Una cosa posso dirvela: come musicisti siete migliori che come economisti.
Proprio il contrario di me, mio malgrado.
Lo spoglio delle schede del Keynes Award dimostra una certa maturità (perdonatemi se non riesco a pubblicarlo, ma contiene tali e tante peeeerle da necessitare un lavoro accurato). Viceversa, se ve li rileggete ora che (spero) avrete capito cosa volevo dire, molti commenti sotto a questo post sono desolanti. Di fatto solo Gasperino, in quello che, a mia memoria, è il suo unico commento sul blog, ci aveva colto in pieno, come sottolineato da robertobocco e da me, con una simpatica citazione (a qualcuno devo pur ispirarmi): non delebo propter decem (ma in realtà propter unum). Quindi sull'abominevole Sodoma che questo blog è diventato tarderò a scatenare la pioggia di fuoco, accontentandomi di purificarla ogni tanto, come qui abbiamo sempre fatto, con un po' di cultura, l'uomo nero dei ratti liberisti (che infatti non hanno partecipato al Keynes Award)...
Tornando al punto: quanto sta succedendo si configura in effetti sempre più come un Nixon moment.
Le analogie sono piuttosto evidenti. Vi siete letti cosa dice Nixon nel suo discorso? "Negli ultimi sette anni c'è stata in media una crisi finanziaria all'anno". Eh già: ora come allora veniamo da un decennio scarso di crisi finanziarie e di guerre scatenate (a grandi linee) da presidenti democratici (un mio collaboratore mi faceva notare la grande attenzione di Trump ai veterani nei suoi discorsi pubblici, con relativo rosicamento della stampa di regime). Ora come allora abbiamo una forte pressione al ribasso sul saldo delle partite correnti statunitensi, evidenziata nel grafico che speravo vi fosse di aiuto. Questo enorme deficit segnala, fra l'altro, un forte disallineamento al rialzo del dollaro. Ma anche questo dato non vi aveva detto molto, nonostante le mie indicazioni esplicite.
Certe volte mi chiedo perché mi leggiate. Devo avere uno stile veramente accattivante, perché all'idea di riuscire a trasmettervi qualche contenuto ho ormai definitivamente rinunciato, anche se, per fortuna, mi arriva qualche barlume di vita intelligente:
Max Tuna ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Concorsi pubblici: "MIA2016" e "Keynes award"":
Gentile Prof. Bagnai, con il suo post sul possibile Nixon Moment
lei mi ha consentito di mettere al riparo i miei pochi risparmi dalla
bomata in arrivo: prima delle elezioni USA ho venduto tutti i dollari
che avevo. Intendiamoci, pochi soldi erano e pochi rimangono: ma è
proprio quando i soldi scarseggiano che dispiace vederli evaporare.
In
segno di gratitudine per tutto ciò che ho imparato dai suoi libri e
continuo a imparare dal suo blog, oggi ho fatto una donazione ad
a/simmetrie, doppia rispetto allo scorso anno. Sempre una donazione da
pezzenti, sia ben chiaro, come si addice ad un pezzente quale io sono:
sono infatti un dipendente pubblico con quasi vent'anni di precariato
alle spalle (a proposito di 'garanzie' per gli statali) e quindi non me
la passo affatto bene. Però penso che qualcosa di concreto per
a/simmetrie sia meglio che un semplice 'grazie'.
Tanto le dovevo.
Visto che a questo punto le analogie le abbiamo capite (e a qualcuno capirle è servito), aggiungiamo anche qualche differenza. Una la propone questo grafico, tratto dalla nostra ultima newsletter:
Al tempo di Nixon gli USA erano creditori netti verso il resto del mondo per il 10% del Pil, ora debitori per quasi il 50%, situazione che per un paese "normale" (cioè non dotato di potere di signoraggio in termini di liquidità internazionale) sarebbe tutt'altro che rassicurante.
Se volete, è l'altra faccia di questo problemino, che abbiamo visto più volte:
Al tempo del Nixon shock il debito post-bellico era stato quasi tutto liquidato, mentre ora dobbiamo liquidare l'enorme massa di debito creato da trent'anni di guerra del capitale contro il lavoro (descritti ad esempio qui). Come vi ho detto fin dal Tramonto dell'euro, è interesse dei grandi debitori (fra cui gli Stati Uniti) vivere in un ambiente più inflazionistico, ed è ovviamente interesse dei grandi creditori (come la Germania) evitarlo. Solo che ora siamo arrivati al punto in cui i grandi creditori, perseguendo la deflazione, stanno divorando se stessi (via collasso del proprio sistema bancario e previdenziale schiacciato dai tassi negativi), e i grandi debitori, che non trovano nei grandi creditori una sponda per far ripartire l'economia mondiale, stanno subendo in casa propria una serie di tensioni sociali che impongono di adottare con urgenza misure a favore della crescita (e possibilmente di un minimo di inflazione, che aiuti a liquidare il debito senza scosse).
Non so se ci avete fatto caso, ma negli ultimi tempi negli Usa ci si ammazza per strada con una certa facilità. Potete cercare di convincermi che il problema sia che Saturno è in quadratura con Marte (posto che lo sia...), ma ritengo più convincenti spiegazioni basate sui fondamentali. Lo zio Tom non è riuscito a evitare che i suoi consimili si sparassero addosso semplicemente perché non è riuscito a dar loro un lavoro. Period.
