per loro sufficiente c) l'estrema diseguaglianza è naturale ed è cosa buona e giusta).
Poi scrivi: … nei periodi più keynesiani (ad esempio all'epoca della stesura della nostra Costituzione), quando il capitalismo era più lungimirante e autonomamente disposto alle concessioni… questa è una ricostruzione storica molto fantasiosa. La nostra Costituzione è il risultato della mediazione soprattutto fra i partiti rappresentanti delle grandi masse lavoratrici: democratici cristiani "di sinistra" (tacciati di marxismo), socialisti e comunisti.
Su quanto i capitalisti, anche nei periodi supposti più keynesiani, non fossero lungimiranti e disposti a concessioni rimando ancora una volta al lavoro di Francesco Petrini che ho già più volte citato‡, "Io stavo dalla parte dei capitalisti". Guido Carli e la modernizzazione italiana e a questo commento su Orizzonte48, dove viene ripreso un discorso di De Gasperi che menziona il "quarto partito":
“i voti non sono tutto (…). Non sono i nostri milioni di elettori che possono fornire allo Stato i miliardi e la potenza economica necessaria a dominare la situazione. Oltre ai nostri partiti, vi è in Italia un quarto partito, che può non avere molti elettori, ma che è capace di paralizzare e rendere vano ogni nostro sforzo, organizzando il sabotaggio del prestito e la fuga dei capitali, l'aumento dei prezzi e le campagne scandalistiche. L'esperienza mi ha convinto che non si governa oggi l'Italia senza attrarre nella nuova formazione di governo (…) i rappresentanti di questo quarto partito”.
Qualsiasi avanzamento nella condizione dei lavoratori è avvenuto a dispetto di questi sabotaggi e grazie ai partiti e sindacati che molto utilmente organizzavano le lotte dei lavoratori. È quando hanno smesso di farlo che sono cominciati i nostri guai.
_____________________
† Tant'è vero che considerano il keynesismo quasi una variante del socialismo; in Keynesianism and Socialism, sezione The Keynesian Theories Are Skillfully Presented: “… despite the similarities between Marxian socialism and Keynesianism…”.
‡ Magari potreste dargli finalmente un'occhiata anziché ricostruire periodi storici a sentimento.
Sì Correttore, il problema è più ampio.
EliminaMa in un partito basato sull'élitismo, sulla (cosiddetta) meritocrazia, sull'individualismo ulraliberista, ecc... il mors tua vita mea è intrinseco nel DNA, la non-solidarietà sociale, la conflittualità, la competitività, diseguaglianza sono apertamente dichiarate in partenza, sono l'obiettivo prestabilito: ha poco senso parlare di tradimento nel partito dell'ognuno per sé.
Riguardo la seconda obiezione ho specificato che distinguo tra varie forme di capitalismo ed è scontato quale sia quella che preferisco.
Che molti capitalisti non fossero lungimiranti è vero come è vero che a molti esponenti più o meno di spicco della sinistra non fregava niente di coloro che rappresentavano.
Ma all'epoca c'era qualcosa sopra questi capitalistucoli che orientava il sistema verso linee politico-economiche keynesiane (e lasciava giocare gli altri a bandierina rossa).
Non era il marxismo (se non in negativo, per la sua pessima performance in Unione sovietica), non erano i sindacati, ma gli USA del Piano Marshall.
La dimostrazione è che ovunque, man mano che il capitalismo è tornato al laissez-faire (con la ciliegina del mercantilismo alemanno), di pari passo quasi tutti gli eroi de sinistra si sono riciclati come imbonitori di masse.
In Italia a partire almeno dal discorso sul potere salvifico dell'austerità di Berlinguer del 1977 ( se può sembrare meno sentimentale) le maschere hanno iniziato a cadere.
Prima del muro di Berlino, prima di Maastricht, le sinistre erano già sul libro paga der pèggio capitale per aprirgli la strada ed evitargli incresciose proteste.
Silvia può darsi che mi sbagli, ma da ciò che hai scritto si capisce che, secondo te¹, PSI e PCI nascerebbero élitisti, "meritocratici", basati sull'individualismo ultraliberista, eccetera e di conseguenza non ci sarebbe stato alcun tradimento. Una ricostruzione storica lievemente imprecisa.