Vorrei anche che notaste, nel grafico su posizione netta sull'estero e cambio effettivo, che la crisi del cosiddetto debito sovrano ha significato per gli Usa l'inizio di un ciclo di rivalutazione del cambio nominale, e uno sprofondamento del rapporto fra posizione netta sull'estero e PIL. Sarebbe interessante analizzarne la composizione, e valutare l'impatto della variazione dei prezzi degli strumenti finanziari (incluso il tasso di cambio) su questa dinamica. Fatto sta che, in buona sintesi, la nostra crisi agli Usa non sembra aver fatto molto bene, e questo credo che da quelle parti comincino a capirlo, altrimenti tanti segreti di Pulcinella (dal marciume di Deutsche Bank ai miasmi della Volkswagen) sarebbero rimasti tali.
In sintesi, questo quadro (molto sommario, ovviamente) rafforza l'indicazione che stiamo assistendo a un Nixon moment: gli Usa hanno bisogno di un dollaro più debole, e di inflazione. Uno shock politico è una possibile strategia per ottenere questo risultato. Qualcosa di simile possiamo immaginare sia successa con la Brexit.
Dopo di che, vorrei darvi qualche pensiero in ordine sparso.
A me fanno sinceramente sorridere di compassione quelli che "è arrivato il compagno Trump, è arrivato l'outsider Trump". Non fatevi fottere una seconda volta dai gazzettieri, se possibile! Un candidato alla presidenza degli Stati Uniti non può essere un outsider. Chi crede di assistere alla rivincità dei diseredati, degli sconfitti della globalizzazione, è un povero farlocco che si lascia strumentalizzare dai furbi, dai furbetti e dai furbini che nei giornaloni insistono nel dipingere una jacquerie dei tempi moderni, con lo scopo nemmeno tanto velato di delegittimare il processo democratico qui a casa nostra. Quello che stiamo vedendo è semplicemente il cambio della guardia fra una parte dell'establishment Usa, e un'altra parte dello stesso establishment. Non illudetevi che questo cambio della guardia avvenga senza un rigido passaggio di consegne (ovviamente sotto banco, mentre lo scambio di contumelie era ostentato, for the sake of show).
In altri termini, tutta l'euforia di chi vede per domani la fine del TTIP e la reintroduzione del Glass-Steagall act mi sembra un pochino fuori luogo. Poi magari mi sbaglierò, e allora me lo farete notare (e, come al solito, sarò contento). Proprio in questo momento la CNBC mi informa che il Dow Jones sta recuperando: loro ne sanno più di voi, quindi... state sereni (o meglio: inquieti)!
A noi cosa cambia?
Bè, se le cose stanno come dico io, certo che ora er Nasone ha un compito arduo! L'unico modo in cui poteva agire per tenere insieme l'euro era indebolirlo: dava così ossigeno ai paesi del Sud, permettendo loro di esportare sui paesi terzi (cosa non risolutiva, come dicemmo nel 2014), e soprattutto di rifinanziare i propri debiti a tassi accessibili. Peccato che l'euro debole, palliativo per la malattia terminale del Sud, fornisse un ennesimo sleale vantaggio competitivo al Nord: il surplus tedesco è ormai da tre anni sopra quello cinese, e continua a crescere. Che le controparti avrebbero svalutato era prevedibile e da noi previsto (qui nel caso della Cina, e ovviamente qui nel caso degli Usa). Naturalmente dollaro debole significa euro forte, quindi ulteriore deflazione a casa nostra. Ci dovrebbe essere la (desiderata) correzione al ribasso del surplus tedesco, ma ci sarà anche una (indesiderabile) correzione al ribasso del saldo francese, che quest'anno si prevedeva tornasse in territorio positivo dopo otto anni in rosso. La Francia l'euro non se lo può permettere, e qui lo abbiamo chiarito prima di tutti gli altri. Tanto meno si può permettere un euro rafforzato. Quindi i francesi andranno alle urne in condizioni economiche peggiori delle attuali, al termine di un ciclo di conflittualità sociale che non vedo come potrebbe smorzarsi, e sull'onda dell'impressione, in qualche modo illusoria (vedi sopra alla voce "Trump non è un outsider"), ma comunque politicamente devastante, che il voto conti!
Chiaro, no?
In termini di tassi di interesse, cosa succederà? Un "hike" (rialzo) dei tassi Usa potrebbe materializzarsi se la Fed facesse il giochino di (fingere di) temere inflazione a seguito dell'indebolimento del dollaro. Oppure la Fed potrebbe fare il giochino di Carney in Inghilterra: continuare con la politica monetaria accomodante, in modo da prendersi il merito della crescita che dovesse manifestarsi (ovvero del mancato crollo dell'economia americana a causa dell'avvento dei barbari)! Questa valutazione è abbastanza difficile da fare, in questo momento. Se un rialzo dei tassi ci sarà, tanto meglio: le contraddizioni dell'Eurozona esploderanno più rapidamente. Ma certo non sarà un rialzo devastante (non è un Reagan moment, per capirci), e comunque il rialzo del cambio è di per sé già una bella ventata sul castello di carte europeo.
Ora vediamo come va al Monte dei Paschi...
"... la fine del TTIP e la reintroduzione del Glass-Steagall act ..." : questo sarebbe un JFK moment!
RispondiEliminaSi diceva, non credere alle favolette. Perché i russi volevano mettere i missili a Cuba? Perchè San JFK li aveva in Germania e in Turchia (e a Okinawa, stoltamente puntati sulla Cina). Tant'é che la crisi si risolse con la rimozione (in segreto, che non venisse intaccata l'immagine di JFK e la potenza degli USA agli occhi dei partner NATO) dei missili americani dal suolo turco.
EliminaJFK moment nel senso di Dallas....
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaTi sei perso il concetto economico di trade off. Ma non fa nulla, se ti rileggi capisci (a meno che tu non sia un troll).
EliminaUn innalzamento dei tassi in USA dovrebbe ridurre la svalutazione del dollaro ma come contropartita farebbe affluire più capitali (anche dall'eurozona)
EliminaCorretto professore?
Prof pensi che dalle parti de La Voce del padrone stanno facendo spudoratamente i troll: "Il probabile apprezzamento del dollaro che potrebbe conseguire dall’aumento dei tassi di interesse necessario a finanziare l’accresciuto debito contribuirà poi ad ampliare il deficit commerciale, rendendo meno competitivi i prodotti americani rispetto a quelli del resto del mondo"
EliminaQuesta è una semplice definizione di trade off: "In economics the term is expressed as opportunity cost, referring to the most preferred alternative given up. A tradeoff, then, involves a sacrifice that must be made to obtain a certain product, service or experience, rather than others that could be made or obtained using the same required resources. For a person going to a basketball game, their opportunity cost is the money and time expended, as compared with the alternative of watching a particular television program at home.
EliminaMany factors affect the tradeoff environment within a particular country, including availability of raw materials, a skilled labor force, machinery for producing a product, technology and capital, market rate to produce that product on reasonable time scale, and so forth.".
Situazione USA:"The balance of payments is a statistical statement that summarizes transactions between residents and nonresidents during a period. It consists of the goods and services account, the primary income account, the secondary income account, the capital account, and the financial account. Under the double-entry accounting system that underlies the balance of payments, each transaction is recorded as consisting of two entries and the sum of the credit entries and the sum of the debit entries is the same.
What the US has is a positive balance in the secondary income account (more credits than debits) despite running large deficits in the primary account and despite having a large negative net international position...
The point of the above example is that even though the US earns more on assets held abroad than what it pays nonresident economic units on their financial assets, this process cannot continue forever. Sooner or later, the difference between the assets and liabilities (because of continuous trade deficits) will be so high that the secondary income in the current account in the balance of payments will be negative.". Quindi se alzi i tassi, peggiori trade balance (oltre a mandare in bancarotta di nuovo i pluri indebitati americani, cfr. debito auto e student) ulteriormente ed acceleri il processo di crisi USA (cfr. se i subprime hanno colpito EU nel 2008?). Se non alzi i tassi (quindi questo è il trade off) ma metti in pratica i tagli fiscali + investimenti in infrastrutture in programma Trump: "... if the US runs at full capacity and hence higher trade deficits because of higher national income and income effects on imports, the US will hit the tipping point sooner. At that point nobody can obfuscate the debate by saying that the secondary income balance in the current account of the balance of payments is positive. The international investment position will deteriorate at a much faster rate... The situation can continue as long as markets allow it to go on.".
Quindi bisogna solo capire "di che morte si vuole morire" perchè : “we have emphasized that, in the United States, sustained growth with full employment would eventually require both fiscal expansion and a rapid acceleration in net export demand. Part of the needed fiscal stimulus has already occurred, and much more (it seems) is immediately in prospect. But the U.S. balance of payments languishes, and a substantial and spontaneous recovery is now highly unlikely in view of the developing severe downturn in world trade and output. Nine years ago, it seemed possible that a dollar devaluation of 25 percent would do the trick. But a significantly larger adjustment is needed now. By our reckoning (which is put forward with great diffidence), if the United States were to attempt to restore full employment by fiscal and monetary means alone, the balance of payments deficit would rise over the next, say, three to four years, to 6 percent of GDP or more—that is, to a level that could not possibly be sustained for a long period, let alone indefinitely. Yet, for trade to begin expanding sufficiently would require exports to grow faster than we are at present expecting, implying that in three to four years the level of exports would be 25 percent higher than it would have been with no adjustments.”. Spero di aver centrato il punto.
Eliminala curva di Phillips
EliminaChiaro, se affluiscono capitali in USA si va a diminuire il beneficio sulla bilancia dei pagamenti USA portato dalla svalutazione, quindi un rialzo dei tassi, se ci sara', non sara' eccessivo.
EliminaQuello che non capisco e' perche' una svalutazione leggera del dollaro (poiche' smorzata dall'incremento dei tassi) dovrebbe far esplodere piu' rapidamente le contraddzioni dell'Eurozona rispetto a una svalutazione pesante.
Bellissimo post, per la solita acutezza (basata sui dati) e il solito equilibrio di giudizio. Quanto all'intervento di Max Tuna, mi associo completamente
RispondiEliminaHo provato a spiegarla in questi termini, mi hanno risposto che e' colpa delle Russia e che adesso ci faranno la guerra. Sigh!
RispondiEliminaScusate, ma lo vedo solo io che in queste ore il Dollaro è salito sull'Euro? Sono confuso.
RispondiEliminaPost molto accurato, come sempre. Hai piddini e al Pd interessa solo una cosa (o almeno guardando un po facebook): hanno votato per Trump e la democrazia ha perso. Dopo la Brexit per la seconda volta perde la democrazia, la loro democrazia, che non è la democrazia dei cittadini.
RispondiEliminaE' quel che ho detto al socio stamattina: "La vedo bigia" (visto che ormai la piccola bottega fa il suo piccolo fatturato in dollari oltroceano: la clientela italiana che era rimasta nel 2011 è stata fatta fuori dai fire sales - sì, proprio quelli da cui l'euro ci difendeva, secondo alcuni intellettuali della Magna Grecia).