EliminaCol Piano Marshall gli USA ancorarono i Paesi come l'Italia al capitalismo per mantenerli nella propria area d'influenza: ricostruendone le economie ne poterono orientare il conflitto distributivo a favore del capitale.
Per sincerarsene basta leggere il sopra indicato lavoro di Petrini, che ricostruisce i punti essenziali della politica economica italiana dell'immediato dopoguerra, completamente orientata dal quarto partito all'export (anziché al giusto equilibrio fra crescita del mercato interno e delle necessarie esportazioni), al contenimento dell'inflazione e di conseguenza dei salari. Scrive Petrini, p. 6:
«Quel che qui interessa è sottolineare il ruolo di Carli e del vincolo esterno in un passaggio cruciale della storia repubblicana, un passaggio che marcò la rinuncia ad attuare una politica di riforme che consentisse al sistema economico italiano di affrancarsi dal modello di sviluppo fondato su contenimento salariale ed esportazioni.»
Politica contrastata dagli anni '60 sul piano della lotta sindacale grazie agli scioperi e sul piano politico grazie al reddito indiretto, ovvero l'erogazione pubblica di servizi primari essenziali, come l'assistenza sanitaria (si veda ad esempio la storia del servizio sanitario nazionale). Ancora Petrini, p. 8:
«In queste condizioni, come era accaduto a inizio anni '60, la Banca centrale pragmaticamente offrì una via di fuga dalla compressione dei profitti attraverso una politica accomodante, sia riguardo alla gestione del cambio, sia riguardo alle esigenze di espansione monetaria e di finanziamento della spesa pubblica. Una tale politica, che è stata da più parti fortemente criticata come troppo lassista, era resa necessaria― a giudizio di Carli ―dalla profonda crisi del capitalismo italiano che vedeva la sua stessa sopravvivenza messa in dubbio da quello che lui definiva un processo di "sovietizzazione" della società italiana (determinato dalla convergenza tra cultura marxista e solidarismo cattolico), segnato da passaggi quali lo "sciagurato" accordo sul punto unico di scala mobile del 1975, la "cosiddetta 'riforma' sanitaria" del 1978 e in generale dalla crescita tumultuosa di uno Stato sociale da lui paragonato a un "edificio costruito senza pianta e senza progetto, e senza preoccuparsi della sua tenuta statica" (50 anni, 337).»
Parallelamente gli USA finanziarono, prima tramite l'OSS e poi la CIA, il progetto di Europa unita che vorrebbero (apparentemente ancora oggi) culminasse negli Stati Uniti d'Europa.
Con questo ritengo esaurito lo scopo di questo scambio.
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1. O le fonti ben informate a cui attingi: ma sono tipo 'sto scienziato politico che molto coerentemente stima Renzi?
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Colgo l'occasione per far rilevare ai noeuro de noantri che, come è emerso qui e su Orizzonte48, l'euro è un sintomo. Causa è il livello di rincoglionimento a cui ci hanno portati, che sarà difficile da contrastare anche per il migliore governo eletto per caso o per i motivi sbagliati (che una massa di rinc… di scarsamente consapevoli lo elegga a ragion veduta mi pare improbabile).
Questo è forse IL problema di ciò che rimane del tentativo di democrazia che abbiamo sperimentato nel secolo scorso.
Sì, infatti ti sbagli: ho scritto esattamente il contrario, cioè che i partiti dell'ognuno per sé sono quelli di destra, quelli di sinistra invece sono nati da ideali sociali (che condivido) pertanto sono i soli imputabili di averli traditi.
EliminaInvece, continui a ripetere come un disco rotto di Carli e del vincolo esterno, cosa che non ho mai messo in dubbio. Come non nessun problema a dire che il piano Marshall non è stato un atto di filantropia disinteressato e a criticare aspramente la direzione che hanno preso gli USA anche, ma non solo, riguardo il progetto europeo.
E se il problema fosse invece l'incapacità di capire quel che gli altri scrivono o l'arroganza con cui stabiliscono quando è esaurito uno scambio o la mancanza di obiettività con cui negano che il capitalismo MODERATO ha distribuito (finché è stato appunto moderato) molto di più alle classi "basse" (per quanto sempre a favore del capitale) di qualsiasi sistema comunista/marxista realmente esistito? O forse il problema è la classica spocchia piddina sotuttoIO sonointelligentesoloIO lefontibeninformateleconoscosoloIO.