RispondiEliminaIl rialzo ci sarà, e i sopravvissuti come me reggeranno fino a 1.35, oltre inizieranno a non respirare più (film già visto, prima che il Mario Maximus non ci mettesse una pezza farlocca).
Ora, data la devastazione generale del manifatturiero del mio settore (ma anche i metalmeccanici e i tessili so che fischiano - quelli rimasti), il punto è uno solo: il castello di carte eurozona crollerà in tempo? E chi si accollerà i costi della ricostruzione industriale?
Ottimo come sempre.
RispondiEliminaVorrei solo aggiungere due cose. La prima e' che se anche Trump fosse l'esponente di una fazione dell'establishment (quella della svalutazione del dollaro e dell'addio aal'euro), questa sembrava molto minoritaria in termini di fondi disponibili, copertura dei media e sponsorizzazioni da parte di Wall Street. La vittoria non mi sembrava cosi' scontata, negli stati importanti tipo Florida e Pennsylvania e' arrivata ma non e' stata cosi' netta e scontata.
Il secondo punto e' che al di la' della retorica destra-sinistra, ieri Trump durante il discorso di celebrazione della vittoria ha di fatto annunciato un programma Keynesiano: ha detto letteralmente ricostruiremo ponti, strade, aeroporti, ospedali, scuole...
Grazie Prof.
Solito post magistrale (cui immagino seguirà l'ennesimo QED). Gli USA sono un Impero (e tali rimarranno, anche con Trump), quindi gli obiettivi strategici non cambiano. La sensazione, però, è che nello "Stato profondo" americano qualcosa cambierà (o sia già cambiato) con Trump, se non altro perché quest'ultimo rappresenta quel "nuovo" establishment (privo dei neocon, almeno per il momento) al potere che, come rimarcato nel post, sostituisce il precedente. La lettura economica è fondamentale; gli USA dovranno passare da una svalutazione, con tutto ciò che ne consegue per quanto riguarda i rapporti con i tedeschi (che, secondo me non a caso, sono felicissimi per l'elezione di Trump). Penso che la reale novità che sarà portata dal nuovo establishment riguarderà proprio i rapporti con Ue/euro (e quindi Germania) che saranno affrontati (e superati definitivamente) in modo più radicale rispetto al passato recente. La tensione con la Germania comincerà a farsi seria (come anticipato nel TDE). Prepariamo i popcorn.
RispondiEliminaCommentando su altri siti avevo già detto che Trump non era isolato. A chi lo considerava un povero idiota rispondevo che non lo era più di quanto lo fosse stato G.W. Bush (il riferimento è alle capacità politiche). Va da se che era stato messo lì a rappresentare degli interessi. Ma è sempre stato chiaro che la competizione era fra due oligarchie in lotta fra loro e che non si trattava di una rivoluzione (popolo vs. potere), ma di un tentativo di rimodulare le politiche geostrategiche ed economiche statunitensi perché la situazione lo impone.
RispondiEliminaCredo che Trump fosse stato “lanciato”, all’inizio, soprattutto per ostacolare la candidatura alle primarie dell’ennesimo Bush (c’è chi lo ha scritto), poi c’è chi ha intravisto la possibilità che la sua candidatura potesse “reggere” anche contro un avversario più forte (la Clinton). Ed allora, visto che si ambiva ad un ricambio (o ad una semplice rimodulazione) nella gestione del potere, meglio trattare da posizioni di forza, visto che se ne intravedeva la possibilità.
Anch’io non mi aspetto miracoli. Però qualcosa mi aspetto. La fine del rapporto privilegiato con gli arabi del golfo, ad esempio, con quello che comporta nella geopolitica medio-orientale. Mi aspetto anche che gli Stati Uniti rinuncino alla loro posizione di unica potenza egemone (con riferimento anche al dollaro), per accettare quella di “primus inter pares”, raggiungendo un accordo con Russia e Cina (riconoscendone l’importanza strategica), e riducendo – se non eliminando – le tensioni in Medio Oriente, nell’Est europeo e nel Mar Cinese meridionale.
Mi aspetto che la nuova politica economica delle oligarchie vincenti, meno globalista, porti fra le altre cose alla fine dell’Eurozona (più che dell’UE), o come volontà diretta (per difendere i propri interessi) o come conseguenza delle tensioni che la sua applicazione comporterà. Che, se qualche paese europeo ci proverà (la speranza va alla Francia, ça va sans dire), gli Stati Uniti non si mettano troppo di mezzo.
Altre cose, come ad esempio la reintroduzione del Glass-Steagal Act, francamente non saprei dire (Movisol sono anni che insiste sull’argomento. Comunque, era nel programma di entrambi i candidati). La situazione sul fronte dei “derivati”, dei crediti inesigibili etc., però, è grave ed una soluzione dovranno pur trovarla.
Insomma, non credo che il quadro di riferimento possa essere così statico. Poi, ho anche letto che la politica economica della nuova Amministrazione sarà gestita da un bravo signore di estrazione Goldman Sachs (figurarsi). Questo significa che niente sarà fatto contro Wall Street, ma credo che quest’ultima un qualcosa avrà pur dovuto concedere sul piano della libertà d’azione.
Non è poco. Rosso Piceno.
Ci si è "messo lì" da solo, Trump. Poi altri si sono accodati, ma per candidarsi e vincere ha dovuto anzitutto battere la dirigenza e i finanziatori del SUO partito, che hanno fatto del loro peggio per farlo perdere.