Chiunque tu sia, l'ipse dixit è al di sopra della tua enorme presunzione, te sei esaltato forte!!!
Silvia ben felice di sbagliarmi riguardo il primo punto: dato che sostieni che i gruppi dirigenti dei partiti socialisti sono stati del tutto inefficaci nel migliorare la condizione dei lavoratori, mi è sembrato potessi riferirti a loro. Capisco che questo mio dubbio ti può sembrare sorprendente, ma ti assicuro che parte di quelle accuse infondate le ho sentite rivolgere ai movimenti socialisti (rivolte al PD sono accuse fondate).
EliminaPer il resto: sono un signor nessuno e non mi credo alcunché. Ho capito che questa conversazione non stava andando da nessuna parte proprio per la necessità di reiterare alcuni concetti.
In sostanza: portavo degli elementi per far comprendere perché, al contrario di te, non credo all'esistenza del "capitalismo moderato" (la ritengo un'invezione della propaganda). La nostra condizione è migliorata quando alla bestia feroce è stata messa una museruola, un collare e una catena corta (e non se li è messi da sola).
Ma non è durato molto, più o meno lo spazio di una generazione. Adesso siamo di nuovo punto e a capo, dobbiamo cercare d'ingabbiarla mentre ci sta sbranando vivi. Non ci sbranerà tutti: "solo" quelli che non gli servono, tanto da spaventare i rimanenti, che non gli venga più in mente di osare ribellarsi alla condizione di servi aspirando ad una vita dignitosa.
Negli ultimi anni mi sono convinto della validità di questa congettura (non è mia): la poderosa reazione anche contro il keynesismo (che apparentemente sembra un compromesso più che onorevole per ESSI) è dovuta proprio al fatto che senza sconvolgimenti violenti, con gradualità, andava a riscrivere il DNA della bestia. Gli psicopatici e i sociopatici che godono nell'andare a caccia con la bestia lo hanno capito forse per primi e sono passati al contrattacco.
Capisci bene che le nostre visioni del capitalismo (e del keynesismo) non sono conciliabili ed io non ho la stoffa del predicatore che vuole cercare di "convertire": se sei arrivata a delle conclusioni così diverse dalle mie avrai le tue buone ragioni. Perché dovrei insistere?
Bene, mi sarebbe davvero spiaciuto litigare con te.
EliminaIn pratica siamo d'accordo su tutto tranne su un punto cruciale: chi/cosa ha messo per un certo periodo la museruola al capitale?
Se ho ben interpretato tu sostieni che il merito sia delle lotte della sinistra. Ma allora perché sono cessate? E soprattutto perché non hanno lasciato nessun residuo nella maggioranza delle persone?
Io credo che sia stato un attimo di buonsenso concesso (obtorto collo) dall'alto del capitale per via dell'esito disastroso del liberismo negli anni 30, degli effetti della guerra mondiale e dell'URSS antagonista.
Credo che la differenza sia che sono più pessimista: per te buonsenso e desiderio di equità non sono nel DNA del capitalismo; io penso non siano nel DNA dell'uomo, pertanto ritengo utopiche forme di socialismo puro e mi accontenterei di un minimo di razionalità (anche solo egoisticamente auto-conservativa).
"E poi, quando eravamo ggiovani, quante volte ci siamo sentiti dire che "il personale è politico"? Non ho capito bene cosa volesse significare: probabilmente che la legittima aspirazione all'autodeterminazione individuale deve essere presa in conto e mediata dai processi politici"
RispondiEliminaDirei che l'ha capito benissimo, Profe. Hic Rhodus...
Big mistake? Io in italiano lo tradurrei: un inchino. E di solito ci si inchina quando si intende mostrare la propria sottomissione. Ma gli inchini pare non portino bene agli inchinanti,sia nell'arte della marineria che in quella della politica.
Barcellona? Naturalmente lo deciderà lei. Io sommessamente posso solo dire: pensi alla salute.
Ps.: "Sto per andare in montagna, dove non so quanto potrò fare, quanto la mia salma mi seguirà". Se la salma si chiama Hayek, mi faccia un fischio: sarei lietissimo di soccorrerla.