EliminaQuesto è uno che, comunque si comporti poi, ha fatto un miracolo grosso come la Trump Tower. Evidente che adesso l'establishment cercherà di rimetterlo in riga, ma se si pensa chè è "semplicemente l'espressione" di un settore di establishment non ci si capisce niente. E' un imprevisto storico, Trump, come il Mulo nel ciclo della Fondazione di Asimov. La storia non solo non finisce, ma ha parecchia fantasia.
Anche il Mulo della Fondazione di Asimov era un "populista", o ricordo male?
EliminaIl commento più chiaro che ho letto oggi. Risalta particolarmente nel delirio generalizzato: sui media piddini di tutte le lingue non sanno veramente che pesci prendere.
RispondiEliminaBasta non leggerli, e soprattutto non acquistarli ne' cliccarli.
EliminaA me diverte parecchio un certo tipo di comicità
EliminaTrovo molto corretta l'osservazione che si tratta di un passaggio di consegne tra due differenti ali marcianti dell'establishment. Istintivamente direi che assistiamo alla resa dei conti tra gli oltranzisti e i moderati; tra coloro che sono disposti a tutto pur di incrementare il volume del proprio portafogli indipendentemente dall'abisso sociale che si crea, e coloro che capiscono come, oltre un certo livello di sperequazione, le societa' diventino instabili e rischino di collassare trascinando anche chi si trova al vertice.
RispondiEliminaHo l'impressione che un non irrilevante elemento catalizzatore di questo passaggio di consegne sia stato internet e che l'amministrazione Obama non sia arrivata in tempo a bloccarne un utilizzo relativamente libero. Mi aspetterei una ulteriore stretta in questo senso abbastanza a breve.
Roberto Seven
"tutta l'euforia di chi vede per domani la fine del TTIP e la reintroduzione del Glass-Steagall act mi sembra un pochino fuori luogo"
RispondiEliminaalmeno con Trump piuttosto che Clinton la probabilità che questo evento accada passa da 0,0 a 0,1.
Se al MEF diventano euforici per un Pil che cresce dello 0,1% in più del previsto, allora professore abbia la bontà di capire noi poveracci che ci entusiasmiamo per un aumento delle probabilità di suddetti lieti eventi dello 0,1.
Il tuo commento mi ha ricordato una frase detta da un serial killer in un film: "dai una speranza, seppur illusoria, alla vittima e lei non si ribellerà".
EliminaEppure secondo De Felice (Intesa) negli USA adesso c'è la piena occupazione, niente crisi, crescita. http://www.repubblica.it/economia/2016/11/09/news/de_felice_intesa_dopo_il_voto_usa_l_europa_deve_ripensarsi_margini_di_flessibilita_troppo_stretti_-151661599/
RispondiEliminaOrizzonte48 ha ben evidenziato le storture statistiche relative ai dati occupazionali USA
EliminaGrazie, come il mondo quando la mattina uno si mette gli occhiali.
RispondiEliminaAncora un dubbio su dove per gli USA, possa pendere la bilancia costi/benefici riguardo alla (non)esistenza dell'euro.
Se l'euro implode e facendola corta le economie riprendono a vivere (diciamo in qualche anno?) cosa escogiteranno dopo?
Perché, in fondo, l'obiettivo dell'euro per gli USA non era di azzopparci e fare mercantilismo verso di noi? (comprese tensioni dopo svalutazione dell'euro) (e lasciando pure da parte la geopolitica)
Cioè - possono gli USA permettersi un "altra" europa (haha) finalmente libera e competitiva? (lo so che dovrebbero, ma lo accetteranno?) E più degli USA, possono permetterselo quei gruppi di potere che oggi stanno verosimilmente rimodulando i contratti verso il nuovo presidente (ok, la destra non funziona così bene per lo scopo come delle pettorine rosse, ma magari lui si compra pure a meno...).
Se i francesi vanno a votare ancora più incavolati penso che vadano a votare la le pen poi ci sono gli austriaci tra poco il referendum da noi... stanno preparando lo smantellamento dell euro i nostri amici yankees? Non è una domanda retorica non ci sto veramente capendo un c***o
RispondiEliminaPiù che pianificarlo, lo hanno accettato che è ben diverso, alla fine si son trovati costretti a reagire in conseguenza dei loro madornali errori di valutazione come è già è successo in precedenza.
EliminaAlla fine l'incapacità di comprendere le differenze culturali altrui rimane il più grande difetto dell'elitè americana.
La traiettoria dubito sia cambiata, passeremo per una palingenesi
A proposito di Glass-Steagall da un lato, e della verifica effettiva delle intenzioni di Trump come Presidente (e come rappresentante di una fetta dell'establishment USA), va detto che la reintroduzione del Glass-Steagall è inserita a chiare lettere nel programma di Trump, ed altrettanto a chiare lettere è stata esplicitata da Trump stesso durante la campagna elettorale.
RispondiEliminaIn Italia se n'è parlato di striscio, ma pare che negli USA tale intenzione abbia destato un certo scalpore (e ci credo!).
Da una simile ostentazione di un punto del programma così specifico e delicato, unita al fatto che Trump godrà di un potere politico assolutamente enorme (almeno in termini formali), che gli deriva dal controllo pressochè totale dell'arco istituzionale statunitense (presidenza + congresso + corte suprema), derivano a mio avviso un paio di conseguenze:
1) Trump non potrà rifugiarsi nella strategia "vorrei ma non posso" (che, del resto, mi sembra non si addica comunque troppo al suo carattere). Tecnicamente parlando, può fare praticamente ciò che vuole: ha in mano tutte le leve del potere e nessun ostacolo istituzionale all'orizzonte. Potremo verificare abbastanza presto se The Donald sia un bluff o meno.
2) se non si rivelerà un bluff (come spero), e se non verrà fatto fuori politicamente o fisicamente (opzione che non escluderei necessariamente), il Glass-Steagall dovrebbe effettivamente avere i mesi contati.
Dopodichè, condivido che non abbia senso ritenere Trump un "outsider", e men che meno un paladino degli indifesi e dei diseredati.
Più sobriamente, credo però che una presidenza Trump possa riflettere la strategia di quella fetta di establishment che predilige una politica protezionista e non-interventista in luogo del globalismo economico e bellico di marca USA in voga ormai da almeno un paio di decenni.
Già questa mi sembra una notizia per la quale rallegrarsi, e parecchio.
il congresso è controllato dal partito repubblicano non da Trump, per questo credo che le divergenze con il partito verificatesi fin dalle primarie e proseguite poi con la campagna presidenziale, ad elezione avvenuta abbiano spinto il futuro presidente a raggiungere un compromesso con il partito che preveda la rinuncia a diversi punti del programma elettorale. Considerata la reazione dei mercati finanziari, dove titoli azionari quali GS e JPM stanno brindando a champagne, penso che il Glass-Steagall act faccia parte di quelle rinuncie.
EliminaIn merito elez.usa la penso cosi':Se ne va' uno coi soldi e sale un altro coi soldi..quelli coi soldi non fanno gli interessi del popolo..anzi..Eppoi Basta anche leggere il fumetto "un voto per notax" di alan ford per capirlo..
RispondiEliminaE prima ancora che alla Francia potrebbe toccare all'Olanda. Ho fatto una bella chiacchierata con mia nonna su Skype stasera, e la sensazione è che Wilders vincerà le prossime elezioni a mani basse.
RispondiEliminaBuonanotte!
Probabilmente finirà come dice il prof.
RispondiEliminaCioè Trump non porterà a termine le promesse elettorali del TTIP e del GSA.
Ci sono alcuni però.
La manina del KGB sulle email della Clinton, farebbe pensare ad una chiara insofferenza di Putin verso gli intenti poco amichevoli degli USA dimostrati con lo schieramento di un pò di navi e la storia dello scudo antimissili, facendo un favore a Trump che ha manifestato l'intenzione di abbandonare i contenziosi con la Russia e addirittura smantellare la NATO.
Risulta al momento difficile pensare che Trump possa disattendere cosi tante promesse elettorali, ma sarà solo il tempo a rivelarci il resto di questa storia. Noi speriamo che Bagnai si sbagli, sarebbe più contento anche lui.
No, almeno il gombloddo del "KGB" sulla diffusione delle email risparmiamocelo, quando succedono queste cose le fonti sono SEMPRE interne ....
EliminaProvo ad unire i puntini, forse questo ragionamento puo' dare qualche spunto. Come le leggi dell'economia valgono per noi, varranno anche per gli Stati Uniti in fin dei conti (anche se da loro sono un po' "diverse"). Un deficit cosi' importante delle partite correnti, a chi giova internamente nel loro Paese? A noi in Sud Europa, ha per caso giovato? Ma anche no. Evidentemente se hanno una domanda interna cosi' forte, penseranno anche loro, cosi' come lo pensiamo anche noi, che é possibile soddisfarla maggiormente con produzione interna. E questo, se da un lato crea occupazione, giova anche al capitale. Perché le corporate dovrebbero lasciare quote di mercato e utili a Paesi terzi (vedi Germania, Giappone..). Quello che esportano le multinazionali USA (roba tipo Google, Facebook, Apple e compagnia cantando) con cosa lo sostituiremmo noi in Europa? Mentre una VW o una Toyota loro che problemi hanno a farlo dentro? Quindi un atteggiamento protezionista, in USA, puo' benissimo essere un nuovo modo di aumentare gli utili di Wall Street. Non la vedo tanto diversa che da noi. Se si va in malora o si va bene, lo facciamo tutti insieme, io vado in malora prima, ma dopo tocca anche al Sole24ore. Poi internamente discutiamo pacatamente di come ci si divide il risultato se va bene.
RispondiEliminaL'azionista di Ford per dire, secondo me Trump lo ha votato col portafoglio. Poi probabilmente Hillary ha avuto dietro quelli che la globalizzazione la hanno stravinta e vogliono continuare a giocare. Ma effettivamente, ad oggi, dovrebbero cercare domanda probabilmente su Marte..
Una nota: é carino vedere come dopo avergli dato del fascista per mesi, il giorno dopo la stampa italiana é cambiata nelle reazioni... adesso persino Giannino ha cambiato opinione, descrivendo il mostro della globalizzazione combattuto da Trump, ma perché i progressisti non ne parlano, ma c'é gente che sta male, ma chissa'! Sicuramente é dovuto al suo estremo rispetto per il popolo americano, mica come quegli inglesi, quelli no. Quelli guidano dal lato sbagliato e per il loro dolore di pancia alle urne adesso rischiamo la 3a guerra mondiale!
Nella guerra Trump vs. Clinton entrambi difendono gli interessi delle elite di cui fanno parte e, innanzi tutto, gli interessi loro.