Hanno una fottuta paura che le cose potrebbero mettersi a favore di Marine. Stasera ne ho avuta la prova, con Caracciolo e Lazar, due volponi che ragionano e che stasera distribuivano prudenza a piene mani, Lazar in particolare conteggiava un 50% di euroincazzati che potrebbero cambiare la storia da subito ma anche in prospettiva, affermava che questa percentuale potrebbe fortemente aumentare dopo i primi mesi di eventuale governo di Macron; ovviamente il politologo e tuttologo, Augias, sembrava tranquillo e sereno, e distribuiva le sue dotte considerazioni di conoscitore profondo della Francia, debbo dire che invece Gruber era preoccupata, soprattutto per l' ipotesi di medio termine di Lazar.
RispondiEliminaResta il fatto che, come ipotizzava Alberto, nel tramonto dell' euro, le politiche ormai ineludibili nel campo della segmentazione del lavoro in Francia, in caso di vittoria dell' ultima e disperata chance nelle mani dei tecnocrati europei, creereanno le condizioni definitive per il collasso di un progetto che non sta in piedi per intrinseche contraddizioni.
Io vedo con estrema lucidità e chiarezza questo esito ormai prossimo; il Titanic affonderà perchè sta andando a frantumarsi contro un enorme iceberg, ma nessuno ha la forza e l' intelligenza di fare macchina indietro nonostante tutti sappiano che l' iceberg è sulla rotta, proprio lì dove passerà il Titanic.
Come nella tragedia del 1912, ci sono tanti idioti che ballano tranquilli e gioiscono pensando che la nave sia inaffondabile.
Il primo segnale lo avranno con l'affluenza al secondo turno: per molti, nonostante l'appello degli utili idioti, Macron è invotabile almento tanto quanto la Le Pen, e di sicuro non si rivedrà l'80/20
Eliminacon cui venne sconfitto suo padre.
Che poi diventi presidente uno che ha raccolto al primo turno il 24% del 78% dei francesi che hanno votato, ovvero neanche il 19% degli elettori, la dice lunga anche sulla "democrazia" francese.
E comunque, più Macron raglia Europa Europa e meno voti prenderà, al ballottaggio e alle legislative.
Mah speriamo che non si facciano tutti incantare da Macron che ha un cosi' bel visino e fa tanta tenerezza. Senza contare la mamma che gli sta sempre vicino e lo accompagna pure a fare pipi' e gli sgrulla il pisellino e fa tanta tenerezza.
EliminaIo non riesco a essere ottimista.
Lei ha cercato in tutti i modi di far capire loro l'urgenza di schierarsi dalla parte opposta a quella scelta dalla grande finanza, sono loro che hanno scelto.
RispondiEliminaHanno scelto di convivere con lo schifo, forse con l'illusione di "combattere dall'interno", ma più evidentemente con il risultato di non pagare scelte coraggiose con l'isolamento come lei ha fatto.
La loro scelta è meschina e di comodo, ma pagano con l'irrilevanza il loro poco coraggio.
Intanto i problemi restano a tutti noi, guardatevi in giro e vedete se riuscite a non odiare la loro ignavia.
No, non è lei che ha fallito, sono loro che hanno scelto di restare lì.
Capitolo chiuso.
“La Sinistra fa sempre il gioco del grande capitale. A volte perfino senza saperlo”.
RispondiEliminaFassina è un politico mediocre, perché ha capito tutto ma non ha il coraggio di accollarsi la battaglia politica. So che non vuole nemmeno organizzare una corrente all'interno di Sinistra Italiana, benché nel partito ci siano pezzi non marginali - per esempio il Network per il Socialismo Europeo di cui fa parte anche Cesaratto - schierati contro l'euro. Ma per i socialisti (intendo gli ex militanti e seguaci del Psi) è più facile: hanno una cultura politica statalista, che è antitetica a quella che domina nel mondo della sinistra radicale, cioè il post-operaismo caro a quelli che Thomas Fazi chiama i "Negrieri". Per loro lo stato è un nemico, hai voglia a parlare di euro, qua la battaglia si gioca sugli aspetti simbolici comprensibili a molti (stato nazionale vs Europa). Con la sinistra radicale non c'è alcuna speranza.
RispondiEliminaQualora non lo avessi letto ti segnalo questo: Una pacata risposta. Who is Thomas Fazi?
EliminaLuft, Luft ... Lufthansa!
RispondiEliminaIeri ero a Verona con mia moglie, siamo andati a sentire Salvini e Zaia che parlavano di referendum sull'autonomia, legittima difesa ed euro. Ho trovato piacevole che all'entrata distribuissero "Oltre l'euro per tornare grandi", almeno è un primo modo di potere informare molti che magari non hanno ancora le idee chiare.
RispondiElimina"L’anniversario della “liberazione d’Italia” è senza dubbio una data incisiva e importante per la Storia dei nostri paesi. Le terribili violenze accadute durante quegli anni devono rimanere nella nostra memoria e dei nostri figli e non si dovranno ripetere mai più.
RispondiEliminaMa la guerra e le violenze vanno comprese come sintomi di malattie collettive più profonde, come la malinformazione, l’eufemismo diffuso, l’ignoranza e soprattutto il falso ideologico.
(...)
“Liberazione dell’Italia”?
Da molti anni osservo, non privo di stupore, che la maggior parte del popolo italiano, un popolo sottomesso al vincolo esterno (ce lo chiede Europa), sottomesso a un’ideologia della globalizzazione (fuori c’è la Cina) e una teologia mercantilistica (fuori c’è la Merkel), e vincolata a una moneta che strutturalmente non è “sua”, celebra la moneta unica, lavorando un giorno di meno, “guadagnando come se lavorasse un giorno di più” (Prodi, per intenderci).
Un popolo deprivato dalle sue fondamenta economiche cade nella trappola già discusa negli anni 40 dai nazisti come Hermann Göring e Walther Funk con l’ipotetica “moneta unica” e nello stesso tempo festeggia la cosiddetta “liberazione dai nazisti”? Il destino a volte fa proprio dei brutti scherzi con noi.
La guerra moderna non si esegue più sporcandosi le mani proprie con il sangue dell’ avversario, salvo alcune eccezioni. La guerra moderna da decenni si esercita con operazioni di retroscena, non si mandano più dei soldati, ma “supporti logistici” e forze “educative” che insegnano alle marionette di turno come imporre la morale superiore.
Oggi non si parla più di “Blitzkrieg”, ma si esporta “democrazia”, si esporta “il mercato libero”, “virtuosità” e “la moneta unica”. Ammazzare un avversario con un fucile, una granata oppure un drone è disumano e imperdonabile. Ma lasciarlo morire lentamente imponendo ideologie di austerità e di fame è altrettanto fatale e da considerare un crimine contro l’umanità. Il punto che dovrebbe far riflettere il popolo italiano è che alla prepotenza militare ci si sottomette per debolezza bellica, ma alla prepotenza ideologica ci si sottomette per mancata autostima, per mancato intelletto, per mancata coscienza, oppure per pigrizia mentale. Infatti la questione dell’Euro sembra essere più un nodo gordiano a livello psicologico che a livello scientifico economico.
Non so cosa sia più tragica: che le marionette della politica tedesca stiano portando a termine il sogno del grande regno euro-germanico sotto un’apparente egemonia “tedesca” (secondo me solo l’utile idiota di turno di sogni altrui), oppure che gli italiani si stiano ancora una volta sottomettendo a ideologie devastanti senza porre resistenza. E’ comunque paradossale che 72 anni dopo il famoso grido di Pertini: “Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”, oggi una grande parte della classe politica italiana abbia deciso di far perire gli italiani, invece di far arrendere la Germania (vedi G.Letta: Morire per Maastricht).
Spero che il 25 aprile non serva esclusivamente come data per piangere sul sangue del passato buio ormai lontano, ma che sia anche una data utile per riscoprire il vero valore della libertà, della sovranità e dell’autodeterminazione nella vita economica degli Italiani. Che sia anche un momento di riflessione per liberarsi pacificamente, ma con fermezza, dalle violenze economiche e ideologiche. Un giorno per decidere, se arrendersi o farsi valere. Senza sangue, ma con moneta propria. Così magari un giorno diventerà nuovamente il “Giorno della liberazione d’Italia”. "
Martin Rothweiler, esponente del partito tedesco AfD
Ho appena letto la parte 2 del posti di Dezzani sulle radici della 2 repubblica (biennio 92-93) poi ho letto il post godo e il godo 2 e questo.
RispondiEliminaVado a fare una lunga passeggiata con in cane anche se è quasi ora di pranzo, sennò come diceva qualcuno "mi sale il crimine"..
A presto
La passeggiata è consigliabile: abbassa la glicemia, e poi il cane, che comunque non ti tradirebbe, te ne sarà riconoscente.
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