RispondiEliminaLa differenza però c'è, e sta nel fatto che il pesce grande mangia il pesce piccolo, e più mangia e più cresce e più cresce più ha fame e più mangia e così via, fintanto che nel laghetto di pesci piccoli non ce n'è più, e allora ecco che gli tocca mangiare i pesci medi e poi, magari, i pesci medio-grossi. Ecco, diciamo che Trump mi rappresenta il cartello dei pesci medio-grossi. Per di più è un costruttore, una categoria che ha la NECESSITA' di un'equa distribuzione della ricchezza, perchè è una delle prime classi di milionari ad andare in crisi se crescono troppo le disparità di reddito e i salariati impoveriti devono rinunciare alla casa di prorpietà. Per i costruttori, delocalizzare non è proprio impossibile, ma è complicato. E per quello che ne so Trump NON lo ha fatto.
Quindi Trump, sarà pure tutto quello che volete, ma cercarà di far recuperare alla classe media potere d'acquisto (cioè, fara politiche economiche di sinistra).
Per cui, potrebbe esserci una corsa planetaria alla svalutazione della moneta (per chi ce l'ha) dalla quale, tenuto conto della totale disfunzionalità e mancanza di obiettivi condivisi delle istituzioni dell'Eurogoverno, potete star (abbastanza) certi che ne usciremo con le ossa rotte. E se uscire dall'Euro è necessario, già oggi potrebbe non esser sufficiente, e domani sarà ancora peggio.
Ho sempre pensato che il cavallo vincente dell'establishment (democratici + repubblicani all'unisono) doveva essere la Clinton, mentre Trump doveva correre solo per reggere il teatrino, tanto il personaggio (per loro troppo folkloristico) non avrebbe potuto disturbare più di tanto... Poi il gioco gli è sfuggito di mano e Donald malgrado loro è diventato l'outsider (vincente), raccogliendo, tra gli altri, i voti della rust belt...
RispondiEliminaChissà, vedremo.
Comunque se anche le cose fossero andate così, ciò non toglie che ci possa essere lo stesso un passaggio di consegne, magari non programmato dall'inizio ma incoming. Ha già fatto un "bel" discorso unificante...
Per ora in mancanza d'altro (ognuno ha i suoi problemi) mi godo come un riccio il livore piddino, tipo alla furio colombo, per dire.
Quale potrebbe essere lo shock politico che permetterebbe agli Usa di avere un dollaro più debole e inflazione?
RispondiEliminaNon penso le votazioni olandesi per il relativo peso dell'Olanda, quelle Francesi con vittoria della LePen come il grassetto nell'articolo sembra suggerire?
O il crollo dell'eurozona (magari) per la necessità che sia il marco a rivalutarsi sul dollaro e resto del mondo?
Questo post è una di quelle ventate di verità che il prof sa dare!!
RispondiEliminaNel merito, vedendo Trump come rappresentante degli interessi del capitalismo industriale, si spiegano anche le sue posizioni negazionistiche sul cambiamento climatico, e.g. https://www.scientificamerican.com/article/trump-picks-top-climate-skeptic-to-lead-epa-transition/
Scusate non ho capito una cosa (e non sono un troll, almeno non uno volontario)...ma perchè in Francia c'è l' illusione che il voto conti?Se vince la Le Pen qualcosa del suo programma elettorale dovrà pur portarlo a termine no?
RispondiEliminaPenso possa interessare il "Contratto con l'elettore" pubblicato da Trump come piattaforma elettorale.
RispondiEliminaSono due facciate A4 (ovviamente in Inglese), disponibile in PDF qui - dovete solo fare click sulla casella "I am not a robot".
"Un candidato alla presidenza degli Stati Uniti non può essere un outsider."
RispondiEliminaCase in point: il consigliere economico di Trump e probabilissimo segretario del tesoro è Steven Mnuchin, Goldman & Sachs.
Però, non sono sicurissimo che il discorso si applichi alla Francia. Il Front National ha sicuramente i suoi agganci, ma è stata esclusa dal potere che conta dal momento della fondazione, grandi burocrati o testate di stampa amiche non ne ha, finanziatori interni nada (ed infatti è vero che prende i soldi da Putin e magheggia con i fondi europei...), grandi idustriali o imprenditori che appoggiano apertamente e di cui difenderebbero gli interessi non ne vedo...
Insomma, vincesse mai (vincendo al primo turno, se no non se ne parla), la Le Pen sarebbe, secondo me, quanto di più fuori dall'establishment francese che ci possa essere. Credo.
Trump lo è, un outsider. Basta vedere che cosa gi si è schierato contro, e lo si capisce. Ha tanti soldi, ed è un personaggio TV in proprio, le due condizioni necessarie per provarci (non dipendeva da finanziatori esterni ed era già largamente noto). Ma rispetto all'establishment americano Trump era un outsider eccome.
EliminaMi spiace, Roberto, sempre con una cifra di stima, per me hai preso un granchio. Un palazzinaro, che gestisce hotel e casinò, e residenze negli Hamptons, minimo qualche conoscenza ce l'ha, IMHO. Difatti Alberto dice a un certo punto "per il divertimento degli astanti" (for the sake of spectacle).
Elimina(era una distopia, vero? O mi devo ricoverare?)
Scusate ma sta cosa mi sta logorando, ma se è l'establishment stesso che ha scelto trump, mi spiegate che cosa votiamo a fare? Per cosa combattiamo?
EliminaAnalisi puntuale e condivisibile. Tuttavia nella storia dell'uomo è spesso accaduto che una volta scatenati determinati processi di portata storica universale sia diventato praticamente impossibile fermarli, anche se gli agenti che hanno dato loro inizio furono sconfitti o si dimostrarono inadeguati al ruolo assunto (per es. la sconfitta di Napoleone a Waterloo non ha impedito la diffusione ed infine la supremazia degli ideali della rivoluzione francese). Allo stesso modo, benché Trump non sia certo il salvatore dei diseredati e degli oppressi (benché io sia il primo a scherzare su internet immaginando che lo sia), egli è diventato il catalizzatore di una tendenza antiglobalizzatrice che ormai si sta radicando in tutto l'Occidente e che difficilmente Trump o chi per lui potrà fermare o contenere dopo averla cavalcata in modo così abile. Mi sembra che le parole con cui Jacques Sapir ha commentato la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali confermino ciò; egli dice (fonte: http://vocidallestero.it/2016/11/10/trump-e-presidente/): "La vittoria di Donald Trump ha scosso gli Stati Uniti e ha sorpreso il mondo. Riflette il montare di un’ondata di rabbia della classe popolare contro le cosiddette 'elite'. Firma una reazione storica contro la frattura sociale, ma anche ideologica e culturale, degli Stati Uniti, che ha visto lo sviluppo di una politica, ma anche di media, 'fuori dal mondo'."
RispondiEliminaNon avendo, per ora, import/export da Marte e dalla Luna, mi sto chiedendo come dovrà essere la vita di 7mld di persone e quanto po reggere questo sistema prima del patatrack?
RispondiEliminaCaro Prof. e tutti,
RispondiEliminaho appena acquistato un biglietto per il convegno proprio perché non potrò parteciparvi.
Buono studio e buon divertimento.
Certo un ritorno a un maggiore isolazionismo US potrebbe distendere un poco gli animi in giro per il mondo. Però però... Ho già sentito i solerti megafoni del PUDE affermare che il minore impegno degli US,sopra tutto nel campo della difesa non potrà che essere colmato da... Ebbene sí! Più Europa!!!
RispondiEliminaDifficile dire se Trump darà un seguito a ciò che ha detto per intercettare il malcontento, la cosa certa è che il voto esprime rottura con lo status quo e, sicuramente, a molti di quelli che hanno votato Trump interessava dare solo un segnale, forte, della rottura tra la realtà del vivere della classe media e le politiche redistributive dei piddioti.
RispondiEliminaNon credo proprio che Trump e il suo entourage siano degli idioti, anche per il solo fatto di aver saputo giocare proprio sul punto debole dell'obiettivo delle politiche "democratiche": l'aumento della diseguaglianza nella redistribuzione della ricchezza.
La parte divertente è però come rispondono i nostri beniamini alla concretezza e al pragmatismo dell'entourage repubblicano: adottano esattamente la strategia rivelatasi vincente con Obama anche con la Clinton, vendendo cioè il fogno del primo presidente di colore prima e oggi quello del primo presidente donna (o presidenta? Giuro, ultimamente ho seri problemi col lessico italiano, tipo assessora, piloto, medica e poi, perchè ministero e non ministera, ma bensì minestra e non minestro?!? Dio bono...). Dunque, esattamente come qui, alla concretezza dei problemi di gente che non arriva a fine mese, si risponde vendendo un fogno. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi se fossero i più anziani o i meno istruiti ad aver votato per Trump: chi è anziano di certo ben conosce la vita e i suoi problemi e chi è meno abbiente, quasi sicuramente, non ha nè il tempo o la possibilità di fognare nè tantomeno i fondi per un'istruzione superiore, di certo ben conosce la difficoltà del vivere a seguito delle politiche dei piddioti.
La cosa, ancor più vergognosa dei sostenitori "democratici", sono le proteste dopo il voto, nonchè il disprezzo dimostrato verso chi non la pensa come loro.
Non ho parole, costoro sono la vergogna e il cancro del genere umano: invece dell'autocritica, criticano. Pena, pena, pena,
I piddini, quelli dell'Italicum, che si lamentano perché la Clinton ha preso più voti ma non ha vinto.....
RispondiEliminaProf, mi è stato fatto notare altrove che Trump potrebbe lavorare di più sui dazi e meno sul cambio, la ritiene una ipotesi plausibile?
RispondiEliminaSalve Professor Bagnai,
RispondiEliminaSi, quello sul Nixon moment é stato il mio primo commento, ma la seguo "in silenzio" sin dal purtroppo profetico "I salvataggi che non ci salveranno".
Senza Goofynomics oggi avrei probabilmente scambiato il "Nixon moment" per una fase di calo psico-fisico passeggera, o magari per una pillola contro la paura dei viaggi transatlantici :D
Grazie di cuore Prof. per il suo Insegnamento
Carissimi Saluti a Lei ed ai sempre più numerosi frequentatori di questo blog ed a presto!
Spett.le Prof. Bagnai, non ho mai scritto nel suo blog sapendo che non sono all'altezza di fare critiche ma solo per imparare.
RispondiEliminaQuesta volta si va veramente alla verifica del complottismo.
Se lei cerca su youtube, o meglio ancora su Ted Robert Kiyosaki, leteratura economica usa per poveracci, https://www.youtube.com/watch?v=abMQhaMdQu0
potrà poi notare che da almeno il 2011, egli conosca molto bene trump e viceversa. Trump, di certo sa quel che sa Kiyosaki. Federal Reserve Bank? Not federal, not reserve and not even a bank (più o meno).